eJournals Italienisch 43/85

Italienisch
ita
0171-4996
2941-0800
Narr Verlag Tübingen
10.24053/Ital-2021-0013
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/61
2021
4385 Fesenmeier Föcking Krefeld Ott

Gianluca Cinelli/Robert S.C. Gordon (a cura di): Innesti. Primo Levi e i libri altrui, Oxford et al.: Peter Lang 2020, pp. 422, 1 ill., € 49,40 (Italian Modernities, vol. 36)

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2021
Mario Marino
ita43850157
157 DOI 10.24053/ Ital-2021-0013 Gianluca Cinelli/ Robert S.C. Gordon (a cura di): Innesti. Primo Levi e i libri altrui, Oxford et al.: Peter Lang 2020, pp. 422, 1 ill., € 49,40 (Italian Modernities, vol. 36) Il volume mette al centro di un’indagine sfaccettata l’intertestualità di Levi, ambendo a cartografarla come campo di ricerca a sé stante (v� perciò Gianluca Cinelli e Robert S� C� Gordon, «Introduzione», pp� 1 - 16, qui pp� 1, 2, 5)� A questo scopo, sul piano categoriale si abbandona la figura leviana delle «radici» in favore di quella degli «innesti» (pp�-4 e 16), ritenuta più consona al molteplice ibridismo (disciplinare, linguistico, culturale) e alle asimmetrie delle letture leviane (evidenti quando lo scrittore chimico incontra, per es�, il letterato di professione, una scienza diversa dalla propria o la tradizione religiosa e quella classica)� Sul piano della classificazione, si catalogano le letture in quattro parti («Gli strumenti umani», «La condizione umana», «Comprendere il Lager» e «La ricerca di sé»), corrispondenti a «direzion[i] di ricerca del pensiero e dell’arte di Levi» (p�-7)� Tale ordine palesa una concezione di Levi (cui Gordon ha contribuito, p� es� con il suo Primo Levi. Le virtù dell’uomo normale, Roma: Carocci 2004), in cui la dimensione prioritaria fondamentale è quella non del testimone, ma del pensatore, e dove il pensiero è legato all’agire, all’esperienza e al fare di un essere vivente terreno e non è speculazione astratta da sé e dal mondo naturale e sociale� La prima parte, «Gli strumenti umani», si sofferma sui monopoli umani della conoscenza e del linguaggio: la scienza della natura (in Levi, soprattutto chimica e fisica) è di per sé anche oggetto di riflessione (epistemologica, etica e civile) e di immaginazione (in Levi, la science fiction fantabiologica e delle distopie tecnologiche; cfr� su tutto ciò Antonio Di Meo, «Primo Levi e William Henry Bragg», pp� 19-36; Mario Porro, «Primo Levi e Galileo Galilei», pp� 37-54, qui pp� 48-49, 50-53; Enzo Ferrara, «Primo Levi e Stanislaw Lem», pp� 87-106, qui 94-98)� Il linguaggio, invece, viene esplorato nella sua tensione problematica con le cose e la verità, nella creatività del gioco e della metafora, nelle virtù delle lingue del lavoro scientifico e operaio e degli amati dialetti piemontese e romanesco (cfr� per tutto ciò il saggio di Porro alle pp� 43-45; Patrizia Piredda, «Primo Levi e Werner Heisenberg», pp� 55-72, qui pp� 59-67; Alberto Cavaglion, «Primo Levi e Giuseppe Gioacchino Belli», pp� 73-86, qui pp� 78-82; il saggio di Ferrara alle pp� 89-91, 98-101; Stefano Bartezzaghi, «Primo Levi e Lewis Carroll», pp� 107-124, qui pp�-111-118)� La seconda parte, «La condizione umana», indaga i termini della humana conditio, cominciando dall’eroismo e dalla sua ambivalenza che, impersonati dall’Ulisse dantesco, troverebbero nel Purgatorio dell’Alighieri la propria pregnante metafora (Vittorio Montemaggi, «Primo Levi e Dante», pp� Buchbesprechungen Buchbesprechungen 