eJournals Vox Romanica 80/1

Vox Romanica
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
10.2357/VOX-2021-003
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
Während das grammatische Genus durch den Verlust des Neutrums aus dem Lateinischen in den bekannteren romanischen Sprachen vereinfacht wurde, haben mehrere romanische Sprachvarietäten stattdessen ein mehr als binäres Genussystem entwickelt, in dem neben dem Maskulinum und dem Femininum zwei weitere Genuswerte, beide Erben des lateinischen Neutrums, existieren. Nicht nur das Latein, sondern auch die mittelalterlichen Quellen zeigen, dass die Entwicklung zu einem binären Genussystem ein jahrhundertelanger Prozess ist. Wir analysieren die Manifestationen dieser langfristigen Tendenz in einem italo-romansichen Dialekt aus dem Vier-Genus-Gebiet in Mittel- und Süditalien, nämlich dem Molfettese, das in der Provinz Bari gesprochen wird und über dessen Genussystem Informationen aus dem frühen 20. Jahrhundert verfügbar sind. Wir haben ein Jahrhundert später Feldforschung in Molfetta durchgeführt und sind nun in der Lage, die in der Zwischenzeit eingetretenen Wandelerscheinungen zu beschreiben. Das Vier-Genus-System ist zwar immer noch präsent, aber die beiden Genus-Werte, die im Standarditalienischen nicht vorkommen, verschmelzen gegenwärtig mit dem Maskulinum. Mit einer Kombination aus qualitativen und quantitativen Methoden, die sowohl die Produktion als auch die Perzeption untersuchen, analysieren wir die verschiedenen Facetten dieses Prozesses hinsichtlich des Verlustes an lexikalischer und syntaktischer Produktivität und der Kohärenz der Markierung über alle Kongruenz-Targets hinweg. Wir zeigen, dass die Veränderung transversal sowohl im Wortschatz als auch in der Sprachgemeinschaft voranschreitet, wobei gewisse Sprecher eine Führungsrolle einnehmen. Abschließend wesen wir nach, dass deren Verhalten bezüglich der laufenden Veränderung mittels Bewegungen auf einer Likert Skala effektiv erfasst und mit Hilfe einer ordinalen Regression (cumulative link mixed models) statistisch dargestellt werden kann.
2021
801 Kristol De Stefani

Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari)

2021
Michele Loporcaro
Federica Breimaier
Giovanni Manzari
Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) Michele Loporcaro (Universität Zürich) http: / / orcid.org/ 0000-0002-1711-2303 Federica Breimaier (Universität Zürich) Giovanni Manzari (Università Roma Tre) Zusammenfassung : Während das grammatische Genus durch den Verlust des Neutrums aus dem Lateinischen in den bekannteren romanischen Sprachen vereinfacht wurde, haben mehrere romanische Sprachvarietäten stattdessen ein mehr als binäres Genussystem entwickelt, in dem neben dem Maskulinum und dem Femininum zwei weitere Genuswerte, beide Erben des lateinischen Neutrums, existieren. Nicht nur das Latein, sondern auch die mittelalterlichen Quellen zeigen, dass die Entwicklung zu einem binären Genussystem ein jahrhundertelanger Prozess ist. Wir analysieren die Manifestationen dieser langfristigen Tendenz in einem italoromanischen Dialekt aus dem Vier-Genus-Gebiet in Mittel- und Süditalien, nämlich dem Molfettese, das in der Provinz Bari gesprochen wird und über dessen Genusssystem Informationen aus dem frühen 20.- Jahrhundert verfügbar sind. Wir haben ein Jahrhundert später Feldforschung in Molfetta durchgeführt und sind nun in der Lage, die in der Zwischenzeit eingetretenen Wandelerscheinungen zu beschreiben. Das Vier-Genus-System ist zwar immer noch präsent, aber die beiden Genus-Werte, die im Standarditalienischen nicht vorkommen, verschmelzen gegenwärtig mit dem Maskulinum. Mit einer Kombination aus qualitativen und quantitativen Methoden, die sowohl die Produktion als auch die Perzeption untersuchen, analysieren wir die verschiedenen Facetten dieses Prozesses hinsichtlich des Verlustes an lexikalischer und syntaktischer Produktivität und der Kohärenz der Markierung über alle Kongruenz-Targets hinweg. Wir zeigen, dass die Veränderung transversal sowohl im Wortschatz als auch in der Sprachgemeinschaft voranschreitet, wobei gewisse Sprecher eine Führungsrolle einnehmen. Abschließend weisen wir nach, dass deren Verhalten bezüglich der laufenden Veränderung mittels Bewertungen auf einer Likert Skala effektiv erfasst und mit Hilfe einer ordinalen Regression (cumulative link mixed models) statistisch dargestellt werden kann. Parole chiave : Assegnazione di genere, Accordo, Cambiamento linguistico, Dialetti italoromanzi, Grammaticalità scalare, Scale Likert, Regressione ordinale Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 56 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 1. Introduzione 1 Il dialetto di Molfetta, in provincia di Bari, rientra in quell’area a cavallo tra alto Meridione e area mediana in cui la categoria del genere grammaticale mantiene un sistema più articolato che in italiano, schematizzato con dati molfettesi in (1): (1) singolare plurale molfettese (Merlo 1917) a. n rə ˈttu e skə Ø ‘il veleno’ 49 lessemi b. m u nəˈpɔ ə tə lə nəˈpa u tə ‘il nipote’ c. a u ˈnɛ u tə rə ˈnnɔdərə ‘il nodo’ 91 lessemi d. f la ˈseddə rə ˈssi e ddə ‘la sella’ Si tratta di un sistema che, in base allo strumentario concettuale che introdurremo al §2, possiamo considerare a quattro generi, dato che al m(aschile) e al f(emminile) si aggiungono altri due valori della categoria: n(eutro) e a(lternante). I dati in (1) e (3)-(5) provengono dallo studio di Merlo (1917), punto di partenza del presente lavoro che origina da un’inchiesta sul campo a Molfetta con 20 parlanti (10 donne e 10 uomini, equamente distribuiti sotto e sopra i 40 anni) condotta nel 2018, dunque a 1 Benché il lavoro sia stato concepito e redatto congiuntamente, a fini accademici la responsabilità dei paragrafi è così suddivisa: a M.L. sono da ascriversi i §§1, 2, 4.4 e 7, a F.B. i §§4.1, 4.3 e 5, a G.M. i §§3, 4.2 e 6. F.B. e G.M. hanno raccolto i dati sul campo nel corso di un’inchiesta svolta a Molfetta nel novembre 2018. A F.B. si debbono inoltre le analisi statistiche e l’elaborazione dei grafici con R (R Core Team, 2019) e i pacchetti ordinal, ggplot2, ggpubr e dplyr. Grazie a Nicolò Campo, Pasquale De Ceglie, Corrado Innominato, Lucrezia Porcelli, Corrado Spadavecchia e Carmine Squeo, nonché a tutti quanti gli altri molfettesi consultati per il tempo dedicatoci e la pazienza con cui hanno risposto alle nostre domande, e agli amici Antonio Palumbo per i dati molesi e Giuseppe Magistro per quelli noiani. Grazie a Davide Garassino, Chiara Zanini (università di Zurigo) e Whitney Chappell (università di San Antonio, Messico) per la disponibilità nel condividere la loro esperienza circa l’analisi statistica dei dati linguistici e l’interpretazione dei modelli di regressione ordinale. Grazie inoltre per gli spunti di discussione ai presenti al 14° Cambridge Italian Dialect Syntax-Morphology Meeting (Praga, maggio 2019) e (last but not least) ai due revisori anonimi per le molte utili osservazioni. Le glosse interlineari, laddove necessarie, adottano le convenzioni delle Leipzig Glossing Rules solo in relazione alle parti cruciali per l’argomentazione. Si fa inoltre uso delle seguenti abbreviazioni: a = alternante, C = qualsiasi consonante, f = femminile, m = maschile, n = neutro, od = oggetto diretto, oi = oggetto indiretto, RF = raddoppiamento fonosintattico, pl = plurale, sg = singolare, SN = sintagma nominale, V = qualsiasi vocale. I dati vengono presentati in trascrizione IPA lievemente semplificata: le geminate vengono indicate raddoppiando il simbolo della consonante (il primo nel caso di affricate); non viene notata la lunghezza vocalica, che in molfettese e negli altri dialetti pugliesi considerati è, come in italiano, allofonica. Si dà conto, in trascrizione, delle varianti generazionali, di genere e individuali, almeno nelle loro manifestazioni più vistose. Le trascrizioni di Clemente Merlo, convertite in IPA (tranne che alla nota 17 per i motivi ivi illustrati), forniscono, in particolare quanto al vocalismo tonico, dati parzialmente difformi rispetto a quelli rilevati nell’indagine alla base del presente contributo, probabilmente a causa dello iato temporale. Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 57 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 101 anni dal Merlo 2 . Scopo dell’inchiesta era di verificare come si sia nel frattempo modificato e si stia oggi modificando (in tempo apparente) il sistema, in un’area in cui tutti i dialetti appaiono «in movimento», con una progressiva riduzione sino all’eliminazione del neutro e del genere alternante 3 . Su questa dinamica si offre una panoramica a grandi linee, in base alla bibliografia disponibile, in Loporcaro (2018: 245-56): qui si propone invece una trattazione approfondita, in base a dati nuovi. Questa la struttura del saggio: al §2 si introducono gli strumenti analitici da utilizzarsi e si motiva brevemente l’analisi del molfettese come sistema quadrigenere schematizzata in (1) per poi passare a trattare, al §3, della contrazione del genere alternante in termini di lessemi controllori e di manifestazioni dell’accordo. Con metodo analogo, al §4 s’illustra la contrazione del neutro (di materia), su cui si resta nei paragrafi successivi, esponendo al §5 alcune considerazioni sull’utilizzo di giudizi di grammaticalità 4 graduati come strumento per lo studio del mutamento e accennando al §6 ad alcune innovazioni in controtendenza, in esito alle quali il marcamento dell’opposizione fra neutro e maschile pare essersi, in casi limitati e specifici, consolidato anziché affievolito. Il §7 ospita infine alcune considerazioni conclusive. 2. Strumentario dell’analisi Il presente lavoro fa uso dello strumentario analitico corrente negli studi di tipologia linguistica dedicati al genere grammaticale (anzitutto Corbett 1991). Opereremo con le definizioni seguenti: (2) a. genere grammaticale: «Genders are classes of nouns reflected in the behavior of associated words» (Hockett 1958: 231, cit. in Corbett 1991: 1); b. accordo: «systematic covariance between a semantic or formal property of one element and a formal property of another» (Steele 1978: 610); 2 Fra gli esempi recenti di studi scaturiti da inchiesta «nel centenario» (o giù di lì) il lavoro di Lorenzetti/ Marsella (2013) sul dialetto di Cervaro, pubblicato quasi cent’anni dopo quello di Maccarrone (1915), quello di Variano (2019) sul dialetto di Campobasso, ben oltre un secolo dopo D’Ovidio (1878) o quello di Manzari (2019b: 19-52) sul dialetto di Carbonara di Bari, basato su inchieste sul campo svolte del 2017, a un secolo esatto dalle rilevazioni sulla stessa varietà (condotte a Pisa con parlanti carbonaresi dal 1915 al 1917) alla base di Merlo (1926). 3 L’inchiesta molfettese è stata preceduta da una rilevazione online, basata su un questionario scritto, su cui v. Breimaier (2021). 4 Nel presente lavoro il termine «grammaticalità» viene usato come sinonimo di «accettabilità». Per una discussione sulla differenza tra i due termini in alcune tradizioni di ricerca, v. tuttavia Poulsen (2012) e Schütze (2016: 19-20). Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 58 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 c. genere del controllore/ del bersaglio: «We should […] differentiate controller genders, the genders into which nouns are divided, from target genders, the genders which are marked on adjectives, verbs and so on» (Corbett 1991: 151); d. classe flessiva: «An inflectional class is a set of lexemes whose members each select the same set of inflectional realizations» (Aronoff 1994: 182). Il lavoro si inserisce in una serie di contributi che hanno applicato questa metodologia allo studio del genere grammaticale in diverse varietà italo-romanze: Loporcaro/ Paciaroni (2011), Loporcaro (2012), Paciaroni (2012), Paciaroni et al. (2013), Loporcaro/ Pedrazzoli (2016), Breimaier (2018), Loporcaro (2018), Bambini et al. (2021). In base a questo strumentario, si può dire che il dialetto di Molfetta presenta un sistema a quattro generi del controllore, come schematizzato in (1): un n[eutro], un m[aschile] e un f[emminile], i quali presentano, almeno al singolare, forme di accordo dedicate dell’articolo, dei dimostrativi adnominali e dei clitici (cf. (1a), (1b) e (1d)) costituendo dunque - secondo la definizione (2c) - tre distinti generi del bersaglio; e un quarto genere completamente sincretico, detto a[lternante] (cf. (1c)), i cui lessemi selezionano bersagli di accordo maschili al singolare e femminili al plurale. Questo saggio ha lo scopo di analizzare lo stato delle due classi di genere eredi del neutro latino nel sistema del molfettese odierno. I nomi già appartenenti al neutro, non passati ab antiquo al maschile o al femminile (come ad es. u ˈkʊu̯ddə ‘il collo’ o la ˈfoɟɟə ‘la foglia (di verdura o insalata)’, Scardigno 1963: 176 e 229), sono stati riassegnati in molfettese a due diverse classi, il genere alternante ed il neutro (variamente definito in bibliografia come «neoneutro», «neutro romanzo», «neutro di massa» o «di materia»), su cui si è esercitata una lunga tradizione di studi di dialettologia centro-meridionale: Campanelli (1896), Merlo (1906-07, 1917), Rohlfs (1966-69), Contini (1961-62), Lüdtke (1965), (1979), Vignuzzi (1988, 1995), Vignuzzi/ Avolio (1991), Lorenzetti (1995), Avolio (1996), Schirru (2008), ecc. I pochi nomi che in italiano standard selezionano bersagli di accordo maschili al singolare e femminili al plurale vengono spesso descritti come appartenenti ad una classe flessiva con uno schema di accordo irregolare (cf. ad es. il braccio/ le braccia e casi analoghi; v. per tale analisi Dressler/ Thornton 1996 nonché Thornton 2010-13 per la rassegna delle posizioni alternative al riguardo). Tuttavia tale analisi non può essere applicata a lessemi come u ˈnɛ u tə/ rə ˈnnɔdərə ‘il nodo/ il nodi’ (letter. ‘le nodora’) che in molfettese appartengono ad una classe di genere autonoma, come si mostra in (3) e (4): Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 59 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 (3) sg pl alternanza ˈV sg pl Molfetta a. u ˈfailə rə ˈffɛ ə lə ‘filo’ a i ɛ ə A B u ˈvitərə rə ˈvvɛtərə ‘vetro’ i ɛ u ˈgumətə rə ˈggɔmətə ‘gomito’ 5 u ɔ u ˈɲɲu e mərə rə ˈɲɲommərə ‘gomitolo’ u e o l ˈu e və rədd ˈo e və ‘uovo’ 6 u e o e b. u ˈtravə rə ˈttravərə ‘trave’ A A-rə c. u ˈra i mə rə ˈrrɛmərə ‘remo’ a i ɛ A B-rə u ˈfa u sə rə ˈffɔsərə ‘fuso’ a u ɔ u paˈrɛ ə tə rə ppaˈrɛtərə ‘muro’ ɛ ə ɛ u ˈtittə rə ˈttɛttərə ‘tetto’ i ɛ u ˈti e mbə rə ˈttembərə ‘tempo’ i e e u ˈnuttsə rə ˈnnɔttsərə ‘nocciolo’ u ɔ u ˈcu e və rə ˈccovərə ‘chiodo’ u e o (4) sg pl a. u ˈvrattsə rə ˈvvrattsərə ‘braccio’ u ˈdiʃ ə tə rə ˈddɛʃ ə trə ‘dito’ l ˈu e ccə rədd ˈoccərə ‘occhio’ l ˈu e ssə rədd ˈossərə ‘osso’ b. u kərˈti e ddə rə kkərˈtedd ə rə ‘coltello’ u ˈli e ttə rə ˈllettərə ‘letto’ u traˈja i nə rə ttraˈjɛnərə ‘carro’ u varˈdi e ddə rə vvarˈdedd ə rə ‘basto’ c. u garˈdi e ddə rə ggarˈdedd ə rə ‘galletto’ u gatˈtuddə rə ggatˈtɔdd ə rə ‘gattino’ u pərˈtʃa i nə rə ppərˈtʃɛnərə ‘pulcino’ u ˈtʃuttʃə rə ˈttʃɔttʃərə ‘asino’ I nomi selezionanti accordo alternante si distribuiscono infatti tra più classi e sottoclassi flessive, elencate in (3a-c), mentre in (4) si vede che essi appartengono a classi semantiche differenti: nomi di parti del corpo (4a) e designazioni di oggetti numera- 5 Per ‘gomito’ forme con -msono registrate da Merlo (1917: 81) e Scardigno (1963: 65, s.v. ˈgumətə), mentre dai nostri informatori abbiamo raccolto ˈguvətə, più in linea con le generali condizioni dell’area (v. AIS I 127), e ˈgufətə. 