Italienisch
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Narr Verlag Tübingen
10.2357/Ital-2020-0011
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Fesenmeier Föcking Krefeld OttGiulia Lombardi: Dai Documenti umani alle novelle di guerra. La poetica delle contraddizioni in De Roberto novelliere, Catania / Leonforte (EN): Fondazione Verga / Euno Edizioni 2019, pp. 329, € 25,00
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Rosa Maria Monastra
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10 4 Kurzrezensionen kehren Berührend ist insbesondere Sonett IX, in dem Foscolo der heimatlichen Insel Zakynthos gedenkt, die damals noch zu Venedig gehörte Ferber legt seiner Übersetzung die Edizione nazionale (Bd I, Firenze 1985, hrsg von Francesco Pagliai u .a .) zu Grunde, was eine nachvollziehbare Entscheidung ist Während andere Ausgaben einigen Sonetten Titel beilegen, die vermutlich nicht dem Dichter zuzuschreiben sind, sich aber längst eingebürgert haben und die Orientierung erleichtern, ist vom Übersetzer darauf verzichtet worden Dennoch seien diese Überschriften genannt: I - ALLA SERA; VII - IL PROPRIO RITRATTO Chi altri che me non ho di cui mi lagne (Petrarca); IX - A ZACINTO; X - IN MORTE DEL FRA- TELLO GOVANNI und XI - ALLA MUSA Der kleine Band eignet sich übrigens gut als Mitbringsel und dafür, aufgeschlossene Leser für Foscolo, für das Italienische und für ältere Lyrik überhaupt zu interessieren und möglicherweise auf Dauer zu gewinnen Frank-Rutger Hausmann Giulia Lombardi: Dai Documenti umani alle novelle di guerra. La poetica delle contraddizioni in De Roberto novelliere, Catania / Leonforte (EN): Fondazione Verga / Euno Edizioni 2019, pp. 329, € 25,00 Discutendo dell’opera derobertiana nella sua tesi di laurea, il ventiduenne Brancati metteva con forza l’accento sull’autore di novelle a discapito del romanziere C’era dell’improntitudine provocatoria, certo, nella foga con cui egli si schierava per la narrativa breve, al punto da disconoscere quasi ogni pregio d’arte alla «massa ciclopica» dei Viceré; pure la sua insistenza sulla modernità del novelliere evidenziava una precoce intuizione rivalutativa che solo molti decenni più tardi avrebbe cominciato a farsi strada tra gli studiosi Senza nulla togliere al romanzo storico, che resta per noi il capolavoro amato da Sciascia («Dopo I Promessi Sposi, il più grande romanzo che conti la letteratura italiana»), oggi infatti si manifesta una crescente attenzione alla narrativa cosiddetta ‘minore’ di De Roberto, nella convinzione che tale aggettivo non le renda affatto giustizia Naturalmente il contesto in cui adesso ci si muove è assai diverso da quello che sollecitava il battagliero laureando del ’29: e dunque diversa è l’impostazione stessa del discorso critico La preferenza riservata dal giovane Brancati a La sorte e Processi verbali e viceversa la sua scarsa considerazione nei confronti di tutta la produzione di carattere psicologico ci lasciano DOI 10. 23 57/ Ital-2020 - 0 011 83_Italienisch_Inhalt.indb 104 19.06.20 16: 36 105 Kurzrezensionen abbastanza perplessi Non solo, ma mentre l’aspirante scrittore poteva guardare con fastidio alle dichiarazioni teoriche del «maestro» da poco scomparso confinandole tra il molto ciarpame dello ‘stupido’ Ottocento, dal nostro punto di vista siffatte dichiarazioni, oltre a costituire una ineludibile via d’accesso all’officina della creazione letteraria, sono in se stesse di grande interesse in quanto testimonianza di una problematica transizione dal naturalismo al modernismo Appunto in questa direzione va la recente, corposa, puntuale monografia di Giulia Lombardi, in cui le riflessioni (di poetica e d’altro) espresse da De Roberto vengono fatte interagire con la sua pratica narrativa Dopo un primo capitolo che pone le premesse dell’intero lavoro e in qualche modo ne disegna la mappa, nel successivo la Lombardi si sofferma sulle