Italienisch
ita
0171-4996
2941-0800
Narr Verlag Tübingen
10.24053/Ital-2021-0014
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Fesenmeier Föcking Krefeld OttNadia Terranova: Addio fantasmi. Torino: Einaudi 2018, pp. 196, € 17,00 – Nadia Terranova: Der Morgen, an dem mein Vater aufstand und verschwand. Aus dem Italienischen von Esther Hansen, Berlin: Aufbau Verlag 2020, pp. 251, € 20,00
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Luciana Casale
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161 DOI 10.24053/ Ital-2021-0014 Kurzrezensionen Nadia Terranova: Addio fantasmi. Torino: Einaudi 2018, pp. 196, € 17,00 - Nadia Terranova: Der Morgen, an dem mein Vater aufstand und verschwand. Aus dem Italienischen von Esther Hansen, Berlin: Aufbau Verlag 2020, pp. 251, € 20,00 Nata a Messina nel 1978, Nadia Terranova esordisce nel 2011 come scrittrice di libri per ragazzi� Nel 2015 pubblica il suo primo romanzo, Gli anni al contrario, con il quale si aggiudica numerosi premi� Addio fantasmi, apparso in Italia nel 2018 e tradotto nel 2020 in Germania sotto il titolo di Der Morgen, an dem mein Vater aufstand und verschwand, prosegue la linea di scrittura tracciata nel primo romanzo e ripropone il tema della famiglia come principale motivo narrativo� L’attenzione di Terranova è indirizzata ancora una volta a mettere in luce il carattere e il significato delle relazioni all’interno della famiglia nell’epoca della sua crisi� La scelta letteraria da parte della scrittrice di un tale topos, il suo sguardo rivolto alle trasformazioni della psiche umana nel mondo contemporaneo invitano ad una lettura del romanzo, incentrata sullo scardinamento dell’ordine familiare� Di primo acchito pare che questo ordine si concentri intorno alla figura del padre� Solo l’elaborazione della sua scomparsa sembra aprire lo spazio, nella seconda parte del romanzo, per una riparametrazione dello spazio domestico, della figura materna e quindi della relazione madre-figlia� Protagonista del romanzo è Ida, una donna di trentasei anni, che ha lasciato la sua terra di origine, la Sicilia, per vivere la sua vita a Roma� La divide con un marito, Pietro, al quale non è più legata dal desiderio, sfiorito dopo dieci anni di matrimonio, ma da una gratitudine ingombrante: Pietro è colui che, da sempre, è capace di leggere il dolore che persino in «occasioni allegre» (p�-10, tr� ted� p�-15) lei si porta negli occhi� Di tale dolore Pietro ha un sapere sin dall’inizio della loro relazione, pur non sapendo nulla di quella che diventerà sua moglie, pur non ponendo domande: «Sapeva di me senza aver mai chiesto, nell’unico modo in cui bisogna sapere i fatti di chi amiamo, perché li sappiamo e basta�» (p�-99, tr� ted� p�-128)� È solamente, perché Pietro già sa che egli potrà capire e sapere� Ed è per questo che Ida al loro primo appuntamento gli affida la sua storia con insolita generosità: una mattina, quando lei aveva tredici anni, suo padre, professore liceale di latino e greco, da tempo «ammalato di tristezza» (p�-44, tr� ted� p�-60), è andato via di casa e non è più tornato� Non è morto, ma scomparso� È Pietro a consigliarle dopo questa rivelazione di lasciar perdere la via dell’insegnamento, da lei sino a Kurzrezensionen 162 quel momento intrapresa, e di cominciare a scrivere, a mettere nelle storie il dolore «che non [sa] stare altrove» (p�-10, tr� ted� p�-15)� Ed è così che Ida è diventata una scrittrice di «finte storie vere» (p�-5, tr� ted� p�-9) per la radio e Pietro il suo compagno, il suo genitore, suo fratello, colui che in un matrimonio zoppicante le dorme ancora accanto� Ma a