6 Qui come in (4a) ricorre l’allomorfo dell’articolo determinativo m.sg selezionato davanti a vocale posteriore, mentre davanti a vocale iniziale non posteriore si ha l’altro allomorfo u (v. l’esempio in (40a)) che rispetto a quello preconsonantico comporta l’aggiunta di un elemento semiconsonantico walla vocale iniziale. Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 60 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 bili (4b), cui si aggiungono - come in italiano antico (v. Loporcaro et al. 2014: 6-7) e diversamente dall’italiano odierno (cf. Acquaviva 2008: 153-57, Loporcaro 2018: §4.3.5) - nomi designanti esseri animati (4c). Nei paragrafi successivi, questi lessemi verranno considerati come membri di un genere del controllore indipendente 7 . Anche il neutro di materia è oggetto di dibattito, dato che non pochi gli negano lo statuto di (valore a sé della categoria del) genere grammaticale, considerando invece i nomi ad esso assegnati come maschili non numerabili, ovvero alla stregua di una semplice sottoclasse del maschile, individuata su base semantica (si veda ad es. Hall 1968: 480, Maiden 1997b: 73-74, Ledgeway 2009: 150). Questa interpretazione alternativa, discussa e rigettata in Loporcaro (2018: §4.5.4), non può essere accolta per ragioni di natura sia teorica che empirica. Sul primo fronte, la classe del neutro molfettese presenta i requisiti necessari per soddisfare la definizione di genere presentata in (2a), in quanto i nomi ad esso assegnati selezionano forme di accordo distinte da quelle maschili. Ai propositori della tesi alternativa incombe dunque l’onere di fornire un’esplicita definizione di genere grammaticale diversa da quella in (2a), onere sinora inevaso. Dal punto di vista empirico, inoltre, l’opposizione fra neutro e maschile non riflette automaticamente una differenziazione di natura semantica; infatti, se da un lato non tutti i nomi massa sono neutri, non è neanche vero che tutti i nomi maschili siano numerabili: nomi non numerabili come u tʃəˈmendə ‘il cemento’ e u ˈmukkə ‘il moccio’, infatti, nonostante la semantica selezionano accordo al maschile. Il neutro va quindi considerato non già come una sottoclasse del maschile bensì come un quarto genere distinto. Poste queste premesse, si può passare a introdurre la questione di fondo, quella cioè di come si sia modificato il sistema nel secolo intercorso dopo lo studio di Merlo (1917). In sintesi, anticipiamo che quella che si vede in corso a Molfetta è, non sorprendentemente, la medesima dinamica in atto da due millenni a ritmi diversi in tutta la Romània, dove perlopiù i valori del genere grammaticale eredi del neutro latino sono da secoli già confluiti o in via di confluenza nel maschile, cosicché il sistema si riduce a un’opposizione binaria. Le informazioni che possediamo sul genere nel molfettese di un secolo fa provengono da Merlo (1917), che mette a fuoco le forme dell’articolo determinativo, in particolare quelle del neutro di materia e del femminile plurale. Fra le due celle del paradigma di questo bersaglio dell’accordo vige un sistematico sincretismo, cui si aggiunge un’allomorfia fonologicamente determinata, descritta in dettaglio dal Merlo ed esemplificata in (5): 7 Le diverse forme di articolo plurale in (3)-(4) non sono in opposizione ma costituiscono allomorfi di un unico morfema, la cui distribuzione complementare - come illustrato oltre in (5) - è determinata da fattori fonologici. Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 61 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 (5) a. neutro di materia b. femminile plurale (Merlo 1917) rədd ˈu e ɟɟə/ ˈu e rʃə/ ˈo e rə ‘l’olio/ orzo/ oro’ rədd ˈuɲɲə ‘le unghie’ _ # / ˈV r aˈtʃa i tə/ arˈdʒi e ndə/ atˈtsarə ‘l’aceto/ argento/ acciaio’ r aˈla i və ‘le olive’ _ # / V rə ˈccummə/ ˈllardə/ ˈssalə ‘il piombo/ lardo/ sale’ rə ˈmmænə ‘le mani’ _ # / C Per illustrare tale allomorfia l’Autore riporta anche sostantivi (con articolo) degli altri generi e numeri, da cui è possibile ricavare il quadro complessivo in (1), dove diagnostico del genere grammaticale è l’accordo dell’articolo determinativo. Quest’ultimo non è però ovviamente l’unico bersaglio a marcare l’opposizione di genere. Se consideriamo l’opposizione tra femminile e maschile, lo schema in (6) ricorda come essa sia marcata senza eccezioni su articoli indeterminativi, dimostrativi, pronomi personali, participi passati e aggettivi in italiano come nei dialetti: (6) L’opposizione f ≠ m sui bersagli dell’accordo in italiano e nei dialetti italo-romanzi: a. indf b. def c. prenominale d. pronominale e. clitico od f. ptp g. agg articolo dimostrativo i. italiano + + + + + + + ii. dialetti + + + + + + + Legenda: + = opposizione f ≠ m segnalata nella flessione Al contrario, l’opposizione fra neutro e maschile è segnalata in modo molto meno pervasivo, come illustra il campione di dialetti in (7). Tale segnalazione ha il suo nucleo nei continuatori di ille (articoli determinativi, dimostrativi, pronomi personali clitici) in (7b-e), dove essa resta confinata nella maggioranza dei dialetti. Solo in poche varietà (quelle in (7a.i-ii, iv-v) sono una buona percentuale rispetto alle otto censite in Loporcaro (2018: 159), dove il molfettese non è menzionato) la segnalazione dell’opposizione si estende analogicamente ad altri target ((7a), (7 f-g)) 8 : 8 La notazione «(-)» in (7a.iv-v) rimanda alla presenza di resti lessicalizzati, indizio probabile di una più larga presenza in passato di un’opposizione sull’articolo indeterminativo, di cui alla nota 17. Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 62 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 (7) L’opposizione n ≠ m sui bersagli dell’accordo in alcuni diall. centro-meridionali: a. indf b. def c. prenominale d. pronominale e. clitico od f. ptp g. agg articolo dimostrativo i. Macerata ± + + + + + + ii. Agnone ± + + ± ± - - iii. Rieti - + + + + - - iv. Molfetta (-) + + + + - - v. Mola di B. (-) + ± - - - - Legenda: + = opposizione n ≠ m segnalata nella flessione - = n = m indistinti sul bersaglio in questione (esponente = m) ± = opposizione n ≠ m segnalata variabilmente su un dato bersaglio 9 Per converso, quando un’opposizione inizia a perdere terreno, la sua contrazione può prodursi anche con una selettiva perdita della segnalazione su uno o più d’uno dei bersagli dell’accordo che in precedenza tale opposizione mostravano. Un’illustrazione compiuta del sistema del genere grammaticale molfettese e della dinamica dei mutamenti in atto deve dunque prendere in considerazione, tra gli altri fattori qualitativi e quantitativi di cui tratteremo, anche il comportamento - che può esser non uniforme - di tutti i bersagli dell’accordo rilevanti. 3. La tendenza alla riduzione del genere alternante Merlo (1917), trattando delle forme molfettesi dell’articolo determinativo, non offre dati circa l’accordo degli aggettivi o quello dei proclitici oggetto diretto, e tuttavia dobbiamo ritenere che coi nomi in (1c) vi fosse all’epoca uniformemente accordo femminile al plurale su tutti i bersagli. Questo è anche quanto si evince dai dati in (8), ricavati da un’inchiesta condotta da Giovanni Manzari, con un parlante nato nel 1931 (NiCo), la cui competenza dà accesso ad una forma oggi arcaica del dialetto Molfettese: 9 Tale notazione rimanda perlopiù alla compresenza di diversi idioletti, mentre per (7c.v) è dovuta alla divergenza fra la segnalazione dell’opposizione di genere in due diverse forme di dimostrativo, lunga e breve (v. oltre, (25b)). Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 63 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 (8) SINGOLARE PLURALE N rə ˈllattə nɛ mmə rə= ˈvvɛe ̯ və i Ø M u bbəkˈkɪi ̯ rə nɛ u= si rəmˈbennə ii lə bbəkˈkɪi ̯ rə lə= ˈmɛttə ˈsop o ˈtavələ iii A w ɛˈnɪi ̯ ddə pə ˈttsitəmə w= ɛɟɟ akkaˈtatə iv r ɛˈneddərə nɛ mmə rə= ˈmmɛttə cˈcawə v F la kəˈvɛrt adˈdo la= mətˈtimmə? vi rə kkəˈvɛrtə rə= mmətˈtimmə ˈsop o ˈlɪi ̯ ttə vii i ‘Il latte, non me lo bevo’ ii ‘Il bicchiere, non lo rompere’ iii ‘I bicchieri, li metto sopra il tavolo’ iv ‘L’anello per la mia fidanzata, l’ho comprato’ v ‘Gli anelli, non me li metto più’ vi ‘La coperta, dove la mettiamo? ’ vii ‘Le coperte, le mettiamo sul letto’ La situazione si complica quando si passa a considerare i parlanti più giovani, tra i quali, come si vede in (9), non tutti conservano inalterato il sistema esemplificato in (8): (9) a. tʃi rə ˈttronərə so ˈffoə̯ rtə rə=ˈssendə purə ˈsormə TaMa f1983 def.f.pl forte\F od.3f.pl=sente ‘se i tuoni sono forti li sente anche mia sorella’ b. lə ˈttɛt ə rə də lə ˈkkasə nɛn dzə ˈvɛtənə ˈbbɔo̯nə d abˈbaʃʃə RoCa f1988 def.f.pl buono\f pə vvəˈdɛ=llə ǀ a da pasˈsa ǀ da ˈsɔo̯pə ku aˈere ̯ ə vedere= od.3pl ‘i tetti delle case non si vedono bene da giù: per vederli devi passarci sopra in aereo’ c. ˈkwɛnnə lə ˈttrornə so ˈffʊu̯ rtə lə=ˈssendə ˈpurə ˈsormə RoCa f1988 def.f.pl forte\m od.3f.pl=sente ‘quando i tuoni sono forti li sente anche mia sorella’ d. tʃi rə ˈttronərə so ˈffʊu̯ rtə lə =ˈsendə pau̯ rə ˈsorəmə AnAm f1960 def.f.pl forte\m od.3m.pl=sente ‘se i tuoni sono forti li sente anche mia sorella’ e. tʃi lə ˈtrʊu̯ nə so ˈffʊu̯ rtə lə=ˈsendə ˈpʊrə ˈsorəmə CaRo m1972 def.m.pl forte\m od.3m.pl=sente ‘se i tuoni sono forti li sente anche mia sorella’ Le forme dei bersagli dell’accordo in (9b) mostrano un primo mutamento in corso, che interessa le forme dell’articolo determinativo femminile plurale e neutro ed è di natura non già morfo-sintattica ma puramente fonetico-morfologica. I parlanti, infatti, sostituiscono alla vibrante, caratteristica del dialetto conservativo, una laterale (come si vede anche in (9c)). Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 64 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 Una simile variazione è documentata dall’AIS per Spinazzola (10), ca. 60- km a sud-ovest di Molfetta dove Rohlfs svolse l’inchiesta, pochi anni dopo il lavoro del Merlo sul molfettese, tra il 17 e il 20.XI.1922 (v. Jaberg e Jud 1928: 152): (10) Spinazzola (provincia di Barletta-Andria-Trani; AIS pt. 727), ca. 60-km a SW di Molfetta (Manzari 2019a: 126 [60]) articolo det. n rə (rurale/ conservativo): rə ˈmmirə ‘def.n vino’ AIS VII 1346 lə («urbano»/ innovativo): lə ˈppɛpə ‘def.n pepe’ AIS V 1010 Quest’innovazione rende l’articolo (e, parallelamente, come si vede in (9b), il clitico OD) più simile al corrispondente italiano 10 . Essa contribuisce inoltre ad appianare l’allomorfia (morfosintatticamente condizionata) rispetto al f.sg 11 , ma non neutralizza l’opposizione rispetto al maschile plurale, che è omofono quanto a costituzione segmentale (lə) ma non causa RF, mentre continuano a produrlo pur nella nuova forma lə l’articolo e il proclitico f.pl. Invece con i pronomi enclitici, che non causano RF, si ha totale identità: di qui la glossa «pl», senza indicazione del valore del genere, in (9b) vəˈdɛ=llə. La varietà innovativa di molfettese rappresentata dalle risposte riportate in (9b-c) è dunque simile a dialetti come il napoletano o a quelli di varie altre località del Centro-Meridione (anche in aree vicine: ad es. il cerignolano Zingarelli 1901: 92, 230) dove gli articoli m.pl e f.pl si distinguono solo per il produrre RF (cf. nap. e ˈkɑnə ‘i cani’ ≠ e ˈkkɑsə ‘le case’). L’innovazione è in via di diffusione attraverso la comunità, come mostra in fig. 1a la distribuzione complessiva delle forme con / l/ nell’articolo determinativo f.pl fra i nostri informatori 12 : 10 L’avvicinamento all’italiano è comunque relativo, in quanto la sostituzione di / l/ a / r/ interessa tutti e tre gli allomorfi visti in (5) e nel caso di rədd, selezionato davanti a vocale tonica nel dialetto conservativo, dà un esito, come si mostra in (i), comunque non sovrapponibile alla forma italiana: (i) mə ˈpjaʃənə lədd ˈɔo̯və ǀ lə ˈffattsə ˈspissə RoCa f1988 def.f.pl od.3f.pl=faccio ‘mi piacciono le uova, le faccio spesso’ 11 Giungendo a neutralizzarla davanti a iniziale vocalica atona, come in l aˈlai ̯ ʃə ‘l’alice/ le alici’ (RoCa f1988) laddove il dialetto conservativo ha l nel solo singolare (v. (5b)). Da notare che questo assetto è fortemente minoritario e mai, per quanto abbiamo visto, generalizzato: così ad esempio la stessa informatrice (v. sotto, fig. 1a) mantiene invece l’allomorfia in altri tipi lessicali (r aʃˈʃiddə ‘le ali’, pl. di l aʃˈʃiddə). 