eJournals Italienisch 41/82

Italienisch
ita
0171-4996
2941-0800
Narr Verlag Tübingen
10.2357/Ital-2019-0025
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/121
2019
4182 Fesenmeier Föcking Krefeld Ott

Dallo smartphone alla smart city: variazioni semantiche di un mondo smart

121
2019
Daniela Pietrini
ita41820101
101 Sprachecke Italienisch Die Rubrik «Sprachecke Italienisch» stellt aktuelle Probleme und Tendenzen des Gegenwartsitalienischen vor und befasst sich mit Normierungsschwankungen, grammatischen Unsicherheiten, Neuwortbildungen u.a. Dabei sollen möglichst auch Anfragen und Anregungen aus dem Leserkreis aufgegriffen werden, die die Dynamik des Gegenwartsitalienischen als «lingua […] in forte ebollizione» (F. Sabatini) präsentieren. Verantwortlich für die «Sprachecke Italienisch» ist Prof. Dr. Daniela Pietrini (Universität Halle-Wittenberg): daniela.pietrini@romanistik.unihalle.de. Dallo smartphone alla smart city: variazioni semantiche di un mondo smart In principio era il cellulare, neologismo semantico costituito per ellissi (da telefono cellulare) e conversione (dall’aggettivo cellulare al sostantivo corrispondente) 1 per indicare - la prima attestazione nel lontano 1990 - un telefono portatile connesso a una rete (cfr. DISC 2013, s.v.). Ben presto però (nel 1991), nell’italiano colloquiale, a cellulare si affianca telefonino, derivato per alterazione diminutiva da telefono attraverso il suffisso -ino che conferisce alla base un significato denotativo di piccolezza (i primi telefonini, per quanto relativamente ingombranti se confrontati con modelli più recenti, erano comunque di dimensioni inferiori a quelle dei telefoni fissi del tempo). 2 Se il suffisso alterativo -ino attraverso lessemi come messaggino 1 Si tratta di un tipo particolare di cambio semantico «che consiste nell’assorbimento di una parola complessa in quella parola che, nel lessema complesso, costituisce il modificatore. Attraverso questo processo di assorbimento la parola semplice prende il significato del lessema complesso ereditandone anche la categoria sintattica e il genere, cioè le categorie grammaticali proprie della testa» (Blank 2004: 24). Nel nostro caso quindi si passa dal lessema complesso telefono cellulare al suo assorbimento nel modificatore cellulare, parola semplice che assume significato e categorie grammaticali della testa elisa. 2 Saremmo invece più cauti nell’assegnare a telefonino una connotazione affettiva tout court, che pure gli viene quasi costantemente riconosciuta: «Il telefonino, quindi, si prefigura quasi come un’ossessione, un bene primario, fin dal nome italiano dell’oggetto, affettuosamente connotato tramite il diminutivo, in luogo di più neutre definizioni quali l’inglese mobile, replicato in molte lingue del mondo» (Gheno 2011: 88). Concordiamo piuttosto con Dressler/ Merlini Barbaresi 1994 nel non attribuire genericamente agli alterati una connotazione stabile di affettività/ emotività, ma nel collegare tale significato ai relativi contesti d’uso, sottolineando anche come i diminutivi presentino, tra i propri significati pragmatici, anche quello di ‘non importante’/ ‘non serio’ derivato da ‘piccolo’. DOI 10. 23 57/ Ital-2019 - 0 025 Italienisch_82.indb 101 20.01.20 15: 36 102 Sprachecke Italienisch Daniela Pietrini (1996, ‘breve messaggio scritto inviato col telefono cellulare’, DISC 2013), fotina (‘piccola foto condivisa tramite il cellulare’), faccina (‘tipo di emoticon che rappresenta una piccola faccia, di colore vario, con diverse espressioni’, TREC), oltre al più gergale squillino (‘colpo di telefono dato col cellulare’), sembra assurgere quasi a marca identificativa della comunicazione via telefonia mobile, alle soglie del terzo millennio la rapida evoluzione tecnologica porta alla nascita di un nuovo dispositivo in grado di aggiungere alle funzioni del telefono cellulare quelle di un computer palmare. Si diffonde così l’anglismo smartphone per designare un apparecchio con il quale, oltre a telefonare, ricevere e inviare messaggi, si può anche navigare in internet, utilizzare la propria casella di posta elettronica, ascoltare musica e usufruire di svariati programmi personalizzati. Breve storia di smartphone Se la raccolta di neologismi curata dalla redazione dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani 3 fa risalire la prima attestazione di smartphone a un articolo di Repubblica del 30 giugno 2003 e i principali dizionari lo datano 1996, il termine comincia a comparire con regolarità sulla carta stampata a partire dall’autunno 2002, dapprima sulla versione online del supplemento finanziario di Repubblica: 4 «Il software Smartphone 2002 permetterà di trasformare i cellulari in veri e propri computer portatili capaci di navigare in Internet e di utilizzare innumerevoli applicazioni multimediali. Secondo quanto dichiarato da un portavoce della Orange, il cellulare equipaggiato con Smartphone 2002 avrà un prezzo decisamente inferiore ai computer portatili e palmari, anche