Italienisch
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0171-4996
2941-0800
Narr Verlag Tübingen
10.24053/Ital-2022-0006
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/91
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Fesenmeier Föcking Krefeld OttLe tre fasi del discorso politico italiano in Twitter: una storia senza lieto fine?
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2022
Stefania Spina
Die Beziehung zwischen der italienischen Politik und Twitter ist zwar erst seit etwa einem Jahrzehnt fest etabliert, sie hat sich aber im Laufe der Zeit ständig weiterentwickelt, so dass es heute möglich scheint, sie in drei verschiedene Phasen zu unterteilen. Ziel des Artikels ist es, die sprachlichen Veränderungen zu beschreiben, die den allmählichen Übergang von der naiven Soziabilität der ersten Phase zum selbstdarstellerischen Monolog der zweiten Phase bis hin zu den verbalen Exzessen der letzten Phase kennzeichnen. Durch die Analyse von Korpora von Tweets von Luigi Di Maio, Giorgia Meloni und Matteo Renzi zielt der Beitrag darauf ab, einige der lexikalischen und diskursiven Merkmale dieser Formen der verbalen Aggression zu untersuchen. Die parallele Verwendung einer Rhetorik der Vereinfachung, durch die Politiker ständig dazu neigen, die Realität zu trivialisieren und auf ihre extremen Aspekte zu reduzieren, trägt entscheidend zur starken Polarisierung des politischen Diskurses, aber auch ganz allgemein unserer täglichen Erfahrung mit sozialen Medien bei.
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STEFANIA SPINA Le tre fasi del discorso politico italiano in Twitter: una storia senza lieto fine? 1. Introduzione: Twitter e la comunicazione politica Twitter è una piattaforma di microblogging che conta oltre 330 milioni di iscritti in tutto il mondo, mentre in Italia il numero dei partecipanti nel 2020 superava i 10 milioni. 1 La popolarità di Twitter è legata in particolare ad alcune sue caratteristiche (Spina 2019): quella, ad esempio, di consentire ai partecipanti di seguire e commentare in tempo reale eventi - di ambito locale o globale - attraverso meccanismi testuali e discorsivi di aggregazione, come l ’ hashtag, che creano estemporanee conversazioni di massa. Tali conversazioni, che nascono, si sviluppano e si disperdono in brevi lassi di tempo, e che possono coinvolgere quantità di partecipanti non ipotizzabili nei media tradizionali, sono alimentate da altri meccanismi discorsivi, come il retweet, che consente di moltiplicare il bacino di destinatari dei testi, e sono rinforzate nel loro carattere dialogico da strumenti deittici come la menzione, che consente al contrario di mirare i testi a specifici destinatari. Un ’ altra caratteristica che negli anni ha favorito il successo di Twitter è quella di consentire ai partecipanti di seguire profili di personaggi pubblici, ricevendo nella propria timeline i loro tweet e in alcuni casi riuscendo ad avviare interazioni con loro. La brevità forzata dei testi, composti da un massimo di 140 caratteri fino al novembre 2017, e di 280 dopo quella data, favorisce d ’ altro canto l ’ uso di strategie di comunicazione basate sulla presupposizione e sugli impliciti (Brocca et al. 2016), che possono essere efficacemente sfruttate dai politici per la ricerca e la costruzione del consenso. Twitter si è dunque accreditato nel tempo come strumento efficace di comunicazione politica. Una delle caratteristiche che ha inizialmente attirato su questo ambiente digitale l ’ attenzione dei politici è stata proprio la possibilità - almeno teorica - di interazione diretta e disintermediata con i cittadini (Spina 2012), che si è tuttavia talvolta tradotta nel corso degli anni in modalità di interazione molto distanti da questa possibilità teorica. DOI 10.24053/ Ital-2022-0006 1 Fonte: Vincos blog (https: / / vincos.it/ 2021/ 04/ 01/ social-media-in-italia-utenti-e-tempo-diutilizzo-2020/ ) 47 Il rapporto tra politica italiana e comunicazione in Twitter, anche se avviato stabilmente soltanto da circa un decennio, ha subito un ’ evoluzione costante nel tempo, tanto che sembra possibile oggi suddividerlo in tre fasi tra loro distinte. Obiettivo di questo articolo è di descrivere alcuni fenomeni linguistici, discorsivi e testuali che ne hanno scandito l ’ evoluzione attraverso queste tre fasi. 2. Gli studi precedenti Il primo studio sistematico sugli aspetti linguistici del discorso politico italiano in Twitter è Spina (2012). In un raffronto, basato su corpora, con il discorso politico trasmesso in televisione, lo studio conclude che i testi inviati da un campione di politici italiani in Twitter differiscono da quelli prodotti da politici nel corso di trasmissioni televisive sotto diversi aspetti: utilizzano un lessico più concreto e informativo e meno generico, essendo spesso legati alla quotidiana attività politica degli autori, che essi cercano di descrivere in tempo reale; tendono a essere di tipo valutativo e a manifestare in modo esplicito il punto di vista dei loro autori, anche al fine di