12 Le quantificazioni in fig. 1a-b riguardano il complesso delle forme etichettate come f.pl, siano esse ricorrenti con nomi femminili ovvero con nomi di genere alternante. In fig. 1a sono indicate le sigle dei parlanti e il numero di osservazioni pro capite, in fig. 1b i singoli lessemi (nella forma plurale, per noi qui rilevante), seguiti anch’essi dal numero di osservazioni. Dato il questionario utilizzato nell’inchiesta, in fig. 1a il numero massimo di osservazioni per parlante dovrebbe essere 10 (8 per il genere alternante + 2 per il femminile), numero che però non si raggiunge mai giacché ognuno dei partecipanti ha usato almeno una volta l’articolo m.pl con uno o più d’uno dei nomi categorizzati come di genere alternante dall’informatore di Merlo (1917). In fig. 1b, d’altro canto, il numero massimo di osservazioni per singolo lessema dovrebbe essere 20 (= totale dei partecipanti) ma anche qui vale quanto detto sopra: vengono sottratti i casi in cui il parlante ha selezio- Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 65 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 Figura 1. Diffusione fra i parlanti e attraverso il lessico delle forme di articolo F.PL con / l/ Fra i 20 parlanti intervistati, solo 7 presentano / l/ , mai categoricamente bensì sempre in variazione con / r/ del dialetto conservativo. All’avanguardia appare RoCa (f1988), seguita da MaDi (m1982) (per ambedue / l/ è maggioritario) e quindi, a distanza, dagli altri cinque 13 . In linea coi risultati della ricerca sociolinguistica sulla diffusione del mutamento (v. Chambers/ Trudgill 1980: 227-31), la variante innovativa risulta anche in via di diffusione attraverso il lessico, come mostra (per la limitata porzione di lessico da noi indagata) la fig. 1b, con lə ˈrrai ̯ tə ‘le reti’ (anziché rə ˈrrai ̯ tə) all’avanguardia, mentre aˈneddərə ‘anelli’ e ˈossərə ‘ossa’ non ricorrono con / l/ nelle produzioni di alcun parlante, con l’unica eccezione di l aˈneddərə ‘gli anelli’ per AlRo (m1976). Quest’esempio non è però confluito fra quelli considerati in fig. 1 in quanto non si tratta di una forma innovativa di f.pl. Come indicato infatti dalla glossa in (11a) e dall’accordo participiale in (11c), si tratta della forma dell’articolo m.pl, presnato con nomi un tempo alternanti una forma maschile plurale dell’articolo. Si tenga infine presente che il parlante AlRo (su cui v. subito oltre a testo) ha sì solo / r/ (con l’unica eccezione di l aˈneddərə ‘gli anelli’) negli articoli dei nomi qui riportati, ma nel quadro di un sistema innovativo (v. (11)-(13)). 13 Data l’esiguità delle cifre assolute - nota un giudice anonimo - non si potrebbe escludere in teoria un risultato casuale. Tuttavia, il dato in fig. 1 e quello in fig. 5 si sostengono reciprocamente (come mostra il confronto prodotto in conclusione, fig. 11), indicando una tendenza globalmente coerente, nei parlanti all’avanguardia nell’applicazione del mutamento in questione: circa il loro comportamento linguistico abbiamo inoltre condotto una verifica ex post con inchieste mirate. Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 66 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 so un parlante che non mostra altri casi di / l/ (ed ha invece sempre / r/ ) nell’articolo plurale anteposto a nomi femminili 14 : (11) a. l aˈneddərə ndʒə ˈdonnə fasˈtidj a rə ˈddɛʃtə nɛn ariˈɛʃʃə ˈpropj a ttəˈnɛ=llə AlRo m1976 def.m.pl def.pl tenere=od.3pl ‘gli anelli gli dànno fastidio alle dita: non riesce proprio a tenerli’ b. ˈɛ iˈnutələ təˈnɛ ˈkir aˈnɪi ̯ ddə ˈruttə nda ˈkkasə | ˈʃɪi ̯ ttə=lə dim.dist\m.pl rotto.m butta=od.3pl ‘è inutile tenere quegli anelli rotti in casa: buttali’ c. l/ r aˈneddərə ˈso ˈrruttə/ *ˈrrɔttə def.m.pl/ def.pl rotto.m/ rotto.f ‘gli anelli sono rotti’ Accordo al maschile seleziona anche il plurale alternativo di aˈniddə ‘anello’ (di forma metafonetica, omofona del singolare): lo mostrano l’accordo del dimostrativo e del participio nella frase in (11b), derivante da un supplemento d’indagine (giugno 2020) rispetto all’inchiesta del 2018, mentre in (11c) - sempre dal supplemento d’inchiesta - si documenta l’accordo participiale al maschile con aˈneddərə. Si configura dunque qui lo stesso tipo di innovazione (passaggio al maschile di lessema già di genere alternante) esemplificato in (9e) < (9c/ d) (con l’espansione di lə ˈtrʊu̯nə ‘i tuoni(m)’ ai danni di rə ˈttronərə/ ˈttrornə ‘id.(a)’). In (11c), tuttavia, si vede come il cambiamento di genere possa avvenire anche indipendentemente dall’adattamento della forma di plurale 15 . Più in generale, AlRo va considerato a sé in quanto è l’unico fra i nostri informatori a presentare una estensione della forma preconsonantica r(r)ə raddoppiante dell’articolo, originariamente f.pl (e dei suoi allomorfi prevocalici visti in (5b)), anche ai nomi maschili (v. (11c)) e una parallela estensione della forma di clitico pronominale rə anche a riprendere nomi maschili 16 . Tali forme con / r/ diventano così 14 L’informatore AlRo giudica infatti accettabile il solo pl. rə ffərˈmɛi ̯ kə/ *lə fərˈmɛi ̯ kə ‘le formiche’, mentre per converso usa in variazione libera / l/ e / r/ nell’articolo femminile singolare (ossia, ra fərˈmɛi ̯ kə ‘la formica’ - v. anche (12d) - in variazione con la del dialetto conservativo). Nel suo idioletto l’espansione di / r/ deborda anche oltre dato che egli, pur senza applicare un mutamento generalizzato di ogni / l/ scempia in / r/ , giudica come equivalenti e utilizza attivamente - almeno per le risposte a questionario (non disponiamo di dati da osservazione partecipata) - varianti con / r/ di vari lessemi in luogo di una / l/ originaria anche entro parola in contesto intervocalico: ad es. iˈnutələ ‘inutile’ ((11b)), ha per lui la variante iˈnutərə, e così ˈʃkatərə/ ˈʃkatələ ‘scatola’. 15 Se infatti è vero che il plurale in -ora è caratteristica flessiva connessa in origine (e in alcuni casi tuttora categoricamente: v. Loporcaro e Pedrazzoli 2016: 91) al genere alternante insorto dal neutro latino, proprio fra i dialetti di Puglia (cf. Loporcaro 2018: 266) si registrano casi di dissoluzione di tale legame, con l’estensione di -(ə)rə (< -ora) a nomi maschili. 16 Tale circostanza, emersa nell’inchiesta del 2018 su cui sono basate le quantificazioni, è stata puntualmente verificata in numerose sessioni d’inchiesta condotte con questo parlante nel corso del 2019. Tale verifica ci permette di affermare che le risposte originariamente fornite da AlRo non Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 67 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 non marcate per genere ed entrano in variazione con le tradizionali forme di articolo e clitico OD m.pl lə. Lo illustra la frase in (12a) 17 , dove accanto a lə ˌccu ˈbbravə ‘i più bravi’ (come da sistema (1b)) si ha rrə varˈvɪi ̯ rə ‘i barbieri’ con una forma innovativa con / r/ segmentalmente identica al femminile, ma che ne rimane distinta per il non provocare RF, raddoppiamento che però si vede sia dopo il clitico OD rə che riprende tale nominale nella stessa frase, sia nel parimenti maschile ‘i fiori’ in (12b), che simmetricamente è invece ripreso da un’enclitica almeno in origine m.pl 18 : «rappresenta[no] una casualità» (come sospetta uno dei giudici anonimi) bensì costituiscono manifestazione di un suo sistema idiolettale, come schematizzato in (13). 17 Tale proclitico può ricorrere presso lo stesso informatore anche senza RF: (i) nɛ rə si zɡrəˈdenn ˈɔo̯ ʃə rə waɲˈɲɛu̯nə ka rrə ˈvetə / rrə ˈvvetə nə ˈpikka ˈtristə AlRo m1976 od.m.pl def.m.pl od.3m.pl / od.3pl indf.n ‘non li sgridare oggi i ragazzi, che li vedo un po’ tristi’ Di passaggio osserviamo che il sintagma nə ˈpikka ˈtristə mostra come il molfettese - cosa sinora non segnalata, nonostante il sintagma ne picche ricorra nei testi dialettali molfettesi (se ne vedano ad es. tre occorrenze in La Sorsa 2014: 32-33) - vada aggiunto alla sparuta schiera di dialetti it. centro-meridionali in cui l’opposizione fra neutro e maschile è visibile anche sull’articolo indeterminativo. Le forme maschile e femminile sono infatti, rispettivamente nu (ad es. nu ˈtʃʊttʃə ‘un asino’) e na (ad es. na ˈfiɟɟə ‘una figlia’) o ne (ad es. ne ˈkrɔo̯ ʃə ‘una croce’, nella poesia recitata al sito www.facebook.com/ pg/ ricordiritrovati/ posts/ ; accesso il 24.6.2020; o né vecchia mésciare ‘una vecchia strega’ in Capurso 2011: 22). L’oscillazione nel femminile è dovuta all’applicazione qui solo variabile della nasalizzazione di a in vicinanza di / n/ , di cui Merlo (1914: 273) descrive una fase meno avanzata: nȧ varkə/ mänə ‘una barca/ mano’, dove il diacritico usato sulla vocale dell’articolo indica palatalizzazione più debole di quello ricorrente sulla tonica di ‘mano’ (in precedenza, in Papanti 1875: 463-64 si ha sempre na - na signaura/ ngiuria di contro a nu Re/ confuort - il che può anche esser dovuto alla semplificazione ortografica; na si trova anche nella raccolta di testi molfettesi in La Sorsa 2014, ad es. nella nella fiaba n° 10 a p.-24). Tale oscillazione non include però mai per il femminile una variante *nə, il che garantisce che la forma ricorrente in nə ˈpikkə ‘un po’’ si distingua tanto dalla femminile (che del resto non vi avrebbe ragione etimologica) quanto, crucialmente, dalla maschile: si tratta di una forma distinta da nu che pochi dialetti (v. sopra (7a)) hanno creato per analogia sull’opposizione ereditaria nell’articolo determinativo. Tali dialetti, inventariati in Loporcaro (2018: 152-53 e 159, cartina 4), si dividono fra quelli - come, in Puglia, il mattinatese - che selezionano regolarmente la forma nə davanti ai sostantivi neutri (v. Granatiero 1987: 39, 56) e quelli che invece, come il molese o lo spinazzolese, mantengono tale terza forma nə solo entro locuzioni avverbiali (costituite di ‘un’ + nome) come, appunto, spinazz. nə ˈpekkə ‘un po’’ e molese nə ˈmɔnnə ‘un sacco’. Il molfettese va aggiunto ai pochi esempi di quest’ultimo tipo - donde il segno «(-)» in parentesi in (7a.iv) (v. nota 7) - dato che la forma nə ricorre solo entro il quantificatore/ modificatore citato (v. ancora ad es. nə ˌpikka d ˈʊu̯ɟɟə ‘un po’ d’olio’, nə ˌpikkə də tərˈrai ̯ sə ‘un po’ di soldi’; non, invece, nell’opposto nu/ *nə ˈsakkə də ˈsoltə ‘un sacco di soldi’) ma mai davanti ai sostantivi neutri, che richiedono invece la forma nu, sincretica col maschile (ad es. nu/ *nə ˈmɪi ̯ rə ‘un vino’, nu/ *nə ˈpɛnə ‘un pane’) come nella maggior parte dei dialetti che preservano il neutro di materia. 18 Nel dialetto conservativo l’enclitica femminile plurale =rə (ad es. in katˈtʃarrə ‘cacciarle’ nel dialetto dei nostri informatori LuPo f1947 o CaRo m1972) si distingue dalla maschile =lə, ma per la maggior parte dei dialettofoni oggi l’enclitica plurale nei due generi converge nell’unica forma =lə, cosicché katˈtʃallə vale ‘cacciarle/ li’, oltre che ‘cacciarla’. Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 68 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 (12) a. rrə varˈvɪi ̯ rə ǀ du paˈjai ̯ sə ǀ so lə ˌccu ˈbbravə ˈajə ǀ rə=sso pprəˈvatə ˈtuttə def.m.pl def.m.pl od.3pl=provati AlRo m1976 ‘i barbieri del paese sono i più bravi: io li ho provati tutti’ b. so̯ akkatˈtatə rə ˈffjɔo̯rə ǀ pə la ˈnonnə ǀ purtanˈdʒillə def.pl porta=oi.3=od.3pl ‘ho comprato i fiori per la nonna: pòrtaglieli’ c. ˈpiɟɟə ˈkɛrə ˈmmɛe̯ lə | rədd ˈaltə lə so ˈddʒa rakˈkoltə dim.dist\f.pl def.pl raccolto.f ‘prendi quelle mele: le altre le ho già raccolte’ d. ˈpʊu̯ rtə ˌkirə bbəkˈkɪi ̯ r ind a ra kəˈtʃai ̯ nə | rədd ˈaltə lə so ˌddʒa laˈvatə dim.dist\m.pl def.f.sg def.pl od.3m.pl ‘porta quei bicchieri in cucina: gli altri li ho già lavati’ Così come avviene per r davanti a vocale atona in (11c), le frasi in (12c-d) mostrano che l’allomorfo dell’articolo rədd selezionato davanti a vocale iniziale tonica compare anche al maschile: rədd ˈaltə in (12d) riprende infatti ˈkɪrə bbəkˈkɪi ̯ rə il cui dimostrativo permane distintivamente maschile, come indica il confronto con ˈkɛrə ˈmmɛe̯ lə in (12c), ripreso anch’esso da un pronome atono rədd con perdita di opposizione in parallelo a quanto osservato nell’articolo. Una volta che con controllori m.pl si generalizzasse del tutto rə raddoppiante, articolo e proclitico, tali bersagli dell’accordo verrebbero a presentare un marcamento del genere grammaticale di tipo convergente (nei termini di Corbett 1991: 155) che può invece attualmente ancora alternare - come mostra la linea tratteggiata nello schema in (13), dove il segno + sta per ‘provoca il RF’ - da un lato con la marca tradizionale lə, dall’altro con rə non raddoppiante: (13) Marcamento del genere sull’articolo determinativo del molfettese di AlRo (m1976) SG PL N rə+ IV M u I lə/ A III rə F la II rə+ Il tratteggio di tale linea in corrispondenza del maschile (genere I) indica l’affievolirsi dell’associazione originaria tra le forme singolare e plurale caratteristiche del maschile nel dialetto conservativo. Una volta dissoltasi tale associazione, con la scomparsa di lə m.pl e la generalizzazzione di rə+, si perderebbe automaticamente la possibilità di opporre nell’articolo i generi i e iii, venuti a convergere non solo nel singolare ma anche nel plurale. Un’eventuale estensione di un tale assetto a tutti i Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 69 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 target di accordo (dimostrativi, aggettivi, participi e pronomi personali inclusi) porterebbe poi a una neutralizzazione del genere nel plurale con l’instaurazione di una compiuta convergenza fra maschile e femminile che però, allo stato attuale, non si ha data la persistenza dell’opposizione di genere, anche nel plurale, su dimostrativi, participi ed aggettivi, visibile per i primi due target in (12c-d) e (11b) e ulteriormente illustrata per l’aggettivo in (14) 19 : (14) a. la ˈfiɟɟa ˈbbɔo̯nə/ *ˈbbʊu̯ nə; rə ˈffiɟɟə ˈbbɔo̯nə/ *ˈbbʊu̯ nə ‘la figlia buona; le figlie buone’ b. u ˈkɛnə ˈbbʊu̯ nə/ *ˈbbɔo̯nə; rə ˈkkɛnə ˈbbʊu̯ nə/ *ˈbbɔo̯nə ‘il cane buono; i cani buoni’ AlRom1976 L’isolata innovazione idiolettale di AlRo, di rilevanza morfosintattica, è probabilmente da considerarsi frutto di una duplice reazione rispetto ai mutamenti in atto entro la comunità linguistica cui egli appartiene 20 . Da un lato, in quanto fa prevalere sul maschile le manifestazioni già proprie del genere alternante, l’innovazione reagisce al mutamento morfosintattico prevalente cui subito torneremo. D’altro canto, la sua tendenza ad estendere, nei determinanti, / r/ ai danni di / l/ reagisce alla tendenza alla generalizzazione di / l/ sintetizzata in fig. 1 la quale è, come detto, di pertinenza puramente morfologica (sino a che la barriera del RF tiene distinti il nuovo articolo lə+ f.pl da lə m.pl). Rivenendo ora alle tendenze più largamente condivise entro (il campione di parlanti che abbiamo considerato dal)la comunità molfettese, di natura morfo-sintattica, diversamente da quello in fig. 1, è il mutamento esemplificato dai dati in (9d-e) i quali mostrano una tendenza verso la riassegnazione al maschile dei nomi ivi ricorrenti. Al plurale infatti, i nomi appartenenti al genere alternante, pur continuando a selezionare l’articolo femminile plurale possono accompagnarsi a forme maschili plurali sia dell’aggettivo che del clitico oggetto diretto. In (9e) si osserva quella che, una volta generalizzata, sarà la fase finale di questo mutamento morfosintattico: qui infatti il 19 La persistenza di accordo di genere sui dimostrativi plurali mostra fra l’altro come il molfettese (di AlRo come di tutti i nostri informatori) sia in ciò più conservativo che non i dialetti di larga parte del Barese orientale, da una linea Bari-Poggiorsini in giù, dove articoli, clitici e dimostrativi convergono in un’unica forma plurale (v. Loporcaro 1988: 241-48, 2018: 112 per il dialetto di Altamura e Manzari 2019b: 223-31 e 240, cartina num. 10 per l’estensione areale del fenomeno, in base a dati AFP 47), mentre nell’area (includente Molfetta) che inizia a nord-ovest della linea Giovinazzo-Spinazzola restano non metafonetici, distinguendosi dunque dai maschili, i dimostrativi f.pl (Manzari 2019b: 56 n. 7). Fanno eccezione in quest’ultima area alcuni punti: le forme dimostrative plurali tornano a convergere nell’unica forma metafonetica a Trani e Barletta, che si collocano da questo punto di vista in continuità con il basso Tavoliere e la costa garganica meridionale (AFP 13 e 47). 