eJournals Vox Romanica 77/1

Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
10.2357/VOX-2018-007
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/121
2018
771 Kristol De Stefani

I frammenti losannesi dei Fet des Romains

121
2018
Claudio  Lagomarsinihttps://orcid.org/https://orcid.org/0000-0002-5751-450X
vox7710183
I frammenti losannesi dei Fet des Romains 183 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.2357/ VOX-2018-007 I frammenti losannesi dei Fet des Romains Claudio Lagomarsini (Siena) Claudio Lagomarsini https: / / orcid.org/ 0000-0002-5751-450X Résumé: La Bibliothèque Cantonale et Universitaire de Lausanne (BCU) conserve trois fragments des Fet des Romains (auxquels on peut rajouter un quatrième morceau désormais indisponible) qui n’ont pas encore été étudiés du point de vue codicologique, linguistique et textuel. Puisque l’édition critique offerte par L.-F. Flutre et K. Sneyders de Vogel en 1937-1938 ne se fonde que sur deux manuscrits parmi environ cinquante témoins connus de l’ouvrage, l’étude de nouvelles acquisitions textuelles par rapport à la tradition manuscrite entière comporte une verification préalable des dynamiques de transmission du texte. Après quelques renseigments codicologiques et linguistiques autour des nouveaux fragments, la présente notice discute la plausibilité des hypothèses avancées par L.-F. Flutre 1932 et G. De Poerck 1936 à propos de l’histoire textuelle des Fet des Romains. Enfin, nous proposons une édition des fragments, accompagnée d’un apparat critique. Keywords: Fet des Romains, Fragments, Textual transmission Devo alla gentilezza di Lorenzo Tomasin la segnalazione di alcuni frammenti dei Fet des Romains appartenenti a un medesimo manoscritto e non ancora presi in esame dagli studiosi 1 . Due di essi - staccati dai registri secenteschi di cui fungevano da coperta (cf. infra) − sono attualmente conservati a Losanna (BCU, Manuscrits, IS 3008); di un terzo frammento - rinvenuto nella legatura di un’edizione secentesca di Ovidio, già esaminato dall’antiquario Philippe Veuve (Librairie de l’Univers, Lausanne) e attualmente passato in una collezione privata − ho potuto consultare una riproduzione fotografica a colori 2 . L’importanza, in termini di «impatto», di nuovi frammenti acquisiti a una tradizione dipende dalla tipologia e dalla competenza dei nuovi venuti, ma anche dalle caratteristiche della tradizione stessa 3 : ben diversi tra loro sono il caso di frammenti contenenti testi fino a un certo momento sconosciuti; quello di frammenti che, aggiungendosi 1 Una scheda descrittiva a cura dello stesso Tomasin è disponibile nel database ArLiMA, all’indirizzo http: / / www.arlima.net/ no/ 5474 (data della pubblicazione online: 12.11.2014; scheda consultata il 2 aprile 2017). 2 Veuve ha depositato nella sala manoscritti della BCU una breve scheda descrittiva. Le foto mi sono state messe a disposizione da Tomasin, che nuovamente ringrazio. 3 Ho dedicato alla questione un saggio di prossima uscita: Lagomarsini i. c. s. 183 201 007 Claudio Lagomarsini 184 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.8357/ VOX-2017-007 a una tradizione monotestimoniale, consentono di mettere in prospettiva diacronica un testo altrimenti proiettato sul piano della singola testimonianza; e infine quello di frammenti che incrementano una tradizione più o meno ricca. Nel nostro caso ricadiamo nella terza categoria, perché la tradizione dei Fet des Romains è, come noto, già molto folta. Normalmente è questa la condizione di partenza privilegiata per chi studia le nuove acquisizioni, purché la tradizione già conosciuta sia stata dissodata e razionalizzata, almeno nelle sue grandi linee. Nel caso dei Fet possediamo non solo un’edizione (Flutre/ Sneyders de Vogel 1937-1938) ma anche uno studio preparatorio della tradizione manoscritta (Flutre 1932a). Tuttavia, l’edizione si fonda su due soli testimoni (dato un totale di circa cinquanta) e i risultati del «classement des manuscrits» presentati nello studio preparatorio sono stati revocati in dubbio già poco dopo la loro pubblicazione 4 . Le operazioni di posizionamento dei frammenti losannesi (o da un’altra prospettiva: la possibilità di apprezzarne i caratteri e gli apporti individuali) risultano dunque meno semplici e automatiche del previsto. Prima di affrontare il problema testuale, diamo brevemente conto delle caratteristiche esterne della nuova testimonanza. Partiamo da uno schema che rappresenta le tre unità, ordinate secondo le concordanze con l’edizione Flutre/ Sneyders de Vogel 1937-1938: Del manoscritto si conservano, complessivamente: due fogli (che numeriamo convenzionalmente 3 e 4) 5 appartenenti a un medesimo bifoglio; una pagina volante recto-verso (1) e un’ulteriore pagina (2), tagliata a metà nel senso dell’altezza (sopravvivono la colonna destra del recto e la sinistra del verso). I frammenti 1 e 3-4 sono quelli conservati alla BCU; il frammento 2 è quello segnalato da Veuve. Tra la fine di 3v° e l’inizio di 4r° il testo non è consecutivo. Poiché i lacerti conservati permettono di stimare una corrispondenza all’ingrosso tra un foglio recto-verso e circa tre pagine e mezzo nell’ed. di riferimento, e poiché la lacuna testuale tra i frammenti 3 e 4 corrisponde a circa 14 pagine dell’edizione, possiamo ipotizzare la 4 Cf. De Poerck 1936 (è la doppia recensione di Flutre 1932a e 1932b). 5 Sui fogli non è visibile alcuna numerazione. 185 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.2357/ VOX-2018-007 I frammenti losannesi dei Fet des Romains caduta dei due bifogli centrali nel fascicolo di provenienza (che ovviamente poteva comprendere altri bifogli all’esterno di quello superstite). Il testo, disposto in due colonne di 40 righi di scrittura (non è visibile la rigatura), è copiato su fogli membranacei; lo specchio scritto misura 167 × 223 mm (intercolumnio: 20 mm); la scrittura, di un’unica mano, è una littera textualis. Sono inserite, come in altri manoscritti dei Fet, delle rubriche che introducono nuove sezioni della compilazione. Il testo che segue le rubriche comincia con delle lettrines dell’altezza di due righi di scrittura. I paragrafi sono scanditi da lettrines di formato minore (altezza di un rigo) alternativamente in colore blu con decorazione filigranata rossa e in colore oro con filigrana blu. Gli spazi bianchi alla fine dell’ultimo rigo del paragrafo ospitano un remplissage a motivi geometrici in colore blu, rosso e oro. Sul margine superiore del frammento 2r° è visibile parte di una decorazione più complessa (un ramo toccato d’oro con foglie di vite rosso-verdi, e un uccello dal piumaggio verde). La scrittura e lo stile decorativo, in particolare, consentono di datare il manoscritto intorno al 1300 6 . Le lettrines di dimensione maggiore (due P, una Q e una C ormai molto sbiadita) sono dorate e inserite sullo sfondo di una cornice in cui si alternano rosso e blu. Le lettere sono abitate da figurine stilizzate, in color oro (si riconoscono: una testa femminile, 3v ° a; una maschile, 3v ° b; un uccello su un ramo, 4r ° b): Particolari dai frammenti 1r°a, 3v°a, 3v°b e 4r°b Lo stile decorativo delle lettere dorate e delle cornici rosso-blu è analogo a quello che si ritrova in altri codici della Francia settentrionale databili tra Due e Trecento, come ad esempio il seguente, dove però manca il disegno all’interno delle lettere 7 : 6 Ringrazio Maria Careri e Jean-Baptiste Lebigue per la consulenza. Nella scheda relativa al frammento 2, Veuve propone una datazione compresa tra il 1270 e il 1320. 