Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
10.2357/VOX-2017-008
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2017
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Kristol De StefaniChrétien de Troyes «politically correct»
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2017
Francesca Gambino
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Francesca Gambino 188 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 Chrétien de Troyes «politically correct» Questioni di genere nell’espressione della totalità tra grammatica, retorica e metrica Francesca Gambino (Padova) Abstract: This article demonstrates that Chrétien de Troyes was the first to use male/ female gender pairs (tuit et totes, chascun et chascune) systematically to indicate totality. His solution fits the frequent use of synonymic word pairs (originally based on metrics and rhetoric) in medieval romance. The use of complementary antonymic expressions (vieil et juene, petit et grand, etc.) to indicate totality completes a schema: male and female were perceived as antonyms, so they often replace tuit with the most frequent formulae. Keywords: Old French romance, Chrétien de Troyes, Indefinite pronouns, Totality, Variatio and amplificatio, Gender 1. I lettori di Chrétien de Troyes sono soliti ammirare le scene corali dei suoi romanzi, che spesso riescono ad aprire uno squarcio su usi e costumi medioevali. Con una di queste scene comincia ad esempio l’Érec et Énide 1 . A Caradigan in un giorno di Pasqua di primavera è riunita la corte di re Artù, frequentata da cavalieri, dame e giovani fanciulle in fiore: A Quaradigan, son chastel, Ot li rois Artus cort tenue. Einz si riche ne fu veüe, Que mout i ot boens chevaliers, Hardiz et corageus et fiers, Et riches dames et puceles, Filles de rois, jantes et beles. Érec, 28-34 Nel castello dove giunge Érec c’è aria di festa tra i cavalieri e le ragazze che lo popolano. Alcuni si dilettano con gli uccelli rapaci, altri trascorrono il tempo con giochi da tavolo, le dame si agghindano nelle camere, mentre i garzoni davanti alle stalle strigliano e lustrano i cavalli: 1 Cito tutti i testi di Chrétien de Troyes dalle edizioni pubblicate in P oirion 1994a: Érec da D embowski 1994, Cligès da w alter 1994, Yvain da U itti 1994, Lancelot da P oirion 1994b e Perceval da P oirion 1994c. Chrétien de Troyes «politically correct» 189 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 El chastel mout grant joie avoit De chevaliers et de puceles; Car mout en i avoit de beles. Li un peissoient par les rues Espreviers et faucons de mues, Et li autre aportoient hors Terciax, ostors müez et sors; Li autre joent d’autre part Ou a la mine ou a hasart, Cil as eschas et cil as tables. Li garçon devant cez estables Torchent les chevax et estrillent; Les dames es chanbres s’atillent. Érec, 348-60 Quando Érec arriva nel borgo dove sta per svolgersi la tradizionale festa dello sparviero, strade e alloggi sono affolati da chi attende la grande baldoria dell’indomani: Puis li demande qu’il li die, dom estoit tex chevalerie Qu’an cest chastel estoit venue, Qu’il n’i avoit si povre rue, Ne fust plainne de chevaliers Et de dames et d’escuiers, N’ostel tant povre ne petit. Érec, 549-55 E quando, poco dopo, scortato da un nano e da una fanciulla, il cavaliere dall’armatura azzurra e oro si appresta ad affrontare la sfida lanciatagli da Érec, una folla chiassosa comincia a seguirlo: Totes les genz le conuissoient, Tuit le salüent et convoient. Aprés lui ot grant bruit de gent: Li chevalier et li sergent Et les dames corent aprés Et les puceles a eslés. Érec, 788-92 Gli esempi potrebbero moltiplicarsi con agio, ma bastano i pochi versi citati dall’inizio del primo romanzo di Chrétien per osservare come nella descrizione di queste vivaci scene di gruppo sia sempre ben presente la componente femminile. Dame e giovinette non mancano mai quando si tratta di dipingere con parche pennellate la vita che fa da sfondo all’azione narrativa, il che non sorprende affatto se si considerano le condizioni in cui nasce e si diffonde il romanzo, genere legato a un gruppo specifico, quello della corte, che includeva anche le donne. Rispetto all’epica declamata nelle piazze, Francesca Gambino 190 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 il romanzo si rivolge ad ascoltatori ristretti e selezionati, che possiamo immaginare riuniti in uno spazio chiuso, nella sala di un castello. L’ambiente è quello delle corti feudali, dimora di chierici e di cavalieri, ma anche di nobili donne interessate alla letteratura, ed è in parte per venire incontro ai gusti di queste ultime che lo spirito dell’epopea si apre a una visione cortese dell’amore e ampio spazio è dedicato ai personaggi femminili 2 . Le novità che caratterizzano la nascita e lo sviluppo del genere romanzo sono state ampiamente indagate dagli studiosi di storia letteraria, ma è interessante notare come alcune peculiarità possano avere anche dei riflessi formali che si manifestano a livello grammaticale e retorico nella presenza in determinati contesti di un alto numero di sostantivi, pronomi e aggettivi declinati al femminile. Ed è questo il particolare punto di vista che vorrei provare ad adottare ora analizzando i cinque romanzi di Chrétien de Troyes, l’Érec et Énide, il Cligès, l’Yvain, il Lancelot e il Perceval 3 . 