eJournals Italienisch 43/85

Italienisch
ita
0171-4996
2941-0800
Narr Verlag Tübingen
10.24053/Ital-2021-0005
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2021
4385 Fesenmeier Föcking Krefeld Ott

Giuseppe Picci e l’auctoritas degli studi danteschi di Carlo Witte

61
2021
Matthias Bürgel
Der Brescianer Gelehrte Giuseppe Picci (1809–1888) bedient sich in seinem 1843 publizierten Werk I luoghi più oscuri e controversi della Divina Commedia di Dante dichiarati da lui stesso mehrfach der Studien Karl Wittes, der für ihn offenkundig eine Autorität auf dem Gebiet der Dante-Forschung darstellt. Dies zeigt sich auch in späteren Beiträgen, in denen Picci eine Gegenposition hinsichtlich der Authentizität der Epistola a Cangrande einnimmt. Trotz des ständigen Bezugs auf Witte zitiert Picci in den verschiedenen Ausgaben seiner populären Guida allo studio delle belle arti e al comporre jedoch nicht dessen Edition der Commedia.
ita43850046
46 DOI 10.24053/ Ital-2021-0005 MATTHIAS BÜRGEL Giuseppe Picci e l’auctoritas degli studi danteschi di Carlo Witte Nel 1843 lo studioso bresciano (ma di origini valtellinesi) Giuseppe Picci (1809-1888), professore di lettere presso vari ginnasi lombardi, 1 pubblica I luoghi più oscuri e controversi della Divina Commedia di Dante dichiarati da lui stesso� Tale opera di critica dantesca, volta soprattutto a dare un’interpretazione storicizzante del sistema allegorico sottostante al poema, avrebbe trovato un lettore attentissimo in Germania� Infatti, Friedrich Christoph Schlosser, cattedratico di Storia all’Università di Heidelberg, riassume - senza farvi esplicitamente riferimento - in due dei suoi scritti pubblicati nella miscellanea Dante-Studien (1855) 2 parti significative del volume di Picci, che così diventa la base della sua lettura della Commedia� Pur riconoscendo alcuni meriti alle fatiche del Picci, Schlosser esprime in generale un parere piuttosto negativo, non privo di frecciate polemiche, sulle competenze critiche del collega italiano: «Er [scil� Schlosser] würde sich dabei nicht erlaubt haben, Herrn Picci’s Urtheile weg zu lassen, wenn er nicht viel mehr Werth auf Herrn Picci’s Notizen als auf sein Urtheil legte� Dieser macht es nämlich, wie es überall die Herren machen, welche berühmt werden wollen, er macht nach allen Seiten hin tiefe Bücklinge und ein (auf welche Weise es auch sein mag) ausposaunter Name ist ihm eine Autorität� Er ist nach Art seiner Landsleute mit dem dottissimo und illustrissimo und anderen dergleichen Superlativen sehr freigebig und legt auch auf platte Schwätzer Bedeutung die wie Balbi und Lamartine in allen ernsten Dingen, im inneren Leben, in der Wissenschaft, in der Philosophie, in der ernsten Geschichte, um so weniger dem denkenden Forscher genügen, je lauter der Beifall des großen Publikums ist�» 3 In verità, illustrissimo non è parola attestata nel saggio di Picci, mentre dottissimo vi ricorre effettivamente in alcune occasioni e non di rado con riferimento ad altri studiosi di Dante� Così troviamo il termine in questione anche in coppia con un altro aggettivo dello stesso grado ovvero stimatissimo; e 1 Sulla biografia di Picci cfr� Martinelli/ Martinelli 1996, p�-59, rispetto a cui correggo la data di morte seguendo Gallia 1888� 2 Cfr� rispettivamente Schlosser 1855a e Id� 1855b� Gli ampi debiti dei contributi schlosseriani al libro di Picci furono già individuati da Scartazzini 1881, p�-96� 3 Schlosser 1855a, p�-17� 