aggregare intorno a esso vasti flussi di conversazioni; in modo analogo a quanto avviene nelle interazioni parlate, inoltre, tendono a procedere in modo incrementale e additivo, per frammenti, in modo che ciascun frammento si aggiunga al precedente, dando vita a una costruzione dinamica dei significati. Quest ’ ultima caratteristica produce fenomeni tradizionalmente riconosciuti come tipici del parlato (Berretta 1994; Spina 2016 b), come un largo uso della deissi e di risorse finalizzate all ’ aggregazione di conversazioni attorno a elementi lessicali (hashtag) che ne costituiscano il filo conduttore. Tali specificità del discorso politico su Twitter, secondo Spina (2012), sono legate in particolare alle dimensioni sociali e contestuali: le differenti tipologie di destinatari - dal pubblico numerosissimo e indistinto dei follower a quello specificamente selezionato attraverso la menzione - e le peculiarità della situazione comunicativa, che impone la produzione di testi brevi, determinano e modellano gli aspetti linguistici delle interazioni sul social network. Uno studio successivo (Spina 2016 a) sottolinea come una prima evoluzione del discorso politico in Twitter non abbia portato a sviluppare una delle potenzialità del network, quella del dialogo con i cittadini, ma abbia al contrario rafforzato il carattere unidirezionale di altre forme tradizionali di comunicazione politica: lo studio dimostra che la maggior parte dei testi prodotti in Twitter da un rilevante campione di parlamentari è costituita da una sorta di slogan mirati essenzialmente all ’ autopromozione, ha carattere prevalentemente monologico e non rivela alcuna intenzione di interagire con gli interlocutori. Altri studi si sono incentrati su temi specifici relativi al discorso dei politici in Twitter, come l ’ uso della citazione (Brocca/ Garassino 2015); quello degli impliciti Le tre fasi del discorso politico italiano in Twitter: una storia senza lieto fine? Stefania Spina 48 (Brocca et al. 2016), e in generale di funzioni di tipo pragmatico, che Garassino et al. (2019) mettono a confronto con quelle usate nella comunicazione politica tradizionale, rilevando sostanziali affinità; le differenze di genere (Spina/ Cancila 2013); il populismo (Carrella 2020; Combei et al. 2020) o il discorso sulle migrazioni (Combei/ Giannetti 2020; Spina 2020). Su quest ’ ultimo tema in particolare, in un raffronto con la stampa quotidiana, si è rilevato che il dibattito su Twitter prende forma attraverso interazioni fortemente polarizzate, e avviene attraverso una sorta di anti-conversazioni: «interazioni di massa tra fazioni che sostengono emotivamente punti di vista opposti ma che, di fatto, non comunicano fra loro» (Spina 2020: 160). Vi è poi un insieme di studi incentrati su pochi, specifici politici selezionati (Spoladore 2014; Spina 2015), in modo particolare i leader di partito o gli esponenti politici con cariche istituzionali di particolare rilievo. Ad esempio, Giovinazzo (2020) e Combei (2020) prendono in considerazione i tweet di Salvini e Di Maio, e Macagno (2019) e Terracciano (2019) quelli di Salvini, il primo analizzandone gli aspetti legati all ’ argomentazione. Questa panoramica, necessariamente sintetica, dimostra come la ricerca linguistica stia manifestando un interesse crescente per il tema del discorso politico in Twitter, anche in ambito italiano. Fino a oggi, tuttavia, l ’ approccio diacronico - seppure ovviamente limitato più o meno all ’ ultimo decennio - è quello meno utilizzato: tranne pochissime eccezioni, tra cui Lai et al. (2018), l ’ evoluzione delle strategie linguistiche usate dai politici in Twitter è stata raramente analizzata. Obiettivo di questo articolo è quello di seguire l ’ evoluzione nel tempo del discorso politico italiano in Twitter, e di verificarne empiricamente in un corpus di dati gli esiti a livello di tratti linguistici e discorsivi selezionati. 3. Le tre fasi del discorso politico italiano in Twitter All ’ interno del discorso dei politici italiani in Twitter possono essere individuate tre fasi distinte. La prima, che si estende più o meno dal 2010 al 2013, è stata la fase della socialità genuina, legata all ’ entusiasmo iniziale per i nuovi ambienti digitali. A partire dal 2010 i social media, e in particolare Facebook e Twitter, hanno fatto irruzione sulla scena politica italiana. In questa fase, i politici, ma anche il mondo della stampa e della ricerca, consideravano i nuovi mezzi di comunicazione un ’ opportunità di rinnovamento. Tale rinnovamento investiva anche il linguaggio della politica, che sembrava poter tendere verso una maggiore chiarezza (specie se confrontato con l ’ oscurità dello stile dei politici della Prima Repubblica) e una maggiore propensione al dialogo (Spina 2012). Stefania Spina Le tre fasi del discorso politico italiano in Twitter: una storia senza lieto fine? 49 La seconda fase (2014 - 2017), contrariamente alle premesse della prima, è quella dell ’ affermazione prepotente del monologo: gli ambienti digitali di rete sempre più