eJournals Vox Romanica 80/1

Vox Romanica
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
10.2357/VOX-2021-007
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
A travers une étude diachronique et comparative détaillée, cette contribution éclaire la nature et la chronologie des analogies touchant les formes fléchies du prétérit (réflexe du parfait en latin) dans la diachronie des parlers occitans (gallo-romans). L’examen des données contemporaines pour chacune des aires dialectales majeures de la Provence géographique (rhodanienne, maritime, alpine et niçoise) met à jour la substance des évolutions qui se sont produites: la généralisation d’une consonne thématique /r/ aux diverses formes personnelles, la neutralisation des distinctions traditionnelles entre classes flexionnelles, et l’extension d’une consonne thématique vélaire à plusieurs lexèmes. Une datation approximative des évolutions observées est proposée à partir d’attestations du prétérit dans des documents historiques, ce qui permet d’établir la chronologie relative des évolutions: par exemple, l’extension de /r/ thématique coïncide temporellement avec la sortie d’usage de l’ancien conditionnel (réflexe du plus-que-parfait de l’indicatif en latin), ce qui appuie l’hypothèse d’une fusion entre les deux tiroirs. La substance des évolutions comme leur chronologie relative sont cohérentes pour l’ensemble de la zone étudiée, et correspondent également à ce qui est observé pour l’aire languedocienne, des faits qui conduisent à postuler pour la flexion du prétérit une suite d’évolutions commune aux parlers occitans du Languedoc et de la Provence.
2021
801 Kristol De Stefani

Prospettive comparative e storiche sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza

2021
Louise Esher
Prospettive comparative e storiche sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Prospettive comparative e storiche sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza Louise Esher (CNRS, LLACAN UMR 8135) http: / / orcid.org/ 0000-0003-4844-3153 Résumé : A travers une étude diachronique et comparative détaillée, cette contribution éclaire la nature et la chronologie des analogies touchant les formes fléchies du prétérit (réflexe du parfait en latin) dans la diachronie des parlers occitans (gallo-romans). L’examen des données contemporaines pour chacune des aires dialectales majeures de la Provence géographique (rhodanienne, maritime, alpine et niçoise) met à jour la substance des évolutions qui se sont produites: la généralisation d’une consonne thématique / r/ aux diverses formes personnelles, la neutralisation des distinctions traditionnelles entre classes flexionnelles, et l’extension d’une consonne thématique vélaire à plusieurs lexèmes. Une datation approximative des évolutions observées est proposée à partir d’attestations du prétérit dans des documents historiques, ce qui permet d’établir la chronologie relative des évolutions: par exemple, l’extension de / r/ thématique coïncide temporellement avec la sortie d’usage de l’ancien conditionnel (réflexe du plus-que-parfait de l’indicatif en latin), ce qui appuie l’hypothèse d’une fusion entre les deux tiroirs. La substance des évolutions comme leur chronologie relative sont cohérentes pour l’ensemble de la zone étudiée, et correspondent également à ce qui est observé pour l’aire languedocienne, des faits qui conduisent à postuler pour la flexion du prétérit une suite d’évolutions commune aux parlers occitans du Languedoc et de la Provence. Parole chiave : Parlate occitane, Parlate galloromanze, Morfologia, Flessione verbale, Preterito, Analogia, Diacronia 1. Introduzione Questo saggio 1 propone, sulla base di dati comparativi e storici, una descrizione dell’evoluzione morfologica del preterito (ossia del passato remoto, esito del perfetto latino cant Ā u Ī ‘cantai’, f Ē c Ī ‘feci’ ecc.) nelle parlate occitane della Provenza 2 : le parlate «rodaniane» della bassa Valle del Rodano, che costituiscono la base della lingua letteraria provenzale elaborata da Frédéric Mistral e dal Félibrige nel XIX 1 Ringrazio Xavier Bach, Erika Burkia, Martin Maiden e i due revisori anonimi di questa rivista per i loro preziosi commenti e consigli. Ogni errore o mancanza rimane la responsabilità dell’autore. 2 Il saggio si incentra sull’attuale Provenza amministrativa, zona in cui si parlano varietà occitane meridionali (rodaniane, marittime, nizzarde) e settentrionali (vivaro-alpine); per la classificazione generale delle parlate occitane in varietà meridionali, settentrionali e guascone, si veda Oliviéri/ Sauzet 2016: 319-20). Louise Esher 204 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 secolo, nonché le parlate «maritt ime» della zona centrale, quelle «alpine» della zona sett entrionale e quelle «nizzarde» dell’antica contea di Nizza (Figura 1). Figura 1. Classifi cazione e distribuzione geografi ca approssimative delle parlate occitane orientali (adatt azione delle carte di Martin/ Moulin 2007: 192-93, Oliviéri/ Sauzet 2016: 319-20) con le località citate in questo articolo Nella storia dell’occitano, come in quella delle altre varietà romanze, il preterito subisce numerose evoluzioni tanto analogiche quanto fonetiche, nel corso delle quali la diversità formale dei perfett i latini viene notevolmente ridott a. Le grammatiche dell’occitano medievale (Grandgent 1905, Anglade 1921, Roncaglia 1965, Skårup 1997, Paden 1998) att estano tre tipi fl essivi principali, illustrati nella Tabella 1: i cosiddett i «perfett i forti» di alcuni verbi irregolari, con forme rizotoniche in alcune persone, e due serie di cosiddett i «perfett i deboli», sempre rizoatoni. Mentre i perfett i della coniugazione in -imantengono rifl essi regolari del tipo latino dormīuī ‘dormii’ ecc., i perfett i delle altre coniugazioni, inclusa la prima in -a-, presentano una serie in -e-/ -εintrodott a per analogia dai perfett i dedī ‘diedi’, stetī ‘stett i’ ecc. (Wheeler 2012). 205 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Prospettive sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza cantar ‘cantare’ partir ‘partire’ vendre ‘vendere’ aver ‘avere’ far ‘fare’ poder ‘potere’ 1sg cantiei parti vendiei aic, agui fis, fezi puoc, pogui 2sg cantès partist vendest aguist fezist poguist 3sg cantèt parti vendet ac fés pòc 1pl cantém partim vendém aguém fezém poguém 2pl cantètz partitz vendètz aguétz fezétz poguétz 3pl cantèron partiron vendèron agron féiron pògron Tabella 1. Paradigmi illustrativi di perfetti deboli in -e- (cantar, vendre), perfetti deboli in -i- (partir) e perfetti forti (aver, far, poder) dal manuale di Skårup (1997) Successivamente il tipo «forte» scompare (Esher 2015). Nelle parlate occitane della Linguadoca esso viene eliminato, insieme al tipo in -i-, a favore delle forme deboli in -e-/ -ε- (cantèri ‘cantai’, finiguèri ‘finii’, batèri ‘battei’ e faguèri ‘feci’). Inoltre, al preterito e al congiuntivo imperfetto dei verbi in -iappare un aumento tematico -igo -isc- (Esher 2016); il tema comune del preterito e del congiuntivo imperfetto contiene spesso una velare tematica (Wheeler 2011, Esher 2016); e, nella maggior parte delle parlate, il preterito prende una consonante tematica -rdovuta a una fusione tra il riflesso del perfetto latino e quello del piuccheperfetto latino (Ronjat 1937: 181, Camproux 1962: 430, Allières 1971: 255, Esher 2021). Nelle parlate della Guascogna (Zauner 1896, Allières 1988, Field 2012, Massourre 2012) l’evoluzione del preterito risulta invece diversa, ovvero senza estensione di -re con estensione molto più ridotta delle velari tematiche, ma con una distinzione di coniugazione rafforzata dall’impiego di vocali tematiche distinte (cantèi ‘cantai’, finí ‘finii’, batói ‘battei’ e hasói ‘feci’). Ritracciare la storia dell’evoluzione del preterito appare di particolare interesse anche per le parlate occitane della Provenza. Se è vero che esiste una letteratura abbondante sul «provenzale», questa considera perlopiù due varietà: da una parte, la lingua letteraria rodaniana del XIX secolo, promossa dal movimento felibrista per la difesa della lingua e della cultura provenzali (Ford 1921: 1-5, Kremnitz 2002); dall’altra, il cosiddetto «antico provenzale», che altro non è che la lingua occitana medievale descritta a partire dalla lingua dei trovatori (in una varietà linguistica specializzata nell’esecuzione di testi musicali di genere, Field 2007) e da carte amministrative prodotte principalmente nell’ambito del Rouergue in Linguadoca occidentale (v. p. es. Brunel 1926 [1973] 3 ). 3 Sui 541 testi pubblicati da Brunel per il periodo 1034-1200, circa 400 furono prodotti in Linguadoca occidentale; altri in Linguadoca orientale, Guascogna e Limosino; e solo una decina in Provenza. Louise Esher 206 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Questo saggio, attingendo a descrizioni dialettali 4 delle parlate provenzali del XIX e XX secolo (sezioni 2-5), ritraccia l’evoluzione del riflesso del perfetto latino in queste parlate (sezione 6) avvalendosi altresì di documenti storici prodotti nell’area provenzale propriamente detta (sezione 7). I dati analizzati confermano che le descrizioni contenute nelle grammatiche dell’antico provenzale valgono anche per le varietà linguistiche medievali di Provenza e che, nella maggior parte dei casi, l’evoluzione subita dal preterito è comune a tutte le varietà di Provenza e Linguadoca. I dati storici, raffrontati con i dati comparativi, consentono inoltre di far luce su alcuni aspetti legati alla direzionalità (sezione 8, conclusione). 2. Le parlate marittime 2.1 Visione d’insieme La Tabella 2 mostra le forme tipiche del preterito delle coniugazioni principali per le parlate marittime: gli esiti della prima coniugazione latina in -a-, esemplificati da canta ‘cantare’; gli esiti della quarta coniugazione latina in -i-, esemplificati da flouri ‘fiorire’ e dourmi ‘dormire’; e gli esiti della terza coniugazione latina (alla quale fu incorporata la seconda), esemplificati da batre ‘battere’. Nella tradizione grammaticale occitana, come in quella francese, la coniugazione in -iviene spesso chiamata ‘seconda’ coniugazione; nella maggior parte delle parlate occitane, come in italiano, essa si divide in due tipi: uno produttivo con aumento tematico in alcune categorie e l’altro, ristretto a una ventina o trentina di lessemi, senza aumento. canta ‘cantare’ AFI flouri ‘fiorire’ AFI dourmi ‘dormire’ batre ‘battere’ 1sg cantèri kanˈteri flourissèri fluriˈseri dourmèri batèri 2sg cantères kanˈte̞ res flourissères fluriˈse̞ res dourmères batères 3sg cantè kanˈte flourissè fluriˈse dourmè batè 1pl canterian kanteˈrjaŋ flourisserian fluriseˈrjaŋ dourmerian baterian 2pl canterias kanteˈrjas flourisserias fluriseˈrjas dourmerias baterias 3pl cantèron kanˈteruŋ flourissèron fluriˈseruŋ dourmèron batèron Tabella 2. Paradigmi illustrativi del preterito nella zona marittima. Grafia mistraliana; conversione approssimativa in AFI secondo le indicazioni di Domenge (2002: 29-30, 105, 109, 125, 137) In questo sistema flessivo, tutti i paradigmi del preterito portano la stessa serie di esponenti personali, con la stessa alternanza dell’accento tonico (sulla vocale tema- 4 A differenza di quanto avviene per la Linguadoca e la Guascogna, gli atlanti linguistici non forniscono dati morfologici dettagliati e strettamente comparabili per la Provenza. 