Vox Romanica
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0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
10.2357/VOX-2020-003
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2020
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Kristol De StefaniCambiamenti morfo-sintattici nel dialetto trentino di Piracicaba
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2020
Patrizia Cordinhttps://orcid.org/https://orcid.org/0000-0002-3531-067X
Leonardo Degasperihttps://orcid.org/https://orcid.org/0000-0002-3703-658X
O presente trabalho tem como foco a abordagem de dois fenômenos morfossintáticos do dialeto falado por falantes de herança do Trentino em Piracicaba, uma cidade do estado de São Paulo, Brasil. Os dois fenômenos investigados são: a) a seleção dos auxiliares com algumas classes de verbos (verbos pronominais, inacusativos fracos e meteorológicos); b) o uso do clítico partitivo ne com objetos pronominais quantificados. Para a coleta dos dados relevantes, foi administrado um questionário a seis falantes no Trentino e seis no Brasil. Os resultados mostram uma clara distinção entre as sentenças produzidas por falantes brasileiros com mais de 70 anos, que ainda empregam as estruturas originais do dialeto, e as sentenças produzidas por falantes brasileiros com menos de 70 anos, em que tanto o atrito quanto o contato com a língua portuguesa levam à produção de estruturas simplificadas.
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I primi secoli della lessicografia dialettale italiana 33 Vox Romanica 79 (2020): 19-39 DOI 10.2357/ VOX-2020-002 spesso non rispettato fino alla mancanza delle marche grammaticali, connotano questa piccola opera alla quale va comunque riconosciuta una certa precocità. Vediamo ora qualche voce non consecutiva (p. 49-50) dalla parte del vocabolario domestico: Mochęte , plur. Smoccolatoje; smoccolatojo i. Mocchetta Lomb. Emunctoria , orum ; forceps , ipis l. Mouchettes f. Musèl . (Strumento, che si mette al muso d’alcuni animali, acciò non mordano, o non pascolino). Musoliera i. Orta l. Museliere f. Vi si legge bene l’esistenza di una definizione tra parentesi a cui sono affiancati i tre corrispondenti rispettivamente in italiano, latino e francese. Se il corrispondente può sostituire la definizione, quest’ultima è soppressa (prima voce); qualche volta Pipino indulge a inserire corrispondenti anche nei dialetti vicini al piemontese, in questo caso il lombardo. Quello del medico concorrente di Pipino, Nicolao Gioacchino Brovardi, è invece un lavoro molto ponderoso, rimasto però ignoto fino a pochi anni fa, e soprattutto non rifinito e pubblicato. Quello che convenzionalmente chiamiamo Dizionario piemontese, italiano, latino e francese ( Dissionari ) (ma il titolo non è scritto da nessuna parte) è «costituito da migliaia di schedine manoscritte incollate, in un ordine alfabetico particolare e più o meno rispettato, su dieci tomi ora conservati presso l’Accademia delle Scienze di Torino … L’opera è comunque sterminata e connotata dalla professione di chi scrive; numerosi sono infatti i termini di matrice medica, chimica e botanica» (C ornaGliotti 2015: LXXII). La studiosa, a cui dobbiamo l’unica descrizione del vocabolario (C ornaGliotti 2002), dimostra poi che alla sua base c’è ancora una volta il Vocabolario della Crusca, a dimostrazione della sostanziale ineliminabilità, a quest’altezza cronologica, di un modello così importante. 4.4 Il Nordest Il Vocabolario bresciano e Toscano compilato per facilitare a’ Bresciani col mezzo della materna loro lingua il ritrovamento de’ vocaboli modi di dire e proverbj toscani a quella corrispondenti 25 «rappresenta l’esempio più cospicuo - per autori, per metodo e per fini - di tutto il movimento di pensiero e di operatività nel campo dell’acquisizione della lingua comune» (C ortelazzo 1980: 106). Le vicende del vocabolario sono ben ricostruite da p iotti 2006, che ne chiarisce diversi aspetti fondamentali, a cominciare dall’autorialità collettiva: «autori ne sono gli allievi del seminario arcivescovile di Brescia, guidati dal rettore il padre Bartolomeo Pellizzari» (p iotti 2006: 72). È quindi corretta una falsa attribuzione a Paolo Gagliardi (che è l’intellettuale di rife- 25 Oggi riprodotto integralmente dalla Biblioteca Nazionale di Firenze: https: / / archive.org/ details/ bub_gb_cu3wa1osEPQC. Marcello Aprile 34 Vox Romanica 79 (2020): 19-39 DOI 10.2357/ VOX-2020-002 rimento dell’opera, ma non il suo autore) 26 dovuta alla Storia della lingua italiana di M iGliorini 1978: 523 di cui poi è stato vittima persino il LEI, che solo dopo il lavoro di Piotti ha potuto correggere l’errore. Il lavoro bresciano, che dichiara di operare non solo su una dimensione cittadina ma provinciale (ma in realtà si tratta, come sempre in questi casi, di un repertorio del dialetto borghese da cui, per motivi facilmente comprensibili, sono esclusi molti aspetti del reale, a cominciare dalla terminologia dei lavori agricoli 27 ), come tutti quelli della sua epoca fino all’Ottocento inoltrato, guarda al Vocabolario della Crusca come modello lessicografico (a prile 2013), fino a riprenderne pari pari le definizioni (p iotti 2006: 78) o a ripeterne i moduli tecnici, come la formula «x + noto ». Dobbiamo però considerare una differenza importante rispetto ai repertori italiani. Consideriamo gli esempi (tratti da p iotti 2006: 77): Alberapina. Pioppo ; pioppa . Albero noto. Ambrognága. Albicocca . Frutto noto. Butònega. Bettonica , brettonica . Erba nota. La nozione di notorietà è qui tutta interna all’area semantica, cioè al corrispettivo italiano, mentre nella filiera della Crusca è riferita al rapporto tra lemma e definizione (e lo stesso fenomeno ricorre anche in altri vocabolari dialettali coevi, per es. «Sammuco, sambuco , albero noto» nel napoletano G aliani 1789: 72). Il modello, insomma, rimane la Crusca, ma con le necessità di adattamento che un vocabolario bilingue, sia pure atipico, comporta. Di ambiente padovano è il Vocabolario Veneziano e Padovano di Gasparo Patriarchi (1775) 28 , che riceve addirittura le lodi di Melchiorre Cesarotti nel Saggio sulla filosofia delle lingue (p aCCaGnella / t oMasin 2008: 63); molto critico è invece il giudizio di Gianfranco Folena 29 . Il vocabolario è ormai molto noto agli studi storico-linguistici italiani: esce in tre edizioni, la prima, come si è detto, del 1775; la seconda, del 1796, è già postuma (Patriarchi muore nel 1780); la terza è molto posteriore (1821) e sembra essere poco più che una ristampa della seconda. Dal punto di vista delle scelte, esso è costruito così: vi «compaiono i termini padovani diversi da quelli toscani per significato o per grafia (‹accozzamento e suon delle lettere›), con intenzionale esclusione di ‹frasi, dizioni, proverbi che fossero scambievolmente comuni e la stessa cosa sonassero e fra i Toscani e fra noi … Se il 26 Gagliardi è invece (da qui l’equivoco) l’autore di un saggio del 7 maggio 1739, stampato tra le Introduzioni del vocabolario, intitolato Lezione intorno alle Origini, ed alcuni modi di dire della lingua Bresciana . C ortelazzo 1980: 106 chiama suggestivamente questo vocabolario lo «pseudo Gagliardi». 27 Notevoli errori nella terminologia botanica sono rilevati, qualche decennio più tardi, da Melchiori 1817. 28 Riproduzione integrale della prima edizione nella banca dati di Google Books e della terza edizione al sito archive.org/ details/ vocabolariovenez00patr/ page/ n4. 29 F olena 1983: 213: «Il vocabolario è tutto una fiorita di quei ‹riboboli rancidi› e artificiali di Crusca e non di Crusca contro i quali aveva lanciato i suoi strali il Goldoni. Ne esce il ritratto del granellesco Patriarchi, linguaiolo giocoso e bernesco». I primi secoli della lessicografia dialettale italiana 35 Vox Romanica 79 (2020): 19-39 DOI 10.2357/ VOX-2020-002 titolo sembra anteporre il veneziano al padovano, in realtà il Vocabolario registra soprattutto parole e locuzioni padovane, con l’implicito rinvio dal veneziano alle parole che o hanno significato identico o differiscono minimamente … e un limitato manipolo di voci veneziane che non coincidono né con il padovano né ovviamente con il toscano» (p aCCaGnella / t oMasin 2008: 67-68; le citazioni interne sono tratte dall’edizione del 1796). Bibliografia Fonti primarie B uMaldi , G. a. [o. M ontalBani ] 1660: Vocabolista bolognese, nel quale con recondite historie, e curiose eruditioni il parlare più antico della madre de’ studi come madre lingua d’Italia, chiaramente si dimostra lodevolissimo, da cui non poco giovamento può ricevere ancora la moderna volgare più stimata favella , Bologna C apis , G. (con la rielaborazione di i. a lBani ) 1606: Varon Milanes de la lengua da Milan e Prissian da Milan della parnonzia Milanesa 30 , Milano C oMpaGnoni , G. a. 1932: Raccolta di voci romane e marchiane riprodotta secondo la stampa del 1768 , ed. C. 