spesso sono stati utilizzati dai politici non come strumenti per dialogare, tra loro e con i cittadini, ma come megafoni per amplificare slogan e modalità comunicative autopromozionali (Brocca/ Garassino 2015; Spina 2016 a). La socialità e l ’ apertura al dialogo, appena abbozzati nel periodo precedente, si sono rivelati un macroscopico equivoco: ai politici in generale non interessa il dibattito, pubblico, partecipato e civile, ma, dall ’ alto dell ’ influenza conferita loro dai numeri elevati di follower, sono mossi dalla volontà di imporre la loro agenda e il loro stile comunicativo, sempre più enfatico e volto principalmente alla ricerca del consenso e alla persuasione del loro pubblico di sostenitori. Dal 2018, con uno spartiacque temporale che può essere individuato nelle elezioni politiche del 4 marzo di quell ’ anno, lo scenario si evolve ancora: il monologo autopromozionale diventa sempre più spesso aggressivo, lo stile enfatico sfocia frequentemente nell ’ eccesso verbale, le immagini prendono il sopravvento sui testi, che hanno ormai rinunciato a proporsi come forme di argomentazione civile (Macagno 2019). La terza fase è quella della violenza verbale tendente all ’ insulto, dei testi programmati per aggredire gli avversari politici di turno, e della lingua accuratamente (e a volte algoritmicamente) progettata e utilizzata come veicolo di distruzione politica. È la “ Bestia ” di Matteo Salvini (ma anche di altri politici, italiani e stranieri): gruppi di persone addestrate a riversare negli ambienti sociali - e quindi più in generale nella rete - raffiche seriali di parole aggressive, che diventano rapidamente virali e hanno lo scopo di orientare le posizioni di vaste masse di partecipanti, in una modalità comunicativa sempre più polarizzata. Questo articolo si ripropone di descrivere alcuni dei mutamenti linguistici che caratterizzano questa progressiva transizione dalla socialità naive al monologo autopromozionale, fino agli eccessi verbali dell ’ ultima fase, che, associati anche a strategie basate sugli impliciti (Lombardi Vallauri 2019), e dunque meno evidenti, danno vita a un discorso politico aggressivo, divenuto ormai una concreta strategia comunicativa. Saranno presi in considerazione fenomeni di ambito lessicale oltre che testuale e relativo al discorso, sulla base dell ’ assunto che ogni discorso e ogni scelta linguistica non sono mai casuali, ma comportano differenze nella rappresentazione della realtà (Fairclough 1989). 4. Dati e metodologia I tweet analizzati sono stati estratti con il pacchetto rtweet del software R (versione 4.0.2; R Core Team 2020), che consente di ottenere, insieme ai testi degli ultimi 3200 Le tre fasi del discorso politico italiano in Twitter: una storia senza lieto fine? Stefania Spina 50 tweet di ciascun singolo profilo, anche una serie di informazioni aggiuntive, che risultano preziose per esaminare l ’ evoluzione nell ’ uso di alcune strategie del discorso politico: ad esempio, la tipologia dei tweet (se si tratta di semplici aggiornamenti di stato, di risposte a tweet precedenti o di retweet), i profili menzionati e gli hashtag utilizzati, e il numero di like e di retweet che ciascun tweet ha ricevuto. La tabella 1 riporta in sintesi le informazioni sul corpus di tweet utilizzato. Politico Periodo Ruolo Fase N. mesi N. tweet Di Maio 3565 gennaio - giugno 2013 Vicepresidente della Camera 1 6 maggio 2016 - luglio 2021 Leader M5S (2017), Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Vicepresidente del Consiglio. Ministro degli Esteri (settembre 2019 - ) 2 e 3 63 Meloni 3449 gennaio 2020 - settembre 2021 Leader FdI 3 21 Renzi 6015 giugno 2012 - ottobre 2014 Sindaco di Firenze. Segretario PD (2013 - 17). Presidente del Consiglio (2014 - 16) 1 e 2 29 febbraio 2019 - luglio 2021 Leader IV 3 30 Totale 13.029 Tabella 1 - Il corpus di tweet utilizzato Come si vede, dei tre politici presi in esame sono stati analizzati tweet appartenenti a periodi diversi, dal 2012 al 2021, e quindi a tutte e tre le fasi di evoluzione descritte nel paragrafo precedente. Questo ha consentito - in particolare nei casi di Di Maio e di Renzi - di mettere a confronto alcune scelte linguistiche nei diversi periodi e di analizzare la loro possibile evoluzione nel tempo. A tale scopo, è stato anche utilizzato, come corpus di controllo, quello di 86.841 tweet, pubblicati nell ’ arco di sei mesi del 2013, da 180 parlamentari della XVII legislatura, quella eletta nel febbraio del 2013 (da ora in poi Parlamentari2013), descritto in Spina (2016 a). La scelta dei tre politici è dettata principalmente dalla loro almeno parziale omogeneità come ruolo di leader di formazioni politiche, in tutto o in una parte del lasso di tempo considerato. Viceversa, i tre politici si differenziano per i loro ruoli rispettivi in rapporto ai vari governi che si sono succeduti negli anni considerati, nei quali hanno ricoperto ruoli di primo piano come Presidente (Renzi) o Vicepresidente del Consiglio (Di Maio), Ministro (Di Maio), o come leader di Stefania