Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
10.2357/VOX-2022-003
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/121
2022
811
Kristol De StefaniLivre du gouvernement des roys et des princes e Tresor
121
2022
Gavino Scalahttps://orcid.org/0000-0002-7802-4753
L’objectif du présent article est de fournir de nouvelles perspectives de recherche sur les points de contact entre la tradition manuscrite du Livre du gouvernement des roys et des princes (première traduction française du De regimine principum de Gilles de Rome) et celle du Tresor de Brunetto Latini, en ajoutant de nouveaux renseignements aux recherches de Pietro G. Beltrami sur cet argument (Beltrami, P. G. 1993: «Tre schede sul Tresor», ASNPisa 24: 115-90). Après une présentation générale du Gouvernement et de sa tradition manuscrite, on se focalisera surtout sur des matériaux textuels issus du Tresor qui se retrouvent dans une réécriture du Gouvernement (ici nommée rédaction z). En le comparant à d’autres cas de contact (de façon codicologique ou macro-structurelle), cet exemple d’interpolation démontre principalement que les textes didactiques et moraux se croisent souvent à cause de leur nature flexible et adaptable.
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DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 Livre du gouvernement des roys et des princes e Tresor. Tradizioni a contatto e relativi problemi metodologici Gavino Scala (Université de Genève) https: / / orcid.org./ 0000-0002-7802-4753 Résumé: L’objectif du présent article est de fournir de nouvelles perspectives de recherche sur les points de contact entre la tradition manuscrite du Livre du gouvernement des roys et des princes (première traduction française du De regimine principum de Gilles de Rome) et celle du Tresor de Brunetto Latini, en ajoutant de nouveaux renseignements aux recherches de Pietro G. Beltrami sur cet argument (B eltraMi , P. g. 1993: «Tre schede sul Tresor », ASNPisa 24: 115-90). Après une présentation générale du Gouvernement et de sa tradition manuscrite, on se focalisera surtout sur des matériaux textuels issus du Tresor qui se retrouvent dans une réécriture du Gouvernement (ici nommée rédaction z ). En le comparant à d’autres cas de contact (de façon codicologique ou macro-structurelle), cet exemple d’interpolation démontre principalement que les textes didactiques et moraux se croisent souvent à cause de leur nature flexible et adaptable. Parole chiave: Filologia, Manoscritti, Interpolazioni, Egidio Romano, Tresor, Redazioni, Didattica, Morale 1. Introduzione Il presente contributo mira a fornire nuovi spunti di riflessione sui punti di contatto tra le tradizioni manoscritte del Livre du gouvernement des roys et des princes (da questo momento semplicemente Gouvernement ) 1 e del Tresor di Brunetto Latini, collisione già argomentata da Pietro G. Beltrami in un articolo del 1993 2 . Si cercherà pertanto di dare un seguito alle acquisizioni di Beltrami, aggiungendo nuove informazioni, 1 Con tale titolo si identifica la prima traduzione francese del De regimine principum (1277-1280) di Egidio Romano, traduzione eseguita da Henri de Gauchy nel 1282. La tradizione manoscritta del Gouvernement è stato oggetto della mia tesi di dottorato, dal titolo «La tradizione manoscritta del Livre du gouvernement des roys et des princes . Studio filologico e saggio di edizione» (Università degli Studi di Siena/ Universität Zürich, 8 marzo 2021; consultabile online all’URL: http: / / hdl.handle. net/ 11365/ 1127179), diretta dai proff. A. Schoysman e R. Trachsler. Approfondimenti sulla diffusione del testo, la produzione di uno stemma codicum , l’individuazione di redazioni alternative del testo nonché la proposta di nuovi criteri editoriali hanno permesso di avere un quadro d’insieme abbastanza definito, che a questo punto apre nuovi campi d’indagine e stimola nuovi spunti di riflessione. 2 B eltraMi , P. g. 1993: «Tre schede sul Tresor », ASNPisa 24: 115-90. 58 Gavino Scala DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 alla luce delle nuove ricerche svolte sul volgarizzamento egidiano: in particolare ci si focalizzerà sulla derivazione dal Tresor di alcuni materiali che confluiscono in una redazione alternativa del Gouvernement , qui chiamata redazione z . Prima di giungere a queste interpolazioni appare necessaria un’introduzione sommaria dell’argomento: sarà prima presentato in generale il Gouvernement e la relativa tradizione manoscritta; successivamente si accennerà alle caratteristiche ed alle particolarità della redazione z ; infine, si illustreranno e commenteranno alcune interpolazioni di z . 2. Il Gouvernement des roys et des princes Il De regimine principum (da questo momento DRP ) è un trattato filosofico-morale composto tra il 1277-1280 da Egidio Romano e fu commissionato dal re di Francia Filippo III l’Ardito e dedicato a suo figlio, nonché successore al trono, Filippo IV detto il Bello; è probabile che Egidio, membro dell’Ordine dei frati eremiti di Sant’Agostino, in seguito alla condanna per aristotelismo eterodosso, abbia composto il trattato proprio presso la corte di Francia, dove probabilmente svolgeva il ruolo di precettore del giovane rampollo di corte in quegli anni 3 . Esempio di manuale di filosofia pratica, il DRP si sviluppa in tre libri, dedicati rispettivamente alla disciplina dell’individuo, alla gestione della famiglia ed all’ordinamento dello stato, sulla base della tripartizione aristotelica Etica , Economica e Politica 4 . Il trattato, che ha lo scopo di delineare le caratteristiche del principe ideale, prendendo spunto dalle autorità classiche, risulta ad oggi uno dei più fortunati esempi di speculum principis , nonché una tappa fondamentale nel processo di trasmissione del pensiero aristotelico, ma anche di applicazione e definizione del linguaggio politico del XIII secolo 5 . Se da un lato l’opera è marcata da una volontà del potere temporale di rafforzare le proprie posizioni, legittimandole con argomentazioni che giustifichino la superiorità della monarchia e l’affidabilità della successione 6 , dall’altro gli aspetti didattici e mora- 3 Le notizie generali su Egidio Romano e sul DRP si basano soprattutto sui contributi di Gerardo Bruni (1932, 1957), di Roberto Lambertini (1990, 1991, 1992, 2019) e su Del Punta/ Donati/ Luna (1993) e Del Punta/ Luna (1993). Per un profilo biografico completo dell’autore e per ulteriore bibliografia, primaria e secondaria, si vedano soprattutto: Perret (2020), Lambertini (2019), Briggs/ Eardley (2016), Papi (2016: in partic. p. 3-9), Garfagnini (2012), Del Punta/ Donati/ Luna (1993). La bibliografia pregressa è vasta e specifica e si basa soprattutto sul contributo di Del Punta/ Donati/ Luna (1993); inoltre, le schede di Perret (2020) in ARLIMA e Lambertini (2019) nella Stanford Encyclopedia of Philosophy , consultabili online, sono in costante fase di aggiornamento, a dimostrazione della rinnovata attenzione nei confronti dell’opera egidiana. Di fondamentale importanza risulta anche la scheda s. Aegiudius Romanus all’interno del database Projet Studium Parisiense (aggiornata al maggio 2020, sotto la direzione di Jean-Philippe Genet; URL: http: / / studium-parisiense.univ-paris1.fr/ individus/ 50875-aegidiusromanus [12.9.2022]). 4 Cf. Lambertini (1991: 241-42) e Papi (2016: 13-16). 5 Cf. Lambertini (2019: §6). 6 Cf. Perret (2011: 197). 59 DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 Livre du gouvernement des roys et des princes e Tresor li del testo inducono anche a supporre che esso non sia unicamente dedicato alla figura del reggente ma sia un manuale atto a formare l’uomo in quanto «animale sociale», capace quindi di partecipare alla vita civile e politica della comunità, rispettando in modo eticamente rigoroso gli ordini e le leggi 7 . E questo fattore si accentua ancor di più con il Gouvernement : Filippo III, pochi anni dopo, ordina una traduzione del trattato egidiano, eseguita da Henri de Gauchy, canonico di San Martino di Liegi, nel 1282. La traduzione di Henri de Gauchy può essere considerata come un vero acte politique , al pari della storiografia in lingua volgare, la quale, secondo C. Buridant, rappresenta una «légitimation, confirmation et validation d’un pouvoir politique» 8 . Essa permette un ampliamento del pubblico ed una maggiore fruibilità dei precetti egidiani: il volgarizzatore, seguendo il suo modello latino, rimarca più volte nel corso dei capitoli questa utilità dell’opera. Oltre ad Aristotele, Egidio utilizza molteplici fonti, non sempre citate espressamente, ed infatti la materia aristotelica è spesso mutuata dal commento di Tommaso d’Aquino; per il terzo libro, invece, dedicato all’ordinamento dello stato in tempo di pace e di guerra, viene utilizzato principalmente Vegezio 9 . Ancor meno cita le fonti egidiane Henri de Gauchy, che di fatto restituisce un manuale di filosofia pratica, agevole («une paraphrase moralisée de l’original concis et hautement intellectuel de Gilles de Rome» 10 ), arricchito talvolta di esempi pratici, probabilmente oggetto di letture pubbliche; il passaggio dal latino al francese comporta, oltre allo scorciamento delle argomentazioni filosofiche, anche un taglio di capitoli, che di fatto passano dai 209 capitoli del modello ai 194 (193 più il prologo) del Gouvernement . Nonostante ciò, la macro-struttura dell’opera e quindi la suddivisione in tre libri e dieci Parti non viene alterata. « … lequel livre mestre Henri de Gauchy […] a translaté de latin en françois» (Explicit, Gouv .): in questo modo, sottoforma di congedo ed in terza persona, il translator si annuncia e s’identifica, consegnando ai posteri la sua traduzione del De regimine principum 11 . Questo modello, tuttavia, pone non poche questioni, a cui spesso è difficile rispondere data la carenza bibliografica sulla tradizione manoscritta del DRP : ad oggi manca un’edizione critica del trattato latino, tant’è che è d’uso consul- 7 Pertanto, l’apparato argomentativo, comprendente le cosiddette rationes , procede in modo figuraliter : «Cum igitur totus populus subtilia comprehendere non possit, incedendum est in morali negocio figuraliter et grosse» ( DRP , I i i). 