Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
10.2357/VOX-2020-019
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Kristol De StefaniPaul Videsott (ed.), Vocabolar dl ladin leterar. Vocabolario del ladino letterario. Wörterbuch des literarischen Ladinisch. Vol. 1: Lessich documenté dant l 1879. Lessico documentato prima del 1879. Vor 1879 belegter Wortschatz, Bozen-Bolzano (University Press) 2020, xxxiv + 1237 p. (Scripta Ladina Brixinensia V)
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Ricarda Liver
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Besprechungen - Comptes rendus 360 Vox Romanica 79 (2020): 360-368 DOI 10.2357/ VOX-2020-18 par le besoin ressenti par C. Gianollo d’éclaircir des points méconnus, insuffisamment décrits dans les traités de linguistique générale ou de linguistique romane. Malgré les mérites incontestables de cette investigation, nous pouvons cependant remarquer le nombre réduit de références au roumain et aux autres idiomes romans moins répandus (sarde, provençal/ occitan, franco-provençal ou rhéto-roman) qui auraient pu fournir des renseignements importants pour ce genre d’étude, vu leur caractère assez souvent conservateur. Nous avons eu toutefois devant nos yeux un ouvrage qui, avec le temps, contribuera sans doute à une compréhension adéquate des caractéristiques de certains indéfinis latins et de leurs descendants directs qui témoignent tous, non seulement de l’héritage latin, mais aussi du détachement par rapport à celui-ci et des innovations qui sont survenues à l’intérieur de cette classe de mots au cours des siècles. Adrian Chircu https: / / orcid.org/ 0000-0001-6288-3337 ★ Italoromania F rédériC n iColosi , Topic- und Focus-Markierung im Altitalienischen , Berlin (de Gruyter) 2019, xiii + 227 p. ( Beihefte zur Zeitschrift für romanische Philologie 426) Scopo del lavoro di Frédéric Nicolosi (= FN/ l’A[utore]) è di offrire una descrizione dettagliata delle strategie utilizzate in italiano antico per segnalare il Topic e il Focus della frase. Dopo tre capitoli introduttivi (1. Einleitung , 1-2; 2. Theoretische Grundlagen und Forschungsüberblick , 3-24; 3. Zur Korpusbeschreibung , 25-32) il grosso del lavoro è strutturato in due capitoli dedicati all’espressione del Topic (4. Topic-Markierung im Altitalienischen , 33-141) e del Focus (5. Focus-Markierung im Altitalienischen , 143-93); questi sono seguiti da un confronto con l’italiano moderno (6. Ausblick auf das Neuitalienische , 195-204) e da un riassunto dei principali risultati (7. Zusammenfassung , 205-07). L’opera è completata da uno schema delle costruzioni analizzate (209), dalla bibliografia (211-24) e dall’indice degli autori citati (225-27). L’approccio dell’A alla questione studiata è di tipo pragmatico-discorsivo (ispirato in buona parte ai lavori di Barbara Wehr): il Topic è definito come ciò «di cui si parla» (14); FN discute in modo articolato le definizioni proposte nella letteratura precedente (14-17), ma preferisce attenersi a una concezione intuitiva di questa categoria - come vedremo questo non ha conseguenze negative sull’analisi del materiale raccolto. Il Focus è definito come «una unità informativa che per qualche ragione è ‘particolarmente importante’ per il parlante» (18) e se ne distinguono due tipi fondamentali: l’α-Focus individua un elemento escludendo possibili candidati alternativi (18-20), mentre il β-Focus evidenzia un elemento per ragioni soggettive (20-22) - mentre il primo si situa sul piano di quanto viene detto, il secondo esprime piuttosto un’attitudine del parlante (qui l’A riprende categorie introdotte da Göran Hammarström). FN distingue poi le categorie di Topic e Focus da quelle di individuabile/ non-individuabile e di dato/ nuovo (22-24). 