47 Matthias Bürgel Giuseppe Picci e l’auctoritas degli studi danteschi di Carlo Witte sembra ben plausibile che fosse proprio quello il passo a suscitare il disappunto di Schlosser, dal momento che il binomio di superlativi tesseva le lodi di un altro studioso tedesco, dotato di una sensibilità filologica ben diversa: 4 «Il mio stimatissimo e dottissimo amico e collega Witte, abbastanza conosciuto in Italia, ed io, abbiamo dato in luce alcuni saggi di critica e di sposizione ed altri lavori su le cose di Dante […]�» 5 Il vero bersaglio della polemica di Schlosser, dunque, è Carlo Witte (1800-1883), giureconsulto dell’Università di Halle, che in quegli anni però ha già consolidato la sua fama di dantista di spicco� Infatti, sono già usciti i lavori ecdotici sul Convivio nonché l’edizione critica e commentata delle Epistole del promotore della Dante-Gesellschaft� 6 In verità, l’espressione di stima è una mera citazione, in cui Picci riporta il parere di Ludwig Gottfried Blanc, professore di Filologia romanza presso la medesima università� Nel brano sopra citato, quest’ultimo si era rivolto «all’illustre conte Cesare Balbo», 7 e quindi ad uno degli autori successivamente colpiti dall’invettiva schlosseriana, 8 mettendo in evidenza il ruolo di spicco del suo collega all’interno del panorama internazionale degli studi danteschi� Tuttavia, ciò che dà fastidio a Schlosser, come si è visto, è il fatto che Picci riprenda letteralmente tali parole encomiastiche riferite a Witte� In effetti, al professore di Heidelberg non poteva essere sfuggito che anche sulle pagine precedenti si ricordava frequentemente il celebre giurista sassone, di cui si parlava sempre con la massima riverenza� Così, già nel capitolo introduttivo, Picci lo presenta, insieme al diplomatico marchigiano Giovanni Marchetti, come uno dei pochissimi predecessori della propria linea interpretativa della Commedia� 9 Successivamente, Picci rimanda ai lavori di Witte soprattutto 4 Per gli studi danteschi di Schlosser cfr� Schrader 1983 nonché Bürgel 2021, dove si mette in evidenza il pressoché completo disinteresse dello storico per questioni filologiche� Per un panorama delle ricerche dantesche di Witte rimane fondamentale Folena 1993� Si noti che anche le posizioni critiche di Witte non si allontanano da certi presupposti romantici, mentre cambia radicalmente la prospettiva storico-filologica assunta (ib�, p�-48)� Sulla fortuna di Dante nella Germania ottocentesca in generale cfr� Bartuschat 2011� 5 Picci 1843, p�-271� I corsivi sono miei� 6 Per la biografia di Witte cfr� (H�) Witte 1971� 7 Picci 1843, p�-270� 8 Si sarà notato che Schlosser impiega il nominativo Balbi, ma è evidente che si riferisce allo storico e politico piemontese, autore di una fortunata Vita di Dante; cfr� Scotti 1970, p�- 496� La contiguità testuale fra l’attacco a Balbo e quello allo stile di Picci rende ancora più probabile che il luogo che diede così tanto fastidio allo Schlosser fosse proprio quello� 9 Cfr� Picci 1843, p�-17� Per le attività di Marchetti in campo dantesco cfr� Cappelletti 2011� 48 Giuseppe Picci e l’auctoritas degli studi danteschi di Carlo Witte Matthias Bürgel per quanto riguarda il contenuto delle Epistole, il che è dovuto all’approccio generale del saggio, che cerca, in piena sintonia con le letture italiane romantiche e risorgimentali del poema, di comprendere l’opera dantesca alla luce della biografia dell’Alighieri� 10 