207 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Prospettive sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza tica al singolare e alla terza persona plurale, sulla sillaba seguente alla prima e alla seconda persona plurale) e le stesse vocali tematiche medie. Secondo Domenge (2002: 29-30) una realizzazione [e̞ ] o [ε] della vocale tematica sarebbe possibile anche nella prima e nella terza persona singolare e nella terza persona plurale; questa variazione di apertura non sembra però essere sistematica e tenderebbe verso [e]. Nella parlata di Mouans-Sartoux si osserva la stessa alternanza: [e] nella prima e nella seconda persona plurale ed [ε] nelle altre persone (Dalbera 1994: 279; v. anche sezione 6.2). 2.2 Distribuzione paradigmatica degli esponenti Per quanto concerne la distribuzione paradigmatica degli esponenti, risulta caratteristica del preterito solo la sequenza di vocale tematica media più -r- (Tabelle 2-4). La presenza di una vocale tematica media si riscontra anche al congiuntivo imperfetto (altra categoria che, come il preterito, risale al perfectum latino; Maiden 2001, 2005), che si caratterizza a sua volta per una serie di desinenze personali quasi identica a quella del preterito. Esso condivide infatti le desinenze -i, -es, -on con l’indicativo presente, il congiuntivo presente e il congiuntivo imperfetto, mentre le desinenze -ian, -ias sono condivise con l’indicativo imperfetto (di tutte le coniugazioni, inclusa la prima) e il condizionale sintetico. Le desinenze -ian, -ias sono gli esiti regolari degli imperfetti latini in - Ē b Ā mus, - Ē b Ā tis (seconda e terza coniugazione) e sono dunque le forme etimologicamente usuali all’imperfetto (tranne che nella prima coniugazione) e al condizionale; nella zona marittima queste forme vengono estese agli esiti del perfectum latino e agli imperfetti della prima coniugazione. Alla prima persona singolare, -i è frequente nelle parlate occitane ed è la desinenza etimologicamente usuale al preterito (Ronjat 1937: 154, Field 2003, Sutherland 1959: 63-64, Oliviéri/ Sauzet 2016: 334, Esher 2017). Alla seconda persona singolare, -s è l’esito regolare di -s in latino (da notare che in alcune varietà marittime le [s] finali hanno anche una realizzazione variabile come [r]; Ronjat 1932: 284, Domenge 2002: 85-88). Alla terza persona plurale, -on è il riflesso regolare di -unt, anch’esso esteso per analogia (Koschwitz 1973[1894]: 115). Nei verbi con aumento (Tabella 3), quest’ultimo assume la forma [is] e si ritrova in tutte le persone dell’indicativo presente e imperfetto, del congiuntivo presente e imperfetto nonché del preterito; si tratta in particolare dell’esito di -īsclatino che, dagli esiti dell’infectum latino, si è generalizzato a quelli del perfectum (Maiden 2004, Esher 2016). Louise Esher 208 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 pres. impf. ind. pres. cong. pret. impf. cong. fut. cond. 1sg flourìssi flourissiéu flourìssi flourissèri flourissèssi flourirai flouririéu 2sg flourisses flourissiés flourisses flourissères flourissèsses flouriras flouririés 3sg flourisse flourissié flourisse flourissè flourissèsse flourira flouririé 1pl flourissèn flourissian flourissen flourisserian flourissessian flouriren flouririan 2pl flourissès flourissias flourissés flourisserias flourissessias flourirés flouririas 3pl flourisson flourissien flourisson flourissèron flourissèsson flouriran flouririen Tabella 3. Forme sintetiche di flouri ‘fiorire’ (Domenge 2002: 137) In alcuni verbi il tema comune del preterito e del congiuntivo imperfetto è caratterizzato da un elemento velare tematico [sk] o [ɡ], presente in tutte le persone delle due categorie e anche in tutte le persone del congiuntivo presente. Nelle parlate descritte da Domenge (2002) prevale [ɡ]: aguèri ‘ebbi’, beguèri/ buguèri ‘bevvi’, creguèri ‘crebbi’, deguèri/ duguèri ‘dovei’, diguèri ‘dissi’, prenguèri ‘presi’, riguèri ‘risi’, vauguèri ‘valsi’, veguèri/ viguèri ‘vidi’, venguèri ‘venni’ e vouguèri ‘volli’, in contrapposizione a pousquèri ‘potei’ e visquèri ‘vissi’ con [sk]. Il tema del congiuntivo presente risulta invece diverso da quello del preterito e del congiuntivo imperfetto: al congiuntivo presente la vocale tematica media è assente e le forme del singolare e della terza persona plurale sono rizoatone. Nella storia delle lingue romanze, ivi comprese le parlate occitane, l’evoluzione fonologica delle vocali dipende dal contesto e soprattutto dall’accento tonico, per cui in molti verbi l’alternanza simultanea tra forme rizotoniche e rizoatone corrisponde a un’alternanza vocalica ormai morfologizzata (Maiden 2009, 2016, 2018). Quindi, come mostrato nell’esempio della Tabella 4, solo le forme della prima e della seconda persona plurale del congiuntivo presente hanno una radice atona [pusk] analoga a quella del preterito e del congiuntivo imperfetto, mentre le altre forme hanno una radice tonica [pwask]. pres. impf. ind. pres. cong. pret. impf. cong. fut. cond. 1sg pouàdi poudiéu pouàsqui pousquèri pousquèssi poudrai poudriéu 2sg pouades poudiés pouasques pousquères pousquèsses poudras poudriés 3sg pòu poudié pouasque pousquè pousquèsse poudra poudrié 1pl poudèn poudian pousquén pousquerian pousquessian poudren poudrian 2pl poudès poudias pousqués pousquerias pousquessias poudrés poudrias 3pl pouadon poudien pouascon pousquèron pousquèsson poudran poudrien Tabella 4. Forme sintetiche di poude/ pousque ‘potere’ (Domenge 2002: 161). <òu> corrisponde a [ɔw]; <ou> corrisponde a [u]; <oua>, <ouà> corrispondono a [wa]; <squ>, <sc> corrispondono a [sk]. Alcune parlate hanno pourrai ecc. al posto di poudrai ecc. al futuro e al condizionale. 209 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Prospettive sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza Nel caso di faire ‘fare’ (Tabella 5) si osserva una variazione nelle forme del preterito e dei due congiuntivi. Al preterito e al congiuntivo imperfetto esistono una radice velare [faɡ] e una asillabica [f]; il tipo velare è di creazione analogica, mentre il tipo asillabico risale agli antichi perfetti forti. Il tipo asillabico sarebbe più frequente secondo Domenge (2002: 213-17), i cui esempi indicano che si tratta di un caso di sovrabbondanza (Thornton 2011) in cui ciascun parlante dispone delle due possibilità. Al congiuntivo presente, il tema con la velare appare sia in tutte le forme personali che unicamente nelle forme della prima e della seconda persona plurale; in quest’ultimo caso, le altre persone conservano un tema [fas] che è un esito regolare di faciam ecc., affine a faci ecc. in catalano e a [je] fasse ecc. in francese. Infine, per il verbo èstre ‘essere’ si riscontra una moltitudine di temi comuni al preterito e al congiuntivo imperfetto: i tipi sichèri [siˈʧeri], sitgèri [siˈʤeri], siguèri [siˈɡeri], sieguèri [sjeˈɡeri], seguèri [seˈɡeri], fouguèri [fuˈɡeri] e fuguèri [fyˈɡeri] ‘fui’, ai quali si aggiunge il tipo fóussi [ˈfusi] ‘fossi’ per il congiuntivo imperfetto (Domenge 2002: 206-12). Questa variazione sarebbe in parte diatopica: Domenge osserva prevalentemente i temi [siʧ], [fuɡ] nella zona occidentale e i temi [siʤ], [fyɡ] nella zona orientale. Risulta chiaro tuttavia che i tipi [fuɡ]/ [fyɡ] risalgono a fuī ecc. con aggiunta analogica della velare, mentre i tipi [siʧ], [siʤ], [siɡ], [sjeɡ] e [seɡ] sarebbero forme più recenti create analogicamente a partire dal congiuntivo presente, che aveva forme simili nel XVI secolo (Domenge 2002: 207); anche nel caso di [siʧ] non è impossibile l’influenza del verbo sache/ saupre/ saupe ‘sapere’, in cui il tema [saʧ] è etimologico al congiuntivo presente e si estende in seguito al preterito e al congiuntivo imperfetto (p. es. sachèri [saˈʧeri] ‘seppi’, Domenge 2002: 172). pres. impf. ind. pres. cong. o pret. o impf. cong. o fut. cond. 1sg fau fahiéu fàgui fàssi faguèri fèri faguèssi fèssi farai fariéu 2sg fas fahiés fàgues fasses faguères fères faguèsses fèsses faras fariés 3sg fa fahié fague fasse faguè fè faguèsse fèsse fara farié 1pl fèn fahian faguén faguén faguerian ferian faguessian fessian faren farian 2pl fès fahias fagués fagués faguerias ferias faguessias fessias farés farias 3pl fan fahien fagon fasson faguèron fèron faguèsson fèsson faran farien Tabella 5. Forme sintetiche di faire ‘fare’ (Domenge 2002: 135). <h> all’indicativo imperfetto indica uno iato dovuto alla caduta della [z]; certe parlate mantengono la [z], quindi fasiéu ecc., all’imperfetto Louise Esher 210 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 3. Le parlate rodaniane 3.1 Visione d’insieme e distribuzione paradigmatica degli esponenti A livello distribuzionale, i paradigmi del preterito rilevati da Martin/ Moulin (2007) per le parlate rodaniane (Tabella 6) sono molto simili a quelli delle parlate marittime. Vi si ritrova la serie di esponenti comune a tutte le coniugazioni, con vocale tematica media, consonante tematica -re alternanza tra forme accentuate sulla vocale tematica al singolare e alla terza persona plurale e forme accentuate sulla sillaba seguente. Si riscontra inoltre che la prima persona singolare termina in [e] (Martin/ Moulin 2007: 80), che le [s] finali delle seconde persone cadono in maniera variabile e che la <t> finale della terza persona singolare si realizza soltanto nei contesti caratterizzati da legamento stretto (Ronjat 1937: 179, 185). Per quanto concerne l’apertura della vocale tematica, l’autore si limita a descrivere la convenzione grafica secondo cui <è> indica [ε], mentre <é> ed <e> indicano [e]; l’alternanza nell’apertura corrisponde dunque a quella dell’accentuazione, tanto nel preterito come nel congiuntivo imperfetto. Tale distribuzione di [ε] ed [e] corrisponde esattamente al sistema fonologico di molte parlate occitane, in cui la vocale [ε] è ammessa soltanto nelle sillabe toniche, mentre la vocale [e] esiste sia in quelle toniche che in quelle atone (Oliviéri/ Sauzet 2016: 322-24). parlar ‘parlare’ AFI finir ‘finire’ AFI partir ‘partire’ batre ‘battere’ 1sg parlère parˈlεre finiguère finiˈɡεre partiguère bateguère 2sg parlères parˈlεres finiguères finiˈɡεres partiguères bateguères 3sg parlèt parˈlε finiguèt finiˈɡε partiguèt bateguèt 1pl parleriam parleˈrjaŋ finigueriam finiɡeˈrjaŋ partigueriam bategueriam 2pl parleriatz parleˈrjas finigueriatz finiɡeˈrjas partigueriatz bategueriatz 3pl parlèron parˈlεruŋ finiguèron finiˈɡεruŋ partiguèron bateguèron Tabella 6. Paradigmi illustrativi del preterito nella zona rodaniana. Grafia classica; conversione approssimativa in AFI secondo le indicazioni di Martin/ Moulin (2007: 17, 23, 25-27, 89-96, 101- 02, 159) La particolarità della flessione del preterito nelle parlate rodaniane rispetto alle parlate marittime riguarda la forma e la distribuzione degli aumenti. Nei lessemi del tipo finir si osservano due aumenti distinti: un [is] come continuazione di -isce un [iɡ] limitato al preterito, al congiuntivo imperfetto e al congiuntivo presente (Tabella 7). I lessemi del tipo partir, che nelle parlate marittime non hanno aumento, conoscono soltanto l’aumento [iɡ], che appare al preterito e al congiuntivo imperfetto, ma non al congiuntivo presente (Tabella 8). Infine, i lessemi del tipo batre si coniugano come 211 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Prospettive sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza partir, ma con futuro e condizionale in batrai ecc. e con aumento [eɡ] invece di [iɡ] (Martin/ Moulin 2007: 101-02). Alcune osservazioni tratte da Savinian (1978[1882]: 54-55) e Ronjat (1937: 224), successivamente discusse in Esher (2020), suggeriscono un terzo schema distribuzionale in cui l’aumento [iɡ] appare anche alla prima e alla seconda persona plurale del congiuntivo presente dei verbi del tipo partir. Questo schema ricorda quello osservato per il tema velare di faire nelle parlate marittime (Tabella 5). pres. impf. ind. pres. cong. pret. impf. cong. fut. cond. 1sg finisse finissiáu finigue finiguère finiguèsse finirai finiriáu 2sg finisses finissiás finigues finiguères finiguèsses finiras finiriás 3sg finisse finissiá finigue finiguèt finiguèsse finira finiriá 1pl finissèm finissian finiguem finigueriam finiguessiam finiren finirian 2pl finissètz finissias finiguetz finigueriatz finiguessiatz finiretz finirias 3pl finisson finissián finigan finiguèron finiguèsson finiran finirián Tabella 7. Forme sintetiche di finir ‘finire’ (Martin/ Moulin 2007: 93-95) pres. impf. ind. pres. cong. pret. impf. cong. fut. cond. 1sg parte partiáu parte partiguère partiguèsse partirai partiriáu 2sg partes partiás partes partiguères partiguèsses partiras partiriás 3sg parte partiá parte partiguèt partiguèsse partira partiriá 1pl partèm partian partem partigueriam partiguessiam partiren partirian 2pl partètz partias partetz partigueriatz partiguessiatz partiretz partirias 3pl parton partián partan partiguèron partiguèsson partiran partirián Tabella 8. Forme sintetiche di partir ‘partire’ (Martin/ Moulin 2007: 93-95) Anche nelle parlate rodaniane il tema comune del preterito e del congiuntivo imperfetto è caratterizzato da un elemento velare tematico [sk] o [ɡ]. In particolare, [ɡ] interessa ancora più lessemi che nelle parlate marittime: nelle parlate rodaniane si ha per esempio anche conoguère ‘conobbi’, escriguère ‘scrissi’, naisseguère ‘nacqui’, creisseguère ‘crebbi’, plaguère ‘piacqui’, poguère ‘potei’ (Martin/ Moulin 2007: 103-16). A seconda dei lessemi, la velare appare anche in tutte le persone del congiuntivo presente (p. es. digue ‘io dica’ come in diguère ed escrigue ‘io scriva’ come in escriguère) oppure, più raramente, il congiuntivo presente mantiene una forma distinta (p. es. nasque ‘io nasca’ in contrapposizione a naisseguère e pòsque ‘io possa’ in contrapposizione a poguèri). Si riscontra nelle parlate rodaniane la stessa variazione tra le forme del tipo faguère e fère al preterito e al congiuntivo imperfetto di faire ‘fare’ (Martin/ Moulin Louise Esher 212 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 2007: 109). Quanto a èsser/ èstre ‘essere’, Martin/ Moulin (2007: 86) indicano come rodaniani i tipi fuguère e siguère. 3.2 La flessione del preterito nelle parlate del Gard L’area rodaniana comprende anche la zona orientale del dipartimento di Gard, per la quale disponiamo dei dati morfologici inediti dell’Atlas linguistique du Languedoc oriental (ALLOr, Boisgontier 1981-1986). Questi dati, che confermano quelli riportati da Ronjat (1937: 187), evidenziano una serie di flessioni leggermente diversa rispetto a quella appena illustrata per le parlate rodaniane (Tabella 9). L’interesse principale di queste flessioni risiede nel fatto che la serie di esponenti comuni ai preteriti di tutte le coniugazioni non ha la consonante tematica -ralla prima e alla seconda persona plurale; queste forme non terminano in -eriam, -eriatz, ma in -èm [εn]/ [εŋ], -ètz [εs] (per la distribuzione geografica, v. Casagrande 2011: carta 31). Secondo Ronjat (1937: 187) le forme ossitone in -èm, -ètz sarebbero conservatrici. Esse somigliano infatti a quelle riportate nei manuali di occitano medievale, ovvero portém ‘portammo’, portètz ‘portaste’, vendém ‘vendemmo’ e vendètz ‘vendeste’ (Skårup 1997: 107-11; Wheeler 2012), con la sola differenza dell’apertura della vocale desinenziale alla prima persona plurale: [e] nel Medioevo a fronte di [ε] nelle parlate contemporanee. Notiamo quindi come, nella zona del Gard, la fusione tra gli esiti del perfetto e del piuccheperfetto non interessa né la prima né la seconda persona plurale. Le forme in -iam, -iatz si trovano invece, come nelle altre parlate rodaniane, all’indicativo imperfetto e al condizionale, dove sono etimologiche, oppure al congiuntivo imperfetto, dove vengono introdotte per analogia. cantar ‘cantare’ AFI bastir ‘costruire’ AFI partir ‘partire’ vendre ‘vendere’ 1sg cantère kanˈtεre bastiguère bastiˈɡεre partiguère vendeguère 2sg cantères kanˈtεres bastiguères bastiˈɡεres partiguères vendeguères 3sg cantèt kanˈtε bastiguèt bastiˈɡε partiguèt vendeguèt 1pl cantèm kanˈtεŋ bastiguèm bastiˈɡεŋ partiguèm vendeguèm 2pl cantètz kanˈtεs bastiguètz bastiˈɡεs partiguètz vendeguètz 3pl cantèron kanˈtεru bastiguèron bastiˈɡεru partiguèron vendeguèron Tabella 9. Paradigmi illustrativi del preterito nella parlata di Uzès (punto d’inchiesta ALLOr 30.13). Conversione in grafia classica e AFI dalla trascrizione in alfabeto Gilliéron-Rousselot La distribuzione degli aumenti per la coniugazione in -i- (Tabella 10) segue esattamente quella illustrata nella Tabella 7. Per i verbi partir, morir ecc. questa distribuzione dipende dalle parlate: in alcune parlate del Gard questi verbi sono interamente assimilati al tipo finir e vi è sempre aumento; in altre parlate, compresa quella di 213 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Prospettive sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza Uzès, l’aumento [iɡ] appare invece al preterito, al congiuntivo imperfetto e alla prima e alla seconda persona plurale del congiuntivo presente, ma non nelle altre forme. Per quanto concerne la coniugazione in -e-, l’aumento [eɡ] appare in tutte le forme del preterito e del congiuntivo imperfetto (Tabella 11), mentre nei verbi irregolari con tema velare la velare si trova anche nel congiuntivo presente (p. es. fague ‘faccia’, faguère ‘feci’ e faguèsse ‘facessi’). pres. impf. ind. pres. cong. pret. impf. cong. fut. cond. 1sg basˈtise bastiˈsjεj basˈtiɡe bastiˈɡεre bastiˈɡεse bastiˈraj bastiˈrjεj 2sg basˈtises bastiˈsjεs basˈtiɡes bastiˈɡεres bastiˈɡεses bastiˈras bastiˈrjεs 3sg basˈtis bastiˈsjε basˈtiɡe bastiˈɡε bastiˈɡεse bastiˈra bastiˈrjε 1pl bastiˈsεŋ bastiˈsjaŋ bastiˈɡeŋ bastiˈɡεŋ bastiɡeˈsjaŋ bastiˈreŋ bastiˈrjaŋ 2pl bastiˈsεs bastiˈsjas bastiˈɡes bastiˈɡεs bastiɡeˈsjas bastiˈres bastiˈrjas 3pl basˈtisu bastiˈsjεŋ basˈtiɡu bastiˈɡεru bastiˈɡεsu bastiˈraŋ bastiˈrjεŋ Tabella 10. Forme sintetiche di bastir ‘costruire’ nella parlata di Uzès (punto d’inchiesta ALLOr 30.13). Conversione in AFI dalla trascrizione in alfabeto Gilliéron-Rousselot pres. impf. ind. pres. cong. pret. impf. cong. fut. cond. 1sg ˈvende venˈdjεj ˈvende vendeˈɡεre vendeˈɡεse vendˈraj vendˈrjεj 2sg ˈvendes venˈdjεs ˈvendes vendeˈɡεres vendeˈɡεses vendˈras vendˈrjεs 3sg ven venˈdjε ˈvende vendeˈɡε vendeˈɡεse vendˈra vendˈrjε 1pl venˈdεŋ venˈdjaŋ venˈdjeŋ vendeˈɡεŋ vendeɡeˈsjaŋ vendˈreŋ vendˈrjaŋ 2pl venˈdεs venˈdjas venˈdjes vendeˈɡεs vendeɡeˈsjas vendˈres vendˈrjas 3pl ˈvendu venˈdjεŋ ˈvendu vendeˈɡεru vendeˈɡεsu vendˈraŋ vendˈrjεŋ Tabella 11. Forme sintetiche di vendre ‘vendere’ nella parlata di Uzès (punto d’inchiesta ALLOr 30.13). Conversione in AFI dalla trascrizione in alfabeto Gilliéron-Rousselot 4. Le parlate nizzarde 4.1 Visione d’insieme e distribuzione paradigmatica degli esponenti Per le parlate nizzarde, la grammatica di Toscano (1998) propone i paradigmi riprodotti nella Tabella 12, che corrispondono in tutto e per tutto a quelli di Compan (1965: 64-90), Gasiglia (1984: 218-19, 225-32) e Toscano (1996) 5 . In queste parlate 5 Una peculiarità dei modelli di coniugazione forniti da Blaquiera (2003) è la presenza quasi sistematica della sovrabbondanza (Thornton 2011) alla prima e alla seconda persona del plurale, dove Louise Esher 214 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 tutte le coniugazioni mostrano la stessa serie di flessioni con -rin tutte le persone, eccetto nella terza singolare, e la stessa alternanza della vocale tematica tra <è> [ε] tonica ed <e> [e] atona. Il sistema flessivo risulta quindi abbastanza simile a quello delle parlate marittime e rodaniane (tranne nella zona del Gard). Come anche nelle parlate marittime, la prima persona singolare termina in [i]. Quanto alle forme della terza persona singolare, gli autori sono discordi: secondo Martin/ Moulin (2007: 159) la [t] finale della terza persona singolare è mantenuta ([kanˈtεt] ecc.), per Dalbera (1994: 268-69, 279) la consonante finale è assente ([kanˈte] a Nizza e [kanˈtε] nelle parlate vicine) e stando a Ronjat (1937: 179, 185) la [t] finale appare soltanto nei contesti caratterizzati da legamento stretto. Questa variazione diatopica e contestuale ci indica che le forme della terza persona singolare in [ε], [e] provengono da forme più antiche in [εt], [et], come quelle attestate nella maggior parte delle parlate della Linguadoca. cantar ‘cantare’ AFI finir ‘finire’ AFI partir ‘partire’ batre ‘battere’ 1sg cantèri kanˈtεri finissèri finiˈsεri partèri batèri 2sg cantères kanˈtεres finissères finiˈsεres partères batères 3sg cantèt kanˈte finissèt finiˈse partèt batèt 1pl canteriam kanteˈrjaŋ finisseriam finiseˈrjaŋ parteriam bateriam 2pl canteriatz kanteˈrjas finisseriatz finiseˈrjas parteriatz bateriatz 3pl cantèron kanˈtεru finissèron finiˈsεru partèron batèron Tabella 12. Paradigmi illustrativi del preterito nella parlata di Nizza (Toscano 1998). Grafia classica e trascrizione AFI basata su Dalbera (1994: 268-69) La distinzione tra il tipo finir con aumento e il tipo partir senza aumento è mantenuta: nel primo caso non vi è aumento in nessuna categoria, mentre nel secondo si osserva un’estensione massima dell’aumento [is] < -īscin tutte le categorie finite, inclusi il futuro e il condizionale (Tabella 13). Nelle parlate nizzarde non è attestato un aumento [iɡ] e i lessemi del tipo batre non hanno aumento [eɡ]. coesistono forme in -erian, -erias [-erˈjaŋ, -erˈjas] e in -ererian, -ererias [-ererˈjaŋ, -ererˈjas] con reduplicazione della sillaba [er] (p. es. canterian, cantererian ‘cantammo’, canterias, cantererias ‘cantaste’; e vourgerian, vourgererian ‘volemmo’, vourgerias, vourgererias ‘voleste’). Poiché l’esistenza di tali forme non viene confermata da altre grammatiche nizzarde né in altre parlate occitane, sembrano del tutto improbabili. La loro presenza nell’opera di Blaquiera risulta ancora di più singolare se si considera che raccoglie oltre un centinaio di tabelle di coniugazione, tutte manoscritte da un autore felibrista impegnato nella difesa delle parlate nizzarde; come mai egli avrebbe insistito tanto su questo fenomeno se non fosse realmente esistito? 