20 Beninteso, diciamo «idiolettale» in riferimento al nostro campione di 20 parlanti e al confronto fra la loro grammatica e quella dell’informatore di Merlo (1917), nonché quelle riflesse nei testi dialettali molfettesi che conosciamo, da Papanti (1875: 463-64) agli altri citati alla n. 17. Solo ulteriori e più estese ricerche entro la comunità potranno dire se l’innovazione di AlRo schematizzata in (13) è condivisa da altri parlanti. Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 70 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 parlante, col nome ‘tuoni’ - di genere alternante nel dialetto conservativo come si vede ancora dalle forme dell’articolo in (9a) e (9c-d) - ha prodotto unicamente accordi maschili. La tabella in (15) schematizza le diverse opzioni attualmente compresenti - tendenzialmente in rapporto d’implicazione fra loro - nel dialetto di Molfetta, ognuna delle quali esemplifica una tappa del processo di erosione del neutro alternante: (15) articolo determinativo clitico oggetto diretto aggettivo a. molfettese conservativo (9a-b) f.pl b. innovazione 1 (9c) c. innovazione 2 (9d) d. innovazione 3 (9e) m.pl La descrizione di queste tappe può essere raffinata attraverso un’analisi quantitativa dei dati raccolti con i parlanti intervistati durante l’inchiesta del 2018, riportata in fig. 2: Figura 2. Articolo det. plurale con nomi originariamente di genere alternante (in globo e per lessema) In fig. 2a si mostra la selezione degli articoli al plurale, rilevata nel 2018, sul complesso delle occorrenze di nomi che prediligevano accordo alternante all’epoca dell’inchiesta di Merlo (1917). Nella legenda, le etichette riportano le opzioni morfosintattiche rilevanti per l’opposizione f.pl ≠ m.pl marcata sull’articolo. I dati etichettati come f.pl contengono dunque occorrenze delle due varianti rə e lə (quest’ultima Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 71 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 qui rubricata se raddoppiante), ricorrenti ad es. in (9a) ≠ (9b) 21 . D’altro canto, sotto la dicitura «sincr» si riportano i casi in cui il parlante ha selezionato una forma sincretica: così ad esempio l ɛˈnɪi ̯ ddə ‘gli anelli’, l’articolo ha una forma prevocalica sincretica per genere. Nella stragrande maggioranza dei casi (70%), i partecipanti hanno selezionato un articolo femminile, come esemplificato in (9a-d). Tuttavia sono già riscontrabili indizi del cambiamento in direzione dell’assetto in (9e): nel 20% dei casi sono state infatti selezionate forme di articolo maschili per l’accordo al plurale di questi nomi. Il mutamento procede a ritmo diverso attraverso il lessico, come osservabile in fig. 2b: sull’asse delle ascisse si trovano i tipi lessicali oggetto dell’inchiesta, mentre su quello delle ordinate si mostra la percentuale dei partecipanti che hanno selezionato una determinata forma dell’articolo in corrispondenza del nome richiesto. La maggior parte dei nomi (esemplificati in (16a)) è saldamente assegnata al genere alternante, in quanto più del 90% dei partecipanti continua a selezionare articoli femminili al plurale. In via di riassegnazione è invece il tipo ‘tuoni’, cui oltre il 25% dei partecipanti premette un articolo m.pl (lə ˈtrʊu̯nə), mentre ancora diversa è la situazione per i nomi in (16c) per i quali oltre la metà dei partecipanti (60%) seleziona un accordo maschile sia al singolare che al plurale: (16) a. Lessemi più conservativi: rədd ˈɔo̯ və ‘le uova’, rədd ˈossərə ‘le ossa’, rədd ˈoccərə ‘gli occhi’, rə ˈkkornə ‘le corna’ b. Lessemi in via di transizione: rə ˈttronərə, ma anche lə ˈtrʊu̯nə ‘i tuoni’ c. Lessemi più innovativi: lə ˈtittə ‘i tetti’, lə ˈɡufətə ‘i gomiti’ Per illustrare come il cambiamento investa certi lessemi prima di altri, si sono estratti i dati per un lessema di ciascuno dei tre gruppi in (16) onde verificare se esista un’associazione statisticamente significativa tra il lessema che controlla l’accordo e la selezione dell’articolo plurale. Si sono pertanto confrontate le frequenze osservate per ‘le corna’, ‘i tuoni’ e ‘i tetti’ e quelle attese nella condizione di indipendenza statistica tra le variabili lessema e articolo selezionato attraverso un test del χ 2 (Levshina 2015: cap. 9) 22 . Ne è risultata un’associazione statisticamente significativa tra la selezione dell’articolo al plurale e il lessema controllore dell’accordo: χ 2 (2) = 20.949, p = 2.825e-05. Se da un lato l’accordo di genere alternante sugli articoli determinativi appare piuttosto stabile, lo stesso non può dirsi per gli altri bersagli dell’accordo. Degli otto 21 Più in dettaglio, qui e nella legenda delle figure successive la notazione «f.pl (rə+, lə+)» indica che si sono conteggiate insieme tutte le occorrenze di forme distinte dal maschile plurale, ossia quelle dei tre allomorfi con / r/ della varietà conservativa (v. (5b)) più gli allomorfi della variante innovativa con / l/ - descritta commentando gli esempi in (9) - lədd e lə producente RF (con «+» si indica la facoltà raddoppiante), mentre il terzo allomorfo della forma innovativa di articolo (l ricorrente davanti a vocale atona), come detto alla nota 11, diviene indistinto dal maschile e le sue occorrenze son dunque conteggiate sotto «sincr[etismo]». 22 Ringraziamo uno dei revisori anonimi, che ha suggerito di condurre questa ulteriore verifica. Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 72 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 lessemi ((b), fig. 2) usati per elicitare accordi di genere alternante, quattro (posti in ascissa in (b), fig. 3) sono stati usati per ottenere dati relativi alle particelle proclitiche e quattro per quelle enclitiche. Nel complesso, i 20 parlanti hanno quindi prodotto 80 occorrenze totali per i proclitici, la cui distribuzione è illustrata in fig. 3 23 : Figura 3. Proclitico OD plurale con nomi originariamente di genere alternante (in globo e per lessema) Paragonando la situazione in fig. 2a e fig. 3a, si può notare come l’erosione dell’opposizione tra maschile e neutro alternante non avvenga di pari passo su tutti i bersagli dell’accordo, bensì comporti una perdita selettiva della segnalazione su specifici bersagli. Se infatti in fig. 2a il 70% delle occorrenze al plurale di questi nomi era in concomitanza con un articolo f.pl, così non è per i proclitici. Se tralasciamo infatti i casi di sincretismo, la fig. 3a mostra una situazione di estrema variazione, interpretabile come sintomo di un mutamento in corso, visto che nel 37% dei casi viene selezionata una forma m.pl e non f.pl, presente invece per il 31% delle occor- 23 Le enclitiche pronominali si prestano meno bene all’elaborazione statistica dato il sincretismo quasi onnipervasivo di cui si è detto sopra alla nota 18. Quanto alla particella proclitica, invece, come mostra la distribuzione in fig. 3, la forma sincretica l= - ricorrente davanti a vocale iniziale (sia atona che tonica, mancando qui la differenziazione vista per le forme dell’articolo in (5b)) - ricorre in un terzo abbondante dei casi. Le sole forme preconsonantiche, come si vede, sono distinte per genere: si ha infatti lə= non raddoppiante al maschile di contro a rə= raddoppiante (come indica in legenda il segno «+») o, in pochi casi, non inducente RF, nonché lə= raddoppiante, al femminile. Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 73 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 renze. Anche qui i lessemi ‘gomito’ e ‘tuono’, che in fig. 2b al plurale selezionavano maggioritariamente un articolo m.pl, scelgono in fig. 3b nei tre quarti dei casi la stessa forma. Sono pertanto questi, fra i nomi qui oggetto d’inchiesta, quelli più vicini alla totale riassegnazione al maschile. Interessanti anche i dati relativi a ‘uova’ e ‘ossa’: il primo lessema non mostra variazione quanto alla selezione dell’articolo in fig. 2b, ma la mostra per la selezione del proclitico, anche se solo nel 20% dei partecipanti, i quali possono usare la forma di clitico maschile lə [-RF] (come già visto nell’esempio (9d)): (17) mə ˈpjaʃənə rədd ˈɔo̯və e lə=ˈfattsə ˈspissə AnSc m1981 def.f.pl od.3m.pl=faccio ‘mi piacciono le uova e le cucino spesso’ La relativa stabilità di questo lessema non stupisce, visto che in italiano esso conserva ancora lo stesso schema di accordo alternante 24 . Per quanto riguarda ‘ossa’, si può dire poco, in quanto per questo nome la maggior parte dei partecipanti ha selezionato una forma sincretica della particella proclitica come si vede in (18) 25 : (18) s a ffaʃˈʃatə rədd ˈossərə du ˈvrattsə prətˈtʃɛ sə l=a ˈrrɔttə AnSc m1981 def.f.pl od.3pl=ha rotto.f ‘si è fasciato le ossa del braccio perché se l’è rotte’ In conclusione, questo paragrafo ha illustrato i dati relativi ad una delle due traiettorie lungo le quali procede la semplificazione del sistema del genere a Molfetta: quella relativa al genere alternante. La distribuzione dei dati mostra un mutamento graduale, incipiente per quanto riguarda il marcamento sull’articolo determinativo ma già più progredito quanto ai proclitici. All’interno di questo processo, e per entrambi i bersagli, due sono i lessemi che la quantificazione mostra essere all’avanguardia: ˈgufətə ‘gomito’ e ˈtittə ‘tetto’ (v. (16c)). 24 Anche altrove nell’Italo-Romània ‘uovo’ è alla retroguardia dello svuotamento del genere alternante: si veda a tal proposito Loporcaro e Pedrazzoli (2016: 91) sull’agnonese e Faraoni e Loporcaro (2016: 44) sul còrso settentrionale. 25 Il carattere sincretico è dovuto all’innovazione fonetico-morfologica di cui si è detto commentando (9b) (sostituzione di / l/ a / r/ ). Si tratta comunque di un sincretismo recente, tipico del dialetto innovativo e non generalizzato a tutti i parlanti giovani, fra i quali pure si può avere tuttora sə r a ˈrrɔttə con clitico f.pl non sincretico. Che in (18) si tratti di sincretismo e non di sostituzione del clitico f.pl coll’omofono m.pl è dimostrato dalla forma femminile non metafonetica del participio, che in questo contesto si accorda obbligatoriamente col clitico. Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 74 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 4. La tendenza alla confluenza del neutro di materia nel maschile Passiamo ora al neutro di materia ed alla progressiva perdita dell’opposizione rispetto al maschile, perdita che si produce lungo più dimensioni riepilogate in (19): (19) a. produttività sintattica b. produttività lessicale c. consistenza quantitativa (= numero di lessemi assegnati al neutro) d. sistematicità/ coerenza del marcamento dell’opposizione (= numero di bersagli dell’accordo con n ≠ m) 4.1 Produttività sintattica Iniziamo dalla produttività sintattica (19a). Entro il S[intagma] N[ominale], articolo e dimostrativo, come già visto per il primo in (1), mostrano accordo al neutro con un nome neutro. Lo stesso può avvenire fuori dal SN entro la frase. Nel dominio frasale, tuttavia, il neutro tardo-indoeuropeo e poi latino svolgeva anche un’ulteriore funzione, mantenuta in tedesco, inglese, russo, ecc.: quella di marcare l’accordo e/ o la ripresa di controllori non nominali (come frasi o pronomi indefiniti), privi di specificazione di genere. Questa funzione compete tuttora al neutro in molti dialetti centro-meridionali, ma proprio in Puglia centrale - e segnatamente vicino al confine oltre il quale il neutro si è perso - essa è riallocata, come in italiano, al maschile benché permanga una classe di nomi neutri, distinti dai maschili in quanto selezionano una forma neutra dell’articolo determinativo. Così accade a Mola di Bari e Gravina di Puglia in (20a) e (21a), ove l’articolo neutro si distingue dall’omofono corrispettivo maschile per il produrre RF, come si evince da (20b) e (21b) 26 : 26 Questi dialetti sono citati ad esemplificare le condizioni riscontrabili in un’area più ampia includente Bari. Un giudice anonimo menziona in questo contesto la ricorrenza di «tracce di neutro anche nel dialetto Noicattaro», dialetto del Barese che rientra in tale area (su cui v. la cartina in Loporcaro 2018: 156-57), con presenza di opposizione n ≠ m marcata regolarmente sull’articolo determinativo (v. AFP 59 e (ia)) come a Bari (v. (23)-(24)) e in aggiunta - diversamente che nel capoluogo, a Mola e a Gravina e come invece a Molfetta - anche sul dimostrativo adnominale (ic-d): (i) a. u ˈmmiə̯ rə no u̯ ˈvoɟɟə def.n od.3m.sg ‘il vino non lo voglio’ b. m u ˈɔnnə dəmanˈnətə ˌkʊme sə ˈcəmə ma jɛ no u̯ ˈsattʃə od.3m.sg od.3m.sg ‘me l’hanno domandato, come si chiama, ma io non lo so’ c. ˌkussə ˈmmirə na mmə ˈpjətʃə dim.prox\n ‘questo vino non mi piace’ d. ˌkudə ˈppənə e asˌsɛ ˈbbuə̯ nə dim.dist\n ‘quel pane è proprio buono’ Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 75 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 (20) a. n ʊ ˈppɑi ̯ pə/ ˈppɜnə ‘il pepe/ pane’ (Mola di Bari; Cox 1982) b. m ʊ ˈkɜnə/ ˈlɛbbrə ‘il cane/ libro’ (21) a. n ʊ ˈssɜlə ‘il sale’ (Gravina di Puglia; AFP 59, pt. 19; Loporcaro 2018: 126-27) b. m ʊ ˈpɜtə ‘il piede’ D’altro canto, nel clitico OD la distinzione s’è persa; sia nella ripresa di nomi neutri, ove ricorre un clitico sincretico, identico al maschile (ossia, non più raddoppiante: cf. l’esempio gravinese in (22a)), sia nella ripresa di controllori non canonici (esempio molese in (22b)): (22) a. (ʊ ˈppʷɜnə / l arrustə) m=ʊ=ˈmandʒəkə / *ˈmmandʒəkə Gravina di P. def.n pane(n) def.m arrosto(m) io.1sg=do.3m.sg=mangio.prs.1sg ‘(il pane/ l’arrosto) me lo mangio’ b. nɡɔkkeˈdəu̯ n ʊ ˈdei ̯ ʃə / *ˈddei ̯ ʃə Mola di Bari qualcuno od.3m.sg dire.prs.3sg ‘qualcuno lo dice’ Presenta le medesime condizioni pure il barese urbano, come mostrano gli esempi in (23a-d), paralleli a quelli molesi e gravinesi ora addotti: (23) a. u ˈssalə ‘il sale’, u ˈppanə ‘il pane’ ≠ u ˈkanə ‘il cane’ Bari b. u ˈppan u ˈmandʒəkə ‘il pane, lo mangio’ c. nɡokkeˈdun u ˈdiʃə ‘qualcuno lo dice’ d. ˈkɛssə (antiq.)