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Si cita dal sito www. treccani.it/ enciclopedia/ adriano-politi_(Dizionario-Biografico) r oCCo , e. 1891: Vocabolario del dialetto napolitano (A-F) , Napoli 31 s Groi , s. C. 1990: Per una linguistica siciliana , Messina t oMasin , l. (ed.) 2013: Il Vocabolario degli Accademici della Crusca (1612) e la storia della lessicografia italiana . Atti del X Convegno dell’ASLI - Associazione per la Storia della Lingua Italiana (Padova, 29-30 novembre 2012 - Venezia, 1 dicembre 2012), Firenze t rapani , F. 1942: «Gli antichi vocabolari siciliani (Senisio, Valla, Scobar). Glossario», Archivio Storico per la Sicilia 8: 129-284 u Golini , F. a. 1939 → p eresio 1939 31 Ma cf. ora l’edizione a cura di Antonio Vinciguerra (Emmanuele Rocco, Vocabolario del dialetto napolitano. Ristampa anastatica dell’edizione del 1891 e edizione critica della parte inedita (F-Z) , 4 vol., Firenze, Accademia della Crusca, 2018). Marcello Aprile 38 Vox Romanica 79 (2020): 19-39 DOI 10.2357/ VOX-2020-002 V alerio , s. 2007: «Grammatica, lessico e filologia nell’opera di Lucio Giovanni Scoppa», in: d. d eFilippis / s. V alerio (ed.), Lessicografia a Napoli nel Cinquecento , Bari: 7-100 V alerio , s. 2012: «L’insegnamento di Plinio nella scuola umanistica di Scoppa», in: V. M araGlino (ed.), La Naturalis Historia di Plinio nella tradizione umanistica , Bari: 238-50 Vs = G. p iCCitto (poi G. t ropea / s. t roVato ) 1977-2002: Vocabolario siciliano , 5 vol., Palermo I primi secoli della lessicografia dialettale italiana 39 Vox Romanica 79 (2020): 19-39 DOI 10.2357/ VOX-2020-002 The first centuries of Italian dialect lexicography Abstract: This article traces the progress of Italian dialectal lexicography from the beginning of the 16 th century to the end of the 18 th century. It considers three groups of works corresponding approximately to three centuries of history. The first group has pre-modern traits and consists of various works from the 16 th century that precede the Vocabolario degli Accademici della Crusca . The second group represents the 17 th century regression back to the medieval system of word lists. Finally, the third group consists of already completed dialectal vocabularies, that were conceived as a complement to the now undisputed model of the Vocabolario degli Accademici della Crusca : these works anticipate the great 19 th wave of dialectal lexicography. Keywords: Italian dialectal lexicography, Glossaries, Dictionaries, Italian dialects Vox Romanica 79 (2020): 41-59 DOI 10.2357/ VOX-2020-003 Cambiamenti morfo-sintattici nel dialetto trentino di Piracicaba Patrizia Cordin (Università di Trento) https: / / orcid.org/ 0000-0002-3531-067X Leonardo Degasperi (Circolo Italiano di San Paolo)* https: / / orcid.org/ 0000-0002-3703-658X Resumo: O presente trabalho tem como foco a abordagem de dois fenômenos morfossintáticos do dialeto falado por falantes de herança do Trentino em Piracicaba, uma cidade do estado de S-o Paulo, Brasil. Os dois fenômenos investigados s-o: a) a seleç-o dos auxiliares com algumas classes de verbos (verbos pronominais, inacusativos fracos e meteorológicos); b) o uso do clítico partitivo ne com objetos pronominais quantificados. Para a coleta dos dados relevantes, foi administrado um questionário a seis falantes no Trentino e seis no Brasil. Os resultados mostram uma clara distinç-o entre as sentenças produzidas por falantes brasileiros com mais de 70 anos, que ainda empregam as estruturas originais do dialeto, e as sentenças produzidas por falantes brasileiros com menos de 70 anos, em que tanto o atrito quanto o contato com a língua portuguesa levam à produç-o de estruturas simplificadas. Parole chiave: Dialetto trentino, Contatto linguistico, Heritage speakers, Migrazione italiana, Portoghese brasiliano, Clitici partitivi, Selezione dell’ausiliare 1. Introduzione Studi recenti hanno mostrato l’importanza dello studio del cambiamento grammaticale nei dialetti parlati dai discendenti degli immigrati ( heritage speakers ) 1 . In questa prospettiva, il presente lavoro riporta i risultati di una ricerca condotta allo scopo d’indagare i cambiamenti avvenuti nella morfosintassi in una varietà dialettale trentina parlata nello stato di San Paolo in Brasile. * Il lavoro è stato impostato e discusso in ogni sua parte da entrambi gli autori. Per la stesura di quest’articolo Patrizia Cordin ha scritto i §§ 1, 2.2, 4.2, 5 e Leonardo Degasperi ha scritto i §§ 2.1, 3, 4.1. 