eJournals Italienisch 41/81

Italienisch
ita
0171-4996
2941-0800
Narr Verlag Tübingen
10.2357/Ital-2019-0004
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/61
2019
4181 Fesenmeier Föcking Krefeld Ott

L'Europa nella Babele italiana

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2019
Massimo Fanfani
Der vor 20 Jahren noch existierende europäische Enthusiasmus ist heute nicht mehr zu beobachten, wofür eine Reihe von Faktoren (ökonomische, bürokratische, politische) verantwortlich gemacht werden können. Dieser Artikel beschäftigt sich primär mit den linguistischen Folgen einer Nationalsprache und den Auswirkungen eines mehrsprachigen Umfeldes wie jenem der EU. Eine gewisse "Babele italiana" gab es bereits mit den diversen Dialekten, was auch in den anderen Minderheitensprachen der Randgebiete der Republik deutlich wird. Durch digitalisierte Inhalte angewandte Zensur bedroht die Integrität der Sprache; dies betrifft besonders die beiden Kerngebiete Phonologie und Morphologie. Anhand dreier Problemfelder soll dies exemplifiziert werden: Erstens die Währungsbezeichnung. So heißt es im Italienischen im Gegensatz zu vielen anderen europäischen Sprachen 'euro' im Plural, obwohl es eigentlich 'gli euri' heißen müsste. Zweitens: Der zunehmende Gebrauch des Englischen, der die italienische Sprache aus der Wissenskultur (Fachzeitschriften) und dem Bildungssektor (Unterricht) verdrängt. Drittens: Die Migrationsbewegungen, deren sprachliche Integration zu spät und insuffizient einsetzte. Die Vielfalt der europäischen Gemeinschaft sollte ihre Stärke sein und damit auch zur Bewahrung der Nationalsprachen befähigen.
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42 M AS S I M O FA N FA N I L’Europa nella Babele italiana A un quesito tanto importante come «Wie Italien Europa denkt», oggi è davvero arduo dare una risposta Fino a non molto tempo fa, quando sentimenti filoeuropei erano ancora radicati più o meno profondamente nella maggior parte degli italiani, l’Europa e il suo processo di unificazione apparivano più netti e luminosi, sia nel discorso pubblico, sia nell’immaginario collettivo Di conseguenza si poteva comprendere abbastanza facilmente qual era l’idea o il sogno che se ne aveva in Italia A questo proposito torna alla mente una scena del capolavoro del regista Paolo Virzì, Ovosodo, uscito poco più di vent’anni fa, nell’autunno del 1997: un film che raccontava la storia di un ragazzo di un quartiere popolare di Livorno che, fra le altre cose, da vero sgobbone si prestava per denaro a scrivere compiti in classe per i compagni di scuola Una volta, davanti a una terna di temi - uno sull’episodio dantesco del Conte Ugolino, uno sul problema della droga, uno ‘a piacere’ - il protagonista, mercanteggiando con un compagno svogliato, così stabiliva le sue tariffe: «Ugolino cinquantamila Droga trentamila Sennò ce n’ho uno bell’e pronto sull’Europa unita Te lo metto venti È un tema da sette, sette e mezzo» Vent’anni fa con un tema sull’Europa unita si spendeva poco (in lire), si faceva bella figura e si era certi di avere un ottimo voto Allora si poteva andar sul sicuro almanaccando intorno alle ‘magnifiche sorti e progressive’ del Vecchio Continente: l’Europa unita comprendeva solo quindici stati e la sua configurazione politico-amministrativa appariva ancora fluida; gli euroscettici c’erano anche allora ma si contavano sulla punta delle dita; dell’euro si parlava già ma non si sapeva come fosse fatto; l’economia, pur scricchiolando, sembrava filare a gonfie vele Tanto che si tendeva a non vedere le differenze fra la vecchia Europa che gli italiani avevano idealizzato nel passato e la nuova Europa tecnocratica che si andava costituendo a Bruxelles Oggi, invece, un simile tema in classe, ammesso che ci sia ancora uno sgobbone in grado di svolgerlo, sarebbe scivoloso, non garantirebbe un buon voto e non avrebbe prezzo Nelle condizioni in cui attualmente versa l’Italia non è facile pensare l’Europa e parlare d’Europa Non solo perché sta via via crescendo uno spirito ‘sovranista’ e antieuropeo che contagia anche molti di coloro che un tempo erano europeisti convinti, ma anche perché il discorso sull’Europa non appassiona più Nonostante che di fronte ai gravi problemi del presente - contrasti internazionali, migrazioni, terrorismo, crisi commerciali e finanziarie - in Italia si continui a ripetere il ritornello che si DOI 10. 