Spina Le tre fasi del discorso politico italiano in Twitter: una storia senza lieto fine? 51 partiti di opposizione (Meloni). La natura populista della loro matrice ideologica, per quanto riguarda in particolare Di Maio e Meloni (Ondelli 2021), non è stata invece un criterio che ha determinato la loro selezione: secondo un orientamento diffuso, per il quale il populismo è la manifestazione discorsiva di un ’ ideologia ʻ leggera ’ (Hidalgo Tenorio et al. 2019), gli aspetti comunicativi e quindi linguistici attraverso i quali le idee populiste vengono diffuse sono importanti quanto le idee stesse (Carrella 2020: 8). Non è solo un ’ idea, quindi, a fare di un politico un populista, ma anche il modo di comunicarla, che spesso si manifesta attraverso una tendenza marcata all ’ uso di un discorso enfatico ed emotivo, basato su logiche antagoniste, con una forte polarizzazione tra il popolo e qualche tipo di élite a esso ostile. Strategie comunicative di questo tipo si integrano facilmente con la comunicazione nei social media, in cui meccanismi di aggregazione rapida ed effimera di vaste masse di partecipanti tendono a creare bolle di contenuti fortemente emotivi che si autoriproducono, e generano di conseguenza casse di risonanza che ne amplificano la diffusione (Spina 2019). Stili comunicativi di stampo populista stanno dunque conquistando - soprattutto sui social media - anche esponenti politici che non si definirebbero populisti, considerando solo le loro idee. La categoria “ populista ” non ha dunque contribuito alla selezione dei tre politici selezionati, che condividono semmai, in misura diversa, uno stile comunicativo sui media digitali tendenzialmente improntato al populismo. Una volta estratti i tweet, la prima parte dell ’ analisi si è concentrata - da un punto di vista prevalentemente quantitativo - su alcuni meccanismi discorsivi legati a specifiche caratteristiche dell ’ ambiente digitale di Twitter (cfr. par. 5), come la frequenza di interazioni dialogiche e l ’ inserimento nei tweet di immagini contenenti brevi slogan testuali. Successivamente, si è passati a un ’ analisi più strettamente linguistica dei tweet, mirata a verificare l ’ ipotesi di ricerca oggetto di questo studio, cioè che la terza fase della comunicazione politica italiana su Twitter (dal 2018 a oggi) sia caratterizzata dall ’ uso di un discorso più aggressivo rispetto al passato, che tende a enfatizzare la contrapposizione polarizzata agli avversari politici. A tale scopo, si è fatto ricorso al modello psicometrico di Pennebaker et al. (2015), basato sull ’ analisi degli aspetti emotivi, cognitivi e strutturali del discorso. Tale modello, che prevede la misurazione di una serie di tratti lessicali presenti nei testi, è operazionalizzato attraverso l ’ uso del software LIWC2015, in grado di assegnare il lessico utilizzato a specifiche categorie psico-cognitive postulate dal modello. Come si vedrà nel dettaglio nel par. 6, in questo studio sono state utilizzate in particolare le categorie relative all ’ ambito affettivo, riguardanti l ’ espressione di emozioni di tipo sia positivo che negativo. Le tre fasi del discorso politico italiano in Twitter: una storia senza lieto fine? Stefania Spina 52 5. Testo e discorso: scarsa conversazionalità e slogan costruiti per immagini Nella prima fase della sua diffusione, Twitter si proponeva come una fonte potenziale di rinnovamento del discorso politico (Spina 2012), che nell ’ ambiente digitale poteva tendere - più della comunicazione politica tradizionale - al dialogo con gli interlocutori. La sua natura di comunicazione disintermediata rende infatti possibile, almeno in teoria, l ’ interazione diretta tra politici e altri politici e tra politici e cittadini. Già nei mesi a cavallo tra la fine del 2011 e l ’ inizio del 2012 (Spina 2012) i politici allora presenti in Twitter usavano la piattaforma digitale in questo modo dialogico, interagendo con i propri interlocutori. Nel primo semestre del 2013 - quindi ancora in quella che abbiamo definito la prima fase - il 19 % dei tweet dei 180 parlamentari del corpus Parlamentari2013 erano risposte a tweet precedenti, e quindi conversazioni. Nel corso degli anni, questi numeri iniziano a scendere: i tweet di Di Maio del periodo 2016 - 2017 (fase 2) sono conversazioni solo per il 9 %, e scendono al 4 % dal 2018 al 2021 (fase 3). Analogamente, nel periodo 2020 - 21 i tweet di risposta di Giorgia Meloni ammontano al 6,5 %. È inoltre da notare che nella fase 3 per Di Maio e Meloni le repliche sono in misura non irrilevante risposte al loro stesso profilo, e non sono quindi finalizzate a instaurare un dialogo, ma al contrario a rinforzare un argomento da essi stessi precedentemente espresso. Un uso via via più limitato di tweet di risposta corrisponde, dal punto di vista del discorso, alla scelta contestuale di evitare strategie tipiche delle interazioni dialogiche: è stato infatti dimostrato (Spina 2019) che nei tweet di risposta l ’ uso della menzione dell ’ interlocutore è rafforzato dalla co-occorrenza