chi viene da una famiglia monca non è dato ricomporre ciò che si è spezzato� Scappando da Messina, Ida rinuncia al rifugio, alla casa, limitandosi a condividere spazi e tempi con un’altra persona� Di quella casa, di quel bisogno, essa ha fatto nel tempo opera di rimozione «con accurata violenza» (p�-5, tr� ted� p�-9)� Le appare allora cosa facile, a lei che ha saputo dimenticare e mettere in mezzo centinaia di chilometri, l’operazione a cui sua madre una mattina di fine estate con una telefonata la esorta a partecipare: aiutarla a svuotare la casa, in cui lei, la madre, è pur rimasta, di cui ha dovuto continuare ad occuparsene e di cui adesso intende liberarsi, non prima però di averne fatto riparare il tetto, colmare voragini e buchi� Ma già la notte prima della partenza e gli incubi che la abitano rivelano a Ida la natura pericolosa e del tutto speciale del viaggio che si accinge ad affrontare� Il ritorno non è un ritorno a casa, dove gli affetti e la pazienza di chi ci è caro aspettano, dove rifugio e riparo accolgono, ma piuttosto un’esposizione al naufragio, alla perdita, al rimescolio delle carte della propria provenienza e identità� A lasciare l’isola era stata una figlia che non era potuta restare e che altrove, sulla terra ferma, non aveva saputo e potuto trovare che una dimora provvisoria, l’unico soggiorno che le sembrava destinato a lei� A ritornare all’isola è ancora una volta quella figlia che negli anni ha dovuto farsi orfana, privarsi di madre e di padre, staccarsi di dosso ogni filiazione perché il suo soggiorno nel mondo fosse possibile, perché il suo dolore fosse sopportabile� Ed è da figlia uscita oramai dal ventre del mondo piuttosto che da quello della propria madre che Ida sbarca ora a Messina e ritrova questa donna, sua madre, la quale, privata delle sue vesti di generatrice, le si presenta ora come figlia che ha preso a somigliarle: «Spinta dalla folla che sbarcava dal ventre del traghetto, […] trovai mia madre� Portava un abito chiaro e corto sulle ginocchia, si era fatta crescere i capelli fin sotto le spalle; il viso, a dispetto dei sessantotto anni che avrebbero dovuto segnarlo, imbarazzava come quello di una ragazzina� […] Notai che crescendo - invecchiando - aveva preso a somigliarmi, neanche fosse lei la figlia […]�» (p�-15, tr� ted� p�-21) Da questa madre mancata Ida non si aspetta da anni più nulla che possa assegnarle lo statuto di madre e prima ancora di sposa� La donna che ha osato continuare a svolgere il suo lavoro di bibliotecaria mentre il marito ormai 163 Kurzrezensionen depresso non abbandonava più il suo letto, la donna che ha lasciato alle cure della figlia la nutrizione di un marito inappetente, colei che ha osato farsi una ragione della scomparsa del marito e accettare la sorte, colei che non nutre sensi di colpa, la donna che non ha smesso di motivare sua figlia adolescente a dimenticare e a voltare pagina, ora compie agli occhi della figlia il suo atto mancante finale: voler disfarsi di ciò che resta ancora a custodire l’assenza del padre-marito, la casa, alla quale questi un giorno potrebbe fare ritorno, da vivo o da spettro� Della rabbia e del disprezzo che Ida porta nei confronti della madre si colorano le prime giornate che Ida passa nella casa� Rintanata nella sua stanza, persegue il suo solitario crogiolarsi nel suo dolore non permettendo all’altra abitante di averne parte� Le arti del silenzio e della dissimulazione sono state, dall’altro canto, le armi con le quali le due donne hanno cercato di ‘abitare’ il danno (p�-48 tr� ted� p�-65) all’indomani della scomparsa del padre-marito� È non permettendo