23 57/ Ital-2019 - 0 0 0 4 Italienisch_81.indb 42 02.07.19 14: 05 4 3 Massimo Fanfani L’Europa nella Babele italiana tratta di questioni europee da risolvere in comune, si è consapevoli che l’Unione Europea, così com’è congegnata, non fornirà le risposte agognate e che non si potrà contare nemmeno sull’aiuto di quegli Stati che un tempo si sentivano più fraternamente vicini Così verso l’Europa va crescendo uno sconfortante disamore, come se un sogno a lungo accarezzato si fosse infranto prima di poter aprire gli occhi: ciò che si era immaginato va svanendo davanti a istituzioni politicoburocratiche sempre più distanti Tanto che quella che un tempo era detta la ‘casa comune europea’ (un’espressione finita purtroppo nel dimenticatoio), per molti è diventata una ‘gabbia’ senza via d’uscita Ma la difficoltà italiana di pensare all’Europa non nasce solo perché il quadro dell’Unione Europea si è fatto più oscuro e problematico con il troppo rapido allargamento a nuovi membri, una costituzione rimasta in sospeso, un apparato di disposizioni sempre più stringenti, una crisi economica che ha messo in ginocchio i più deboli, la fuoriuscita del Regno Unito, la riemersione di interessi localistici, lo sfilacciarsi dell’originaria spinta ideale Nasce anzitutto perché è l’Italia a ritrovarsi disorientata e senza bussola al suo interno, in una realtà che è burrascosa ed enigmatica: l’Europa è un problema, perché è l’Italia a essere un problema a sé stessa e a non riconoscersi più Una nazione sempre più fragile e incerta, quella italiana, che non sa fare i conti con la storia e guardare senza infingimenti alle sue responsabilità presenti; che non si fonda su una libera e coesa comunità di cittadini, ma su un coacervo di fazioni e corporazioni contrapposte, incapaci di collaborare fra loro e di dialogare in concordia con le altre nazioni La questione è complessa e richiederebbe un attento esame delle cause e dei vari aspetti che entrano in gioco prima di formulare un giudizio Tuttavia la consapevolezza di tale complessità non deve precludere delle pur circoscritte riflessioni preliminari Nella grossa e arruffata matassa qualche gugliata ognuno è in grado di dipanarla secondo le sue competenze, qualche ipotesi può esser formulata, qualche segno si riesce a coglierlo per capire dove la via si è interrotta . * Qui mi limiterò ad accennare a certi risvolti linguistici di questa particolare fase della vicenda italiana in rapporto con la realtà europea, cercando di mostrare come una lingua nazionale risponda alle sfide e agli stimoli che giungono dalla comunità plurilingue di cui fa parte La lingua, del resto, è sempre inestricabilmente legata alle vicende politico-sociali e alla storia degli uomini Lo si vede appunto in quest’ultimo ventennio così denso di fatti che hanno toccato nel vivo anche gli italiani, i quali, fra le altre cose, si sono Italienisch_81.indb 43 02.07.19 14: 05 4 4 L’Europa nella Babele italiana Massimo Fanfani trovati a sperimentare una nuova ‘Babele’ linguistica, originata sia dal processo di unificazione europea, sia da quella ‘tempesta delle lingue’ che accompagna la globalizzazione Per la verità una certa ‘Babele’ c’era sempre stata in Italia Basti pensare ai tanti dialetti che in passato avevano pur avuto una loro funzione negli usi civili e letterari e permangono tuttora vitali in vaste aree del Paese O alle lingue minoritarie di antico insediamento (il francoprovenzale in Valle d’Aosta, il tedesco e il ladino nell’Alto Adige, lo sloveno al