1 Si vedano, tra gli altri, F rasson 2020 sul veneto in Brasile e G oria 2015 sul piemontese in Argentina. Sul ruolo dell’erosione e del contatto nel cambiamento di varietà dialettali verte anche il progetto sulla micro-variazione sintattica nella prima generazione di emigrati italiani nelle Americhe, condotto da Roberta D’Alessandro (https: / / microcontact.sites.uu.nl/ project/ ). Patrizia Cordin / Leonardo Degasperi 42 Vox Romanica 79 (2020): 41-59 DOI 10.2357/ VOX-2020-003 La ricerca verte su due fenomeni che sono indagati nella varietà del dialetto trentino in uso nella città di Piracicaba, dove alla fine dell’Ottocento si stabilirono diversi nuclei familiari provenienti da alcuni paesi della valle dell’Adige prossimi alla città di Trento. I due fenomeni messi a confronto e discussi sono: a) la selezione degli ausiliari con verbi che nel dialetto parlato nel Trentino centrale alternano avere ed essere secondo la classe e la persona; b) la pronominalizzazione di oggetti quantificati con verbi transitivi. Entrambi i fenomeni rappresentano, per motivi diversi, punti «fragili» nel contatto linguistico: uno per la variabilità della scelta dell’ausiliare in dipendenza da più fattori, in particolare la persona e il tipo di verbo usato nella frase, l’altro per la scarsa salienza fonetica dell’elemento clitico. I due fenomeni trovano una diversa realizzazione nel dialetto trentino e nel portoghese brasiliano, che permette di evidenziare eventuali esiti del contatto nella lingua degli heritage speakers . L’indagine è stata organizzata in due parti: è stata dapprima svolta un’inchiesta dialettale nel paese di Sardagna, punto di partenza di alcune famiglie emigrate a Piracicaba; un’analoga inchiesta è stata poi svolta nella città brasiliana tra i discendenti dialettofoni della comunità trentina ( heritage speakers di seconda, terza e quarta generazione). I dati sono stati raccolti mediante un questionario, che è stato somministrato sul posto a sei parlanti di età diversa in ognuna delle due località. Le risposte sono state audio-registrate e quindi trascritte. In quest’articolo la discussione dei dati è preceduta da una sintetica descrizione della migrazione trentina a Piracicaba, che illustra la nascita della cosiddetta «colonia tirolese» (§ 2.1) e descrive l’uso del dialetto trentino nella città brasiliana (§ 2.2) 2 . Il terzo paragrafo illustra il metodo di svolgimento dell’indagine, in particolare i criteri di selezione dei soggetti, il tipo di questionario somministrato e la modalità di somministrazione. I dati raccolti nelle due varietà sui fenomeni morfosintattici indagati sono presentati nel quarto paragrafo, dove si confrontano le risposte dei parlanti trentini e brasiliani di diversa età, dapprima rispetto alla realizzazione degli ausiliari con verbi pronominali, inaccusativi deboli e meteorologici (in § 4.1), quindi rispetto alla pronominalizzazione dell’oggetto diretto quantificato (in § 4.2). Il quinto paragrafo propone alcune considerazioni conclusive sul ruolo dell’erosione e del contatto linguistico rispetto ai cambiamenti morfosintattici registrati. 2. La colonia tirolese di Piracicaba 2.1 Origine ed evoluzione della colonia L’emigrazione italiana tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo fu un fenomeno di massa. Una gran parte dei coloni che partirono verso le Americhe si diresse 2 I discendenti degli immigrati si chiamano ancora tirolesi e il dialetto trentino nella zona è conosciuto come tirolés (cf. l eopoldino 2009 e 2014). Cambiamenti morfo-sintattici nel dialetto trentino di Piracicaba 43 Vox Romanica 79 (2020): 41-59 DOI 10.2357/ VOX-2020-003 verso il sud del Brasile 3 . L’aumento della domanda di caffè e la necessità di sostituire la mano d’opera degli schiavi indirizzò una parte di questo flusso migratorio anche verso le fazendas 4 della provincia di San Paolo. In questa regione trovarono una nuova sistemazione numerosi lavoratori provenienti dal Trentino, che al tempo faceva parte del Tirolo, una regione dell’Impero austroungarico 5 . In particolare, tra il 1877 e il 1881 diverse famiglie lasciarono i paesi di Sardagna, Romagnano, Cortesano e Vigo Meano, piccoli centri abitati della valle dell’Adige, prossimi alla città di Trento, e si stabilirono nello stato di San Paolo, dapprima