di altre strategie conversazionali, come segnali discorsivi, domande dirette, deissi personale, spaziale e temporale e uso di emoji. Nel momento in cui sceglie di non replicare, il politico di solito tende parallelamente a usare Twitter «più come un megafono, attraverso cui diffondere le informazioni che ritiene più strategiche per la propria attività, che come un luogo dove incontrare altre persone, discutere e scambiare idee ed opinioni» (Spina 2016 a: 644). Un ’ altra caratteristica testuale che subisce un ’ evoluzione visibile nella terza fase del discorso politico in Twitter è legata all ’ uso di immagini, e in particolare di quelle che hanno la peculiarità di contenere al loro interno brevi porzioni di testo, di solito scritto a caratteri di grandi dimensioni, e quindi particolarmente in evidenza, simili a slogan (Coschignano/ Zanchi 2021). (1) e (2) sono esempi di queste immagini, inserite in due tweet di Giorgia Meloni. I tweet e le relative immagini riguardano due politici antagonisti, la ministra Lamorgese e il segretario del PD Letta. Il testo interno alle immagini, di vari colori e di grandi dimensioni, è Stefania Spina Le tre fasi del discorso politico italiano in Twitter: una storia senza lieto fine? 53 ciò che, insieme ai volti dei due personaggi, colpisce subito i destinatari, e di conseguenza - come uno slogan - rafforza in modo determinante il testo dei tweet. L ’ effetto complessivo, che deriva anche dal lessico decisamente aggressivo (basta, dimissioni, illegali, vergogna) e dall ’ hashtag di tipo valutativo (#LamorgeseDimettiti; cfr. Zappavigna 2015), è quello di un attacco diretto e violento, parte di una strategia complessiva mirata alla sistematica delegittimazione, se non addirittura alla distruzione politica, degli avversari. (1) Giorgia Meloni (15 settembre 2021) Con Luciana Lamorgese al Viminale abbiamo assistito a rave party illegali, aumento dell ’ immigrazione clandestina e scarso controllo del territorio. Grazie a @FratellidItalia, oggi il Ministro sarà in Aula e chiederemo conto delle sue evidenti responsabilità. #LamorgeseDimettiti (2) Giorgia Meloni (29 agosto 2021) Il segretario del Pd si vergogna così tanto del suo partito che è disposto persino a nascondere il suo simbolo? Lo capiamo perfettamente. Come dargli torto [faccina con lacrime di gioia] Una tale organizzazione testuale del discorso, ancorato all ’ immediatezza di immagini associate a testi decisamente aggressivi, è una delle caratteristiche più evidenti del discorso politico in Twitter della terza fase, sfruttata in modo capillare in particolare da alcuni esponenti. I tweet di Giorgia Meloni, ad esempio, contengono per il 72 % immagini di questo tipo, con un incremento del 5 % dal Le tre fasi del discorso politico italiano in Twitter: una storia senza lieto fine? Stefania Spina 54 2020 al 2021. Una percentuale molto rilevante, tale da rendere il suo profilo uno di quelli più connotati dal punto di vista dell ’ aggressività verbale, anche senza analizzarne in profondità i testi. 2 La medesima strategia non viene usata allo stesso modo da Di Maio - che tende a mantenere un profilo istituzionale - né quantitativamente (solo il 24 % dei suoi tweet contiene un ’ immagine, senza mutamenti significativi dal 2016 al 2021), né qualitativamente: si tratta infatti raramente di immagini che inglobano un testo aggressivo, in quanto per lo più foto di incontri istituzionali in veste di ministro o di vicepresidente della Camera. Quando nell ’ immagine è presente un testo, si tratta più spesso di un testo autocelebrativo che non di attacchi frontali ad avversari politici. Le strategie testuali e discorsive descritte fin qui, relative alla scarsa conversazionalità e agli slogan testuali aggressivi inseriti in immagini, benché usate in misure diverse dai politici esaminati, sembrano convergere verso un ’ evoluzione precisa del discorso politico in Twitter nell ’ ultimo triennio: un ’ evoluzione verso la diffusione di testi monologici, autopromozionali o aggressivi, quasi mai mirati a incentivare la discussione civile e lo scambio di opinioni, che hanno come conseguenza la propagazione continua in rete di forme eterogenee di violenza verbale. 6. Il lessico della terza fase: volume elevato e retorica della semplificazione Da un punto di vista più strettamente linguistico, l ’ analisi dei tweet si è concentrata in particolare sul livello lessicale, per individuare eventuali linee di tendenza nella sua evoluzione nel corso del tempo. Data l ’ ipotesi di partenza, in base alla quale la fase 3 registra un incremento dell ’ aggressività, enfatizzata anche dall ’ uso di un lessico tendenzialmente emotivo (Wodak 2015), all ’ interno del già citato modello di Pennebacker et al. (2015) sono state considerate le categorie che rientrano nei processi affettivi. Più in particolare, è stato analizzato il lessico che esprime emozioni negative, messo a confronto con quello di segno opposto che esprime emozioni positive, e quello che esprime sentimenti di rabbia. Il semplice dato di frequenza del lessico che rientra in queste categorie, di tipo esclusivamente quantitativo, è stato successivamente contestualizzato con l ’ ausilio delle concordanze, che hanno consentito di analizzare i singoli elementi lessicali potenzialmente aggressivi nel contesto concreto in cui sono usati dai diversi politici. 