eJournals Vox Romanica 76/1

Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
10.2357/VOX-2017-035
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/121
2017
761 Kristol De Stefani

Andrea Giraudo (ed.), Sermoni valdesi medievali. I e II domenica di Avvento, Edizione diretta da L. Borghi Cedrini, Torino (Claudiana) 2016, 197 p.

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Gerardo  Larghi
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435 Besprechungen - Comptes rendus Vox Romanica 76 (2017): 435-437 DOI 10.2357/ VOX-2017-035 Etiop. - Distinguer etiop adj. ‘qui est originaire d’Éthiopie’ (Ac. 8/ 27), à transférer au Lexique, et le nom propre de peuple Etiops pl. (Ac. 8/ 27). Galacia. - Distinguer le nom des habitants Galacia (= Galaciá) c. s. pl. ‘Galates’ (Gal. 3/ 1), à traiter sous un article à part, et les occurrences du nom de la région. Aj. Just (Ac. 1/ 23; voir ci-dessus §1.2.). Lazer 2 est précédé de l’article défini lo dans la majorité des occurrences (Jean 11/ 2, 11/ 5, 11/ 14, 12/ 1, 12/ 9, 12/ 10, 12/ 17); sans article quand le mot est introduit par aver nom (Jean 11/ 1) ou en apposition (Jean 11/ 11). Losrotz. - Ros (BibleCarpN) n’est pas une corruption de Rufus, mais sa traduction (aoc. ros ‘roux’). Magdalena. - Toujours dans Maria Magdalena. Maria 4 (~ Magdalene). - Lire Magdalena dans la vedette. - Maria en Jean 20/ 11 et 20/ 16. 5. On ne saurait mieux conclure qu’avec Gilles Roques dans son compte rendu de l’édition de NTestLyon publiée par P. W.: «Nous avons là une très belle édition qui devrait donner une vitalité nouvelle aux études sur le lexique de l’ancien provençal» 24 . Jean-Pierre Chambon  a ndrea g iraudo (ed.), Sermoni valdesi medievali. I e II domenica di Avvento, Edizione diretta da l. B orghi C edrini , Torino (Claudiana) 2016, 197 p. Ogni marcia, per lunga che sia, debutta con un passo, e a giudicare dai risultati del primo volume, la collana sui Sermoni valdesi medievali, inaugurata dal lavoro che vi presentiamo, promette di metterci a disposizione i 160 sermoni di cui si occupa in una lezione ricostruita secondo solidi principi ecdotici, e accompagnata da un commento ricco e puntuale senza essere invasivo. Attesa a lungo, quasi un decennio è passato dalla «chiamata alle armi» degli specialisti da parte della veterana di questi studi, L. Borghi Cedrini, frenata da ragioni di complessità ma anche da eventi tragici e imprevedibili, finalmente ora i filologi hanno tra mani la stampa dei primi sermoni, tappa inaugurale del progetto che si propone, ambiziosamente ma a ragione, di consentire finalmente al pubblico di esperti (e non), di studiare l’intero corpus di sermoni valdesi su un testo affidabile e finora edito solo in piccolissima parte. Il volume di cui ci stiamo occupando contiene undici sermoni, con il testo d’oc accompagnato a fronte dalla traduzione in italiano, e introdotto da un notevole studio, steso con mano ferma e occhio acuto da a ndrea g iraudo , un giovane studioso componente della équipe che si occupa di questo argomento diretta e guidata con saggezza e abilità da Borghi Cedrini, senza dubbio colei che meglio di tutti può guidare una indagine tanto vasta su un simile argomento. Il corpus dei sermoni è conservato, con altri testi valdesi relativi soprattutto a versioni di libri biblici, trattati edificanti, in una ventina di codici databili al tardo Quattrocento e primo Cinquecento che oggi sono depositati in numerose biblioteche europee (principalmente in quelle di Cambridge, Dublino e Ginevra), ma che furono composti con ogni probabilità nelle valli valdesi del Piemonte (e cioè la Val Chisone, la Val Germanasca, e la Val Pellice). Pur se le sue origini sono ancora avvolte nell’oscurità, le forme codicologiche (manufatti di piccolo formato, decorazione sobria, scrittura di norma a tutta pagina), e la sua contenutistica (abbiamo a che pare soprattutto testi dottrinali), farebbero pensare alla costituzione di un archivio, forse composto in vista dell’adesione valdese alla riforma (1532). Essi rappresentano, inequivocabilmente, la più importante cava di materiali linguistici, ma anche teologici, da cui possiamo 24 G. R oques , CR cité ci-dessus à la N18): 10. 