Italienisch
ita
0171-4996
2941-0800
Narr Verlag Tübingen
10.24053/Ital-2022-0037
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2022
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Fesenmeier Föcking Krefeld OttParole usate per fare del male: il caso di cerebroleso
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2022
Stefano Miani
Die Rubrik «Sprachecke Italienisch» stellt aktuelle Probleme und Tendenzen des
Gegenwartsitalienischen vor und befasst sich mit Normierungsschwankungen,
grammatischen Unsicherheiten, Neuwortbildungen u. a. Dabei sollen möglichst
auch Anfragen und Anregungen aus dem Kreis der Leserinnen und Leser
aufgegriffen werden, die die Dynamik des Gegenwartsitalienischen als «lingua [. . .] in forte ebollizione» (F. Sabatini) präsentieren.
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Sprachecke Italienisch Die Rubrik «Sprachecke Italienisch» stellt aktuelle Probleme und Tendenzen des Gegenwartsitalienischen vor und befasst sich mit Normierungsschwankungen, grammatischen Unsicherheiten, Neuwortbildungen u. a. Dabei sollen möglichst auch Anfragen und Anregungen aus dem Kreis der Leserinnen und Leser aufgegriffen werden, die die Dynamik des Gegenwartsitalienischen als «lingua [. . .] in forte ebollizione» (F. Sabatini) präsentieren. Verantwortlich für die «Sprachecke Italienisch» ist Prof. Dr. Daniela Pietrini (Universität Halle-Wittenberg): daniela.pietrini@romanistik.uni-halle.de. Parole usate per fare del male: il caso di cerebroleso Partendo dall ’ assunto che «qualsiasi parola e frase, del tutto neutra in sé, in circostanze molto particolari possa essere adoperata per ferire» (De Mauro 2016), tra i termini che potremmo definire “ specializzati ” , assurti cioè a rango di insulti veri e propri, abbiamo un numero non marginale di parole afferenti alla terminologia medica che, parafrasando Tullio De Mauro (che a sua volta citava un verso di Gianni Rodari), da “ parole per guarire ” si sono trasformate in “ parole per fare del male ” . Sono una cinquantina 1 , parole antiche e recenti, nate nell ’ alveo della terminologia medica o transitatevi a un certo punto della propria storia e che, in non pochi casi, sono ormai uscite da questo ambito d ’ uso. DOI 10.24053/ Ital-2022-0037 1 Abbiamo individuato i termini mediante lo spoglio dei seguenti repertori: Nanni 1953, Lotti 1991 e Casalegno/ Goffi 2005. A questi sono stati affiancati, per un riscontro diacronico, il GDLI, e il TLIO e, per uno sincronico, il GRADIT e lo ZING 2023. Nel GRADIT i lemmi marcati “ TS ” (termini specialistici) sono 178.234. Applicando un filtro e selezionando solo i termini riconducibili all ’ ambito medico - che non sono solo quelli sotto l ’ etichetta “ med. ” , ma anche quelli sotto “ anat. ” (anatomia), “ chir. ” (chirurgia), “ fisiol. ” (fisiologia), “ genet. ” (genetica), “ neurol. ” (neurologia), “ ott. ” (ottica), “ psic. ” (psicologia, psichiatria e psicoanalisi), “ st.med. ” (storia della medicina) - si hanno 31571 lemmi. Raffinando ulteriormente la ricerca ai soli termini che presentano un ’ accezione spregiativa - nel campo globale abbiamo cercato “ spreg. ” , “ offesa ” , “ insulto ” , “ ster. ” (stereotipo), “ scherz. ” (scherzoso) e “ ingiurioso ” - è possibile arrivare a 95 lemmi. In realtà tra questi sono poco più di dieci quelli che potrebbero interessare la nostra indagine (cerebroleso, deficiente, idiota, imbecille, masochista, microcefalo, mongoloide, ninfomane, peste, ritardato, spastico, uterino). Altri termini, come aborto, arteriosclerotico, cretino, demente, ipocondriaco, isterico e psicopatico, resterebbero esclusi dai risultati della ricerca su GRADIT, oltre che per la natura sincronica, che quindi perde alcuni significati ormai desueti, soprattutto perché “ mascherati ” da etichette come «estens(ione)», «colloq (uiale)» o «famigl(iare)». 