Picci, infatti, si avvale delle ricerche pionieristiche dell’erudito tedesco per comprovare il soggiorno di Dante in Casentino 11 nonché per corroborare la propria opinione in merito all’identità del Veltro con Cangrande della Scala� Così si serve della spiegazione wittiana «delle parole dell’epistola dedicatoria del paradiso, tenellus gratiae vestrae, le quali non brevità di tempo significano, come avvisarono il Dionisi, lo Scolari il Troya, ma intensità d’amore, come notò il Witte»� 12 Di conseguenza, Dante poteva aver conosciuto il signore di Verona parecchi anni prima della stesura dell’Ep� XIII� Risulta senza dubbio significativo il fatto che al parere di Witte venga assegnata un’autorevolezza superiore a quella di ben tre rinomati studiosi italiani sette e ottocenteschi� 13 Allo stesso modo, Picci evoca l’Epistola ad Arrigo VII per schierarsi con Witte contro Pietro Fraticelli a proposito della datazione dell’Inferno: poiché non è possibile che la condanna di Clemente V in Inf. XIX preceda le parole «Quem (Henricum) Clemens, nunc Petri successor, luce apostolicae benedictionis illuminat» dell’epistola datata al 1310, la pubblicazione della prima cantica deve essere avvenuta giocoforza in un momento posteriore: con questo argomento si cerca di confutare la tesi del letterato fiorentino che datava invece la pubblicazione dell’Inferno al 1309� 14 Si evince l’enorme stima che Picci doveva nutrire per Witte dal giudizio complessivo posto in apertura dell’esposizione della questione: «Il professor Witte, che negli studi danteschi vide sì adentro e si rese cotanto benemerito, accostossi alla sentenza del Dionisi, tenendo la prima cantica essersi potuta compiere sol dopo la morte di Arrigo VII […]�» 15 Lo studioso lombardo non manca nemmeno di sottolineare il ruolo di Witte nell’individuazione delle epistole dantesche contenute nel ms� Vat� Pal� 1729, all’epoca inedite, 16 benché tale codice in verità non fosse stato «trovato dal benemerito professore di Bre- 10 Cfr� Folena 1993, pp� 32-33� 11 Cfr� Picci 1843, p�-85� 12 Picci 1843, p�-165� 13 Sugli studi danteschi nell’Ottocento cfr� Vallone 1958; per Dionisi cfr� Mazzoni 2018, pp� 162 sgg� 14 Cfr� Picci 1843, pp� 184-188, dove, alle pp� 184-185, si ripetono gli «argomenti già messi in campo dal profess� Witte» (ib�, 185)� 15 Ib�, p�-177� 16 Cfr� Folena 1993, p�-38� 49 slavia», 17 ma dal filologo classico Theodor Heyse, come tra l’altro egli stesso aveva dichiarato nell’edizione delle Rime del 1842� 18 Le pagine di Picci confermano quindi, complessivamente, che Witte viene considerato da parte dei colleghi italiani a lui contemporanei una specie di autorità imparziale in materia dantesca, soprattutto per quanto concerne il dibattito sulle Epistole� 19 Tuttavia, solo pochi anni dopo la pubblicazione de I luoghi più oscuri e controversi Picci prende le distanze dal parere del dantista tedesco in merito all’autenticità dell’Epistola a Cangrande e di conseguenza anche dalle posizioni da lui stesso sostenute precedentemente� All’interno di una più ampia rassegna bibliografica degli studi danteschi coevi, tracciata per la Rivista Europea, 20 il letterato bresciano ritorna sulle Epistole dantesche in occasione della pubblicazione dell’edizione di Alessandro Torri, 21 a cui era seguita una recensione piuttosto severa di Scolari, apparsa nel 1844� 22 Balza subito agli occhi che Picci ci tiene a far precedere il suo giudizio da un’ulteriore espressione di