l’evocazione del nome del padre che le due donne hanno cercato di porre riparo all’irreparabile� Ma, intanto, il nome del padre si nascondeva nelle infiltrazioni dei tubi rotti, nella muffa sul tetto, nelle persiane sverniciate, nell’incuria di una ragnatela, nell’acqua bagnata sui vetri, e da lì «tiranneggiava»� Il padre, in preda alla sua depressione, è scomparso, è scivolato via dalla vita, per farsi presenza di un’assenza che non permette a chi è stato abbandonato di privarsi veramente di lui, di essere solo: «Il nome di mio padre ci tiranneggiava, quando lo rispettavamo ci prendeva in giro andandosene per settimane, lasciandoci recintate nello sconforto e nella paura, ma se ci impegnavamo a dimenticarlo usciva dal frigo, dal cassetto dove i suoi medicinali erano scaduti, si piantava davanti alla tavola apparecchiata; l’uomo che era stato mio padre guardava la nostra vita e avrebbe continuato a farlo per sempre�» ( pp� 35-36, tr� ted� pp� 48-49) È il destino di essere state abbandonate dall’uomo-padre-marito e private al contempo della possibilità del lutto ad accumunare, ma anche a dividere le due donne� Diverso è, infatti, il modo in cui esse affrontano la perdita: la madre-sposa vede nella scomparsa del marito un abbandono codardo, cerca in tutti i modi di rimettere in piedi la propria vita e di proteggere la figlia, non smettendo di comunicarle la necessità della felicità� La figlia adolescente legge, al contrario, la partenza del padre come il frutto della negligenza propria e di quella di sua madre, e della loro comune incapacità di cura� Ed è con tutte le sue forze che si oppone ad ogni opera di elaborazione della perdita, facendosi fedele e ossessionata guardiana della memoria del padre� È lei e non la madre a declinare i gesti di una Penelope che cura il ricordo dell’uomo assente, custo- Kurzrezensionen 164 Kurzrezensionen dendone la voce e il nome in un nastro registrato e, contrariamente all’eroina omerica, non continuando più ad abitare ma lasciando la casa, eleggendola, al contempo, a luogo maledetto e sacro� Ma durante il suo ultimo soggiorno messinese qualcosa inclina il modo di vedere di Ida, permettendole di ripristinare un rapporto con la madre e, allo stesso tempo, con la vita� A Ida si apre la possibilità di una nuova «educazione sentimentale» (p�-185, tr� ted� p�-236)� È l’incontro con la sua vecchia amica Sara, ma soprattutto la conoscenza fortuita del figlio dell’operaio che si accinge a riparare il tetto della casa a permettere a Ida di acquisire una nuova percezione delle cose� Grazie ad entrambi, Ida varca la soglia del proprio dolore e si affaccia su quella del dolore altrui, scoprendo l’umanità come una comunità di monchi, di difettosi, di esseri che hanno fatto l’esperienza della perdita, di «persone che hanno attraversato la morte e ne sono uscite ammaccate, disturbate, mai uguali» (p�-195, tr� ted� p�-249)� Ida scopre la vita umana nel suo strutturale carattere di sopravvivenza, il vivere come segnato inesorabilmente dalla perdita e dall’abbandono� La rivelazione dell’amica di un suo dolore antico, al quale Ida, immersa nel proprio, non aveva saputo porgere orecchio, ma soprattutto le confidenze di Nikos e la sua scelta di darsi la morte a soli vent’anni, aprono a Ida una possibilità inattesa, quella di poter seppellire il ricordo ossessivo del padre e, con esso, il desiderio di un’origine pura, non contaminata dalla perdita, e di lasciare che il presente, per quanto segnato e carico di passato, possa realizzarsi� È in questa nuova rivelazione delle cose che Ida riesce finalmente a vedere la sofferenza della