2. Non mi pare infatti sia stato fino ad ora sufficientemente sottolineato come per indicare la totalità collettiva questo grande romanziere medioevale usi accostare in modo ricorrente un termine maschile al corrispondente femminile 4 . La tendenza di Chrétien a menzionare entrambi i generi è ben documentata ed è molto più accentuata rispetto agli autori che lo avevano preceduto o ai suoi contemporanei, nei quali questa prassi sembra per lo più sporadica. È possibile dunque affermare che Chrétien è il primo autore «politically correct»? L’interrogativo è naturalmente ironico, ma può forse offrire alcuni interessanti spunti di analisi. Per verificare l’impressione della presenza in determinati contesti di un alto numero di sostantivi, pronomi e aggettivi declinati al femminile, vorrei provare a restringere il campo di analisi, focalizzando l’attenzione su alcuni aggettivi e pronomi indefiniti «accomunati dalla capacità di indicare per quanti individui vale ciò che si predica del nome determinato» e che per questo la linguistica generale definisce quantificatori 5 . Gli indefiniti, che nel nome denunciano il fatto di esprimere quantità approssimate in opposizione ad altri operatori di questo tipo come ad esempio i numerali, possono 2 Sulla nascita e le caratteristiche del genere romanzo, cf. m eneghetti 2010, alla cui bibliografia, 125-43, rinvio. Sul ruolo e sull’entrata in scena dei personaggi femminili in Chrétien de Troyes, cf. r ieger 1995: 79-103, Z aDDy 1989: 301-07, b ossy 1990: 23-38; sull’evoluzione dei personaggi femminili nei romanzi di Chrétien, cf. l efay -t oUry 1972: 193-204 e 283-93; molto didascalico e invecchiato è lo studio di b oroDine 1909 sullo stesso argomento; non tocca argomenti affini al nostro il volume miscellaneo curato da w olfZettel 1995 e dedicato alle questioni di genere nei romanzi arturiani. 3 Non prendo in considerazione i due romanzi attribuiti da alcuni studiosi a Chrétien (Philomena e Guillaume d’Angleterre), che sembrano sostanzialmente diversi anche dalla speciale prospettiva che ho adottato in questo articolo. 4 Al fenomeno hanno solo accennato g rosse 1881 e b iller 1916 nei loro studi pionieristici dedicati allo stile di Chrétien. 5 D e s antis 2011; cf. inoltre l ongobarDi 1988: 659-710. Chrétien de Troyes «politically correct» 191 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 essere ordinati secondo una progressione che va da nessuno a infiniti. Per il francese antico possiamo registrare: nul, negun, nun, nesun > aucun/ alcun, rien, auques, auquetes, alquant/ auquant/ aucant/ asquant, poi/ po, petit > plusor/ pluisor/ plusur, li plus, les plus, molt/ mout, maint, tant, quant, asez, trop, gaires > tout, cheün, chascun, chasque. Se osserviamo le loro caratteristiche morfologiche 6 , alcuni indefiniti hanno per lo più forma singolare (chascun, tout ‘ogni’, nuls, nul), altri si usano invece spesso al plurale (tuit, totes, plusor). Un’altra distinzione possibile è quella mutuata dalla logica ed è basata sull’ambito in cui operano i quantificatori 7 . Troviamo così quantificatori «universali», che si riferiscono a tutti gli individui della classe considerata (come tout ‘ogni’, chasque, tuit ‘tutti’), e quantificatori «esistenziali», che si riferiscono ad almeno un individuo (aucuns). Tra i quantificatori universali si possono poi distinguere quelli che fanno riferimento a una totalità possibile (come il più tardo quelconque, attestato ad esempio in Gautier de Coinci, 1218-27) e quelli che fanno riferimento a una totalità effettiva (tout ‘ogni’, tuit, chascun, chasque). I quantificatori universali possono inoltre essere classificati a seconda che precisino il riferimento a una totalità in senso collettivo (come tuit, che tiene conto del complesso degli individui) oppure in senso distributivo o moltiplicativo (tout ‘ogni’, chasque, chacun, con i quali il predicato vale esaustivamente per gli elementi, presi uno a uno, della classe in questione) 8 . Proviamo ora a esaminare alcuni quantificatori di totalità dal punto di vista del genere femminile. 2.1. Tuit et totes. Tot assume in antico francese non solo i valori del latino volgare * tottUs < latino classico tōtus , ma, probabilmente per evitare la possibile confusione con hom(i)nem/ homines, anche di omnis 9 . Il lemma può infatti enunciare l’idea di integrità (come ad esempio in toute la nuit, di solito singolare con articolo; in questo ambito rientra anche l’espressione della periodicità, tous les jours), di totalità distributiva (toute parole se lait dire, di solito singolare senza articolo) e di totalità collettiva (tous les hommes, di solito plurale con articolo). I plurali tuit, toz e totes si usano per indicare una totalità collettiva e sono per questo i successori del latino classico omnes. Il primo esempio di un pronome plurale maschile di caso retto con questa funzione risale all’881 e compare nella Cantilena di Sant’Eulalia («Tuit oram que por nos degnet preier», 26) 10 . Per il caso obliquo si deve 6 Cf. s alvi / v anelli 2004: 135. 7 Cf. D e s antis 2011, a nDorno 2003: 23. 8 Per questa distinzione in francese, cf. r ohrer 1971: 509-17, k ayne 1975: 1-65. 9 Omnis è stato soppiantato sia al singolare che al plurale in tutte le lingue romanze, tranne che in italiano: cf. a nDersson 1954: 10; per tout nel significato di omnis, cf. inoltre a nDersson 1961, J ensen 1990: §531, 254, b UriDant 1980: §130, 161. 10 Cf. a sPerti 2006: 180-81; cf. inoltre il TLF alla voce tout 1 , Étymol. et Hist. Francesca Gambino 192 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 attendere la fine del X sec. con la Passione di Clermont («etqui venra toz judicar, | a toz rendra e ben e mal», Passion, 471-72) 11 . Il primo esempio di caso femminile plurale soggetto compare invece nel romanzo di esordio di Chrétien de Troyes, «Toz et totes vos comant gié | a Deu, si me donez congié», Érec, 2771-72. Ed è proprio questo il contesto che qui più ci interessa. La totalità indicata da tuit può essere formata da soli uomini oppure da uomini e da donne. Per indicare una totalità collettiva mista ad un certo punto si è cominciato a esplicitare la componente femminile usando tuit et totes 12 e nei romanzi di Chrétien i versi in cui compare questo sintagma oppure una delle sue varianti sono singolarmente frequenti. Oltre all’esempio che ho appena riportato, segnalo: «Saluant deboneiremant | Toz et totes comunalmant. | Et