nella fazenda Sete Quedas, nei pressi della città di Campinas, e in seguito nella fazenda Monte Alegre, nella città di Piracicaba 6 . Dopo diversi anni di lavoro, le famiglie trentine riuscirono ad acquistare dei terreni e si spostarono nelle fazendas di Santa Olímpia e di Santana 7 . Per decenni gli immigrati trentini mantennero in Brasile il sistema di organizzazione contadina del paese d’origine. Il lavoro in campagna, la distanza dal centro e i matrimoni interni limitarono i contatti con gli abitanti nativi del posto quasi esclusivamente a negoziazioni commerciali. Questo stile di vita determinò il mantenimento nella colonia delle tradizioni e del dialetto della terra d’origine. I primi contatti degli immigrati con le lingue del Brasile furono limitati alla varietà caipira del portoghese brasiliano, caratteristica delle zone interne dello stato di San Paolo. Solo nel 1923, dopo l’introduzione dell’obbligo scolastico, i bambini cominciarono ad avere un contatto anche con la lingua nazionale del Brasile. L’impiego del dialetto trentino, tuttavia, continuò a caratterizzare le relazioni fuori dall’ambiente scolastico sino alla fine degli anni Sessanta, quando l’uso del dialetto fu fortemente scoraggiato sia dentro la scuola sia fuori 8 . Nello stesso periodo, l’arrivo della televisione nella colonia favorì la diffusione della lingua nazionale. Agli inizi degli anni Settanta, inoltre, la scarsità di lavoro in campagna spinse i giovani a uscire dalla colonia alla ricerca di migliori opportunità. Di conseguenza, aumentò il numero di contatti, in particolare di matrimoni, con persone esterne, e nei quartieri di Santa Olímpia e Santana si registrò una progressiva riduzione dell’uso del dialetto. 3 Per approfondire dati e aspetti della prima emigrazione italiana nella regione di San Paolo, rinviamo a B onardelli 1916. Sull’emigrazione italiana in Brasile, cf. t rento 1986 e B aGna 2011; sull’emigrazione di origine veneta in Brasile, cf. s aBBatini / F ranzina 1977, C orrà 1998 e M eo z ilio 1964; sull’emigrazione di origine trentina rinviamo a G rosselli 1991 e 1998; B oso 2002 presenta un’ampia descrizione del dialetto trentino parlato nelle colonie tirolesi del Sud del Brasile . 4 La fazenda è una vasta tenuta, dove si trova il palazzo del proprietario, una o più case per i sorveglianti ( capangas ) dei coloni e diverse case, per lo più sterrate, per gli operai e i coloni (G rosselli 1991: 32). 5 Sui cambiamenti socio-economici che spinsero i trentini ad abbandonare la loro terra, cf. B onoldi / C au 2011. 6 La storia della colonia tirolese a Piracicaba è documentata in l eopoldino 2014. 7 Le due fazendas costituiscono due quartieri nella zona rurale del municipio di Piracicaba, che in totale conta circa 365.000 abitanti. 8 l eMe 1994: 49. Patrizia Cordin / Leonardo Degasperi 44 Vox Romanica 79 (2020): 41-59 DOI 10.2357/ VOX-2020-003 La situazione linguistica nei due quartieri dopo quasi centocinquant’anni dall’arrivo dei primi trentini è fotografata da l eopoldino 2014, che vi riconosce la presenza di cinque generazioni d’immigrati: la prima è scomparsa; la seconda comprende parlanti molto anziani che hanno il dialetto come lingua materna; nella terza generazione (costituita da adulti) si trovano parlanti bilingui di dialetto e portoghese, con piena competenza passiva del dialetto, ma con competenza attiva limitata a situazioni specifiche; nella quarta generazione (costituita da giovani) si registra una limitata competenza passiva del dialetto, che viene del tutto persa nella quinta generazione, quella dei bambini 9 . 2.2 I fenomeni selezionati nella varietà dialettale d’origine e nel portoghese di Piracicaba Il dialetto trentino piracicabano 10 , che pochi discendenti parlano ancora quotidianamente, ha la sua origine nel dialetto trentino centrale, un insieme di varietà parlate nella città di Trento e nell’area immediatamente circostante, che presenta tratti misti, lombardi e veneti 11 . Le varietà del dialetto trentino centrale si suddividono in due gruppi: il primo raccoglie le varietà cittadine, più innovative e aperte alle influenze del veneto e dell’italiano; del secondo gruppo fanno parte le varietà rurali, che conservano tratti lombardi più antichi, come il mantenimento delle vocali miste ü e ö , e delle consonanti affricate palatali ce , ci , ge , gi 12 . Nella colonia tirolese di Piracicaba erano - e sono tuttora - presenti entrambe le