Italienisch
ita
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Narr Verlag Tübingen
10.24053/Ital-2022-0017
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Fesenmeier Föcking Krefeld OttMartha Kleinhans/Julia Görtz/Maria Chiara Levorato (Hrsg.): La forma dell’assenza. Facetten italienischer Epistolographie vom 14. Jahrhundert bis heute. Würzburg: Würzburg University Press 2021, pp. 146, € 24,90
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Monica Biasiolo
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Themenfeld von Kultur und Leben im Rahmen der IT. Er belegt aber aus Sicht der HerausgeberInnen des Bandes die Breite der hier möglicherweise einzuordnenden Beiträge. Den Schlusspunkt des Bandes setzt eine Gesprächsrunde unter Beteiligung von Roberto Esposito, Dario Gentili und Giacomo Marramao, welche bei einer Veranstaltung an der Universität Rom im Jahr 2014 von Antonio Lucci und Federica Buongiorno befragt wurden («Was ist Italian Theory? », S. 274 - 298). Das Gespräch beleuchtet die Möglichkeit von nationalen Denkschulen in einer globalisierten Welt und berührt neben schon genannten Merkmalen der IT u. a. deren Bezüge zur deutschen Staats- und Rechtstheorie eines Carl Schmitt, die Nähe zu einer säkularisierten Theologie oder das Festhalten an der Frage nach dem Subjekt von Veränderung, die anderen Denkschulen verloren gegangen ist. Auch diese Runde wendet sich gegen eine starre Eingrenzung der IT, vielmehr liege deren Akzent gerade in einem synthetischen Denken, das Spezialisierungen überwindet. Insgesamt liefert der sorgfältig edierte Band mit kurzen Einführungen zu jedem Beitrag einen höchst instruktiven Einblick in die politische Philosophie und das kritische Denken Italiens in den letzten 50 Jahren. Längst nicht mehr auf Italien beschränkt, kristallisiert sich eine Denkbewegung heraus, für die Leben und Politik zentrale Ankerpunkte sind und die damit Eigenständigkeit behauptet. Die Texte belegen die Bedeutung der französischen Vordenker für die IT, ob man es mit einem besonderen Theorietypus zu tun hat, lassen die Beiträge mit dem Verweis auf die Heterogenität der Bezüge der IT selber offen. Man wird beobachten müssen, ob und wie davon weitere Impulse für den internationalen politisch-philosophischen Diskurs ausgehen. Derzeit jedenfalls ist hier eine lebhafte Gedankenproduktion zu vermelden, über die man sich im Italian Thought Network (www.italianthoughtnetwork.com) informieren kann. Walter Baumann Martha Kleinhans/ Julia Görtz/ Maria Chiara Levorato (Hrsg.): La forma dell ’ assenza. Facetten italienischer Epistolographie vom 14. Jahrhundert bis heute. Würzburg: Würzburg University Press 2021, pp. 146, € 24,90 In un ’ epoca in cui la comunicazione digitale ha soppiantato in parte in modo significativo quella cartacea può apparire un anacronismo - se non un cedimento nostalgico al passato - parlare di scrittura epistolare. La miscellanea La forma dell ’ assenza. Facetten italienischer Epistolographie vom 14. Jahrhundert bis heute, si DOI 10.24053/ Ital-2022-0017 Kurzrezensionen 146 inserisce invece come tessera primaria di un quadro di studi che, soprattutto negli ultimi decenni, si è ampliamente sviluppato portando in evidenza declinazioni interdisciplinari e multiprospettiche che valorizzano e arricchiscono in modo significativo le traiettorie fino ad ora percorse a livello critico sull ’ epistolografia. Il volume, che raccoglie i contributi presentati in occasione di un workshop tenutosi all ’ Università di Würzburg nel gennaio 2020 (La lettera italiana fra para/ testo e testo letterario dal Trecento a Oggi), persegue come obiettivo quello di portare alla luce e mettere in evidenza strategie e dinamiche alla base della scrittura epistolare femminile, una scrittura che pone tra le prime questioni anche quella relativa alla