Italienisch
ita
0171-4996
2941-0800
Narr Verlag Tübingen
10.24053/Ital-2021-0017
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Fesenmeier Föcking Krefeld OttPierangela Diadori/Stefania Carpiceci/Giuseppe Caruso: Insegnare italiano L2 con il cinema, Roma: Carocci editore 2020, pp. 368, € 34,00
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2021
Domenica Elisa Cicala
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170 DOI 10.24053/ Ital-2021-0017 Simona Bartoli Kucher bringt mit ihrem Engagement für einen Perspektivenwechsel auf die Mehrsprachigkeit und einem neuen Fokus auf die Integration von Film und Literatur im Fremdsprachenunterricht einen breit gefassten Überblick zur Fachliteratur und mit ihren Vorschlägen für den Unterricht eine interessante, wenn auch nicht erschöpfende Palette an Texten und Filmen zur Umsetzung� Dass sie letztere als Stimuli und nicht als Rezepte präsentiert, ist ihr hoch anzurechnen� Zur Diskussion stellen möchte ich die Forderung nach der Standardisierung der im Buch vorgeschlagenen Texte und Filme sowie deren Aufnahme in den Kanon der literarischen Texte in Lehrmitteln� Dazu ist anzufügen, dass diese Forderung eher die Situation des Sprachunterrichts an italienischen Schulen betrifft� Ruedi Ankli Pierangela Diadori/ Stefania Carpiceci/ Giuseppe Caruso: Insegnare italiano L2 con il cinema, Roma: Carocci editore 2020, pp. 368, € 34,00 Il presente volume si propone di offrire a docenti di italiano L2 una guida per analizzare, selezionare e utilizzare film italiani come veicolo linguistico e culturale� Come afferma Fabio Rossi nelle pagine di «Introduzione� Cinema italiano e glottodidattica» (pp� 9-15), il cinema italiano ha sempre dimostrato nel corso della sua storia una spiccata propensione alla «lettura critica del tempo e dello spazio» (p�-9), rendendosi mezzo di rispecchiamento della realtà, anche da un punto di vista linguistico� Pur restando un’operazione estetica, il prodotto cinematografico consente di riflettere sulla sua inclinazione storica e sulla sua doppia dimensione linguistica, da un lato realistica e regionale, dall’altro antirealistica e letteraria, fino a divenire, negli anni Duemila, veicolo di espressione di un plurilinguismo dettato da molteplici fattori storico-sociali� Alla luce di tali caratteristiche, nel sottolineare il valore del cinema come strumento glottodidattico, Rossi auspica l’affermazione di «un uso finalmente integrato e multimodale delle risorse semiotiche» (p�- 14) nell’insegnamento dell’italiano non solo a stranieri� Il libro è composto da cinque capitoli, di cui qui di seguito si passano in rassegna aspetti contenutistici, proponendo una disamina informativa accompagnata da elementi di valutazione� Il primo capitolo (pp� 17-90), scritto da Stefania Carpiceci e intitolato «Il cinema italiano», offre una sintesi panoramica della storia del cinema italiano dal muto ai giorni nostri, realizzata a Kurzrezensionen Kurzrezensionen 171 partire dai numerosi volumi di Brunetta e Micciché� 1 In un compendio preciso e circostanziato si ripercorrono le tappe principali di sviluppo del genere cinematografico in Italia: dalla nascita del cinema - con il primo film a soggetto, intitolato La presa di Roma (20 settembre 1870) e diretto nel 1905 dal regista Filoteo Alberini - all’affermarsi di una produzione policentrica, localizzata in diverse città, tra cui in primis Torino, Roma e Milano� Organizzato in otto paragrafi, il capitolo presenta in modo conciso e coerente argomenti necessari a inquadrare la trattazione da un punto di vista storico� Narrando fatti ed eventi importanti che segnano il percorso di sviluppo del settore cinematografico in Italia e facendo emergere i molteplici legami del cinema italiano con la politica, l’economia e la produzione internazionale, Carpiceci