7 Sul manoscritto 3142 dell’Arsenal (confezionato nella regione di Parigi tra il 1285 e il 1292), cf. Gaborit/ Gaborit 1998: 269. Claudio Lagomarsini 186 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.8357/ VOX-2017-007 Particolari dal ms. Paris, Bibl. de l’Arsenal 3142, f. 10r°b, 10v°b, 12r°a I fogli superstiti portano traccia di scritture avventizie, che testimoniano come i frammenti (attualmente staccati) siano stati impiegati nella rilegatura di registri: (1r°a, marg. inf.) «Troisieme Minutaire .1719. | Co(m)mence en J… …66»; (3v°a, marg. inf.) «Second Registre d’André De les [corr. su Des] Millieres | Commencé le 8 e Juillet | 1612» 8 . Una terza scrittura avventizia (3r°a, marg. inf.) identifica il contenuto del relativo frammento e ne fornisce una presunta datazione: «13-14 s. | Trad. de J. César g[uerre] des gaules». Circa il frammento 2, Veuve segnala che è stato staccato dalla rilegatura di un’edizione secentesca delle opere di Ovidio (Lyon, Abraham Coquemin, 1605). Quanto alla localizzazione linguistica, si osserverà che la scripta presenta tratti settentrionali, e nello specifico piccardi 9 : dittongamento ei <à (G. §1): nommeit iii.9 §3.1; povreteit iii.10 §16.10; iperdittongamento ie <ĕ] (G. §11): novielle ii.14 §4.2; tierre iii.10 §13.4 e passim; esito ïe <jod+-ata (G. §8): apesie ii.14 §5.1; esito iau(s) <-i/ -e+l complicata (G. §12): chiaus (passim), cherviaus iii.11 §18.4; castiaus iii.9 §2.3 e iii.11 §16.4; fessiaus iii.10 §13.10; esito che (/ ʧe/ ) <-t+jod+a / c+e (G. §38): pieche iii.10 §16.3; dechevoir iii.10 §16.3; cherviaus iii.11 §18.4; conservazione di / ka/ iniziale (G. §41): cargier ii.14 §5.1; castiaus iii.9 §2.3 e iii.11 §16.4; cose (<causa) iii.10 §16.10; cave iii.11 §16.2; aggettivo possessivo sen ii.14 §5.1 (G. §66); forme dell’impf. cong. fatte sui perfetti deboli in -ui (G. §73): seuissent ii.14 §3.1; deuist iii.10 §14.7 e §14.10; perfetti sigmatici di 6 a persona (G. §77): occisent ii.13 §6.6; requisent ii.14 §4.4; prisent iii.9 §2.3. Tipicamente piccarda è anche la forma fie (per foie ‘fegato’) ii.13 §6.2 10 . Passiamo adesso alla tradizione testuale. Flutre fonda la classificazione dei manoscritti su quattro «variantes principales», argomentandone l’innovatività anche sulla base 8 «Millières» può fare riferimento a tre località diverse: una nella Haute-Marne, una nella Manche e un’altra (Notre-Dame-des-Millières) nella Savoia. 9 Nell’analisi che segue la sigla «G.» accompagnata da un’indicazione di paragrafo rinvia a Gossen 1976. I riferimenti topografici che seguono le forme rinviano invece all’edizione del frammento, cf. infra. 10 Cf. FEW 3: 490b (s. ficatum). 187 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.2357/ VOX-2018-007 del confronto con le fonti latine usate dal compilatore (cf. Flutre 1932a: 88-136). Si tratta delle seguenti: a) la confusione tra i nomi della dea Vesta e di Cossucia, prima moglie di Cesare 11 ; b) la cattiva lettura del nome Metellus, che diventa, sistematicamente in tutte le occorrenze entro un certo episodio, Marcial (o Marcellus) 12 ; c) la redazione lunga oppure abbreviata della tirata che segue la descrizione della tomba costruita da Cordus per Pompeo 13 ; d) la cattiva lettura del nome Jovis/ Jovem, scambiato per due volte con la parola jours 14 . La distribuzione dei quattro errori (a, b, c, d) nei testimoni conduce Flutre all’individuazione di sei gruppi di manoscritti, così diramati 15 : 11 È il passaggio che nell’ed. corrisponde ai paragrafi i.2, §2-3: «… virges nonains qui servoient iluecques en l’oneur d’une deeisse de paiens qui avoit non Vesta. Sa premiere fame ot non Cossucia, qui de chevaliers estoit et mout riche» (i ms. lacunosi omettono le parole che abbiamo evidenziato in corsivo). 12 Flutre/ Sneyders de Vogel 1937-1938: iii.3 §7-8. 13 Flutre/ Sneyders de Vogel 1937-1938: iii.13 §25-26. 14 Flutre/ Sneyders de Vogel 1937-1938: iii.13 §27. 15 Riprendiamo, con minime modifiche grafiche, lo stemma disegnato da Flutre 1932a: 103. Sotto ai vari gruppi riportiamo le sigle di alcuni rappresentanti, per mostrare come essi vengono poi ridistribuiti nello stemma di De Poerck 1936 (cf. infra). Le sigle si sciolgono così: C 2 = Chantilly, Musée Condé, n° 768; C 3 = Chantilly, Musée Condé, n° 769 ; G = Genève, BPU, fr. 80; P 1 = Paris, B.N.f.fr. 40; P 13 = Paris, B.N.f.fr. 1391; P 3 = Paris, B.N.f.fr. 246; P 8 = Paris, B.N.f.fr. 294; P 9 = Paris, B.N.f.fr. 295; P16 = Paris, B.N.f.fr. 23082; V 3 = Città del Vaticano, B.A.V., Reg. lat. 893. I frammenti losannesi dei Fet des Romains Claudio Lagomarsini 188 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.8357/ VOX-2017-007 Collazionando in tutti i manoscritti un breve brano 16 , Flutre tenta poi di precisare la struttura interna dei singoli gruppi 17 . Gli elementi testuali impiegati per questa operazione sono, in verità, molto deboli: a guidare gli apparentamenti non è la comunanza in errore o innovazione, ma la condivisione di «variantes communes» (Flutre 1932a: 123 e passim), che, a un nuovo esame, si dimostrano banali varianti adiafore (come ad es. la n° 15: requeste vs. proiere) o varianti formali (ad es. la n° 86: esgarder vs. regarder). Recensendo il saggio di Flutre, Guy De Poerck 1936: 625s. rilevò alcuni problemi di questa classificazione, a partire dall’impiego delle quattro lezioni-guida, di cui, a suo giudizio, solo b (Metellus>Marcellus) sarebbe probante, in ragione della sua serialità (nove occorrenze); gli errori a e d sono invece giudicati poligenetici («pièges à copiste»); nel caso di c, poi, resta da dimostrare - sempre secondo De Poerck - che l’innovazione sia effettivamente a carico dei manoscritti che portano la redazione più sintetica, e non di quelli che danno un testo più dettagliato (eventualmente interpolato). L’altro problema fondamentale (è sempre De Poerck a rilevarlo) risiede nell’individuazione del gruppo i, che non si fonda su nessun errore o «variante-type», ma sulla comune assenza di errori: fallacia metodologica ben nota, su cui non è necessario insistere. Non volendosi limitare alla pars destruens, De Poerck propone uno stemma alternativo, fondato sull’errore b per lo smistamento dei piani alti, e poi sulle varianti registrate da Flutre nel brano del Rubicone. Secondo la classificazione alternativa di De Poerck, si avrebbe la seguente configurazione 18 : 16 È l’episodio del passaggio del Rubicone (ed. Flutre/ Sneyders de Vogel 1936-1937: iii.1 §1-4), che occupa tre pagine. 