361 Vox Romanica 79 (2020): 360-368 DOI 10.2357/ VOX-2020-18 Il corpus utilizzato per la ricerca è costituito da quattro opere in prosa di carattere narrativo scritte a Firenze tra la fine del Duecento e la fine del Trecento: le novelle del codice Panciatichiano 32 (quelle che costituiscono il cosiddetto Ur-Novellino e le 20 estranee alla tradizione del Novellino ), la Tavola Ritonda , il Decameron di Boccaccio e il Trecentonovelle di Sacchetti. La scelta è stata in primo luogo dettata dal desiderio di avere un corpus in cui fossero presenti sia parti narrative, sia parti dialogate (eventualmente anche vicine alla lingua colloquiale), che dovrebbero fornire esempi variati dell’uso del Topic e del Focus. L’A è consapevole della problematicità della sua scelta (30-31): la Tavola Ritonda , se non è proprio una traduzione, è pur sempre un testo che traspone uno o più originali in antico francese, la prosa del Decameron è fortemente latinizzante, il testo del Trecentonovelle è conservato da testimoni molto tardi e non sempre affidabili. Nella prospettiva pragmatico-discorsiva scelta da FN queste considerazioni non sembrano però aver pesato negativamente sui risultati (come avrebbero invece potuto in un approccio più grammaticale ai fenomeni studiati, come vedremo più sotto). Nel capitolo dedicato al Topic vengono distinti quattro modi per la marcatura del Topic: l’anteposizione dell’oggetto (32-62), il Left Detachment (62-98), la prolessi (98-116) e il Right Detachment (116-38); per ogni tipo troviamo una discussione dettagliata delle condizioni di identificabilità dell’elemento che funge da Topic e della funzione discorsiva precisa che i vari tipi di Topic possono svolgere. Per anteposizione dell’oggetto l’A intende la collocazione dell’oggetto diretto in una posizione preverbale (ma non necessariamente immediatamente preverbale) senza ripresa clitica, per es. (38) lo pregio diede tutto per Dio alli poveri . Sotto Left Detachment FN raccoglie vari casi in cui si può supporre una frase segmentata: la dislocazione a sinistra di un costituente con ripresa clitica, per es. (144) Questo che io dico, nol dico per viltade (ma nel caso della dislocazione del soggetto la ripresa o manca o è espressa in altro modo); lo Hanging Topic , cioè il caso in cui il costituente distaccato compare senza la preposizione richiesta dalla funzione svolta all’interno della frase, funzione che viene espressa dal clitico di ripresa, per es. (164) Calandrino, se la prima gli era paruta amara, questa gli parve amarissima ; il Chinese Style Topic , simile al precedente, ma senza un elemento coreferenziale nel corpo della frase, per es. (182) il suo braccio per forza la vena s’aperse ; oltre a qualche altro caso. Sotto prolessi l’A classifica due casi speciali: l’anteposizione di un costituente a un sintagma interrogativo, per es. (237) Queste palle che diletto vi rendono? , e la collocazione di un costituente di una subordinata all’inizio della principale, per es. (226) Lo cavallo cognovi io ch’era notricato a·llatte d’asina per propio senno naturale - in ambedue i casi ci può essere o non essere una ripresa pronominale. Per Right Detachment si intende il distacco di un costituente in fine di frase con ripresa clitica, per es. (253) Molto tosto l’avete voi trangugiata, questa cena ; con il soggetto la ripresa normalmente manca, ma questi casi sono da tener distinti da quelli dove abbiamo inversione di un soggetto Topic, come (302) Andò lo pelegrino in suo viaggio . Dalla trattazione si vede che lo scopo di FN è prima di tutto quello di studiare i meccanismi discorsivi della topicalizzazione, ma la classificazione proposta è basata su criteri grammaticali (ordine delle parole, marcatura casuale, presenza di riprese pronominali, ecc.), individua cioè delle costruzioni. Se però la esaminiamo da un punto di vista grammaticale, la classifica- Besprechungen - Comptes rendus Besprechungen - Comptes rendus 362 Vox Romanica 79 (2020): 360-368 DOI 10.2357/ VOX-2020-18 