215 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Prospettive sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza pres. impf. ind. pres. cong. pret. impf. cong. fut. cond. 1sg finissi finissii finissi finissèri finissèssi finisserai finisserii 2sg finisses finissies finisses finissères finissèsses finisseràs finisseries 3sg finisse finissia finisse finissèt finissèsse finisserà finisseria 1pl finissèm finissiavam finissèm finisseriam finissessiam finisserèm finisseriam 2pl finissètz finissiavatz finissètz finisseriatz finissessiatz finisserètz finisseriatz 3pl finísson finissíon finísson finissèron finissèsson finisseràn finisseríon Tabella 13. Forme sintetiche di finir ‘finire’ nella parlata di Nizza (Toscano 1998: 102). Grafia classica 4.2 Radici delle forme perfettive Nelle parlate nizzarde il tema del preterito dei verbi irregolari comporta spesso una velare tematica, quasi sempre / ɡ/ , come in siguèri/ foguèri ‘fui’, auguèri ‘ebbi’, faguèri ‘feci’, tenguèri ‘tenni’, venguèri ‘venni’, vorguèri ‘volli’, beuguèri ‘bevvi’, escriuguèri ‘scrissi’ e viuguèri/ vivèri ‘vissi’, ma anche posquèri ‘potei’ con aumento tematico / sk/ , e anèri ‘andai’ e conoissèri ‘conobbi’ senza velare (Toscano 1996, 1998). Nella parlata di Nizza si osserva una divergenza parziale della vocale tematica tra il congiuntivo imperfetto, dove la vocale è sempre [e] semichiusa, e il preterito, dove si realizza [ε] in alcune persone (Dalbera 1994: 269, Toscano 1996, 1998). Indipendentemente dal timbro vocalico, il tema del preterito corrisponde sistematicamente a quello del congiuntivo imperfetto. In molti verbi corrisponde anche al radicale del congiuntivo presente (tuttavia senza vocale tematica tonica), come alla prima persona singolare in sigui ‘sia’, augui ‘abbia’, fagui ‘faccia’ (Compan 1965: 86 dà anche fàssi), beugui ‘beva’, escriugui ‘scriva’ e conoissi ‘conosca’. Nelle forme del singolare e della terza persona plurale si notano altresì alcune divergenze vocaliche, come in poasqui ‘io possa’, tèngui ‘io tenga’, vèngui ‘io venga’ e voargui ‘io voglia’, che derivano dall’antica differenziazione tra le vocali medie nelle sillabe toniche e atone, successivamente morfologizzata nelle lingue romanze (Maiden 2009, 2018). Infine, alla prima e alla seconda persona plurale, il tema corrisponde a quello del preterito e del congiuntivo imperfetto (tranne per il verbo suppletivo anar ‘andare’, il cui congiuntivo presente è vàgui, vàgues, vàgue, anem, anetz, vàgon). Le fonti consultate non indicano le forme fèri, fori ecc. al preterito per le parlate nizzarde. Louise Esher 216 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 5. Le parlate alpine 5.1 Perdita del preterito nella zona alpina Il preterito non si è conservato in tutte le parlate occitane: in alcune regioni è stato sostituito dal perfetto composto, come in francese (Foulet 1920, Meillet 1921, Wilmet 1970) e nelle parlate italoromanze settentrionali (Benincà/ Parry/ Pescarini 2016: 193). Questa evoluzione interessa in particolare le parlate della costa atlantica in Guascogna (Allières 1971) e varie parlate della zona alpina (Ronjat 1937: 194). Il preterito è pertanto assente nei testi che descrivono le parlate di La Croix (Dalbera 1994: 280-82) e Entraunes (Blinkenberg 1939) 6 . Per la Valle di Barcelonnette, anche se Arnaud/ Morin (1920) forniscono alcuni paradigmi del preterito, secondo Chabrand/ de Rochas d’Aiglun (1877: 7) questa categoria non era più in uso. Questa discrepanza troverebbe una spiegazione nelle osservazioni di Sibille (2003: 267), secondo cui i dati raccolti da Arnaud/ Morin sarebbero dovuti all’imitazione di altre parlate provenzali. Quanto alle parlate di Beuil e Seyne, anche se gli studi condotti da Blinkenberg (1948) e Quint (1998) hanno permesso di risalire a forme flessive del preterito, entrambi gli autori rimarcano come il preterito vada cadendo in disuso: a Beuil, i testimoni più anziani conoscono le forme del preterito, ma usano molto più frequentemente il perfetto composto come in [siu esˈta] ‘sono stato’ o [ai aˈɡy] ‘ho avuto’ (Blinkenberg 1948: 104-05); a Seyne, il preterito si usa alla terza persona plurale, ma più raramente alla prima persona singolare (Quint 1998: 47). 5.2 Visione d’insieme Per le parlate che ancora conservano forme del preterito risulta esemplificativa la visione generale che ne dà Rolland (1982), i cui dati, riprodotti nella Tabella 14, illustrano le varianti più correnti nella zona alpina. 6 Da notare che in nessuna delle varietà occitane alpine del Piemonte si mantiene il preterito (Sibille 2019: 133; si veda p. es. Jourdan 2009 per la Val Vermenagna, Amaro-Péguy 2014 per Usseaux); le forme del preterito consigliate dalla Commissione Internazionale per la Normalizzazione Linguistica dell’Occitano Alpino sono semplici ricostruzioni, presentate come potenzialmente utili per il registro colto della lingua (Bianco/ Bronzati/ Effantin/ Martel/ Pellerino 2008: 68). Per alcune testimonianze storiche, si veda p. es. Borghi Cedrini 2017[1984]). 217 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Prospettive sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza parlar ‘parlare’ AFI fenir ‘finire’ AFI partir ‘partire’ vendre ‘vendere’ 1sg parlèro parˈlεru fenissèro feniˈsεru partèro vendèro 2sg parlères parˈlεrej fenissères feniˈsεrej partères vendères 3sg parlèc parˈlεk fenissèc feniˈsεk partèc vendèc 1pl parleriàm parleˈrjaŋ fenisseriàm feniseˈrjaŋ parteriam venderiàm 2pl parleriàtz parleˈrja: fenisseriàtz feniseˈrja: parteriatz venderiàtz 3pl parlèron parˈlεruŋ fenissèron feniˈsεruŋ partèron vendèron Tabella 14. Paradigmi illustrativi del preterito nella zona alpina (Rolland 1982: 41-65). Grafia classica: <o> corrisponde a [u] Anche in queste parlate, tutte le coniugazioni presentano la stessa serie di esponenti con vocale tematica media e consonante tematica -r-. In alcune parlate alpine la terza persona singolare termina in -èt [ˈε], analogamente ad altre parlate di altre zone provenzali (Moutier 1882: 80, Rolland 1982: 44, Bouras/ Espinas/ Bayle/ Méjean 2002: 57-70, Sibille 2003: 255), mentre la forma in -èc [ˈεk] sarebbe caratteristica del Queyras a sud-ovest di Briançon (Chabrand/ de Rochas d’Aiglun 1877: 18-25, Rolland 1982) o Embrun (Sibille 2003: 255, 273). Altre peculiarità alpine sono l’allungamento della vocale finale della seconda persona plurale in seguito alla caduta delle consonanti finali (Sibille 2003: 194-96; alla seconda persona singolare la [s] finale si vocalizza in [j]) e la presenza di un esponente [u] alla prima persona singolare. Secondo Ronjat (1937: 153-55) e Gasiglia (1984: 211) quest’ultimo fenomeno sarebbe l’esito regolare di -o in latino, generalizzato per analogia al preterito; secondo Dalbera (1994: 600-01) e Sibille (2003: 470-72) sarebbe invece un’innovazione analogica sulla falsariga di forme quali [daw] ‘do’ e [faw] ‘faccio’. Alla prima e alla seconda persona plurale Rolland (1982: 58) rimarca una variazione diatopica: le forme in -eriàm, -eriàtz sarebbero state introdotte più recentemente dalle altre parlate provenzali (dove sono generalizzate; v. sezioni 2-4), mentre -erèm [eˈrεŋ], -erètz [eˈrε: ] sarebbero caratteristiche del Queyras ed -eràm [eˈr-n], -eràtz [eˈra: ] dell’Ubaye. Le osservazioni di Rolland trovano conferma in altri autori: per il Queyras, Chabrand/ de Rochas d’Aiglun (1877: 18-25) segnalano 7 -éren [eren], -ére [ere]; per l’Ubaye, Arnaud/ Morin (1920: 264-68, 297-312), rifacendosi ad altre parlate della Provenza (Sibille 2003: 267), segnalano i due tipi -eràn, -erà ed -eriàn, -erià, di cui il primo sarebbe autoctono e il secondo introdotto. Il grado di apertura della vocale tematica nelle parlate alpine risulta variabile. Rolland (1982: 44) evidenzia una chiara distinzione tra [ε] tonica (al singolare e alla terza persona plurale) ed [e] atona (alla prima e alla seconda persona plurale), ma 7 Senza tuttavia indicare chiaramente l’accento tonico, l’apertura vocalica o la lunghezza. Louise Esher 218 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 tale differenza non viene confermata da altri autori. Nella Drôme, Moutier (1882) 8 e Bouras/ Espinas/ Bayle/ Méjean (2002) osservano la presenza della [ε] tonica per tutte le persone, mentre secondo Bouras/ Espinas/ Bayle/ Méjean (2002: 17) l’opposizione tra [e] ed [ε] non sarebbe stabile. Nel Queyras e nell’Ubaye, sia Chabrand/ de Rochas d’Aiglun (1877: 18-25) che Arnaud/ Morin (1920: 296-306) segnalano [e] per tutte le persone. A Seyne, Quint (1998: 47, 55-84) rileva tutte e tre le possibilità a seconda del lessema. Per quanto concerne gli aumenti della coniugazione in -i-, Rolland (1982) indica la stessa distribuzione riportata nelle Tabelle 1 e 2 per le parlate marittime: nei verbi del tipo fenir con aumento -iss-, questo aumento è presente in tutte le persone dell’indicativo presente, dell’indicativo imperfetto, del congiuntivo presente, del preterito e del congiuntivo imperfetto; nei verbi del tipo partir senza aumento -iss-, non vi è nessuno aumento al preterito e al congiuntivo imperfetto. I dati relativi al tipo finir trovano conferma in Chabrand/ de Rochas d’Aiglun (1877: 21-22), Arnaud/ Morin (1920: 299-301), Quint (1998: 58) e Bouras/ Espinas/ Bayle/ Méjean (2002: 59). I dati relativi al tipo partir sono invece più rari e, almeno nel caso di Barcelonette, sembra che tali verbi siano pienamente assimilati sia al tipo fenir che al tipo vendre (Arnaud/ Morin 1920: 302-03). A questo riguardo occorre segnalare i dati di Moutier (1882: 80-81), che mostrano un sistema simile ma non identico a quello descritto da Martin/ Moulin per l’area rodaniana (Tabelle 6 e 7): da una parte, verbi con aumento [is] in tutte le persone dell’indicativo presente, dell’indicativo imperfetto, del congiuntivo presente e con aumento [iɡ] al preterito e al congiuntivo imperfetto (p. es. legissou ‘leggo’, legissiou ‘leggevo’, in opposizione a legiguèrou ‘lessi’, legiguèssou ‘io leggessi’); dall’altra, verbi con aumento [iɡ] unicamente al preterito e al congiuntivo imperfetto (p. es. sentou ‘sento’, sentiou ‘sentivo’, in opposizione a sentiguèrou ‘sentii’, sentiguèssou ‘io sentissi’). I dati raccolti da Moutier si differenziano da quelli rodaniani per quanto attiene al congiuntivo presente, che non porta mai lo stesso aumento del preterito e del congiuntivo imperfetto: o non ha aumento (sentou ‘io senta’) o porta l’aumento [is] (legissou ‘io legga’). Anche se la maggior parte degli autori non rileva il fenomeno dell’aumento nella terza coniugazione, le grammatiche di Arnaud/ Morin (1920: 304) e Rolland (1982: 63) segnalano la presenza di una variazione. A questo proposito, l’ipotesi diatopica di Rolland, secondo cui le forme in [eɡ] sarebbero state introdotte da parlate più centrali, risulta decisamente più convincente di quella avanzata da Arnaud/ Morin, che ammettono la variazione soltanto alla prima e alla seconda persona singolare (quindi rendérou, rendeguérou [renˈderu, rendeˈɡeru] ‘resi’, ma rendé [renˈde] ‘rese’). 8 Per il preterito Moutier (1882: 80) riporta per esempio chantèrou, chantèreis, chantè, chantèrim, chantèris, chantèran [-ˈεru, -ˈεrejs, -ˈε, -ˈεrim, -ˈεris, -ˈεran]. Le forme in -im, -is si sarebbero prodotte per la chiusura di [e]. 219 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Prospettive sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza In sintesi, la variabilità che caratterizza l’area alpina è il risultato di alcune specificità di questa zona, come pure della presenza di varie strutture condivise con le parlate limitrofe, sia per averne subito recentemente l’influenza sia per via di evoluzioni comuni. 