eJournals Vox Romanica 65/1

Vox Romanica
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
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2006
651 Kristol De Stefani

Thomas Krefeld, Einführung in die Migrationslinguistik.Von der Germania italiana in die Romania multipla, Tübingen (Gunter Narr) 2004, 174 p. (Narr Studienbücher)

2006
Gaetano  Berruto
vail de transcription: protocole d’enquête décrivant la situation enregistrée, données biographiques sur les participants à l’interaction enregistrée, choix du matériel d’enregistrement, etc. Enfin, le chapitre se termine en listant les étapes de la transcription (depuis la segmentation du matériel verbal et l’identification des locuteurs jusqu’aux différents phénomènes de modulation de la voix par exemple) et en donnant quelques conseils utiles avant de se mettre à transcrire pour la première fois. On ajoutera qu’un glossaire ferme l’ouvrage, mais se révèle décevant, car il se concentre sur des phénomènes d’ordre acoustique, grammatical et lexical dont la définition peut être trouvée dans quantités d’introductions, manuels et ouvrages spécialisés sur ces questions. Ce glossaire contient en fait peu d’informations relatives aux phénomènes de l’interaction et à la pratique de la transcription: tours de parole, chevauchements, départs simultanés, par exemple. Et comme il n’y a pas d’index, il est impossible de retrouver les termes-clefs du texte. Peut-être ce glossaire est-il un symptôme de la conception générale du livre, qui focalise avant tout les phénomènes segmentaux et suprasegmentaux, en relégant tendanciellement les phénomènes interactifs, y compris kinésiques, au second plan. Néanmoins, une bibliographie sélective est proposée, dans laquelle on retrouve bon nombre de textes utiles aux lecteurs qui voudraient approfondir leur connaissance dans ce domaine. Au terme de ce parcours, on pourra éventuellement regretter que N. Dittmar ait décidé de présenter presque exclusivement des systèmes utilisés sur le domaine germanophone. Certes, c’est sur ce domaine que de nombreux développements ont eu lieu, en Europe, en matière de transcription de données interactives authentiques. De plus, l’ouvrage est destiné à un public germanophone et les choix faits par l’auteur sont cohérents puisque l’enjeu est de familiariser ce public avec les phénomènes de transcription. Néanmoins, il existe d’autres courants importants qu’on aurait aimé voir figurer dans une telle introduction. Pour s’en tenir au domaine francophone, on aurait par exemple pu évoquer les travaux de Lorenza Mondada (linguistique interactionniste), de Claire Blanche-Benveniste (description du français, en particulier au niveau syntaxique) et de Marie-Annick Morel (énonciation, prosodie, pathologie du langage). Quoi qu’il en soit, ce livre demeure une très bonne introduction à la transcription des données orales authentiques; à ce titre, on ne peut qu’en conseiller la lecture. Nicolas Pepin ★ Thomas Krefeld, Einführung in die Migrationslinguistik. Von der Germania italiana in die Romania multipla, Tübingen (Gunter Narr) 2004, 174 p. (Narr Studienbücher) La linguistica dell’emigrazione non è più così sulla cresta dell’onda come lo era stata negli anni Ottanta del Novecento. Ora questo lavoro di Thomas Krefeld, che si vuole una Einführung ed esce in una collana di Studienbücher ma che in effetti ha il taglio, il contenuto e le giuste ambizioni di un’originale monografia, viene a spiccare nel quadro della pubblicistica in tema anche (ma non solo) per il tentativo di fornire una modellizzazione teorica particolare al campo di studi, e di fondare anzi esplicitamente una «eigene Subdisziplin» (110). Già il sottotitolo lascia in effetti intendere che il quadro più ampio verso cui l’autore vuole flettere il campo d’analisi è quello della teoria di uno spazio plurimo di variazione tipico della situazione migratoria (ma non a questa limitato); da estendere, partendo dall’analisi e interpretazione di un caso specifico, quello della seconda generazione di emigrati italiani in Germania, a tutti i casi in cui si siano verificati fenomeni migratori (e quindi, tagliando trasversalmente le partizioni linguistiche acquisite, a quasi tutte le comunità linguistiche plurilingui di una qualche consistenza e storicamente complesse). 