17 Flutre 1932a: 104-15 (uno stemma complessivo si trova nel pieghevole incollato tra le p. 136-37). 18 Cf. De Poerck 1936: 633s.: in realtà De Poerck non disegna uno stemma unitario, ma scende progressivamente nel dettaglio, disegnando separatamente i piani alti (p. 636) e le diramazioni medie e inferiori (p. 633 e 635). Proponiamo qui una sintesi grafica, introducendo le sigle α x e α x’ per indicare due snodi a cui De Poerck non dà nome. 189 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.2357/ VOX-2018-007 Anche qui, tuttavia, non mancano le forzature: intanto bisognerà dubitare del valore congiuntivo dell’errore b, scelto da De Poerck per districare i rami alti dello stemma: è vero che la confusione sul nome di Metello occorre nove volte, ma questo si verifica entro un brano relativamente breve: una volta intervenuta la prima innovazione (Metellus>Marcial), è facile che tutte le successive occorrenze - a un livello più o meno alto della trasmissione testuale − siano state normalizzate dai copisti (senza contare che, dopo la prima apparizione in tutte lettere, il nome poteva essere abbreviato). In secondo luogo, lo sfrangiamento degli allotropi (Marceus, Marciax, Marcel, Marcellus, etc.) suggerisce particolare cautela nell’attribuzione di un potere congiuntivo a questo tipo di guasto. L’analisi del brano relativo al passaggio del Rubicone è poco persuasiva: come già abbiamo visto nel caso di Flutre, anche le lezioni prese in esame da De Poerck per articolare il nuovo stemma sono delle più banali (perché adiafore o formali), ad es.: n° 77 (poesté vs. fealté), 94 (resgardant vs. esgardant), 106 (en la guise vs. a la guise), etc. (cf. De Poerck 1936: 632s.). Anche il posizionamento di V 3 - uno dei due manoscritti base dell’edizione Flutre − è argomentato sulla base di una variante assolutamente formale e poligenetica (la n° 332 del regesto; cf. De Poerck 1936: 636): Se vos estes mi citeain et vos venez por pes et ne volez rien entreprendre vers moi, ci devez vos metre jus les armez … [V 3 et al.] …vos venez por pes ne vous ne voulez rien entreprendre… Delle quattro «variantes principales» discusse da Flutre, la più significativa ci sembra, tutto sommato, l’innovazione d. Per quanto la sua origine sia paleografica (si tratta I frammenti losannesi dei Fet des Romains Claudio Lagomarsini 190 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.8357/ VOX-2017-007 della facile confusione ıouıs>ıours) 19 , va sottolineato che i portatori della lezione innovativa non si sono limitati a una copia passiva, ma hanno ritoccato il contesto in un modo che non può essere poligenetico (cf. Flutre 1932a: 98-99): [P 13 etc.] Tot sera tenu a mençonge, comme l’en fait ce que cil de Crete dient que nuls n’a Jovem lor Deu se il non. Ce tenoient li Sarrazin a mençonge a cel tans, car il creoient que Jovis fust portot, autresi bien comme en Crete. [P 17 etc.] Tot sera tenu a mençonge, comme l’en fet de ce que cil de Grece dient, qui dient que en nule terre n’a jour parfet se en la leur non. Ce tenoient li Sarrazin a mençonge a cel tens, car il creoient que jours fust par toutes terres autressi parfais comme en Grece; mais non est, car Grece si est en miesme le monde, si que li solaus et la lune i gouvernent miex lor rais qu’en nule autre contrée. Ma ci sono altri problemi: Flutre rileva infatti che alcuni manoscritti, dove si trova l’errore jours, danno un testo più sintetico rispetto a P 17 (B.N.f.fr. 23083), fermandosi alla seconda occorrenza di Grece/ Crete e/ o glossando in modo diverso la prima occorrenza di jours. Limitandosi a fornire per esteso il testo di P 14 (B.N.f.fr. 1394) e B 3 (Bruxelles, Bibl. royale, 10168-72), lo studioso non dice in che misura la lezione degli altri codici innovativi è affine a quella, ritoccata e glossata, che si osserva in P 17 , sicché anche questa lezione-guida va utilizzata con estrema cautela. Ci troviamo, insomma, nella più complessa delle situazioni che si presentano a chi studia i frammenti, perché il nuovo venuto dev’essere posizionato in una tradizione decisamente ampia, di cui sono state fornite, per il momento, sistemazioni fragili. Senza poterci fare carico di una nuova recensio della tradizione dei Fet des Romains, abbiamo collazionato i frammenti losannesi con una scelta rappresentativa di testimoni, posizionati nelle principali diramazioni (esitiamo a parlare di «gruppi» o «famiglie») degli stemmi di Flutre e De Poerck 20 . L’estensione ridotta dei frammenti, sommata all’interventismo dei copisti (che non si limitano a varianti locali ma effettuano anche riscritture più intense) fa sì che il sondaggio non restituisca risultati tali da permettere un posizionamento, anche solo di massima, del nuovo testimone. Tuttavia 19 Come del resto già nota Flutre 1932a: 99. 20 Abbiamo selezionato i manoscritti seguenti: G (gruppo i di Flutre; gruppo α di De Poerck), P 1 (gr. vi; gr. γ’ ), P 3 (gr. i; gr. β ), P 9 (gr. iv; gr. β’ ), P 16 (gr. iv; gr. γ ), P 13 e V 3 (entrambi nel gruppo i di Flutre, che li impiega come manoscritti-base nella costituzione del testo; in rami diversi per De Poerck, che fa derivare P 13 dall’archetipo e inserisce V 3 sotto α x ’). Non abbiamo potuto collazionare il manoscritto C 3 (unico rappresentante del gr. iii di Flutre, che però De Poerck riconduce a β , dove collazioniamo già P 3 ), né C 2 (unico rappresentante del gr. ii, ricondotto da De Poerck entro α ’, di cui collazioniamo altri rappresentanti). Il manoscritto P 8 unico rappresentante del gruppo v (ma contaminato, secondo Flutre), ricade nella famiglia γ ’ di De Poerck, di cui collazioniamo P 1 . La sigla Lau indica i frammenti losannesi. 191 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.2357/ VOX-2018-007 è possibile ricavare alcune note di collazione, che potranno essere utili a chi vorrà intraprendere un nuovo esame complessivo: - Ed. ii.14 §1: nella rubrica che introduce il capitolo, le lezioni dei manoscritti sono le seguenti: «Coment cil de Trieve mandent les Sesnes contre Cesar» (P 13 V 3 ); «Comment cil de Trieves et du pays entor manderent les Sesnes por eaus aidier contre Cesar» (Lau); «Comment Cesar requiert a Pompee que il reforme ses legions par (pour G) France» (P 3 G); «Comment ceulx de Trieve tindrent les Sesnes contre Cesar» (P 1 P 9 P 16 ). La distribuzione è compatibile tanto con lo stemma di Flutre quanto con quello di De Poerck. Benché la lezione di Lau sia affine a quella di P 13 V 3 , ciò non è indice di effettiva parentela, perché i tre manoscritti potrebbero indipendentemente conservare il testo più antico, innovato dagli altri raggruppamenti. - Ed. ii.14 §1: «et requist a Pompee … que li donast licence de coillir gent et d’eslire en Lombardie por ses legions croistre et reformer» (P 13 V 3 P 1 P 9 P 16 ). Si osserva una parziale diffrazione nei manoscritti collazionati: «… de coillir