138 Concentriamo la nostra indagine su cerebroleso, parola che, come vedremo, solo recentemente da termine medico si è trasformata in vero e proprio insulto, diventando uno degli innumerevoli sinonimi di stupido. Ripercorrere questa parabola non ha certo lo scopo di mitigarne l ’ uso ingiurioso, ma può aiutare a mettere a fuoco alcuni di quei processi di osmosi tra terminologia specialistica e lingua comune che spesso portano dapprima alla banalizzazione, poi, al totale fraintendimento del significato di una parola. Il nostro percorso inizia nel 1922, con la comparsa, in ambito neurofisiopatologico, dell ’ aggettivo cerebrolesionato 2 (Ceni 1922, 513) ‘ che ha subito una lesione cerebrale ’ , composto di cerebro- ‘ del cervello ’ 3 e lesionato ‘ che ha subito dei danni ’ 4 , che sembrerebbe essere stato formato sul modello dell ’ ingl. brain(-) damaged o brain-injured 5 . È interessante osservare come per tutto il decennio questo aggettivo sia riferito esclusivamente ad animali (galli, volatili, cani) al cui cervello viene procurata una lesione per poi studiarne gli effetti 6 . Sfuggito ai repertori lessicografici, cerebrolesionato ha comunque una durata effimera: viene 2 «Gallo cerebrolesionato» (Ceni 1922, 513). 3 Probabilmente sul modello delle seguenti parole attestate anteriormente da GRADIT: cerebrospinale ‘ relativo al cervello e al midollo spinale ’ (1843), cerebrosclerosi ‘ lesione da arteriosclerosi dei vasi cerebrali ’ , cerebroplegia ‘ apoplessia ’ (1899). Cfr. anche Serianni (2005, 208). 4 GDLI registra l ’ agg. lesionato ‘ danneggiato (con riferimento a strutture murali o a edifici in cui si producono crepe o fenditure); che presenta lesioni ’ con Matilde Serao (Il ventre di Napoli, 1884), ma è possibile anticipare alla metà del XVIII secolo: «Per quanto bello comparisce un vaso all ’ esterno, quando intiero mostrisi agli occhj nostri, non si può talvolta sapere, se sia lesionato, se pria leggermente non si percuota d ’ intorno» (L ’ Aristippo Moderno, ovvero Riflessioni Sopra i Costumi del Secolo corrente. Tradotto dall ’ idioma francese all ’ italiano. . ., Roma, Presso gli Eredi Barbiellini e Pasquino, 1758, p. 302). 5 L ’ OED tuttavia, che registra il nome brain damage ‘ impairment of the functioning of the brain due to injury or disease ’ nel 1864, data l ’ agg. brain damaged ‘ affected by brain damage ’ solo nel 1946. Nonostante la presenza del sintagma brain damaged in testi anteriori al 1922 - per esempio in Hughes (1903, 307) - , in queste occasioni brain damaged non sembra avere ancora un valore aggettivale sovrapponibile a cerebrolesionato o al futuro cerebroleso, ma sembra indicare semplicemente un ‘ cervello danneggiato ’ . Anche di brain injured, non registrato nell ’ OED, ma presente già agli inizi del secolo, non troviamo attestazioni con valore aggettivale anteriori alla comparsa di cerebrolesionato. Il dibattito riferito ai brain-damaged o brain-injured children sembra essersi sviluppato, anche dal punto di vista terminologico, solo a partire dagli anni Cinquanta negli Stati Uniti. Cfr. Williams (1960, 3): «Another possible term, the so-called brain-injured, or brain-damaged, has been under study recently. [. . .] It appears that not all brain-damaged children are mentally retarded, but that some may be». Per l ’ influsso degli anglismi cfr. Serianni (2005, 182 - 188). 