riverenza nei confronti di Witte e della sua edizione, attribuendogli un’altra volta anche la ‘scoperta’ nella Biblioteca Apostolica Vaticana: «[…] ma il signor Carlo Witte professore a Breslavia, cercatore diligentissimo di ogni cosa dantesca, il primo che pensasse a darle [scil� le Epistole] unite alla luce, poté a stento raccoglierne sette che fossero intere, e di due il principio, e di una un frammento, cui pubblicò per le stampe di Breslavia colla data di Padova l’anno 1827� Dieci anni più tardi, dopo nuove ricerche, gli avvenne di coprirne nella Vaticana poche altre […]�» 23 Successivamente Picci riporta in modo pedissequo i dubbi di Scolari sull’autenticità dell’Epistola a Cangrande� Si tratta di un’argomentazione basata soprattutto su presunte contraddizioni interne, divergenze contenutistiche fra essa e il Convivio nonché sul fatto che la lettera non viene citata né presso i più antichi commentatori né nella Vita di Dante di Boccaccio� Nella seconda parte dell’intervento, invece, Picci risponde prima ad alcune osservazioni di Francesco Maria Torricelli di Torricella, per poi soffermarsi in modo esplicito anche sulla posizione di Witte� Ripete, quindi, fedelmente la difesa wittiana dell’autenticità dell’Epistola, però conclude: «Questi argomenti accettavamo 17 Picci 1843, p�-193� 18 Cfr� Zanin 2020, p�-87� 19 Cfr� ib�, pp� 97-99� 20 Cfr� Picci 1846� 21 Evidentemente, Picci non aveva ancora avuto a disposizione tale edizione quando furono dati alle stampe I luoghi più oscuri e controversi� 22 Epistole (ed� Torri) e Scolari 1844� 23 Picci 1846, p�-330� Matthias Bürgel Giuseppe Picci e l’auctoritas degli studi danteschi di Carlo Witte 50 noi pure nel nostro libro dei Luoghi più oscuri e controversi della Divina Commedia […]; ma poscia più maturo esame ci condusse a dubitare della loro certezza�» 24 In sostanza, Picci sostiene che l’Epistola sia una contraffazione abilmente realizzata sulla falsariga degli antichi commentatori, ribadendo soprattutto l’importanza dello scarto fra il commento boccacciano e la Vita di Dante del Certaldese, priva di accenni al documento in oggetto� In seguito, il discorso si sposta sull’edizione di Alessandro Torri e sulla querelle fra quest’ultimo e Scolari: «[…] nelle pagine XVI e 100 a 146 dell’Epistolario sono solamente riprodotti gli argomenti del professore prussiano, che già vedemmo: nella XVII non si reca che un argomento indiretto per iscusare alcune incoerenze notate dal cavalier Scolari fra l’Epistola e il Poema Sacro […]�» 25 Tale affermazione dimostra chiaramente che, per Picci, il vero termine di confronto rimane Witte, la cui auctoritas continua a dominare l’intero dibattito� Segue tutta una serie di obiezioni alla difesa dell’autenticità dell’Epistola condotta da Torri, che culminano in una disamina della citazione aristotelica del cap� XX (55), rispetto a cui il nostro recensore osserva: «A questo passo nota il professor Witte avere scorso intero il citato libro III della Metafisica d’Aristotele e non essersi avvenuto in alcuna parola o sentenza che rispondesse alla citazione […]� E la cosa stà così veramente: e perciò dobbiam dire errata la citazione che in quella [scil� nell’Epistola] si legge�» 26 Successivamente Picci mette in luce che una citazione più pertinente del libro II della Fisica viene ricordata sia da Pietro Alighieri sia da Jacopo della Lana e ne deduce, basandosi sulla vicinanza cronologica dei due commentatori a