zione mostra incoerenze e sovrapposizioni: perché per es. l’anteposizione dell’oggetto è limitata all’oggetto diretto, mentre alle altre costruzioni possono partecipare tutti i tipi di funzioni? Non sarà da interpretare allo stesso modo un esempio come di ciò può il parlatore prendere suoi argomenti ( Tesoro volgarizzato 8.49), dove invece di un oggetto diretto è stato anteposto un complemento preposizionale? La prolessi, poi, non sembra una costruzione indipendente, ma riunisce casi particolari che potrebbero essere classificati, a seconda dei casi, come anteposizioni dell’oggetto o come Left Detachment , e non è neanche chiaro che cosa i due tipi raggruppati sotto questa etichetta abbiano in comune che li differenzi da altri tipi di topicalizzazione. Si può sospettare che dietro alla classificazione dell’A ci sia la differenza tra anteposizioni senza ripresa, che fanno pensare che il costituente anteposto sia interno alla frase, e anteposizioni con ripresa, che fanno pensare che siamo di fronte a frasi segmentate, con l’elemento anteposto fuori dalla frase vera e propria 1 . Ma siccome la ripresa è veramente regolare solo con l’oggetto diretto, mentre con gli altri elementi non è possibile, oppure è facoltativa, oppure ancora si sottrae alla nostra comprensione, la ripresa da sola non poteva essere la base della classificazione - FN ci fornisce qua e là altri criteri (se per es. l’ordine è verbo-Focus-soggetto , anche in assenza di una ripresa possiamo pensare che il soggetto sia dislocato a destra, 135-37) 2 , ma non lo fa in maniera sistematica, per cui la sua classificazione rimane piuttosto intuitiva e manca di coerenza dal punto di vista grammaticale. Anche nel caso del Focus l’A distingue quattro modi di marcatura: il Focus in situ (143-49), l’anteposizione dell’oggetto (150-68), l’inversione del soggetto (168-79) e la frase scissa (179-92). Il Focus in situ può riguardare un soggetto preverbale, per es. (317) questa mi piace , o un complemento postverbale, per es. (322) non piangi lui, ma piangi lo tuo danno . Nel caso dell’anteposizione dell’oggetto (in questo caso «oggetto» vale «complemento»), il costituente focalizzato occupa una posizione preverbale invece della normale posizione postverbale, per es. (332) di quelli voglio et non d’altro . Nel caso dell’inversione del soggetto, il soggetto viene focalizzato ponendolo dopo il verbo invece che nella sua normale posizione preverbale, per es. (371) e’ ti sodisfarae lo mio soccessore . Nel paragrafo dedicato alle frasi scisse FN discute, anche alla luce dell’importante articolo sull’argomento di C.E. Roggia 3 , se si possa parlare di frasi scisse per l’italiano antico: esempi che apparentemente corrispondono alla costruzione dell’italiano moderno, sono rari e appartengono probabilmente a costruzioni diverse tra loro, che coprono solo una parte degli usi moderni. Il modo principale per segnalare il Focus è in ogni caso la prosodia (143), che può focalizzare un elemento in situ ; ma a questa si può aggiungere un procedimento sintattico, che consiste sostanzialmente nel collocare l’elemento focalizzato in una posizione inattesa rispet- 1 «Das L[eft] D[etachment] … zeichnet sich dadurch aus, dass eine NP … links vom Satz ‘abgesetzt’ und in diesem durch ein klitisches Pronomen korreferentiell und syntaktisch repräsentiert wird» (62). 2 Non avrei dubbi neanche sull’es. (314), fanno cosí fatte cose i frati? , su cui l’A si mostra titubante. 3 C.e. r oGGia , «Frasi scisse in italiano antico. Alcune proposte», in: b. w ehr / F. n iColosi (ed . ), Pragmatique historique et syntaxe/ Historische Pragmatik und Syntax . Actes de la section du même nom du XXXI e Romanistentag allemand/ Akten der gleichnamigen Sektion des XXXI. Deutschen Romanistentags (Bonn, 27.9.-1.10.2009), Frankfurt a. M. 2012: 193-221. 