confine orientale, il catalano ad Alghero, ecc .) A un secolo e mezzo dall’Unità d’Italia, non si può tuttavia negare che la lingua comune si sia ormai saldamente radicata nell’uso Di conseguenza si potrebbe guardare con serenità anche all’attuale ‘Babele’ E invece la si teme come una ferale minaccia Da una parte si crede che l’italiano sia sotto scacco e, addirittura, in pericolo di soccombere per le più diverse cause, a cominciare da una sconsiderata apertura alle influenze straniere; dall’altra si ha l’impressione che gli italiani parlino e scrivano male, non riuscendo più a maneggiare correttamente quella lingua comune che li aveva affratellati da secoli E mentre ci si preoccupa molto della ‘salvaguardia’ della lingua (come fosse in via di estinzione), si ha sempre meno coraggio di usarla in modo franco e libero per ragionare di cose serie e importanti, per comprendere i pensieri e agli affetti degli altri, per affermare idee veritiere Non basta ‘salvare’ la lingua, se poi la si spreca per confondere e confondersi nel chiacchiericcio, per ripetere menzogne o mezze verità, per ingannare o denigrare L’attuale babelica confusione riguarda anzitutto, com’è naturale, la parte della lingua più facilmente riplasmabile e impressionabile, ovvero la polpa della semantica e la crosta esterna delle parole Parole e significati che, se del caso, si possono censurare, rivedere, sparigliare, ricreare, talora in modo subdolo e prevaricatorio È questo il settore su cui interveniva il solerte occhio inquisitore del Grande Fratello orwelliano, come oggi intervengono, nei gangli del sistema comunicativo, i tentacoli del potente censore collettivo, pronti a soffocare ciò che non è opportuno o è politicamente scorretto Ma certi sommovimenti finiscono per toccare anche il meccanismo più profondo della lingua, quello che è il suo nocciolo duro, la fonetica e la morfologia: un settore ancor più sfuggente per il parlante comune Qui mi soffermerò su un piccolo caso morfologico in qualche modo legato ai contraccolpi che l’unificazione europea ha avuto sull’italiano Si tratta di un episodio avvenuto anch’esso una ventina d’anni fa, quando si decise d’introdurre la moneta unica, l’‘euro’ Per comprenderne la portata, conviene tuttavia fare un passo indietro Italienisch_81.indb 44 02.07.19 14: 05 4 5 Massimo Fanfani L’Europa nella Babele italiana Fin da quando si cominciò a parlare di unificazione europea - già nel secolo XIX e poi fra le due guerre e soprattutto nel secondo dopoguerra - si prefigurò anche una possibile integrazione fra le lingue d’Europa Si arrivò fino a immaginare che l’unità politica dell’Europa, con il tempo, avrebbe portato alla fusione dei vari idiomi in un’unica lingua Ora è indubbio che sia in atto un processo di convergenza fra le lingue d’Europa, processo già avviato del resto nei secoli passati Addirittura, quando la sponda delle lingue europee a livello colto era il latino (per la religione, il diritto, le scienze, l’insegnamento), tale convergenza ebbe effetti significativi Ma pur avvicinandosi fra loro, le lingue europee non si sono mai fuse insieme, mantenendo invece una loro ben distinta individualità, in particolare per quel che riguarda le strutture fonetiche e morfologiche Se, ad esempio, il latino contribuì a creare dei sistemi terminologici univoci, quando un latinismo penetrava in una lingua moderna, si adattava sempre a quelle sue strutture fono-morfologiche Veniamo così al nostro caso Nel gennaio 2002 fu messa in circolazione la nuova moneta europea, ma della cosa, com’è noto, si parlava da tempo e il nome euro era stato già proposto nel 1995 dal ministro tedesco delle finanze Theo Waigel Quel nome così semplice e icastico andava bene per le diverse lingue, ma sorse subito la questione del plurale, perché ciascuna aveva un diverso modo di formarlo, pur partendo da un singolare, euro, identico per tutte Così, mentre sulle banconote fu deciso di stampare il nome invariato (in