Dante, che l’Epistola deve essere ad essi posteriore e, di conseguenza, spuria� 27 Witte, però, aveva visto bene: in effetti, l’accenno rinvia a Metaph�, II, 994a 1-2, ma non sembra che si tratti di una svista imputabile all’autore, bensì, così indica la tradizione manoscritta, di un errore d’archetipo� 28 In ogni 24 Ib�, p�-601� 25 Ib�, p�-602� 26 Ib�, p�-603� 27 Cfr� ib�, pp� 603-604� 28 Cfr� Azzetta 2016, comm� ad locum, 314-315� L’unico testimone a tramandare la lezione presumibilmente corretta in secundo è Y (= Verona, Biblioteca Capitolare, CCCXIV), per cui si presuppone un’emendazione da parte di un copista colto� Per il commento di Witte cfr� Ep� (ed� Witte) p�-89, n� 82� Giuseppe Picci e l’auctoritas degli studi danteschi di Carlo Witte Matthias Bürgel 51 caso, a prescindere dal presunto valore del passo per la vexata quaestio circa l’autenticità dell’Epistola XIII, quello che - almeno nell’ambito della nostra ricerca - risulta davvero notevole è il fatto che Picci si avvalga dell’autorità di Witte persino in merito a un problema storico-filologico riguardo al quale assume una posizione divergente� Si noti che Picci, stendendo le pagine succitate, evidentemente non era riuscito a reperire la recensione che l’illustre dantista tedesco aveva scritto sull’edizione di Torri� 29 Infatti, sembra che egli accenni proprio a tale «saggio che rimane assai più importante di quell’edizione [scil� di Torri]» 30 quando, nella prima parte della stessa rassegna bibliografica, lamenta i problemi di reperire ulteriori notizie sulla biografia di Dante: «Altri documenti vengono promessi dalle liberali cure di Lord Vernon, e dalla somma diligenza del prussiano professor Witte, a cui dobbiamo la prima edizione delle Epistole dell’Allighieri; ma questi sarà forse per seppellirli in qualche periodico di quell’ultimo angolo della Germania; e quegli dovrà elevare il prezzo della sua magnifica edizione troppo oltre le forze dei più�» 31 Il problema di accedere al materiale bibliografico straniero, invece, difficilmente sarà stata la causa principale dell’assenza dell’edizione della Commedia approntata da Witte dalla Guida allo studio delle belle arti e al comporre: il fortunatissimo manuale didattico di Picci fu pubblicato per la prima volta nel 1850 con un contenuto sempre più ampio a ogni ristampa, «fino a diventare ‘quasi una enciclopedia letteraria’»; 32 ciononostante non vi si trovano tracce che indichino un ricorso all’opus magnum filologico wittiano� In effetti, in una nota bibliografica apposta alla fine del capitolo sulla poesia epica - nota inserita con la terza edizione del 1852, che avrebbe anch’essa assunto delle dimensioni più consistenti ogni volta che il manuale veniva dato di nuovo alle stampe - continuavano a mancare, nel paragrafo dedicato allo studio della Commedia, gli accenni alle attività di Witte: «L’edizione più ricca di commenti è quella della Minerva di Padova, 1822, in 5 volumi; e del Passigli di Firenze, 1852 - la più corretta e la meglio illustrata ad uso della gioventù, è quella pubblicata in Firenze da Bruno- 29 Cfr� Witte 1843� 30 Folena 1993, p�-38� 31 Picci 1846, p�- 329� In verità, i Blätter für literarische Unterhaltungen uscirono a Lipsia, non a Breslavia, come sembra insinuare Picci� 32 Martinelli/ Martinelli 1996, p�-59� L’espressione tra virgolette sembra una citazione tratta dall’elogio funebre per Giuseppe Picci tenuto da Giuseppe Gallia, segretario dell’Ateneo di