se non ha voluto rilasciare indicazioni più precise.» («Bill Gates sbarcherà nel business dei cellulari», La Lettera Finanziaria, 7 ottobre 2002) 3 La banca di neologismi, ampliata regolarmente con cinque neologismi a settimana, può essere consultata gratuitamente all’indirizzo http: / / www.treccani.it/ magazine/ lingua_italiana/ neologismi/ searchNeologismi.jsp. 4 Si noti una prima menzione isolata di smartphone in una notizia breve del 1997 reperibile nell’archivio online dello stesso quotidiano: «Alcatel-Alsthom e Sharp hanno lanciato sul mercato Smartphone: un telefonino di dimensioni molto ridotte e di peso inferiore a 230 grammi». Italienisch_82.indb 102 20.01.20 15: 36 103 Daniela Pietrini Sprachecke Italienisch Smartphone nascerebbe quindi, almeno nelle sue prime attestazioni in italiano, come marchionimo 5 per designare un sistema operativo per telefoni cellulari innovativo prodotto da Microsoft e venduto inizialmente attraverso Orange, la divisione mobile di France Telecom. 6 Eppure soltanto un paio di mesi dopo, nel gennaio 2003, smartphone cessa di identificare un software specifico per indicare l’intera fenomenologia dei telefoni cellulari di nuova generazione, dei quali si paventa profeticamente «la prossima invasione»: «Nella stessa direzione, in fondo, si colloca anche la prossima invasione degli smart-phone. Oggetti che oggi girano per l’Italia quasi solo in versione sperimentale (tranne un modello o due). Solo che nel giro di qualche mese, o addirittura di qualche settimana, arriveranno in grande quantità. Di che cosa si tratta? Sono tutti un po’ diversi uno dall’altro. Ma il concetto di base è sempre il medesimo. Avete presente un palmare (Palm o Ipaq, ma anche altri) e un telefono cellulare? Bene, metteteli insieme e ricavatene un solo oggetto. Sarà uno smart-phone. Un apparato, cioè, che funziona da telefonino, ma anche da palmare. E che quindi è in grado di utilizzare, ad esempio, tutta la suite di Microsoft Office (Word, Excel, Access, Powerpoint, ecc.), ma anche di trattare file musicali e di immagini, video, ecc. Questi smart-phone, inoltre, sono un po‘ più grandi [sic! ] un telefonino e quindi dispongono di ottimi schermi e di ottima visibilità. Naturalmente, sono oggetti ideali per stare sempre connessi in Rete.» («Smart-phone, wi-fi, new tag: il futuro è già qui», Affari e Finanza - Repubblica, 27 gennaio 2003) 5 Il termine marchionimo è tutt’altro che pacifico nella tradizione degli studi di linguistica, terminologia e onomastica commerciale, in cui si affianca e spesso sovrappone a altre denominazioni più o meno specifiche come nome commerciale, crematonimo, ergonimo, econimo, nome di prodotto ecc. (per una discussione di analogie e differenze e dei problemi terminologici e definitori legati ai nomi di marca cfr. Janner 2017: 32-37). Nel presente contributo il termine marchionimo è usato in maniera generica nel senso di nome di prodotto o di marca, secondo la definizione ampia di Caffarelli «Si dice nome commerciale o marchionimo il nome con cui è noto in commercio un determinato prodotto o il nome dell’azienda che lo produce» (2011: 953). 6 V. anche «Orange poised to offer Microsoft Smartphone first», ComputerWeekly, 7 ottobre 2002. In realtà il termine smartphone circolava già, almeno fuori d’Italia, dalla fine degli anni 90. In particolare il primo a riportare la dicitura Smartphone sulla confezione originale e a venire descritto esplicitamente dai produttori come uno «Smart phone» fu nel 1997 il telefono cellulare Ericsson R380s (cfr. Woyke 2014). Italienisch_82.indb 103 20.01.20 15: 36 10 4 Sprachecke Italienisch Daniela Pietrini La genericizzazione di smartphone 7 si accompagna a una relativa esitazione ortografica, oltre che definitoria: se a volte smartphone viene ancora scritto con la maiuscola iniziale per indicare il nome del sistema operativo targato Microsoft («La controllata di Deutsche Telekom nella telefonia mobile e il colosso americano del software, infatti, presenteranno entro l’estate un nuovo cellulare che funziona con il software ‘Smartphone’ della Microsoft», La Lettera Finanziaria, 17 febbraio 2003), il processo di lessicalizzazione passa per la grafia separata da trattino smart-phone («In pratica […] è il primo smart-phone della Nokia. Telefona, ovviamente, ma consente di fare anche tutto quello che vi può venire in mente », La Lettera Finanziaria, 17 marzo 2003), per approdare quindi alla forma univerbata («Come era prevedibile, e come del resto era stato annunciato, la guerra degli smartphone è cominciata», Affari e Finanza - Repubblica, 26 maggio 2003), secondo un’oscillazione peraltro tipica delle neoformazioni non ancora acclimatate nell’uso: «in generale si può affermare che tali formazioni si scrivono separate o unite da trattino quando il parlante avverte la loro struttura compositiva come un modulo ancora aperto, mentre si scrivono univerbate (in una sola parola) quando il composto è stato accolto stabilmente nell’uso o si è