madre, percepisce il travaglio di una donna che ha dovuto rinunciare ad essere amata� Ed è a questa donna che Ida permette di essere finalmente madre, sua madre, riappropriandosi allo stesso tempo del suo ruolo di figlia� La scoperta della condizione umana come strutturale condizione di privazione permette ad Ida di divenire ciò che con lo psicoanalista Massimo Recalcati 1 si può definire come la ‘figlia giusta’, colei che è capace di darsi alla vita, di marcare nuove linee esistenziali, liberandosi dal macigno del passato, senza pertanto disconoscere la propria filiazione, senza rinnegare la propria strutturale provenienza dall’Altro� 1 Tra i più noti psicoanalisti italiani, Massimo Recalcati ha affidato a numerosi scritti, tra i quali Cosa resta del padre (2011), Il complesso di Telemaco� Genitori e figli dopo il tramonto del padre (2013), Le mani della madre� Desiderio, fantasmi ed eredità del materno (2015), Il segreto del figlio� Da Edipo al figlio ritrovato (2017), analisi sulla genitorialità e sulla filiazione nella società postedipica� Dell’opera e delle riflessioni di Recalcati Addio fantasmi è pieno di echi e rimandi, a cui in questa sede non è stato possibile dedicare uno spazio di tematizzazione� 165 DOI 10.24053/ Ital-2021-0015 È una Ida lieve e gaia quella che abbandona alla fine del romanzo la casa e si appresta finalmente a vivere la sua vita al di là dell’isola, finalmente capace di vivere il presente: «Casa, ripeto fra me, e mi giro verso il continente e Roma che mi aspetta; casa, mi ripeto, ora con lo sguardo all’isola e a Messina che mi dice addio� La mia casa non è nessuna delle due, sta in mezzo a due mari e a due terre� La mia casa è qui, adesso�» (p�-195, tr� ted� p�-250)� Luciana Casale Ruprecht Günther: Napoli - Zwischen Feuer und Wasser, München: Salon Literatur Verlag 2018, 112 Seiten, € 18,90 Der Golf von Neapel zählt zu den Landschaften, deren beeindruckende Schönheit durch unzählige Darstellungen fest im kollektiven Gedächtnis verankert ist� Eine Perspektive auf die Hafenstadt «jenseits des Mainstreams» (Klappentext) verspricht der aus München stammende Grafiker, Illustrator und Autor Ruprecht Günther (*1954) in Napoli - Zwischen Feuer und Wasser� Der Bildband ist 2018 im Münchener Salon Literatur Verlag erschienen und inzwischen in einer 2� überarbeiteten Auflage erschienen (auch eine italienische Ausgabe mit dem Titel Il fuoco, l’acqua e Napoli in mezzo ist bereits auf dem Markt)� Der Band, dessen Titelelemente schon auf die Widersprüchlichkeit Neapels verweisen, ist Teil einer Serie von Bildbänden, die sich jeweils einer einzelnen Stadt widmen, die Günther bereist hat oder in der er länger gelebt hat, dazu zählen u� a� Bahia - Zwischen Sternen und Schutt (2016), Lisboa - die melancholische Schöne (2018) oder Tiflis - Zwischen Orient und Okzident (2020)� Ganz im Stil der klassischen Berichte europäischer Bildungsreisender beginnt Günther seinen fotografischen Reisebericht mit der eigenen Ankunft in der süditalienischen Metropole� Mit klarem Verweis auf Goethes berühmte italienische Reise beschreibt er zunächst die Beschwerlichkeiten der Anreise und den Moment, als sich schließlich die «zypressenbewachsenen Hügel» in der Ferne zeigen, die Gerüche «deftiger und schwerer» werden und die «südländische, sinnliche und widersprüchliche Welt» ihn langsam aufsaugt (S�-8)� Die kampanische Hauptstadt erscheint ihm als eine «schicksalhafte Ambivalenz zwischen Feuer und Wasser» (Klappentext)� Dem Zweck der Gattung Fotoband entsprechend steht in Günthers Annäherung das Schauen im Vordergrund� Der ihm «fremde[n] Welt» (S�-8) nä- Kurzrezensionen