6 Cfr. Vittorino Desogus che, quando parla di «uccelli [. . .] cerebrolesionati» (Desogus 1924, 495) non lascia molti dubbi, purtroppo, sul significato di questo aggettivo: «ho voluto studiare i rapporti tra cervello e pineale [. . .]: ho scerebrato, cioè, in un primo Stefano Miani Sprachecke Italienisch 139 usato principalmente da due psichiatri operanti a Cagliari, il più anziano e noto Carlo Ceni (1866 - 1965) 7 e Vittorino Desogus (1887 - ? ) 8 , ed è riverberato dal fatto di comparire nel titolo di un articolo di Desogus (1924), La pineale negli uccelli normali e cerebrolesionati, che conobbe un discreto successo e fu spesso citato. Cerebroleso, che è datato dai repertori (GRADIT, ZING 2023) al 1930, a quanto ci risulta fa la sua comparsa nel 1928, nuovamente in uno scritto di Desogus (1928, 60), sostituendo da questo momento in poi cerebrolesionato, di cui mantiene lo stesso significato 9 , sempre riferito esclusivamente agli animali 10 . Solo negli anni Quaranta il termine, uscito dai confini della neurologia sarda 11 , approda in altre zone d ’ Italia col significato di ‘ che, chi ha subito una lesione cerebrale e una conseguente alterazione delle funzioni psicofisiche ’ (GRADIT), che resterà invariato nei decenni a seguire. Lo troviamo, per esempio, nel 1941, nel necrologio del neurologo Carlo Besta (1876 - 1940), in cui con commozione si racconta di come il clinico fin dal primo conflitto mondiale si fosse occupato dei cosiddetti «cerebrolesi di guerra» 12 , cioè di quei soldati che tempo, gli animali ed ho ricercato poi, trascorso un congruo periodo, gli effetti del trauma sulla ghiandola in questione» (Ibid.). 7 Su Ceni cfr. Canestrelli 1979. 8 Informazioni su questo autore sono reperibili sull ’ Archivio Storico dell ’ Università degli Studi di Cagliari <https: / / archiviostorico.unica.it/ persone/ desogus-vittorino> 9 «Il Ceni nel suo libro “ Psiche e vita organica ” , parla a lungo dei lipoidi delle ghiandole sessuali e di quelle a secrezione interna in animali ciechi e in animali cerebrolesi» (Desogus 1928, 60). 10 È difficile concordare col TREC (s. v. cerebroleso) che propone come modello di cerebroleso il termine cranioleso, ‘ che ha subito una lesione al cranio ’ (GRADIT). Non solo questo discorda con quanto proposto dai repertori lessicografici (per esempio GRADIT data cerebroleso al 1930, mentre cranioleso addirittura al 1983), ma anche con la quasi contemporaneità dei due termini, emersa dalle nostre ricerche: cranioleso, anzi, risulta lievemente più tardo di cerebroleso (Giacobbe 1930, 1570), anche per quanto riguarda la variante cranio-leso (Puca 1930, 275). Semmai, è interessante osservare che questo secondo termine, ponendo l ’ accento sulla natura traumatica della lesione cranica, senza indugiare sulle conseguenze a livello motorio o cerebrale, viene subito riferito agli esseri umani. 11 Lo ritroviamo, per esempio, nel titolo di una comunicazione del 1934 tenuta al Primo Congresso medico Regionale Sardo, intitolata Contributo alla conoscenza dell ’ edema polmonare acuto nei cerebrolesi, di un allievo del Ceni, Paolo Manunza (1905 - 1968) e riportata in Grasso Biondi (1937, 402, nota 1). 