lessicalizzato, tanto che si tende a cogliere più la sua accezione complessiva che quella dei suoi membri.» (Setti 2009, s.p.) Le definizioni di smartphone sui principali dizionari dell’italiano ne sottolineano la natura duplice di «apparecchio elettronico che combina le funzioni di un telefono cellulare e di un computer palmare» (NDO 2019), 8 mentre le prime attestazioni a stampa lo descrivono come «super-cellulare per gli appassionati e per quelli super-impegnati» (La Lettera Finanziaria, 17 marzo 2003, cit.), «cellulari evoluti, […] replica in piccolo del pc da scrivania» («Il vecchio cellulare? Ha i giorni contati», Corriere della sera, 17 febbraio 2003). Sulla scia del successo dei primi modelli, i cellulari di nuova generazione conquistano rapidamente il mercato, seguiti da tanti nuovi dispositivi in un succedersi incessante di apparecchi e invenzioni dal raggio di applicazione sempre più eterogeneo, dai telefoni ai televisori (smart TV), 7 Tanto si è scritto sul processo di allargamento semantico che può portare i marchionimi a passare da designazione distintiva a denominazione generica di tutti i prodotti di un certo tipo (es. scottex per ‘carta assorbente da cucina’ di qualsiasi marca e tipologia) spingendosi fino all’ingresso del termine nei dizionari. Per una rapida panoramica del fenomeno cfr. Janner (2017: 41-44; 47-50) e la bibliografia ivi citata. 8 Cfr. anche ZING 2019: «apparecchio elettronico tascabile che è insieme telefono cellulare e computer palmare» (s.v.). Italienisch_82.indb 104 20.01.20 15: 36 105 Daniela Pietrini Sprachecke Italienisch alle lavagne elettroniche (smart board), agli orologi (smartwatch), agli occhiali (smartglass), alla casa intera (smart home). Ma cos’hanno in comune uno smartphone, lo smart working e una smart city, ovvero che cosa si cela dietro l’ormai onnipresente attributo smart? Smart: un anglismo polisemico Smartphone non è la prima parola dell’italiano a contenere l’anglismo smart. Infatti l’elemento formativo smart è un prestito di introduzione tutt’altro che recente nell’italiano, attestato già dal 1962 9 nella locuzione sostantivale smart-set per indicare «il bel mondo, l’ambiente elegante dell’alta società» (NDO 2019, s.v.), ed è in quest’accezione che lo ritroviamo ancora all’epoca della prima attestazione di smartphone nella quarta di copertina del romanzo di Enrico Pellegrini La negligenza, vincitore del Premio Campiello 1997: «Questo libro racconta le feste […] con l’attenzione ai dettagli alla maniera della short story americana. Racconta la voglia di piacere e di stupire dei giovani di una classe sociale che si sposta dall’Italia all’Europa all’America, dal jet-set all’aristocrazia decadente, dallo smart-set californiano ai nouveaux riches dell’Est.» Attraverso la locuzione smart-set, il primo significato dell’aggettivo inglese smart a penetrare nell’italiano è quindi quello di ‘elegante, alla moda’ (inglese in riferimento a persone o luoghi «Fashionable, elegant, sophisticated; belonging to or associated with fashionable or high society», OED 2019, s.v.). Ben presto però (1965) si diffondono in italiano, con significato più o meno analogo a smart-set, diversi altri anglismi quali jet set ‘alta società’, 10 anch’esso un composto di set ‘ambiente, mondo’, jet society ‘alta società internazionale’ e (1966) high society ‘alta società’, destinati a affiancare nell’uso smart-set fino a sostituirvisi. Bisogna quindi attendere gli anni Novanta per ritrovare l’anglismo smart in un nuovo prestito, il composto neologico smart drink che indica una «bevanda costituita da un frullato di frutta arricchito con amminoacidi e vitamine» (GDLI, supplemento 2004, s.v.). Il riferimento a una bibita ener- 9 Per la prima attestazione di smart in italiano cfr. GDLI, Supplemento 2004: «Giovanella Andreoli, Nicoletta Chinni ed altre esponenti dello smart-set di Piazza Ungheria». 10 In senso proprio jet set indica il gruppo sociale di coloro, di solito giovani e alla moda, che viaggiano continuamente per motivi di puro piacere, spostandosi, appunto, in jet. Italienisch_82.indb 105 20.01.20 15: 36 106 Sprachecke Italienisch Daniela Pietrini getica contenente sostanze stimolanti si ricollega a un altro significato dell’aggettivo inglese smart in quanto «Designating a (real or hypothetical) substance, esp. a drug, that (supposedly) increases intelligence or enhances other aspects of cognitive performance» (OED 2019, s.v.), attestato in italiano anche nel prestito smart drug (1991), «Sostanza naturale o sintetica contenente principi attivi con presunte o accertate proprietà psicoattive, la cui produzione non è proibita dalle leggi vigenti» (NDO 2019). Né la società patinata dello smart-set né tantomeno i farmaci stimolanti contenuti negli smart drink sembrano semanticamente vicini a smartphone, per la cui comprensione è più utile considerare un altro neologismo di origine inglese dei primi anni Novanta, il prestito smart card. Con questo termine, attestato in italiano dal 1992, si intende sia la scheda che, inserita in un decodificatore, consente all’utente di visualizzare i programmi di una pay tv, che una «tessera dotata di un microprocessore che consente la memorizzazione e l’elaborazione di dati, utilizzata- spec.