5.3 Radici delle forme perfettive Per quanto concerne l’allomorfia radicale, in molti verbi irregolari il tema del preterito ha una velare tematica, in generale / ɡ/ , come in seguèro/ foguèro ‘fui’, aguèro ‘ebbi’, faguèro ‘feci’, tenguèro ‘tenni’, venguèro ‘venni’, vouguèro ‘volli’ e poguèro ‘potei’ (Rolland 1982). Questo tema velare appare sistematicamente anche al congiuntivo imperfetto 9 , ma raramente in altre categorie sintetiche. In particolare, il congiuntivo presente alla prima persona singolare degli stessi verbi è siéiu ‘sia’, aiu ‘abbia’, fassiu ‘faccia’, tèniu ‘tenga’, vèniu ‘venga’, vòliu ‘voglia’ e poissiu ‘possa’, con tema distinto e chiaramente etimologico. Considerato che in alcune località per il verbo aver si registrano forme di congiuntivo presente del tipo àgue, Rolland (1982: 51) suppone che queste siano le forme più antiche e che le forme senza velare provengano da una vocalizzazione di / ɡ/ in posizione intervocalica. Tuttavia questa ipotesi pare essere assai dubbia. Da una parte, vista la forte somiglianza tra le forme del congiuntivo presente e quelle latine corrispondenti, nulla impedisce che le prime siano esiti regolari delle seconde; dall’altra, l’estensione lessicale della velare al preterito e al congiuntivo imperfetto nelle parlate alpine è più limitata che nelle parlate del Gard o della Linguadoca orientale. A questo proposito, Rolland segnala per esempio anèro ‘andai’, bevèro ‘bevvi’, conoissèro ‘conobbi’ e escrivèro ‘scrissi’ senza velare, precisando tuttavia che per quest’ultima forma, pur esistendo forme velari come escriguèro ‘scrissi’ ecc., queste sono attestate ‘à la limite provençale’ dell’area alpina (1982: 73). Anche Sibille (2003: 476) rileva una minore estensione analogica della velare nella zona di Briançon, sia in altri lessemi che al congiuntivo presente. Anche se nella maggior parte delle descrizioni di queste parlate non si trova più traccia dei tipi foro, fèro ‘fui’, il tipo fèro ‘feci’ sarebbe conosciuto nello Champsaur vicino a Embrun (Rolland 1982: 74). Moutier (1882: 75, 82) cita inoltre feirou ‘feci’ e furou ‘fui’, sebbene quest’ultimo stia cadendo in disuso. 6. Analisi comparativa dei dati diatopici Vista l’ampia diversità diatopica delle parlate occitane in generale, tanto in ambito fonologico che morfologico (v. p. es. Allières 1971, Ronjat 1937, Casagrande 2011, 9 Le rare eccezioni citate da Maiden (2018: 72) sono da attribuirsi alle descrizioni lacunose degli studi consultati. Louise Esher 220 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Massourre 2012, Oliviéri/ Sauzet 2016), risulta in un certo modo sorprendente la coerenza dimostrata dalle forme del preterito nelle parlate contemporanee della Provenza: la struttura generale del sistema cambia appena tra le parlate delle diverse zone e corrisponde a grandi linee ai sistemi conosciuti in Linguadoca. Tale coerenza ci fa supporre numerose evoluzioni comuni alle parlate della Linguadoca e della Provenza. Questa sezione presenta una sintesi delle evoluzioni distinguibili a partire dai dati comparativi. Nella sezione 7 si forniranno poi elementi di datazione concreti attraverso l’analisi di fonti storiche scritte. 6.1 Le consonanti tematiche [r], [t] e [k] In quasi tutte le parlate, la consonante tematica [r] appare in tutte le persone tranne nella terza singolare. In quest’ultimo caso, la terminazione è in [t] o in vocale nella maggior parte delle parlate (per via della caduta regolare della [t] finale), anche se esistono casi di terminazione regolare in [k]. Sotto questo aspetto i sistemi flessivi della Provenza corrispondono in tutto e per tutto a quelli della Linguadoca ed è dunque possibile avanzare le medesime ipotesi circa la loro evoluzione. Innanzitutto, come in Linguadoca, si sarebbe generalizzata a tutti i lessemi una serie di forme deboli derivate dai perfetti latini in -dedī ecc., mentre le forme in -rsarebbero dovute a una fusione tra questi perfetti, che portavano l’esponente -ersoltanto alla terza persona plurale (p. es. ded Ē runt), e quello del piuccheperfetto indicativo latino, che portava l’esponente -erin tutte le persone (p. es. dederam, deder Ā s ecc.). In Linguadoca l’esito del piuccheperfetto indicativo si mantiene fino al Medioevo come condizionale ipotetico (Henrichsen 1955, Jensen 1994), funzione in cui verrà sostituito successivamente dal condizionale sintetico e dal congiuntivo imperfetto. In seguito, le forme del condizionale ipotetico si confondono con quelle del preterito (Ronjat 1937: 181). Questa evoluzione viene favorita dalla forte somiglianza tra le due categorie alla terza persona plurale, essenzialmente per due motivi: da una parte, le poche parlate che mantengono più a lungo un riflesso del piuccheperfetto indicativo distinto dal preterito non hanno mai sviluppato forme di preterito con -r, né in Guascogna (Allières 1971: 255) né nelle Alpi italiane (Sibille 2003: 467) 10 ; dall’altra, il preterito in -erè attestato in alcune parlate della Linguadoca orientale con funzione ipotetica (Camproux 1962: 430), mentre questa funzione è sconosciuta nel preterito nelle lingue romanze. Nel caso di una fusione, questi fenomeni ne sarebbero la conseguenza logica. Tuttavia, prendendo come vera l’ipotesi - proposta da Bybee/ Brewer (1980) e, più tardi, da Oliviéri/ Sauzet (2016: 337) - di un’influenza 10 Per un’analisi della conservazione attuale del riflesso del piuccheperfetto indicativo latino in alcune parlate occitane delle Alpi italiane, si veda Sibille (2019: 169-72). 221 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Prospettive sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza analogica esercitata dalla sola terza persona plurale sulle altre persone del preterito, questi fenomeni rimangono senza spiegazione e risultano addirittura sorprendenti. Quanto alla terza persona, analogamente a quanto osservato in Linguadoca, non mantiene il riflesso del piuccheperfetto, ma conserva esiti del perfetto. In gran parte delle parlate, analogamente a quanto avviene in Linguadoca, le forme della terza persona portano, o portavano, una [t] finale che deriva dalla -t finale della forma latina stetit ‘stette’ (Wheeler 2011: 198, 2012: 20); nelle parlate dove la consonante finale è caduta, la sua presenza si deduce dalla realizzazione [t] nei contesti caratterizzati da legamento. In alcune parlate alpine, come in alcune parlate della Linguadoca occidentale (Ronjat 1937: 179, 181, 192), le forme della terza persona portano piuttosto una [k] finale, apparsa per evoluzione fonologica regolare in alcuni perfetti forti quali plac < placuit ‘piacque’ ed estesasi successivamente per analogia ad altri lessemi (Ronjat 1937: 178, Wheeler 2011: 198). In alcune parlate del Gard, la fusione tra gli esiti del perfetto e del piuccheperfetto non interessa la prima e la seconda persona plurale, che conservano le forme del perfetto. A questo proposito occorre notare che le distribuzioni di -rsono di conseguenza molto limitate: o la consonante appare in tutte le persone tranne nella terza persona singolare, oppure soltanto alla prima e alla seconda persona singolare e alla terza persona plurale. Se è vero che è difficile risalire al motivo della resistenza alla fusione in questo caso specifico, i casi di differenziazione formale tra il complesso «prima e seconda persona plurale» e le altre persone di questa categoria sono assai numerosi, tanto in italoromanzo (Milizia 2016) quanto in occitano (Esher 2018, 2020). Le forme del preterito del Gard rientrano così in un fenomeno più generale che merita un’indagine più approfondita. 6.2 Le vocali tematiche e l’accento tonico In tutte le parlate qui esaminate, le distinzioni di classe flessiva basate sul contrasto tra vocali tematiche vengono totalmente neutralizzate al preterito e al congiuntivo imperfetto (Maiden 2011a: 207). Tutti i lessemi presentano la stessa serie di desinenze, con una vocale tematica medio-alta o medio-bassa, che provengono regolarmente dalla generalizzazione analogica a tutti i lessemi di perfetti deboli derivati da dedī ecc., come nel caso della Linguadoca (Wheeler 2012). Un altro aspetto di questa evoluzione riguarda la posizione dell’accento tonico, che non cade mai sulla radice (Esher 2015). Le forme della terza persona singolare sono sempre ossitone, mentre quelle della prima e della seconda persona singolare e della terza persona plurale sono sempre parossitone. In tutti questi casi, l’accento tonico cade sulla vocale tematica. Anche le forme della prima e della seconda persona plurale sono ossitone, ossia le forme conservatrici, come nelle parlate del Gard; quelle rifatte per fusione con l’antico condizionale, come nelle parlate alpine che conservano forme del tipo -èran, -èren; e quelle rifatte per fusione o per analogia con le forme in -ian (indicativo imperfetto, condizionale e congiuntivo imperfetto). Tale Louise Esher 222 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 distribuzione dell’accento risulta comune alle parlate della Provenza e le differenzia da quelle della Linguadoca, che nella maggior parte dei casi presentano forme parossitone alla prima e alla seconda persona plurale del preterito e del congiuntivo imperfetto (p. es. cantèrem [kanˈtεren] ‘cantammo’, cantèretz [kanˈtεres] ‘cantaste’), con accento tonico sulla vocale tematica. Secondo la ricostruzione di Wheeler (2012: 20), nell’occitano medievale l’apertura della vocale media al preterito dipendeva da criteri lessicali ([e], [i] nei perfetti forti ed [ε], [e] nei perfetti deboli), ma anche morfosintattici (nei perfetti deboli, vocale medio-alta [e] alla prima persona plurale e vocale medio-bassa [ε] per le altre persone). Quanto all’antico condizionale dei lessemi con perfetti deboli in [ε]/ [e], Skårup (1997: 117) segnala [ε] per tutte le persone tranne per la prima e la seconda plurale, con alternanza correlata all’accento tonico come avviene in gran parte delle parlate occitane contemporanee (Oliviéri/ Sauzet 2016: 322-24). Nelle parlate della Linguadoca la [ε] tonica viene solitamente generalizzata a tutte le persone del preterito; al contrario, le parlate della Provenza sembrano avere conservato l’alternanza originaria, o almeno fino a tempi recenti dato che l’opposizione fonemica tra [ε] ed [e] starebbe cadendo in disuso in certe zone, in particolare nell’area marittima (Domenge 2002) e nizzarda (Oliviéri/ Sauzet 2016: 322). Poiché la grafia dei documenti antichi non permette di distinguere la qualità vocalica, questo saggio non approfondirà ulteriormente l’evoluzione delle vocali tematiche medie. 