eJournals Italienisch 41/82

Italienisch
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Narr Verlag Tübingen
10.2357/Ital-2019-0033
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2019
4182 Fesenmeier Föcking Krefeld Ott

L’affabulatore ammaliante - Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 06/09/1925 - Roma, 17/07/2019)

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2019
Inge Lanslots
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14 3 Mitteilungen L’affabulatore ammaliante Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 06/ 09/ 1925 - Roma, 17/ 07/ 2019) Il 17 luglio, all’età di 93 anni, è scomparso Andrea Camilleri. Si è spento all’ospedale Santo Spirito di Roma, dove le condizioni di salute, già precarie, erano ulteriormente peggiorate. Nella tarda vecchiaia, Camilleri era diventato cieco, ma non aveva cessato di dedicarsi alle sue molteplici attività: aveva continuato a scrivere e ancora l’11 giugno 2018 aveva recitato brani tratti dalle Conversazioni su Tiresia, un ‘dialogo’ sulle trasformazioni dell’umanità tra l’indovino tebano, cieco pure lui, e grandi intellettuali ed artisti. In proposito Camilleri affermava: «Da quando non vedo, vedo le cose più chiaramente». Sia in Italia che all’estero, Camilleri rimarrà noto in primo luogo come l’ideatore del commissario Salvo Montalbano, l’investigatore siciliano scontroso ed ex sessantottino che non ha mai abbandonato i suoi ideali ma che progressivamente si è visto costretto ad affrontare una società in cui i valori nei quali crede sembrano contare sempre di meno. Il commissario è il protagonista di una lunga serie di romanzi e di raccolte, più di quaranta per intenderci, i cui adattamenti, televisivi e di altra sorta, hanno contribuito ulteriormente alla fama del personaggio e del suo autore, senza che abbiano influenzato tuttavia l’immaginazione di quest’ultimo - lo dimostrano i dati e i contributi raccolti sul sito del Camilleri Fans Club, l’«unico sito legato a [Camilleri] e da [lui] in parte autorizzato» (vigata.org), che per tanti è una fonte indispensabile per una migliore comprensione dell’opera complessiva dello scrittore. ‘Montalbano sono...’? La figura di Montalbano non ha certo bisogno di una presentazione dettagliata, ma in omaggio al commissario ormai famosissimo conviene comunque ricordare che, per crearlo, Camilleri si era ispirato sia al commissario parigino Maigret di Georges Simenon che al detective Pepe Carvalho, stabilitosi a Barcellona, di Manuel Vázquez Montalbán: tutti e tre sono accomunati dalla ricerca accanita della verità nonché dalla passione per la cucina (piccante o meno), dalla quale spesso prendono spunto squisite pause nelle indagini. Nel mondo della fiction, la figura del commissario Montalbano si è poi ulteriormente concretizzata, nell’ambito del suo passaggio alla televisione, tramite le interpretazioni di Luca Zingaretti, nella veste del Montalbano cinquantenne, e di Michele Riondino, nel ruolo del giovane Montal- DOI 10. 23 57/ Ital-2019 - 0 0 3 3 Italienisch_82.indb 143 20.01.20 15: 36 14 4 Mitteilungen bano. I due attori sono stati diretti rispettivamente da Alberto Sironi, scomparso lo scorso agosto poco dopo Camilleri, e da Gianluca Maria Tavarelli. È indubbio che il passaggio alla TV sia stato agevolato dal fatto che la scrittura di Camilleri si era potuta nutrire della sua lunga esperienza di regista-sceneggiatore in ambito teatrale, televisivo e radiofonico: Camilleri aveva infatti capito bene come sfruttare appieno le modalità del ritmo narrativo, delle descrizioni e dei dialoghi, modalità che poi sarebbero state trasposte nel formato televisivo. Tornando alle narrazioni cartacee, e in particolare a quelle con Montalbano come protagonista, va osservato che pur esplorando i confini del genere e dei personaggi che lo popolano, Camilleri ha creato un universo poliziesco secondo un piano geometrico-matematico tanto rigido quanto idiosincratico. Così, quando Montalbano, pur essendosi proposto di non fare mai appunti, vuole ricostruire un caso, deve ricorrere a sotterfugi, scrivendo una lettera a sé stesso o chiamandosi al telefono. In questi ‘dialoghi’, Montalbano ricollega i vari frammenti del mistero da risolvere, ma al contempo ridimensiona sé stesso, non solo in quanto essere umano, ma soprattutto come investigatore, mettendo in discussione e ridicolizzando le proprie competenze. A prescindere da questi