8 Buridant (2011: 94). Inoltre, lo stesso Gouv . si pone in modo complementare nei confronti di opere storiografiche; non è un caso che, quando contenuto in un volume miscellaneo, esso sia accompagnato talvolta da compendi storiografici. Ad esempio, in F e in P 3 si legge oltre al Gouv . e ad altre opere, una genealogia dei re di Francia. Stesso discorso per L 4 . Si veda anche Lefèvre (2011, in partic. p. 178-79). 9 Sulle fonti del DRP si rimanda ancora al prezioso sunto in Papi (2016: 13-16). 10 Merisalo/ Talvio (1993: 192). 11 Riprendendo i contributi sul significato della traduzione di Gianfranco Folena, si tratta di un caso di tradurre verticale, dove la lingua di partenza, il latino, «ha un prestigio e un valore trascendente rispetto a quella d’arrivo» e rappresenta «il modello ideale o addirittura uno stampo nel quale si versa per ricevere forma il materiale di fusione» (Folena 1991: 13). 60 Gavino Scala DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 tare il testo sulle edizioni a stampa del XVI e del XVII secolo 12 ; disponiamo soltanto di un catalogo parziale (Del Punta/ Luna 1993), in cui vengono censiti i manoscritti conservati sul suolo italiano (75 sui 350 totali stimati). Tuttavia, la tradizione sarebbe ancora più cospicua e conterebbe ad oggi circa 500 testimoni, come si legge dalla scheda (s. v. Aegidius Romanus ) inserita all’interno del database Projet Studium Parisiense 13 . Per poter effettuare delle comparazioni tra fonte e volgarizzamento sono stati da me selezionati due codici latini completi del testo, vicini sia geograficamente che cronologicamente al modello utilizzato da Henri de Gauchy; tale scelta è stata poi confortata da una serie di luoghi testuali che hanno messo in evidenza una maggiore vicinanza tra suddetti codici e la traduzione di Henri de Gauchy rispetto alle edizioni a stampa (i due codici presi come modello di confronto sono Paris, B.N.f.lat. 18428 e 15101, siglati rispettivamente DRP a e DRP b ) 14 . Passando dal latino al francese, il successo dell’opera rimane intatto tant’è che essa continuò a circolare per secoli, sia in latino sia nelle sue versioni in lingua vernacolare: per il francese si contano altre cinque traduzioni, tutte monotestimoniali, e due rimaneggiamenti 15 . Il Gouvernement invece ebbe un successo maggiore rispetto alle altre traduzioni: ad oggi contiamo 39 testimoni, di cui 29 sono codici completi, 6 incompleti, 3 fram- 12 La principale è Aegidii Columnae Romani […] De Regimine Pincipum Lib. III , ed. per F. Hieronymum Samaritanium , apud Bartholomeum Zannettum, Romae, 1607. 13 La scheda, aggiornata al maggio 2020, è consultabile all’URL: http: / / studium-parisiense.univ-paris1.fr/ individus/ 50875-aegidiusromanus [12.9.2022] 14 Per ulteriori dettagli si rimanda alla tesi di dottorato in questione, Scala (2021: 346-54). 15 Gli studi di Noëlle-Laetitia Perret (soprattutto Perret 2011) hanno offerto in modo dettagliato una visione d’insieme del panorama delle traduzioni francesi del DRP , restituendo una preziosa ricognizione bibliografica e aggiornando lo stato dell’arte sulla materia, soprattutto per quel che riguarda le relative vicende storiche e la circolazione dei codici che le trasmettono (si considerano ormai obsoleti i pur preziosi contributi di Berges (1938), Bruni (1932) e Lajard (1888), a cui si aggiunge la tesi di dottorato di François Maillard intitolata Les traductions du De regimine principum de Gilles de Rome e discussa all’ École des Chartes nel 1948, di cui però non è sopravvissuta nessuna copia e di cui resta solo un estratto nel volume Position des thèses de l’École des Chartes del 1948, p. 93-96). Parallelamente, all’argomento Outi Merisalo ha dedicato diversi articoli, analizzando le versioni francesi dal punto di vista traduttorio e linguistico; cf. Merisalo (1997, 2001, 2004, 2006) e Merisalo/ Talvio (1993). Infine, un ulteriore passo in avanti è stato effettuato con la tesi di dottorato di Julien Lepot, discussa nel 2014 all’Université d’Orléans, che ha fatto luce sull’anonima compilazione intitolata Avis aus roys ( J. Lepot, Un miroir enluminé du milieu du XIVème siècle: l’Avis aus roys , Université d’Orléans, 2014). Stando agli studi pregressi si segnalano quindi altre cinque traduzioni del DRP , tutte monotestimoniali e successive a quella di Henri de Gauchy: 1) Traduzione di Guillaume per Guillaume de Belesvoies (1330): Paris, B.Ars. 2690; 2) Traduzione anonima per Carlo V (1372): Besançon, B.Mun ., 434; 3) Traduzione di Gilles Deschamps (1420): London, B.Lib.Eg. 811; 4) Traduzione di un frère de l’ordre des frères prêcheurs per il conte di Laval (1444): Paris, B.Ars. 5062; 5) Traduzione di Jean Wauquelin per Filippo il Buono (1452): Bruxelles, B.Roy. 9043. I due rimaneggiamenti sono: Les éschés amoureux di Évrart de Conty (1370-1380), dove figurano una serie di consigli sulla giovinezza, desunti proprio dal DRP , cf. Mussou (2015); l’ Avis aus roys , edito da Julien Lepot e trasmesso da cinque codici: Berlin, Staatsbibl ., Preussischer Kulturbesitz, Hamilton 672; Chantilly, B.Chât. (Musée Condé), 314; London, B.Lib.Cott.Cleop. B.X; New York, P.M.Lib. 456; Rouen, B.Mun. 939. 61 DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 Livre du gouvernement des roys et des princes e Tresor menti più un trentanovesimo codice danneggiato e non consultabile, conservato alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino (1652/ L.III.10, siglato T n ). 1. B altiMore , Walters Art Gallery , W. 144 (= B) 2. B ruxelles , Bibliothèque Royale de Belgique , 9474 (= B 1 ) 3. B ruxelles , Bibliothèque Royale de Belgique , 9554 (= B 2 ) 4. B ruxelles , Bibliothèque Royale de Belgique , 10368 (= B 3 ) 5. B ruxelles , Bibliothèque Royale de Belgique , 11099-11100 (= B 4 ; incompleto) 6. B ruxelles , Bibliothèque Royale de Belgique , 11199 (= B 5 ) 7. c aMBridge , University Library , Ee.02.17 (= C B ; frammento) 8. c aPe t oWn , South African Public Library , Grey 6.b.09 (= C t ) 9. c hicago , University Library , 533 (= C) 10. d ole , Médiathèque du Grand Dole , 157 (= D) 11. d urhaM , University Library , Cosin V.I.9 (= D r ; incompleto) 12. F irenze , Biblioteca Medicea Laurenziana , Ashburnham 125 (= F; redazione z ) 13. l eiden , Bibliotheek der Rijksuniversiteit , BPL 2514 A: 27 (= L d ; frammento) 14. l ondon , British Library , Additional 22274 (= L 1 ; redazione ω ) 15. l ondon , British Library , Additional 41322 (= L 2 ; incompleto) 16. l ondon , British Library , Harley 4385 (= L 3 ) 17. l ondon , British Library , Royal 15.E.VI (= L 4 ; incompleto) 18. l ondon , Lambeth Palace Library , 266 (= L 5 ) 19. l yon , Bibliothèque municipale , 951/ 857 (= L) 20. M adrid , Biblioteca Nacional de España , Res/ 31 (= M r ) 21. M odena , Biblioteca Estense universitaria , alfa.p.04.17 (est.43) (= M) 22. M ons , Bibliothèque de Mons «l’Île aux livres» , 103/ 123 (= M n ) 23. n eW y ork , Morgan Library and Museum , M 122 (= N) 24. P aris , Bibliothèque Nationale de France , Français 213 (= P 1 ) 25. P aris , Bibliothèque Nationale de France , Français 566 (= P 2 ; incompleto) 26. P aris , Bibliothèque Nationale de France , Français 573 (= P 3 ; redazione z ) 27. P aris , Bibliothèque Nationale de France , Français 581 (= P 4 ) 28. P aris , Bibliothèque Nationale de France , Français 1201 (= P 5 ) 29. P aris , Bibliothèque Sainte-Geneviève , 1015 (= P 6 ; incompleto) 30. P aris , Bibliothèque Nationale de France , Français 1202 (= P 7 ) 62 Gavino Scala DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 31. P aris , Bibliothèque Nationale de France , Français 1203 (= P 8 ) 32. P aris , Bibliothèque Nationale de France , Français 19920 (= P 9 ) 33. P aris , Bibliothèque Nationale de France , Français 24233 (= P 10 ) 34. r ennes , Bibliothèque de Rennes Métropole , 153 (= R; redazione ω ) 35. t orino , Biblioteca nazionale universitaria , 1652 (L.III.10) (= TN) 36. t royes , Bibliothèque municipale , 898 (= T; redazione z ) 37. c ittà del v aticano , Biblioteca apostolica Vaticana , Rossiano 457 (= V 1 ) 38. c ittà del v aticano , Biblioteca apostolica Vaticana , Vaticano Latino 4795 (= V 2 ) 39. c hieri , Archivio Storico Comunale , xx (= C h ; frammento) Il testo è stato anche edito da Samuel Paul Molenaer nel 1899, sulla base di un solo testimone, il codice N (New York, Pierpont Morgan Library and Museum, M 122) 16 : si tratta di un’edizione semi-diplomatica in cui l’editore non interviene nemmeno in casi di corruttela evidenti e, nonostante sia a conoscenza dell’esistenza di almeno altri 7 codici della tradizione, non vi fa mai ricorso. È quindi sorta l’esigenza di riaggiornare lo studio della tradizione, lasciata per certi versi totalmente inesplorata, studio che ha condotto alla formulazione di un probabile stemma codicum : DRP O x ε p y M p 1 κ α z P 8 M R B 3 κ 1 B 4 L 2 T z 1 P 10 F P 3 β ε γ V 1 β 1 φ δ *L B 5 β 2 D R φ 1 C δ 1 δ 3 C B *P 2 β 3 β 4 P 5 φ 2 P 9 δ 2 V 2 δ 4 N β 5 D B L 5 ω M N P 1 *B 2 *θ L 4 P 6 L 1 R B 1 L 3 P 4 P 7 La proposta di stemma che ho potuto avanzare nella mia tesi si è basata sul metodo degli errori comuni e la collazione per rintracciarli è stata effettuata dapprima sulla 16 M olenaer , s. P. 1899: Li livres du gouvernement des rois, a XIIIth century French version of Egidio Colonna’s treatise De regimine principum , New York/ London, MacMillan. 