tuit et totes le salüent», Érec, 5529-30; «Et ci et la, totes et tuit | Blasmeroient nostre deduit», Cligès, 5299-300; «Ensi tuit et totes prisoient | Celui don verité disoient | Que cez de la a si atainz | Que il s’an fuient qui ainz ainz», Yvain, 3257-60; «Mes ainz fu la novele dite | Au chastel que il i venissent: | Encontre ax tuit et totes issent, | Et la dame devant toz vient», Yvain, 3300-03; «Et tuit et totes l’en mercïent, | Qu’an s’esperance mout se fïent», Yvain, 4007-08; «Ensi coroient sanz feintise | Tuit et totes, par enhatine, | La ou cil gist gole sovine», Yvain, 4254-56; «Le pis de la bataille eü; | Se l’ont tuit et totes seü», Lancelot, 3715-16; «Li rois i va, et tuit, et totes, | A granz tropiax et a granz rotes», Lancelot, 6987-88; «Ensi plorent totes et tuit», Perceval, 2150; «Mout li prient totes et tuit | que il conbatre a celui n’aille», Perceval, 2612-13; «A lui armer mout grant duel ot, | que toz et totes an pesa, | et il toz et totes les a | comandees au roi des rois», Perceval, 2646-49; «Par les rues et par les places | vont querolant totes et tuit», Perceval, 2746-47; «te covandra au roi retrere, | oiant toz ces qui i seront, | si que tuit et totes l’orront, | et la reïne et ses puceles», Perceval, 3966-69; «Li rois en a granz desconforz | et por lui font duel tuit et totes», Perceval, 4327-28; «Ensi tuit et totes parloient, | por ce que chastïer voloient», Perceval, 6767-68; «et il li randent tuit et totes | son salu, si con il li sanble», Perceval, 6774-75; «De celi qu’il ot amenee | ront mout grant joie demenee, | que tuit et totes la servirent | por lui, que por li rien n’an firent», Perceval, 8999-9002; «Joie li font totes et tuit», Perceval, 9170. L’elenco può sembrare lungo, ma la quantità è pure importante. Negli autori precedenti o in alcuni autori contemporanei a Chrétien non ho rinvenuto altre attestazioni di sintagmi simili. In particolare non mi pare che l’espressione compaia nel Roman d’Alexandre di Alberic de Pisançon, nel Roman du Rou e nel Roman de Brut di Wace, nel Roman de Troie e nella Cronique des ducs di Benoît de Sainte-Maure, nel fram- 11 Cf. a valle 1962: 123. 12 Cf. a nDersson 1954: 250, con alcuni esempi. Chrétien de Troyes «politically correct» 193 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 mento di Danzica dell’Apollonius de Tyr, nel Roman de Thèbes, nell’Eneas, nel Floire et Blancheflor, nei Tristan di Béroul e di Thomas, nell’Eracle e nell’Ille et Galeron di Gautier d’Arras, né nei Lais di Marie de France. Non ne ho inoltre rinvenuto esempi in altre due opere attribuite a Chrétien, Philomena e il Guillaume d’Angleterre. Negli autori di poco successivi a Chrétien la messe di riscontri è più ricca, ma relativamente esigua in ogni singolo autore. Di tuit et totes trovo solo altri quattro esempi (nella Vie de Saint Alexi ottosillabica, inizio del XIII sec. 13 ; nella Première Continuation de Perceval, Manuscrit E, 1205-10; ne La mort le roi Artu, 1230; e nel Tornoiemenz Antecrist di Huon de Méry, 1234-40); della variante totes et tuit sei esempi (quattro nella Première Continuation de Perceval, Manuscrit E, 1205-10 e due nel Roman de Renart, 1175-250). Utilizzando la banca dati di Frantext e integrandola da un lato con il Corpus de la littérature médiévale (CLM) e dall’altro con gli esempi citati sotto la voce tot/ tout dei principali dizionari di antico o medio francese (Gdf., Dict.; T-L, AW; DMF), ho potuto seguire la fortuna dell’espressione nella letteratura oitanica dei primi secoli e constatare che la forma foneticamente più moderna tous et toutes ricorre relativamente poco 14 . Dopo il ʼ400 il sintagma diminuisce di frequenza 15 , considerato che nel ʼ500 gli esempi rintracciabili con Frantext sono in tutto sette, nel ʼ600 due, nel ʼ700 uno, mentre l’espressione ricomincia ad essere più usata a partire dall’800. Il risultato rimane sostanzialmente invariato cercando altre possibili combinazioni quali la sequenza alternativa toutes et tous, oppure à tous et à toutes, de tous et de toutes, pour tous et pour toutes 16 . Anche se è senz’altro probabile che alcune attestazioni mi siano sfuggite 17 , credo che si possa comunque concludere che l’espressione tuit et 13 Cf. P aris 1879: 180, v. 958. 14 Unendo i contesti individuati grazie a Frantext e al CLM, tous et toutes figura una volta in Gautier de Coinci (1218-27), in Guillaume de Lorris e Jean de Meun (1225-40, 1275), tre in Guillaume de Machaut (1349 e 1400), una negli anonimi Beaudoin de Sebourc (1350), Bérinus (1350) e in Guillaume de Digulleville (1355-1358), quattro in Jean Froissart (1372), tre in Eustache Deschamps (1367-1406), una in Jean d’Arras (1392), in Jean Gerson (1394) e nell’Estoire de Griseldis (1395), dieci in Christine de Pisan (1400, 1405, 1412-13), una in Charles d’Orléans (1410-65) e in Alain Chartier (1412-13), due in Nompar de Caumont (1420) e in Jean Regnier (1432), tredici in Antoine de La Sale (1442-44, 1456), una nell’anonimo Les Cent Nouvelles nouvelles (1456), in Jena de Roye (1460-83), in Jean de Bueil (1461), in Arnoul Greban (1450) e nella Farce de quatre Femmes (1480- 92), due in André de la Vigne (1494, 1495). Due le occorrenze della variante toutes et tous, una in Arnoul Greban (vers 1450) e una nei Fragments de farces, moralités, mystères, etc. (XV e ). Il T-L, AW, infine, permette di integrare questa lista con un esempio di Amadas et Ydoine (Amad. 4766). 15 Già b eyer 1907: 676-77 aveva osservato che il sintagma tous et toutes era più comune in antico francese che in francese moderno. 16 Per tutti i testi rinvenuti attraverso Frantext, il CLM o i dizionari, rinvio alla bibliografia citata in questi strumenti, a meno che non sia diversamente esplicitato. 