- nell’ambito dei sistemi telefonici e bancari» (ZING 2019), una carta magnetica di riconoscimento - per così dire - ‘intelligente’ (v. GDLI, supplemento 2004). È proprio questo valore semantico di intelligenza nel senso di funzionalità evolute per la gestione dei dati a caratterizzare anche la denominazione smartphone, prestito integrale del composto inglese smart + phone secondo l’accezione phone ‘telefono’ e smart ‘intelligente’ (v. ZING 2019), ‘astuto’ (TREC), per cui smartphone andrebbe interpretato come «Voce ingl., propr. ‘telefono intelligente’» (NDO 2019, s.v.). Se la diffusione a macchia d’olio dei cellulari smartphone contribuisce senza dubbio all’espansione della relativa denominazione e di conseguenza anche all’accettazione dell’elemento formativo smart nell’italiano contemporaneo, non tutti i neologismi su base smart degli ultimi anni possono essere spiegati alla luce del valore semantico di ‘intelligenza’ che contraddistingue l’anglismo smartphone. Le osservazioni seguenti si propongono di classificare alcune neoformazioni dell’italiano contemporaneo proprio in base alle sfumature semantiche dell’elemento smart. Gli indossabili: i nuovi accessori smart Strettamente legati al significato di smartphone ‘telefono intelligente’ sono diversi accessori accomunati dall’uso di una tecnologia particolarmente innovativa e dal legame con i mondi della telefonia mobile e del computer. Tra le neoformazioni di questo tipo figura smartwatch, orologio dotato di connettività wireless in grado di collegarsi a uno smartphone interagendo con esso e duplicandone alcune funzioni (avviso di chiamata e di messaggio, data, informazioni meteo ecc.) fino a operare, in alcuni casi particolarmente avanzati, addirittura in autonomia: Italienisch_82.indb 106 20.01.20 15: 36 107 Daniela Pietrini Sprachecke Italienisch «Come racconta Gabe, il padre stava pedalando nel Riverside State Park di Spokane, negli Stati Uniti,- quando la bicicletta si è ribaltata. L’uomo- è rovinato a terra battendo la testa ed è rimasto incosciente. Impossibile per lui chiedere aiuto ma ci ha pensato lo smartwatch, nello specifico un Apple Watch serie 4.» («Smartwatch gli salva la vita: chiama i soccorsi mentre lui è incosciente», Corriere della sera online, 22 settembre 2019) Smartwatch è l’unico accessorio di questo tipo repertoriato nella nomenclatura della maggioranza dei principali dizionari dell’italiano contemporaneo, ma non certo l’unico neologismo costruito in base a questo meccanismo formativo. Un altro esempio è smartband, sorta di braccialetto ‘intelligente’ di forma ergonomica e peso ridotto, dotato di un sistema di segnaletica digitale wireless in grado di monitorare attività sportive, fitness e stato di salute quotidiano (incluso il sonno) e di inviare i dati allo smartphone: «Il TomTom Touch (circa 150) euro [sic! ] è il primo smartband al mondo ad analizzare la composizione corporea: è in grado di determinare la percentuale di massa grassa di un individuo, per uno stile di vita più sano, una dieta mirata e un allenamento più efficace.» («Ifa 2016, i nuovi prodotti TomTom: Vio e Touch», Repubblica online, 1 settembre 2016) Si noti inoltre, nel caso di smartband, l’oscillazione di genere tra il maschile (in analogia con il corrispondente italiano braccialetto) e il femminile («Ecco la classifica delle migliori smartband…», www.tuttoandroid.net) riferito probabilmente a banda o fascia: difficile per adesso avanzare prognosi sul genere destinato ad avere la meglio. Interessante infine il neologismo indossabili per designare i nuovi dispositivi tecnologici ‘da indossare’, calco dell’inglese wearable (computing device) «A portable device (esp. one incorporating computer technology) designed to be worn on one’s person» (OED 2019, s.v.), presente in italiano dapprima nella locuzione nominale dispositivi indossabili (o tecnologia indossabile) e quindi, per conversione, come sostantivo indossabile: 11 «Resta lui [Watch 3, n.d.R.] il più desiderabile, anche se il-Watch 4-(ora uscito dalle vendite) ha conquistato la vetta tra gli indossabili da polso di fascia alta. » («Apple Watch 11 Su semantica e restrizioni morfologiche relative al suffisso -bile per la formazione di derivati aggettivali deverbali cfr. Ricca (2014: 422-429). Italienisch_82.indb 107 20.01.20 15: 36 108 Sprachecke Italienisch Daniela Pietrini 5, mai più l’ora buia: la nostra prova», Repubblica online, 18 settembre 2019).- Alla stessa categoria di accessori tecnologici smart indossabili appartiene anche il neologismo smartglass, attestato in italiano dal 2009 per indicare un «Occhiale interattivo che permette di registrare le immagini dell’ambiente circostante o di sovrapporre a esse le informazioni provenienti da un elaboratore» (NDO 2019). 