marginalità e trascuratezza, per non dire al totale oblio, in cui molte opere sono state relegate; disinteresse, ma anche diffidenza verso corpora ritenuti a torto - per mezzo di giudizi posticci e superficiali - di valore qualitativo minore rispetto a quelli di firma maschile o, addirittura, considerati privi di qualsiasi autorità nel loro essere, secondo alcuni, ‘ solo ’ documenti di pure manifestazioni empatiche e affettive che non paiono lasciare alcuno spazio al logos, in realtà, invece, preziose testimonianze storico-culturali e potenti affermazioni di costruzione di una zona franca in cui il proprio io può trovare forma ed esprimere se stesso. Al centro dei contributi il lettore trova le dinamiche discorsive sottese e formanti i testi, così come il tenore linguistico, lo stile usato, e uno sguardo attento anche alle potenzialità e peculiarità del genere di fronte a una cultura che da sempre cristallizza gli spazi di azione e suggerisce allo stesso tempo una definizione di spazio legata strettamente a un sistema di relazioni fisse. Riflessione filosofica, teologica, stereotipi sul ruolo della donna, ma anche questioni meramente pratiche, discussioni letterarie, passioni e pulsioni contraddistinguono la produzione epistolare qui raccolta, che risulta esempio paradigmatico di compilazione tra scrittura privata, comunicazione ufficiale, letterarietà e inquieta sperimentazione; un gioco spesso condotto sul doppio binario ‘ realtà e finzione letteraria ’ , tra rappresentazione dell ’ altro e autorappresentazione, dialogo e narrazione, performatività e testualità. Esempio tra i massimi mai raggiunti nell ’ ambito dell ’ epistolografia sia dal punto di vista formale che contenutistico, come mostra il contributo di Maria Chiara Levorato con cui si apre il volume, è la copiosa produzione di Santa Caterina da Siena (383 lettere in totale), «opera che la storiografia letteraria colloca oggi tra i ‘ classici ’ della tradizione italiana» (« ‘ Io Caterina, scrivo a voi ’ : le lettere di un ’ instancabile comunicatrice di fine Trecento», pp. 17 - 38). 1 Con Caterina da Siena (ma non solo con lei) ci si muove tra oralità e scrittura: nelle lettere dettate ai 1 Marina Zancan, «Le ‘ Lettere ’ . Il testo, la sua storia, la sua autrice», in Luigi Trenti/ Bente Klange Addabo (a cura di), Con l ’ occhio e il lume. Atti del corso seminariale di studi su S. Caterina da Siena (25 settembre-7 ottobre 1995), Siena: Università per Stranieri di Siena 1999, pp. 157 - 166, qui p. 157. Kurzrezensionen 147 discepoli e raccolte oggi in un epistolario, convergono insieme alla profonda esperienza spirituale, la forte determinazione e il coraggio della santa che, a soli sedici anni, entra a far parte delle Mantellate, e interviene in modo audace e deciso anche davanti a figure come quella dell ’ allora pontefice Gregorio XI, diventando addirittura sua consigliera. La lettura del percorso biografico introduce l ’ analisi delle epistole, di cui viene studiata metodologia di composizione, costruzione retorica e intenzioni, oltre che il denso tessuto argomentativo che mostra precise immagini, tra le quali citazioni bibliche, contenuti dottrinali, ecc. Non sbaglia quindi Levorato a sottolineare nell ’ indagine compiuta come questi scritti di Caterina da Siena escano dal genere epistolare codificato e possano essere identificati come veri e propri trattatelli dottrinali e oratori, e canale privilegiato e sostitutivo di un ’ oratoria che, soprattutto al tempo della santa, prevedeva esclusioni di genere. Se il Medioevo lega la scrittura epistolare all ’ ambiente della corte, del commercio o del monastero, catalogando inoltre molti testi rimasti anonimi come ‘ di autori ’ , eliminando a priori quindi la possibilità di un ’ autorialità femminile, che invece c ’ è (si pensi in ambito epistolografico a