caratteri latini e greci), la Commissione europea per gli Affari economici emanò nel 1998 una raccomandazione per regolarizzare il plurale nelle varie lingue: per alcune si ammetteva il plurale che esse normalmente prevedevano, per altre (e fra queste l’italiana) si prescriveva l’invariabilità del nome della moneta Dappertutto, nonostante tali raccomandazioni ufficiali, non si ebbero scrupoli nell’adottare nell’uso i plurali normali (e così in Spagna si dice ‘los euros’, in Germania ‘die Euros’, in Francia ‘les euros’, ecc .) Solo in Italia le disposizioni della Commissione europea furono prese alla lettera, lasciando invariata la parola anche se si sarebbe dovuto dire gli euri, come si dice dollari, franchi, rubli Com’è potuta avvenire una simile forzatura? Prima dell’introduzione della nuova moneta, a preoccuparsi in Italia del suo plurale erano solo politici e funzionari che avevano sposato la linea dell’invariabilità raccomandata dalla Commissione europea: un plurale invariato e unico per tutte le lingue avrebbe ribadito il sentimento di coesione europea e la forza unificante della nuova moneta E in Italia, allora, si teneva molto alla coesione monetaria rappresentata dall’euro, nel quale si riponevano grandi speranze Tuttavia l’invariabilità contrastava con l’uso comune: come i maschili che terminano Italienisch_81.indb 45 02.07.19 14: 05 4 6 L’Europa nella Babele italiana Massimo Fanfani in -o hanno un plurale in -i, anche quello di euro sarebbe dovuto essere euri Avvisaglie della tendenza a declinare la parola al plurale non mancarono, ma si preferì non prenderle in considerazione, quasi fossero manifestazioni di antieuropeismo Va poi aggiunto che uno dei maggiori sostenitori dell’invariabilità della parola euro, Carlo Azeglio Ciampi, non solo era stato insieme a Romano Prodi un fautore della moneta unica, ma dopo esser stato Capo del governo e Ministro del Tesoro, era allora Presidente della Repubblica E pareva irriguardoso contraddirlo Così, quando la moneta stava per entrare in circolazione, la massima autorità linguistica del Paese, l’Accademia della Crusca, che fino a quel momento aveva sospeso prudentemente il giudizio, si espresse con decisione a favore dell’invariabilità, gettando la sua spada sul piatto vincente In questo modo l’Italia - o, per esser precisi, l’élite politico-economica italiana - si dimostrò ultraeuropeista, pur a prezzo di una forzatura della grammatica e del sentimento linguistico popolare Forse anche per questa scelta la gente comune non accolse con gran simpatia l’euro che, nonostante i suoi indubbi vantaggi, continua ad esser poco familiare, tanto che si continuano a sentire oscillazioni nel plurale . * Ma vediamo qualche altro aspetto dell’attuale situazione linguistica Abbiamo accennato al timore di molti per le influenze alloglotte che minaccerebbero l’italiano E nel mondo globalizzato di oggi la minaccia che appare più grossa è quella dell’angloamericano In effetti la valanga di anglicismi è massiccia e inarrestabile e le prese di posizione per arginare il fenomeno sono all’ordine del giorno, mentre la lingua inglese è sempre più pervasiva anche in Italia Così il fronte difensivo non riguarda solo il contrasto nei confronti dei tanti prestiti angloamericani che entrano di continuo in circolazione, ma anche il presidio dei varchi in cui s’insinua l’uso della lingua inglese A questo proposito va detto che in molte università italiane, in modo analogo a quanto avviene all’estero, interi corsi di studio in discipline tecnico-scientifiche o economico-sociali sono tenuti in inglese E anche nelle scuole secondarie il Ministero della pubblica istruzione ha introdotto l’insegnamento in inglese di discipline come la matematica, le scienze, la geografia, la storia, ecc ., con un’iniziativa denominata CLIL (Content and Language Integrated Learning) Anche le pubblicazioni scientifiche sono ormai redatte prevalentemente in inglese, una lingua che del resto