mette a fuoco l’attività di registi e attori, discute la presenza di macrogeneri e filoni tematici, tra tendenze, correnti e vere e proprie saghe; ne rintraccia topoi, contaminazioni e peculiarità, senza tralasciare cenni alla trama di cult movies e alla descrizione di scene filmiche particolarmente rappresentative� In un’esposizione attenta a date, nomi, titoli, il primo capitolo riesce nell’obiettivo di fornire una cornice di riferimento di un quadro d’insieme ampio e variegato, di cui tratteggia a chiare linee «il continuo stato di avanzamento e approfondimento» (p�-83)� Come suggerisce il titolo «Come parla il cinema italiano», nel secondo capitolo (pp� 91-162) Pierangela Diadori propone un’analisi linguistica dell’italiano cinematografico, di cui indaga determinati aspetti secondo il modello teorico della variazione sociolinguistica� 2 Dopo una ricostruzione diacronica che riprende le periodizzazioni proposte da Brunetta 3 e Raffaelli 4 , presenta 1 Riprendendoli dall’elenco bibliografico riportato in chiusura del saggio, si menzionano qui i seguenti titoli: Gian Piero Brunetta, Cent’anni di cinema italiano, Roma-Bari: Laterza 1991; Storia del cinema italiano, Roma: Editori Riuniti 2001; volumi I-IV; Guida alla storia del cinema italiano 1905-2003, Torino: Einaudi 2003; Lino Micciché, Il cinema italiano degli anni ’60, Venezia: Marsilio 1975; (a cura di), Il neorealismo cinematografico italiano, Venezia: Marsilio 1975; Il cinema italiano degli anni ’70, Venezia: Marsilio 1989; Luchino Visconti. Un profilo critico, Venezia: Marsilio 1996; Il cinema del riflusso. Film e cineasti italiani degli anni ’70, Venezia: Marsilio 1997; Schermi opachi. Il cinema italiano degli anni ’80, Venezia: Marsilio 1998; Pasolini nella città del cinema, Venezia: Marsilio 1999; Visconti e il neorealismo. Ossessione, La terra trema e Bellissima, Venezia: Marsilio 1990; Cinema italiano. Gli anni ’60 e oltre, Venezia: Marsilio 2012� 2 Cfr� Gaetano Berruto, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Roma: Carocci 1987; Gaetano Berruto, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo� Nuova edizione, Roma: Carocci 2012� 3 Cfr� Gian Piero Brunetta, Storia del cinema italiano, vol� 4: Dal miracolo economico agli anni Novanta (1960-1993), Roma: Editori Riuniti 1993� 4 Cfr� Sergio Raffaelli, «Il parlato cinematografico e televisivo», in: Luca Serianni/ Pietro Trifone (a cura di), Storia della lingua italiana, vol� 2: Scritto e parlato, Torino: Kurzrezensionen 172 esempi di varietà diatopiche, diafasiche, diastratiche e diamesiche, allo scopo di tracciare le coordinate relative alle trasformazioni della lingua italiana nel corso dell’ultimo secolo� Nei numerosi riquadri - dopo una breve sinossi e accanto a un’immagine tratta da una scena ovvero alla riproduzione del manifesto pubblicitario del film corrispondente - la trascrizione di didascalie o di sequenze dialogiche opportunamente selezionate consente di soffermarsi sulle varietà linguistiche presenti nelle pellicole prese in esame� I brani trascritti, da una parte, permettono di documentare il ruolo del cinema come specchio ora veritiero, ora deformante della lingua, illustrata in una vasta gamma di variazioni; dall’altra, costituiscono una base di partenza per valutare la funzione del cinema come contenitore di una pluralità polifonica di codici semiotici e registri eterogenei� Grazie a una scelta accurata si mette in evidenza come questi possono spaziare, ad esempio, dagli esilaranti malapropismi della lingua di Totò a casi di code-switching e code-mixing, con la mescolanza di forme di foreigner talk, cioè di italiano parlato con gli stranieri per farsi capire meglio, e includere, al tempo stesso, polisemie lessicali, slittamenti di significato, disfemismi ed enunciati mistilingui, rinvianti