gent et deseur [sic] en la Lombardie por ses legions croistre et reformer» (Lau); «de c. g. et d’eslire legions croistre et r.» (P 3 ); «de c. g. pour accroistre et reformer ses legions» (G). È probabile che G tenti di risolvere una lacuna simile a quella di P 3 . - Ed. iii.10 §13: «ja nostre nes n’avra domage; … li fesseax qu’ele porte li sera garanz» (P 13 V 3 G P 1 P 9 P 16 ), che si può interpretare: «la nostra nave non avrà alcun danno; il carico che porta (scil. Cesare) la garantirà». Lau condivide con P 3 la lezione grans. È un indizio a favore di una parentela tra i due manoscritti, che non possiamo confermare con altre lezioni. - Ed. iii.11 §16 «il les prist a force et abati tot et murs et berfroiz contre terre» (P 13 V 3 G P 3 ). Alcuni manoscritti omettono tot et: «et abatit murs et berfrois» P 1 P 9 P 16 ; in questa scena di assedio (Cesare, chiuso nelle mura di Durazzo, si trova a fronteggiare Pompeo), Lau porta una lezione interessante: «et abati tours et murs et berfrois». La lezione di P 13 etc. è in sé corretta (forse la si potrebbe valorizzare modificando la punteggiatura dell’edizione: «et abati tot − et murs et berfroiz - contre terre»), ma è vero che la lezione di Lau trova riscontro in altri luoghi del testo con scene di assedio, dove i termini tors e berfroiz sono congiunti in endiadi (del resto il berfroi indica un «échafaud élevé en forme de tour») 21 , o si trovano collegati nel contesto: «por fondre les tors et les berfroiz» (ii.7 §2, assedio di Saintes); «Par dessor lor mur de totes parz orent dreciees tors et berfroiz» (ii.18 §24, assedio di Avaricum); «Puis fist Brutus fere .ii. berfroiz de fust si hauz que lor hautece passoit les plus hautes tors de la vile» (iii.5 §7, assedio di Marsiglia). Certo, sarebbe rischioso, su questa unica base, postulare che tutti i ms. portatori della lezione to(u)t siano apparentati, dal momento che lo scambio può essere poligenetico, essendo motivato dalla stretta prossimità grafica delle lezioni concorrenti. Compiute queste verifiche, non resta che fornire un’edizione dei frammenti. Nelle operazioni di trascrizione (separazione delle parole, maiuscole, accentazione, uso del tréma, etc.), ci siamo regolati secondo le norme suggerite dai Conseils dell’École Nationale des Chartes 22 . Sono necessarie poche precisazioni ulteriori: la numerazione 21 Cf. Gdf., Dict. 1: 625a. 22 Cf. Conseils 2001. I frammenti losannesi dei Fet des Romains Claudio Lagomarsini 192 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.8357/ VOX-2017-007 di parti, capitoli e paragrafi è quella dell’edizione Flutre/ Sneyders de Vogel. Per facilitare i rimandi in apparato, abbiamo aggiunto un’ulteriore livello di numerazione per commi, indicati da numeri arabi posti in esponente dopo la punteggiatura forte. Gli a capo indicano che il manoscritto inaugura un nuovo paragrafo con una lettrine. Le rubriche sono segnalate in corsivo. Lettere, parole, righe interamente illeggibili sono segnalate da punti di sospensione tra parentesi quadre: […]. Le lezioni erronee che compromettono la grammatica e/ o il senso del testo sono poste, per essere più facilmente riscontrate, tra asterischi (es.: *deseur* per d’eslire). Le lacune testuali (sauts du même au même, omissioni erronee) sono indicate con tre asterischi fra parentesi quadre: [***]. Le probabili innovazioni che non guastano il testo non sono evidenziate con segni tipografici, ma si possono individuare e valutare consultando l’apparato. Quest’ultimo registra esclusivamente le varianti non formali dei frammenti rispetto all’edizione (si specificano eventuali discordanze tra i due manoscritti-base, P 13 e V 3 ). Avendo constatato la notevole escursione redazionale degli altri manoscritti sondati, abbiamo rinunciato a raccoglierne in apparato le numerose varianti (per la discussione dei luoghi più significativi si rimanda qui sopra alle note di collazione). Edizione dei frammenti [fragm. 1r°a] [ii.13 §6] 1 coulant, si trencha le cheval parmi les archons devant. 2 Sceva cheï a tierre sur ses piés. Judiciomarcus le cuida saisir as braz, qui grans estoit et corsus; mes Sceva ot son cop entesé de l’espee que il ot traite, si li dona tel cop que l’espee le fendi des l’espaule amont jusques au fie. 3 Onques ne haubers ne cuirie ne l’en garenti. 4 Judiciomarcus trebuche et Sceva remaint, si li coppa le chief otout le hyaume, puis le ficha en son la hante de l’aigle d’or. 5 Acito li tendi le destrier Judiciomarcus par la resne: il sailli sus, si s’eslessa a esporons vers les lices, la teste en son la hante. 6 Li autre chevalier *querirent* celui mort que il chaçoient, il entendirent as autres chacier, si en occisent assés. 7 Li autre fuirent a l’ost a pié, qui estoit logié loing, qui toute se desparti et s’enfui le soir, *a* Navernois et Avalsois, et autres gens assez qui la estoient assamblé. 8 Li chevalier Labienus se re[………] a lor tentes et Cesar tint France un petit de temps plus en pés aprés la mort Judiciomarcus, dont Labienus l’ot vengié par la main Sceva le vaillant. [ii.14 §1] 1 Comment cil de Trieves et du pays entor manderent les Sesnes por eaus aidier contre Cesar. 2 Cesar, qui cuidoit atendre assez greignor esmeute par France et plus grant guerre, se provit et requist a Pompee, qui remés estoit a Rome por la cité et le pays garder, que li donast license de coillir gent et *deseur* en la Lombardie por ses legions croistre et reformer: 3 la cremor de Rome en amenderoit, et douteroient li François plus les Romains, quant il savroient que il en brief temps avroient poissance non pas seulement de une legion reformer, se elle estoit cheoite, mes du doubler et du mouteplier. [fragm. 1r°b] 193 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.2357/ VOX-2018-007 4 Pompee, ses genres, lui otroia, qui a ce temps estoit encore ses amis. 5 Marcus Sillanus et Gaius Antistus et Titus Sextius, cil troi legat alerent en celle besogne et la firent si bien que, ançois que li yvers fust passez, orent il coilli hommes et aprestés a nombre de trois legions entires que a pié que a cheval. 6 Et fu doublez li nombres des cohortes chevaleresces qui avoec Quintus Titurius orent esté occis. 7 Bien virent li François par si grant habondance de gent comme de trois legions de quel pooir Rome estoit qui en si petit de temps les ot assamblés. [§2] 1 Quant Judiciomarcus fu occis si com nous avons dit, cil de Trieves et du pays entor firent signor des plus prochains parens. 2 Il envoierent lor mesages oultre le Rin en Soisogne, et promisent grant avoir as Sesnes se il passoient por eulz aidier. 3 Il faillirent a chiaus de pres, si envoierent a chiaus de loing. 4 De chiaus troverent il auques qui lor aide lor promisent et demanderent ostages; de l’avoir que *il troverent* lor prometoient. 5 Cil livrerent ostages et *alerent es* plusors citez par serrement. Ambiorix n’i fu pas oubliez, ains en firent lor compaignon. 