63 DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 Livre du gouvernement des roys et des princes e Tresor macro-struttura dell’opera, poi su una serie di loci critici del testo. Tra le principali acquisizioni dello stemma c’è l’individuazione della famiglia p , la cui dimostrazione stemmatica trova riscontro anche nel dato geografico: tre dei quattro codici che la compongono sono di fattura italiana (P 8 , M r e P 10 ) 17 oltre ad essere accomunati da un antigrafo comune ( p 1 ) mentre il quarto, M, ebbe sicuramente una precoce circolazione italiana 18 . Ciò porta ad una conclusione interessante: la famiglia p è latore di una versione del testo meno corrotta rispetto alla vasta famiglia y ; ciò è probabilmente spiegabile col fatto che qualche anno dopo la stesura del Gouvernement si dispone già di una traduzione italiana ( Il livro del Governamento dei re e dei principi ) 19 , datata 1288: è probabile quindi che il testo francese perda interesse a vantaggio della nuova versione in lingua locale. E per questa ragione, un’edizione critica dovrà fondarsi sulla famiglia p ed in particolare sul manoscritto M, ritenuto il meno corrotto della tradizione 20 . Alla solidità di p , si contrappone la magmaticità di y : col proliferare delle copie si accentuano contaminazioni intra-stemmatiche, dovute non a casi di editiones variorum o circostanze simili, bensì alla confezione di codici, i cui fascicoli vengono esemplati sulla base di diversi modelli; a causa di ciò alcuni rami dello stemma, ed in particolare di y , risultano meno solidi di altri. A questo problema di fondo se ne aggiunge un secondo, rappresentato dalle riscritture del testo, che qui per convenzione sono chiamate «redazioni» e che nella fattispecie corrispondono ad ω ed appunto a z 21 . La redazione ω , rappresentata dai codici L 1 ed R, trasmette un adatta- 17 Sul luogo di produzione di P 10 si rimanda ai contributi di Avril/ Gousset (1984: 181), Perret (2011: 362), Papi (2016: 94); il codice, tuttavia, a partire dal 1638 si trovava già a Parigi, come recita una nota di possesso al f. 1r. Per P 8 notizie sulla collocazione geografica emergono in Papi (2016: 91), Perret (2011: 367), Briggs (1999: 38), Avril/ Gousset (1984: 149-50); le miniature sono riconducibili all’area italiana e Briggs suppone la produzione da parte di un copista francese che opera a Bologna mentre Papi sottolinea la probabile circolazione veneziana prima di approdare nella biblioteca dei duchi di Milano. Per M r si vedano Perret (2011: 358), Schiff (1905: 209-10) e Exposicion (1958: 42 §73), ma soprattutto Dominguez/ Bordona (1933: 321), dove si legge che la decorazione è un esempio di «Arte boloñés», indicazione poi riportata anche dalla scheda online del catalogo della Biblioteca Nacional de España . 18 Si veda Perret (2011: 359) e bibliografia pregressa ma soprattutto Fava/ Salmi (1973: 112), dove viene sottolineato che la miniatura è francese ma nelle due carte di guardia iniziali (dove si legge un frammento del Liber Novus Almansoris ) vi è un’iniziale miniata (f. iivb) ancora di scuola bolognese. Ancora il ms sarebbe appartenuto agli Este almeno dal 1436; questi due fattori, secondo Fava, permettono una collocazione cronologica ascrivibile agli inizi del XIV secolo. Altro elemento materiale che ne testimonia la circolazione italiana è un appunto in italiano leggibile al f. 109v riguardante la Sibilla Tiburtina. Quindi fattori come la miniatura iniziale dell’ Almansore , l’appartenenza agli Este e la precoce circolazione italiana segnalano un legame solido con l’Italia anche se non è possibile confermarne l’effettiva produzione italiana. 19 P aPi , F. 2016: Il livro del Governamento dei re e dei principi secondo il codice BNCF II.IV.129, vol. 1, Pisa, ETS. 20 Si rimanda al saggio di edizione presentato nella tesi ed introdotto dai criteri editoriali proposti, cf. Scala (2021: 410-99). 21 Forse sarebbe opportuno parlare di «adattamento» più che di «redazione», come sostenuto in Battagliola (2019): le riflessioni presentate da Battagliola, ripercorrendo la bibliografia pregressa 64 Gavino Scala DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 mento lessicale e linguistico del Gouvernement , operazione databile intorno al 1450 e collocabile geograficamente nelle Fiandre: non vi sono particolari alterazioni della macro-struttura né interpolazioni significative ma si rilevano soprattutto amplificazioni sintattiche del discorso politico, qui rinfarcito di riferimenti scritturali. L’altra riscrittura, che ci interessa per i legami col Tresor , è rappresentata dalla redazione z , operazione sicuramente slegata dalla precedente per caratteristiche e cronologia, essendo z molto precoce e probabilmente databile a circa 20 anni dopo la stesura del Gouvernement . Tale dato è anche confermato dallo stemma, ponendosi z ai piani alti. Tuttavia, prima di approfondire il discorso intorno a z , è utile qui segnalare anche il caso interessante del codice P 2 (Paris, B.N.f.fr. 566), datato nei primi dieci anni del 1300 e prodotto nella zona intorno a Liegi: esso contiene principalmente il Tresor ma al posto del IV libro di quest’ultimo si legge il III libro del Gouvernement , segnale che i due testi conobbero non solo delle sovrapposizioni codicologiche ma anche delle fusioni testuali. In P 2 i testi, cioè i segmenti testuali delle due opere, non si amalgamano in un unico discorso: vi è un incastro di tipo macro-strutturale, con i dovuti adattamenti del compilatore 22 , che mira a produrre un testo completo, che illustri non solo la politica di signori e podestà ma anche quella delle monarchie 23 . Utilizzando questa tecnica, il compilatore non integra soltanto meccanicamente la sua copia (nonostante così appaia dalle tavole) ma opera esattamente alla maniera di Brunetto, e cioè inserendo e connettendo testi senza avvertenza alcuna; egli, inoltre, inserisce soltanto la parte del Gouvernement utile al suo scopo, premurandosi di introdurla con un appropriato e coerente punto di sutura in modo che il tutto possa apparire come un’opera unitaria 24 . Non si può dire lo stesso per la redazione z , dove i materiali sono fusi in un unico discorso ed i confini tra le due tradizioni sono sempre così netti, dato che le fonti dialogano ancor di più tra loro e pertanto non sempre sono rintracciabili. Tuttavia, l’utilizzo delle fonti senza citarle e l’abilità di connetterle ed integrarle su base argomentativa sembrano ripercuotersi a catena in queste tradizioni. 3. La redazione z del Gouvernement: caratteristiche filologiche Esaurito il necessario preambolo, è opportuno passare nello specifico alla redazione z ed ai codici che la trasmettono. In un articolo del 1984 sui prolegomena all’edizione della traduzione italiana del De regimine principum , Paolo di Stefano aggiorna sul termine «redazione», mirano soprattutto a testarne l’applicabilità piuttosto che a definirne la nozione teorica. 22 Come anticipato, il problema è affrontato in Beltrami (1993: 160-63s.); nella tradizione del Tresor il nostro P 2 corrisponde a K mentre F e P 3 corrispondono rispettivamente a Q e Q 2 . 23 Cf. Beltrami (1993: 160). 24 Ivi (168). 65 DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 Livre du gouvernement des roys et des princes e Tresor brevemente anche lo stato della tradizione del testo francese 25 ; operazione necessaria poiché la versione italiana ha come antigrafo proprio il testo francese di Henri de Gauchy. Nel regesto dei testimoni, Di Stefano parla di tre famiglie: una che corrisponde alla nostra famiglia p , che potremmo definire la famiglia italiana; una seconda, la più numerosa, a cui appartengono la maggior parte dei testimoni, incluso N, il codice utilizzato per l’edizione del 1899. Ed una terza famiglia «che tramanda il testo in forma compendiata» 26 corrispondente alla nostra redazione z e composta da tre codici: Firenze, B.Med.Laur.Ash. 125 (F); Paris, B.N.f.fr. 573 (P 3 ); Troyes, Méd. Jac.-Ch. 898 (T). L’analisi filologica ha permesso di precisare che z è verosimilmente un sottogruppo di y piuttosto che una famiglia indipendente (sulla collocazione stemmatica si ritornerà di seguito). Ma quali sono i fattori discordanti rispetto alla vulgata? Si registrano soprattutto alterazioni macro-strutturali (spostamenti, fusioni e omissioni di capitoli) ed alterazioni testuali (parti rimaneggiate, parti omesse, interpolazioni). Ed infatti, la rubrica del prologo recita: Ci coumence li «Livres dou gouvrnement des rois et des princes» que freres Gilles de Roume de l’ordre de saint Augustin compila des dis de plusours philosophes . (red. z ; P rol . r uBr ., ms. F, f. 166ra) Si tratta di una rubrica insolita poiché probabilmente la redazione principale non prevedeva in origine una rubrica incipitaria 27 ed è ancor più sospetta l’aggiunta della nota finale «des dis de plusours philosophes»: come detto, sappiamo con certezza che Egidio si basa sull’opera aristotelica con la mediazione (quasi mai dichiarata) di Tommaso d’Aquino e su Vegezio (per il terzo libro), oltre a sottintendere una serie di altre fonti non dichiarate, fra le quali Agostino. Ancor meno dichiara le sue fonti Henri de Gauchy nella sua traduzione. Probabilmente il compilatore che è a monte di z , invece, allude esplicitamente al fatto che andrà ad interpolare il Gouvernement con altri materiali e si preoccupa di avvisare il lettore all’inizio del testo. Altra strategia di appropriazione è il taglio di gran parte delle informazioni contenute nel Prologo: in particolare scompaiono le notizie su committente e dedicatario, sull’opera tradotta e sul traduttore (notizie presenti nel resto della tradizione). Ad ogni modo, viene qui tralasciata l’analisi puntuale delle differenze macro-strutturali che caratterizzano z rispetto alla vulgata ma è comunque opportuno sottolineare che quest’attitudine al collage , agli spostamenti di capitoli ed alle riscritture è maggiore ed accentuata nelle prime due Parti del testo e va diminuendo col proseguire dei capitoli: sarà lo stesso andamento che si verificherà con le interpolazioni. 