continua ad essere la principale ‘lingua di lavoro’ presso le istituzioni europee, anche adesso che la Gran Bretagna non farà più parte dell’Unione Italienisch_81.indb 46 02.07.19 14: 05 47 Massimo Fanfani L’Europa nella Babele italiana Questa situazione, com’è comprensibile, preoccupa e disorienta molti E dispiace che l’Italia, come la gran parte dei Paesi europei, nonostante i proclami favorevoli al plurilinguismo, abbia ripiegato sull’inglese in settori rilevanti della cultura scientifica e dell’insegnamento superiore Ma va considerato che ciò non comporta necessariamente un danno per la lingua comune e tantomeno la sua scomparsa Nella millenaria evoluzione della civiltà europea c’è sempre stato libero gioco fra lingue e culture diverse che sono state capaci di confrontarsi, di arricchirsi mutuamente, di crescere insieme Talora, nelle varie epoche, l’una poteva eccellere sulle altre, per poi cedere il posto Anche da questo scambio ininterrotto si è formata l’amalgama della cultura europea, mentre ogni singola lingua è venuta acquistando dei tratti comuni, pur mantenendo il suo inconfondibile volto Di conseguenza non si dovrebbero temere esiti catastrofici dall’attuale influenza dell’inglese, ma semmai trarne stimolo per rafforzare la lingua materna, affinandola e adattandola alle esigenze della contemporaneità Le battaglie puristiche o postpuristiche contro l’inglese nelle università o all’interno dei palazzi dell’Unione Europea forse sul momento qualche risultato lo ottengono, ma sono quasi sempre vittorie di Pirro, perché non si può contrastare una delle primarie necessità della comunicazione e della vita culturale Sempre, fin dall’antichità, c’è stata qualche lingua che ha fatto da ponte, che ha facilitato la trasmissione del sapere e i traffici commerciali Nel Medioevo e nell’età moderna ci si servì del latino; dal secolo XVIII la lingua della diplomazia e della cultura fu il francese; nei porti del mediterraneo si parlò a lungo una lingua franca basata sull’italiano; fra l’Otto e il Novecento per studiare certe discipline, dalla storia dell’arte alla chimica, occorreva sapere il tedesco Oggi ci serve soprattutto l’inglese e domani potrà essere un’altra lingua: dipenderà non dalle nostre piccole battaglie ma da ciò che la storia vorrà riservarci . * Un altro problema di un certo rilievo, specie in prospettiva futura, è costituito dalle comunità di immigrati di varia provenienza che, giunti in percentuali crescenti nell’ultimo ventennio, non sono linguisticamente integrati o lo sono in modo imperfetto Mentre gli alloglotti ‘storici’ (due milioni e mezzo su circa sessanta milioni di abitanti), sono concentrati in zone circoscritte e sono bilingui, gli alloglotti di nuova immigrazione sono una quantità ragguardevole (ormai più dell’8% della popolazione), si trovano distribuiti in modo disomogeneo sul territorio e nelle aree urbane, e le loro lingue materne sono le più diverse Il fenomeno della nuova immigrazione è avvenuto in modo così improvviso e intenso che le iniziative per un’adeguata acculturazione linguistica sono state tardive e insufficienti Così, se la scuola Italienisch_81.indb 47 02.07.19 14: 05 4 8 L’Europa nella Babele italiana Massimo Fanfani ha cercato in qualche modo di supplire a tale carenza, quale sarà l’apporto delle lingue dei nuovi cittadini di provenienza extraeuropea all’italiano di domani resta una questione densa d’incognite Anche il terreno delle minoranze linguistiche e degli idiomi dialettali oggi si è fatto accidentato e fa emergere di continuo rivendicazioni identitarie e localistiche È di questi mesi un pronunciamento dei politici altoatesini per la cancellazione delle denominazioni toponomastiche italianizzate dopo la Grande Guerra; mentre nel 2016 il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato una legge per la «Salvaguardia della lingua lombarda», volendo così assegnare al dialetto il rango di lingua Simili pretese a favore delle lingue