12 Si tratta di un dispositivo che consente all’utente di vedere le informazioni aumentate all’interno del proprio campo di visione senza utilizzare le mani e mantenendo nel contempo il contatto visivo con l’attività che sta svolgendo. Nonostante tanto i Google Glass quanto gli italiani GlassUp non siano riusciti a imporsi sul mercato, 13 diverse imprese continuano a studiare possibili applicazioni di nuovi smartglass per il mondo del lavoro. Nelle denominazioni di simili accessori l’anglismo formativo smart riprende il significato di ‘dotato di un microprocessore’, presente già in smart card. La denominazione assume quindi per estensione anche il significato di ‘connesso a uno smartphone’, per cui, in tali composti, smart può anche essere letto come accorciamento di smartphone. Nello specifico smartwatch sarebbe quindi tanto un ‘orologio intelligente in quanto dotato di microprocessore’ che un ‘orologio connesso a uno smartphone’. Stesso meccanismo anche per smartband, interpretabile sia come ‘braccialetto intelligente perché dotato di microprocessore’ che come ‘braccialetto connesso a uno smartphone’ e per smartglass, ‘occhiale dotato di microprocessore’ e ‘connesso a uno smartphone’. Home, smart home: una casa intelligente L’uso dell’elemento compositivo smart non è limitato alle neoformazioni che designano indossabili tecnologici dotati di microprocessori, ma si estende a un’ampia gamma di dispositivi e elettrodomestici collegati alla rete e che 12 Sottolineiamo una relativa incertezza morfologica quanto al numero del neologismo, indicato per es. in ZING 2019 al plurale smart glasses (in analogia con il plurale it. ‘occhiali’), mentre il singolare smart glass indicherebbe un polimero sintetico simile al vetro in grado di modificare l’intensità della luce e del calore che l’attraversa, usato nell’arredamento d’interni e nell’industria automobilistica e aeronautica. Su problemi legati al numero di smartglass e in particolare del marchionimo Google glass in italiano e inglese cfr. Corbolante (2013). 13 I Google Glass sono stati definitivamente ritirati dalla distribuzione a gennaio 2015, per quanto recentemente sia stato annunciato il lancio di un nuovo modello per professionisti previsto per la fine del 2019 («I nuovi Google Glass sono in vendita a 999 dollari (ma non per tutti)», wired.it, 22 maggio 2019). Italienisch_82.indb 108 20.01.20 15: 36 109 Daniela Pietrini Sprachecke Italienisch possono essere gestiti a distanza. Primo fra tutti il televisore, ribattezzato smart TV per sottolineare la convergenza tecnologica tra il mondo della televisione e quello dei personal computer grazie all’integrazione, negli apparecchi televisivi, di funzioni e servizi legati a internet (streaming, video on demand, navigazione in rete, multimedialità ecc.). Gli «elettrodomestici-smart, dispositivi ‘intelligenti’ in grado di connettersi a Internet» («Privacy, smart TV e assistenti vocali sotto accusa», Corriere della Sera online, 18 settembre 2019) sono ormai onnipresenti, non solo televisori, ma anche «assistenti vocali, altoparlanti, addirittura citofoni e frigoriferi» 14 (ibid.) connessi alla rete tramite Wi-Fi, Bluetooth o protocolli simili per controllarne e ottimizzarne le funzioni. Dal punto di vista linguistico, la denominazione di questi dispositivi fa registrare un cambiamento: a differenza di prestiti integrali come i già citati anglismi smartphone, smartband, smartglass ecc., la tecnologia domestica ‘intelligente’ sembra preferire il ricorso a smart in funzione di determinante per creare locuzioni nominali ibride italo-inglesi del tipo ‘N elettrodomestico + smart’. Le variazioni sono infinite, dai termostati smart alle lampadine smart («e con i termostati e le lampadine smart è possibile ridurre il consumo di energia», «Case smart, il desiderio segreto», Repubblica, 16 settembre 2019) fino addirittura ai vasi smart che aumentano la capacità purificatrice delle piante e permettono di monitorare la qualità dell’aria di casa via smartphone («Ifa, una pianta di aloe vi purificherà l’aria», Repubblica online, 9 settembre 2019): «L’inverno si avvicina e un- termostato smart, connesso a internet e intelligente, può essere un valido aiuto per sentire meno freddo quando si rientra a casa. […] A livello pratico,- i termostati smart sono dotati di circuiti Wi-Fi- che consentono di connettere il dispositivo a internet.