Brescia; cfr� Gallia 1888, p�-70 (nota)� Matthias Bürgel Giuseppe Picci e l’auctoritas degli studi danteschi di Carlo Witte 52 ne Bianchi, coi tipi di Le Monnier 1863 - e quella del Tomaseo (Milano, 1856), e del Fraticelli (Firenze, 1871) […]; » 33 così si legge nella nona edizione della Guida� 34 Confrontando il lungo estratto di Inf� XXXIII riportato in tale sezione del manuale con quello dell’edizione di Witte, ci si rende conto che effettivamente le proposte editoriali più notevoli di quest’ultima non vennero affatto accolte da Picci, sebbene questi rimanesse sempre disposto ad intervenire anche sul testo degli esempi letterari da lui riportati� Così, il risultato di una collazione di Inf� XXXIII, 1-21, 37-78 secondo la versione rivista del manuale (= Pi) con i rispettivi testi della Minerva (= M), di Passigli (= P) e di Witte (= W) nonché con quello della Crusca del 1837 (Cr37), volta ad elencare le varianti di sostanza fra tali edizioni, è la tavola seguente, che fornisce un quadro piuttosto significativo: 35 13 Tu dei saper ch’i fui conte Ugolino fui ’l Pi Cr37 M P] fui W 14 e questi è l’arcivescovo Ruggieri questi Pi Cr37 M P] questi è W 20 cioè come la morte mia fu cruda Cioè Pi Cr37 M P] Ciò è W 37 Quando fui desto innanzi la dimane Quando Pi Cr37 W] Quand’io M P 39 ch’eran con meco, e dimandar del pane eran con meco Pi Cr37 W] erano meco M P 41 pensando ciò che ’l mio cor s’annunziava che al Pi (ch’al) M P] ch’ il W Cr37 46 e io senti’ chiavar l’uscio di sotto chiovar Pi] chiavar Cr37 M P W 58 ambo le man per lo dolor mi morsi mani Pi Cr37 M P] man W; dolor Pi Cr37 M P] lo dolor W 59 ed ei, pensando ch’io ’l fessi per voglia E quei Pi Cr37 M P] Ed ei W 33 Picci 1879, p�-619� 34 A causa dell’emergenza sanitaria ho potuto consultare la decima edizione (del 1883), secondo il frontespizio anch’essa ancora riveduta da Picci, solo nella ristampa del 1885 («nona edizione sopra la decima della Guida»), in virtù della quale mi è stato comunque possibile accertare che anche in quella redazione continua a mancare ogni riferimento all’edizione berlinese della Commedia� 35 Si cita il testo della Commedia secondo l’ed� Petrocchi� Giuseppe Picci e l’auctoritas degli studi danteschi di Carlo Witte Matthias Bürgel 53 74 e due dì li chiamai, poi che fur morti poiché Pi M P] poi che W Cr37 Risulta evidente che il testo di Picci rimane ben differente da quello proposto da Witte e che l’erudito compilatore gli predilige i modelli esplicitamente indicati nella succitata nota bibliografica� Fanno eccezione (oltre alla singularis picciana al v� 46, che meriterebbe una discussione a sé stante) i vv� 37 e 39, dove, però, la lezione accolta, identica a quella di Witte, può vantarsi del sostegno autorevole dell’edizione approntata dagli accademici fiorentini� Se questa non può essere la sede per analizzare in dettaglio quale fosse il testo preciso utilizzato da Picci 36 , è senza dubbio degno d’interesse osservare che lo status di auctoritas conferito a Witte non comportava, per lo studioso bresciano, la volontà di aggiornare il brano dantesco prescelto tramite l’edizione berlinese� Picci, per quanto grande fosse la sua stima nei confronti del professore tedesco, evidentemente non riuscì a concepire la piena importanza di tale lavoro ecdotico né lo scarto qualitativo che separava «la prima edizione che merit[asse] il titolo di ‘critica’» 37 dai suoi predecessori: da questo punto di vista, come rappresentante