25 d i s teFano , P. 1984: «Preliminari per un’edizione critica del Livro del governamento dei re e dei principi », Medioevo romanzo 9: 65-84. 26 Di Stefano (1984: 66). 27 La rubrica è insolita poiché nel resto della tradizione vi sono parecchie oscillazioni in questo luogo: è infatti probabile che il testo della versione lunga originariamente non la prevedesse e che le singole copie (o gruppi) abbiano reagito in modo differente per dotare il testo di un incipit valido. 66 Gavino Scala DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 Per ciò che concerne il dato testuale, il grado di collazionabilità di z è di difficile definizione poiché non è omogeneo per l’intera estensione del testo ed infatti le due redazioni, la vulgata e z , non possono essere presentate in una singola edizione poiché l’apparato critico non potrebbe ospitare le varianti di z : è il classico caso di rimaneggiamento 28 in quanto sono apportate delle modifiche importanti alla redazione principale, anche se non sull’intera estensione del testo. La soluzione sarebbe quindi un’edizione sinottica o digitale 29 . Tuttavia, le parti collazionabili vanno valorizzate ed infatti se n’è tenuto conto in fase di collazione per cercare di collocare stemmaticamente questa redazione adespota. Passando ai dati codicologici, i mss F e T sono databili rispettivamente al 1300 e al 1320 circa 30 . Si tratta pertanto di codici abbastanza antichi e cronologicamente non molto lontani dal 1282, anno in cui verosimilmente Henri de Gauchy traduceva il DRP . Ciò permette di stabilire che l’operazione z risulta anche relativamente antica, all’incirca vent’anni dopo la stesura della versione principale. P 3 invece è databile circa cento anni dopo, tra il 1400 e il 1420 31 . Per i luoghi di produzione la bibliografia pregressa propone Parigi per P 3 ; per F Francia settentrionale, forse Thérouanne; per T invece non emerge un luogo preciso ma il codice sembra essere comunque di area francese, per scripta e fattura. Di rilievo sono anche le notizie circa la composizione codicologica dei tre testimoni. Il manoscritto T è formato da due unità codicologiche autonome: la prima (ff. 1-96) comprende nove trattati di natura religiosa (sei di Sant’Efrem e tre di Sant’Agostino), scritti con una minuscola a colonna unica del nono secolo; la seconda parte (ff. 97-272) è eseguita con una minuscola del XIV secolo (a due colonne) e comprende il Gouvernement , una traduzione di Boezio 32 e una compilazione adespota di sentenze e citazioni di autori classici, qui chiamata provvisoriamente Compilazione T. F e P 3 sono due codici gemelli ed infatti trasmettono le stesse opere esattamente nello stesso ordine e probabilmente sono copie dello stesso progetto editoriale. I due codici leggono l’indice generale all’inizio, ovvero le tavole delle otto opere trasmesse: 28 Tenendo conto della definizione che ne dà (s. v. remaniement ) Duval (2015: 230). 29 Cf. Duval (2015: 230). 30 Per F cf. Perret (2011: 350), Roux (2009: 350-52), Pintaudi-Fantoni (1991: 75-78), Arduini 2008 (scheda n. 30 del catalogo digitale della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, consultabile online all’URL: http: / / www.bml.firenze.sbn.it/ laformadelibro/ sezioni_ita/ scheda30.htm [21.9. 2020]. Invece per T cf. Perret (2011: 372-73), Schroth (1976: 21-43), Catalogue général (1855/ 2: 371-73). 31 Per notizie più approfondite si rimanda a Perret (2011: 368-69), Roux (2009: 397-98), Lajard (1888: 526), Catalogue (1868/ 1: 57), Paris (1842/ 5: 22-30). 32 Esistono due edizioni critiche del testo: a tkinson , J. k. 1977: A critical edition of the medieval French prose translation of De consolatione philosophiae of Boethius: contained in Ms. 898 of the Bibliotheque Municipale, Troyes , PhD Thesis, The University of Queensland, School of Languages and Comparative Cultural Studies; s chroth , r. 1976: Eine altfranzösische Übersetzung der Consolatio philosophiae des Boethius (Handschrift Troyes Nr. 898) , Bern-Frankfurt, Herbert Lang-Peter Lang. 67 DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 Livre du gouvernement des roys et des princes e Tresor F P3 Tavole delle otto opere ff. i-xiv ff. 2r-11v Tresor ff. 1r-120r ff. 13r-146v Cronique dello pseudo-Turpino ff. 121r-135v ff. 147r-161v Olympiade di Pierre de Beauvais f. 135v ff. 161v-162r Genealogia dei re di Francia dopo la caduta di Troia ff. 135v-136r f. 162v Male Marastre ou Sept sages de Rome ff. 136v-162r ff. 163r-191v L’enseignement de sapience ff. 162r-163v 191v-193v Gouvernement red. z ff. 166r-241v ff. 195r-269r Lettre d’Hippocrate à César ff. 242r-245r ff. 269v-272v Essendo P 3 confezionato 100 anni dopo F, in Perret 2011 (p. 369) e Roux 2009 (p. 398) si parla di versione riattualizzata; tuttavia, almeno per il Gouvernement non si può considerare P 3 come descriptus di F poiché l’uno e l’altro contengono errori separativi propri; è certo però che dovevano avere un antigrafo comune, che qui chiameremo z 1 , come dimostrato anche da una serie di errori congiuntivi di F-P 3 contro T. A questo punto appare opportuno definire e chiarire la questione stemmatica e tentare di dimostrare la posizione di z . Facendo un passo indietro, è opportuno precisare che tutta la tradizione sembra discendere da un archetipo comune ( x ); tuttavia, la redazione z purtroppo omette il paragrafo nel quale si evidenzia l’errore d’archetipo 33 . Nonostante ciò, essa può essere considerata un sottogruppo di y perché condivide alcuni errori comuni a tutti i codici di questa famiglia. Se ne fornisce un esempio: [III ii xxxiv ; M, f. 95ra] Et devons diligenment savoir que li pueples crient le roi por . iii . choses. Premierement li pueple crient le roi por les granz paines et les granz cruautez (travaulx B B 1 B 2 B 3 B 5 C D F L 3 L 4 L 5 L M n N P 1 P 2 P 3 P 4 P 5 P 6 P 7 P 9 T V 1 V 2 om . L 1 R) que il fet soufrir a cels qui font contre reson et droiture. Potissime autem timentur potentes (ut patet in 2. Rhet.) propter punitiones quas exercent in subditos. In punitione autem tria sunt consideranda videlicet punitionem ipsam, personam punitam et modum puniendi. Quantum ergo ad punitionem timentur reges et principes si in eos qui ultra modum regnum et politiam perturbant inexquisitas crudelitates exerceant. Ideo dicitur 2. Rhetor. quod homines timent eos de quibus sunt conscii fecisse aliquid dirum. ( DRP , III ii xxxvi ) Apparato positivo: p . D r solo primo libro; capitolo omesso dalla coppia B 4 -L 2 per lacuna macro-strutturale. La coppia L 1 -R omette questo segmento. Sicuro errore di y , forse generatosi a partire da un fraintendimento grafico ( crau- / trau- ). 33 Cf. Scala (2021: 55-60). 68 Gavino Scala DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 Come dimostra questo luogo testuale, la redazione z può considerarsi un ramo della vulgata y , pur rappresentando una versione autonoma; inoltre, la si colloca in una posizione stemmatica piuttosto alta. Inoltre, in fase di collazione si sono riscontrati anche errori congiuntivi dei tre codici di z , errori da trattare con estrema cautela perché potrebbero appartenere ad una doppia casistica. In primo luogo, si suppone che il copista-autore abbia avuto a disposizione diversi materiali (una copia del Gouvernement soprattutto) e ne abbia di fatto tratto una nuova redazione, che rispondeva ad una diversa volontà autoriale. Pertanto, gli errori comuni ai tre codici potrebbero essere stati commessi: 1) dal copista-autore che ha effettuato l’operazione di taglio e inserimento di altri materiali (si potrebbe azzardare a chiamarli errori d’autore), supponendo che egli abbia utilizzato una copia del Gouvernement priva di tali guasti, generatisi appunto nel momento di stesura della nuova redazione z ; 2) dal copista di un ipotetico archetipo z x e quindi in una fase successiva a z ma antecedente ai tre codici oggi conservati. Se ne fornisce di seguito un esempio ed il relativo trattamento, tenendo presente come strumenti di confronto sia la versione lunga, sia il DRP : [I i i ; red. z; F, f. 166rb; §7] Et pour ce que les raisons soutilies enluminent plus l’entendement, les grosses raisons par exemple muevent plus et enflament plus l’entendement de l’oume… [I i i ; M, f. 1vb; §6] … et por ce que les resons soutilles enluminent plus l’entendement et les resons grosses et par example muevent et enflambent plus l’entalentement de l’omme… Cum ergo rationes subtiles magis illuminent intellectum, superficiales vero et grossae magis moveant et inflamment affectum. (DRP, I i i ) La redazione z presenta questo errore, generatosi a partire dalla vicinanza grafica della coppia di parole entendement / entalentement , in opposizione tra loro nella