6 Cesar vit que on li appareilloit bataille de toutes pars: Navernois, Avaldois, Menapiois, tout cil d’entor le Rin estoient en armes contre lui. 7 Cil de Sens ne deignoient venir a son commandement, ains avoient chiaus de Chartres et des autres citez voisines a lor conseil, et cil de Trieves ne finoient de mander les Sesnes. 8 Por ce se pensa que sa bataille li convenoit haster. [§3] 1 Encor n’estoit pas li [fragm. 1v°a] yvers passés quant il assambla trois legions et s’en vint en Navernois si soudainement que, ançois que cil du pays le seuissent ne que il se poissent assambler ne fuir, si en orent li Romains pris grant nombre de hommes et de bestes, et fu toute celle proie donee as chevaliers. 2 Villes furent si arsez et camp si essilliez la entour que cil de Nevers se rendirent et livrerent ostages malgrez eaus. 3 Celle besoigne fu fete en po d’eure, et Cesar remena ses trois legions la dont il les avoit remenés por fere son yver. 4 Lors manda par France que tout venissent a lui au concille au printemps a Soisons. 5 Tout vindrent fors cil de Sens et de Chartres et de Trievez. 6 Cesar pensa bien que ce estoit atrez et norrissemens de guerre, mes il n’en fist nul samblant, ains dist sanz plus que il voloit ce concile translater a Paris, qui lors avoit nom Lutece. 7 Li citien de la ville estoient d’ancien temps conjoint a chiaus de Sens en alyance, et marchissoit l’une citez a l’autre; mes on cuidoit que cil de Paris ne fussent parçonnier du conseil a chiaus de Senz a ceste foys. 8 Si come li conciles fu assamblés a Paris, Cesar s’en torna le jor meisme et s’en ala a Sens batant a esporon. [§4] 1 Quant Acito, qui chiés estoit de la ville, senti que il venoit sur lui o tot son effort et que por autre chose il n’ot translaté son concile a Paris, il commanda que tout si homme se meissent en forteresces por eaus deffendre et le pays. 2 Mes la novielle vint a Sens que Cesar avoit ja passee Ienne [fragm. 1v°b] et li Romain estoient ja a meismez de la cité. 3 Onques n’orent li paysant loisir de eaus assambler et de entrer es forteresces, ains lor convint lor sentence remuer par necessité, et envoierent a Cesar mesages por prier a lui de la pés. 4 Il requisent la pés par chiaus d’Ostun [***] et rechut volentiers lor excusation por l’amour de l’esté, qui estoit temps de guerre, et il avoit assez a fere aillors. 5 Et cent ostages en rechut qu’il bailla a garder a chiaus d’Ostun. 6 La meisme envoierent a lui cil de Chartres lor legas et lor ostages. I frammenti losannesi dei Fet des Romains Claudio Lagomarsini 194 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.8357/ VOX-2017-007 7 Cesar les rechiut par la priiere chiaus de Rains, de cui alyance il avoient esté. Puis tint Cesar son concile a Paris arriere. 8 D’ilec envoia par les citez et enjoint a chascun nombre de chevaliers por mener avoec lui en sa besoigne. [§5] 1 Quant il ot France apesie de celle part, il mist toute sen entente et *se apensa* de la honte que Ambiorix lui avoit fete, qui sa legion li avoit occise, et de ceus de Trieves qui avoient esté en la force et en l’aide. 2 A Cavarinus, qui estoit de grant pooir a Sens, commanda que venist a lui atout tant de gent a cheval comme cil de Sens li porroient cargier pour la cité miex tenir en sa subjection. 3 Quant ce fu fet, il ot apris *a* tels gens, qui certain estoient, que ja Ambiorix n’asambleroit a lui ne ne se meteroit en aventure de bataille contre lui. 4 Son autre proposement il avoit auques en son corage: 5 il s’enfuieroit et repondroit au besoing au bois et au recés qui estoient forti et bien ençaint de borbe et de marés, car li Menapiois marchissoient a lui, qui tout ………………………………………………………………………………………… [fragm. 2r°b] [iii.9 §2] 1 haut siege et parla premerains: «Seignors peres», dist il, «vous ne devés pas prendre garde ou vous estes, mes qui vous estes. 2 Vous estes hors de la cité de Rome, mes [………………] vos maint, soit vers bise soit vers plug[……], soit vers Orient soit vers Occident, vous estes la cort de Rome; vous estes li senator; vous doit sivre la somme et le fes des choses; vous devés et poés comander ce ke vous plest. 3 Quant Brennes et li François prisent Rome [……………….] Camillus, qui conselez estoit, et li senas [………………] fussent ou en villes ou en castiaus [………..] dirent [………….] lor dig[……………………… ……………………………] les mesons sont vuides et p[………….] lermes. Lors n’i sont droitures fetes ne tenues. 4 Tout li preudomme sont ci. 5 Cil qui ne sont de tout [………………… ……….] por fuitif et por essillié, car qui a […………………..] et n’est ici, il est hors de toute francise. 6 Nous ne nous pre[…………………..] ceste aventure [……………………………… ……………………………] espars hors [……………….] ou comencement de ceste noise, nous poons ci aprés revenir a [………………] leu ensamble. 7 Se vous avés ore per[……………… …………] un pou de tierre [………………………] li *remans* du monde est nostres. 8 Roi et prince s’asamblent de toutes pars por vengier nous. Veés ci V[………………] est mors [……………] mer d’Esclavoine. Cur[………………………] es chans de Libe. 9 Cesar a ja perdue grant partie de sa gent et des millors dus. 10 Or […………………………] prendre cuer […………………] contre nos anemi [………………………………………]. 11 Nous devons [………… ………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………] deffendre et nous devons vengier. […………] ans est a ffins. Je et mes compains sommes [……………………… ……………………………] [fragm. 2v°a] estes et senator, conseilliés [***] qui ke vous vourés. 12 Endroit de moi, lo je bien ke Pompees soit encore vostre dux et vostre dictators». 195 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.2357/ VOX-2018-007 [§3] 1 Quant Lentulus ot ensi parlé et il ot nommeit Pompee, tout li senat en ot grant joie. Tout s’e[……………………] que moult lor plesoit et volent[………………………………] sur lui le fes et la somme de [……………………………………………]. 2 Aprés donnerent et departirent honors et puis confermerent li senator a rois, a citez, a peuples et a chiaus nomeement qui [………………] a eaus a ce[……………………]. Il donnerent [……………… ……] chiaus de Rodes [………………………………..] en navige et en autre [……………… ……………………………………] d’Athenes furent *lors a honor* de chiaus. 3 Cil de Marcelle furent quite de treü porce que s’estoient loiaument maintenu et destruit estoient presque tout en la g[………………]. 4 Moult loerent Sadalem et Cotin et Rasiples, isles et cités qui feaument s’estoient maintenues, et confermerent que Juba, qui Curio avoit occis, fust [………………] rois de toute Libe. [………………………] en tenoient une partie, dont Varus estoit prevos: celui li quiterent il. 5 A Ptolomé, qui enfes estoit, otroierent il la signorie et le reaume d’Egipte et le tollirent a Cleopatra sa seror, ki le devoit avoir comme ainnee, car en Etyope et en Egite regnoient les femmes en ce temps autresi bien comme li homme. 6 Ce fu grans dolors, ce dist Lucans, quant onques li regne d’Egipte li fu otroiés ne tollus a sa seror por lui. 7 Quant il lessa fere trencier la teste a si vaillant homme comme fu Pompee, l’onnor de Rome en fu amenuisie, et la Cesar mismes [……………………………] espoir coupee au derrain [………………………………………] sa victoire comme [………………… ……………] des princes qui estoient ocis en bataille […………………………………………] pris vif. [§4] 1 Aprés toutes ces choses, li parlemens as ………………………………………………………………………………………… [fragm. 