363 Vox Romanica 79 (2020): 360-368 DOI 10.2357/ VOX-2020-18 to alla sua posizione normale: postverbale per il soggetto, preverbale per gli altri costituenti. Come si può vedere, si tratta (a parte il caso marginale delle frasi scisse) di una sintassi «piatta». E siccome un soggetto preverbale, oltre che Focus, può essere anche Topic (per default : «i soggetti sono tipici Topic di frase», 14), e un soggetto postverbale, oltre che Focus, può essere anche Topic (v. sopra), all’A non resta che cercare di districare in base al contesto discorsivo se un dato soggetto sia Topic o Focus (e allo stesso modo per i casi di anteposizione dell’oggetto), e classificare i diversi tipi di Focus (e di Topic) in base alla loro funzione pragmatico-discorsiva - cosa che fa con acume (e normalmente con successo), individuando anche alcune differenze nei tipi di Focus che le diverse costruzioni possono esprimere. Non sarebbe certo corretto voler criticare FN per non aver studiato il suo materiale da un punto di vista diverso da quello da lui scelto: Topic e Focus, soprattutto in assenza di informazioni prosodiche, vengono sostanzialmente individuati in base al contesto discorsivo, più precisamente in base a una ricostruzione (in gran parte intuitiva, 16) delle intenzioni comunicative del parlante/ scrivente che renda il testo coerente dal punto di vista della sua strutturazione discorsiva - questa operazione, come l’ulteriore classificazione dei vari tipi pragmatico-discorsivi di Topic e Focus, in teoria si può compiere indipendentemente dalla sintassi. Il titolo del libro ci promette però qualcosa di più: come Topic e Focus vengano segnalati, cioè realizzati dalla struttura grammaticale (e prosodica, se questa fosse ricuperabile). L’A compie egregiamente il compito di individuare Topic e Focus nel suo corpus e di classificarli dal punto di vista pragmatico-discorsivo (particolarmente convincente l’analisi, alle p. 166-68, di alcuni esempi molto discussi; per alcuni problemi di classificazione v. sotto), ma l’aspetto grammaticale, la delimitazione e la descrizione delle varie costruzioni studiate resta carente. La letteratura sul problema dell’ordine delle parole in italiano antico (e più in generale nelle lingue romanze antiche) ha avuto negli ultimi trenta-quarant’anni uno sviluppo notevole. In particolare, a partire dagli studi di Paola Benincà, si è cercato di spiegare vari fenomeni in base all’ipotesi che nelle lingue romanze antiche funzionasse un sistema con il verbo in seconda posizione di frase (V2) simile, anche se non uguale, a quello delle lingue germaniche. Anche se il loro centro d’interesse sono gli aspetti strutturali (grammaticali) della questione, questi studi non potevano non toccare anche il problema delle funzioni pragmatico-discorsive dei costituenti, in particolare di quelli che compaiono in posizione preverbale o, nel caso del soggetto, anche in posizione postverbale. FN si sbarazza piuttosto sbrigativamente di questa corrente di studi in una mezza paginetta (25-26), anche se in genere ne discute e ne utilizza le osservazioni di carattere pragmatico-discorsivo. Ma le costruzioni che individua come modi tipici per la espressione del Topic e del Focus corrispondono in grandi linee a quelle individuate dagli studi sul V2: la sua anteposizione dell’oggetto corrisponde grosso modo allo spostamento di un costituente nella posizione di operatore nei sistemi V2 e il suo Left Detachment corrisponde alle diverse posizioni di Topic «esterno» di questi sistemi. Alla luce di questo fatto ci si sarebbe potuti aspettare un confronto più sistematico tra i due approcci, che mettesse in luce i punti di forza o le debolezze di una teoria rispetto all’altra (l’A si limita a osservazioni saltuarie - v. per es. n. 3 a p. 34) - un confronto sarebbe stato utile anche perché tra i molti dati raccolti ce ne sono vari che avrebbero potuto essere utilizzati per Besprechungen - Comptes rendus