158 127-142, qui p�-140)� Le letture di Shakespeare sono associate alla capacità di narrare la propria storia individuale, legando per il tramite anche della citazione passato presente e futuro, storia individuale e collettiva, il chiaro e l’oscuro della coscienza (Valentina Geri, «Primo Levi e William Shakespeare», pp� 143-160, qui p�- 159)� Un originale accostamento a Bayle illumina l’atteggiamento verso il divino e il soprannaturale, che in Levi appare conforme, per via del rifiuto del dualismo anima-corpo, al materialismo anticartesiano e, per via del rigetto morale del Dio persona e di un senso provvidenziale o trascendente del male e della umana sofferenza, alla laicità e all’ateismo moderni (Simone Ghelli, «Primo Levi e Pierre Bayle», pp� 161-178, in particolare pp� 162-163, 165-166, 169, 171-172)� L’incardinamento dell’uomo nella storia naturale e, rispetto a ciò, la discontinuità introdotta dalla cultura sono al centro della «ricezione» (Pierpaolo Antonello, «Primo Levi e Charles Darwin», pp� 215-233, qui p�-202, 212, 216, 225) ibrida e non biologista (pp�-207 e 222) sia del darwinismo (una «matrice epistemologica e metaforica», p�-225, che in Levi alimenta, tra gli altri, l’antiantropocentrismo, la laicità e l’idea di continuità fra uomo e animale), sia dell’etologia ideologicamente problematica di Konrad Lorenz (Damiano Benvegnù, «Primo Levi e Konrad Lorenz», pp� 197-214)� Il «tormento dell’ispirazione» e la «dannazione della sensibilità» (Martina Piperno, «Primo Levi e Giacomo Leopardi», pp� 179-196, qui p�-185) sono, invece, impersonati dal Leopardi e, come insegna a Levi il Leopardi prosatore (in una riscoperta matura del Recanatese, nel frattempo affrancato dalle distorsioni del ventennio, pp� 179-184), l’automazione illude che l’uomo vi si possa sottrarre (pp� 186 ss�)� La terza parte, «Comprendere il Lager», muove dal distacco dall’intellettualismo e dai «compromessi rassicuranti» (Charles L� Leavitt IV, «Primo Levi e Elio Vittorini», pp� 237-254, qui p�-251) del discorso postbellico sulla ‘crisi dell’uomo’: in ciò, Levi sarebbe vicino al Vittorini successivo a Conversazione in Sicilia, distinguendosene, tuttavia, anzitutto per l’accento sulla disumanizzazione della vittima (p�-248)� Confrontandosi con Vercors (Uri S� Cohen, «Primo Levi e Vercors», pp� 255-272), Levi contesterebbe l’estetismo, l’esistenzialismo di Vercors (pp� 261 e 262) e l’uso ideologico di comodo fattone da parte di certo antifascismo (p�-260), problematizzando però al contempo, a partire dalla figura di Alberto nella seconda edizione di Se questo è un uomo, il tema dell’amicizia e della morale nel Lager (pp� 263 ss�)� Il ricorso a ipotesti poetici minimi come I fiori del male (di cui, però, è arduo rinvenire in Se questo è un uomo molte tracce ed echi univoci) servirebbe in chiave stilistica e retorica a dare voce, con la poesia, alla fine e al silenzio insiti nella distruzione dell’uomo (Sibilla Destefani, «Primo Levi e Charles Baudelaire», pp� 273-286, qui pp� 280 e 285)� Di contro, l’autoriflessione che struttura I Buchbesprechungen 159 sommersi e i salvati riverberebbe la «propensione» (Stefano Bellin, «Primo Levi e Franz Kafka», pp� 287-304, qui p�-303) a quell’incontro con l’altro da sé, che rivela il lato oscuro e inconscio di sé stessi e provoca l’apertura di un dialogo e di un autentico processo sul proprio io: in tale incontro, consisterebbe il portato ultimo della traduzione del Processo di Kafka (autore, appunto, stilisticamente e intellettualmente ‘altro’ rispetto a Levi, pp�-291 e 297)� Per relativizzare un’alterità ancora più radicale, come quella che emerge dalle posizioni di Levi e Samuel Beckett (Davide Crosara, «Primo Levi e Samuel Beckett», pp� 305-323, qui p�- 306), si tentano, invece, accostamenti sulla rappresentabilità dell’irrappresentabile, sulla missione del teatro rispetto alla catastrofe (p�-307), sulla condizione purgatoriale del superstite (pp� 307-308, 311), sulla «fisicità dell’esistenza» (p�-315) e sulla tecnica della deformazione (pp� 316 ss�)� La quarta e ultima parte, «La ricerca di sé», si apre sulla Montagna incantata e il ciclo di Giuseppe di Thomas Mann (Martina Mengoni, «Primo Levi e Thomas Mann», pp� 327-344), intesi sia come «matrici» (p�- 328), rispettivamente, di strutture narrative (la seconda edizione di Se questo è un uomo come romanzo di formazione di impianto morale) e di personaggi carichi di una universalità (che in Levi è storica e non mitica), sia, più in generale, come «viatici» (pp� 343-344) prima, durante e dopo la discesa al fondo rappresentata dal Lager� Dolorose questioni etiche e antropologiche come il rovesciamento del bene nel male (Gianluca Cinelli, «Primo Levi e Herman Melville», pp� 345-360, qui p�-359) e la natura e il significato dei fallimenti umani (pp� 347, 358-359) connotano un’altra lettura leviana paradigmatica e di lungo periodo (p�- 360), Moby Dick, al cui autore Levi sarebbe affine per l’elogio della «esperienza» (contrapposta a idealismo e spiritualismo e declinata come azione, lavoro, lotta) e del «senso del limite» (oltre il quale c’è la folle autodistruzione di Achab, come anche del ‘re del ghetto’ di Łód ź , p�-349)� Al centro degli incroci con Ovidio (Mattia Cravero, «Primo Levi e Ovidio», pp� 361-379), invece, si situa la metamorfosi, pensata come ibridazione, feconda ed esposta ai vizi di forma, e adottata come tema e come tecnica narrativa (per esempio, nel Sistema periodico) e, per il tramite della figura di Tiresia ne La chiave a stella, come presa di coscienza della propria evoluzione di scrittore� Chiude la raccolta una esposizione del rapporto con Calvino (Marco Belpoliti, «Primo Levi e Italo Calvino», pp� 381-401), autore a cui nel volume si ricorre forse troppo spesso come auctoritas e di cui Levi sarebbe una «sorta di gemello […], seppur con una personalità letteraria molto diversa», (p�-387)� Al netto di «influenze» (p�-390) e intellezioni reciproche (per es�, pp� 381-384, 386, 400-401), i due rappresenterebbero, comunque, Buchbesprechungen 160 Buchbesprechungen modalità distinte di naturalismo (p�-393) e di illuminismo (p�-392), una diversa episteme e differenti ragioni dello scrivere (pp� 396-398)� Nel complesso, si rafforza l’idea che la scrittura di Levi sia stata sempre tutt’altro che automatica, istintiva o immediata e che la sua personalità, umilmente e fecondamente ibrida, forzasse virtuosamente canoni, confini disciplinari e verità ufficiali e alla moda� La piena di stimoli, notizie ed esercizi interpretativi del volume soffre, tuttavia, la mancanza ancora di un ordine metodologico e di un quadro teorico unitari che preservino dal dissolvere Levi in una rete intertestuale� In tal senso, Il bibliotecario di Arcimboldo che campeggia in copertina può valere come istantanea dello stato dei lavori, ma non come ritratto dell’autore, che rimane irriducibile a una composizione barocca o postmoderna di citazioni� Mario Marino