tipico della sua generazione di letterati italiani, gli rimanevano del tutto estranee le acquisizioni della nuova filologia di stampo lachmanniano� Insomma, era ancora il periodo in cui Witte, in campo ecdotico, poteva «indisturbat[o] tener cattedra», benché, alla scomparsa di Picci nel 1888, non fossero lontani i giorni in cui i dantisti italiani sarebbero stati «in grado di competere ad armi pari con gli inglesi Moore e Toynbee»� 38 Abstract� Der Brescianer Gelehrte Giuseppe Picci (1809-1888) bedient sich in seinem 1843 publizierten Werk I luoghi più oscuri e controversi della Divina Commedia di Dante dichiarati da lui stesso mehrfach der Studien Karl Wittes, der für ihn offenkundig eine Autorität auf dem Gebiet der Dante-Forschung darstellt� Dies zeigt sich auch in späteren Beiträgen, in denen Picci eine Gegenposition hinsichtlich der Authentizität der Epistola a Cangrande einnimmt� Trotz des ständigen Bezugs auf Witte zitiert Picci in den verschiedenen Ausgaben seiner populären Guida allo studio delle belle arti e al comporre jedoch nicht dessen Edition der Commedia� 36 Mi riservo di trattare tale argomento in altra sede, dove avrò modo di soffermarmi anche sui rapporti fra il testo di Picci e quello degli altri studiosi da lui indicati, cosa a cui si è rinunciato per la tavola qui presentata per rendere, anche graficamente, più evidente l’opposizione Pi M P/ Cr37 vs� W� 37 Folena 1993, p�-42� 38 Dionisotti 1967, p�-287� Matthias Bürgel Giuseppe Picci e l’auctoritas degli studi danteschi di Carlo Witte 54 Summary� In his book I luoghi più oscuri e controversi della Divina Commedia di Dante dichiarati da lui stesso (1843), the Brescian scholar Giuseppe Picci (1809-1888) repeatedly uses the studies of Karl Witte, because he obviously sees him as an authority in the field of Dante Studies� A similar attitude towards Witte is also evident in later works that Picci dedicated to the question of the authenticity of the Epistola a Cangrande, although in these he took a position contrary to Witte’s� In the various editions of his successful Guida allo studio delle belle arti e al comporre, however, Picci at no point refers to the German scholar’s edition of the Commedia� Bibliografia Testi ed edizioni Commedia (ed� Crusca): La Divina Commedia di Dante Allighieri, ridotto a miglior lezione coll’aiuto di vari testi a penna da Gio� Batista Niccolini, Gino Capponi, Giuseppe Borghi e Fruttuoso Becchi, Firenze: Le Monnier 1837� Commedia (ed� Minerva): La Divina Commedia di Dante Allighieri, col commento del P� Bonaventura Lombardi M� C�, ora nuovamente arricchito di molte illustrazioni edite e inedite, Padova: Minerva 1822� Commedia (ed� Passigli): La Divina Commedia di Dante Allighieri, col commento del P� Bonaventura Lombardi M� C�, con le illustrazioni aggiuntevi dagli editori di Padova nel 1822 e con l’appendice, già appositamente compilata per le precedenti ristampe, molto rettificata e accresciuta per la presente, Prato: Passigli 1852� Commedia (ed� Petrocchi): La Commedia secondo l’antica vulgata, a cura di Giorgio Petrocchi, Firenze: Le Lettere 1994 (2° rist� riv�)� Commedia (ed� Witte): La Divina Commedia di Dante Allighieri, ricorretta sopra quattro dei più autorevoli testi a penna da Carlo Witte, Berlino: Decker 1862� Epistole (ed� Torri): Epistole di Dante Alighieri edite e inedite…, Livorno: Vannini 1843� Epistole (ed� Witte): Dantis Aligherii Epistolae quae exstant cum notis