2 Una percentuale paragonabile si trova, anche se non è tra i profili presi qui specificamente in esame, nei tweet di Matteo Salvini, che contengono immagini con slogan testuali di tipo aggressivo per il 54 %. Stefania Spina Le tre fasi del discorso politico italiano in Twitter: una storia senza lieto fine? 55 Da un punto di vista quantitativo, l ’ ipotesi di partenza è confermata attraverso i dati relativi ai tweet di Di Maio e di Renzi, che appartengono longitudinalmente a tutte e tre le fasi considerate e possono quindi fornire evidenze sui mutamenti nell ’ uso di categorie lessicali. Per il profilo di Di Maio, la percentuale del lessico affettivo, che include anche le emozioni positive, aumenta in modo sensibile dalla fase 1 alla fase 3 (da 1,63 % a 2,97 %), mentre per quello di Renzi resta stabile (3,6 %); per entrambi i profili il lessico delle emozioni negative aumenta dalla fase 1 alla fase 3 (Di Maio: da 0,71 % a 0,97 %; Renzi: da 1,04 % a 1,31 %), così come quello che esprime rabbia (Di Maio: da 0,08 % a 0,29 %; Renzi: da 0,24 % a 0,39 %). In tutti e tre i casi, il profilo di Giorgia Meloni, che è relativo solo alla fase 3, è quello che ha le percentuali largamente più alte (lessico affettivo: 4,06 %; lessico delle emozioni negative: 1,71 %; lessico che esprime rabbia 0,63 %). Nel discorso in Twitter dei politici esaminati, dunque, il lessico affettivo, e in particolare quello che esprime rabbia o altri sentimenti negativi, trova uno spazio rilevante, più ampio di quello che aveva alcuni anni fa. Al di là del semplice dato quantitativo, all ’ interno di questo vasto insieme di elementi lessicali si sono analizzati in particolare quelli riferiti agli avversari politici, allo scopo di delegittimarli agli occhi dell ’ opinione pubblica. Un primo, vistoso insieme di elementi lessicali connotati negativamente è quello relativo ai sentimenti di imbarazzo e vergogna, provocati da comportamenti degli avversari politici. Tutti i derivati verbali e aggettivali di vergogna, in particolare, sono usati per apostrofare esponenti dei partiti avversari, nel caso dell ’ uso esclamativo (3), o per descrivere le loro azioni (4). Oltre che nei testi dei tweet, quest ’ uso è ampiamente attestato anche nei testi inseriti in immagini, descritti nel paragrafo precedente, e negli hashtag (#Savianovergogna, #Salvinivergognati, #vergognaRaggi). Il profilo che si serve maggiormente di questo insieme di elementi lessicali è quello di Meloni; la figura 1 mostra invece la netta evoluzione nella frequenza di vergogna e derivati nei tweet inviati da Renzi nelle tre fasi temporali. L ’ assenza nella fase 2 è probabilmente legata al ruolo istituzionale che Renzi ha svolto tra il 2014 e il 2016 come Presidente del Consiglio. (3) 2.600.000 lavoratori aspettano ancora i soldi della #cassaintegrazione di marzo. Ma il Governo continua a fare promesse. Vergogna! (Meloni, 19 maggio 2020) (4) E ’ certo che il governo Cottarelli non avrà la fiducia delle Camere. Per la prima volta nella storia avremo un governo che non ha il sostegno del popolo né del Parlamento. E ’ vergognoso: sarà un governo anti-italiano di occupazione delle istituzioni. Voto subito! #IlMioVotoConta (Di Maio 3, 18 maggio 2018) Le tre fasi del discorso politico italiano in Twitter: una storia senza lieto fine? Stefania Spina 56 Figura 1 - Frequenza di vergogna e suoi derivati nelle tre fasi dei tweet di Renzi Un ’ altra categoria lessicale che incrementa la sua frequenza nel tempo è quella relativa al sentimento di disgusto (vedi figura 2): schifo, disgusto e derivati sono largamente usati, anche come interiezioni (schifo! ): (5) Perché Salvini deve strumentalizzare Bibbiano, perché Di Maio fa schifo, perché sui bambini bisognerebbe restare umani e non strumentalizzare l ’ orrore. La mia risposta a tutti quelli che dicono: parlaci di Bibbiano (Renzi 3, 21 luglio 2019) Figura 2 - Frequenza di schifo, disgusto e loro derivati nelle tre fasi dei tweet di Renzi e Di Maio e nei tweet della fase 3 di Meloni. Stefania Spina Le tre fasi del discorso politico italiano in Twitter: una storia senza lieto fine? 57 Parole non veritiere (bugia, bugiardo, menzogna, menzognero, mentire, calunnioso, falso) sono spesso attribuite ai propri avversari, come anche comportamenti pericolosi per la società (pericolo, pericolosità, disastro, danno, dannoso, pasticcio). Sebbene non necessariamente offensive, queste parole si trasformano a volte in insulti, specie se rafforzate da altri elementi lessicali, come bufale e traditori in (6). (6) Il M5S oggi tenta in tutti i modi di distogliere l ’ attenzione dal voto sulla riforma del Mes diffondendo bufale e cercando di giustificare il loro ennesimo tradimento nei confronti dell ’ Italia e