3r°a] [iii.10 §13] 1 ert appareillie. Ce n’est riens d’aler la ou nous cuidomes, car tuit li vent nos sont contraire. Je ne croi que nous en escapions ja. 2 Une seulle salue i voi, c’est du retorner, ançois ne nous soions avant. 3 Bonne chose est d’atendre au rivage arriere tant que il nous loist. 4 Cesar, qui fu autresi aseur en mer comme en tierre et qui ne quidoit que nus perilz li deuist nuire, li dist: «Ne redoute ja les manaces de la mer. 5 Se tu ne peus aler a Brandis ou a Leucadé par le destorbement des diex, a moi t’en pren. 6 Tu ne dois de riens avoir doute fors de ce seulement que tu ne sez que tu maines. 7 Itant sache tu ke tu maines celui a cui li diex ne faillirent onques a nul besoing. 8 Va ça seurement parmi toute tempeste. 9 Tant comme tu es en ma compaignie, ja nostre nef n’avra damage en ce ke li vent et la mer se traveillent. 10 Li fessiaus que elle porte li sera *grans*. 11 Cis orages ne durra mie. La nef et ce que elle porte apeseront la mer, mes esploite toi d’esloigner le rivage. 12 «Quant nous serons enmi la mer et nous ne porrons revenir arriere, au moins nous menront li dieu celle part ou nous alons. 13 Il ne me lerront pas enmi la mer. 14 Tu ne sez que fortune nos appareille et par tierre et par mer». [§14] 1 Lorske il ot ensi parle, uns grans floz aqueut celle nef et li vent enporte ses voiles en son *se* maz, qui estoit assez I frammenti losannesi dei Fet des Romains Claudio Lagomarsini 196 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.8357/ VOX-2017-007 foibles. 2 Celle nef commence a croistre. Chorus, uns aigres vens, vient tout avant devers Occident et esmut celle mer et hurta les ondes si haut que elles hurtoient as hautes roches ou millieu. 3 Des ondes meismes sambloit il que ce fussent roches et montaignes. 4 Puis vint bise d’autre part, qui hurta ces ondes encontre si que on ne savoit liquelz devoit veincre de ces .ii. vens. 5 Aprés vint Aquilo, ki fu roides et fors, *Enilus* et Nothus et autre vent assez qui hurtoient li un contre les autre. 6 Il tonnoit et plouvoit. La nuiz estoit obscure et trou-[fragm 3r°b]-ble. 7 Onques si grans tempestez ne fu veue. Il sambloit que ciels et terre deuist fondre. 8 Les ondes portoient Cesar si en haut qu’il sambloit que abismes fust la desouz et la nef fust jusques as nues. 9 Aprés, quant la nef estoit levee si haut et l’onde li failloit, il sambloit que elle descendist en abisme. 10 La cremors que Amiclas avoit li rabessoit le senz et l’engien si que il ne veoit quel part il se deuist vertir ne quel cemin sa nef deuist tenir. 11 De tant leur aloit bien que li floz de la mer estoient si contraire ke li uns aloit contre l’autre, car, quant une onde *feroit auqun* des costez, elle ne le pooit pas verser por l’autre onde qui li venoit a l’encontre a l’autre costé, ançois enportoient la nef jusques as nues. 12 Il ne doutoient pas malvez port ne perilleux lieu de mer, mes seulement le grant orage des ondes. [§15] 13 Lors cuida bien Cesar que tout fust fet de lui et que sa fortune fust en la *nue*. 14 «Comment? », dist il. «Sont li dieu en si grant paine de moi asaillir et de moi destruire ci aleques en ceste petite nef? . 15 «Signor diex, se vous voulés donner a la mer la gloire de ma mort, et il ne vous plest pas que je retor a la bataille, veez me ci tout prest de morir. 16 Se li hastis jors de ma mort entreront les grans honors et les grans fez que je avoie entrepris, ce me reconforte que j’ai conquise France la bataillerouse et Espaigne. 17 Je ai tant fet que Rome a veu Pompee et voit menor de moi, et ai les honors malgrez tous, que Pompee et li autres me donnoient par mes batailles ou je ai tant demoré. 18 Tant ai fet que on porra dire aprés ma mort que je ai eu toutes les honors de Rome. 19 Se je muir, je morrai dictators et conseles et atoutes autres honors, ne ne savra ci ma mort, mes que seule fortune. 20 Ne me chaut de tombe ne de sepulture. 21 Quant ensi est, je ne quier ne mes que mes cors ne remaigne ci, que il ne soit ja trouvez, que toutes [fragm. 3v°a] tierres et toutes gens et mi anemi m’atendent et cuident tous temps que je doie revenir». 22 Ci me membre de Artu, que li Breton atendent. Ceste derraine parolle s’i acorde. Comment Cesar fu blasmez de sa gent a son revenir de mer. [§16] 1 Quant Cesar ot ensi dit, li disimes flos qui vint enporta la nef contremont atout Cesar jusques vers les nues, ne onques puis la nef ne recheï aval devant ke l’onde l’ot mise et getee ou rivage en seur lieu en meismes de l’ost; 2 et se pot tenir por signor des citez et des regions comme devant, dont il cuidoit ançois estre au dehors comme cil qui n’avoit nulle esperance d’eschaper. 3 Longuement et grant pieche de nuit avoit esté en torment. 4 Ja estoit pres de nuit, quant il cuida entrer es tentes coiement et dechevoir les gaites comme il ot fet a l’issir, mes il vindrent tout entor lui a grant tourbe et li crioient et disoient en blasmant: 5 «Cesar, Cesar! Et ou estoies tu alez? Ou avoies tu lessié ta chetive de gent et t’estoies abandonnés a peril de mer? 6 Dont ne te prennoies tu garde con grant gent dont tu dois 197 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.2357/ VOX-2018-007 estre li chiez et que l’atente de nostre salu pent de toi? 7 Cruaultez estoit de toi abandonner a morir tout seul. Si n’avoit homme en toute t’ost qui eust deservi a estre tes compaing en si grant peril? 8 Il nous est hontes de ce que tu te meis en mer sanz nostre seu, quant nous dormimes. 9 Eus tu autre ochoison d’aler ensi ne mes que tu nos sentis dormir? 10 Trop samble cruel cose d’omme qui ensi se met en mer *pas* tel tormente. 11 Tels aventures trebuchent souvent homme en peril de mort. 12 Avoies tu povreteit ne desperance par quoi tu deusses mort chacier? 13 Li povre et li desperé se mettent bien en aventure; mes tu, qui estoies autresi comme sires du monde, porquoi t’abandonnoies tu a tempestes? 14 Il samble que tu voeilles les [fragm. 3v°b] diex asaillir et esprouver lor aide et en mer et en tierre. 15 Bien te deust [………………] en toi et a nous [………………………………] de la bataille sanz nul peril de […………………………… …] tu ensi joer a la pelote des diex qui les veus partout essaier? 16 Prez va que tu n’es mors, non pas comme sires du monde, mes comme povres essilliés». [§17] 1 Endementiers qu’il parloient en ceste maniere, la [………………………], li jors esclarci et li vent cesserent [……………………………] s’apesa. 2 Antoines et Basilus et li au[………………] atendoient que le temps, lors que il virent [………………………] apesie et que bise ventoit pleinement - li vens qui covenables lor estoit −, il destachierent lor ancres, tendirent lour voiles. 3 Toutes lor nez siglerent ensamble tant comme li vens se tint o eaus, et aloient par la mer s[………………………] nt autresi comme par secche tierre, li uns pres des autres. 