157 Besprechungen - Comptes rendus Anticipiamo subito che il risultato di tale impostazione configura uno sposalizio molto interessante fra varietistica di scuola coseriana, linguistica del contatto (anche in prospettiva storica) e sociolinguistica percezionale. Quest’ultima rappresenta per molti aspetti una chiave importante del lavoro: anche se l’autore sa sviluppare l’argomentazione in molte direzioni e tenendo conto di diversi approcci, in più punti è evidente l’insistenza del focus sul parlante e sul suo vissuto. Tale prospettiva è già ben preannunciata a p. 10, quando viene formulata la Leitfrage: «Was ist spezifisch deutsch an der Art und Weise, wie in der Bundesrepublik Deutschland lebende Italiener italienisch sprechen? »; e viene poi via via ribadita nel corso della trattazione, che si avvale di numerosi esempi di testi prodotti da migranti italiani in Germania. Un concetto centrale per Krefeld è quello di kommunikativer Raum (Raum in senso proprio, di «luogo geografico, spazio localizzato», non in quello metaforico usuale in espressioni come «spazio di variazione», o «spazio linguistico», com’è usato per es. da Tullio De Mauro), a cui è dedicato il secondo capitolo del volume (mentre il primo, che vale da introduzione ma che reca già molta informazione specifica, è significativamente intitolato Was die Sprachenkarten verschweigen - und was der Untertitel sagen will), e che si articola in tre dimensioni: la spazialità della lingua (Räumlichkeit der Sprache), la spazialità del parlante (Räumlichkeit des Sprechers) e la spazialità del parlare (Räumlichkeit des Sprechens). Distinzione tripartita concettualmente innovativa (anche se nella piena tradizione coseriana) che costituisce una chiave interpretativa ben profilata dei diversi fenomeni linguistici che vengono nel prosieguo presi in conto. L’autore non rifugge dall’introdurre termini-concetto nuovi; proprio in questo capitolo troviamo per es. Positionalität, per designare la dipendenza del discorso (lo Sprechen) dalla distanza/ vicinanza relativa (dal punto di vista sia sociale che pragmatico) fra i partecipanti all’interazione verbale; e soprattutto Glossotop, improntato all’ecologia (Biotop, Zootop, ecc.), per indicare il luogo di una «mehrsprachige Kommunikationsgemeinschaft», cioè l’unità (minima) fondamentale dello spazio comunicativo. Un risultato molto interessante di questo capitolo (e ci dispiace di non poter qui entrare in dettagli) è una tipologia di cinque tipi diversi di parlanti sulla base dell’incrociarsi di due parametri definitori dello «spazio comunicativo vissuto»: che potremmo parafrasare come «dialettofono attivo», «migrante interno», «parlante non dialettofono», «parlante minoritario» e «migrante extraterritoriale» (33). Le diverse caratterizzazioni in termini di varietà di lingua e di fenomeni di contatto che si ritrovano nei campioni di testi esaminati vengono appunto riportate al tipo di Glossotop in cui vive il parlante: si veda ad es. l’interessante analisi (65-67) dell’«italiano popolare napoletano di stampo tedescheggiante» con numerosi casi di variazione idiosincratica (presumibile indice di erosione linguistica) di una tredicenne nata a Napoli da otto anni residente in una città dell’Algovia. Il terzo capitolo tratta infatti, con abbondante esemplificazione empirica, dei fenomeni di «Dissoziation des migratorischen Kommunikationsraums» che dànno della Germania italiana un’immagine piena di differenziazioni. L’autore si sofferma anche sui numerosi fenomeni di code switching e code mixing, fra cui un’attenzione particolare (che qui non v’è spazio di concedere) ci sembra meriterebbero molti casi di integrazione a diversi livelli fra la grammatica del tedesco e quella dell’italiano, nelle «varietà extraterritoriali» tipiche dell’emigrazione, anche alla luce delle assunzioni e sistemazioni teoriche del cosiddetto Matrix Language Frame Model di Carol Myers-Scotton. Molto istruttivo da questo punto di vista è per es. il lungo brano (92) di una commessa ventunenne originaria di Crotone da 20 anni a Monaco, col suo scivolare continuo, in superficie ma anche (come sottolinea l’autore) in «profondità», e privo di ogni conflitto, fra i tre mondi linguistici e culturali italiano, tedesco e cotronese. 