prefazioni alle varie raccolte di novelle (ma con un occhio anche alla produzione saggisticogiornalistica, a partire da Arabeschi): ne emerge con chiarezza il contrastato rapporto di De Roberto con Zola, nell’ambito di una più complessa, aperta e dilemmatica prospettiva sul ‘realismo’ perseguita dallo scrittore siciliano; e ne emergono altresì alcune felici incongruenze tra il De Roberto teorico del racconto e il De Roberto novelliere in atto (si veda per es la lettura di Il rosario qui proposta in relazione alla prefazione a Processi verbali, o quella di Il paradiso perduto in relazione alla prefazione a L’albero della scienza) La parte più cospicua del volume si incentra sulle novelle uscite a partire dal 1892: novelle d’amore, anzitutto; più tardi novelle di guerra A questo punto non sono in gioco soltanto questioni di forma, sono in gioco anche i contenuti Vediamo la tematica amorosa Approfondendo un’indicazione già più volte delineata nelle pagine precedenti, nel terzo capitolo la Lombardi intende dimostrare come «l’insieme della produzione letteraria derobertiana» sull’amore si configuri nei termini di «una ricerca organica volta non solamente alla costituzione di una scienza del sentimento, bensì a un tentativo di modellamento narrativo del sentimento stesso» (p 125) A prescindere dalle incertezze terminologiche dell’autore, le novelle d’amore sarebbero allora da classificare come exempla: oltre alle molteplici connessioni tra i microtesti narrativi, c’è infatti un legame tra questi ultimi e quell’enorme sforzo di sistemazione gnoseologica che è il trattato del ’95 L’amore In particolare, la raccolta La morte dell’amore, che lo precede di tre anni, sembra «esserne una sorta di giustificazione» (p 139), mentre quella del ’98 Gli amori si presenta come «un complemento» ad esso (p 143): ma senza riuscire, né l’una né l’altra, a scansare tutte le falle del saggio, oscillante tra determinismo e psicologismo, tra istanze scientiste e soluzioni letterarie, così da apparire quasi un monstrum irto di contraddizioni e insieme una miniera 83_Italienisch_Inhalt.indb 105 19.06.20 16: 36 106 Kurzrezensionen di geniali inquietudini Sicché negli anni seguenti De Roberto, ormai sfiduciato circa la possibilità di uno svolgimento omogeneo, si sarebbe limitato «a un tipo di scrittura aneddotico-storiografica» con Una pagina della storia dell’amore, Come si ama, Le donne, i cavalier’ (p 145) Non si dimentichi che al centro del trattato (pseudo)scientifico c’è un capitolo che porta lo stesso titolo della raccolta del ’92, La morte dell’amore, con ciò confermandosi il sostanziale pessimismo che sta alla base di tutta la produzione derobertiana sull’argomento e che possiamo rubricare sotto la categoria leopardiana dell’ ‘illusione’ Non senza rimarcare, tuttavia, una sostanziale differenza rispetto al grande recanatese: l’illusione derobertiana infatti non lascia spazio a romantiche idealizzazioni, radicata com’è in un’antropologia interamente negativa Se, come sosteneva De Sanctis, Leopardi, pur smascherando le illusioni, ci spinge ad amarle in quanto fonte di vita e socievolezza, De Roberto invece ne dissolve del tutto l’aura restringendone l’origine al mero ‘amor proprio’ E rivolge l’ironia anche contro se stesso, fino a rasentare un relativismo assoluto, autodistruttivo, tale da minare ogni fondamento logico Dopo l’amore, la guerra (quarto capitolo) Che la novella La paura sia un capolavoro è opinione unanimemente condivisa Più variegata risulta la ricezione degli altri scritti di guerra, saggistici e narrativi, nell’ambito comunque di una generale tendenza a darne un’immagine riduttiva: per i più infatti si tratterebbe di scritti consoni alle direttive propagandistiche del tempo, volte a santificare la partecipazione dell’Italia alla Guerra mondiale come compimento del percorso risorgimentale Senza negare che riverberi di una cosiffatta retorica ‘patriottarda’ sussistano nelle pagine derobertiane (e specialmente negli articoli anteriori a Caporetto), con molta finezza la Lombardi valorizza gli orientamenti critici, dissacranti, che pure connotano le riflessioni e le modalità narrative del nostro scrittore Perfino negli interventi raccolti sotto il titolo Al rombo del cannone, dove indubbiamente prevalgono i toni enfatici, affiora infatti qua e là un intento più disincantato, mirato alla fondazione di «una sorta di psicologia di guerra» (p 211) Nella silloge All’ombra dell’ulivo, poi, il conflitto viene addirittura ridimensionato «a evento traumatico e rivelatore di disillusioni» (p 214) Quanto alle novelle, dovunque, in misura maggiore o minore, si possono rintracciare elementi che stridono con l’ideologia ufficiale: descrivendo la terribile realtà dello scontro e della trincea, la rassegnata solerzia dei soldati-contadini strappati alle loro consuetudini, tanta abnegazione e tanto valore destinati ad essere del tutto ignorati, una quotidianità di privazione e strazio in contrasto con l’allegra vita di burocrati e imboscati, De Roberto pian piano corrode la mitologia bellica E può addirittura avvicinarsi alle analoghe sofferenze dei nemici, scoprirne il volto fraterno 83_Italienisch_Inhalt.indb 106 19.06.20 16: 36 107 Kurzrezensionen Rimasto lontano dal fronte, si direbbe che lo scrittore volesse tacitare i propri sensi di colpa fornendo un contributo positivo di partecipazione morale al dramma di chi aveva combattuto, e d’altro canto, proprio per il suo rigore intellettuale, non potesse fare a meno di scavare a fondo in quella situazione eccezionale, denunciandone l’orrore In tale quadro anche il plurilinguismo messo in atto dallo scrittore in alcune novelle acquista un significato preciso, e bene fa la Lombardi, in conclusione, a parlare di uno «sperimentalismo ‘di protesta’» (p . 302) . Rosa Maria Monastra Albertina Fontana/ Ivan Pupo (Hrsg.): Nel paese di Cunegonda. Leonardo Sciascia e le culture di lingua tedesca. Reihe: Sciascia scrittore europeo, Bd. 3. Firenze: Olschki 2019, 270 Seiten, € 25,00 Bereits der Titel des von Albertina Fontana und Ivan Pupo kuratierten Bandes überrascht den Italianisten mit seiner ungewöhnlichen Themenstellung, fragt diese doch nach den Verbindungen Sciascias zum deutschsprachigen Kulturraum, während Sciascias Vorliebe für das 18 Jahrhundert, die französische Aufklärung, aber auch für die iberische Kultur landläufig bekannt sind Der dritte Band der Reihe «Sciascia scrittore europeo» der Associazione «Amici di Leonardo Sciascia» ergänzt dieses Spektrum durch neue Perspektiven, denn bisland herrschte die Auffassung vor, Sciascia habe dem deutschsprachigen Kulturkreis ablehnend oder zumindest doch wenig aufgeschlossen gegenübergestanden (vgl S 64) Dieses Bild entkräftet der vorliegende Band in Teilen: Einerseits, indem er die direkte Auseinandersetzung Sciascias mit ihm dokumentiert, andererseits, weil er auch die nicht immer evidenten Einflüsse in dessen Werk herausarbeitet Zudem wird durch analytische Tiefenbohrungen in Sciascias Schriften nachvollziehbar, vor welchem Hintergrund die obige Auffassung entstanden und wie diese einzuordnen ist In drei Teile strukturiert konzentriert sich der Sammelband, nach einem Vorwort von Bruno Pischedda, im ersten Abschnitt zunächst auf die direkte Auseinandersetzung Sciascias mit Vertretern der deutschsprachigen Kultur, sei es in Form von Lektüre, Kunstrezeption oder von Korrespondenz mit Übersetzern, Wissenschaftlern und Publizisten Der zweite Teil widmet sich der Wahrnehmung Sciascias im deutschen Sprachraum wie auch geistes- und kulturgeschichtlichen Parallelen Diesem folgen abschließend testimonianze von Salvatore Costanza und Pino Di Silvestro sowie ein Anhang mit Bildern, die Sciascia auf verschiedenen Stationen seiner Deutschlandreisen zeigen, DOI 10. 23 57/ Ital-2020 - 0 012 83_Italienisch_Inhalt.indb 107 19.06.20 16: 36