436 Besprechungen - Comptes rendus Vox Romanica 76 (2017): 435-437 DOI 10.2357/ VOX-2017-035 estrarre considerazioni in ordine all’antica lingua occitanica parlata nelle vallate tra il Piemonte e la Francia. Per comprendere l’imponenza del lavoro che attende la squadra torinese di esploratori, basti ricordare che se la discussione intorno all’origine dei manufatti è aperta pur entro confini che si vanno vieppiù precisando, molto lavoro resta ancora da fare quando si voglia invece far luce sulla finalità con cui tale corpus fu raccolto e sulla sua diffusione, pur se ormai è prevalente negli studiosi il consenso alla tesi di Borghi Cedrini secondo cui i materiali dovrebbero essere stati raccolti intorno al XV-XVI secolo in vista forse delle trattative condotte dalla Chiesa Valdese con la nascente galassia protestante. Il volume che presentiamo si apre con un’agile introduzione nella quale, dopo aver inquadrato l’oggetto dello studio, cioè i sermoni valdesi (11-13) e la loro composizione, l’editore si sofferma sulla lingua delle prediche (14-16). Su tale argomento particolarmente delicato, e al quale hanno dedicato attenzione e studio tra gli altri specialisti del calibro di W. Foerster, H. Stimm, M. Pfister, A. M. Raugei, A. Cornagliotti, e ovviamente L. Borghi Cedrini, A. Giraudo oltre a rimandare opportunamente agli studi fonetici, morfologici e sintattici che nell’ultimo ventennio hanno contribuito a gettare nuova luce sul problema, ed oltre a tratteggiare una breve storia delle indagini specificamente dedicate ad esso, propone anche alcune piste di lavoro per il futuro relative sia al rapporto tra lingua valdese e base latina, sia alla formazione sia alla distribuzione dei prestiti linguistici. Una parte consistente dell’introduzione è poi dedicata all’analisi, puntuale e precisa, dei manoscritti utilizzati, integrando laddove necessario quanto già noto e detto e invece soffermandosi sui testimoni meno indagati (16-23). Trattandosi del volume di apertura di una collana che si auspica completata in poco tempo, l’editore a ragione si dilunga (24-30), sui criteri seguiti sia per l’edizione del testo valdese (tanto per quanto riguarda lo scioglimento delle abbreviazioni, che per quanto attiene i segni diacritici), l’apparato (bipartito tra varianti sostanziali e errori e varianti formali), o tripartito (per segnalare anche le divergenze di sostanza più notevoli ma che non rientrano nelle prime due categorie), la traduzione e, particolarmente importante, gli ipotesti latini, rappresentati specialmente dai Sermones de tempore di Jacopo da Varazze. In effetti uno dei pregi di questo lavoro è l’aver individuato per un buon numero di prediche, l’originale da cui fu tratto il materiale, originale rappresentato appunto dal lavoro del domenicano ligure: la scoperta, di cui Giraudo aveva dato notizia in un articolo comparso su Studi Medievali, apre giustamente inediti terreni di indagine, a cominciare da quelli relativi ai fondamentali della cultura teologica e pastorale del movimento valdese medievale, alle modalità con cui avvennero i volgarizzamenti stessi, alle origini degli ipotesti latini ed all’influsso che queste versioni poterono esercitare sulla scripta valdese, ai rapporti tra produzione orale e produzione scritta (dal momento che le traduzioni avvennero certamente «a tavolino»). Per non dire della possibilità che anche altre siano state le fonti, mediolatine e non, cui i predicatori si rivolsero. D’altra parte, soprattutto nel caso di sermoni pluriattestati, il confronto con l’originale latino consentirà di evidenziare le scelte compiute dai produttori delle singole versioni, la loro maggiore o minore prossimità al parlato. I testi presentati sono i sermoni relativi alle due prime domeniche d’Avvento, che riguardano specificamente il giudizio universale, l’apprendimento e la predicazione della Scrittura, la figura del predicatore, e in special modo quella di Giovanni Battista. Ogni testo è preceduto da una introduzione nella quale, oltre a presentare i testimoni manoscritti, vengono esaminati i loro rapporti interni, i rapporti ecdotici, la posizione da essi assunta nei confronti dell’eventuale ipotesto: questi dati sono poi sintetizzati in utili e agili schede che precedono l’edizione vera e propria. Il sermone viene naturalmente anche analizzato dal punto di vista dei contenuti letterari e teologici. 