dialoghi, spetta alla voce narrante il compito di rivelare al lettore il modus operandi dell’indagine poliziesca classica, entro il quale si colloca l’intera serie di Montalbano: i colpevoli non si fanno sempre arrestare, cosicché certi casi rimangono irrisolti, e non vanno rivelate certe verità, affinché non provochino altri dolori. Inoltre, il narratore non smette di inserire dei metacommenti relativi alle storie giallesche e al comportamento della squadra di Montalbano. Esilaranti sono, per esempio, le scene in cui Montalbano, alla caccia di un colpevole, viene descritto come uno che cerca di agire come un attore-eroe in una scena d’azione, senza riuscirci s’intende, e che quindi si ritrova suo malgrado in una scena da slapstick. Nella componente metatestuale, si dipana del resto uno degli aspetti della comicità ironica tipica della scrittura di Camilleri, che si rivela pure nella quasi continua ripetitività delle descrizioni dei personaggi, come se il narratore volesse creare un orizzonte di attesa che poi viene infranto inaspettatamente: il lettore resta sorpreso e addirittura sconvolto qualora Catarella, il poliziotto-centralinista imbranato che parla una lingua tutta particolare, a prima vista indecifrabile, non sbatta la porta dell’ufficio del commissario... Nel giro degli anni, però, Catarella - memorabile l’interpretazione di Angelo Russo nella serie televisiva - si rivela un genio dell’informatica e anche il suo carattere, così come quello degli altri personaggi, si rivela più complesso. Da una caratterizzazione piuttosto stereotipata, Camilleri è passato ad una rappresentazione molto più sfumata dei personaggi: si evolvono, non invec- Italienisch_82.indb 144 20.01.20 15: 36 14 5 Mitteilungen DOI 10. 23 57/ Ital-2019 - 0 015 chiano davvero. Nel caso del commissario, si avverte una maggiore stanchezza, si moltiplicano i momenti di crisi e i sogni premonitori. Il rapporto di Montalbano con la lontana fidanzata genovese, Livia, si complica ulteriormente, ma visto che la serie si è ormai interrotta e che gli ultimi romanzi non rispettano la cronologia storica, il lettore si può inventare una sua fine - a meno che le pubblicazioni postume non completino il ciclo di Montalbano, come aveva annunciato Camilleri scherzosamente nel 2017, in una puntata del talkshow #cartabianca, sostenendo che il commissario non sarebbe morto, ma scomparso. Finché non si conosce l’effettiva continuazione-chiusura del ciclo, possiamo pensare che il commissario potrebbe diventare oggetto d’indagine lui stesso, indagine dalla quale - secondo il consueto modus operandi di Montalbano - potrebbero risultare anche elementi enigmatici o comunque irrisolvibili. Per ora, toccherà quindi al lettore trovare «la differenza tra contenuto e contenitore» (La voce del violino, Palermo: Sellerio 1997, p. 186). Solo così si potrebbe risolvere l’ultimo mistero di Montalbano. Camilleri, autore siciliano? Oltre al Camilleri autore della vena giallistica con il commissario siciliano, però, va ricordato anche il Camilleri autore di numerosi romanzi storici (suo genere letterario prediletto) - come per esempio Il Re di Girgenti (2001) - che pure presentano spesso una componente giallistica e che sono scritti tutti, ad eccezione de La mossa del cavallo (1999), nello stesso idioletto degli episodi di Montalbano, ovvero in un italo-siculo letterario. Si tratta di un linguaggio inventato dall’autore perché, a suo dire, gli sarebbe impossibile esprimersi in italiano standard. Sia la critica che i lettori stentano a esprimere un giudizio definitivo su tale tratto distintivo. Alcuni qualificano la lingua di Camilleri come dialettale, altri come maccheronica, mentre in realtà si tratta di un uso variegato di più idiomi all’interno del testo, a seconda del personaggio e delle circostanze. È pertanto ovvio che sono molto bravi, ma altrettanto pochi, i traduttori che riescano a trasporre questa complessità linguistica così stratificata - si invitano i lettori delle traduzioni in 120 lingue diverse a fare il confronto con la lingua di partenza. Il pubblico deve essere in grado di ‘assaporare’ lo strumento linguistico per capire l’universo camilleriano. In più occasioni Camilleri ha dichiarato di portare la sicilianità nel DNA, il che spiega perché molte sue storie siano ambientate in quell’isola in cui nacque nel 1925, a Porto Empedocle. Nel 2003, il comune di Porto Empedocle decise di aggiungere