degli italiani. Peccato siano le loro stesse parole a smentirli. Bugiardi e traditori (Meloni, 10 dicembre 2020) Altre caratteristiche negative attribuite agli avversari politici, in particolare nella fase 3, sono l ’ arroganza, la follia, la vigliaccheria e la viltà. Con frequenza elevata, inoltre, gli antagonisti sono etichettati come poco seri o privi di competenze, attraverso aggettivi negativi come incapace, ignorante, irresponsabile, stupido, inadeguato, ridicolo, farlocco o cialtrone, come negli esempi (7) e (8): (7) Gli italiani non meritano di subire l ’ incompetenza, l ’ arroganza e le minacce di questi cialtroni al Governo che stanno devastando l ’ economia. Finora hanno prodotto solo inutili mancette, mostrandosi del tutto inadeguati nella gestione della pandemia. Prima vanno a casa e meglio è (Meloni, 6 gennaio 2021) (8) Mamma mia, che accoglienza anche a Pescara per #UnAltraStrada. C ’ è tanta gente che non si arrende e che combatte contro la farsa di questo Governo, cialtrone e incompetente. (Renzi 3, 10 marzo 2019) L ’ esempio (8) evidenzia anche un altro aspetto legato al discorso politico in Twitter: l ’ uso diffuso di metafore. Tale aspetto, ampiamente descritto già negli studi sul linguaggio politico tradizionale (cfr. ad esempio Lakoff 2004; Carver/ Pikalo 2008), assume a volte nelle interazioni recenti in Twitter una connotazione specifica: la metafora della guerra (combattere, i nemici, la lotta, ecc.), in particolare, aumenta la sua frequenza nella fase 3 dei tweet di Di Maio e Renzi (figura 3), ed è largamente utilizzata in particolare da Meloni, sempre nella fase 3. Tale metafora, tuttavia, è usata non tanto per concettualizzare il riferimento alla politica come un agone in cui si affrontano gli avversari e si cerca di superarli, quanto per suggerire una radicale e semplicistica riduzione degli attori coinvolti a due categorie polarizzate, ‘ noi ’ e ‘ i nemici ’ , che, al di là di ogni argomentazione critica, vanno semplicemente ‘ mandati a casa ’ (9). (9) È ora di mandare a casa questi nemici dell ’ Italia, degli italiani e della democrazia. #ElezioniSubito (Meloni, 19 febbraio 2020) Le tre fasi del discorso politico italiano in Twitter: una storia senza lieto fine? Stefania Spina 58 Figura 3 - Frequenza della metafora della guerra nelle tre fasi dei tweet di Renzi e Di Maio e nei tweet di Meloni. Tale retorica della semplificazione (Engesser et al. 2017), alla luce degli studi sul valore cognitivo della metafora e sul suo potere di creare significati e dunque di modellare la realtà (Lakoff/ Johnson 1980), costituisce uno degli aspetti più allarmanti degli sviluppi recenti del discorso politico, e in particolare di quello veicolato dai (social) media, perché propone in modo sistematico una drastica rimozione della complessità della realtà che descrive, riducendola volta per volta alla contrapposizione di due fazioni, fortemente caratterizzate, messe in antitesi l ’ una con l ’ altra. Così, ad esempio, i nemici sono corrotti o colpevoli, le azioni politiche degli avversari sono genericamente dei flop, le parole che essi utilizzano delle intimidazioni (e da queste parole non ci facciamo intimidire). Il popolo è costantemente in ginocchio, mentre il governo si occupa di cose inutili (10): l ’ espressione in ginocchio ha una frequenza particolarmente elevata nei tweet di Meloni, che la usa 51 volte nel periodo considerato. (10) Mentre famiglie e imprese italiane sono in ginocchio, le priorità del governo sono ben altre. Bonus inutili, marchette, consulenze, viaggi: ascoltate cosa si nasconde dietro il decreto rilancio (Meloni, 12 giugno 2020) 7. Conclusioni Il discorso politico in Twitter degli ultimi tre anni sembra essere caratterizzato da un incremento significativo nell ’ uso di un lessico aggressivo, tendenzialmente emotivo, che non di rado sfocia nell ’ insulto, allo scopo di denigrare, ridicolizzare e Stefania Spina Le tre fasi del discorso politico italiano in Twitter: una storia senza lieto fine? 59 in definitiva distruggere l ’ avversario politico di turno, e di conseguenza rafforzare il proprio consenso. Parallelamente, si registra l ’ adozione sistematica di una retorica basata sulla semplificazione, che tende ad appiattire e banalizzare qualsiasi posizione, togliendo ai testi prodotti dai politici la volontà di argomentare e di presentare la realtà tenendo conto della sua complessità. Se queste linee di tendenza erano presenti nel discorso populista di politici italiani già da diversi anni (Orrù 2019), la diffusione di alcuni social media come Twitter, che favorisce, per la sua brevità forzata, una propagazione rapida, capillare e di massa dei contenuti, ne ha sicuramente amplificato la diffusione. Twitter è dunque il facilitatore dell ’ adozione di uno stile comunicativo basato da un lato sull ’ eccesso verbale, dall ’ altro sulla ipersemplificazione. Il progressivo sdoganamento dell ’ insulto («Grillo mi chiama ʻ avvoltoio ’ . Un onore essere insultato da lui» - Renzi 3, 12 agosto 2019) e dell ’ aggressione verbale