12 Nel necrologio si ricorda come Carlo Besta, «Ufficiale medico e consulente neurologico presso l ’ Ospedale Militare Principale di Milano», rimase «colpito dalla necessità che i cerebrolesi di guerra fossero seguiti a lungo con criteri neurologici» (Porta 1941, ix). Ben presto dei cerebrolesi si occuparono anche gli psicologi, tanto che Mecacci (2019) ricorda come «clinicamente si può dire che la psicologia ha tratto beneficio dalle guerre, soprattutto dalle due guerre mondiali [. . .]. I cerebrolesi per ferite di guerra fornirono una vastissima fenomenologia di sindromi neuropsicologiche» (in Schede - La psicologia e le due guerre mondiali). Sprachecke Italienisch Stefano Miani 140 durante il primo conflitto mondiale avevano subito traumi fisici e psichici alla cui cura il medico si era dedicato con particolare dedizione, fondando a Milano l ’ ospedale Neurochirurgico della Guastalla. All ’ inizio del decennio successivo il termine è ben attestato sia in campo psichiatrico che psicologico, tanto che Agostino Gemelli (1878 - 1959) fa dello studio dei «cerebrolesi» uno dei punti di contatto tra psichiatria e psicologia 13 . È abbastanza ovvio ipotizzare che, una volta varcati i confini dello specialismo, si sia interpretata la lesione del cervello come causa di mancanza o di grave diminuzione dell ’ intelligenza e che quindi un cerebroleso debba essere per forza di cose anche poco intelligente. È interessante osservare, però, come non siano mancati tentativi di correggere questa erronea interpretazione, per esempio in quella che ci risulta essere la prima occorrenza di cerebroleso sulle pagine del Corriere della sera nel 1964. L ’ occasione è una lettera di un lettore che si lamenta per come un passato articolo ha parlato dei «discinetici». L ’ autore, probabilmente un medico o un sanitario, che dichiara di essere «a continuo contatto con i discinetici», afferma che «non è esatto definire i colpiti da paralisi cerebrale povere creature mostruose irreparabilmente menomate nella psiche e nel corpo»: «La scienza non si arrende affatto, vi sono centinaia di persone che impegnano la loro vita nel recupero dei cerebrolesi. Gli individui “ che oltre a presentare anormalità psichiche, non risultano in grado di controllare i propri movimenti ” possono a volte giungere a ottenere una laurea, sposarsi ed esplicare una utile attività sociale.» (Vallini 1964) Sembrerebbe, inoltre, plausibile ipotizzare che il fatto di avere, per così dire, frequentato compagni di viaggio “ malfamati ” , già prossimi all ’ assurgere al rango di veri e propri insulti, abbia influito negativamente sulla semantica di cerebroleso. Si prenda, sempre dal Corriere della sera, l ’ occhiello di un articolo del 1971, intitolato gli Esclusi dalla scuola: «Per la carenza di attrezzature non tutti i bambini potranno frequentarla [la scuola materna]. Ma i veri danneggiati rimangono i 13 Si prenda, a titolo d ’ esempio, questo passaggio di un articolo di Agostino Gemelli intitolato Lo psicologo di fronte ai progressi della psichiatria: «Goldstein, trasportando in questo campo le idee della scuola della forma [Gestalt] dalla quale provenne, specie sulla base delle ricerche sui feriti cerebrali [. . .], da alcuni anni ha autorevolmente avanzato l ’ idea, da lui ulteriormente sviluppata, che ciascuna parte dell ’ organismo è in funzione di ciascun ’ altra ed è in funzione del tutto. [. . .] È importante notare che Goldstein e Gelb sono partiti dallo studio del comportamento psichico dei soggetti cerebrolesi della prima guerra. L ’ analisi psicologica dei cerebrolesi ha importanza non solo per il contributo che questi due