eJournals Italienisch 44/87

Italienisch
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2022
4487 Fesenmeier Föcking Krefeld Ott

Daniele Del Giudice 1949-2021

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2022
Alessandro Scarsella
ita44870156
Mitteilungen Daniele Del Giudice 1949 - 2021 La Giudecca a Venezia è un luogo di dolce abbandono durante l ’ inverno, di stanca attesa durante l ’ estate, in un silenzio interrotto solo dalla festa del Redentore e da passi affrettati sul ponte votivo. Qui, tra i campanili di San Giorgio e di San Marco e le sponde del Lido all ’ orizzonte, si è spento lo scrittore Daniele Del Giudice, e quanto mai l ’ apposizione scrittore si è attagliata a un letterato italiano. Infatti Del Giudice non fu un giornalista, non fu un docente universitario, non fu un uomo politico o un mezzobusto televisivo (questo mai); non fu nemmeno un poligrafo, come altri in Italia destinati a essere presto dimenticati per la loro sostanziale inutilità. Ma fu uno scrittore con la S maiuscola e senza aggettivi. Il tempo che ha preceduto la morte di Daniele Del Giudice (2 settembre 2021) era stato stranamente improntato da un ’ attenzione che l ’ autore non aveva più ricevuto dal momento del suo ricovero presso la residenza dell ’ Ire (Istituto di ricovero e di educazione) alle Zitelle, nell ’ isola della Giudecca, clinica specializzata in Alzheimer, morbo che precocemente aveva aggredito lo scrittore a partire dal 2005. Si veda in particolare l ’ intervento di Ernesto Franco, «La letteratura, la malattia, il silenzio. Parlando di Del Giudice» (La Repubblica, 11 gennaio 2020), dolente ma deciso a riaffermare la priorità di una lezione di scrittura e di pensiero, caratterizzata da pulizia, onestà, ricerca, chiarezza e intelligenza. Dopo tanta sofferenza e solitudine, il presentimento della sua imminente scomparsa nel periodo della pandemia ha attanagliato la cerchia dei rari amici e dei più numerosi lettori sparsi nel mondo. Sapevamo che non sarebbe sopravvissuto al lockdown. Daniele Del Giudice era nato a Roma il 1° luglio 1949. Ha lavorato alla redazione di Paese sera, giornale popolare a lungo rimpianto per la sua posizione culturale in una città difficile per la sinistra. Tuttavia è a Venezia che scriverà i suoi capolavori: Lo stadio di Wimbledon (romanzo, 1983), Atlante occidentale (romanzo, 1985 e 2019 con l ’ inedito Taccuino di Ginevra), Nel museo di Reims (romanzo breve, 1988), Staccando l ’ ombra da terra (sull ’ esperienza del volo e della ricerca di punti di vista esistenziali non corrivi, 1994), Mania (raccolta di racconti, 1997), I-Tigi. Canto per Ustica (testo del monologo civile scritto per Marco Paolini, 2001 e 2009), Orizzonte mobile (scritti, 2009). Più recentemente sono stati raccolti suoi scritti nei due volumi In questa luce (saggi e pagine autobiografiche, 2013) e I racconti (2016). Tra i suoi contributi critici, l ’ introduzione alle Opere complete di Primo Levi (1997 e 2016). Nel 2020, esce per iniziativa di Michele Toniolo la plaquette Parole, edizione fuori commercio con opere di Luigi Gardenal. Nel 2002 gli fu assegnato il premio DOI 10.24053/ Ital-2022-0020 156 Feltrinelli - Accademia dei Lincei per il complesso della sua opera narrativa; più recentemente e alla vigilia della fine, nel 2020 il Premio Internazionale Amos per la Cultura e nel 2021 il Premio Campiello alla carriera. Della sua tribolata generazione, quella della seconda metà degli anni Quaranta e fiorita negli anni Ottanta, Del Giudice è l ’ unico ad aver lasciato il segno. Alessandro Scarsella Im Amos Verlag in Venedig-Mestre ist Ende 2021 der Erinnerungs-Band Luce e ombra. Leggere Daniele Del Giudice, hrsg. von Alessandro Scarsella, erschienen. In Memoriam Gianni Celati (1937 - 2022): Se n ’ è andato un grande narratore e intellettuale italiano Il 21 gennaio di quest ’ anno ha avuto luogo, in una pienissima sala-eventi di Bologna, una serata in omaggio di Gianni Celati, morto il 3 gennaio 2022 a Brighton dove aveva passato gli ultimi circa 35 anni della sua vita. Attraverso le testimonianze di alcuni dei suoi amici più stretti e ‘ compagni intellettuali ’ (Marco Belpoliti, Daniele Benati, Ermanno Cavazzoni, Ugo Cornia, Filippo Milani, Nunzia Palmieri, Jean Talon), si è ricordato il profilo umano e artistico di questo grande autore - il quale, comunque, si sarebbe molto probabilmente rifiutato sia di essere definito in questo modo, cioè un ‘ grande autore ’ , sia addirittura di essere considerato un ‘ autore ’ o ‘ scrittore ’ tout court. In varie occasioni (come per esempio nel suo saggio «Le posizioni narrative rispetto all ’ altro» del 1996) Celati ha preso le distanze da un tipo di scrittura centrata sulle spiegazioni nonché sulle descrizioni apparentemente oggettive o impersonali, perché esse non mancano mai di metterci - in quanto lettori - in una condizione di «sudditanza», escludendoci dal punto di vista adottato da chi scrive. La scrittura, in particolare quella narrativa, doveva invece mirare, secondo lui, a includere la presenza di quell ’ «altro-da-me» al quale ogni espressione letteraria non solo si rivolge, ma dal quale essa prende anche spunto. Pensava inoltre che la «capacità narrativa» non fosse affatto un dono artistico, ma facesse parte della predisposizione umana in generale e trovasse la sua origine nel semplice ascolto delle voci degli altri nella vita quotidiana. Considerava anche sé stesso un ‘ narratore ’ , più vicino alle espressioni orali e immediate che a quelle deliberatamente letterarie. Questo atteggiamento marcatamente anti-elitario, anzi umile, impregnava la poetica letteraria di Celati a tutti i livelli, manifestandosi anche nella proposta di descrivere il mondo esterno tramite uno sguardo ‘ archeologico ’ , che si volgesse DOI 10.24053/ Ital-2022-0021 Mitteilungen 157