varietà del dialetto trentino centrale: nel quartiere di Santa Olímpia prevalgono le varietà di Romagnano e di Sardagna, che mostrano l’assibilazione tipica della fascia cittadina, mentre a Santana troviamo le varietà di Cortesano e di Vigo Meano, che mantengono le affricate postalveolare [ʧ] e [ʤ], caratteristiche della fascia rurale 13 . Nella morfologia e nella sintassi le due varietà condividono molte proprietà comuni ai dialetti italiani settentrionali. In particolare, per quanto concerne la selezione dell’ausiliare, il trentino, come l’italiano, possiede due ausiliari, èsser ‘essere’ e avér ‘avere’, la cui distribuzione è diversamente regolata nelle classi verbali dei verbi transitivi, intransitivi inergativi e inaccusativi (v. B urzio 1986). I verbi transitivi e gli intransitivi inergativi ricevono di norma l’ausiliare avér ‘avere’, mentre agli in- 9 I parlanti brasiliani che hanno risposto al questionario appartengono alla seconda e alla terza generazione. 10 Così lo chiama l eopoldino 2009. Questa varietà presenta numerosi elementi di contatto con il portoghese caipira . I più evidenti sono i prestiti lessicali, frequenti nei domini della flora e della fauna, soprattutto per riferirsi a piante e animali assenti nel paese d’origine. Un esempio di prestito botanico adattato è la parola cochér dal brasiliano coqueiro ‘palma’, che presenta la caduta della vocale finale nei sostantivi maschili, tipica della varietà trentina centrale (l eopoldino 2014: 467). 11 Precisamente, il dialetto trentino centrale è parlato a nord sino al confine con l’Alto Adige; a sud sino ai Murazzi e ad Aldeno; a ovest nel Cavedinese, a Vezzano e Terlago; a est a Cembra, Piné, Pergine, Levico e Caldonazzo (cf. B attisti 1971, B onFadini 2001, M astrelli a nzilotti 1992, t oMasini 1960). 12 C asaliCChio / C ordin 2020. 13 l eopoldino 2014: 449. Lo stesso autore (2014: 348) nota che entrambe le varietà mantengono la vocale anteriore semichiusa arrotondata [ø] e la vocale anteriore arrotondata [y] in parole come fiöl - ['fjøl] e tüt - ['tyt]. Cambiamenti morfo-sintattici nel dialetto trentino di Piracicaba 45 Vox Romanica 79 (2020): 41-59 DOI 10.2357/ VOX-2020-003 transitivi inaccusativi è assegnato l’ausiliare èsser , che però alterna con avér con i verbi inaccusativi deboli (cioè quelli il cui soggetto non ha controllo sull’evento, come suonare , fiorire , gocciolare ). I verbi meteorologici richiedono l’ausiliare avér . Con i verbi pronominali (verbi che terminano in rsi all’infinito) i dialetti trentini alternano gli ausiliari avér ed èsser secondo la persona 14 , e in alcuni casi secondo la semantica del verbo, mostrando paradigmi misti e differenziandosi dall’italiano, che adotta uniformemente l’ausiliare essere 15 . A differenza del trentino e dell’italiano, il portoghese di Piracicaba non presenta variazione di ausiliare per i tempi composti, dove compare sempre l’ausiliare ter . Per quanto concerne il sistema dei pronomi clitici, i dialetti trentini sono caratterizzati da un’importante proprietà che distingue tutti i dialetti italiani settentrionali rispetto alle altre lingue romanze, cioè dall’espressione di clitici soggetto, pronomi personali atoni che in alcune persone accordano con il soggetto della frase 16 . I clitici in funzione di oggetto nei dialetti trentini sono realizzati da un numero ridotto di forme rispetto all’italiano. La tabella 1, che ne elenca le forme di terza persona, mostra per il dativo l’unica forma ghe (con variante gh’ prima di vocale), usata senza distinzione di numero o genere per esprimere come pronome l’oggetto introdotto dalla preposizione a . Nemmeno la forma clitica partitiva (con le tre varianti che dipendono dal contesto fonetico) presenta distinzioni di genere e numero 17 . 3 sG . proclitico m. f. 3 sG . enclitico m. f. 3 pl . proclitico m. f. 3 pl . enclitico m. f. oggetto diretto lo/ l la/ l lo la i le li/ i le oggetto indiretto (dopo a ) ghe/ gh ghe/ gh ghe/ gh ghe/ gh oggetto partitivo en/ n/ ne n/ ne en/ n/ ne n/ ne Tabella 1. Pronomi personali clitici trentini di terza persona Nel sistema pronominale portoghese, invece, il pronome partitivo non viene mai realizzato. 3. L’inchiesta: soggetti e struttura del questionario L’inchiesta è stata condotta mediante interviste basate su un questionario che è stato somministrato a sei parlanti (tre uomini e tre donne) in Trentino nel paese di Sarda- 14 La terza persona presenta l’ausiliare avér più frequentemente della prima e della seconda. 