di minoranza e di alcuni dialetti si sono infittite anche in seguito a una serie di disposizioni legislative a tutela delle minoranze linguistiche, a partire dalla legge 482 del 1999 D’altra parte tali disposizioni legislative, e le conseguenti prese di posizione localistiche, si appoggiano su ciò che era stato tratteggiato dalla Carta europea delle lingue regionali o minoritarie approvata nel 1992 dal Consiglio d’Europa Che uno Stato, o una comunità di Stati, consideri con particolare riguardo e sostenga le lingue minoritarie in un contesto plurilingue è certamente nobile e meritorio Tuttavia queste disposizioni, calate anch’esse dall’alto delle istituzioni europee, alla fine hanno creato in Italia una serie di problemi aggiuntivi Innanzitutto non sempre è facile identificare quali varietà minoritarie siano oggetto di tutela e quali no; come non sempre può essere accettato il criterio dell’autoidentificazione E poi c’è il rischio di omologare varietà linguistiche di diverso tipo che non possono esser messe sullo stesso piano, o di creare entità arbitrarie, come la ‘lingua lombarda’ in una regione dove invece si parlano diversi dialetti locali Un altro punto critico dell’attuale Babele è costituito dal riverberarsi sulla lingua di questioni ideologiche, come quella del ‘politicamente corretto’ o quella delle motivazioni di genere Basti considerare il settore delle innovazioni morfo-lessicali legate ai nomi delle professioni femminili che si è trasformato in un campo minato Da una parte si scarta la funzione indistinta del maschile come genere non marcato; dall’altra si rinuncia a impiegare i suffissi femminili tradizionali perché sentiti troppo antiquati o troppo ironici per le nuove professioni E si discute perfino sull’impiego della desinenza -a, tipica dei sostantivi femminili, con indicazioni altalenanti e che non fanno intravedere alcun auspicabile assestamento * Gli aspetti della Babele italiana a cui si è fatto cenno, per quanto problematici, non devono tuttavia sconcertarci Il momento che stiamo attraversando Italienisch_81.indb 48 02.07.19 14: 05 4 9 Massimo Fanfani L’Europa nella Babele italiana è certo difficile e l’italiano sembra in balia di tendenze contrapposte e senza un chiaro orientamento Per di più i nuovi modelli sono veicolati da mezzi e tecnologie di comunicazione sociale che velocizzano e moltiplicano le tendenze innovative Le difficoltà del presente possono però apparirci in una luce diversa, se ripensiamo al carattere dell’Europa e alla sua storia: una storia di cui anche quella italiana è parte L’Europa, infatti, è un continente del tutto speciale che si regge quasi solo sulla sua storia e sulle sue tradizioni di libertà e di amore per la varietà Non da un territorio geograficamente definito e compatto nasce l’Europa, ma dalla mente dei greci che le dettero il nome e ne idearono un’origine mitologica; e finché i greci si espansero essa si allargò alle coste del Mediterraneo a Est e a Ovest I romani proseguirono l’opera dei greci e pur dando concretezza di Stato a quella che per i greci era solo qualcosa di mitico e ideale, lasciarono libertà ai vari popoli e non soffocarono le loro lingue e le loro culture Tant’è che quando cadde il loro impero, le diverse lingue poterono svilupparsi, differenziandosi l’una dall’altra È vero che la libera dialettica delle lingue europee più di una volta ha subito battute d’arresto, ma mai è venuta meno, come non verrà meno nel futuro, almeno finché gli europei si ricorderanno chi sono e quali sono i legami e i conflitti che li uniscono Lo aveva ben intuito, giusto cento anni fa, nel momento più buio della Prima guerra mondiale, quando sembrava che la civiltà e l’intera Europa venisse meno, uno scrittore sensibile ai rivolgimenti della storia, Stefan Zweig, che ebbe la giusta intuizione di intendere la vicenda della Torre di Babele non come una maledizione divina, ma come un ostacolo risolutivo che tuttavia era stato trasformato