- Si gestiscono sia da smartphone che da tablet- o da un semplice computer, accedendo al proprio profilo online. Che si tratti di riscaldare tutto l’appartamento o solo alcune zone della casa, i migliori termostati connessi donano flessibilità e convenienza.» («Casa gelata al rientro? Accendi il riscaldamento dallo smartphone», Corriere della sera online, 22 settembre 2019) 14 Ricordiamo anche il caso di cronaca americano, diventato subito «virale» anche in Italia, di Dorothy, adolescente statunitense che, per sfuggire ai controlli della madre colpevole di averle sequestrato tutti i dispositivi elettronici, si riduce a twittare dal proprio smart refrigerator (frigorifero smart, v. «La mamma le sequestra il telefono, la 15enne twitta dal frigo e diventa virale», Corriere della sera online, 14 agosto 2019). Italienisch_82.indb 109 20.01.20 15: 36 110 Sprachecke Italienisch Daniela Pietrini Nasce insomma il concetto di smart home nel senso di una proprietà dotata di una connessione internet affidabile, di un dispositivo di sicurezza che controlli l’accesso e di diversi elettrodomestici e sistemi dalla funzionalità ‘intelligente’ per gestire temperatura, illuminazione, intrattenimento, ecc. anche in remoto. Di smart home è diffuso anche il calco traduzione casa intelligente, «progettata per essere gestita anche a distanza da chi vi abita attraverso dispositivi che controllano e coordinano alcune funzionalità quali l’accensione e lo spegnimento del sistema di climatizzazione e degli elettrodomestici, il monitoraggio di parametri come la temperatura e l’umidità, ecc.» (NDO 2019, s. casa). Alla casa intelligente è strettamente legato il lessema domotica, parola macedonia costituita dall’incontro tra l’elemento formativo neoclassico dom(o) (da domus ‘casa’) e (informa)tica per designare la disciplina che si occupa dell’applicazione di elettronica e informatica alla gestione dell’abitazione (v. NDO 2019 e ZING 2019), un termine datato fine anni ottanta dai principali dizionari, ma presente regolarmente sui giornali italiani soltanto a partire dall’inizio del terzo millennio. 15 Alla rete degli oggetti - specie di uso quotidiano - e degli ambienti smart, dotati cioè ognuno di un proprio microprocessore e di un collegamento wireless e pertanto riconoscibili, localizzabili e controllabili tramite internet, 16 si collega anche il calco traduzione internet delle cose (ingl. Internet of things) cui ci si riferisce costantemente a proposito di casa intelligente: «In questo momento il luogo più ‘pericoloso’ è proprio casa vostra: ci sono gli assistenti vocali, appunto, ma anche il frigorifero smart, l’aspirapolvere e il robot da cucina azionabili dal telefonino, la tv intelligente. C’è l’Internet delle cose, insomma.» («Parla con me (e ti spierò)», Repubblica, 2 aprile 2019) Nel nome della sostenibilità: la smart city L’evoluzione semantica di smart non si limita al passaggio dall’aspetto meramente tecnologico relativo alla dotazione di un microprocessore e al legame con il campo della telefonia mobile (smartphone) a quello dell’automatizzazione e dell’ottimizzazione di funzioni e risorse per la gestione delle abita- 15 NDO 2019 ne colloca la prima attestazione nel 1988, per quanto il supplemento 2004 del GDLI citi invece un esempio del 2000: «dal 19 al 23, nell’ambito dello smau, un intero settore e sei padiglioni del salone milanese de dicato all’elettronica saranno riservati alla domotica, cioè all’informatica per la casa» (GDLI, supplemento 2004, s.v.). 16 Cfr. Osservatorio di terminologie e politiche linguistiche, 22. Italienisch_82.indb 110 20.01.20 15: 36 111 Daniela Pietrini Sprachecke Italienisch zioni (elettrodomestici smart). Proprio i concetti di ottimizzazione e innovazione sono alla base di un altro gruppo di neologismi con cui smart esce dalle quattro mura domestiche per spostarsi nei domini dell’architettura, dell’urbanistica e delle infrastrutture. Per riferirsi alle strategie di pianificazione urbanistica correlate all’innovazione e alle nuove tecnologie della comunicazione con lo scopo di migliorare la qualità della vita dei cittadini (cfr. AA.VV. 2013) si è diffuso il concetto di smart city: «città pianificata con tecnologie innovative (servizi pubblici, ambiente, gestione energetica,- ecc.), così da rendere alta la qualità della vita di chi vi abita» (ZING 2019, s. smart). Una smart city mette in relazione le nuove tecnologie digitali, pilastro semantico dell’attributo smart, con il capitale umano presente in loco sulla base dei parametri di ambiente, economia, vivibilità, mobilità, persone e gestione. 17 È la stessa Commissione Europea a definire il concetto di smart city nell’ambito delle proprie iniziative e direttive di sviluppo urbano: «A smart city is a place where- traditional networks and services are made more efficient with the use of digital and telecommunication technologies- for the benefit of its inhabitants and business.- A smart city goes beyond the use of information and communication technologies (ICT) for better resource use and less emissions. It means smarter urban transport networks, upgraded water supply and waste disposal facilities- and more efficient ways to light and heat buildings. It also means a more interactive and responsive city administration, safer public spaces and meeting the needs of an ageing population.» (EU, Smart Cities, ec.europa.eu) 18 17 Queste categorie (Smart Economy, Smart Living, Smart Environment,- Smart Mobility, Smart People,- Smart Governance) sono state sviluppate da un gruppo di ricerca della TU di Vienna per poter confrontare diverse città europee di medie dimensioni (cfr. Giffinger 2007, oltre al sito www.smartcities.eu), per poi venire riprese, in un quadro sinottico multilingue, dall’Osservatorio di terminologie e politiche linguistiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha messo a punto anche un «Glossario della Smart City» (consultabile all’indirizzo https: / / centridiricerca.unicatt.it/ otpl-GLOSSA- RIO_SMART_CITY.pdf). 