Caroli Witte…, Patavii: sub signo Minervae (Vratislaviae, apud edit�) 1827� Studi Bartuschat, Johannes: «Dante in Germania in età romantica», in: Letture Classensi, n� 39/ 2011 [= Letture e lettori di Dante� L’età moderna e contemporanea, a cura di Marcello Ciccuto], pp� 47-70� Bürgel, Matthias: «Friedrich Christoph Schlosser, lettore di commenti danteschi? », c�d�s� Cappelletti, Cristina: «Della prima e principale allegoria del poema di Dante� Interpretazioni sette-ottocentesche di ‘Inferno’ I», in: Testo, n� 61-62/ 2011, pp� 93-104� Giuseppe Picci e l’auctoritas degli studi danteschi di Carlo Witte Matthias Bürgel 55 Dionisotti, Carlo: «Varia fortuna di Dante», in: Id�, Geografia e storia della letteratura italiana, Torino: Einaudi 1967, pp� 255-303� Folena, Gianfranco: «La filologia dantesca di Carlo Witte», in: Id�, Filologia e umanità, a cura di Antonio Daniele, Vicenza: Neri Pozza 1993, pp� 25-52� Gallia, Giuseppe: «Il cav� Giacomo Mondini e il cav� prof� Giuseppe Picci� Cenni necrologici del segretario», in: Commentari dell’Ateneo di Brescia per l’anno 1888, 1888, pp� 69-71� Martinelli, Luigi/ Martinelli, Maria: «Giuseppe Picci», in: Enciclopedia Bresciana, a cura di Antonio Fappani, vol� XIII, Brescia: La voce del popolo 1996, p�-59 (cfr� anche www�enciclopediabresciana�it/ enciclopedia/ index�php? title=PICCI_Giuseppe; ultimo accesso: 22/ 03/ 2021)� Mazzoni, Luca: «Dantisti veronesi nel Settecento», in: Dante a Verona� 2015-2021, a cura di Edoardo Ferrarini, Paolo Pellegrini e Simone Pregnolato, Ravenna: Longo 2018, pp� 153-168� Picci, Giuseppe: I luoghi più oscuri e controversi della Divina Commedia di Dante dichiarati da lui stesso� Con tre appendici, Brescia: Tipografia della Minerva 1843� Picci, Giuseppe: «Della letteratura dantesca contemporanea», in: Rivista Europea� Giornale di Scienze Morali, Letteratura ed Arti, n�s� n� 4/ 1846, 2, pp� 321-339; 591-604� Picci, Giuseppe: Guida allo studio delle belle arti e al comporre con un Manuale dello stile epistolare� Nona edizione riveduta dall’Autore, Milano: Oliva 1879� Scartazzini, Giovanni Andrea: Dante in Germania: storia letteraria e bibliografia dantesca alemanna, vol� I, Storia critica della letteratura dantesca alemanna, dal secolo XIV sino ai nostri giorni, Napoli-Milano-Pisa: Hoepli 1881� Schlosser, Friedrich Christoph: «Bemerkungen über den Zusammenhang der Canzonen, welche Dante ‘Vita Nuova’ genannt hat, mit der ‘Divina Commedia’», in: Id�, Dante-Studien, Leipzig-Heidelberg: Winter 1855, pp� 2-34� Schlosser, Friedrich Christoph: «Dante’s Erklärer», in: Id�, Dante-Studien, Leipzig-Heidelberg: Winter 1855, pp� 35-58� Schrader, Ludwig: «Zur Situierung von Schlossers Dante-Kritik», in: Deutsches Dante Jahrbuch, n� 58/ 1983, pp� 11-40� Scolari, Filippo: Intorno alle Epistole latine di Dante Allighieri, giusta l’edizione fattasene in Breslavia nel 1827, ed ultimamente in Livorno nel 1843, lettera critica di Filippo Scolari, giuntevi per ristampa le note alla Divina Commedia del reverendissimo arciprete che fu di Soave D� Bartolomeo Perazzini, con altre illustrazioni ad alcuni luoghi di esso poema, Venezia: Tipografia all’ancora 1844� Scotti, Mario: «Cesare Balbo», in: Enciclopedia Dantesca, vol� I, Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana 1970, pp� 496-497� Vallone, Aldo: La critica dantesca nell’Ottocento, Firenze: Olschki 1958� Witte, Hermann: Karl Witte. 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