/ ˈkussə (corrente) non u ˈsattʃəkə ‘questo non lo so’ Anche entro il SN la distinzione n ≠ m, se resta sull’articolo determinativo, è invece perduta nei dialetti vicini ora citati nel dimostrativo adnominale (almeno in forma piena), come mostrano gli esempi baresi e molesi in (24)-- (25): (24) ˈkʊssə / *ˈkɛssə ˈmiə̯ rə/ ˈlattə Bari dim.prox.m.sg / dim.prox.n ‘questo vino/ latte’ Quest’ultimo, per costituzione segmentale mostra di essersi livellato sul maschile, dato che in quest’area - come tuttora si vede a Molfetta - il dimostrativo neutro è originariamente non metafonetico. Tuttavia, il RF mantenuto salva la distinzione rispetto all’omofono dimostrativo maschile, distinzione che invece (v. (ia-b)) si è perduta, come a Bari, Gravina, Mola ecc., nel clitico oggetto diretto, che in tutte le sue funzioni ha forma sempre sincretica con la maschile (glossata come tale, per brevità, in (ia-b)). Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 76 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 (25) a. ˈkɔss u ˈdei ̯ ʃə ˈtɜu̯ ! Mola di Bari dim.prox.m.sg od.3m.sg ‘questo lo dici tu! ’ b. ˌkɔssə ˈmirə / stu ˈmmirə mə ˈpjɜʃə nə ˈmɔnnə dim.prox.m.sg dim.prox.n ‘questo vino mi piace un sacco’ c. na ssə vəˈveə̯ nnə ˌkɔdə ˈllattə, k a skaˈdɜu̯ t aˈjirə dim.prox.m.sg ‘non bere quel latte, che è scaduto ieri’ In (24) si vede che il dimostrativo neutro, pur tuttora possibile residualmente (per alcuni parlanti anziani) con funzione pronominale (v. (23d)), è per tutti agrammaticale davanti al nome. In molese accade lo stesso con la forma piena (v. (25b-c)), già divenuta invariabilmente sincretica in funzione pronominale ((25a)), mentre la forma monosillabica stu si distingue tuttora dall’omofona maschile giacché produce RF 27 . Tornando a Molfetta ci riaddentriamo nell’area di conservazione del neutro, dato geolinguistico cui corrisponde, strutturalmente, il mantenimento della sua funzione sintattica. Per riprendere un pronome indefinito in molfettese si usa (ed è evidentemente l’opzione conservativa) il clitico neutro rə. Lo stesso succede per la ripresa pronominale di costituenti frasali, dove il dialetto conservativo richiede il clitico neutro. Lo mostra la frase elicitata da NiCo, parlante del dialetto arcaico, in (26): (26) mɛˈriə ˈvɔo̯ ə lə ˈfa nɛ sorˈprɛe̯ ə s a ˈffiɟɟəmə, ma ˈajə rrə=ˈssattʃə da nɛ səmˈmɛnə NiCo m1931 do.3m.sg=so.prs.1sg ‘Maria vuole fare una sorpresa a mio figlio, ma io lo so già da una settimana’ La ricorrenza con pronomi indefiniti e con frasi è indizio di produttività sintattica, documentate nell’inchiesta crowdsourced in Breimaier (2021) elicitando la frase in (27) 28 : 27 Di qui il segno «±» in (7v.c). Aggiungiamo che il raddoppiamento dell’iniziale di ‘latte’ in (25c) va considerato per il molese con maggior cautela che non per altri dialetti, poiché tale varietà mostra oggi una tendenza a generalizzare una geminata iniziale nei nomi (già) neutri che, se finiscono per lessicalizzarla, smettono perciò stesso di esser distinti dai maschili per effetto di RF (e dunque di essere neutri), come discusso in Loporcaro (2018: 249-50). Si tratta dunque di un segnale fonologico di distinzione morfosintattica divenuto meno univoco che non altrove. Resta comunque il fatto che, dove il lessema mantiene la scempia iniziale, il raddoppiamento dopo il dimostrativo breve stu è sistematico mentre sistematica è la sua assenza dopo la forma lunga ˈkɔssə, sincretica col maschile. 28 Tutti i dati raccolti tramite questionario online in Breimaier (2021) vengono riportati con la grafia impiegata dal(la) partecipante. Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 77 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 (27) a. Maria vol fa ne sorpres a giacom. u sacc da né smmen b. Marì vol fa ne sopres a Giacomin.aie r sacc già da ne smmen I risultati mostrano un’associazione statisticamente significativa (verificata tramite test del chi-quadro: χ 2 =48, df=3, p<0,001) fra la selezione del clitico e l’età dei 419 partecipanti, divisi in quattro gruppi secondo il valore della variabile esplicativa. Nel gruppo dei giovanissimi (15-20enni) la forma maschile del clitico (27a) è preferita per la ripresa frasale in larga maggioranza (23/ 26). Lo stesso può dirsi, in misura minore, anche per i giovani (21-40enni), che selezionano il maschile in 145 occorrenze su 191. Si riscontra invece variazione libera fra gli adulti (41-60enni), i quali mostrano una lievissima preferenza per la forma maschile (76/ 150). Al contrario, nel gruppo di parlanti di età compresa tra i 61 e i 90 anni è maggioritaria (34/ 52) la selezione del neutro (27b). Tale variazione generazionale conferma ulteriormente che è il neutro la forma più conservativa selezionata per questa funzione. Lo stesso si può dire circa la ripresa dei nomi neutri tramite proclitico, come si evince dai dati in (28b-c), che sono significativi anche rispetto all’instabilità del dimostrativo pronominale 29 , che registra un’analoga tendenza alla perdita di terreno del neutro - caratteristico del dialetto arcaico, come indicato in (7d.iv) - a favore, nella stessa funzione, della forma maschile: (28) a. nɛn dzi mətˈtennə ˈtɔttə ˈkɛrə ˈssalə CaRo m1972 dim.n ‘non mettere tutto quel sale! ’ b. so akkatˈatə rə ˈssalə ǀ tʃi rr ˈaccə ɛnˈnuʃə=r a ˈttavələ CaRo m1972 def.n od.3n porta=od.3n ‘ho comprato il sale, se lo trovi, portalo a tavola’ c. ˈkɛssə nɛ rə=ˈssattʃə IgAn m1954 questo\n od.3n ‘questo non lo so’ d. ˈkussə nɔn u= ˈsattʃə-… [corr.] ˈkɛssə nɔ u ˈsattʃə MaDi m1982 questo\m.sg od.3m.sg questo\n od.3m.sg ‘questo non lo so’ e. ˈkɛssə nɛ u=ˈsattʃə RoCa f1988 questo\n od.3m.sg ‘questo non lo so’ 29 Anche nello stesso parlante. Cf. CeCh (23 anni) che da un lato produce ˈkɛssə nɛ rə ˈssattʃə, ma dall’altro anche nɛn ˈdzo mmɛ ˈdittə ˈkussə. Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 78 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 Tuttavia, può ricorrere, con la stessa funzione del clitico neutro, anche il corrispondente maschile u (28d) 30 . Questo succede anche in adiacenza del SN neutro (marcato tuttora come tale), come si vede in (28e). Dunque, non tutti i bersagli dell’accordo mantengono l’opposizione n ≠ m in modo ugualmente stabile. Altro aspetto di produttività grammaticale è la capacità da parte del neutro di ospitare l’output di conversioni. Intuitivamente, anche qui si tratta di uscire dalla «cittadella» del SN imperniato su un nome (tipicamente preceduto dall’articolo), e anche qui - come s’è visto in precedenza - si ha oscillazione. Come si mostra in (29a) e (30), si reperisce l’opzione conservativa (rə ˈmmɛ ‘il mio’ con l’articolo neutro), ma possibile è anche l’uso del maschile (ˌe u̯ ˈmɛ in (29b), dove la ripresa non è sostantivata ma resta pronominale): (29) a. m a da ˌda rə ˈmmɛ CaRo m1972 def.n ‘mi devi dare il mio’ b. m a da ˈdajə ǀˈkɛrə ka ˌe u̯ ˈmɛ MaDi m1982 dim.dist\n def.m.sg ‘mi devi dare quel che è il mio’ c. rədd ˌʊu̯ ɟɟə ˈmɛɪ ̯ ǀ ɛ u̯ ccu ˈmmeɟɟə ǀ u ˈvɛŋɡə ˈsembə ˈkarə IgAn m1954 def.n def.m.sg od.3m.sg ‘l’olio mio è il migliore: lo vendo sempre caro’ La compresenza dell’opzione conservativa (neutro, come in (30a)) e di quella innovativa (maschile, come (30b)) all’interno della varietà vale anche per altri tipi di conversioni: (30) a. rə ˈvvɛndʒ ə rə ˈppɛrdə ˈfaʃənə ˈpartə də la ˈvai ̯ tə CoSp m1965 def.n def.n ‘il vincere e il perdere fanno parte della vita’ b. nɛn ˈdzapə dəˈtʃidə tra u ˈsai ̯ n ə u ˈnɔo̯nə CoSp m1965 def.m def.m ‘non sa decidere tra il sì e il no’ Il tipo di frase in (30) è risultato tuttavia di ardua elicitazione. Proprio per tale difficoltà di elicitazione non possediamo dati per ogni parlante, il che rende difficile l’analisi quantitativa. In fig. 4 si possono tuttavia osservare le quantificazioni relative ai pronomi possessivi: 30 Sintomatico della variazione che si registra per il marcamento dell’accordo neutro con controllori non canonici è il dato di RoCa (f1988) che produce (28e), dove l’instabilità dell’opposizione m ≠ n si osserva non solo nelle produzioni dello stesso parlante, ma addirittura entro la stessa frase. Se si propone a RoCa la forma neutra del clitico la riconosce come tipica del dialetto più arcaico. Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 79 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 Figura 4. Articolo determinativo con gli esiti di conversione (per gruppi di età) Da questo punto di vista, il sistema molfettese è piuttosto conservativo: in ambo i gruppi di età la forma neutra è preferita a quella maschile. Pur avendo a disposizione pochi dati, è però possibile fare qualche osservazione sul mutamento in tempo apparente (Labov 1994: 43-72): i partecipanti più anziani selezionano infatti in misura più consistente la forma neutra, tipica del sistema conservativo illustrato in (29a), mentre per i parlanti più giovani, pur mantenendosi una lieve prevalenza del neutro, le due forme dell’articolo sono quasi in variazione libera. 4.2 Produttività lessicale Passiamo ora alla produttività lessicale, ossia alla capacità da parte del neutro di materia di accogliere nuovi sostantivi. Nel neutro abbiamo solo nomi di materia non numerabili, benché non tutti i nomi di materia, è bene ricordarlo, siano neutri, giacché se ne contano ab antiquo anche nel maschile, nel femminile e nel genere alternante: (31) a. m u səˈdɔ ə rə ‘sudore’ (pl. lə səˈda u rə) Merlo (1917: 91s.) b. f la ˈkarnə ‘carne’ (pl. rə ˈkkarnə), la ˈpɔlvə ‘polvere’ (pl. rə ˈppɔlvə) c. a u ˈfarrə ‘farro’ (pl. rə ˈffarrə), u ˈfe e lə ‘fiele’ (pl. rə ˈffe e lə), u ˈfi e nə ‘fieno’ (pl. rə ˈffi e nə) Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 80 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 In (31) si nota che di tutti questi nomi Merlo riporta anche una forma plurale, presumibilmente nell’intento di offrire paradigmi completi. Si tratta tuttavia, data la semantica di questi nomi, di plurali marcati usati per tipizzazione (‘i fieni’ = ‘diversi tipi di fieno’), ovvero di plurali lessicali (nei termini di Acquaviva 2008), come ‘le carni’, ricorrente in espressioni come mə s arˈrittsənə rə ˈkkarnə ‘mi viene la pelle d’oca’. Data la definizione semantica del neutro di materia, può darsi in linea di principio che nuovi nomi (ad es. di prestito) con la semantica appropriata (materia o astratto) vengano inclusi nel neutro, come tuttora avviene in dialetti come il maceratese (32a) o il napoletano (32b): (32) a. lo fitnesse/ wèllnesse ‘def.n fitness/ wellness’ Macerata (Paciaroni 2017: 258) b. o ˈrrɛppə/ ˈrrɔkkə/ ˈffɔlkə ‘def.n (musica) rap/ rock/ folk’, o ˈttɛ ‘def.n tè Napoli (De Blasi 2002: 151, 2006: 40s., Ledgeway 2009: 152s.) A Molfetta tuttavia questo oggi non accade. Il saggio di Merlo, nel solco della tradizione, rifugge dal riportare prestiti conclamati e non offre dunque dati come ‘il whisky’ o ‘il rum’, la cui elicitazione in dialetto richiede in effetti a tutt’oggi che ci si scusi coi parlanti della bizzaria. Per questa ragione, durante l’inchiesta abbiamo sottoposto a questo test soltanto 10 dei nostri 20 partecipanti, equamente distribuiti nei due gruppi di età. Il risultato è eloquente: tutti i partecipanti hanno usato un articolo maschile per queste voci nuove, come si mostra in (33): (33) u ˈɡassə ‘il.m gas’, u ˈrɔkkə ‘il.m rock’, u ˈrummə ‘il.m rum’, u ˈwiski ‘il.m whisky’ (Molfetta 2018) Se ne deduce che il neutro è una classe chiusa. Una classe, inoltre, che ab origine, in tutti i dialetti centro-meridionali, aveva una consistenza quantitativa di molto inferiore a quelle del maschile e del femminile, come si vede in (34) per due dialetti per i quali esistono studi quantitativi 31 : 31 Questa situazione estremizza condizioni già latine, in quanto già il neutro latino era meno consistente numericamente del maschile e del femminile: a ciascuno di questi ultimi erano assegnati, secondo i conteggi di Polinsky/ Van Everbroeck (2003: 363) ca. il 40% dei nomi, mentre i neutri assommavano al 20%. Se si pensa che il neutro di materia romanzo eredita solo una parte dei neutri latini, la sua consistenza ancor più scarsa consegue automaticamente. Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 81 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 (34) a. maceratese urbano, campione di 626 nomi (= tipi)/ 1051 occorrenze (Paciaroni 2012: 237) m f a n tot. Numero di lessemi 312 264 47 3 626 % 49,8 42,1 7,5 0,47 100 b. dialetto di Agnone (prov. di Isernia; Loporcaro/ Pedrazzoli 2016: 92) m a o m a f n n o m tot. Numero di lessemi 1493 181 10 725 32 4 2260 % 61,16 7,82 0,41 29,70 1,31 0,27 100 I nomi neutri, in tutta quest’area, coesistono (dove più, dove meno largamente) con maschili omoradicali o, come a Molfetta, del tutto omofoni. In molfettese si tratta di pochi tipi lessicali: (35) a. neutro b. maschile (Merlo 1917) rə ˈffi e rrə ‘ferro’ u ˈfi e rrə ‘ferro (da stiro)’ rə ˈffu e kə ‘fuoco’ u ˈfu e kə ‘focolare’ rə ˈndʒi e ssə ‘gesso’ u ˈndʒi e ssə ‘gessetto’ rə ˈvve e lə ‘velame’ u ˈve e lə ‘velo’ Questo favorisce una osmosi, cosicché la classe dei neutri, a Molfetta come altrove, si assottiglia progressivamente perdendo membri. Ad es. il ‘miele’ è neutro per Merlo (36a) ma è invece maschile per la maggior parte (14/ 20) dei parlanti dell’inchiesta 2018 (36c-d): (36) a. rə ˈmme e lə Merlo (1917: 91) def.n ‘il.n miele’ b. rə ˈmmjɛe ̯ lə CoSp m1965 def.m.sg ‘il.n miele’ c. u ˈmjɛe ̯ lə ǀ e ˈdɔltʃə ǀ a lə məˈninnə ndʒ ˈpjaʃə mɛnˈdʒa=wwə MaDi m1982 def.m.sg mangiare=od.3m.sg ‘il.m miele è dolce: ai bimbi piace mangiarlo’ d. ˌkussə ˈmjɛe ̯ lə ǀ e ˌdoltʃ asˈsɛ MaDi m1982 dim.prox.n ‘questo.m miele è molto dolce’ Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 82 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 4.3 Consistenza quantitativa e progressivo svuotamento del neutro di materia L’esempio in (36a-d) è rilevante per (19b) e (19c) insieme: da un lato esso ci presenta infatti un nuovo sostantivo, preso a prestito dall’italiano (come rivela la fonetica, col dittongo toscano), e mostra che questo prestito è assegnato al maschile nonostante la semantica (designazione di materia); al contempo costituisce un’illustrazione di (19c): il numero dei lessemi in questa classe di genere - con (come in questo caso) o senza rilessificazione dall’italiano - si assottiglia, e questo assottigliamento si vede attraverso l’uso dei diversi parlanti. Riconsideriamo ad es. ‘fuoco’, già visto in (35). Neutro, tradizionalmente, nell’accezione di ‘elemento’ (37a), tale sostantivo mantiene l’articolo neutro per il parlante in (37b) (classe 1954) - nella cui produzione coricorre però con il clitico maschile (w=atˈtokkənə) - mentre per il parlante in (37c) (del 1982) anche l’articolo è maschile, col che si crea identità fra il fuoco inteso come elemento e il focolare (o singolo falò individuato), in precedenza (v. (35a-b)) distinti: (37) a. rə ˈffu e kə Merlo (1917: 91) def.n fuoco(n) ‘il fuoco (elemento)’ b. rə ˈffʊu̯ kə ǀ e ppərəkəˈlau̯ sə ǀ e ˈmeɟɟə ka rə kkriaˈtau̯ rə nɛ w=atˈtokkənə IgAn m1954 def.n od.3m.sg=toccano ‘il fuoco è pericoloso: è meglio che i bimbi non lo tocchino’ c. u ˈfʊu̯ k e pperikoˈlosə ǀ e ˈmmeɟɟə kə lə məˈninnə ǀ nɛ w=atˈtokkənə MaDi m1982 def.m.sg od.3m.sg=toccano ‘il fuoco è pericoloso: è meglio che i bimbi non lo tocchino’ I dati dell’inchiesta del 2018 (cf. sotto, fig. 6) confermano su scala più ampia quanto ora esemplificato per il singolo lessema in (37) riguardo allo svuotamento di questa classe di genere, i cui nomi sono in via di confluenza nel maschile. Prima però di presentare i dati di rilevanza morfosintattica facciamo anche qui una premessa di rilievo squisitamente morfologico. Infatti anche per il neutro si registra la stessa innovazione vista per il femminile plurale in (9b-c), che sostituisce la laterale alla vibrante nelle forme dell’articolo: (38) a. lə ˈllattə RoCa f1988 def.n latte(n) ‘il latte’ b. lə ˈmmɪi ̯ rə def.n vino(n) ‘il vino’ Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 83 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 Come già sopra per il femminile plurale in fig. 1, si sintetizza ora in fig. 5 la diffusione dell’innovazione fra i parlanti da noi intervistati e attraverso la porzione di lessico indagata 32 : Figura 5. Diffusione fra i parlanti e attraverso il lessico delle forme di articolo n con / l/ Come per il femminile plurale le forme con / l/ sono rappresentate nelle produzioni di una minoranza di parlanti (7 su 20), tendenzialmente gli stessi (ma v. ancora la discussione al §7), con RoCa (f1988) anche qui all’avanguardia. Tornando ora ai dati di pertinenza morfosintattica, in fig. 6a si mostrano i dati relativi alla selezione dell’articolo coi nomi catalogati come neutri in Merlo (1917): 32 In fig. 5a sono indicate le sigle dei parlanti e il numero di osservazioni pro capite, in fig. 5b i singoli lessemi, anch’essi seguiti dal numero di osservazioni. L’indicazione del significato del lessema è in grigio se si tratta di un maschile nella descrizione di Merlo (1917), il che spiega il numero ridotto di osservazioni (< 20), dato che un certo numero di parlanti (= 20 - x) ha prodotto con la parola in questione un accordo maschile. Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 84 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 Figura 6. Articolo selezionato dai nomi originariamente neutri (in globo e per lessema) 33 Sul totale delle 235 osservazioni fatte nell’inchiesta, si ha persistenza nel 67% dei casi di contro a 33% di innovazione, dove l’articolo selezionato (di solito il bersaglio più conservativo) è di forma maschile. In fig. 6b si presentano i dati disaggregati per singolo lessema nominale che illustrano, come già in fig. 2b per il genere alternante, 33 Come per il femminile in fig. 2, anche qui si conteggiano insieme gli allomorfi. Per il neutro, in particolare, oltre a quelli inizianti con / r/ della varietà conservativa (v. (5a)), anche i due che permangono distinti dal maschile della variante innovativa con / l/ , parallela a quella già descritta commentando gli esempi femminili plurali in (9): lə ˈppɛe̯ pə/ ˈssalə ‘il pepe/ sale’, lədd ˈo e rə ‘l’oro’ (RoCa f1988). D’altro canto, il terzo allomorfo di tale forma innovativa (l ricorrente davanti a vocale atona), distinto dal corrispettivo maschile w, viene a coincidere con un allomorfo l di quest’ultimo, di influsso italiano (su cui v. la nota 35), presente, in tale contesto, in alcune produzioni non sistematiche di una minoranza dei parlanti innovativi indagati e che invece rappresenta la forma tradizionale di articolo determinativo m.sg avanti a vocale tonica posteriore. Per la legenda della fig. 6 ciò non è però rilevante in quanto le forme l di art. neutro (ad es. l aˈtʃai ̯ tə per CeCh) provengono da parlanti che per il m.sg prevocalico hanno nel medesimo contesto fonologico w, il che esclude il sincretismo (e infatti manca qui, diversamente dalle figg. 2-3 e 7, un’opzione «sincr(etico)»). Quanto alla legenda del m.sg, l’allomorfo l ivi indicato non è ambiguo quanto al genere perché ricorre solo con i nomi - ex neutri passati (per i parlanti in questione) al maschile - l ˈʊu̯ɟɟə ‘l’olio’ e l ˈɔo̯ rə ‘l’oro’. Questi hanno vocale iniziale tonica [+posteriore] la quale seleziona, per il maschile, l’allomorfo prevocalico l mentre, ricordiamo ad abundantiam, per i parlanti per i quali essi sono ancora neutri l’allomorfo da essi selezionato è rədd (o eventualmente, data l’innovazione r > l di cui in fig. 5, lədd). Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 85 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 che il passaggio al maschile non avviene a ritmo uniforme entro il lessico. I sostantivi già neutri si distribuiscono in tre diversi gruppi: (39) a. nomi all’avanguardia del mutamento: ‘argento’, ‘ottone’ e ‘acciaio’, riassegnati al maschile da quasi tutti i parlanti intervistati b. nomi in via di transizione: ‘miele’, ‘aceto’, ‘fuoco’, che mostrano variazione nell’accordo c. nomi più conservativi: ‘latte’, ‘pepe’, ‘oro’, ‘vino’, ‘sale’, che mantengono largamente accordo neutro In fig. 7 è illustrata la situazione della selezione dell’articolo nelle tre classi di genere, limitatamente ai nomi massa, classificando i lessemi considerati in base all’attribuzione di genere in Merlo (1917). Vi si vede a colpo d’occhio - con quantificazione sui 20 parlanti, per un totale di 520 osservazioni - come la colonna del neutro mostri un tasso maggiore di variazione: Figura 7. Genere dell’articolo selezionato dai partecipanti (dati 2018) con nomi di materia suddivisi secondo il loro genere in Merlo (1917) 34 34 Per l’interpretazione della legenda v. la nota 33. Fra i dati su cui si basa la tabella abbiamo anche, diversamente che per la fig. 6, il maschile (con articolo di forma innovativa, di cui alla nota 34) l ˈaɟɟə (40b). Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 86 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 Se da un lato non stupisce che in più del 20% dei casi un nome neutro sia preceduto da un articolo maschile, visto lo svuotamento incipiente di questa classe, dall’altro lato è interessante riscontrare dei casi in cui un nome maschile denotante materia seleziona un articolo neutro, anche questo un sintomo dell’instabilità dell’opposizione n ≠ m in molfettese. Tra questi casi troviamo ˈaɟɟə ‘l’aglio’, che nei dati di Merlo (1917: 71) è maschile (e lo è per i nostri informatori in (40a-b)), laddove per il 15% dei nostri informatori (siano essi giovani o anziani (40c)), esso è neutro 35 : (40) a. so a̯kkatˈtat u ˈwaɟɟə AnAm f1960 def.m.sg ‘ho comprato l’aglio’ b. so̯ apˌpen akkatˈtatə l ˈaɟɟə | ˈmittwə nd o friɡoˈrifərə MaDi m1982 def.m.sg metti= od.3m.sg ‘ho appena comprato l’aglio: mettilo nel frigorifero’ c. so apˌpɛn akkatˈtatə rədd ˈaɟɟə DaRo f1989, def.n AnDP m1954 ‘ho appena comprato l’aglio’ La spiegazione sarà probabilmente legata al fatto che l’informatore di Merlo pensava a un singolo aglio individuato, anziché all’aglio in generale, come ingrediente. 4.4 Sistematicità e coerenza del marcamento dell’opposizione sui diversi bersagli dell’accordo Così come si è visto per il neutro alternante (fig. 3), anche per il neutro di massa si assiste ad una neutralizzazione selettiva della segnalazione su specifici bersagli ((19d)). Confrontando le fig. 6a e 8, si noterà come l’opposizione n ≠ m rimanga più saldamente segnalata sull’articolo determinativo che non sul dimostrativo adnomi- 35 Quella in (40a) è la forma tradizionale dell’articolo maschile davanti a vocale tonica non posteriore (v. la nota 6; nonché davanti a vocale atona), mentre l prevocalico in (40b), che sarebbe la forma attesa di m.pl, è invece per il m.sg innovazione da noi riscontrata in due soli informatori, MaDi (m1982) e IsRo (f1987). La possiamo etichettare come maschile in quanto davanti a vocale tonica l’articolo neutro se ne distingue, realizzandosi lədd, anche data l’innovazione (sostituzione di / l/ ad / r/ ) di cui alla nota 33 e in fig. 5. Si noti che MaDi continua a usare con altri lessemi u wma ha comunque prodotto anche l ˈalvərə ‘l’albero’, italianeggiante anche nella forma del sostantivo, in luogo di u ˈ(w)arvə del dialetto conservativo (Scardigno 1963: 64) fornitoci oggi anche da parlanti più giovani di MaDi quali IsRo. In conclusione, possiamo senz’altro ai nostri fini presenti, come detto, etichettare l ˈaɟɟə (40b) come m.sg (vi si noti anche la ripresa coll’enclitico maschile; lo stesso parlante dice anche ˈkur ˈaɟɟə ‘quel.m.sg aglio’), pur lasciando impregiudicata - in assenza di una più approfondita osservazione partecipante - la questione se si tratti di caratteristica idiolettale di alcuni parlanti o non piuttosto di occasionalismo estemporaneo dovuto all’artificiosità del compito metalinguistico di traduzione. Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 87 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 nale (fig. 8), per il quale la forma maschile e quella neutra sono pressoché in variazione libera: Figura 8. Genere del dimostrativo selezionato dai partecipanti (dati 2018) con nomi originariamente neutri Emblematico del fatto che la contrazione dell’opposizione investa in misura diversa i vari bersagli dell’accordo è il caso di aˈtʃai ̯ tə ‘aceto’. Con questo lessema, la maggior parte dei partecipanti seleziona infatti una forma neutra dell’articolo ((b), fig. 6), ma lo stesso non può dirsi per il dimostrativo adnominale, per cui esattamente il 50% dei partecipanti seleziona la forma neutra, mentre l’altro 50% quella maschile. Lo stesso accade per ˈmɪi ̯ rə ‘vino’, che seleziona sempre articolo neutro, ma nel 10% dei partecipanti viene preceduto da un dimostrativo maschile. Da quest’osservazione si conclude che la perdita dell’opposizione m ≠ n sui dimostrativi procede a velocità maggiore entro il lessico rispetto a quanto accade per l’articolo 36 . Fuori del SN, il clitico pronominale tende a passare al maschile anche laddove il nome continui a selezionare accordo neutro entro il SN, come si vede in (41): 36 Di questa tendenza si vede il risultato finale nel categorico sincretismo n = m del dimostrativo adnominale in dialetti vicini come barese e molese ((24)-(25)). Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 88 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 (41) a. r aˈtʃa i tə ‘l’aceto’, rə ˈppɛ ə pə ‘il pepe’ (Merlo 1917: 91) b. ˈmɛŋɡə rə ˈppɛe̯ pə ǀ akˈkatt=wə o nəˈɡottsjə IgAn m1954 def.n compra= od.3m.sg ‘manca il pepe: compralo in negozio’ c. ˈmɛŋɡə rə ˈppɛe̯ pə akˈkatt=wə do nəˈɡottsjə AnSc m1981 def.n compra=od.3m.sg ‘manca il pepe: compralo in negozio’ d. kɛr ə ˈppɛe ̯ pə e asˈsɛ ˈfortə AnSc m1981 dim.prox.n ‘quel pepe è molto forte’ e. so a̯kkatˈtat u waˈtʃai ̯ tə ˈlivə=lə da la ˈlistə də la ˈspɛe̯ sə MaDi m1982 def.m.sg leva=od.3n ‘ho comprato l’aceto: levalo dalla lista della spesa’ f. kuss aˈtʃai ̯ tə nɔ mmə ˈpjaʃə MaDi m1982 dim.prox.m.sg ‘questo aceto non mi piace’ g. ˈmeŋɡə rə ˈppɛe̯ pə akˈkatt=w o supermerˈkatə AnAm f1960 def.n compra=od.3m.sg ‘manca il pepe: compralo in negozio’ h. kurə ˈppɛe ̯ pə e ˈfɔrt asˈsæ AnAm f1960 dim.prox.m.sg ‘quel pepe è molto forte’ Come mostra (41b) rə ˈppɛe̯ pə resta neutro per un informatore nato nel 1954, il che però non gli impedisce di usare per ripresa un clitico OD maschile: akˈkatt=wə (non akˈkattə=lə). Ben più rara la combinazione inversa, ricorrente in (41e-f), dove il parlante MaDi usa u waˈtʃai ̯ tə, kuss aˈtʃai ̯ tə con articolo e dimostrativo maschile, ma in (41e) riprende tale nome con clitico OD neutro: u waˈtʃai ̯ tə, ˈlivə=lə (e non ˈliv=wə). L’oscillazione documentata in (41) corrisponde dunque a una delle dimensioni possibili di erosione del neutro, che non solo è improduttivo (non accoglie nuovi lessemi) e in contrazione in termini di nomi controllori (perde membri, riassegnati al maschile), ma tende a esser marcato anche su un minor numero di target, secondo la linea di tendenza schematizzata in (42) (tendenza maggioritaria: che non si tratti di una stretta implicazione mostra il caso, minoritario in (41e)): Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 89 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 (42) articolo determ. dimostrativo clitico ogg. dir. a. molfett. conservativo (28a-b) n b. innovazione 1 (41c-d) c. innovazione 2 (41g-h) d. innovazione 3 (36c-d) m.sg 5. Le scale Likert come strumento per lo studio del mutamento in atto Anche il pervenire a (42d), con riassegnazione piena al maschile di nomi già neutri, in realtà non va concepito come la commutazione di un interruttore bifasico, ma come un processo che può essere ulteriormente analizzato. Uno strumento appropriato a tal fine, per meglio dettagliare il passaggio dalla fase più antica a quella innovativa, è quello della richiesta di giudizi di accettabilità con scale Likert (su queste ultime v. Gibson/ Fedorenko 2013). Durante l’inchiesta, tesa ad accertare la consistenza del neutro, ai 20 parlanti intervistati è stato chiesto di valutare tramite scala Likert a 5 punti frasi in cui uno stesso lessema veniva proposto con un accordo diverso da quello da essi stessi attivamente prodotto 37 : (43) Richiesta di giudizi di accettabilità graduati (1 = per nulla accettabile, 5 = perfettamente accettabile) su opzione divergente da quella spontaneamente prodotta dall’informatore/ -trice: a. violazione mf = 1 b. violazione mn = 1-5 [p.es. DaDE produce u ˈlattə ma dà un voto 5 a rə ˈllattə] Considerando l’oscillazione osservata per alcuni parlanti nella selezione della forma dell’articolo davanti ai nomi inizianti per vocale (v. (40) e la nota 35), sono stati presi in considerazione soltanto i lessemi inizianti per consonante. In fig. 9, si mostrano i dati di tutti i giudizi di grammaticalità richiesti durante l’inchiesta, a tutti i partecipanti, per tutte le condizioni. Le violazioni sono state etichettate attraverso un codice a due lettere: la prima lettera corrisponde al genere dell’articolo, la seconda a quello del nome. Così una violazione etichettata «mn» indica che a un nome neutro è stato preposto un articolo maschile, come accade per esempio per u ˈpɛe̯ pə. 37 L’ordine di presentazione degli item - creato manualmente (senza intercalare nella lista frasi riempitivo da non assoggettare all’analisi) con lo scopo di evitare che due lessemi dello stesso genere si susseguissero immediatamente - era lo stesso usato anche per il compito di produzione. Il/ la partecipante traduceva dall’italiano al dialetto e poi gli veniva richiesto di giudicare la stessa frase con le due forme dell’articolo divergenti rispetto a quella autonomamente prodotta. Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 90 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 Figura 9. Medie dei giudizi di grammaticalità (dati 2018, scala Likert 1-5, tot. osservazioni = 745) sulle violazioni (rispetto al dialetto descritto in Merlo 1917) dell’accordo per genere dell’articolo determinativo Soltanto i dati relativi alle violazioni con i nomi di massa sono stati sottoposti ad analisi statistica. Questa cautela è collegata al tipo di violazione nf; includendo anche i nomi numerabili, infatti, si rischierebbe di analizzare qualcosa di diverso da una violazione di genere grammaticale, come spiegato al §5.1. 5.1 Statistica descrittiva Le prime tre barre a partire dal basso corrispondono alle classi stabili nel sistema del genere a Molfetta. Alle violazioni del tipo fm, fn e mf è attribuito il grado di accettabilità minimo (= totale inaccettabilità): (44) a. fm: la prəˈsuttə ‘la prosciutto’ b. fn: la ˈppɛe ̯ pə ‘la pepe’ c. mf: u ˈsabbjə ‘il.m sabbia’ Al contrario, le tre barre nella metà superiore del grafico in fig. 9 mostrano da un lato un tasso medio più alto di accettabilità e dall’altro maggior variazione nei giudizi. Eccezion fatta per la barra relativa alla violazione di tipo nf, questa variazione può ritenersi sintomo del mutamento in corso nel sistema del genere in molfettese. Quanto alle violazioni nf, la presenza di giudizi > 1 è dovuta al sincretismo, visto in Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 91 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 (5), tra le forme dell’articolo n e f.pl, per cui un sintagma come quello in (45b) diventa accettabile se interpretato come femminile plurale 38 : (45) a. mn: u ˈppɛe ̯ pə ‘il.m pepe’ b. nf: rə ˈssabbjə ‘il.n sabbia’, interpretabile come ‘le sabbie’ c. nm: rə pprəˈsuttə ‘il.n prosciutto’ I dati delle violazioni mn e nm sono invece sintomatici del cambiamento per contrazione dell’opposizione n ≠ m. Il valore medio dei giudizi di grammaticalità nella condizione mn è di 2,39, valore spiegabile con l’ipotesi che, in questa fase di transizione, un lessema neutro preceduto da un articolo maschile non appaia (più) così fortemente agrammaticale, soprattutto ai parlanti più innovativi. Sintomo dell’instabilità dell’opposizione fra maschile e neutro è pure la variabilità che si registra per lessemi maschili fatti precedere da articoli neutri, il cui valore medio è di 1,9. Parimenti indicativo è il divario fra i due valori: più basso quello per la violazione nm che va in direzione opposta al mutamento, interpretabile come indice dell’affievolirsi dell’agrammaticalità dell’ipercorrezione reattiva, affievolimento in misura minore, però, di quanto si riscontra per la violazione mn che corrisponde invece alla direzione del mutamento stesso. Questo tipo di dati aiuta a meglio delineare la fase di variabilità che si registra mentre il mutamento è in corso: il cambiamento di classe di genere è in atto nella competenza dei parlanti della generazione di DaDE 1996 ma non è ancora concluso. Potrà esserlo, sul fronte della riattribuzione del patrimonio lessicale ereditario, se al dialetto resterà nel prossimo futuro sufficiente vitalità perché si giunga ad un punto in cui l’accordo neutro non solo non sia più prodotto attivamente ma venga anche ritenuto completamente agrammaticale: ossia, un punto in cui forme come quelle in (44) abbiano un valore di accettabilità di 5 (il che accade già nel 17% delle occorrenze) per tutti i parlanti e con ogni lessema. 5.2 Analisi dei giudizi di accettabilità attraverso modelli misti Considerata quindi la distribuzione dei dati in fig. 9, possiamo ipotizzare che il tipo di violazione sia un predittore dei giudizi di accettabilità; in altre parole, determinate violazioni dovrebbero elicitare mediamente giudizi di accettabilità più alti. Inoltre, nell’ipotesi che il mutamento in corso sia osservabile in tempo apparente, anche l’età dei parlanti dovrebbe giocare un ruolo nel predire i giudizi: all’interno delle violazioni mn e nm, dovrebbe esserci una tendenza secondo la quale parlanti più giovani dovrebbero dare giudizi di accettabilità più alti rispetto agli anziani. 38 I giudizi di accettabilità graduati sono stati richiesti, per la condizione nf, solo con sostantivi non numerabili. Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 92 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 Per testare questa ipotesi, si è proceduto alla creazione di un modello misto. I modelli misti presentano diversi vantaggi (Winter 2013: 37): sono adatti a studi in cui sono presenti misure ripetute, in cui, cioè, i partecipanti vedono lo stesso lessema in più di una condizione; sono inoltre in grado di prendere in considerazione la variabilità individuale dei partecipanti differenziando gli effetti fissi (ossia i predittori, le variabili indipendenti o esplicative) da quelli contingenti («random effects» in Winter 2013: 22). Nel nostro modello le variabili esplicative sono quindi due: il tipo di violazione e l’età dei parlanti; come effetti contingenti sono stati inseriti i singoli partecipanti (così da tener conto della variabilità individuale) e il lessema nominale testato (così da tener conto della variabilità tra gli stimoli). La variabile dipendente, invece, è costituita dall’insieme dei giudizi di accettabilità prodotti da ciascun partecipante nelle varie condizioni; si tratta quindi di una scala numerica ordinale e non continua. Ciò rende impraticabile l’uso dei comuni modelli misti di regressione (Levshina 2015: cap. 8), in quanto questi ultimi presuppongono una variabile dipendente continua o a intervalli. Una soluzione più adatta all’analisi statistica di variabili ordinali consiste nell’applicare modelli misti di regressione ordinale («cumulative link mixed effects model» in Christensen 2019b e Bross 2019), già usati in ambito di ricerca sociolinguistica ad esempio in Chappell (2018). A partire da un modello nullo in cui erano inclusi solo i fattori contingenti, abbiamo incrementalmente aggiunto a tale modello i fattori fissi creando altri tre modelli: a) un secondo con aggiunta del tipo di violazione come unico predittore; b) un terzo con ulteriore aggiunta della variabile età; c) un quarto, da ultimo, che prevede l’interazione reciproca tra i due predittori, il tutto usando il pacchetto Ordinal in R (Christensen 2019a). Per individuare il modello in grado di descrivere con accuratezza la distribuzione dei dati si è proceduto ad un confronto tramite due funzioni: l’ANOVA (così come riportato in Ackerman 2019) e la funzione Nagelkerke, proposta per questo tipo di modelli in Bross (2019: 31). In entrambi i confronti, il modello che descrive in maniera più accurata la distribuzione dei dati è quello in cui solo il tipo di violazione è incluso come fattore fisso (AIC= 920, logLik= -449,15, p< 0,001) 39 . Come riportato nella tabella in (46), c’è quindi un chiaro effetto del tipo di violazione per cui nf, nm e mn elicitano giudizi con valori significativamente più alti rispetto a quello di riferimento (che in questo caso è quello relativo alla violazione mf). 39 Per determinare il modello più efficace si sono presi in considerazione i seguenti parametri: l’AIC (Akaike Information Criterion) e il valore p. Il valore minimo di entrambi, in confronto agli altri modelli proposti, è misura dell’efficacia (Levshina 2015: 194). Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 93 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 (46) Stime del modello predittivo (i predittori statisticamente significativi sono indicati con ‘***’). Estimate SE z-value p-value violazioneFM 0,3531 1,5222 0,232 0,817 violazioneFN 0,8782 1,5406 0,570 0,569 violazioneNM 5,3195 1,1859 4,486 7,27e-06 *** violazioneMN 6,4320 1,2083 5,323 1,02e-07 *** violazioneNF 6,6866 1,1110 6,018 1,76e-09 *** Da rimarcare l’assenza di interazione con la variabile età, che può essere spiegata in più modi. Si potrebbe da un lato ipotizzare che nella comunità linguistica molfettese coesistano gruppi di parlanti più o meno all’avanguardia nel processo di mutamento, equamente distribuiti nelle diverse fasce di età. In alternativa, può essere invece che la non significatività sia dovuta a ristrettezza del campione di osservazioni. In tal senso pare orientare la differenza quantitativa in dipendenza dal fattore età che si osserva in fig. 4 quanto alla selezione dell’articolo con gli esiti di conversione nonché, in Breimaier (2021), quanto all’uso del clitico neutro (variante conservativa) o maschile (innovazione) per la ripresa di frasi. In fig. 8b i dati relativi alla produzione spontanea dei parlanti hanno mostrato che alcuni nomi neutri sono più avanti rispetto ad altri nel processo di riassegnazione al maschile, in quanto una percentuale maggiore di partecipanti premette loro articoli maschili. Quanto alla comprensione, i dati pertinenti sono presentati nella fig. 10 in cui sono esclusi, per le ragioni su esposte, i nomi neutri inizianti per vocale: Figura 10. Medie dei giudizi di grammaticalità (dati 2018, scala Likert 1-5, tot. osservazioni = 97) sulle violazioni dell’accordo per genere dell’articolo determinativo con 6 nomi neutri (nel dialetto descritto in Merlo 1917) Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 94 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 La distribuzione dei dati mostra che i nomi neutri che più spesso selezionano accordo maschile in produzione sono gli stessi che, preceduti da articolo maschile, creano un SN che elicita valori tendenzialmente più alti nei giudizi di accettabilità. Si può quindi ipotizzare che i singoli lessemi nominali siano da considerare dei predittori dell’accordo di genere: per verificare tale ipotesi si è proceduto alla creazione di un secondo modello misto, seguendo lo stesso procedimento di cui sopra. Come prima, la nostra variabile dipendente ordinale è il giudizio e si usa quindi nuovamente un modello di regressione ordinale, questa volta però con nome ed età come fattori fissi e il parlante quale unico fattore contingente. Considerando che non si è manifestato nessun effetto dell’età nel modello complessivo di cui sopra, non ci si aspetta un effetto nemmeno in questo; per la creazione incrementale del modello che sia il più adeguato alla spiegazione di questi dati, tale parametro è stato comunque preso in considerazione. Il modello che spiega la distribuzione in fig. 10 (AIC= 335,5, logLik= -156,75, p< 0,001) è quello che prevede il nome come unico effetto fisso; non si mostrano, com’era del resto prevedibile, effetti per quanto riguarda l’età. Più in dettaglio - i dati sono riportati in tabella (47) - si nota come i due lessemi più innovativi in produzione (fig. 8b), ‘miele’ e ‘fuoco’, elicitino anche in percezione giudizi di accettabilità il cui valore risulta significativamente più alto rispetto al valore di riferimento (che in questo caso è quello di ‘vino’). (47) Stime del modello predittivo (i predittori statisticamente significativi sono indicati con ‘***’). Estimate SE z-value p-value nomesale 0,4572 0,6398 0,715 0,475 nomelatte 0,7957 0,6689 1,190 0,234 nomepepe 1,1048 0,6455 1,712 0,087 nomefuoco 4,2684 0,7715 5,532 3,16e-08 *** nomemiele 5,1728 0,8737 5,920 3,21e-09 *** 6. Mutamenti in controtendenza? Prima di concludere, è opportuno descrivere ancora un aspetto emerso dall’inchiesta relativa alla produzione. Come si è visto, l’opposizione n ≠ m tende a ridurre la propria portata, specie e dapprima fuori dal SN. Si può ad esempio ipotizzare che in futuro il clitico neutro (distinto dal maschile) possa uscire completamente dall’uso: in tal caso il molfettese raggiungerebbe il molese e il gravinese (visti in (20)-(21)) dove, persa già l’opposizione sui clitici, essa comincia ad erodersi anche nell’articolo determinativo. Nel frattempo sinché l’opposizione, comunque intaccata, permane, si notano a Molfetta anche mutamenti che tendono invece a rafforzarne la segnalazione. Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 95 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 6.1 Un’innovazione morfomica nel paradigma del dimostrativo Ciò accade nell’ambito dei dimostrativi. Quello del primo grado di vicinanza presenta allomorfia con alternanza della vocale tonica e per il resto solo elisione davanti a vocale: (48) i. Forme preconsonantiche ii. Forme prevocaliche sg pl sg pl dimostrativo del I grado di vicinanza a. n ˈkɛssə CC- Ø n ˈkɛss ˈV- Ø b. m ˈkussə C- ˈkissə Cm ˈkuss ˈV- ˈkiss ˈVc. a ˈkussə C- ˈkɛssə CCa ˈkuss ˈV- ˈkɛss ˈVd. f ˈkɛssa C- ˈkɛssə CCf ˈkɛss ˈV- ˈkɛss ˈV- Il dimostrativo distale muove da una situazione identica ma ha creato un’allomorfia opzionale (nel neutro e nel f.pl) che ricalca quella dell’articolo determinativo 40 : (49) i. Forme preconsonantiche ii. Forme prevocaliche sg pl sg pl dimostrativo distale a. n ˈkɛrə CC- Ø n ˈkɛr(ədd) ˈV- Ø b. m ˈkurə C- ˈkirə Cm ˈkur ˈV- ˈkir ˈVc. a ˈkurə C- ˈkɛrə CCa ˈkur ˈV- ˈkɛr(ədd) ˈVd. f ˈkɛra C- ˈkɛrə CCf ˈkɛr ˈV- ˈkɛr(ədd) ˈV- Quest’allomorfia rispetta uno schema morfomico (Aronoff 1994): f.pl e n, che non condividono nessuna specificazione funzionale, procedono insieme. In tal modo, il neutro acquisisce un’allomorfia (e un marcamento più evidente) anche nel dimostrativo non prossimale, non solo restando anche qui eguale al f.pl ma venendo a distinguersi dal f.sg le cui forme adnominali prevocaliche erano invece in precedenza omofone. Il fatto è degno di nota: infatti, mentre la pertinenza degli schemi di partizione morfomica per la descrizione del mutamento diacronico nelle lingue romanze è stata abbondantemente dimostrata per la flessione verbale (v. la summa di Maiden 2018), rari sono i casi sinora descritti di mutamenti così interpretabili nell’ambito della morfologia nominale lato sensu (v. lo studio sui paradigmi nominali rumeni di Maiden 1997a). Nel nostro caso, il restar solidali delle due celle paradigmatiche in questione anche data l’innovazione conferma quella «coerenza» che secondo Maiden (2018: 13) è caratteristica saliente del morfoma. 