17 Sono consapevole dei limiti del modus operandi prescelto, che sono quelli di Frantext e del CLF, e del fatto che la ricerca non può considerarsi esaustiva, ma i risultati mi sembrano comunque indicativi. Francesca Gambino 194 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 totes è singolarmente frequente in Chrétien ed è verosimile che sia stato lui il primo ad usarla in francese 18 . Quanto alle altre lingue romanze, per avere un termine di paragone possiamo prendere in considerazione l’italiano antico. Il primo esempio che si rinviene con la banca dati dell’OVI è della fine del XIII sec.: «Dite tutti e tutte amen, amen, amen» (Conti morali, ed. s egre , XIII ex., sen.). Ci sono poi due esempi in Francesco da Barberino, due nella Storia San Gradale (XIV po.q., fior.) e uno nelle Chiose Selmiane (1321- 37, sen.), in Giovanni Colombini (1367, sen.), nella Via della salute (1375, fior.), in Santa Caterina (Epist., 1367-77, sen.), e nella traduzione toscana della Bibbia 19 . Anche in italiano antico, dunque, il sintagma tutti e tutte non è affatto frequente e la circostanza aiuta ad avvalorare l’impressione che il numero di riscontri in Chrétien sia significativo. 2.2. Chascun et chascune. Se tout associa e mette sullo stesso piano gli elementi di un insieme, chascun li dissocia e li singolarizza. Chascun indica una totalità separando gli individui isolati che la compongono, è individuale e distributivo, mentre tuit sottolinea l’idea di collettività 20 . Ebbene, Chrétien de Troyes pare essere stato il primo a usare anche il sintagma chascun et chacune («Et de chascun et de chascune | A si les cuers que tuit voldroient», Yvain, 3252-53), che poi ritorna nell’Escoufle (1200-02, al v. 310) e un paio di volte nel Roman de la rose o Guillaume de Dole di Jean Renart (1228, ai v. 564 e 4086), per limitarci al Duecento. 2.3. Maintes et maint. Questo binomio compare per la prima volta nel Perceval ai v. 4812-13 («Por lui plorent maintes et maint, | et messire Gauvains s’an va») e poi nel Roman de Renart, branche 10 (1200), nel Bel Inconnu di Renaut de Beaujeu (1214), nei Miracles de Notre-Dame di Gautier de Coinci (1218-27) e in pochi altri autori successivi. 2.4. Spostiamoci ora dagli indefiniti ad altre coppie di pronomi e di aggettivi, non necessariamente usati per esprimere la totalità. Anche qui le possibili serie sono numerose in Chrétien de Troyes: cil et celes, cil ne celes, celes ne cil «Et la sale vuide et desconbre, | Il n’i remest ne cil ne cele, | Ne chevaliers ne dameisele | Qui tuit n’aillent monter as estres», Cligès, 2866-69; «Au departir si grant duel firent | Tuit cil et celes qui la virent», Lancelot, 215-16; «Gitera ces et celes fors», Lancelot, 1908; 18 Si noti che in francese esiste anche l’espressione de tous sexes, il cui primo esempio che rinvengo in Frantext è di Simon de Phares, «Lors Cycrops, la responce oye: ‹Mares pro Neptuno, femine pro Mynerva tullere sentencias›, convoca le peuple de tous sexes et pour ce qu’il fut trouvé une femme plus, Mynerve fut vainqueresse», Recueil des plus celebres astrologues 1494: 27; su questo sintagma, cf. a nDersson 1954: 63, b eyer 1907: 674-75. 19 Per i testi in antico italiano citati rinvio alla bibliografia dell’OVI, consultabile in rete. 20 Cf. J ensen 1990: §527, 253. Chrétien de Troyes «politically correct» 195 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 «Tuit furent issu de l’ostel, | Sires, dame, filles et fil, | Qu’il n’i remest cele ne cil», Lancelot, 2716-18; «Et disoient et cil et celes | Qui el chastel remés estoient», Yvain, 3198-99; «Et disoient celes et cil», Perceval, 2947. Lo stesso sintagma è poi usato una volta da Robert de Boron nel Roman de l’Estoire dou Graal (1199), ben 24 volte nei Miracles de Notre Dame di Gautier de Coinci (1218-1227), e alcune occorrenze si rinvengono nel Roman de la Rose ou Guillaume de Dole di Jean Renart (1228), nella Première Continuation de Perceval, Manuscrit T e L (1205-1210), in Gerbert de Montreuil, Continuation de Perceval (1226-1230) e in alcuni lais e fabliaux. Non è difficile integrare questo binomio molto comune con altre coppie del tipo: sainz et saintes «Et por ce reclamoit adés | Deu avant, et Sa Mere aprés, | Et puis toz sainz et totes saintes», Yvain, 4855-57. Lo stesso sintagma si rinviene 27 volte nei Miracles de Notre Dame di Gautier de Coinci (1218-1227, anche nella variante saintes et saint) e una volta nel Roman de la Rose di Guillaume de Lorris (1230). fil et filles «Et la dame a l’encontre cort, | et si fil et ses filles saillent», Lancelot, 2064-65; «Ses filz et ses filles apele | Et il vindrent tot maintenant», Lancelot, 2532-33; «Et la dame est aprés venue | Et si fil et ses filles totes», Yvain, 4688-89. In questo caso sono nella Chanson de Roland (1125, «Jo si nen ai filz ne fille ne heir», v. 2744) e in Wace, La partie arthurienne du «Roman de Brut» (1155) le prime attestazioni del binomio che poi ricorre una volta nel Roman de l’Estoire dou Graal di Robert de Boron (1199) e cinque volte nei nei Miracles de Notre Dame di Gautier de Coinci (1218-27). prison et prisonieres «Li prison et les prisonieres | Trestuit por lor seignor prioient», Lancelot, 3586-87. veisins ne veisine «Si li dist come sage et cointe | Qu’il ne l’ot veisins ne veisine», Lancelot, 5660-61. Dopo Chrétien il sintagma voisin ne voisine è attestato in Jean le Marchant (1261, pure nella variante de voisins et de voisines, 1262), due volte in Guillaume de Machaut (1349 e 1369), nell’anonimo Beaudoin de Sebourc (1350), tre volte in Christine de Pisan (1400, 1405, 1412-13), e una volta in Eustache Deschamps («Et mes voisins et mes voisines», 1385-1403). Francesca Gambino 196 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 Dagli elenchi che ho stilato fino ad ora si sarà forse osservato come gli autori che dopo Chrétien hanno ripreso le coppie di antonimi maschio/ femmina siano spesso gli stessi e che in alcuni di loro, in particolare in Gautier de Coinci, esse siano diventate quasi un tic di scrittura che si declina in molte varianti concorrenti. 