18 In un articolo molto esteso pubblicato dal network di testate digitali Digital 360, nella sezione EconomyUp, si legge la seguente definizione di smart city: «una- città intelligente, che sa stare al passo con le innovazioni e con la rivoluzione digitale. Smart city significa connessioni wi-fi nei luoghi più disparati, sviluppare infrastrutture «intelligenti», strade percorse da auto a guida autonoma, incroci regolati da semafori intelligenti, un alto livello di tecnologia high-tech. Città sostenibili in cui gli oggetti si scambiano informazioni tra di loro, o dove gli impianti di illuminazione sono in grado Italienisch_82.indb 111 20.01.20 15: 36 112 Sprachecke Italienisch Daniela Pietrini Alla base del concetto di smart city c’è quindi l’interazione tra le nuove tecnologie, la qualità della vita e il risparmio energetico. In questo modo l’anglismo smart si arricchisce di una nuova componente semantica legata appunto alla sostenibilità dello sviluppo e all’ecologia. Insomma smart non è più parafrasabile soltanto con ‘intelligente’ né con ‘connesso’, ma anche con ‘sostenibile’, risemantizzato nel senso ecologico di «Sviluppo sostenibile, processo di sviluppo economico e produttivo tendente ad armonizzare lo sfruttamento delle risorse disponibli con il rispetto delle condizioni e delle compatibilità ambientali» (HOE 2018). La stessa accezione si ritrova anche nel prestito smart mobility che indica una mobilità sostenibile e al tempo stesso efficiente, altamente tecnologica e a basso impatto ambientale: «Una- mobilità moderna ed efficiente- significa spostamenti facili e quindi una qualità di vita nettamente migliore dell’attuale. Allo stesso tempo la smart mobility spinge ad una- svolta ecologica- delle persone e dei mezzi. Se ci si muove in modo intelligente si arriva prima e si inquina meno.» («Smart mobility: significato e servizi», www.ideegreen.it, 18 giugno 2018) Si noti tra l’altro che, a differenza di quanto avvenga con altri anglismi composti di smart, la versione italiana di smart mobility non è - o non è solo - mobilità smart, ma piuttosto mobilità sostenibile, neoformazione che mette in evidenza il rapporto semantico stretto tra quest’accezione di smart e la salvaguardia dell’ambiente: «Milano è in testa alle città d’Italia per mobilità sostenibile. Lo rivela uno studio del Ministero dell’Ambiente che pone il capoluogo lombardo davanti a tutti per uso di taxi ibridi, bike sharing e mobilità elettrica.» («I primati del capoluogo lombardo». Repubblica, 5 settembre 2019) Meno trasparente risulta l’anglismo smart grid, datato 2007 dal NDO 2019 che lo definisce una «Rete elettrica dotata di sensori intelligenti che raccolgono informazioni in tempo reale ottimizzando la distribuzione di energia.» Italianizzato in rete elettrica intelligente, il neologismo designa una rete di riprodurre la luce del giorno. Ma anche dove è possibile produrre alimenti in maniera innovativa e praticare una mobilità sostenibile fatta di bike sharing, car sharing e auto ibride o elettriche. Per tutti questi motivi la smart city è costellata di- sensori- che generano una grande quantità di dati i quali potrebbero sia alimentare servizi più evoluti ed in tempo reale, sia permettere alle amministrazioni una gestione sempre più efficiente» («Smart city: che cosa sono e come funzionano le città intelligenti», www.economyup.it, 9 luglio 2019). Italienisch_82.indb 112 20.01.20 15: 36 113 Daniela Pietrini Sprachecke Italienisch elettrica basata sullo scambio di informazioni tra distributori e consumatori, utili per poi razionalizzare e distribuire l’energia in maniera efficiente, evitando i sovraccarichi e le variazioni di tensione. Il lavoro agile In questa carrellata di neologismi smart dell’italiano contemporaneo non può mancare lo smart working, ben più noto nella versione italiana di lavoro agile. Il lavoro agile è definito dalla legge 81/ 2017 sulla tutela del lavoro autonomo come: «modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa. La prestazione lavorativa viene eseguita in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva.» (Legge 81/ 2017, Capo II, Art. 18) Molto di più di un semplice telelavoro, il lavoro agile vanta una componente smart che consiste quindi nel connubio tra la grande flessibilità legata all’assenza di vincoli orari o spaziali - e l’impiego irrinunciabile di una dotazione tecnologica che consenta, attraverso l’uso di dispositivi portatili sempre connessi, di svolgere la prestazione lavorativa da una sorta di scrivania virtuale. Colpisce inoltre, nell’ambito della