un secondo nome, Vigàta, ovvero il nome del paese immaginario del commissario Montalbano. La decisione fu poi revocata nel 2009, ma nello stesso anno, in via Roma, al commissario vigatese fu dedicata una statua. Italienisch_82.indb 145 20.01.20 15: 36 14 6 Mitteilungen Nella vita di Camilleri si intessono poi altri legami con la Sicilia, spesso ma non esclusivamente di stampo letterario. Con Luigi Pirandello, di cui è un parente lontano, egli condivide non solo l’amore per le terre natie (la provincia di Agrigento), ma soprattutto l’amore per gli scambi. Questi, che nell’idioletto camilleriano vengono chiamati «scangi», hanno effetti «comici, tragici, diabolici», come si legge sul sito della Casa Editrice Sellerio in relazione alla ripubblicazione del romanzo storico Il birraio di Preston (originariamente pubblicato nel 1995, e poi di nuovo nel 2009 all’interno della collana «La rosa dei venti» in occasione dei 40 anni della Casa Editrice). Nella terminologia dello stesso Camilleri, questo libro rende la «tragedialità» siciliana, ovvero la capacità, tipica dei siciliani, di assumere vari ruoli. Nell’opera camilleriana, infatti, si trovano svariati riferimenti al Pirandello drammaturgo-romanziere, e nei plot di alcune storie sono riconoscibili svolte pirandelliane. Un altro omaggio al parente lontano è la Biografia del figlio cambiato (2000), una biografia romanzata senza apparato critico, in cui Camilleri interpreta il rapporto, altamente problematico, tra Pirandello e il padre Stefano, elaborando in modo originale la questione dell’identità, centrale nell’opera pirandelliana. Ma Andrea Camilleri è strettamente legato anche ad un altro scrittore siciliano: Leonardo Sciascia. Camilleri ha raccontato in più occasioni come Sciascia avesse rifiutato una storia che lui gli aveva voluto regalare, ribattendo che toccava allo stesso Camilleri scriverla. Proprio da tale rifiuto cominciò una lunga carriera letteraria, la quale tuttavia inizialmente stentava a prendere avvio (è cosa risaputa che il primo romanzo, Il corso delle cose, scritto nel 1967, fu pubblicato solo nel 1978 dopo un lungo e tortuoso percorso editoriale, mentre il successo giunse solo nei primi anni Novanta - iconica la collaborazione con Elvira Sellerio che nel 1994 lanciò Montalbano con La forma dell’acqua). Ciò che lega strettamente i due scrittori, non è tanto (o solamente) il fatto che Sciascia sia stato il mentore letterario di Camilleri, quanto piuttosto il ruolo di modello che l’autore de Il giorno della civetta assume in relazione al campo dell’«indagine della realtà». Questo tipo di indagine non solo va oltre la criminalità, ma propone innanzitutto un’analisi critica della società siciliana, dell’Italia e, per estensione, della società globalizzata. In altre parole: Camilleri, sul modello di Sciascia, concepisce la Sicilia come una «metafora», commentandola a sua volta in una veste leggermente più giallistica, apertamente più tradizionale rispetto al giallo sciasciano, e con un tono comico-ironico del tutto singolare. Pur facendo riferimento in modo più o meno esplicito ad altri autori, artisti e titoli (che vanno da Dante, Shakespeare e Bruegel a Conrad, Faulkner e Borges), Camilleri racconta, nel proprio idioletto, la sua interpretazione della realtà, innestandola tuttavia in un mondo di finzione: innume- Italienisch_82.indb 146 20.01.20 15: 36 147 Mitteilungen revoli sono gli avvertimenti in cui l’autore siciliano nega esplicitamente che i personaggi e gli avvenimenti raccontati si ispirino alla realtà, mentre allo stesso tempo sintetizza i fatti (di cronaca) da cui prende spunto la narrazione in questione. Nella nota al primo episodio di Montalbano, La forma dell’acqua, leggiamo infatti: «Ritengo indispensabile dichiarare che questo racconto non nasce dalla cronaca e non assembla fatti realmente accaduti: esso è, insomma, da addebitarsi interamente alla mia fantasia. Poiché però in questi ultimi tempi la realtà pare voglia superare la fantasia, anzi abolirla, può essermi capitata qualche spiacevole coincidenza di nomi e di situazioni. Ma dei giochi del caso, si sa, non si può essere responsabili» (Palermo: Sellerio 1994, p. 173). Tale presa sulla realtà tramite la finzione è il frutto di un paradosso di grande efficacia. Le narrazioni di Camilleri scritte tra il 1993 e il 2008 sono state incorporate negli UNO («Unidentified Narrative Objects» o «Oggetti narrativi non