437 Besprechungen - Comptes rendus Vox Romanica 76 (2017): 437-443 DOI 10.2357/ VOX-2017-036 I singoli sermones valdesi sono affiancati da una traduzione che ne rispetta l’andamento, e che pur risultando fedele non manca di sciogliere i non numerosissimi ma neppure troppo radi nodi ermeneutici, anche ricorrendo, laddove necessario, agli ipotesti biblici o iacopini. Gli apparati sono positivi, le note a pié di pagina non sono mai sovrabbondanti e invece risultano puntuali, spaziando dalla analisi paleografica a quella linguistica, alla ecdotica. Opportunamente Giraudo allega, al termine dei Sermones, il testo delle prediche di Jacopo da Varazze utilizzate dai predicatori valdesi (174-85); il volume si chiude con una essenziale bibliografia, l’indice delle fonti citate e il ricordo di Federico Bo, il giovane studioso torinese che alla fine dello scorso decennio aveva iniziato a lavorare sui sermonari valdesi e che è improvvisamente scomparso nel 2013. In sostanza, con questo agile ed elegante volumetto, edito per i tipi di Claudiana, Andrea Giraudo e l’intera équipe di Luciana Borghi Cedrini pongono fondamenta solide a un edificio dal quale tutti ci aspettiamo piacevoli sorprese e che ci metta a disposizione i materiali atti a far meglio luce su questo affascinante capitolo della storia linguistica, teologica, culturale e sociale della Occitania alpina medievale. Gerardo Larghi  K arl r iedel , Die Vitalität des Okzitanischen an der französisch-okzitanischen Sprachgrenze am Beispiel Nyons, Wilhelmsfeld (Gottfried Egert Verlag) 2013, 234 p. Se référant à la question programmatique de la sociolinguistique Who speaks what language to whom and when? (f ishMan 1965: 67) 1 (3), la monographie de K arl r iedel (K. R.) se propose d’étudier la vitalité de l’occitan à Nyons, ville située dans l’aire historique de l’occitan, mais à proximité de la frontière avec le «français», à en croire le titre: an der französischokzitanischen Sprachgrenze. Dans la perspective de son ouvrage, K. R. aurait cependant bien fait de mieux préciser la situation socioet géolinguistique au-delà de la frontière linguistique mentionnée: historiquement, ce n’est pas le domaine d’oïl, donc l’aire du français qui commence à proximité de Nyons, mais bien celle du francoprovençal. S’il est vrai que celui-ci a fini par disparaître dans les villes, il est encore en usage auprès de 2% de la population rurale 2 . Ceci dit, la vitalité de l’occitan à Nyons et dans ses environs montrera à quel point ladite frontière linguistique se manifeste encore ou bien a déjà fini par s’estomper (au profit du français des deux côtés de celle-ci). Thématiquement, la monographie présentée ici s’articule en deux parties. La première traite les préliminaires du travail (ch. 1-4); la seconde concerne l’enquête proprement dite (ch. 5-7): l’objectif ici est de tirer au clair sous la forme d’un sondage empirique dans quelle mesure et dans quelles conditions l’occitan est encore en usage à Nyons. Le ch. 2 jette les bases théoriques de l’enquête: après avoir succinctement esquissé l’objet de la sociolinguistique (5-6), K. R. en présente les principales notions-clé, non sans mettre en relief que leur définition est loin de faire l’unanimité parmi les spécialistes (6): sont traités le contact linguistique (7), l’alternance codique ou code-switching (8), l’hybridation des langues (9), la conversion linguistique (9), le biet multilinguisme (10), et enfin le bilinguisme opposé à la diglossie (11-15). Vient ensuite la présentation et la discussion de la notion de conflit linguis- 1 J. A. f ishMann , «Who speaks what language to whom and when? The analysis of multilingual settings», La Linguistique 2 (1965): 67-88. (Dans sa référence bibliographique, l’auteur indique - outre le titre de la revue - aussi l’éditeur de la revue, à savoir André Martinet, ce qui n’est pas usuel.) 2 Francoprovençal et occitan en Rhône-Alpes, étude pilotée par l’institut Pierre Gardette, université catholique de Lyon, juillet 2009, 34 p.