2.5. A tali binomi sono da accostare le coppie di nomi animati che esprimono la polarità maschio/ femmina ma sono etimologicamente indipendenti. Anche le coppie di eteronimi sono sfruttate da Chrétien e talvolta inserite in altre serie: home et femme, home ne feme, home ou dame «An tot le chastel n’a remés | Home ne feme, droit ne tort, | Grant ne petit, foible ne fort (var. di P 8 ) 21 , | Qui aler puisse, qui n’i voise», Érec, 5696-97; «Et dit qu’il le voldra mener | Veoir une soe meison, | Et ce c’onques mes ne vit om | Ne fame ne anfant qu’il ait», Cligés, 5526-29; «Home ne fame n’i troverent | Es rues par ou il antrerent», Yvain, 901-02; «Ne nus hom ne fame ne fust | Qui de lui noveles seüst», Yvain, 2789-90; «Mes il n’en vost onques entendre | Parole d’ome ne de fame; | Des chevaliers et de la dame», Yvain, 3338-40; «Einz ne distrent ne ce ne quoi | Es rues, n’a home n’a fame, | Tant qu’il vindrent devant la dame», Yvain, 6722-24; «Car qui blasme, bien le savez, | Son voloir a home n’a fame, | Plus en art et plus en anflame», Lancelot, 1764-66; «Onques voir d’ome ne de fame | Ne nasquié, n’en sele ne sist | Chevaliers qui cestui vausist», Lancelot, 1984-86; «si sofri angoisse de mort | por les homes et por les fames», Perceval, 584-85; «et les meisons viez, decheües, | qu’home ne fame n’i avoit», Perceval, 1754-55; «se por ce non qu’an i geüst, | ou gentix hom ou haute dame», Perceval, 7792-93. Nel Brut di Wace (1155) rinvengo una volta il sintagma home ne feme («A l’ille vindrent, sus munterent, | Home ne feme n’i troverent», 621-22), tre volte il sintagma al plurale homes e femes (cf., ad esempio, «Puis assembla tuz les chaitis | E les chaitives del païs, | Homes e femes e enfanz», 217-19), che torna anche nell’anonimo Moniage Guillaume. Seconde Rédaction (1180, 2 occorrenze); home et femme ricorre inoltre in Wauchier de Denain (1210) e in Gautier de Coinci (sei occorrenze), autore che usa tre volte anche la possibile variante negativa «nus hom ne nule fame». prode fame (boene fame) et prodome «Qu’an ne puet pas dire la some | De prode fame et de prodome», Yvain, 783-84; «Deu croi, Deu ainme, Deu aore, | prodome et boene fame enore», Perceval, 6459-60. Proviamo ora ad ampliare un po’ il campo di indagine. Negli esempi che seguono Chrétien de Troyes evoca i personaggi del racconto e non c’è in lui l’intenzione di esprimere la totalità attraverso l’impiego dei due generi. Tuttavia, alla luce di quanto 21 Cf. D embowski 1994: 1105. Chrétien de Troyes «politically correct» 197 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 detto fino ad ora, mi pare che la menzione del personaggio femminile possa rispondere a un’istanza per lo meno affine a quella già verificata nei passi precedentemente citati: sire et dame «Et dist: ‹Sire, ceste novele | Sera ja mon seignor mout bele. | Liez en iert ma dame et mes sire, | Et je lor irai avant dire›», Érec, 4164-69; «Tantost vienent grant aleüre | Totes les genz anviron lui; | Et li sire et la dame andui | Li font grant joie, et si l’acolent», Yvain, 5696-99; dame et seignor «Amenassent a grant enor | Et la damë et le seignor (var. vavassor)», Érec, 1827-28; chevaliers et dames «que mout i ot boens chevaliers, | hardiz et conbatanz et fiers, | et riches dames et puceles», Érec, 31-33; «qu’il n’i avoit si povre rue | ne fust plainne de chevaliers | et de dames et d’escuiers, | n’ostel tant povre ne petit», Érec, 552-55; «li chevalier et li sergent | et les dames corent aprés | et les puceles a eslés», Érec, 790-92; «Lors en vint Erec chiés son oste, | et li cuens avoec lui an coste; | dames et chevaliers i ot», Érec, 1287-89; «de vingnes, de gaaigneries, | de rivieres et de vergiers, | de dames et de chevaliers», Érec, 2280-82; «dames et chevalier ploroient, | por lui mout grant duel demenoient», Érec, 2757-58; «Toz li pueples aprés aus monte, | dames, chevalier et borjois; | en mi la sale, sor un dois», Érec, 4742-44; «que tuit redotent son enui, | chevalier, dames et puceles», Érec, 5538-39; «Onques n’i pot antrer vilains, | se dames non et chevalier», Érec, 6904-05; «Onques nus miauz seant ne vit: | De forez et de praeries, | De vingnes, de gaaigneries, | De rivieres et de vergiers, | De dames et de chevaliers | Et de vaslez preuz et heitiez, | De gentix clers bien afeitiez, | Qui bien despandoient lor rantes, | De puceles beles et jantes, | Et de bor jois poesteïs | Estoit li chastiax bien asis», Érec, 2278-88; «Si maudïent la mort et blasment, | Chevalier et vaslet se pasment, | Et les dames et les puceles | Batent lor piz et lor memeles», Cligès, 6111-16; «De ta terre et de ta meison, | Chevaliers, dames et puceles», Lancelot, 52-53; «Et ja savoient les noveles | Li chevalier et les puceles | Et les dames et li baron | De tot le païs anviron», Lancelot, 3495-98; «Et d’uns et d’autres amassez | Chevaliers et dames senees | Et puceles del païs nees», Lancelot, 3580-82; «Avoec la reïne remainnent | Puceles qui joie demainnent | Et dames et chevalier maint», Lancelot, 4105-07; «La sont assanblees les rotes, | La reïne et les dames totes | Et chevalier et autres genz, | Car molt i avoit des sergenz», Lancelot, 5585-88; Francesca Gambino 198 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 «Es loges refu la reïne | Et les dames et les puceles, | Si ot chevaliers avoec eles», Lancelot, 5776-78; «Et as fenestres revont maint | Chevalier, dames et puceles, | Por Lancelot, gentes et beles», Lancelot, 6990-92; «Et vont tant qu’il ont ancontré | Chevaliers, dames venanz | Et dameiseles avenanz», Yvain, 3804-06; «Et vit devant la porte genz: | Dames, chevaliers et sergenz, | Et le seignor de la meison», Yvain, 5013-15; «que issu furent del mostier | les dames et li chevalier», Perceval, 2793-94; «et vaslet corent a cheval, | et dames et chevalier muevent», Perceval, 4322-23; «Et les dameiseles resont | montees