identificati», un corpus di narrativa metastorica i cui elementi producono effetti perturbanti sul lettore), denominazione lanciata nell’ambito del N.I.E. («New Italian Epic» o «Nuova epica italiana») e che può essere valida anche per le pubblicazioni più recenti dello scrittore siciliano. Al contempo, Camilleri viene proposto come uno dei maggiori esponenti italiani del ‘noir mediterraneo’, che non è né un movimento né un genere, ma il risultato della percezione di un pubblico che si vede confrontato con delitti efferati ambientati in un determinato contesto storico-culturale e/ o di bellezza naturale: l’impatto del romanzo noir deve andare ben oltre il crimine attorno a cui si organizza l’intreccio affinché il lettore possa cogliere l’impegno contenuto nel testo. D’altronde, nel ‘circolo’ del noir mediterraneo Camilleri si trova in ottima compagnia, accanto a Vázquez Montalbán, a Massimo Carlotto e a Jean-Claude Izzo, spesso presentato come il padre fondatore di questo ‘movimento’. Il cruccio di Camilleri? Alla svolta del secolo, a sette anni dai primi successi, Camilleri si era ancora lamentato del fatto che i suoi lettori tendessero a non cogliere l’impegno presente nei suoi testi. In un’intervista a Le Magazine Littéraire, infatti, Camilleri sottolineava che la comicità tipica della sua narrativa non è fine a se stessa, bensì è un veicolo per trasmettere l’impegno esplicitamente dichiarato dall’autore. Camilleri non smise mai di intervenire nel dibattito pubblico: del suo impegno testimoniano anche i contributi non letterari, quali articoli su giornali e saggi, nonché conferenze o altre performance. A tale Italienisch_82.indb 147 20.01.20 15: 36 14 8 Mitteilungen proposito sono illuminanti le collaborazioni con il giornalista Saverio Lodato: La linea della palma. Saverio Lodato fa raccontare Andrea Camilleri (2002) si presenta come una lunga intervista all’autore sulla propria vita e sulla storia del Paese, mentre Un inverno italiano. Cronache con rabbia 2008-2009 (2009) raccoglie commenti relativi agli effetti del berlusconismo sulla politica e sull’Italia. Secondo Camilleri, l’Italia non riesce né a uscire dalla crisi politico-economica, né a superare le proprie anomalie per la mancanza di un vero progetto e per la crisi delle ideologie. Per questo motivo lanciò vari appelli all’impegno politico-civile. Nel caso di Camilleri, ciò risultò perfino nel progetto, ideato nel 2009, di un «Partito dei Senza Partito», di cui lui stesso avrebbe dovuto essere il co-fondatore insieme ad Antonio Di Pietro e Paolo Flores d’Arcais. Sebbene il progetto fosse fallito ancor prima di realizzarsi, la rabbia di Camilleri non scemò mai, una rabbia che ha potuto trovare espressione soltanto nei suoi testi. Lo scrittore si è arrabbiato molto di meno invece nei confronti di quei critici che lo hanno snobbato per il fatto di essere diventato uno scrittore di bestseller - ha venduto 30 milioni di copie -, per la sua supposta leggerezza nonché per la sua espressività linguistica, ma ciò non toglie niente al fatto che Camilleri, detto anche il Maestro o il Sommo, ha saputo cattivare l’attenzione di generazioni di lettori. Lettori che spesso sono stati attratti dalle narrazioni, dai saggi, dai contributi giornalistici, dalle performance, dagli adattamenti televisivi oppure dai fumetti (nel 2013, Topolino, insieme al signor Patò, alias Camilleri, ha cominciato a seguire l’indagine di Salvo Topalbano) e che sempre si sono affezionati al «contastorie», come Camilleri soleva definire se stesso. Inge Lanslots Convegno internazionale La costruzione linguistica del discorso attuale sulle migrazioni / Die sprachliche Konstruktion des aktuellen Migrationsdiskurses, 16-19 settembre 2019, Universität Halle. Dal 16 al 19 settembre 2019 si è svolto presso la Martin-Luther-Universität di Halle-Wittenberg il convegno internazionale La costruzione linguistica del discorso attuale sulle migrazioni / Die sprachliche Konstruktion des aktuellen Migrationsdiskurses, che ha visto la partecipazione di studiosi provenienti dalla Germania, dall’Italia, dall’Ungheria, dalla Romania e dal Belgio. Esso è la terza e ultima parte di un progetto più ampio - ideato da Daniela Pietrini (Halle) in collaborazione con Fabio Rossi (Messina) e finanziato dal DAAD - che ha previsto nei mesi precedenti un workshop tematico sui DOI 10. 23 57/ Ital-2019 - 0 0 3 4 Italienisch_82.indb 148 20.01.20 15: 36