fonte (e nella redazione principale del Gouvernement ). L’errore di ripetizione stravolge il significato dell’assunto: il modo di procedere della scienza governativa deve muovere la sfera passionale ed emotiva dell’uomo ( affectum ) in opposizione alle scienze sottili, che invece attivano l’intelletto. Molteplici errori congiuntivi dimostrano invece l’esistenza di z 1 , l’antigrafo comune a F e P 3 ; ne è un chiaro esempio il locus criticus seguente: [I iii i ; red. z; F, f. 179rb; §15] Dont il apert que cil . xii . movement de corage, es li hom puet pechier en lui esmouvoir (courecier F P 3 ) trop ou poi, sont en lui selonc ce que les corages s’esmuet en diverses manieres au bien ou au mal que il connoist. Apparato positivo: T. [I iii i ; M, f. 24va; §21] Dont il apert bien que ces . xii . mouvemenz de corage devant diz, es quelz li hons puet pechier en soi esmouvoir pou et trop, sont en l’omme selonc ce que son corage se puet avoir en diversses manieres au bien et au mal que il connoist. Cum ergo non possint pluribus modis variari nostri motus et nostrae affectiones in universo duodecim erunt passiones: sex pertinentes ad concupiscibilem et sex ad irascibilem. ( DRP , I i x ) 69 DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 Livre du gouvernement des roys et des princes e Tresor Già nella versione lunga il passo è rimodellato rispetto alla fonte ma l’errore è qui evidente: si parla di come l’uomo può peccare cedendo alle passioni, le quali possono generarsi a partire dalla presenza o dall’assenza di un’emozione. Pertanto, essendo una frase conclusiva che riguarda tutto il sistema delle dodici passioni, è inaccettabile la lezione di z 1 che invece parla del fatto che l’uomo può arrabbiarsi troppo o troppo poco (si tratta dell’opposizione di cui si è discusso poco prima nel testo, che connota le passioni dell’ ire e della debonereté , e che quindi indica soltanto un’emozione in particolare ed il suo opposto). Per non appesantire ulteriormente la discussione si rimandano ad altra sede le discussioni sugli errori separativi di F e P 3 , che restano quindi sullo stesso piano stemmatico. 4. La redazione z del Gouvernement ed il Tresor: punti di contatto Come accennato nei paragrafi precedenti, l’adattamento del testo effettuato da z comporta modifiche sostanziali della materia, la quale viene qui rimodulata e ulteriormente abbreviata rispetto alla vulgata del Gouvernement . Queste operazioni di appropriazione e rimodellamento del testo comprendono anche delle interpolazioni; tuttavia, mentre le modifiche macro-strutturali e i ritocchi testuali interesseranno l’intera estensione del testo, le interpolazioni, inserite e ben amalgamate nella trama del Gouvernement , sono limitate al primo libro. Si è dato per certo che tali aggiunte non siano dovute alla mano di Henri de Gauchy poiché in nessun manoscritto della versione lunga sono presenti: le si faranno risalire perciò al Gouvernement secondo la redazione z . In tutto si tratta di dieci interpolazioni, così distribuite: una nella prima Parte, otto nella seconda ed una nella terza; esse sono spesso appropriate e ben adattate al contesto. Di seguito si darà il testo critico di alcune di esse 34 e si cercherà di rintracciare le probabili fonti da cui esse provengono: di volta in volta saranno trattate anche le relative problematiche che ognuna di esse pone e saranno illustrate le metodologie applicate. Come si vedrà, il compilatore di z fa qui l’operazione inversa del «compilatore di K» (ovvero il nostro P 2 ): integra la sua versione del Gouvernement con materiali provenienti principalmente dal Tresor di Brunetto Latini; mentre in P 2 l’esigenza nasce da una completezza del discorso politico, qui la fusione dei materiali avviene probabilmente per fornire un maggiore apparato argomentativo all’ordinamento delle virtù, arricchendolo di citazioni classiche ed autorevoli (ben otto su dieci interpolazioni interessano la seconda Parte del I libro, la quale enuclea proprio le virtù del buon principe). 34 Il testo critico si baserà sul manoscritto F, ritenuto il più antico e il meno corrotto, controllato con il suo gemello P 3 e con il ramo T. Inoltre, per ogni interpolazione sarà riportata anche la rubrica del capitolo di riferimento in modo da contestualizzare l’estratto. 70 Gavino Scala DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 Interpolazione n. 1 [167rb] [I i v ruBr .] Li quins chapitles ensengne com grans pourfis est as rois et as princes de connoistre le souverain bien de ceste mortel vie. [I i v ] […] [1] Et cil ne doit pas estre loés qui le bien set, se il ne le fait, car Aristotles dit en «Etikes» que bonneurtés est en ouvrer des vertus, non pas en savoir les vertus sans ouvrer, car pour bien faire est il hom bons; et se il set le bien et a pooir dou faire et il ne le fait, il n’est pas bons. [2] Et se la bonneurtés est en l’abit (l’abit P 3 T] l’abre F) de l’houme et nient en ses oevres, il est ausi comme cil qui dort, car les vertus ne perent en lui nient plus que ou dormant. [3] Mais cil qui oevre des vertus resamble le champion qui est en la place pour combatre; et quant il a vaincut, il a la couroune de victoire et est loés et prisiés; [4] et se il avoit la un autre plus fort de lui, se il ne moustroit la force et esprouvoit, il ne seroit ja si loés comme cil qui averoit sa force moustree. […] Si tratta della prima interpolazione di z che qui arricchisce in modo pertinente il testo con ulteriori argomentazioni. Nel capitolo si discute del perseguimento del bene comune e di come l’uomo debba compiere azioni virtuose in modo naturale, privo di pregiudizi e secondi fini. La materia è rimodulata rispetto alla versione lunga tanto che il confine tra testo rimaneggiato ed interpolazione è molto labile: non sarebbe assurdo pensare che z , trovandosi davanti diversi materiali, li abbia fusi in un solo testo. Ciò complica il lavoro del filologo. Tuttavia, in questo caso, per poter discernere questi limiti, si è ricorso alle argomentazioni sostanziali (ad esempio i §2-3), ovvero quei riferimenti che sicuramente non derivano dal rimaneggiamento della versione lunga ma provengono da altre tradizioni. Nel caso dell’Interpolazione n. 1 la citazione esplicita di Aristotele e i due esempi dettagliati rientrano in questa categoria. A questo punto ci si è interrogati sulle possibili fonti della citazione. In prima istanza, per poter procedere con la riflessione, si dà qui il testo corrispondente della vulgata del Gouvernement : [I i v ; M, f. 3va] […] [1] Dont cil qui veut par ses oevres avoir le souverain bien de ceste mortel vie il doit premierement fere bones oevres, quar par bien fere il aquiert sa beneurté; [2] et cil qui puet bien fere et ne le fet il ne doit pas estre coronné ne loé, ne il ne doit pas bien avoir. [3] Si comme li philosophe dit que es batailles anciennes que cil qui estoient fort et ne se combatoient pas il ne devoient pas estre loez ne coronnez, si comme cil qui bien se combatoient. […] Nel Gouvernement non sono nominate né la figura dell’uomo dormiente, né il concetto di habitus , né la figura del campione in battaglia ma vi è comunque l’idea del fatto che un uomo virtuoso è paragonabile ad un combattente che mette in atto le proprie virtù, dimostrandole e non millantando di averle; solo quando le virtù sono determinate dai comportamenti e dalle azioni, l’uomo va lodato. Il passo del Gouvernement è ovviamente tratto dal testo egidiano, che a sua volta cita Aristotele: 71 DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 Livre du gouvernement des roys et des princes e Tresor Immo non solum male agentes non consequuntur finem sed potentes bene agere, nisi bene agant, non debitur eis corona, nec debetur eis finis vel felicitas. Unde Philosophus I. Ethic. ait quod in Olimpiadibus, idest in illis bellis et agonibus non coronantur fortissimi sed agonizantes: qui enim fortissimi sunt, potentes agonizare, attamen si non actu agonizant, non debetur eis corona. Oportet igitur actu bene agere ut per opera nostra mereamur consequi finem vel felicitatem. ( DRP , I i v ) Il concetto espresso è il medesimo e vi è anche la rappresentazione del campione, il quale deve essere considerato tale in virtù del bene agere ; sulla translatio DRP - Gouvernement non ci sono particolari problemi, mentre più problematica appare la posizione di z . Ci si può a ragione chiedere se essa abbia utilizzato il DRP in questo luogo testuale per arricchire la propria prosa, risalendo così al modello originario del Gouvernement . L’ipotesi è poco perseguibile, se non da escludere poiché nemmeno nel DRP si parla di habitus e di uomo dormiente, elementi incisivi e presenti in z : sembra chiaro che alla base di questi inserti non vi è il modello latino egidiano. Poco economica appare anche l’ipotesi di indagare sulla fonte primaria della citazione, l’ Etica aristotelica (il passo in questione è leggibile al libro I, 8) 35 , perché, come si vedrà di seguito, questi materiali interpolati comprendono citazioni di diversi autori classici, non soltanto Aristotele. Inoltre, esplorare l’ Etica significa volgere lo sguardo verso la ricezione dell’Aristotele latino 36 , che circolò principalmente nella traduzione di Roberto Grossatesta, eseguita nel 1246-1247 37 ma anche sottoforma di compendio, in particolare il Compendium Alexandrinum , traduzione di Ermanno Alemanno (fonte poi utilizzata da Brunetto Latini per il Tresor) 38 . Si aprirebbero perciò strade infinite, che forse ci allontanerebbero anche troppo dalla fonte del problema. Per lo stesso motivo, si è esclusa anche la strada che porta a Maistre Nicole Oresme, autore dell’unica traduzione francese dell’ Etica : anche in questo caso, il passo citato risulta molto differente 39 e per smentire definitivamente quest’associazione entra in gioco il dato cronologico poiché tale traduzione è datata 1370 mentre il ms. più antico della versione z (F) risulta essere collocato all’inizio dello stesso secolo e quindi sicuramente antecedente al lavoro di Nicole Oresme. Pertanto ci si è interrogati sul genere di testi che potessero contenere citazioni di Aristotele, compendiate ed accompagnate a quelle di altri autori classici (come si vedrà nelle interpolazioni successive) 40 . Si è quindi proceduto ad un confronto siste- 35 Si è tenuto presente il lavoro di Claudio Mazzarelli, sia per la traduzione in italiano moderno sia per il commento: M azzarelli , c. (ed.) 1979: Aristotele, Etica Nicomachea. Introduzione, traduzione e parafrasi , Milano, Rusconi. 