sor les mur amont, | et les dames del castel totes, | et virent asanbler les rotes | des chevaliers preuz et hardiz», Perceval, 5499-5503; «s’a cinc chevaliers ancontrez | et, avoec, dames jusqu’a dis», Perceval, 6242-43; la reïne et le roi, l’enpereres et l’empereriz «Que vos veigniez avoeques moi | Veoir la reïne et le roi, | Qui de vos grant joie feront | Et grant enor vos porteront», Érec, 4009-12; «La reïne et li rois vos mandent | Saluz, et prïent et comandent | Qu’avoec ax vos venez deduire», Érec, 4099-101; «Erec respont: ‹Mout an merci | Le roi et la reïne ansanble›», Érec, 4104-15; «Sor l’aubagu monta li rois, | Sor un blanc palefroi norrois | remonta la reïne aprés», Érec, 4133-35; «G’irai avant grant aleüre | Dire la reïne et le roi | Que vos venez ci aprés moi», Érec, 4192-94; «Jusque devant le roi s’an vindrent, | Si le salüent maintenant, | Et puis la reïne ansemant», Érec, 6590-92; «Tuit li plus haut et li plus noble | li vienent au port a l’encontre. | Et quant l’enpereres l’ancontre, | qui devant toz i fu alez, | et l’empereriz lez a lez | devant toz le cort acoler | l’empereres et saluer», Cligès, 5102-08; pere et mere «Grant joie font tuit par leanz: | li peres an ert mout joianz, | Et la mere plore de joie », Érec, 681-83; «Au departir plore la mere, | plore la pucele et li pere», Érec,1449-50; «Or a Enyde joie grant, | car son pere et sa mere voit», Érec, 6626-27; «De joie veïssiez plorer | le perë et la mere Enyde», Érec, 6884-85; moinne et nonains «Alé i furent tuit li moinne | com a un jor de diemoinne, | chapes de pailes afublees, | et totes les nonains velees», Perceval, 2943-46; «Atant se departent li moinne | et les nonains et tuit li autre», Perceval, 2972-73. 2.6. A dimostrazione di come l’uso di questi binomi possa diventare una scelta stilistica si può citare un passo dell’Yvain nel quale la folla è sempre rappresentata in Chrétien de Troyes «politically correct» 199 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 entrambe le sue componenti di genere e alcuni degli stilemi che abbiamo menzionato si concentrano in un numero ridotto di versi. Yvain si getta nella mischia contro il conte Alier. Quest’ultimo ha attaccato il castello della dama che ha da poco aiutato Yvain a guarire dalla pazzia grazie a un unguento magico. «Cil et celes» assistono alla battaglia: Et disoient et cil et celes Qui el chastel remés estoient Et les batailles l’esgardoient: «Haï! Con vaillant soldoier, Con fet ses anemis ploier! Yvain, 3198-202 Gli abitanti del castello, colpiti dalla prodezza di Yvain, vorrebbero che l’eroe sposasse la castellana e governasse la loro terra, egli ha conquistato il cuore «de chascun et de chascune», «tuit et totes» lo elogiano: Et de chascun et de chascune A si les cuers que tuit voldroient Por la proesce qu’an lui voient, Que il eüst lor dame prise Et fust la terre an sa justise. Ensi tuit et totes prisoient Celui don verité disoient Que cez de la a si atainz Que il s’an fuient qui ainz ainz. Yvain, 3252-60 Dopo aver sconfitto il conte Alier, Yvain conduce il prigioniero al castello, «tuit et totes» escono per venire loro incontro: Mes ainz fu la novele dite Au chastel que il i venissent: Encontre ax tuit et totes issent, Et la dame devant toz vient. Yvain, 3300-03 E quando cercano di convincerlo a rimanere, Yvain non ascolta la parola «d’ome ne de fame» e si allontana «Des chevaliers et de la dame»: Mes il n’en vost onques entendre Parole d’ome ne de fame. Des chevaliers et de la dame S’est partiz, mes que bien l’en poist Que plus remenoir ne li loist. Yvain, 3338-42 3. La sistematicità con la quale Chrétien si avvale dei due generi per indicare la totalità sembrerebbe rivelare una sensibilità «moderna» della questione. L’ampio uso della coppia di antonimi maschile/ femminile è tuttavia da mettere in relazione innanzitutto Francesca Gambino 200 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 con la tendenza retorica della letteratura medioevale ad amare l’amplificatio 22 , che bene rispondeva alle esigenze di un’estetica fondata sul gusto per il gioco della variazione all’interno della ripetizione 23 . Tra i possibili modi per amplificare i discorsi illustrati dall’Institutio oratoria di Quintiliano (VIII 4, 4-25) 24 , a noi qui interessa quello che si ottiene per incrementum. Dall’XI secolo le tecniche suggerite dai retori latini si diffondono nelle scuole grazie ai nuovi manuali di maestri come Matteo di Vendôme e Goffredo di Vinosalvo, le artes poetriae, nelle quali si precisava l’idea secondo cui la preparazione dei discorsi comportava la dilatazione (dire molto a partire da poco) e la brevitas (dire poco a partire da molto) 25 . Si spiega anche con queste premesse teoriche l’uso di esprimere concetti per mezzo di coppie di sinonimi, uso che, presente solo in nuce nelle chansons de geste, diventa caratteristico della lirica e del romanzo 26 . Il procedimento non trova di per sé riscontro diretto nella trattatistica antica e medievale, infatti la «synonymia, intesa da Quintilliano (IX, III, 45) come la ripetizione del medesimo concetto con vocaboli di significato simile, non prevede la connessione di due vocaboli mediante la congiunzione, e contempla piuttosto l’accumulazione (congeries) di più vocaboli distinti dall’asindeto» 27 . È però merito di Ernst Robert Curtius avere per primo sottolineato come la teoria delle arti poetiche ereditata dalla retorica antica collegava la pratica del binomio sinonimico all’amplificatio, di cui essa costituiva uno dei procedimenti, l’interpretatio 28 . Nella loro ricerca di espressività gli autori cominciano a sfruttare ampiamente la dittologia sinonimica accostando due termini simili nel significato e complementari, replicando a distanza ravvicinata lo stesso concetto espresso da un aggettivo, un nome o un verbo 29 . L’uso di binomi sinonimici è insomma un tratto costitutivo dello stile di quest’epoca, diffuso, è stato notato dagli studiosi che se ne sono occupati, soprattutto nell’espressione della gioia e del dolore, per gli epiteti cortesi e per i verbi dichiarativi, il che bene riflette gli orizzonti di attesa del pubblico aristocratico che amava vedersi messo in scena nelle opere che lo riguardavano 30 . 