40 Così spiegata da Merlo (1917: 92): «La strana forma di genere femminile e neutrale rədd che abbiam veduto ristretta alla posizion prevocalica avantonica, è il resultato della fusione dell’esito preconsonantico (o prevocalico non avantonico) col prevocalico avantonico». Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 96 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 6.2 Segnalazione dell’opposizione ≠ nel quantificatore ‘tutto’ Un’altra innovazione riguarda infine la forma del quantificatore ‘tutto’. Generalmente l’opposizione n ≠ m è marcata su articolo determinativo e dimostrativo, ma non sul quantificatore ‘tutto’, che in molfettese ha una forma maschile ˈtuttə, estesa sincreticamente anche al neutro (come si vede in (48)) e distinta dalla femminile ˈtɔttə (o, in posizione prenominale, ˈtɔtta): (50) a. putə ˈfa ˈtuttə ˌkɛrə ka ˈvu MaDi m1982 tutto\m dim.dist\n ‘puoi fare tutto quello che vuoi’ b. nɛn dzi mətˈtennə ˈtuttə ˌkɛrə ˈssalə CeCh m1995 tutto\m dim.dist\n ‘non mettere tutto quel sale’ In alcuni parlanti (11 dei 20 dell’inchiesta, equamente distribuiti fra i due gruppi di età), tuttavia, come quello in (49), si nota oscillazione fra quest’opzione e l’estensione invece al neutro della forma non metafonetica propria del femminile: (51) nɛn dzi mətˈtennə ˈtuttə / ˈtɔttə ˌkɛrə ˈssalə CaRo m1972 tutto.m / tutto.n dim.dist\n ‘non mettere tutto quel sale’ Anche quest’innovazione - così qualificabile comparativamente data la prevalente assenza, in mancanza di presupposti etimologici, di una distinzione m ≠ n su questo quantificatore nei dialetti vicini 41 - contribuisce a rinsaldare il marcamento della distinzione fra n e m entro il SN. 7. Considerazioni conclusive Tiriamo dunque le somme. Una prima osservazione è che larga parte delle conoscenze tràdite sul tema del genere grammaticale e, più in particolare, del neutro nel Centro-meridione si basa su studi che, come quello fondamentale del Merlo per Molfetta, dato il loro focus non sintattico stabiliscono il valore del genere grammaticale per i singoli lessemi interessati in base a materiali parziali (accordo dell’articolo). I dati di prova così evinti vanno trattati con cautela perché compatibili in realtà anche con un quadro più sfumato quale quello che qui abbiamo disegnato prendendo in considerazione, come si deve, le diverse manifestazioni morfosintatti- 41 Corrado Innominato ci segnala gentilmente (c.p., 4.7.2020) di aver reperito ˈtɔttə neutro anche a Ruvo di Puglia e a Corato (Bari). Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialetto di Molfetta (Bari) 97 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 che del genere grammaticale (accordi sui diversi bersagli oltre all’articolo determinativo) e anche entro la frase, non solo entro il SN. Dunque c’è ancora spazio per rifare questi studi praticamente su ogni punto dialettale rilevante. Il limite - e questo è l’altro tema del presente contributo - è che questi sistemi da un lato sono in via di contrazione/ deacquisizione, e per questo instabili in generale; e d’altro canto, nello specifico, sono instabili quanto al genere grammaticale, e qui non solo per il loro essere esposti all’italianizzazione. Certamente oggigiorno la semplificazione del sistema che tende a diventare binario (m ≠ f) va di pari passo con l’aumento della pressione dell’italiano standard sul dialetto nelle generazioni più giovani; ma sarebbe illegittimo ridurre a pura interferenza dall’italiano quella che è invece una dinamica plurisecolare che antedata dunque di molto la fase novecentesca in cui forte è divenuto l’impatto dell’italiano standard sulla struttura del dialetto. Dinamica che, come abbiamo mostrato, comporta mutamenti convergenti lungo diverse dimensioni, come si sintetizza - quanto al neutro di materia - in (52) variando su (19): (52) a. calo sino alla scomparsa della produttività sintattica b. riduzione e, in alcuni parlanti, perdita della produttività lessicale c. riduzione della consistenza quantitativa in termini di numero di lessemi assegnati al neutro d. incrinatura della sistematicità del marcamento dell’opposizione (con riduzione del tipo e numero di bersagli dell’accordo che marcano la differenza fra n ≠ m) Il nostro studio ha permesso di descrivere un mutamento in tempo reale, nel solo ambito - cruciale, tuttavia, per il fenomeno indagato 42 - nel quale i dati primonovecenteschi consentono osservazioni pertinenti: quello dell’articolo determinativo. Così, i lessemi indicati come neutri (di materia), in quanto selezionanti articolo neutro, nello studio di Merlo (1917) non selezionano compattamente tale articolo oggi, come si mostra in fig. 7: alla categoricità descritta da Merlo è succeduta una variazione, che alla luce della generale deriva romanza e del quadro geolinguistico, 42 Numerosi studi sperimentali psicoe neurolinguistici hanno infatti mostrato che nelle lingue romanze l’articolo non ha lo stesso statuto degli altri bersagli dell’accordo (v. (6)-(7)) bensì gode di una prominenza particolare come, per dir così, vessillifero del valore del genere. Così, i partecipanti allo studio fMRI di Miceli et al. (2002: 624) riferivano nell’intervista post-esperimento che, messi di fronte al compito di stabilire il genere di sostantivi presentati isolatamente in forma scritta, avevano dapprima attivato mentalmente la forma dell’articolo determinativo come strategia per preparare la risposta: «For example, when deciding the gender of, say, ‘falce fem ’ (sickle), they would silently say to themselves ‘la fem falce fem ’». Lo stesso risultato è stato replicato da Hernandez et al. (2004: 866) in uno studio sul recupero di informazioni di genere in spagnolo, i cui soggetti, sempre nell’intervista a seguire, dicevano di aver generato l’articolo determinativo durante lo svolgimento del compito (indicare il genere del nome x) in particolare per nomi «opachi» (ossia, appartenenti a classe flessiva non correlata a un valore di genere) quali arroz ‘riso’. Ne fornivano conferma, in questo studio, anche i risultati sperimentali, dato che la fMRI rivelava, durante lo svolgimento del compito, «activity in areas previously found to be devoted to articulation of the determiner and to morphological processing» (Hernandez et al. 2004: 863). Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 98 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 può esser letta come prodromo di mutamento: un mutamento per riassegnazione al maschile che, per alcuni lessemi (v. (39a)), nella competenza dei nostri parlanti appare ormai concluso. In altre parole, abbiamo riscontrato che la riassegnazione n > m è in via di diffusione lessicale (v. ad es. Chambers/ Trudgill 1980: 211-31). Lo stesso si può ripetere per il genere alternante, dato che alla selezione compatta dell’articolo m.sg/ f.pl descritta in Merlo (1917) si sostituisce oggi una variazione anche qui con alcuni lessemi all’avanguardia nella riassegnazione al maschile (v. (16c)) e anche qui con differenze fra i parlanti documentate dallo studio qualitativo delle loro produzioni, come mostra il confronto fra il parlante conservativo in (8) e quelli innovativi in (9). Sia per il genere alternante che per il neutro di materia, le differenze fra parlanti possono esser lette come indicazioni di mutamento in tempo apparente (Labov 1994: 43-72), la cui tendenza maggioritaria è chiara. Abbiamo però anche visto al §3 (in (11)-(13)) come un singolo parlante (AlRo) attesti un mutamento in controtendenza, il cui precipitato è un assetto del marcamento di genere sull’articolo diverso rispetto a tutti gli altri molfettesi da noi intervistati, i quali sono a loro volta rimasti ben più vicini di quel singolo parlante al dialetto descritto in Merlo (1917). Il mutamento di cui è portatore AlRo può essere interpretato come una reazione con conseguenze morfosintattiche (riassetto del marcamento del genere sull’articolo per sovraestensione di rə [+RF]) rispetto al mutamento - di rilievo invece puramente morfologico - presentato dai parlanti che sostituiscono / l/ a / r/ negli allomorfi dell’articolo f.pl e n. A proposito di quest’ultimo mutamento, si può osservare che la diffusione procede, globalmente, di pari passo con perlopiù gli stessi parlanti all’avanguardia, pur con alcune differenze messe in evidenza in fig. 11 (combinazione delle figg. 1a e 5a): Il genere in movimento: mutamento in corso nel dialett o di Molfett a (Bari) 99 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 Figura 11. Diff usione fra i parlanti delle forme di articolo f.pl e n con / l/ Mentre i parlanti più a sinistra nei due grafi ci restano all’allomorfi a conservativa (con / r/ , come in (5a-b)), i primi sett e a partire da destra presentano variazione, con progressiva diff usione delle varianti innovative con / l/ . Come si vede, se tre parlanti sono rappresentati fra gli innovatori in ambo i gruppi, per i restanti quatt ro non è così. Ciò può essere ovviamente dovuto alla quantità ridott a di osservazioni, la quale potrebbe spiegare anche il fatt o che la diff usione dell’innovazione nel neutro appaia leggermente arretrata rispett o al femminile plurale. Resta ad ogni modo la constatazione che all’avanguardia, in ambo i casi, sono RoCa e MaDi i quali mostrano di innovare rispett ando quella «coerenza» fra celle (Maiden 2018: 13) che abbiamo ricordato (al §6.1) esser caratt eristica del morfoma. Anche quest’innovazione, come quella ivi descritt a in relazione al dimostrativo, va ad impinguare il dossier dei pochi casi pertinenti sinora noti al di fuori della fl essione verbale. Last, not least, un’innovazione metodologica di quello che qui congediamo rispetto agli studi precedenti in dialett ologia italiana, è la quantifi cazione delle tendenze in att o - additata come un desideratum della ricerca sul genere grammaticale nei dialett i (italo-)romanzi in Loporcaro (2018: 119) -, quantifi cazione sorrett a dall’analisi statistica. Date le caratt eristiche dell’inchiesta e la mole dei dati raccolti, in alcuni casi pur individuandosi una tendenza non sono stati osservati eff ett i statisticamente signifi cativi a causa della limitatezza del campione: tutt avia, in base al campione più ampio ivi analizzato Breimaier (2021) (v. sopra, la discussione degli esempi in (27)) ha riscontrato quanto al clitico neutro per la ripresa di frasi (la produtt ività sintatt ica di cui in (52a)) una diff erenza, statisticamente signifi cativa, fra il Michele Loporcaro / Federica Breimaier / Giovanni Manzari 100 DOI 10.2357/ VOX-2021-003 Vox Romanica 80 (2021): 55-104 suo mantenimento nei parlanti sopra i 60 anni e la sostituzione col clitico maschile per quelli al di sotto di tale soglia d’età. Anche coi dati della presente inchiesta, la differenza tra giovani (passati al maschile) e anziani (mantenenti il neutro) risulta d’altro canto dai conteggi, riportati in fig. 4, relativi alla scelta dell’articolo con gli esiti di conversione. Sul fronte psicolinguistico, infine, abbiamo studiato alcuni aspetti dell’assegnazione di genere dal punto di vista della percezione, utilizzando giudizi di accettabilità graduati tramite scale Likert (§5). I risultati di tale studio, limitato al solo neutro di materia, convergono con quelli dell’osservazione della produzione a precisare i contorni della diffusione lessicale della riassegnazione al maschile attualmente in corso (v. fig. 10). Quanto alle differenze fra parlanti appartenenti a diverse classi d’età, e dunque al mutamento in tempo apparente, poiché come detto la ristrettezza del campione non ha permesso di ottenere risultati statisticamente significativi, è questa una possibile direttrice per il prosieguo della ricerca. Almeno quanto alla diffusione lessicale, è comunque emerso come l’inchiesta con scale Likert possa dare un contributo ad una più chiara visione del passaggio da ciò che era grammaticale ieri a ciò che diverrà agrammaticale domani ma che ancora (in base a quanto mostra questo metodo) non lo è del tutto, anche per i parlanti già passati, nell’uso attivo, alla fase innovativa. Bibliografia Acquaviva, P. 2008: Lexical plurals, Oxford, Oxford University Press. Ackerman, L. 2019: Ordinal data. URL: verbingnouns.github.io/ notebooks/ ordinal_data.html#ordinal_regressi [17.2.2020] AFP = Melillo, M. 1955: Atlante Fonetico Pugliese. Parte prima e seconda: Capitanata e Terra di Bari, Roma, Marcello. AIS = Jaberg, K./ Jud, J. 1928-40: Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz, 8 vol., Zofingen, Ringier. Aronoff, M. 1994: Morphology by itself, Cambridge, Massachusetts Institute of Technology. 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We ran fieldwork in Molfetta one century later and are now in the position to evaluate the changes that occurred in the meantime. While the four-gender system is still there, the two gender values which are not shared with standard Italian are presently merging into the masculine. Using a mix of qualitative and quantitative methods and considering both production and perception, we analyse the various facets of this process in terms of loss of lexical and syntactic productivity and consistency of marking across agreement targets. We also show that the change is progressing across the lexicon and the community, with some speakers at the vanguard, and finally show that their behaviour with respect to the on-going change can be effectively captured via scalar acceptability judgments and statistically modelled employing ordinal regression (cumulative link mixed models). Keywords : Gender assignment, Agreement, Language change, Italo-Romance dialects, Scalar grammaticality, Likert scales, Ordinal regression