4 Mes quant ce vint a l’anuitier [………………………]rent la mesure du vent et des […………………] nez, qui primes alerent ensamble, [………………………] des[………………………] autresi si comme les grues […………………]nt cele heure est de lor ordre de voler. 5 Puiske ce revint vers le jor, vers soleil levant, li vens ki fu auques roides les chaça jusques au port et ariverent assez oelment sanz nul damage. 6 Cesar et li sien orent grant joie quant il virent Antoine et son estoire ariver, car moult l’avoient atendu. 7 En ce que Antoines mist a passer plus d’un jor et d’une nuit, quident li plusor que il fust encor a Brandis, quant Cesar et Amiclas entrerent en mer por li querre. 8 Ou que il fust, a Brandis ou pres de Leucadé, il vint toutes voies otout son estoire. Comment Pompee envoia sa femme repondre en Miclelaine et parla a li. [§18] 1 Pompee, qui vit que Cesar ot sa gent conqueillie de toutes pars et que il n’i avoit mes que de l’asambler a la bataille, si ………………………………………………………………………………………… [fragm. 4r°a] [iii.11§14] 1 vous ne fetes por Pompee et por le senat. 2 Por ce est fols qui cuide que je vous samble et que je voeille morir autresi envis et si perecheusement comme vous. » [§15] 1 Quant il ot ensi parlé, Cesar vint a esporon, et cil devers Pompee l’aperçurent bien a la poudriere qui fu grans, si se retresent ensus, lessierent le treü a la venue Cesar. 2 Merveille fu, car tant com li caples dura et Sceva vit espandre et espandi il meismes le sanc de toutes pars, fu il en estant et ot cuer et hardement de combatre plus I frammenti losannesi dei Fet des Romains Claudio Lagomarsini 198 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.8357/ VOX-2017-007 que uns lyons. 3 Mes puisque li homme Pompee se retressent ensus a la venue Cesar et li cop cesserent, il perdi toute sa vigour et cheï arrier vains et pasmés. 4 Li Cesarien qui estoient venu le rechurent mout doucement sur les cols, et le porterent ensus, et l’aoroient et enclinoient autresi comme se diex [………………………] lui por la grant virtu dont il [………………………]. 5 Puis li arrachierent qui miex [………………………]et les saietes de son cors. 6 Aprés, quant il l’orent desarmé, il vestirent de ses armes une ymage de lor diex, de qui il cuidoient que il fust lor deffenderes en bataille. 7 Cil avoit non Mars. Grans honors li fust, ce dist Lucans, se ce li fust avenu encontre Sesnes ou encontre Tyois ou contre chiaus d’Espaigne ou contre autre estragne gens, 8 mes or ne li tornoit pas a grant renon ne a grant pris ce que ses armes estoient mises ou temple *mes* aprés le occision de ses citiens ne por la cité de Rome meisme, car il n’estoit mie combatus por ses citiens ne por la cité de Rome mettre en francise, mes por Cesar fere signor. 9 Por ce ne li tournoit a nulle boine renommee, si comme il feist en estragne bataille. [§16] 1 Comment Cesar fu desconfis a Duraz et s’en ala devers Thessaille. [fragm. 4r°b] 2 Pompee, qui ot retretes ses gens de la ou Sceva et li autre avoient esté occis, ne se tint pas en pés ne que la mer se tient coie quant la roche li a une des ondes brisies, ains renfle petit et petit, tant que elle a reformé autres ondes qui hurtent derechief a la roche, et puis la tierce et puis la quarte, tant que elle cave la pierre. 3 Ensement Pompee ne volt sejorner jusques atant que il eust fet ce pertuis es murs Cesar, que sa gent poissent corre et aler quel part que il vousissent. 4 Par devers la mer, a un des chief de la ceinte, ot Cesar plusors castiaus fermés. 5 Chiaus asailli Pompee et par tierre et par mer tant ke il les prist a force et abati tours et murs et berfrois contre tierre. 6 Et fist si grant ouverture que si chevalier porent corre largement amont et aval. 7 Assez i ot ocis dela mesnie Cesarquigardoientles[……………………………………………………] grans et il soronde ses rives [………………] pas avant soi plus roidement bordes de *chamine* ou […………………………………] encontre aval les chans et fet voie avant soi, que fist Pompee et murs et [………………………] tant de foreresces quant il en trouva [………………] chief par devers le mer. 8 Onques cil [………………] qui de par Cesar estoient ne le porent contrester. [§17] 1 Cesar le sot a tart et a poines. Il estoit en un haut lieu montez, si vit de loing le feu qui ardoit celle part. 2 Par ce sot bien Cesar que Pompee ot asaillie sa gent de celle part. Lors hurta le cheval des esporons et s’adresce celle part otout son effort. 3 Li mur estoient cheoit, quant il vint la, grant piece avoit, et orent lessiét le poudrier. 4 Pompee s’estoit ja arriere trez et se reposoient a lor loges. 5 Quant Cesar aperçut que la chose estoit [fragm. 4va] ja *autre et froide et jus* et que Pompee et li sien estoient a repos, il se tint por vaincus se il les lessoit ensi reposer et il ne vengoit son damage, et dist que il lor todroit le repos comme hons iriez et plain de forsen. 6 Torquatus, uns nobles dus Pompee gardoit illec l’entree de la ceinte otout une legion de chevaliers. 7 Cesar se cuida ferir entr’eaus soudainement, mes Torquatus, qui n’estoit perecheus, l’aperçut et trait sa gent devant la menor ceinte por tenir la plus serree et por rechevoir ses anemis as fers des lances ou plus estroit cerne de sa gent et au plus 199 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.2357/ VOX-2018-007 espez *que il feissent mener carone* se mestier estoit que il montassent sur le menor mur pour deffendre. 8 Et il i avoit .ii. murs: un de menor aceinte par dedens et un greignor par dehors. 9 Dedens le mur se trest Torquatus. [§18] 1 Lorsque Cesar ot passee la premiere ençainte, Basilus tint une enseigne desploiee dont la hanste fu grosse et li fiers d’acier et trenchant. 2 Il broche le destrier veron par ambedeus les costez, besse la hanste. Li vens en fiert es langues de l’enseigne, si les fet bruire et en haut venteler. 3 Li *chevaliers* li saut [……………] la campaigne et feus et estincelles [………] roches et caillous. 4 Torquatus, ki vit Basile desrouter et venir a eslés contre les siens, sist sur un haut ferrant corsier que Pompee li ot donné. 5 Rois ne princes ne devoit meillor demander. 6 Il li donne des esporons et il li saut plus ke un cherviaus en lande quant il a senti les chiens. 7 Il besse le glaive et s’adreche vers Basile, si s’entreviennent par tel random que il s’entrepercent, les blans escus derompent et desmaillent les blans haubers. 8 Basilus brise sa lance, car li fers ne pot entrer en la cuirie que Torquatus avoit pres de sa char. 9 Torquatus, qui ot grosse hante et roide [fragm. 4v°b] et fer agu et trencant a quatre quarrés, li *perça* la glaive parmi les costez, si que il le porte a tierre jus du vairon tant com la hanste fu longue. 10 Et li chevaus ne se mut onques, et Basilus, qui ne fu pas navrez a mort, sailli sus et se prist a l’estrier et remonta sur vairon. 11 Torquatus, du glaive meisme dont il ot Basile abatu et il ot tret du cors, feri a celle pointe Halene de Vienne et li passa le glaive parmi l’escu et le hauberc endroit la forcelle, si que il li trença les vaines du cuer et l’abati mort du cheval a l’estordre du glaive. 