22 Cf. l aUsberg 1949: 53-60, m ortara g aravelli 1997: 109. 23 Cf. D e b rUyne 1946/ 2: 48, J ames -r aoUl 2007: 640-48. 24 Cf. l’edizione P ennacini 2001. 25 Le artes poetriae medioevali sono state pubblicate da f aral 1924. 26 Cf. b iller 1916: 40-43. 27 t ateo 1970: 521. 28 c UrtiUs 1938: 218 e, per altra bibliografia, b UriDant 1980: 55-56 N8. 29 Cf. e lwert 1954: 152-77, t ateo 1970: 521, m ortara g aravelli 1988: 186 e 212. Per una breve storia del procedimento nella letteratura francese e alcune ipotesi sulla sua nascita, cf. b Uri - Dant 1980: 6 N8 e 7-17. 30 Cf. g rosse 1881: 218, e, per Chrétien, 241-42, con una prima lista di binomi ricorrenti. Sulla reduplicazione più o meno sinonimica per esprimere i sentimenti, cf. inoltre b iller 1916: 40-43, b ranD 1972: 198-208, che dimostra come la tecnica di ripetere un episodio o un motivo («Doppelungs- und Reihentechnik») sia caratteristica di Chrétien, non compaia nei romanzi precedenti e nei due testi a lui dubitativamente attribuiti; r ichner 1990: 49. Non repertoria invece questo tratto ricorrente w arren 1905-07. Chrétien de Troyes «politically correct» 201 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 Chrétien de Troyes diventa un maestro nelle figure di parola per aggiunzione e in particolare nella ripetizione per variazione di forma che si manifesta nella sinonimia. Non per nulla Robert Grosse ha enumerato come tratto stilistico del romanziere champenois alcune delle numerose dittologie presenti nei suoi versi quali joie et leesce, joie et deduit, solaz et compagnie, se deliter et deporter, ecc., duel et ire, duel et enui, duel et pesance, honte et duel, irier et courecier, enuier et poiser, pleure et sopire, ecc., avenanz et bel, bele et gent, bele et cortoise, ecc., fel et desleaus, felonie ne trahison 31 , ecc. 3.1. Oltre alla ripetizione e al binomio quasi sinonimico, l’aggiunzione comprende l’accumulazione coordinante, all’interno della quale nei trattati di retorica è classificata la distribuzione, che consiste nel rendere un’idea per mezzo dell’enumerazione dei diversi elementi che la compongono e nel sostituire il tutto con la somma delle parti. Uno dei modi di procedere per ottenere questa figura è proprio l’opposizione dei contrari, la possibilità di esprimere la totalità attraverso una coppia di antonimi. Ecco che concetti di portata generale quali, positivamente, ‘tutti’, ‘ovunque’, ‘sempre’, oppure, negativamente, ‘nulla’, ‘nessuno’, ‘alcuno’, ‘mai’, possono essere enunciati attraverso due lemmi di significato contrario. Queste locuzioni sono molto rare nelle prime chansons de geste, cominciano ad apparire sporadicamente in alcuni romanzi, e diventano poi particolarmente frequenti nelle opere di Chrétien de Troyes 32 . Le coppie antinomiche in Chrétien de Troyes possono riguardare l’età: vieil/ veillart/ chenu/ chau et juene/ anfant, chevelus et chanus «Trestuit li juene et li chenu | a une feste sont venu | qui an ce chastel iert demain», Érec, 559-61; «einz nus ne vit joie greignor | que feisoient juesne et chenu», Érec, 2332-33; «Or se vont tuit de vos gabant, | juesne et chenu (var. Vieil et juene), petit et grant; | recreant vos apelent tuit», Érec, 2565-66; «chevalier corent qui mialz mialz: | il n’i remaint juenes ne chauz (var. viauz)», Érec, 2699-700; «N’i remaint juenes ne chenuz, | car mout furent esmaié tuit», Érec, 4872-73; «Maintenant sont avant venu | tuit li prelat, juesne et chenu», Érec, 6853-54; «Lors comance uns diax et uns criz | De fames et d’anfanz petiz, | De veillarz et de jovanciax, | Si granz que, s’il tonast es ciax, | Cil del chastel rien n’an oïssent», Cligés, 1997-2001; «Qant el chanp furent tuit venu, | Haut et bas et juene et chenu», Cligès, 4013-14; «La ou Cligés vint sor le fauve, | N’i ot ne chevelu ne chauve | Qui a mervoilles ne l’esgart», Cligès, 4757-59; «Einz le huient petit et grant, | Et li veillart et li anfant», Lancelot, 405-06; «Que herbergier le vialt chascuns, | Ausi li juenes con li vialz», Lancelot, 2454-55; «Maintenant que il fu venuz, | Oiant toz, juenes et chenuz», Lancelot, 4925-26; 31 Cf. g rosse 1881: 238-55; la lista delle dittologie sinonimiche di Grosse è riportata da J ames -r aoUl 2007: 642-43; altre coppie sinonimiche e antinomiche sono enumerate da Erhard Lommatzsch nella sua introduzione al dizionario, cf. T-L, AW 1: xiii xiv . 32 Sulla distribuzione nei primi romanzi francesi, cf. g rosse 1881: 255-58 («Zergliederung»), b iller 1916: 98-103 («distribution»). Francesca Gambino 202 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 «et a mandez toz ses cosins, | hauz et bas, juenes et chenuz, | et il i sont trestuit venuz», Perceval, 4888-90; «Et des juenes et des chenuz | seroiz serviz et enorez», Perceval, 7882-83; l’aspetto fisico: petit et grand, grans et menours, gresle et gros, fort ne foible, haut et bas, lé et lonc «Mout feisoient de lui grant los | petit, et grant, et gresle, et gros», Érec, 1249-50; «Or se vont tuit de vos gabant, | juesne et chenu, petit et grant; | recreant vos apelent tuit», Érec, 2565-67; «Mes devant Alixandre vienent | Li grant afeire et li petit», Cligés, 2568-69; «Qu’an ne trovoit grant ne petit | Qui sache anseignier son repaire», Cligès, 4730-31; «An trestote Costantinoble | N’a remés ne petit ne grant | Qui n’aut aprés le cors plorant», Cligés, 6110-12; «Ou Meleaganz est venuz, | Qui, oiant toz gros et menuz, | Dist a son pere mout en haut», Lancelot, 6263-65. «fere deslëauté ne tort, | ne plus au foible que au fort», Érec, 1765-66; «Qu’il n’i ait un seul si