studiosi hanno portato alla riorganizzazione della percezione con la motricità a formare un tutto nel processo di guarigione, ma perché essi hanno indicato un metodo nuovo di considerare i fatti» (Gemelli 1950, 526). Stefano Miani Sprachecke Italienisch 141 subnormali, respinti dalla scuola pubblica». Nel testo, che ha l ’ intento meritorio di denunciare il ritardo dell ’ Italia di allora, dove al posto dell ’ inclusione scolastica si ricorreva alle «scuole speciali» definite «moderni ghetti realizzati con un pretesto pseudoscientifico per isolare migliaia di bambini», ai «bambini cerebrolesi» sono accostati i «bambini subnormali» e quelli «mongoloidi» (Lucisano 1971). Il termine mongoloide negli anni Settanta viene utilizzato con disinvoltura sulla stampa, nonostante fin dal 1959, con una serie di articoli pubblicati da Jérôme Lejeune, Raymon Turpin e Marthe Gautier, fosse stata riscontrata l ’ anomalia genetica del cromosoma 21 e che, anche in conseguenza di questa scoperta, nel mondo scientifico, grazie a una lettera di 19 scienziati nel 1961 alla prestigiosa rivista The Lancet (Allen 1961, 775), fosse stata proposta l ’ abolizione dei termini idiozia mongolica, mongolismo e mongoloide, ormai percepiti come razzisti, ingiuriosi 14 e non più scientifici, in favore dei più corretti sindrome di Down o anomalia di Langdom-Down o trisomia-21. È interessante osservare come nella grande divulgazione per molti anni a cerebroleso vengano affiancati e sovrapposti termini come idiota e mongoloide 15 . Giusto per fare un esempio, il lettore italiano nel 1978 (e ancora oggi, dato che il libro, ristampato nel 1994, è facilmente reperibile), può trovare in libreria il volume I mongoloidi. Figli della speranza (Veras 1978), infelice traduzione italiana di un libro del 1975 intitolato Children of Dreams, Children of Hope del medico brasiliano Raymundo Veras. Nel corso del volume, che portiamo qui a puro titolo di esempio e di cui non ci interessa indagare la fortuna editoriale o la validità scientifica intrinseca (l ’ autore non sembra entusiasta delle ricerche e scoperte genetiche sulla sindrome), mongoloide e cerebroleso vengono utilizzati, sia nella versione inglese che nella traduzione italiana, sostanzialmente come sinonimi e ci si rivolge, per esempio, indifferen- 14 Cfr. Cianflone/ Scafoglio 1976 che a p. 58 riporta la scritta fascista sui muri di Piazza Cesarea di Napoli «Mongoloidi al muro». 15 Si legga la definizione della voce mongolismo dell ’ Enciclopedia Italiana Treccani a firma Gennaro Fiore del 1934: «Anomalia patologica che si presenta a casi sporadici, spesso in rapporto a debilità dei genitori (età avanzata, gravidanze ravvicinate, forti patemi d ’ animo della madre). Tipica è la faccia, che ricorda lontanamente quella dei Mongoli, ed è base della diagnosi che poggia sui sintomi seguenti: brachicefalia; naso piccolo a sella; palpebre oblique con l ’ angolo interno più basso dell ’ esterno, a stretta apertura, con abituale blefarite e frequente congiuntivite; nistagmo; epicanto; padiglione dell ’ orecchio malformato; ipotonia muscolare; lingua grossa e screpolata; addome tumido, atonia intestinale; frequente adenoidismo; ritardato sviluppo dello scheletro; psiche sempre alterata, dall ’ idiozia all ’ imbecillità con tonalità faceta, impulsività spesso domabile con suoni musicali. Il substrato anatomico è ancora incerto (stato fetale della corteccia cerebrale, ipoplasia di ghiandole a secrezione interna). La mortalità è alta fino dai primi