36 Sul tema si veda lo studio aggiornato di Lines (2002). 37 Cf. Papi (2016: 10). 38 Ed. Beltrami/ Squillacioti/ Torri/ Vatteroni (2007: xvii). 39 Menut (1940: 126). 40 Sono stati eseguiti dei confronti anche con le opere di Albertano da Brescia, i cui contenuti si avvicinano parecchio alle interpolazioni in questione, per carattere e fonti: in particolare, è stato 72 Gavino Scala DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 matico con la più grande enciclopedia medievale del sapere, il Tresor di Brunetto Latini, riscontrando dati parzialmente positivi. Va subito notato che, anche se i riferimenti appaiono abbastanza netti, la materia è spesso rimaneggiata: è molto probabile che z abbia rimodulato le due fonti che aveva a disposizione ed abbia riservato al Tresor lo stesso trattamento della sua fonte primaria, rimescolando i concetti e l’apparato argomentativo. Questa specificità lascia quindi ancora dei dubbi, alimentati dall’impossibilità di sapere quale copia del Tresor sia stata utilizzata per quest’operazione (magari una copia glossata? ). In alcuni punti, come in questo primo caso, si potrebbe pensare ad un rimaneggiamento di z che, nel tentativo di fondere le sue due fonti, rimodella il testo; in altre circostanze, tuttavia, vi è disparità tra le citazioni: risultano in z citazioni di classici e riferimenti non presenti nel Tresor. Saranno perciò di volta in volta messe in evidenza, analizzate e commentate. Il §1 dell’Interpolazione n. 1, dove vengono citati esplicitamente Aristotele e la sua Etica (e dove viene anticipato l’argomento della porzione testuale), non trova riscontro nel Tresor : questo fattore si spiega col fatto che qualche paragrafo prima, nel Tresor , si annuncia che «Ci comence de Etique Aristotes» 41 . Alla luce di ciò, si veda direttamente il §2: Gouv. red. z - Interpol. n. 1 Tresor (ed. Beltrami et al. 2007) Tresor (ed. Carmody 1984) [2] Et se la bonneurtés est en l’abit de l’houme et nient en ses oevres, il est ausi comme cil qui dort ; car les vertus ne perent en lui nient plus que ou dormant. [2] Mes quant beatitude est en l’abit et en pooir d’ome , et non en ses fais, ce est a dire quant il poroit fere bien et ne le fait mie, lors est li vertuous ensi come celui qui se dort , car se huevres et ses vertus ne se moustrent 42 . [2] Mais quant beatitude est en l’abit et en pooir de l’home , et non en ses fais, c’est a dire quant il poroit bien fere et ne le fet mie, lors est il vertueus ausi comme celui ki se dort , car ses oevres et ses vertus ne se monstrent 43 . È stato anche eseguito un confronto con l’edizione di Chabaille (1863, p. 262) ma il testo non presenta varianti. Anche se la materia è rimaneggiata, i due punti messi in evidenza ci permettono di tracciare un collegamento, come confermato dal passo successivo: passato in rassegna rapidamente il manoscritto Paris, B.N.f.fr. 1142, che contiene i volgarizzamenti in francese dei trattati di Albertano ( De arte loquendi et tacendi , Liber consolationis et consilii , De amore et dilectione Dei ). Tuttavia, non sono stati riscontrati elementi positivi e si rimanda eventualmente questo tipo di analisi a future e più approfondite ricerche. 41 Ed. Beltrami/ Squillacioti/ Torri/ Vatteroni (2007: 332): II, 2. 42 Ivi (338-40): II, 7 §2. 43 Ed. Carmody (1984: 179): II, 7 §2. 73 DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 Livre du gouvernement des roys et des princes e Tresor Gouv. red. z - Interpol. n. 1 Tresor (ed. Beltrami et al. 2007) Tresor (ed. Carmody 1984) [3] Mais cil qui oevre des vertus resamble le champion qui est en la place pour combatre ; et quant il a vaincut, il a la couroune de victoire et est loés et prisiés; [4] et se il avoit la un autre plus fort de lui, se il ne moustroit la force et esprouvoit, il ne seroit ja si loés comme cil qui averoit sa force moustree. [2] Ensi come le saige champion et fort qui se combat et viaut porter la corone de victoire , tout autresi l’ome bon et beate a le guerredon et la loange de sa vertu que il fait et moustre veraiement par ses huevres, por ce que le guerredon de la [vertu] est le delit que l’en a, tant come huevre la vertu 44 . [2] Et si comme li sages canpions et fors ki se combat et vaint et enporte la courone de victore , tot autresi li hons bons et beates a le guerredon et la loenge de le vertu k’il fait et moustre veraiement par ses oevres, por çou que li guerredon de la beatitude est le delit que l’en a tant com il oevre la vertu 45 . La figura del campione che mostra la sua forza ed ottiene con merito le lodi sembra ripresa proprio dal Tresor , nonostante un adattamento della materia che comporta modifiche diegetiche. In z si ha l’idea del campione che mostra la corona dopo aver conseguito la vittoria e volendo mettere a confronto questa figura con i diversi Tresor editi si nota soltanto una piccola assonanza con le edizioni di Carmody e Chabaille 46 : il verbo vincere («vaint») è presente in queste due mentre nell’edizione di Beltrami il sintagma verbale invece è formato dal modale viaut + l’infinito porter e dà quindi l’idea di un desiderio o quantomeno di qualcosa di ancora incompiuto. D’accordo con il testo di Carmody e Chabaille è anche il Tresor tramandato proprio dai due manoscritti collettori F e P 347 . Non si tratta di un vero e proprio errore, perciò non è possibile considerare questo dato come prova certa di una vicinanza di z ai mss di Carmody (T = Paris, B.N.f.fr. 1110) e Chabaille (F = Firenze, B.N.c II.II.47). Interpolazione n. 3 La presente interpolazione viene presentata direttamente collegata al passo del Tresor corrispondente, poiché il riscontro è abbastanza netto e non sembrano esservi dubbi che essa sia stata desunta da un codice del Tresor , come testimoniano una serie di citazioni di classici, presentate nel medesimo ordine. 44 Ed. Beltrami/ Squillacioti/ Torri/ Vatteroni (2007: 340): II, 7 §2. 45 Ed. Carmody (1984: 179): II, 7 §2. 46 Ed. Chabaille (1863: 262). 47 In P 3 f. 62vb. 74 Gavino Scala DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 Gouv. red. z - Interpol. n. 3 Tresor (ed. Beltrami et al. 2007) [170rb] [I ii vii r uBr .] 48 Cis setismes chapitles enseigne que on ne doit pas metre le souverain bien en gloire. [I ii vii ] […] [1] Car plusour quierent gloire si desmesureement que il voeillent mieus resambler bon que l’estre sans le resambler et mieus estre mauvais que resambler. [2] Pour ce dit Orasces: fausse [170va] honours delite et renoumee mençongniere espoent. Li fruis qui vient de gloire est souvent orgieus. [3] Et Seneques dit que los et orgieus ne pueent pas durer longement ensamble. […] [4] Car Juvenaus dit: com bien que gloire soit grans, ele ne vaut riens se ele n’est seule. Et Boesces dit: ha! Gloire en tant milliers d’ommes n’es tu fors uns enflemens d’oreilles . Et sachiés que en gloire n’a point de bon fruit se il n’i a autre bien avoec. [5] Et Tulles dit: qui vieut avoir gloire, si se fache teus com il veut resambler; car cil qui quide gaaignier gloire par fausce demonstrance ou par faintes paroles est malement deceus. Car vraie gloire a racine et fermeté pour ce que ele vient dou souverain bien et la fausse gloire chiet tost pour ce que nule chose fainte ne puet longement durer. […] [II L iBro ] 120. Ci parole de gloire et de renommee. [2] […] Mes nos querons gloire si desmesureement que nos volons miaus sembler bons que estre le et miauz estre mauvais que sembler le. [3] Por ce dit Oraces: Faus honor delite et renommee mençongiere espavente. Li fruit de la gloire est sovent orgoil… 49 …selonc ce que Juvenaus dit: Combien que gloire soit granz, ele ne vaut riens se ele est sole. […] …de quoi dit Boeces Gloire, e[n] mans milliers d’omes n’[e]s tu fors un enflement de orgoil . Mes en gloire n’a point de fruit se il n’a autre bien avec… 50 [4] Et ce dit Tulles: Qui viaut avoir gloire face que il soit tels come il viaut resembler, car cil qui cuide gaaingnier gloire par fause demostrance ou par faintes paroles ou par semblance de sa chiere est vilainement deceus, por ce que veraie gloire a racine et fermeté, mais la fainte chiet tost come la flor, por ce que nulle chose fainte ne puet durer longuement 51 . […] L’interpolazione non sembra presentare particolari problemi di filiazione e ben rispetta la fonte: si registra soltanto un’inversione dell’ordine delle citazioni di Boezio e Giovenale al §4 52 . Sorprende invece la citazione di Seneca al §3 che non ha corrispondenza nel Tresor : non sembra esser tratta da nessun altro punto del testo di Brunetto ed a primo impatto potrebbe essere considerata una conclusione che trae direttamente z , inserendovi una fonte autorevole come Seneca e presentandola come una sorta di sentenza, in modo stringato e senza argomentazioni ulteriori. In alternativa, un’altra ipotesi la ricondurrebbe allo specifico manoscritto del Tresor utilizzato da z : come si 48 Ma I i ix nella versione lunga. 