hardi, | Fort ne foible, ne haut ne bas, | Qui ost aler avant un pas», Érec, 3648-50; «et dïent tuit, et foible et fort: | ‹Fuiez! Fuiez! Veez le mort›», Érec, 4877-78; «chascuns d’Erec veoir s’angresse | et haut et bas, et povre, et riche», Érec, 6366-67; «et puis le bas, et puis le haut, | et puis le lé, et puis le lonc», Érec, 6742-43; «Quant el chanp furent tuit venu, | Haut et bas et juene et chenu», Cligès, 4043-44; «Par tote la vile forssenent | Et haut et bas et povre et riche», Cligès, 6056-57; li blonc et li mor et li ros, bruns ne sors «Par ceste terre dïent tuit, | li blonc, et li mor, et li ros», Érec, 2556-57; «Et l’oz del siege se depart, | que n’i remaint ne bruns ne sors», Perceval, 2332-33; la condizione sociale: riche et povre, clers ne gentix hom «furent le jor abandonees, | n’an fu tornez povres ne riches», Érec, 2019-20; «chascuns d’Erec veoir s’angresse | et haut et bas, et povre et riche», Érec, 6366-67; «Par tote la vile forssenent | Et haut, et bas, et povre, et riche», Cligès, 5990-91; «Qui dïent: ‹Cil qui levera | cele lanme seus par son cors | gitera ces et celes fors | qui sont an la terre an prison, | Don n’ist ne clers ne gentix hon | Des l’ore qu’il i est antrez; | N’ancors n’en est nus retornez›», Lancelot, 1906-12; lo stato mentale: «Onques, des le tens Ysoré | ne vit si bel sages ne fos», Lancelot, 1358-59. Chrétien de Troyes «politically correct» 203 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 E si potrebbe continuare, ma mi interessa piuttosto sottolineare come alcune di queste coppie antinomiche siano usate, pur se con minore frequenza, anche dagli autori di romanzi che hanno preceduto Chrétien o che sono a lui contemporanei. Le dittologie petit e grant, haut et bas, ad esempio, ricorrono nel Roman de Thèbes (1150), nell’Eneas (1155) e nel Tristan di Béroul (1170-1190). 3.2. A corollario di quanto detto fino ad ora si possono aggiungere alcune considerazioni di tipo metrico. Studi recenti hanno infatti indagato proprio i meccanismi attraverso i quali queste coppie di sinonimi e di antonimi hanno ben presto contribuito a costituire un patrimonio di «formule» al quale gli autori di romanzi potevano attingere per comporre i propri octosyllabes, divenendo espressioni più o meno stereotipate che, come nell’epica i procedimenti mnemotecnici, gli epiteti o i temi ricorrenti, aiutavano il poeta a rispettare la rima e il metro. Si spiegano anche in questo modo la frequenza di unità linguistiche di più parole che da sole potevano completare il secondo emistichio di un verso e tornano frequentemente in rima, l’uso di idiotismi e di elementi formulari che, ripetuti nei testi, risultarono a un certo punto tanto convenzionali da essere riecheggiati quasi meccanicamente dai singoli autori, depositandosi e stratificandosi nella lingua dei romanzi 33 . 4. Vorrei ora provare a trarre delle conclusioni dai riscontri rilevati nelle righe precedenti. Nel Medioevo la ripetizione di un significato già espresso mediante un sinonimo poteva avere scopi ritmici, enfatici o esplicativi. Le numerose dittologie che si leggono in Chrétien de Troyes sfruttano un procedimento retorico del tempo con risultati assai originali. Il ritmo agile e veloce dei suoi octosyllabes è ottenuto anche arrangiando simmetricamente il verso: l’uso di un sinonimo, non di rado scelto con attenzione alla sua consistenza fonica (assonanza, allitterazione), gli consente di completare con scioltezza il verso rilanciando l’azione in quello successivo, di enfatizzare un concetto, di rinforzare il senso con la musica del metro 34 . In un tessuto poetico fittamente ornato da dittologie sinonimiche si inserisce l’utilizzo parallelo e complementare di espressioni antinomiche per indicare la totalità, dietro le quali sembra possibile scorgere talvolta il sorriso dell’autore, compiaciuto di variare con inesausta inventiva il suo gioco di contrasti 35 . Ed è qui che con naturalezza 33 Il primo a riconoscere in queste «formule» entità semantiche e metriche che facilitavano la versificazione dei poemi epici, dandone un giudizio estetico negativo, è stato probabilmente g aU tier 1878: 505-06, per cui cf. t rachsler 2009: 415-29. Ma negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi che hanno sottolineato le potenzialità poetiche di una deliberata iterazione di alcune espressioni anche nell’ambito del romanzo: si vedano, ad esempio, D Uggan 1989: 51-61, che si è soffermato sulle conseguenze della performance orale del romanzo; c ormier 2015: 311-27, e nDress 2016: 1-18, con altra bibliografia citata nelle note. 34 Cf. b iller 1916: 42-43. Su come in seguito i binomi sinonimici possano ad un certo punto corrispondere a un’abitudine retorica vuota indotta dall’automatismo di una scrittura formulare, cf. b UriDant 1980: 32. 35 Sull’ironia come cifra della scrittura di Chrétien, cf. h aiDU 1968. Simili espressioni possono comunque avere origini poligenetiche in lingue diverse. Nell’italiano contemporaneo, ad esempio, Francesca Gambino 204 Vox Romanica 76 (2017): 188-206 DOI 10.2357/ VOX-2017-008 si integrano espressioni come tuit et totes, chascun et chascune: maschile e femminile sono percepiti come antonimi, tanto da sostituire tuit, da diventarne con le coppie più frequenti degli equivalenti grammaticalizzati 36 . Siamo all’inizio di una scrittura formulare che per enunciare la totalità sfrutta le possibilità di variatio offerte da una lingua letteraria in formazione e da un nuovo genere in octosyllabes, il romanzo. Ma, se per alcuni binomi antinomici del tipo vieil et juene, petit et grand Chrétien aveva talvolta potuto ispirarsi alle opere che l’avevano preceduto, è stato quasi sempre lui il primo a utilizzare le coppie di genere maschile/ femminile e lo ha fatto con tale sistematicità da essere poi imitato dagli autori che lo hanno seguito. 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