Margherita Datini e alla fiorentina Alessandra Macinghi Strozzi), il Cinquecento vede la produzione epistolare entrare con una certa forza sul mercato grazie all ’ invenzione della stampa. Tra le lettere pubblicate ci sono anche quelle giovenili e amorose di Pietro Bembo scritte ad una donna il cui nome si tace, come recita il titolo dell ’ omonimo volume del celebre umanista. Chi si celi dietro questa figura femminile sconosciuta la critica lo saprà solo nel Novecento con l ’ edizione delle epistole di Maria Savorgnan, a firma di Dionisotti. Su di lei e sulle modalità della sua scrittura epistolare riferisce con massima acribia e raffinata esegesi Martha Kleinhans, che ricorda anche la biografia di questa gentildonna veneziana, il nome della quale è rimasto, nella storia della letteratura, per molto tempo tra quelli ‘ sommersi ’ («Flammende Liebe und fragmentarischer Selbstentwurf: Maria Savorgnans Briefe an Pietro Bembo», pp. 39 - 60). Passione, poesia, ma anche critica letteraria colorano le lettere di Savorgnan che, nel carteggio con l ’ amato, non manca di mostrare altresì le sue ambizioni personali e le sue capacità intellettuali, diventando lettrice prima e musa del dialogo Gli Asolani. Personalità dal forte carattere, è lei, allora vedova, che pare dirigere i fili della relazione a due in un contesto, quello cinquecentesco, che imponeva alla donna non pochi divieti; e ancora messe in scena di sé in una conversazione in cui si fa uso di una specifica tipologia di metafore, toccando di volta in volta diversi registri con una versatilità incredibile a livello linguistico; un dialogo che, quando il rapporto con Bembo è in crisi, non declina anche questioni di ordine concreto. La parabola di un Cinquecento ricco di scambi epistolari, non da ultimo di autrici donne, si legge tuttavia anche attraverso nomi come quelli di Veronica Kurzrezensionen 148 Gambara, Gaspara Stampa e Chiara Matraini, triade a cui dedica la sua attenzione Veronica Andreani, che non omette di presentare, insieme alla silloge spirituale di Vittoria Colonna, altre raccolte di lettere, la cui autorialità femminile, tuttavia, non è certa («Per una tipologia della scrittura epistolare femminile nel Rinascimento», pp. 61 - 80). Emerge dagli esempi citati e da altri aggìuntivi la varietà dei modelli di scrittura epistolare in auge nel corso del Cinquecento, ma emerge anche il genere epistolare come scrittura praticata da autrici donne che, in questa, ripongono non solo la comunicazione privata, bensì utilizzano la lettera, ad esempio, come spazio privilegiato di autorappresentazione o in funzione auto-esegetica. Tale uso si ripete nel Novecento nei carteggi di Grazia Deledda e di Sibilla Aleramo, due nomi, a cui dedicano interessanti osservazioni Eva-Tabea Meineke e Stephanie Neu- Wendel («Sperimentazioni avanguardistiche tra desiderio, follia e delusione - le lettere d ’ amore di Grazia Deledda e Sibilla Aleramo», pp. 91 - 110), che partono da un assunto importante fatto dalla critica relativamente agli scritti autobiografici di queste due autrici così diverse tra loro per contesto geografico e sociale, un assunto che si lascia applicare nondimeno alle loro lettere: entrambe, con la loro scrittura epistolare, realizzano infatti l ’ «auto-rappresentazione di una nuova e più autentica soggettività femminile, sessualmente marcata, che, proprio grazie alla scrittura, si ri-inventa e ri-crea [. . .]». 