49 Beltrami/ Squillacioti/ Torri/ Vatteroni (2007: 608): II, 120 §2-3. 50 Ivi (608): II, 120 §3; nel Tresor le due citazioni sono invertite rispetto a z . 51 Ivi (608): II, 120 §4. 52 Inoltre, non sembrano esserci divergenze sostanziali tra le edizioni del Tresor : cf. Chabaille (1863: 450-51) e Carmody (1984: 303). 75 DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 Livre du gouvernement des roys et des princes e Tresor vedrà nei successivi casi, l’inserimento di citazioni senechiane non presenti nel Tresor diventa abbastanza frequente e tale serialità induce a escludere la pura casualità. Un altro problema, di diversa natura, è dato al §4 dalla contrapposizione enflemens d’oreilles / de orgoil : l’edizione Beltrami (e quindi il codice V 2 ) legge ‘orgoglio’, non ‘orecchie’; e infatti enflement de orgoil è una formula ben attestata in francese antico e significa proprio ‘presunzione, rigonfiamento del proprio orgoglio’ in accezione negativa. Oltretutto, rigonfiamento di orecchie non sembra avere molto senso rapportato alla gloria. Da dove spuntano allora le ‘orecchie’? Qui entrano in gioco le altre versioni del testo. L’edizione Chabaille (e quindi F) legge «enflemens d’oroilles» 53 : effettivamente una forma fraintendibile che in parte potrebbe spiegare l’errore come un errore paleografico; lo stesso Chabaille segnala in apparato la forma errata orgoill trasmessa da Y. L’edizione Carmody (e quindi T) legge invece «enflemens d’oreilles» 54 . La questione appare perciò complessa e spinosa, data la possibilità e la plausibilità di alcune forme intermedie tra una variante e l’altra. Inoltre, essa sembra anche travalicare i confini della tradizione brunettiana poiché enflemens d’oreilles non solo si legge in alcuni manoscritti del Tresor (e potrebbe anche risalire a Brunetto? ) ma è anche abbastanza diffuso lungo tutto il medioevo nelle traduzioni francesi del De consolatione philosophiae di Boezio: ciò è ben spiegato in un contributo di Annamaria Babbi del 2005 55 . In quello che sembra un gioco di scatole cinesi, va quindi fatto un ulteriore passo indietro ed indagare sulla fonte del Tresor e su ciò che ha effettivamente utilizzato Brunetto, in questo caso appunto l’opera boeziana nella sua veste latina: la citazione proviene a sua volta dell’Andromaca di Euripide ed è riportata in greco da Boezio. Babbi 56 col supporto dell’edizione Bieler spiega come il fraintendimento sia avvenuto proprio all’altezza del greco, dato che la sillaba beta-iota ( bioton ) è stata fraintesa con epsilon-iota ( eioton ) nei manoscritti latini di Boezio (ma che contenevano la citazione in greco) e questa frattura ha generato l’alternanza e la diffusione di eioton (cioè ‘orecchie’ in greco). Praticamente, un’innovativa idea di gloria, che si manifesta come un enflement d’oreilles , nasce da un controsenso del greco e conoscerà sotto l’autorità di Boezio una grande fortuna 57 . Tornando a z e ai suoi manoscritti, bisogna rimarcare che questo intero estratto, nel ms. T, si ritrova anche una seconda volta (f. 268r), inserito in una compilazione anonima (ai ff. 253r-271v) che raccoglie citazioni autorevoli sui vizi e sulle virtù (come detto, chiamata provvisoriamente Compilazione T). Su tale compilazione non è ad oggi disponibile bibliografia e pertanto si hanno poche notizie circa i materiali 53 Ed. Chabaille (1863: 450): II, 102. 54 Ed. Carmody (1984: 303): II, 120. 55 B aBBi , a. 2005: «Le grec de Boèce et les clercs médiévaux: le malentendu», in J. l eclant / M. z ink (ed.), La Grèce antique sous le regard du Moyen Âge occidental. Actes du 15ème colloque de la Villa Kérylos à Beaulieu-sur-Mer les 8 & 9 octobre 2004 , Paris, Académie des Inscriptions et Belles- Lettres: 23-37. 56 Cf. Babbi (2005: 34). 57 Cf. ibid. 76 Gavino Scala DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 che la compongono. Viene da porsi quindi una domanda: è possibile che in T i testi siano in contatto tra loro? O meglio, è perseguibile l’ipotesi secondo la quale tale Compilazione T desuma i suoi materiali dagli altri testi che compongono il manoscritto T? Oppure si può considerare l’inverso, ovvero che le interpolazioni della redazione z siano spiegabili proprio grazie alla Compilazione T? Innanzitutto, nella compilazione non si trovano porzioni di testo proprie del Gouvernement , pertanto forse è da escludere la prima ipotesi, cioè che la Compilazione T sia formata con materiali provenienti dalla redazione z . Anzi, il testo di tale compilazione sembra avere uno status proprio e si ritiene che esso trasmetta invece porzioni di Tresor amalgamate con altri materiali. Questa ipotesi spiegherebbe perciò le oreilles e la citazione senechiana assente nel Tresor , elementi ben visibili nella Compilazione T (f. 268r). Se per l’Interpolazione n. 3 il discostamento dal testo della vulgata è in parte spiegabile con la Compilazione T, lo stesso non si può dire dell’Interpolazione n. 1, la quale non figura in suddetta compilazione. Pertanto, è da smentire anche la seconda ipotesi, ovvero che le interpolazioni della redazione z siano desunte (interamente) dalla Compilazione T; è innegabile, tuttavia, che essa abbia rappresentato un utilissimo strumento di confronto e che sicuramente nelle vicissitudini della tradizione e nelle precedenti fasi di copiatura essa si sia incrociata con il Tresor e con il Gouvernement . E non sembrerebbe un caso nemmeno il fatto che la stessa citazione boeziana addirittura si ritrova una terza volta in T, questa volta nel testo d’origine, ovvero la traduzione francese di Boezio (f. 236v). Interpolazione n. 6 Gouv. red. z - Interpol. n. 6 Tresor (ed. Beltrami et al. 2007) [175ra] [I ii xviii Rubr.] 58 Cis .xviii.ismes chapitles ensengne quel chose est la vertus d’atemprance. [I ii xviii] […] [1] De quoi Seneques dit: atemprance commande sour les bons delis et het les mauvais . [2] Et Tulles dit que la vertus d’atemprance est li aournemens de toute vie et li apaiemens de toute troubleur, pour ce doit chascuns vuidier son corage de mauvaise volenté, car autrement n’i porroit vertus habiter. Selonc ce que Orasses dit: se li vaissiaus n’est nes et purs, ce que tu i meteras enaigrira. […] [II Libro] 72. Ci parole de atemprance contre luxure [1] […] Tulles dit: Ceste vertus est le ornement de toute vie et le paiement de toz torblemenz, por ce doit chascuns voidier son coraige de la volenté dou charnel delit, car autrement vertu ne porroit habiter en lui; selonc que dit Oraces: Se li vaissiaus n’est purs, quant que tu i metras enaigrera 59 . […] 58 Ma I ii xv nella vulgata. 59 Ed. Beltrami/ Squillacioti/ Torri/ Vatteroni (2007: 494): II, 72 §1. 77 DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 Livre du gouvernement des roys et des princes e Tresor Se per il §2 vi sono pochi dubbi e il riferimento risulta netto ed evidente, al §1 vi è ancora una dissonanza rispetto alla presunta fonte ed ancora una volta la discrepanza consiste in una citazione senechiana. Il Tresor , dal canto suo, è molto più dettagliato e prolisso nell’introdurre l’argomento e immediatamente prima delle citazioni di Cicerone e Orazio, parla così della temperanza: Atemprance est cele seingnorie que l’en a contre luxure et contre les autres amovemenz qui sont desavenans, ce est la tres noble vertus qui refraint les charnels delis et qui nos done mensure et atemprement quant nos sumes en prosperité, si que nos ne montons en superbe ne ne consivons la volenté; car quant la volenté vain[c] le sens, l’ome est en male voie 60 . In z ci si limita a sottolineare soltanto che la temperanza guida i piaceri giusti e respinge quelli riprovevoli, attribuendo tale massima a Seneca; nel Tresor , inoltre, poco dopo, si sottolinea ancora: Li maistres dit: Sous atemprance sont toutes les vertus qui ont seingnorie sor les autres mors et sor les mauvais delis qui nuissent a home trop perilleusement, car il sont sovent achoison de mort ou de maladie. Seneques dit: Por les desirriers perist la greingnor partie des cors. [D]’autre part, qui sert a ses desirriers est sousmis au jouc de servaige, il est orgoillous, il deguerpi a Dieu, il pert son sens et sa vertu 61 . Il passo è ancora più specifico e s’introduce anche la posizione di Seneca sull’argomento, ma pare comunque ancor più lontano dal testo di z . Lo stesso passaggio si ritrova ancora nella Compilazione T (f. 259ra-b) ma sembra qui esemplato proprio a partire dal Tresor : è infatti qui assente la sentenza senechiana (si crea dunque un’opposizione Tresor e Compilazione T contro z ). Andando un po’ a ritroso, si è scoperto che la citazione è autorevole e la fonte primaria del passo sembra essere l’epistola n. 88 delle Epistulae ad Lucilium : «Temperantia voluptatibus imperat, alias odit atque abigit» 62 . Torna ancora una volta il problema del filtro: è poco probabile che z abbia utilizzato una fonte primaria (Seneca latino o una sua traduzione); più verosimile, invece, l’utilizzo di un florilegio di citazioni o un’opera collettrice: sia il Tresor che la Compilazione T sono però da escludere in questa circostanza. Interpolazione n. 9 [177vb] [I ii xxv Rubr.] 63 Cis .xxv.ismes chapitles parle de debonnaireté. [178ra] [I ii xxv] […] [1] Et de ce dit Seneques que les es sont felonesses et laissent leur aguillons es plaies que eles font; mais nature a ordené que li rois des es n’a point d’aguillon et ce est grans exemples as rois et as princes. Et de tant com leur yre puet grever que li yre dou roi 60 Ed. Beltrami/ Squillacioti/ Torri/ Vatteroni (2007: 494): II, 72 §1. 