a una determinata enciclopedia del mondo e volti talora a rispecchiare la realtà multietnica della società italiana contemporanea� Tra le caratteristiche fondamentali della lingua del cinema italiano, che dal secondo dopoguerra si affermano anche in seguito, si rilevano sia la tendenza alla «naturalezza», ossia a rappresentare dialoghi verosimili vicini al parlato spontaneo, sia il suo «realismo», inteso come realizzazione di una varietà colloquiale con sfumature regionali (cfr� pp� 100-101)� Dalla lettura, sostanzialmente scorrevole, emerge che, fra le molteplici angolazioni da cui è possibile affrontare l’argomento, quella basata sul rapporto tra italiano e dialetto, osservato nelle sue varie funzioni, consente di attraversare tutta la storia del cinema� Inoltre, la compresenza di diversi registri linguistici nello stesso film può servire a caratterizzare un personaggio ovvero a perseguire intenti parodistici, come, tra gli altri casi, si evince a partire da una scena del film La vita è bella (1997) di Benigni (cfr� p�-133)� In generale, se negli anni 1960-1974 un posto di rilievo fra le scelte linguistiche operate dal cinema può dirsi occupato dall’italiano dell’uso medio 5 - sebbene non manchino in questo periodo film in cui si ricorre a espressioni popolari e dialettali oppure, al contrario, a modelli di italiano standard molto formale -, è a partire dalla metà degli anni Settanta che si riscontra la presenza di un ampio repertorio linguistico che va dall’italiano standard a quello neostandard, dalle varietà Einaudi 1994, pp� 271-290� 5 Cfr� Francesco Sabatini, «L’italiano dell’uso medio� Una realtà tra le varietà linguistiche italiane», in: Günter Holtus/ Edgar Radtke (a cura di), Gesprochenes Italienisch in Geschichte und Gegenwart, Tübingen: Narr 1985, pp� 154-184� Kurzrezensionen 173 regionali ai dialetti; invece, riguardo al cinema degli ultimi trent’anni (1990- 2020) due tendenze di fondo si riconoscono nella mimesi del parlato e nel plurilinguismo� «Come parla il cinema tradotto in italiano» è il titolo del terzo capitolo (pp� 163-198), scritto da Diadori e dedicato alla traduzione cinematografica, ossia al doppiaggio e sottotitolaggio in italiano, in primo luogo di film realizzati in un’altra lingua� In un’ottica interdisciplinare si sollevano quesiti legati non solo all’ambito linguistico e traduttologico, ma anche sociologico e interculturale, nonché glottodidattico, al fine di tematizzare la complessità di sfide traduttive legate al mondo del cinema in una sorta di negoziazione tra lingue e culture di mondi a contatto� In particolare, la ricerca condotta dimostra che in una graduale emancipazione dalle forme più auliche a usi più colloquiali, il cinema doppiato in italiano resta legato alla pronuncia italiana standard, mentre l’italiano dei sottotitoli scritti in sovraimpressione sullo schermo, in obbedienza a ovvi criteri di leggibilità, a necessità di sintesi e a strategie interlinguistiche, è tendenzialmente una lingua orientata a neutralizzare scarti rispetto alla norma standard� Dedicando spazio al cinema straniero doppiato e/ o sottotitolato in italiano e a vari adattamenti linguistici culturali - anche qui mediante il ricorso a esempi di passaggi dialogici trascritti in lingua originale (inglese) e in traduzione italiana (riportata, a volte, accanto a quelle in francese e spagnolo) -, il capitolo mostra con efficacia come l’Italia, divenuta in anni recenti un paese multietnico e plurilingue, contribuisca in maniera proficua alla produzione e circolazione cinematografica globalizzata� Come indicato nel titolo «Il cinema per l’insegnamento dell’italiano L2», nel capitolo seguente (pp� 199-284) Diadori si concentra sul cinema come strumento didattico per l’insegnamento e l’apprendimento dell’italiano come seconda