12 Il li lessa dedens le cors, puis mist Torquatus la main a l’espee et li coroi des *chevaux* assamblerent maintenant. 13 Et tels i ot qui lor lances bessierent d’une part et d’autre; tels i ot qui s’entrabatent; tels i ot qui porterent lor parigaus a […………………] remesent en estant [***] tint l’espee [………………………] ferir Oroncie. 14 Tel cop li donne que [……………………] le chief atout le hyaume voler du bu, puis l’empaint, et cil verse. 15 Aprés encontre un Romain du linage a senators: Scaurus avoit non. 16 Celui cuida il ferir parmi le chief, mes l’espee li guenci en descendant sur le col du destrier, si que il fu trenchés jusques as ars et cheï tout en un mont, Scaurus et li chevaus. Bien se fust relevés Scaurus, mes la presse de la gent se mist sur lui. 17 Illec fu grans li *basteïs*, la place fu jonchiee des mors et des navrez. [§19] 1 Cesar sist sur un grant destrier de merveilleuse façon [***] oreilles, ot ou front desor une gale dure autresi comme une corne, dont il hurtoit autres chevaus comme uns moutons, si durement ke il portoit souvent a terre cheval et chevalier ensamble a une enpainte. 3 Le piz devant ot gros et espés, la crouppe quarree et ample, une coe a .ii. ………………………………………………………………………………………… I frammenti losannesi dei Fet des Romains Claudio Lagomarsini 200 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.8357/ VOX-2017-007 Apparato critico [ii.13] [§6] 1. archons] ars ed. 2. Sceva] Soeva ed. (così anche alle succ. occ.) ♦ Judiciomarcus] Induciomarus ed. (così anche alle succ. occ.) 4. remaint] recuevre ed. 5. hante] lence ed. 6. *querirent*] qui virent ed. 7. *a* Navernois] et N. ed. ♦ Avalsois] Avaldois ed. [ii.14] [§1] 1. et du pays entor] om. ed. ♦ por eaus aidier] om. ed. 2. *deseur* en la] d’eslir en ed. 5. Antistus] Antistius ed. [§2] 1. des plus] ses p. ed. 3. a chiaus de loing] as plus lointains ed. 4. auques] auquans ed. ♦ *il troverent*] li Treverenc V 3 (Treverent P 13 ) 5. et *alerent es* plusors citez] alierent (alerent P 13 ) a els pl. c. ed. [§3] 3. remenés por fere] meües por parfere ed. 7. d’ancien temps] d’ancienneté ed. 8. Si come] om. ed. [§4] 1. Acito] Atico ed. 2. Ienne] Yonne ed. 4. chiaus d’Ostun] qui lor ami souloient estre, et de grant auctorité estoient il (il om. P 13 ) vers Cesar por la vraie (vraiaie V 3 ) feauté. Cesar fist pardon a cels de Sens par la requeste cels d’Ostun agg. ed. 8. chascun] chascune ed. [§5] 1. *se apensa* de la honte] sa pensee a soi venchier de la h. ed. 3. *a* tels gens] par t. g. ed. 5. forti] fort ed. [iii.9] [§2] 3. villes] bois ed. (vile P 13 ) 3. Lors … tenues] lois n’i sont tenues ne droitures fetes (festes V 3 ) ed. 7. *remans*] remanans ed. ♦ nostres] vostre ed. 11. nous devons] nos ed. (de n. P 13 ) ♦ conseilliés] vos meïsme. Eslissiez a conseles agg. ed. [§3] 2. puis] om. ed. ♦ *lors a honor*] loés et honoré ed. 4. Sadalem et Cotin] Sadalan et Contin (Cotim V 3 ) ed. ♦ feaument] loiaument ed. (feaument P 13 ) 6. li regne] li dons dou r. ed. 7. il lessa] il osa ed. [iii.10] [§13] 1. […] ert appareillie] ed.: Esgarde, dist Amiclas a Cesar (a C. om. P 13 ), que la mers nos apareille ed. ♦ croi] cuit ed. 2. ançois ne nous soions avant] a. que nous soions si avant que il n’i ait neant du retorner (rien de retor P 13 ) ed. 3. d’atendre] de tendre ed. 4. en mer] om. ed. (ma è presente in P 13 ) ♦ Ne redoute] Fui! Ne cremoir ed. 8. Va ça] Va t’en ed. 10. *grans*] garans ed. 12. et nous] se nos ed. ♦ menront] metront ed. (merront P 13 ) [§14] 1. *se* maz] cest mast ed. ♦ estoit] estoient ed. (estoit P 13 ) 2. hurta] enleva ed. (leva P 13 ) ♦ ou millieu] en mil leus ed. 4. d’autre part, qui hurta ces ondes encontre] d’a. p. a encontre, qui rehurte (rehurtent V 3 ; rehurta P 13 ) ed. 5. *Enilus*] Eurus ed. 10. rabessoit] reboisseit ed. (rabessoit P 13 ) ♦ veoit] savoit ed. 11. *feroit auqun*] f. la nef a l’un ed. 12. port ne perilleux lieu de mer] port de mer ne perilleux leu ed. (P 13 ha lo stesso ordine del framm.) [§15] 13. en la *nue*] en la mine ed. 16. honors] oevres ed. 17. donnoient] desnoient ed. (donoient P 13 ) 21. remaigne ci] r. en tel maniere ed. 22. Ceste derraine parolle] A c. d. p. Cesar ed. ♦ Comment Cesar … de mer] om. ed. 201 Vox Romanica 77 (2018): 183-201 DOI 10.2357/ VOX-2018-007 [§16] 7. en si grant] en ce ed. 8. quant nous] quanque ed. (que que P 13 ) ♦ *pas*] par ed. 11. en peril] en p. divers ed. (en p. devers P 13 ) 14. asaillir] essaier ed. 16. essilliés] perilliez ed. [§17] 2. apesie] aserisee ed. 3. o eaus] oels ed. (igaus P 13 ) [§18] 1. en Miclelaine et parla a li] en Miteilene repondre ed. [iii.11] [§14] 2. envis] a enuiz ed. [§15] 4. et cheï] Lues ch. ed. 8. ou temple *mes*] ou t. Mars ed. ♦ por ses citiens ne] om. ed. [§16] 1. s’en ala] s’en foï ed. 2. autres ondes qui hurtent] autre onde qui hurte ed. 5. tours] tot ed. 7. *chamine*] chaume ed. [§17] 2. Cesar] om. ed. 5. *autre et froide et jus* (ms. íus)] autresi come froide et viez ed. 7. *que il feissent mener carone*] et q. il f. menor corone ed. 9. le mur] le menor ed. [§18] 1. et trenchant] tranchanz ed. (et t. P 13 ) 2. le destrier veron] le vair d. des esperons ed. ♦ hanste] lance ed. 3. *chevaliers* (chr’s ms.)] chevax ed. ♦ et estincelles] a estenceler ed. 4. haut ferrant] auferrant ed. 7. blans escus] fors e. ed. 8. de sa char] desoz le blanc haubert agg. ed. 9. *perça*] passa ed. 11. Halene de Vienne] Hariel de Viane ed. 12. Il li lessa] que il li lessa ed. ♦ *chevaux*] chevaliers ed. 13. bessierent] briserent ed. ♦ en estant] Basillus, qui fu remontez et pres de vengier ce que Torquatus l’ot navré et mis a terre agg. ed. 17. *basteïs*] bestens ed. [§19] 1. façon [***] oreilles] façon. Il ot la teste seche et granz, od .iiii. orilles ed. Bibliografia Conseils 2001: Conseils pour l’édition des textes médiévaux, éd. par le Groupe de recherches «La civilisation de l’écrit au Moyen Âge», Paris, 3 vol. De Poerck, G. 1936: «Les Faits des Romains. À propos de deux ouvrages récents», RBPH 15: 621-52 Flutre, L.-F. 1932a: Les manuscrits des Faits des Romains, Paris (reprint: Genève 1974) Flutre, L.-F. 1932b: Li fait des Romains dans les littératures française et italienne du XIII e au XVI e siècle, Paris Flutre, L.-F./ Sneyders de Vogel, K. (ed.) 1937-1938: Li fet des Romains compilé ensemble de Saluste et de Suetoine et de Lucan. Texte du XIII e siècle publié pour la première fois d’après les meilleurs manuscrits, 2 vol., Paris-Groningue Gaborit, D./ Gaborit, J.-R. (ed.) 1998: L’art au temps des rois maudits. Philippe le Bel et ses fils, 1285-1328. Catalogue de l’exposition (Paris, Galeries nationales du Grand Palais, 17 mars-29 juin 1998), Paris Gossen, Ch. Th. 1976: Grammaire de l’ancien picard, Paris Lagomarsini, C. (c. di s.): «‹Filologia del frammento›? Nuovi affioramenti tra impatto filologico e storico-letterario», in: C. Tristano (ed.), Frammenti di un discorso storico. Per una grammatica dell’al di là del frammento, Spoleto I frammenti losannesi dei Fet des Romains