158 Besprechungen - Comptes rendus Nel quarto capitolo si procede ad una rivisitazione della linguistica dell’emigrazione come, appunto, «einer spezifischen sprachwissenschaftlichen Teildisziplin» (110). Pur ben conscio che anche nel settore delle linguistiche per così dire di confine entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem, Krefeld argomenta in molte direzioni per giustificare tale necessitatem per la Migrationslinguistik. Il primo passo è compiuto mediante un Abriss della storia linguistica delle migrazioni nella Romania, vista nella dialettica tra Arealität e Territorialität; vengono poi approfondite, sempre alla luce delle categorie elaborate nel lavoro, le varie vicende del contatto fra arabo e varietà romanze nella Penisola Iberica, con due excursus sulla situazione dei sefarditi in genere (con molti riferimenti non convenzionali alle opere di Elias Canetti) e degli aromuni, e con un ampia disamina della formazione del castigliano. Una discussione delle vicende culturali e linguistiche del Kommunikationsraum Sicilia consente all’autore di venire a configurare un superamento, o un allargamento, della Varietätenlinguistik verso una Raumlinguistik, «im Sinn . . . eines mehrdimensionalen und relationalen kommunikativen Raums . . ., der unter der Spannung ganz gegenläufiger, harmonisierender und partikularisierender Kräfte steht» (152). Una di queste forze costituisce l’oggetto della Migrationslinguistik. Il volume è completato da un elenco degli informatori, da una lista delle figure, tabelle e grafici, da un’ampia e puntuale bibliografia, e da un utile indice analitico. Il lavoro è ricco di cose notevoli anche in particolari secondari nell’economia del lavoro, che mostrano la grande familiarità dell’autore con molti campi della linguistica generale e romanza e della sociolinguistica. Per esempio, chi scrive queste note apprezza molto lo schizzo di discussione delle nozioni di diglossia (che viene spesso applicata piuttosto pedissequamente negli studi di linguistica dell’emigrazione, e più in generale di sociolinguistica del plurilinguismo) e dilalia (29-31). Nella nota 47 a p. 31 Krefeld si domanda come vadano classificate dal punto di vista della sociologia del linguaggio le varietà B nelle situazioni, appunto, di diglossia e di dilalia: «Dialekte? »; a parere di chi scrive, semplicemente varietà, Varietäten (se vogliamo, sociogeografiche). La competenza che l’autore mostra delle varietà italoromanze oggetto di analisi è ammirevole anche nei dettagli. Non sapremmo trovare altro che qualche osservazione molto minuta circa qualcuno dei casi riportati nelle tabelle a p. 71-73: terrazza non è una forma interferita dal ted. Terrasse, ma variante di terrazzo comunissima (anzi, addirittura prevalente direi) in italiano standard per terrazzo; ital. standard non è materazzo, forma regionale dialettizzante, ma materasso (71); chitarra e non ghitarra (72) è la forma ital. standard (ma qui si evince che ci sarà stato uno scambio di colonna fra forma standard e forma interferita); carpetta per ‘cartella per documenti’ (Mappe) è arcaico e burocratico, la forma standard comune è piuttosto, appunto, cartella/ cartellina; Röslein non è rosino, ma semmai (raro) rosina (73). Sarà apparso chiaro da queste note di lettura che il lavoro si legge con grande interesse, è riuscito nelle sue ambizioni, e si segnala per una spiccata originalità di impostazione e di pensiero, che, se può a volte presentare la contropartita di portare a qualche eccesso di terminologia, non solo appare nel complesso convincente, ma offre molto materiale di proficua discussione, getta luce nuova su fenomeni sinora mai trattati in questa prospettiva, e ha il gran merito di rivitalizzare un importante settore di ricerca. Gaetano Berruto ★ 159 Besprechungen - Comptes rendus