61 Ibid.: II, 72 §3. 62 g uMMere , r. M. (ed.) 1883: Seneca, Ad Lucilium Epistulae morales , London/ New York, W. Heinemann/ G. P. Putnam’s sons: 366. 63 Ma I ii xxviii nella versione lunga. 78 Gavino Scala DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 des es doivent estre plus rassis et atempré que li autre. [2] Encore dit Seneques: debonnairetés fait le roi vivre en pais; la plus bele chose qui soit a prince est quant sa vie est convoitié de tous. Forterece que on ne puet gaaignier est quant li princes a l’amour des hommes. […] Neanche in questo caso l’interpolazione sembra essere desunta dal Tresor . La fonte è ancora Seneca ma questa volta l’opera di riferimento è il De clementia : il §1 trova chiaro riferimento nella metafora delle api come modello sociale (Libro I capitolo 19 §2-3) 64 , mentre il concetto di bonarietà è espresso qualche paragrafo dopo (cf. ivi, §7-9) 65 . Anche in questo caso, come per il precedente, si ipotizza l’intermediazione di un filtro. Inoltre, il passo è ancora una volta presente nella Compilazione T (f. 254va-b): Quant Seneques parole de deboinaireté, il dist : vrais gueredons est cose bien faite. Nule aiue ne vaut s’ele n’est faite en viertu. La folie des contraires gens doune souvent a souffrir as paisivles. Nus ne se puet longement faindre car tost rechiet en sa nature; mais ce qui est fait en verité croist tous jours et monteplie; ce est aussi grans cruautés de pardouner a tous comme de pardouner a nului. Nulle chose n’afiert mious a roi que deboinairetés. Propre chose de bon corage si est d’iestre plaisans paisiveles et despiter les courous, non pas tenchier ne suir son ire, car c’est maniere de femme. Les es sont felenesses et laissent leur aguillons es plaies que eles font mais nature a ordené que li rois des es n’a point d’aguillon et ce est grans exemples as princes. Car de tant comme leur ire puet plus grever que li ire doi roi des es, de tant doivent il estre plus rasis et plus atempre que autre . Cius est deceus qui cuide que li pooirs son roi s’estenge la ou ses rois n’a nient. Deboinairetés fait le rois vivre en pais et puet seurement aler par tout. Fortereche que on ne puet gaaingnier est quant li princes a l’amour de ses houmes. La plus biele cose qui soit a prinche si est quant sa vie est convoitié de tous . Le parti evidenziate sono state amalgamate quindi in z e potrebbero essere state tratte dalla Compilazione T ma a quel punto si dovrebbe anche ipotizzare un intervento del compilatore di z che non si sarebbe limitato a copiare in blocco il testo ma ne abbia estratto alcuni passaggi. Interpolazione n. 10 Gouv. red. z - Interpol. n. 10 Tresor (ed. Beltrami et al. 2007) [182ra] [I iii viii Rubr.] Cis .vii.ismes chapitles enseigne quele difference il a entre courous et haine et comment li roi et li prince se doivent avenaument contenir en courous et en debonnaireté. [Libro II] 43. Ci parole de amisté 64 Cf. B raund , s. (ed.) 2016: Seneca, De clementia , Oxford, Oxford University Press: 235. 65 Cf. ivi 236-37. 79 DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 Livre du gouvernement des roys et des princes e Tresor [182va] [I iii viii] […] [1] Car plusour quident avoir grant plenté d’amis, qui en ont mout poi et en nule maniere ne puet mieus li hom esprouver qui est ses amis comme il fait en aversité. Si comme Tarquinius dit quant il fu en essil, car adont il esprouva qui estoit ses amis ne qui non, pour ce que il n’avoit pooir de vivre ne d’aidier . [2] Et Aristotiles tiesmoigne que li ami sont besoignable et en prosperité et en aversité, car bons amis est refuges et seurs pors. [3] Et qui est sans amis il est tous seus en ses affaires; et cil qui fist la loy commanda plus ses citoiiens a avoir charité et amour ensamble que justice, pour ce se tuit fussent juste, si leur convenist il avoir charité et amistié, mais se tuit fussent ami justice n’eust nul mestier. […] [2] Donques, sont amis plus beseingnables en ce et en totes angoses et aversités que l’en puet avoir, por ce que bon ami est tres bon refuge et seur port. [3] Et cil qui est sens son ami il est tout sol en ses afaires; […] Cil qui fait la loi conforte plus les citiens a avoir charité et amor ensemble que en justise, por ce que se toz homes fussent justes, encor lor covient avoir charité et amisté, por ce que charitez est garderesce d’amisté, selonc sa nature, et la defent de toz assauz de discorde et destruit toute meslee et malevoillance 66 . […] I §2-3 sembrano effettivamente provenire dal Tresor mentre restano dubbi sull’inusuale citazione concernente Tarquinio: essa non sembra presente nemmeno nella Compilazione T, dove non vi sono sezioni che parlano dell’amicizia, se non in modo marginale (f. 259va-b), e dove la stessa è descritta soltanto come una delle parti della liberalité . In ogni caso, la citazione, a monte, dovrebbe provenire dal Laelius di Cicerone 67 . 5. Conclusioni In conclusione, appare chiaro che le tradizioni manoscritte del Gouvernement e del Tresor si siano incrociate a più riprese nel corso della loro storia. Il fatto interessante che emerge dai dati appena esposti è che i contatti, irrelati tra loro, sono avvenuti in momenti differenti: fanno perciò riferimento a rami diversi dello stemma (almeno per quel che riguarda il Gouvernement ). Cambiando i riferimenti, cambiano anche le modalità: ad esempio, in B 4 l’accostamento dei due testi (nettamente distinti in 66 Beltrami/ Squillacioti/ Torri/ Vatteroni (2007: 408): II, 43 §2-3. 67 c harles , e. (ed.) 1898: Cicero, Laelius de amicitia dialogus , Paris, Librairie Hachette: 66: «Coluntur tamen simulatione duntaxat ad tempus : quod si forte, ut fit plerumque, ceciderunt, tum intelligitur quam fuerint inopes amicorum quod Tarquinium dixisse ferunt, tum exsultantem se intellexisse, quos fidos amicos habuisset, quos infidos, quum jam neutris gratiam referre posset» (XV, 53). 80 Gavino Scala DOI 10.2357/ VOX-2022-003 Vox Romanica 81 (2022): 57-84 questo caso) è meramente codicologico dato che al Gouvernement segue il testo di Brunetto Latini (nella tradizione del Tresor lo stesso codice è siglato B 6 ). Come illustrato da Beltrami, nel caso del ms. P 2 invece la fusione è meccanica (ma ragionata) ed il punto di contatto avviene all’altezza della macro-struttura: nella cornice del Tresor viene inserito tacitamente e con i dovuti ritocchi il III libro (qui numerato IV) del Gouvernement . Il nucleo tematico d’interesse tratto dal Gouvernement , e che qui arricchisce il testo di Brunetto, è la disquisizione sull’ordinamento dello stato (alle dottrine politiche delle autorità classiche seguono due Parti che trattano la reggenza in tempo di pace ed in tempo di guerra). Viceversa, per la redazione z la contaminazione è meno evidente poiché materiali del testo di Brunetto finiscono (forse tramite un ulteriore filtro) nelle trame testuali del Gouvernement , rendendo molto labili i confini tra le due opere. Ad un livello tematico, i materiali provenienti dal Tresor contribuiscono questa volta soprattutto ad arricchire la sezione riguardante l’assetto delle virtù: sono quindi gli aspetti didattico-morali dell’opera che vengono ulteriormente argomentati e corredati da una serie di citazioni classiche, spesso pertinenti e ben adattate al contesto. Appurate le sostanziali differenze, un punto comune alle due operazioni (P 2 e z ) potrebbe essere l’approccio dei due compilatori che si pongono a capo di ognuna di esse: in entrambi i casi, si procede a fondere i due testi in modo tacito, senza nessun avvertimento, a dimostrazione del fatto che opere didattico-morali come il Gouvernement ed il Tresor ben si prestavano a questo tipo di iniziativa. In sostanza, i due compilatori, seppur con modi e con interessi diversi, procedono con la stessa attitudine; tuttavia, mentre il compilatore di P 2 copia in blocco il terzo libro del Gouvernement , il compilatore di z opera invece a priori (? ) una selezione degli argomenti e delle sezioni di maggiore interesse; in quest’ultimo caso giocano probabilmente un ruolo decisivo la duttilità e versatilità degli exempla morali, che si adattano facilmente, come visto, a diversi apparati argomentativi. Bibliografia a rduini , F. 2008: La forma del libro. Dal rotolo al codice (secoli III a. C.-XIX d. 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Traditions in contact and some related methodological problems Summary: The aim of this article is to offer new research perspectives on the points of contact between two manuscript traditions, the Livre du gouvernement des roys et des princes (first French translation of Gile of Rome’s De regimine principum ) on the one hand and the Tresor on the other, thereby adding new elements to Pietro G. Beltrami’s studies (B eltraMi , P. g. 1993: «Tre schede sul Tresor », ASNPisa 24: 115-190). After a general overview of the Gouvernement and its manuscript tradition, I focus mainly on some textual quotations of the Tresor , which are included in an alternative version of the Gouvernement (here named z ). By comparing this case with other instances of contact, I demonstrate that manuscript traditions of didactic and moral texts tend to be in contact because they are usually rewritten, modified and interpolated due to their flexible and adaptable nature. Keywords: Philology, Manuscripts, Interpolation, Giles of Rome, Tresor, Versions, Didactics, Morality