2 Deledda, così come Aleramo trasformano la loro scrittura in autoritratto, ricordo accorato e struggente, passione, sogno e tormento; desiderio e sfida, «difesa ardente» (p. 99), abile gioco retorico, margine di libertà e spazio di trasgressione; due amori, quelli che fuoriescono dall ’ uno e dall ’ altro carteggio nei confronti dell ’ altro, di diversa intensità, ma pur sempre in cui il binomio arte-vita assume un significato che va oltre la dimensione estetica. Accanto a scambi epistolari reali, il volume fornisce anche un esempio di quelli immaginati, come mostra Tanja Schwan nella sua disamina di una scena presente alla fine del terzo atto di Le nozze di Figaro (1786) di Mozart su libretto di Lorenzo Da Ponte («La lettera tra sincerità e simulazione: L ’ esempio di Le nozze di Figaro di Mozart e Da Ponte», pp. 81 - 90). Inserita in un gioco di inversione di ruoli, la lettera è qui non solo fotografata nel momento stesso della sua composizione ma, «collocata in un punto cruciale della trama[,] [. . .] [essa] funge da collante emotivo tra le figure che si trovano ad interagire» (p. 84). Schwan si sofferma su «funzione esplicativa e messa in scena performativa, tra natura narrativa e drammatica» (p. 86) del testo epistolare; un testo, quello scritto dalle due protagoniste dell ’ opera mozartiana, che viene studiato anche nella trasposizione nella New York contemporanea messa in scena da Peter Sellars. 2 Daniela Cavallero, «Io e Lei: Una donna e Cosima: Due esempi di autobiografia al femminile», in: Romance languages annual, 5 (1993), pp. 174 - 179, qui pp. 174 - 175. Kurzrezensionen 149 Gli ultimi due contributi nell ’ ordine scelto, rispettivamente scritti da Marinella Vannini e Julia Görtz, presentano l ’ utilizzo della lettera (nel secondo caso della e-mail) come risorsa per l ’ insegnamento, studiandola l ’ una nella sua applicazione nelle diverse fasi dell ’ unità didattica e sottolineandone le potenzialità («La lettera informale come risorsa per l ’ insegnamento: alcune proposte», pp. 111 - 124), l ’ altra situando il contesto comunicativo digitale in ambito transculturale con un ’ analisi del romanzo Caro Hamid, fratello lontano (2007) della scrittrice Anna Russo («Geschwister auf Distanz: transkulturelle und didaktische Perspektiven auf den E-Mail-Roman Caro Hamid, fratello lontano von Anna Russo», pp. 125 - 143). Dare forma all ’ assenza, di un tu che, nel momento della scrittura, non si ha ‘ a disposizione ’ . . . talvolta con ironia, a volte con amarezza ed inclemenza, altre non dissimulando la passione intensa e la specificità del proprio io. Il ventaglio offerto da questa miscellanea ci sembra un egregio e scrupoloso studio rivolto a far conoscere e discutere con incisività la scrittura epistolare come strumento operativo di azione, nonché veicolo di riflessione e di dibattito, sapiente messa in scena di sé e dell ’ altro da sé, dispositivo di scrittura dell ’ esperienza e della coscienza del proprio io. Sono epistolari, carteggi, quelli qui presi in esame, che si offrono come terreno fertile per aprire nuove prospettive di ricerca su un genere che non nasconde il dinamismo in esso presente, e come questo faccia parte stessa dell ’ accadere delle cose. Monica Biasiolo Julia Moldovan: Der Raum als poetologische Kategorie im italienischen Roman von Verga bis Pasolini. Berlin: Erich-Schmidt-Verlag 2020, 312 Seiten, 85,00 € (Studienreihe Romania 36) Die Druckfassung der im Februar 2020 an der Heinrich-Heine-Universität Düsseldorf verteidigten Dissertation verfolgt nach der Einleitung und einem Kapitel zur Raumtheorie zunächst die poetologischen, auf die Ästhetisierung des Raumes bezogenen Positionen im Verismus, in Pirandellos umorismo und im Neorealismus und untersucht anschließend in drei Kapiteln ein Textkorpus, das aus Giovanni Vergas I Malavoglia (1881), Luigi Capuanas Il marchese di Roccaverdina (1901), Luigi Pirandellos Romanen Il fu Mattia Pascal (1904), Quaderni di Serafino Gubbio operatore (1925) und Uno, nessuno e centomila (1926) sowie Elio Vittorinis Conversazione in Sicilia (1941), Italo Calvinos Il sentiero dei nidi di ragno (1947) und Pier Paolo Pasolinis Ragazzi di vita (1955) besteht. DOI 10.24053/ Ital-2022-0018 Kurzrezensionen 150