in una provvidenziale opportunità dagli europei: «un monumento alla fratellanza e alla solidarietà» in cui era confluito quanto di buono lo spirito umano e le diverse lingue avevano realizzato nei secoli Ed ecco che inattesa e improvvisa la terribile guerra fratricida aveva fatto crollare quel monumento ideale all’unità spirituale europea, come veniva crollando l’Impero austro-ungarico, anch’esso una ‘Torre’ di lingue e culture che fino a quel momento avevano potuto convivere in armonia e reciproca tolleranza La prospettiva che allora additava lo scrittore austriaco può essere la stessa anche per noi: pur nelle difficoltà del presente, non dobbiamo perderci d’animo Mai abbandonare il proprio settore nell’edificazione di una più grande torre, mai dimenticare la propria particolare famiglia, il proprio sapere, la propria lingua! Se tutti insieme opereremo con l’ardore con cui fu creata l’Europa di ieri, potremo ancora realizzare qualcosa di nobile e ammirevole, dove uomini di nazioni diverse si sentiranno liberi e fratelli, a casa loro In particolare è auspicabile che in questo processo di rinascita europea - rinascita di un’Europa di persone e popoli distinti, di un’Europa memore Italienisch_81.indb 49 02.07.19 14: 05 50 L’Europa nella Babele italiana Massimo Fanfani della sua anima antica - anche l’Italia dalle tante lingue ritrovi il coraggio e la speranza Abstract. Der vor 20 Jahren noch existierende europäische Enthusiasmus ist heute nicht mehr zu beobachten, wofür eine Reihe von Faktoren (ökonomische, bürokratische, politische) verantwortlich gemacht werden können Dieser Artikel beschäftigt sich primär mit den linguistischen Folgen einer Nationalsprache und den Auswirkungen eines mehrsprachigen Umfeldes wie jenem der EU Eine gewisse «Babele italiana» gab es bereits mit den diversen Dialekten, was auch in den anderen Minderheitensprachen der Randgebiete der Republik deutlich wird Durch digitalisierte Inhalte angewandte Zensur bedroht die Integrität der Sprache; dies betrifft besonders die beiden Kerngebiete Phonologie und Morphologie Anhand dreier Problemfelder soll dies exemplifiziert werden: Erstens die Währungsbezeichnung So heißt es im Italienischen im Gegensatz zu vielen anderen europäischen Sprachen euro im Plural, obwohl es eigentlich gli euri heißen müsste Zweitens: Der zunehmende Gebrauch des Englischen, der die italienische Sprache aus der Wissenskultur (Fachzeitschriften) und dem Bildungssektor (Unterricht) verdrängt Drittens: Die Migrationsbewegungen, deren sprachliche Integration zu spät und insuffizient einsetzte Die Vielfalt der europäischen Gemeinschaft sollte ihre Stärke sein und damit auch zur Bewahrung der Nationalsprachen befähigen Summary These days, we do not observe the enthusiasm for Europe that existed 20 years ago for various reasons (economical, bureaucratic, and political ones) This article deals primarily with the linguistic consequences of a national language and the effects of a plurilinguistic context such as the EU presents There has always been a certain «Italian Babel» because of the various dialects, also in the case of other minority languages at the margins of the Italian Republic Censorship by way of digitalised contents is threatening the integrity of language, especially in the major fields of phonology and morphology This phenomenon is exemplified with three issues: First, the name of the European money In Italian, as opposed to many other European languages, the plural of euro is euro, although it should really be gli euri Second: the more frequent use of English, which displaces the Italian language from the culture of knowledge (Scientific Journals) and education (special fields of study) Third: the linguistic integration of the movements of migration has been started too late and insufficiently The variety of the European Union should be its force and support the stability of the national languages Italienisch_81.indb 50 02.07.19 14: 05