6.3 L’aumento e le velari tematiche Le possibili distribuzioni dell’aumento sono particolarmente limitate e la sua forma subisce pochissime variazioni. Per la coniugazione in -i-, le parlate alpine, nizzarde e marittime conoscono solo l’aumento [is] derivato da -īsclatino (Maiden 2004, Esher 2016). Nelle parlate nizzarde l’aumento appare in tutte le forme finite, mentre in quelle alpine e marittime si riscontra in tutte le forme finite tranne nel futuro e nel condizionale. Dato che nelle parlate galloromanze l’incidenza paradigmatica usuale dell’esito di -īsccomprende l’indicativo presente, l’indicativo imperfetto e il congiuntivo presente, l’interpretazione più plausibile dei dati è quella di una semplice estensione analogica di -iss- < -īsc- (Esher 2016), che interessa prima il complesso «preterito e congiuntivo imperfetto» (antiche forme di perfectum, Maiden 2001), poi, solo nel caso nizzardo, anche il complesso «futuro e condizionale». Le parlate più occidentali conoscono, oltre all’esito di -īsc-, un aumento [iɡ] proprio del complesso «preterito e congiuntivo imperfetto», ma che può manifestarsi anche al congiuntivo presente (sia alla prima e alla seconda persona plurale che in tutte le altre persone). La presenza in questo aumento di una consonante velare ricorda la velare tematica caratteristica degli esiti del perfectum nei verbi con allomorfia radicale marcata. Inoltre, l’aumento [iɡ] è possibile anche nei verbi di tipo partir ‘partire’, dove di solito è assente l’aumento [is]. Questi fenomeni avvalorano l’ipo- 223 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Prospettive sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza tesi di Esher (2016), secondo cui la vocale tematica [i] si sarebbe associata alla consonante tematica [ɡ] per innovazione analogica. Un aumento [eɡ] prodotto da un’associazione simile tra [ɡ] e vocale tematica [e] si osserva anche in alcune parlate occidentali. È importante notare che la più ampia incidenza di aumenti velari [iɡ], [eɡ] nelle parlate occidentali corrisponde a una più ampia estensione lessicale di temi velari nei verbi con allomorfia radicale; infatti, nelle parlate orientali vi sono meno lessemi con tema velare. A ciò si aggiunge che, in particolare nelle parlate alpine, la distinzione etimologica tra tema del congiuntivo presente e tema degli esiti del perfectum rimane robusta, mentre nelle parlate rodaniane i due temi spesso coincidono, come per esempio in molte parlate della Linguadoca (Wheeler 2011). Nella zona in esame sembra totalmente assente l’aumento [isk] che esiste invece nella Linguadoca occidentale. Questa assenza trova un riscontro nel fatto che in Provenza i temi velari si costruiscono in generale con la velare [ɡ] (p. es. viuguèri ‘vissi’ a Nizza, in contrapposizione a visquèri, che è invece corrente in Linguadoca). 6.4 Sintesi L’esame comparativo ci consente di dimostrare che la struttura generale del sistema flessivo rimane relativamente costante tra le diverse parlate e che deriva probabilmente da un sistema più antico senza subire notevoli variazioni all’interno dell’area provenzale. I principali punti di divergenza riguardano l’estensione lessicale e paradigmatica della velare, la forma dell’aumento, la qualità della vocale tematica e la forma fonologica di certe desinenze. Le evoluzioni principali e i loro meccanismi sono relativamente lineari: l’estensione di -ra tutte le persone, l’estensione della velare e la generalizzazione della serie di desinenze deboli a tutte le coniugazioni. Restano ancora da stabilire la cronologia relativa delle evoluzioni nonché alcune proprietà del sistema medievale rispetto alle descrizioni delle grammatiche classiche. 7. Testimonianze storiche In questa sezione verranno esaminate le prove fornite da alcune fonti storiche scritte originarie della Provenza nonché dagli studi filologici di tali fonti. Si tratta, a seconda delle regioni e dei periodi analizzati, di testi giuridici, opere teatrali religiose o comiche, poesie e carte amministrative o private. La selezione dei documenti è avvenuta in base alla provenienza geografica, all’affidabilità della datazione e alla disponibilità, con l’obiettivo di fornire una panoramica diacronica dell’evoluzione del preterito nelle diverse parlate della Provenza. Si noti a questo proposito che l’impossibilità matematica di estrarre paradigmi completi da testi organici è già stata dimostrata da Blevins/ Milin/ Ramscar (2017). Louise Esher 224 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Nel caso dei testi qui esaminati, si osserva in particolare una relativa scarsità di forme personali che non siano di terza persona (dovuta al carattere narrativo di molte fonti), ma anche, curiosamente, la quasi totale assenza di esempi di preterito della coniugazione in -i-. Dati questi presupposti, risulta difficile seguire da vicino alcune evoluzioni. Ciononostante, le prove storiche consentono di fare luce sulla datazione e sulla cronologia di alcune di esse nelle aree geografiche in esame. 7.1 Le parlate marittime e rodaniane Nell’area marittima la contrapposizione tra perfetti forti e deboli sembra mantenersi almeno fino alla metà del XV secolo. Per la prima e la terza coniugazione Roux (1983) rileva, sia per Hyères nel 1400 che per Draguignan nel 1439, forme di prima persona singolare in -iay (Hyères) o -iey (Draguignan), forme di terza persona singolare in -et (Hyères e Draguignan), forme di prima persona plurale in -em (Hyères) e forme di terza persona plurale in -eron (Hyères). Queste forme coincidono con donet ‘diede’, prestet ‘prestò’, parlet ‘parlò’ e anneron ‘andarono’, osservate da Durand (1924: 115-16) nel registro municipale di Toulon dal 1442 al 1451 e da Roux nel livre de raison (registro di contabilità familiare) di Jaume Deydier, tenuto a Ollioules nei pressi di Toulon dal 1477 al 1521 (-iey, -et, -en, -eron). I rari esempi disponibili per la coniugazione in -i- (parti ‘partì’ a Toulon, partim ‘partimmo’ a Hyères, mori ‘morì’ e parti ‘partì’ a Deydier) suggeriscono che la distinzione tra forme deboli in -ee in -iè mantenuta anche in quel periodo: i perfetti in -inon portano la vocale tematica -e-. Per i perfetti forti, Durand (1924: 114-15) rileva fes ‘fece’, fom ‘fummo’ e foron ‘furono’; Roux (1983) rileva per Hyères (1400) fes ‘fece’, receup ‘ricevei’, fezem ‘facemmo’, aguem ‘avemmo’, feron ‘fecero’, agron ‘ebbero’ e foron ‘furono’, mentre per Draguignan (1439) vent ‘venne’ e vengron ‘vennero’, ma anche vengui ‘venni’ con estensione analogica dell’esponente -i (caratteristico della prima persona singolare dei perfetti deboli) invece di venc, che sarebbe la forma etimologica corrispondente a vent. A Deydier, dove le forme della prima persona singolare sono più frequenti, Roux rileva fozi/ fosi ‘fui’, agui ‘ebbi’, pogui ‘potei’, fi/ fy/ fezi/ fesi ‘feci’, pres ‘presi’ e mi ‘misi’, che attestano una variazione corrente tra forme etimologiche forti e forme analogiche deboli; nelle altre persone si mantengono spesso forme forti come tenc ‘tenne’, fes ‘fece’, pres ‘prese’, fon ‘fu’, fesem ‘facemmo’, foron ‘furono’, agron ‘ebbero’ e vengron ‘vennero’, ma si osserva anche la variazione ac/ hac/ ague ‘ebbe’ e la comparsa della forma analogica debole fosen ‘fummo’ al posto di fom. In questi testi non è invece attestata la generalizzazione né di -rné della velare tematica. A Manosque sono attestati venguet ‘venne’ nel 1462, fesy ‘feci’, fes ‘fece’ e volguet ‘volle’ nel 1464 (registro di contabilità, Meyer 1909: 385-91). Il testo del 1464 è parti- 225 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Prospettive sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza colarmente interessante in quanto presenta anche forme dell’antico condizionale, visibilmente ancora in uso, in fera ‘facesse’ e poguera ‘potesse’. Nel XVI secolo, in particolare nelle opere di Bellaud de la Bellaudière - nato a Grasse e residente tra Aix, Arles e Avignone - la diffusione di -(e)rnelle varie persone del preterito sembra ben presente, come anche l’assimilazione degli antichi perfetti forti al tipo in -er-. Nelle sue Obros e Rimos del 1588, oltre alle ovvie tournet ‘ritornò’, aneron ‘andarono’ della prima coniugazione, figurano anche le forme pouguery ‘potei’, foury ‘fui’, fery ‘feci’, venguet ‘venne’, faguet/ fet ‘fece’, aguet ‘ebbe’, trouberan ‘trovammo’, fouran ‘fummo’, feran ‘facemmo’, feron ‘fecero’ e vengueron ‘vennero’. In queste forme si nota la presenza generalizzata di -ralla prima persona singolare e plurale; l’estensione analogica di -et alla terza persona singolare dei verbi aver ‘avere’, venir ‘venire’ e faire ‘fare’; e la forma debole anche per la terza persona plurale (vengueron al posto di vengron). Le radici asillabiche di faire ‘fare’ sono tuttavia conservate insieme alle forme innovative con velare e anche èstre ‘essere’ mantiene la sua radice [fu]. Come osserva Ronjat (1937: 186), le forme della prima persona plurale di Bellaud de la Bellaudière sono in -eran e non in -erian. In questo autore le forme in -ian appaiono soltanto all’imperfetto indicativo e al condizionale sintetico, dove sono etimologiche. Questi dati confermano che le forme del tipo -erian al preterito risalgono a un’estensione analogica in cui le forme precedenti del tipo -eran vengono sostituite dal tipo -erian (Koschwitz 1973[1894]: 115-17). Le evoluzioni in corso nell’opera di Bellaud de la Bellaudière sembrano essere avvenute verso l’inizio del XVII secolo. L’opera teatrale del 1628 di Claude Brueys, nato ad Aix negli anni 1570, mostra forme quasi identiche a quelle rilevate da Martin/ Moulin per la parlata contemporanea (Tabella 6). Particolarmente significative sono le attestazioni delle forme fougerian ‘fummo’ e ferias/ faguerias ‘faceste’, che fissano le desinenze del tipo -erian, -erias (Ronjat 1937: 186 riscontra la presenza del tipo -erian nelle opere dell’autore Pierre Paul, di Salon, già alla fine del XVI secolo); la variazione quasi sistematica tra forme brevi e forme lunghe con velare nei verbi èstre ‘essere’ e faire ‘fare’, ovvero fougeri ‘fui’, feri/ fagueri ‘feci’, fon/ fouguet ‘fu’, fet/ faguet ‘fece’, fougueron ‘furono’ e feron/ fagueron ‘fecero’; i rarissimi esempi di verbi in -i-, che rendono evidente la contrapposizione tra periguet ‘perì’ con aumento -ige descruberi ‘scoprii’ senza aumento, assimilato al tipo debole in -egeneralizzato; e l’assimilazione definitiva al tipo debole di numerosi antichi perfetti forti, come agueri ‘ebbi’, retengueri ‘ritenni’, venguet ‘venne’, prenguet ‘prese’, saupet ‘seppe’ e vegueron ‘videro’. Nei testi di Brueys manca soltanto l’aumento -eg-, assente nei verbi della terza coniugazione: il testo utilizza sistematicamente rendet ‘rese’, naisset ‘nacque’, respondet ‘rispose’, perdet ‘perse’, remettet ‘rimise’ e courreron ‘corsero’ senza -eg-. Questo aumento è tuttavia presente nei testi di Jean-Baptiste Coye (1709-1771), di Mouriès, nei quali si trova per esempio estegnegueroun ‘spensero’. Sempre nello stesso autore si osserva l’assimilazione del tipo partir al tipo fenir, con gli esempi di seguiguér ‘seguii’ e partiguére ‘partii’. Louise Esher 226 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 In conclusione, nel XV secolo sono ancora attestati l’antico condizionale e le forme classiche del preterito descritte nelle grammatiche dell’antico provenzale (Grandgent 1905, Anglade 1921, Paden 1998). Verso la fine del XV secolo risulta già iniziata l’assimilazione dei perfetti forti ai perfetti deboli, un’innovazione analogica che precede l’estensione di -ra tutte le persone, compiutasi nel corso del XVI secolo. Quanto alla scomparsa della contrapposizione della vocale tematica tra i tipi in -ie in -e- (particolarmente difficile da osservare), il tipo classico in -iera sicuramente ancora in uso alla fine del XV secolo e perfino all’inizio del XVI secolo, mentre il passaggio al tipo contemporaneo in -(ig)esembra essersi compiuto all’inizio del XVII secolo 11 . L’aumento -egsarebbe invece un’innovazione ancora più recente. Infine, la grafia con -t finale sistematica alla terza persona singolare non consente di datare con certezza la caduta di questa consonante. 