15 C ordin 2009, M anzini / s aVoia 2011. 16 In particolare alla seconda persona singolare e alla terza singolare e plurale. Cf. B randi / C ordin 1989. 17 C asaliCChio / C ordin 2020. Patrizia Cordin / Leonardo Degasperi 46 Vox Romanica 79 (2020): 41-59 DOI 10.2357/ VOX-2020-003 gna, e a sei parlanti (tre uomini e tre donne) in Brasile nella città di Piracicaba. In entrambi i centri sono state intervistate solo persone di età superiore ai 50 anni, suddivise in due gruppi: il primo (gruppo A) comprendente parlanti di età superiore ai 70 anni, il secondo (gruppo B) comprendente parlanti di età compresa tra i 50 e i 69 anni 18 . Le tabelle 2 e 3 riportano in forma sintetica per ogni parlante intervistato i dati riferiti all’età, al genere, all’istruzione, alla provenienza, alle lingue parlate dalla nascita e all’uso del dialetto. La tabella 2 presenta i dati relativi all’inchiesta trentina, la tabella 3 quelli relativi all’inchiesta brasiliana. Gruppo Parlante Età Genere Istruzione Nascita e residenza Dialetto L1 Italiano L1 Uso quotidiano del dialetto AT CB 91 F scuola elementare Sardagna Sì No Sì GG 83 M scuola elementare Sardagna Sì No Sì PB 73 M scuola media Sardagna Sì No Sì BT DD 54 F scuola media Sardagna Sì No Sì DW 59 F scuola superiore Sardagna Sì Sì Sì LD 52 M scuola media Sardagna Sì Sì Sì Tabella 2. Parlanti trentini Gruppo Parlante Età Genere Istruzione Nascita e residenza Dialetto L1 Portoghese L1 Uso quotidiano del dialetto AB ED 92 M scuola media Santa Olímpia Sì No Sì EVD 90 F 4ª elementare Santa Olímpia Sì No Sì TC 77 M 4ª elementare Santa Olímpia Sì No Sì BB MDF 66 F scuola superiore Santa Olímpia Sì Sì Poco FD 64 F scuola superiore Santa Olímpia Sì Sì Poco SD 54 M scuola superiore Santa Olímpia Sì Sì No Tabella 3. Parlanti brasiliani 18 In questo e nei prossimi paragrafi si usano le sigle AT e BT in riferimento ai parlanti trentini e AB e BB in riferimento ai parlanti brasiliani. Cambiamenti morfo-sintattici nel dialetto trentino di Piracicaba 47 Vox Romanica 79 (2020): 41-59 DOI 10.2357/ VOX-2020-003 Le due tabelle mostrano che tutti i parlanti intervistati hanno il dialetto come lingua nativa. Due parlanti trentini nel gruppo meno anziano dichiarano come lingua di famiglia anche l’italiano. Tutti e tre i parlanti brasiliani meno anziani hanno usato in famiglia sin dalla nascita anche il portoghese. A differenza dei parlanti di Sardagna, non tutti i parlanti brasiliani fanno un uso quotidiano del dialetto: i tre parlanti meno anziani e più scolarizzati intervistati a Piracicaba (gruppo BB) dichiarano di usarlo poco - uno addirittura mai - sebbene lo parlassero da bambini in famiglia. La competenza attiva di questi parlanti risulta incerta e, come vedremo nei paragrafi successivi, più esposta al contatto con il portoghese brasiliano. Il questionario è composto di due parti: nella prima sono presentate ai parlanti frasi con verbi riflessivi e reciproci alla prima e alla terza persona, con verbi inaccusativi deboli e con verbi meteorologici; nella seconda parte del questionario sono proposte frasi contenenti un oggetto pronominale quantificato con diversi verbi transitivi 19 . Le frasi sono state proposte in italiano ai parlanti trentini di Sardagna e in portoghese ai parlanti brasiliani 20 . A tutti i soggetti è stato chiesto di tradurre le frasi nel dialetto trentino conosciuto 21 . Le risposte sono state audio-registrate con il consenso dei partecipanti, e poi trascritte secondo criteri largamente condivisi per la scrittura dialettale semplificata 22 . 4. I dati: confronto e analisi 4.1 La selezione dell’ausiliare Le frasi con ausiliare realizzate dai parlanti intervistati sono ordinate di seguito secondo il tipo di verbo; per ogni tipo verbale le frasi sono suddivise secondo il paese di appartenenza (prima i parlanti trentini T, poi quelli brasiliani B); all’interno di ciascun gruppo sono presentate prima le frasi prodotte dai parlanti con più di 70 anni, poi quelle dei parlanti con età compresa tra i 50 e i 69 anni 23 . 19 L’inchiesta ha come modello il questionario morfosintattico di VinKo-- Varieties in contact (www. vinko.it), adottato nella ricerca sul contatto linguistico in area atesina dal gruppo di lavoro WP2 delle università di Trento e di Verona per il progetto europeo AThEME - Advancing the European Multilingual Experience . www.atheme.eu. Sia nei questionari adottati per VinKo sia in quelli impiegati per la presente indagine la risposta richiesta ai parlanti è di tipo traduttivo. Si osserva che nuove registrazioni di parlato spontaneo sarebbero un utile complemento per la verifica dei risultati ottenuti tramite interviste con compito traduttivo. 