normativa che regola il lavoro agile, la presenza di un altro neologismo, stavolta pertinente alla sfera del lessico specialistico di tipo giuridico: il diritto alla disconnessione inteso come diritto del lavoratore a usufruire del proprio tempo libero in modalità offline, senza essere connesso cioè a nessun dispositivo smart. Previsto per la prima volta in Francia nel 2016 dalla Loi du Travail (n° 2016-1088, § 7), in Italia il diritto alla disconnessione è sancito proprio dalla legge sul lavoro agile appena citata: «L’accordo individua altresì i tempi di riposo del lavoratore nonché le misure tecniche e organizzative necessarie per assicurare la disconnessione del lavoratore dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro.» (Legge 81/ 2017, Capo II, Art. 19) Italienisch_82.indb 113 20.01.20 15: 36 114 Sprachecke Italienisch Daniela Pietrini Il mondo smart: connesso, intelligente, sostenibile, agile… La casistica appena delineata, lungi dal pretendere di essere esaustiva, mira piuttosto a delineare a grandi linee un quadro dell’evoluzione del significato e degli usi di smart nell’italiano contemporaneo. Sulla spinta di innumerevoli neologismi l’anglismo smart si impone nell’italiano contemporaneo come elemento formativo di ampia estensione semantica. A parte il significato predigitale di ‘elegante, alla moda’ (smart-set), la ‘carriera’ di smart comincia con smartphone (il telefono cellulare collegato a internet), modello di formazione per la denominazione di tanti altri dispositivi dotati di microprocessore e in grado di connettersi allo smartphone stesso (smartwatch, smartband, smartglass). Dal nome di questi indossabili, ancora prestiti integrali dall’inglese, l’elemento smart comincia a emanciparsi e a presentarsi come determinante in svariati composti ibridi con il valore di ‘connesso’, termine che a propria volta si affianca a intelligente come alternativa a smart nei calchi e nei composti italiani. Qualche esempio dal campo degli indossabili, sia pure in senso lato: oltre agli auricolari smart, «cuffie bluetooth presentate all’Ifa 2019 a Berlino e che permettono di tradurre in simultanea in 36 lingue» («Ifa 209, ecco gli auricolari smart per parlare in tutte le lingue del mondo», Repubblica online, 7 settembre 2019), troviamo anche il ciuccio smart, un ciucciotto «dotato di- sensore di rilevamento- che si connette via app allo smartphone di genitori, nonni, babysitter o maestre d’asilo, dando informazioni in tempo reale sulla- posizione esatta del bambino» («Safe-Up, il ciuccio italiano connesso allo smartphone dei genitori», Corriere della sera online, 8 aprile 2019), e persino, in una neoformazione tutta italiana, il «pannolino intelligente che attraverso dei sensori dialoga con lo smartphone dei genitori dando informazioni sullo stato di salute del bimbo» («Ecco il ‘pannolino intelligente’. Il neonato ora è connesso», Repubblica, 27 agosto 2019). La gamma di locuzioni nominali ibride che presentano smart come secondo elemento di composizione, determinante di origine inglese collocato alla maniera romanza a destra di determinati italiani, è destinata a ampliarsi rapidamente, mentre il significato di smart si estende da ‘connesso’ a ‘intelligente’ nel senso di ‘dispositivo in grado di compiere funzioni complesse in maniera parzialmente autonoma’, dal riconoscimento del bucato (lavatrici smart) a quello dei cibi da refrigerare (frigorifero smart) alla regolazione automatica della luminosità degli ambienti (lampadine smart) ecc. Tale funzionalità non viene rappresentata semanticamente come un mero lusso fine a sé stesso, ma come finalizzata al compimento di uno stile di vita responsabile nei confronti dell’impatto ambientale della quotidianità. Si compie così un ulteriore ampliamento semantico di smart verso il settore della ecosostenibilità (smart city), anzi proprio sostenibile diventa il corrispondente Italienisch_82.indb 114 20.01.20 15: 36 115 Daniela Pietrini Sprachecke Italienisch italiano di smart nei calchi traduzione riferibili a questo campo semantico (da smart mobility a mobilità sostenibile). Smart esprime ormai il connubio tra l’alta tecnologia dell’informazione, la responsabilizzazione, la flessibilità e la personalizzazione (v. il concetto di smart working/ lavoro agile), fino a emanciparsi dal proprio ruolo di elemento di composizione di prestiti dall’inglese per diventare una parola dell’italiano a tutti gli effetti, suscettibile di modificare qualsiasi sostantivo per aggiungere sfumature di significato che spaziano dalla mera connessione in internet a funzioni evolute di raccolta automatica e monitoraggio dei dati più svariati (si pensi al tatuaggio smart che aiuta a monitorare le malattie, ai capi di abbigliamento smart che controllano i parametri vitali di chi li indossa, alla spazzola smart che offre l’analisi della pelle ecc.), per descrivere un mondo ‘sempre più smart’. Daniela Pietrini Bibliografia citata AA.VV. 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