dell ’ avversario a colpi di tweet mira a rafforzare il consenso, attraverso due meccanismi legati da vicino alle caratteristiche di Twitter come ambiente digitale: da un lato, attraverso strumenti di aggregazione molto potenti come l ’ hashtag, testi con le caratteristiche descritte sopra attraggono e catalizzano rapidamente grandi masse di conversazioni e di persone, che condividono le stesse posizioni, favorendone la diffusione; 3 dall ’ altro, grazie anche alla loro brevità, i tweet sono continuamente citati e ripresi da altri mezzi di comunicazione come giornali e televisione, e raggiungono in tal modo un pubblico ancora più vasto, composto anche da coloro che non frequentano abitualmente le piattaforme digitali. È evidente, alla luce di queste considerazioni, la distanza di questi stili comunicativi dall ’ approccio più orientato al dialogo che un campione di politici analizzati nel 2012 aveva evidenziato (Spina 2012). La prospettiva che indicava in Twitter un ’ opportunità di rinnovamento del discorso politico, che aveva la possibilità di rendersi più trasparente e più condiviso coi cittadini, è stata contraddetta in due fasi successive: in un primo tempo, dopo il 2014, da un uso di Twitter sempre meno dialogico e sempre più orientato all ’ autopromozione, piuttosto che al confronto pubblico; in un secondo momento - in modo ancora più clamoroso - alla fine dello scorso decennio, quando questa autopromozione è sfociata inesorabilmente nell ’ aggressività e nell ’ eccesso verbale. Da un punto di vista metodologico, l ’ uso di vasti corpora di tweet, estratti in modo automatico dalle timeline di politici selezionati, si è rivelato adatto a rivelare pattern lessicali, nonché a mettere in rilievo differenze individuali che indubbiamente esistono tra singoli esponenti politici. Resta, tuttavia, la consapevolezza che 3 Accade anche che tale opera di aggregazione venga commissionata a bot appositamente creati, cioè a software basati su algoritmi che automatizzano l ’ invio di massa da profili fasulli di testi mirati ad attaccare in modo verbalmente violento gli avversari politici. Le tre fasi del discorso politico italiano in Twitter: una storia senza lieto fine? Stefania Spina 60 la capacità - da parte di politici e cittadini - di utilizzare negli ambienti digitali un discorso pubblico scritto orientato al confronto civile, ancora fatichi molto ad emergere. Abstract. Die Beziehung zwischen der italienischen Politik und Twitter ist zwar erst seit etwa einem Jahrzehnt fest etabliert, sie hat sich aber im Laufe der Zeit ständig weiterentwickelt, so dass es heute möglich scheint, sie in drei verschiedene Phasen zu unterteilen. Ziel des Artikels ist es, die sprachlichen Veränderungen zu beschreiben, die den allmählichen Übergang von der naiven Soziabilität der ersten Phase zum selbstdarstellerischen Monolog der zweiten Phase bis hin zu den verbalen Exzessen der letzten Phase kennzeichnen. Durch die Analyse von Korpora von Tweets von Luigi Di Maio, Giorgia Meloni und Matteo Renzi zielt der Beitrag darauf ab, einige der lexikalischen und diskursiven Merkmale dieser Formen der verbalen Aggression zu untersuchen. Die parallele Verwendung einer Rhetorik der Vereinfachung, durch die Politiker ständig dazu neigen, die Realität zu trivialisieren und auf ihre extremen Aspekte zu reduzieren, trägt entscheidend zur starken Polarisierung des politischen Diskurses, aber auch ganz allgemein unserer täglichen Erfahrung mit sozialen Medien bei. Summary. The relationship between Twitter and Italian politicians started around 2010. Since then, it is possible to trace an evolution, and to identify three distinct phases that have characterised this relationship. This study describes some of the linguistic shifts that characterise the political discourse on Twitter, in its progressive move from the naive attitude to ʻ being social ’ of the beginnings, to the self-promotional monologue, up to the verbal excesses and forms of language aggression of the last three years. Through the analysis of corpora of tweets written by Luigi di Maio, Giorgia Meloni and Matteo Renzi, the focus is mainly on some of the lexical and discursive features that characterise this verbal aggression. The use of a rhetoric of simplification, through which politicians constantly tend to banalise and reduce reality to its extreme forms, strongly contributes to the diffusion of a highly polarised form of political discourse, as well as to our daily experience with social media. Riferimenti bibliografici Berretta, Monica: «Il parlato italiano contemporaneo», in: Serianni, Luca/ Trifone, Pietro (ed.): Storia della lingua italiana. Scritto e parlato, vol. II, Torino: Einaudi 1994, pp. 239 - 270. Brocca, Nicola/ Garassino, Davide: «Parola alla rete. La pragmatica della citazione e del Retweet nei profili Twitter di alcuni politici italiani. Un ’ analisi qualitativa e quantitativa», in: Rassegna Italiana di Linguistica Applicata, n. II - III/ 2015, pp. 135 - 151. 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