lingua� Riprendendo in parte altri suoi lavori, 6 l’autrice si sofferma sui fattori di attrattività del cinema come esperienza multisensoriale nello studio sia guidato sia spontaneo della lingua� In aggiunta alle motivazioni per l’uso del cinema nell’insegnamento dell’italiano a stranieri, espone argomenti ritenuti centrali nell’analisi preliminare svolta dal docente prima di selezionare la scena� Tra questi aspetti particolarmente condivisibile risulta l’esigenza di ribadire l’importanza della corretta valutazione dell’input verbale di un dialogo cinematografico, da intendere non come modello di oralità spontanea, né come esempio di lingua standard, bensì come testo che nasce sotto forma di battute scritte in un copione e destinate alla recitazione� Un ulteriore elemento di forza riconosciuto al cinema come materiale didattico 6 Tra cui cfr� Pierangela Diadori/ Paola Micheli, Cinema e didattica dell’italiano L2, Perugia: Guerra 2010� Kurzrezensionen 174 consiste nella possibilità di usarlo tanto per far sviluppare consapevolezza in merito alle dimensioni cinesica, prossemica, cronemica e oggettuale della comunicazione, quanto per il confronto interculturale� Ovviamente non può mancare il riferimento al fatto che dagli inizi del XXI secolo un fattore determinante che influenza anche le modalità di contatto con una lingua straniera sia costituito dall’affermazione del cinema online� La diffusione di apparecchi mobili e piattaforme streaming on demand, oltre a garantire la facilità di reperimento dei film in rete, offre la possibilità di scegliere film direttamente in lingua originale� Un discorso dettagliato viene condotto a proposito delle competenze linguistico-comunicative, con focus sulla pragmatica e sulla ricezione audiovisiva, anche in considerazione dei descrittori del Quadro comune europeo di riferimento del 2001 e dei suoi approfondimenti presenti nel CFER-Companion Volume del 2018� A un/ a docente che decide di proporre a lezione una sequenza filmica può rivelarsi utile, fra le altre parti, la trattazione riguardante i criteri di selezione (pp� 261-270)� Nell’ultimo capitolo (pp� 285-308), scritto da Giuseppe Caruso e intitolato «Esempi ragionati di didattizzazione di sequenze cinematografiche», vengono presentate delle proposte di sfruttamento didattico di sei scene cinematografiche tratte da film italiani recenti, fra i quali Saimir (2004) di Francesco Munzi, Due mamme di troppo (2009) di Antonello Grimaldi e Tutta colpa di Freud (2014) di Paolo Genovese� Insieme alla spiegazione delle scelte metodologiche, operate alla luce degli obiettivi glottodidattici perseguiti, si descrivono le attività, le tecniche e le operazioni previste negli esempi ragionati di didattizzazione� Ogni unità di lavoro segue una struttura modello comune, che si differenzia dalle altre solo in alcuni punti e prevede una suddivisione in tre fasi (introduzione, svolgimento, conclusione), finalizzate rispettivamente alla presentazione, alla comprensione orale e visiva e alla comprensione scritta dello spezzone proposto� Dopo indicazioni operative funzionali a un’efficace fruizione dei percorsi didattici progettati, si chiariscono puntualmente i criteri di selezione adottati per scegliere le scene� Segue, infine, l’appendice, comprendente sia le sei unità di lavoro, una per ciascun livello di competenza del QCER, utilizzabili come hand-out in classe o in autoapprendimento (pp� 309-354), sia la trascrizione delle sequenze didattizzate (pp� 355-366)� Rivolgendosi in primo luogo a insegnanti di italiano L2, il volume, dunque, mette in risalto con dovizia di particolari le potenzialità didattiche del cinema italiano, analizzato da un punto di vista storico e linguistico, e consente una riflessione approfondita sulla polisemia del testo audiovisivo� Domenica Elisa Cicala