7.2 Parlate nizzarde A Nizza, anche alla fine del XIV secolo, si trovano le solite forme deboli riflessi di dĕdi ecc. per la prima e la terza coniugazione. Una lettera risalente al 1398 contiene per esempio presentet ‘presentò’, anet ‘andò’, meneron ‘condussero’, soperon ‘cenarono’, rendet ‘rese’ e vendet ‘vendette’ (Caïs de Pierlas/ Meyer 1893). Nello stesso testo si riscontrano tuttavia già respondet ‘rispose’ e promet ‘promise’ per lessemi attestati in altre varietà con le forme forti respós e promés (Skårup 1997: 111-14), a fronte delle più comuni ac ‘ebbe’, volc ‘volle’, volgron ‘vollero’, fey ‘feci’, feron ‘fecero’ (Caïs de Pierlas/ Meyer 1893) o a pres ‘prese’, bet ‘bevve’, vengron ‘vennero’ in una lettera del 1400 (Caïs de Pierlas 1898: 384-85). L’assimilazione dei perfetti forti a quelli deboli prosegue nel XV secolo: nel 1488 sono attestati prengué ‘prese’ e vengheron ‘vennero’ (Toselli 1864: 91-93). Questa evoluzione sembra più o meno compiuta verso l’inizio del XVI secolo: nella cronaca di Jean Badat (Caïs de Pierlas 1896a: 55-70) figurano per esempio vengueron ‘vennero’ e fagueron ‘fecero’ nel 1516; vengui ‘venni’, venguet ‘venne’ e volgui ‘volli’ nel 1524; e diguet/ disset/ diset ‘disse’ nel 1538. Occorre tuttavia notare che nel testo di Badat si conservano parzialmente le forme forti dei due lessemi èstre ‘essere’ e far ‘fare’: se nel 1524 troviamo foget ‘fu’ e feget ‘fece’, nel 1538 appaiono fes/ feget ‘fece’, fon/ foget ‘fu’, fogeron ‘furono’ e fegeron ‘fecero’; questa variazione è visibile fino alle ultime righe della cronaca, terminata nel 1567. Questi dati rispecchiano perfettamente la situazione delle parlate contemporanee, nelle quali i due lessemi conservano ancora oggi alcuni esiti di forme forti. Per quanto concerne la coniugazione in -i-, le poche attestazioni disponibili indicano una conservazione delle forme deboli in -ialla fine del XIV secolo: partim 11 Questo per le parlate rodaniane. Si può supporre che tale datazione valga anche per le parlate marittime, nelle quali l’estensione dell’aumento -issal preterito è certamente compiuta nel XVIII secolo. Troviamo infatti garisset ‘guarì’ in François-Toussaint Gros (1698-1748) e fenisset ‘finì’ in Jean-Baptiste Germain (1701-1781), entrambi marsigliesi. 227 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Prospettive sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza ‘partimmo’ in una lettera del 1397 e partiron ‘partirono’ in una del 1400 (Caïs de Pierlas 1898: 68, 384-85). La cronaca di Badat riporta nel 1543 forniron ‘fornirono’, ma anche descobret ‘scoprì’ ed asperem ‘esperimmo’ (Caïs de Pierlas 1896a: 67), lasciando quindi supporre che nella metà del XVI secolo l’assimilazione al tipo in -efosse già iniziata, ma non ancora compiuta. Nel XVI secolo l’estensione di -rnon risulta ancora attestata nelle fonti. Nella cronaca di Badat si trovano nel 1516 recontriei ‘incontrai’ con desinenza conservativa; nel 1524 volgui ‘volli’, vengui ‘venni’ e trobi ‘trovai’; nel 1538 respondi ‘risposi’; e nel 1543 asperem ‘esperimmo’. Nelle deposizioni di un processo a Puget nel 1537 figurano inoltre ani ‘andai’ e vengui ‘venni’ (Caïs de Pierlas 1896b: 297-98). Anche alla fine del XVI secolo Gasiglia (1984: 219) cita anem ‘andammo’ e bategiem ‘battezzammo’ in un registro di famiglia compilato tra il 1591 e il 1608. Le prime attestazioni di -ralla prima persona singolare sarebbero, secondo Gasiglia (1984: 219), trouberi ‘trovai’ ed estimeri ‘stimai’ in un poema del 1642. Quanto al riflesso del piuccheperfetto, esso conserva la funzione di condizionale almeno fino alla metà del XV secolo. In una lettera redatta nel 1430 si legge infatti ensufreram ‘ne soffrissimo’ e agram ‘avessimo’ (Caïs de Pierlas 1898: 458-59). Tutti i testi esaminati, tranne quelli più antichi, conservano la <t> finale della terza persona singolare e del participio passato. Nel complesso, i dati nizzardi coincidono con quelli rodaniani e marittimi per quanto attiene alla sequenza delle evoluzioni, se non anche nella cronologia assoluta: prima, l’assimilazione dei perfetti forti ai perfetti deboli nel corso del XV secolo; in seguito, l’estenzione di -rverso la fine del XVI secolo; e un po’ più tardi, la perdita del tipo distintivo in -iavvenuta intorno al XVII secolo. Per quanto concerne l’estensione dell’aumento [is], essa non sarebbe anteriore alla seconda metà del XVI secolo. 7.3 Le parlate alpine La più ampia documentazione storica per le parlate alpine consiste in una seriae di misteri anonimi dall’area di Briançon (Sibille 2003: 9, 12-19): l’Histoire de Saint Antoine (manoscritto copiato nel 1503), la Moralité de Saint Eustache (rappresentato nel 1504, manoscritto senza data), l’Istoria Petri e Pauli (fine del XV secolo), l’Istorio de Sant Ponz (rappresentato nel 1503, manoscritto senza data), la Passion de Saint André (1512), l’Histoire de la translation de Saint Martin (fine del secolo XV) e il Mystère des Rameaux (1531). Oltre a queste testimonianze, vanno segnalati numerosi testi amministrativi del XV e XVI secolo pubblicati da Meyer (1909). Come sempre, sono rarissime le attestazioni della coniugazione in -i-. Un registro di contabilità tenuto a Seyne nel 1411 (Meyer 1909: 198-221) riporta isirun ‘uscirono’, nei misteri alpini si legge senti/ sentic ‘sentii’ e partic ‘partii’ (Sibille 2003: 468) e in documenti contabili di La Bréole risalenti al 1562 (Meyer 1909: 177-85) si osserva partin ‘partimmo’. Queste attestazioni ci consentono di confermare che l’assimila- Louise Esher 228 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 zione dei perfetti deboli in -ia quelli in -eavviene in un periodo successivo, ma non ci forniscono elementi sufficienti per datarne l’evoluzione con maggiore precisione, neanche nel caso dell’aumento (giacché partir e sentir non lo hanno nelle parlate contemporanee). Più numerose sono invece le attestazioni dei perfetti deboli in -e-. Alla prima persona singolare si trovano forme in [jej] nel corso del XV secolo: payey/ paguiey ‘pagai’ a Seyne nel 1411, con caduta variabile della velare intervocalica; aniey ‘andai’ e doniey ‘diedi’ a Digne nel 1418 (documenti contabili; Meyer 1909: 282-84); arrestiey ‘mi fermai’ nell’Istoria Petri e Pauli (Sibille 2003: 255); e compri ‘comprai’ a Sisteron nel 1524 (Meyer 1909: 240). Alla terza persona singolare, Sibille (2003: 255) rileva nei misteri una variazione diatopica che contrappone i testi della regione di Briançon, caratterizzati dall’utilizzo di -è, a quelli della regione di Embrun, che usano invece -èc. I documenti forniti da Meyer (1909) permettono di stabilire che il passaggio da [εt] a [ε] era già in una fase avanzata o, in alcuni casi, già compiuto all’inizio del XV secolo: a Seyne nel 1411 si trovano unicamente forme in -è, anche in contesti di legamento o di iato (p. es. prestè ‘prestò’, vendè ‘vendé’, donè ‘diede’ e anè ‘andò’), e in una lettera della regione di Valence risalente al 1160 si osservano già frequentemente le forme compré/ compre ‘comprai’ (Brunel 1926: 95-98). A Digne e a Forcalquier (deliberazioni del consiglio, Meyer 1909: 340-52) nel XV secolo e a La Bréole nel 1524 sono attestate le varianti in -è e in -et. In quest’ultimo caso non si può escludere l’ipotesi di una variazione grafica tra forme etimologizzanti e forme più vicine alla lingua parlata. Alla terza persona plurale sono sistematiche le forme etimologiche in -eron (p. es. a Seyne nel 1411 con anerun ‘andarono’, perderun ‘persero’ e donerun ‘diedero’; a Digne nel 1448 con presenteron ‘presentarono’ e jugueron ‘giocarono’). Rarissime nei misteri le forme della prima persona plurale, per le quali Sibille (2003: 255, 480) segnala comunque tornem 12 . Esse sono tuttavia attestate nei documenti di Meyer con alcune particolarità degne di nota. Nei testi contabili di Digne risalenti al 1418 si trova esperem ‘aspettammo’; nella Lettre missive aux syndics de Briançon del 1495 si legge anem ‘andammo’; e a La Bréole nel 1562 appiano ripetute volte anyan ‘andammo’, dounyan ‘demmo’ e mandian ‘mandammo’. Queste ultime forme indicano che nella zona di La Bréole la sostituzione di [en] o [εn] con [jan] alla prima persona plurale precede l’estensione di -ra questa persona, ma anche che l’estensione di -ralla prima persona singolare precede l’estensione alla prima persona plurale (dato che nello stesso testo troviamo anche conpreri ‘comprai’). La prima attestazione dell’estensione di -rsi trova infatti alla fine del secolo XV nel mistero di Petri e Pauli con susciteres ‘suscitasti’ (Sibille 2003: 255). 12 Il lessema tornar in occitano è affine a tornare in italiano, ma può assumere anche la funzione di ausiliare nella costruzione tornar + infinito che significa ‘rifare’ o ‘fare di nuovo’. L’esempio di Sibille è tornem parlar ‘riparlammo’. 229 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Prospettive sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza L’assimilazione dei perfetti forti ai perfetti deboli comincia a metà del XV secolo ed è già in uno stadio avanzato all’inizio del XVI secolo. A Seyne nel 1411 sono mantenute le forme rizotoniche ac ‘ebbe’, venc ‘venne’ e begron ‘bevvero’, mentre nei testi contabili di Digne figurano venc ‘venne’ (1418), vengron ‘vennero’ (1418, 1431), fey ‘fece’ (1418, 1424), feron ‘fecero’ (1424, 1429) e beguem ‘bevemmo’ (1420). Tuttavia a Digne, già nel 1449, coesistono le forme volgron e volgueron ‘vollero’ (rapporto d’imprenditore, Meyer 1909: 273-75); nella lettera di Briançon del 1495 figurano feron ‘fecero’ e foron ‘furono’ (come nei testi più antichi), ma anche agueron ‘ebbero’; nei misteri si osservano ac/ agué ‘ebbe’, agron ‘ebbero’, venc/ vengué ‘venne’, preys/ pris/ presé ‘prese’, vegron/ vegeron ‘videro’ e volgui/ volguey ‘volli’ (Sibille 2003: 476); e a La Bréole nel 1562 si mantengono le forme forti fet ‘fece’, fem ‘facemmo’ e feron ‘fecero’, a fronte delle forme sempre deboli aguè ‘ebbe’ e venguet ‘venne’. Il condizionale derivato dal piuccheperfetto latino appare conservato nel periodo coperto dai documenti disponibili, ovvero dalla fine del XV all’inizio del XVI secolo. A questo proposito si segnalano la lettera di Briançon del 1495 con feran ‘facessimo’, tengueran ‘tenessero’, agueran ‘avessimo’, foro ‘fosse’, obtenguero ‘ottenesse’ e ajuero ‘aiutasse’ (Meyer 1909: 427-31, Sibille 2003: 484); il mistero di Saint André con lioureran ‘consegnassimo’, agueran ‘avessero’, foro ‘fosse’, foran ‘fossimo’, agran ‘avessero’ e degro ‘dovesse’ (Sibille 2003: 483); e altri testi religiosi con agro ‘avessi’, poguero ‘potessi’ e mangeran ‘mangiassero’ (Sibille 2003: 483). Di contro, Duraffour (1928) non ne trova traccia nei Rameaux, dando adito all’ipotesi che nelle Alpi francesi questo particolare esito vada cadendo in disuso a partire dal XVI secolo (in maniera analoga, anche se per motivi diversi, alla sostituzione del preterito con il perfetto analitico). Occorre infine rimarcare che nella zona alpina le forme del congiuntivo presente attestate nei documenti antichi non hanno la velare (p. es. alla terza singolare aio ‘abbia’, sio ‘sia’, fasso ‘faccia’, plasso ‘piaccia’, preno ‘prenda’, puecho ‘possa’, tegno ‘tenga’, valho ‘valga’ e vuelho ‘volga’, rilevate da Sibille 2003: 671-77). Quanto alle forme del preterito e del congiuntivo imperfetto, la presenza della velare rimane circoscritta a quei lessemi in cui era già presente in epoca medievale. 