20 Le prime interviste sono state realizzate nel dicembre 2017 a Sardagna, mentre le interviste con il gruppo brasiliano sono state svolte nel gennaio 2018 a Piracicaba. 21 I soggetti sono sempre stati intervistati separatamente per evitare un eventuale condizionamento reciproco nelle risposte. 22 s anGa 1977. 23 Negli esempi successivi, quando tutti i parlanti di un gruppo producono una frase identica, si riporta la frase un’unica volta. Patrizia Cordin / Leonardo Degasperi 48 Vox Romanica 79 (2020): 41-59 DOI 10.2357/ VOX-2020-003 i. Ausiliari con verbi riflessivi - III persona Il papà si è tagliato con il coltello. Gruppo AT (1) a. El papà el s’ha taià col cortèl b. El papà el s’è taià col cortèl. c. El papà el s’ha taià col cortèl Gruppo BT (2) El papà el s’ha taià col cortèl. O papai se cortou com a faca. Gruppo AB (3) a. El papà el s’ha taià co na faca. b. Me pare el s’ha taià co la faca. c. El me pare el s’ha taià col cortèl. Gruppo BB (4) a. El papà el s’ha taià co la faca. b. El papà el s’ha taià col cortèl. c. El papà el s’ha taià co la faca. ii. Ausiliari con verbi riflessivi - I persona Mi sono tagliato con il coltello. Gruppo AT (5) a. Me son taiada col cortèl. b. Me son taià col cortèl. c. Me son taià col cortèl. Gruppo BT (6) Me son taià col cortèl. Cambiamenti morfo-sintattici nel dialetto trentino di Piracicaba 49 Vox Romanica 79 (2020): 41-59 DOI 10.2357/ VOX-2020-003 Me cortei com a faca. Gruppo AB (7) a. M’ho taià con en cortèl. b. M’ho taiada co la faca. c. M’ho taià con en cortèl. Gruppo BB (8) a. M’ho taià co la faca. b. M’ho taià col cortèl. c. M’ho taià co la faca. iii. Ausiliari con verbi reciproci - III persona Gianni si è sposato ieri. Gruppo AT (9) a. Giani el s’ha sposà algeri. b. El Giani el s’è sposà algeri. c. El Giani el s’è sposà algeri. Gruppo BT (10) (El) 24 Giani el s’è sposà ieri/ algeri. Gianni se casou ontem. Gruppo AB (11) (El) 25 Gioàn el s’ha maridà algeri. Gruppo BB (12) (El) 26 Gioàn el s’ha maridà algeri. iv. Ausiliari con verbi reciproci - I persona Mi sono sposato ieri. 24 La parentesi indica alternanza nella presenza dell’articolo davanti al nome proprio. Nell’esempio (10) un solo parlante del gruppo lo usa. 25 Due parlanti del gruppo usano l’articolo davanti al nome proprio. 26 Due parlanti del gruppo usano l’articolo davanti al nome proprio. Patrizia Cordin / Leonardo Degasperi 50 Vox Romanica 79 (2020): 41-59 DOI 10.2357/ VOX-2020-003 Gruppo AT (13) Me son sposà algeri. Gruppo BT (14) a. Me son sposà ieri. b. Me son sposada ieri. c. Me son sposà ieri. Me casei ontem. Gruppo AB (15) a. M’ho maridà algeri. b. M’ho maridada algeri. c. M’ho maridà algeri. Gruppo BB (16) M’ho maridà algeri. v. Ausiliari con verbi inaccusativi deboli Il campanello è suonato. Gruppo AT (17) a. El campanèl l’ha sonà. b. El campanèl l’ha sonà. c. El campanèl l’è sonà. Gruppo BT (18) a. El campanèl l’ha sonà. b. El campanèl l’è sonà. c. El campanèl l’è sonà. O sininho tocou. Gruppo AB (19) a. El campanèl l’ha batù. b. La campana l’ha sonà. c. El campanèl l’ha sonà. Cambiamenti morfo-sintattici nel dialetto trentino di Piracicaba 51 Vox Romanica 79 (2020): 41-59 DOI 10.2357/ VOX-2020-003 Gruppo BB (20) a. La campana l’ha sonà. b. El campanèl l’ha sonà. c. La campana l’ha sonada. vi. Ausiliari con verbi meteorologici È piovuto. Gruppo AT (21) a. L’ha piovù. b. L’ha piovèst. c. L’è piovù. Gruppo BT (22) a. L’è piovú. b. L’è piovèst. c. L’ha piovèst. Choveu. Gruppo AB (23) L’ha piovèst. Gruppo BB (24) L’ha piovèst. AT BT AB BB v. rifl. 3pers 2 su 3 0 su 3 3 su 3 3 su 3 v. rifl. 1pers 0 su 3 0 su 3 3 su 3 3 su 3 v. reciproci 3pers 1 su 3 0 su 3 3 su 3 3 su 3 v. reciproci 1pers 0 su 3 0 su 3 3 su 3 3 su 3 v. inacc. deboli 2 su 3 1 su 3 3 su 3 3 su 3 v. meteorologici 2 su 3 1 su 3 3 su 3 3 su 3 Tabella 4. Usi dell’ausiliare avér nei quattro gruppi di parlanti Come mostra la tabella 4, i parlanti trentini usano ausiliari diversi con i vari tipi di verbo. I dati sono uniformi per i verbi riflessivi e reciproci alla prima persona singolare, e si differenziano soprattutto per i verbi inaccusativi deboli e meteorologici.