7.4 Sintesi L’esame delle fonti storiche scritte consente di chiarire diversi aspetti dell’evoluzione diacronica del preterito nelle parlate della Provenza, anche se occorre procedere con cautela data la scarsità dei dati disponibili per alcuni luoghi o fenomeni. Il sistema flessivo che emerge dalla lettura dei documenti più antichi corrisponde a quello descritto dalle grammatiche dell’occitano medievale, tranne per alcune particolarità locali come la desinenza -ian alla prima persona plurale, attestata a Seyne già nel 1411 e chiaramente anteriore all’estensione paradigmatica di -r-. Occorre poi segnalare numerose evoluzioni specifiche e quasi sicuramente successive (Tabella 15). In tutte le parlate, l’assimilazione dei perfetti forti al tipo debo- Louise Esher 230 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 le in -einizia nel corso del XV secolo e prosegue all’inizio del XVI secolo (nella zona rodaniana-marittima pare compiuta tra la metà e la fine del XVI secolo). A livello lessicale, l’assimilazione dei perfetti di èstre ‘essere’ e far ‘fare’ risulta chiaramente più lenta di quella degli altri verbi. Parlate rodaniane/ marittime Parlate nizzarde Parlate alpine 1. Perfetti forti assimilati ai perfetti deboli in corso 1431-1521; compiuta prima del 1588 non prima del 1400; in corso tra il 1488 e il 1524 in corso verso il 1500 2. Estensione di -rnon prima del 1439; prima del 1588 non prima del 1542; prima del 1642 non prima del 1418; in corso verso il 1500; non compiuta nel 1562 3. Antico condizionale ancora in uso nel 1464 ancora in uso nel 1430 ancora in uso nel 1495 4. Perfetti in i assimilati ai perfetti in e prima del 1628 non prima del 1400; ancora in corso nel 1543 non prima del 1562 5. Estensione di iss/ ig prima di 1628 non prima di 1543 [mancano dati] 6. Estensione di eg dopo il 1628; in corso prima di 1771 [non pertinente] [non pertinente] 7. Caduta di -t finale [mancano dati] in corso tre 1398 variazione t~0 dal 1411 fino almeno al 1524 Tabella 15. Datazioni approssimative delle evoluzioni esaminate in questo articolo L’estensione di -rè invece successiva e la sua datazione varia a seconda della zona 13 . Nelle parlate rodaniane e marittime non sembra ancora iniziata nel 1439, ma la distribuzione contemporanea è gia evidente nel 1588. Nelle parlate alpine essa risulta in corso verso il 1500, ma nel 1562 non è ancora compiuta. Infine, nelle parlate nizzarde questa evoluzione sarebbe avvenuta nel periodo compreso tra il 1542 e il 1642. In tutti questi casi, l’estensione di -rinizia comunque in un periodo precedente e si conclude in un periodo successivo alla scomparsa definitiva dell’antico condizionale. L’assimilazione dei perfetti deboli in -iè difficile da osservare a causa dell’estrema rarità delle attestazioni, ma pare comunque relativamente tardiva: inizia nelle par- 13 È probabile che questo fenomeno dipenda anche dalla persona. Questa ipotesi è sostenuta da Bybee/ Brewer (1980) che, sulla base di dati comparativi, dimostrano che in certe parlate occitane l’estensione di -rnon interessa mai la prima persona singolare. Purtroppo i dati disponibili sono ancora troppo esigui per consentire uno studio dettagliato del fenomeno. 231 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Prospettive sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza late nizzarde nel corso del XVI secolo e in quelle alpine verso la fine del XVI secolo, mentre nelle parlate rodaniane sembra compuita verso l’inizio del XVII secolo. Quanto all’estensione degli aumenti -isse -igu-, sarebbe avvenuta nello stesso periodo. Se da una parte le datazioni approssimative coincidono, dall’altra Meul (2013) rileva come nelle lingue romanze la scomparsa di desinenze proprie della coniugazione in -isia sempre accompagnata a un aumento tematico nelle diverse forme. L’introduzione dell’aumento -egnelle regioni in esame risulta ancora più tardiva. Infine, la caduta della -t finale avrebbe preso il via in epoca relativamente antica. In questo caso è tuttavia più difficile stabilire sia la durata del periodo di variazione tra [t] e zero che il periodo preciso in cui l’evoluzione raggiunge il suo termine. Per quanto approssimativa, la datazione storica qui proposta consente di gettare una luce interessante sull’ipotesi di Bybee/ Brewer (1980) in merito all’estensione di -ernelle parlate «provenzali» (di fatto, una selezione di parlate occitane 14 ). Nella loro analisi, Bybee/ Brewer (1980: 210-13) suggeriscono un rifacimento analogico per tutte le persone del preterito occitano sul modello delle forme della terza persona singolare. Questa proposta è avvalorata da diverse parlate della zona nord-occitana e tolosana (Sicre 1909, Ronjat 1937: 192-93, Bybee/ Brewer 1980: 210, Esher 2021), in cui il preterito non si forma con -r-, ma con una velare (cantègui ‘cantai’, cantègues ‘cantasti’ ecc.) o con una dentale (chantèti ‘cantai’, chantètes ‘cantasti’ ecc.). Più interessante è il caso delle parlate della Provenza con forme simultanee della terza persona singolare in -e (p. es. canté ‘cantò’). Sempre secondo Bybee/ Brewer (1980: 212), le altre forme personali si rifarebbero al modello di cantée l’estensione paradigmatica di -rsarebbe motivata dalla sua funzione di «linking consonant», vale a dire di consonante eufonica introdotta per evitare uno iato tra un tema di preterito a fine vocalica e una desinenza personale a inizio vocalico (p. es. canté+r+es nel caso di cantéres ‘cantasti’, per evitare *canté+es). Quest’analisi presuppone quindi una cronologia per cui la caduta della [t] finale etimologica precederebbe l’estensione della [r]. Se si considera l’evoluzione delle parlate della Provenza, l’ipotesi di Bybee/ Brewer non è da escludere per parlate come quelle di Forcalquier o Seyne, in cui l’estensione di -rpare iniziare dopo la caduta della -t finale della terza persona singolare. Tuttavia in altre parlate (in particolare in quelle di Embrun che conservano -èc e in quelle che conservano la [t] nei contesti caratterizzati di legamento) l’ipotesi di rifacimento sulla base della terza persona singolare predice unicamente forme del tipo cantègui ecc. o cantèti ecc., mai attestate in Provenza. Per queste parlate l’ipotesi di una fusione con l’antico condizionale, coerente con la datazione storica, risulta dun- 14 Curiosamente, l’articolo di Bybee/ Brewer trascura le numerose parlate della Linguadoca in cui il preterito è del tipo cantèri, cantères, cantèt, cantèrem, cantèretz, cantèron, con -rin tutte le persone tranne nella terza singolare che mantiene -[t]. Questa omissione risulta tanto più sorprendente se si considera che queste forme sono ben attestate nella fonte principale consultata dalle studiose americane, ossia in Ronjat (1937). Nel loro articolo sostengono nondimeno che le parlate analizzate «are representative of all the dialects to which we found any reference» (1980: 209). Louise Esher 232 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 que più plausibile. Se quest’ultima spiegazione vale per gran parte delle parlate della Linguadoca e della Provenza, perché scartarla nel caso di Forcalquier, per di più considerata l’elevata coerenza tra i sistemi flessivi del preterito in Provenza e Linguadoca? In casi come quelli di Forcalquier si può quindi supporre che il rifacimento sulla base della terza persona singolare contribuisca a favorire il rifacimento con -r-, come accade in molte parlate in presenza di -ralla terza persona singolare (v. anche Gasiglia 1984: 218-19). 8. Conclusione Questo saggio si è proposto di esaminare l’evoluzione morfologica del preterito nelle parlate occitane della Provenza attraverso lo studio delle testimonianze comparative dei dialetti contemporanei e delle testimonianze diacroniche delle fonti storiche scritte. Questi dati empirici confermano chiaramente la supposizione, spesso implicita, secondo cui le forme flessive provenzali deriverebbero dalle forme medievali rilevate in Linguadoca e nelle opere dei trovatori (forme che diversi autori considerano generalizzate nell’occitano medievale). I sistemi flessivi delle varietà contemporanee sono in effetti simili tra loro e a quelli attestati in Linguadoca; le numerose divergenze riscontrate interessano soprattutto gli esponenti personali e l’estensione paradigmatica e lessicale della velare tematica. Lo studio comparativo consente così di ritracciare la maggior parte delle evoluzioni che interessano il preterito nelle parlate della Provenza. Per stabilirne il percorso e la sequenza storica è tuttavia necessario esaminare anche i documenti storici. Nel caso delle parlate della Provenza, l’analisi dei testi suggerisce una cronologia relativa costante nelle diverse regioni, ma una cronologia assoluta che varia secondo le parlate. La cronologia relativa serve a chiarire le sequenze evolutive e quindi la direzionalità delle analogie. Per esempio, nel caso dell’estensione di -r-, essa consente di stabilire che un rifacimento sulla base della terza persona singolare è possibile in alcune parlate, ma non in tutte, e che tale rifacimento, quando esiste, concorre alla fusione con l’antico condizionale (evoluzione probabile per le altre parlate e coerente con le datazioni storiche ottenute). Nel caso delle desinenze personali, i dati storici dimostrano che l’introduzione di forme della prima persona plurale in -ian è successiva all’estensione di -rin alcune parlate, ma anteriore in altre; sembra inoltre che, sempre per questa persona, le forme del preterito siano sempre rimaste ossitone. Curiosamente, l’assimilazione degli antichi perfetti deboli in -ial tipo maggioritario in -esembra essere più recente di quella degli antichi perfetti forti allo stesso tipo debole in -e-, malgrado la bassissima frequenza di occorrenza dei verbi in -i-. L’estensione dell’aumento -isso l’introduzione dell’aumento -igu-, ritenute simultanee all’assimilazione dei perfetti deboli in -i-, risultano anch’esse relativamente recenti 233 DOI 10.2357/ VOX-2021-007 Vox Romanica 80 (2021): 203-237 Prospettive sulla flessione del preterito nelle parlate occitane della Provenza e ancora più recente parrebbe la creazione analogica dell’aumento -egu-. Ne consegue che gli aumenti -igued -egusi sarebbero formati sul modello dei temi con velare, già presenti da tempo in lessemi quali aver ‘avere’ e venir ‘venire’ caratterizzati da antichi perfetti forti. Nel complesso, questi risultati rimarcano l’importanza di abbinare dati comparativi e diacronici ai fini della ricostruzione. I due approcci si sostengono infatti l’un l’altro all’interno di un rapporto simbiotico in cui i dati comparativi, più completi, permettono di colmare le numerose lacune delle testimonianze storiche, mentre i dati storici consentono di scorgere dettagli delle diverse evoluzioni e della loro sequenza cronologica che non sarebbe possibile stabilire con certezza sulla base dei soli dati sincronici. Bibliografia Allières, J. 1971: Atlas linguistique de la Gascogne. Vol. 5: Le verbe, Paris, CNRS. Allières, J. 1988: «Quelques énigmes de la conjugaison gasconne ou le verdict de l’aire», in: C. Abry (ed.), Espaces Romans. 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Approximate datations for the observed changes are established by examining preterite attestations in historical texts from Provence, revealing the relative chronology of the developments: for example, the extension of thematic -racross preterite forms is found to coincide with the loss of the ‘old conditional’ (reflex of Latin pluperfect indicative), supporting the hypothesis of a merger between the two series of forms. The substance and relative chronology of the changes are consistent across the survey area, and also correspond to observations made for the adjoining Languedoc region, indicating that a common developmental pathway can be assumed for Occitan preterite forms across Provence and the Languedoc. Keywords : Occitan, Gallo-Romance, Morphology, Verb inflection, Preterite, Analogy, Historical change