mesi. L ’ opoterapia plurighiandolare, l ’ igiene della vita, l ’ educazione in speciali istituti, dànno in qualche caso miglioramenti». Sprachecke Italienisch Stefano Miani 142 temente, ai «genitori di bambini cerebrolesi» (p. 12) o a quelli «di un bambino mongoloide» (p. 13). L ’ uso ingiurioso parrebbe nascere, quindi, dal concorso di due fatti: la banalizzazione (il già ricordato parallelismo tra cervello e intelligenza che ancora oggi fa pensare che a una lesione cerebrale debba inevitabilmente corrispondere una diminuzione dell ’ intelligenza) e l ’ aver, per così dire, “ viaggiato ” in compagnia di termini connotati negativamente (come mongoloide). Non andrà neanche sottovalutato il fatto che cerebroleso venga spesso riferito ai bambini (si pensi ad altri termini riferiti per lo più all ’ infanzia che hanno subito la stessa sorte come cretino, idiota, imbecille, deficiente, handicappato) e andrà ipotizzato che proprio in questo contesto sia diventato un ’ ingiuria, una parola sentita dagli adulti e utilizzata quasi certamente dagli stessi bambini per offendersi vicendevolmente (si ricordi che è proprio a partire dagli anni Settanta che si attua, tra mille difficoltà, una vera inclusione scolastica che abolisce le classi e le scuole differenziate e che gli studenti molto probabilmente iniziano a sentire da docenti e genitori con più frequenza tale terminologia). È del resto un fatto assodato che spesso, prima di diventare ingiurie, alcuni termini siano stati utilizzati per scopi eufemistici 16 (i cretini, per esempio, erano i poveri “ cristiani ” delle valli alpine affetti da disturbi alla tiroide). A questo proposito è interessante leggere un passo tratto da una recensione al Dizionario di parole nuove 1964 - 1984 di Manlio Cortelazzo e Ugo Cardinale (1986, Torino: Loescher), continuazione ideale dell ’ Appendice di Bruno Migliorini al Dizionario Moderno di Alfredo Panzini: «la comparsa di eufemismi quali non vedente, audioleso, cerebroleso» sarebbe «la spia di un nuovo tipo di suscettibilità» ( Jacqmain 1987, 215). Mentre sembra pacifico che non vedente e, aggiungiamo noi, il recentissimo videoleso 17 possano essere stati impiegati con scopi eufemistici al posto di cieco e non udente e audioleso 18 al posto di sordo, non appare chiaro quale termine dovrebbe andare a sostituire cerebroleso (forse mongoloide? ). Potrebbe sembrare incredibile, ma la prima attestazione del termine in un uso ingiurioso, a quanto ci risulta, giunge dalla cronaca politica. Nel 1991 sul quotidiano La Repubblica viene, infatti, riportato il virgolettato di un consigliere comunale eletto nelle liste della «Lega lombarda e poi uscitone [. . .] per dissidi 16 Sugli usi eufemistici nell ’ italiano per quanto riguarda la malattia mentale cfr. Galli De ’ Paratesi (1969, 157 - 58), che ricorda come termini un tempo eufemistici usati al posto dell ’ interdetto pazzo, possano «addirittura [. . .] essere usati come insulto», riportando, tra gli altri esempi i termini insano, nevrastenico, matto, isterico, mentecatto e maniaco (p. 158). 17 GRADIT data videoleso ‘ che, chi presenta una menomazione della vista ’ al 1983 con lo Zingarelli. 18 Audioleso ‘ che, chi presenta menomazioni dell ’ apparato uditivo ’ è datato da GRADIT e da ZING 2023 al 1966. Stefano Miani Sprachecke Italienisch 143 insanabili con “ quei cerebrolesi di Bossi [Umberto Bossi] e dei suoi fedelissimi ” » 19 . Linguaggio che sembra farsi sempre più colorito, anche ad alti livelli istituzionali, se prestiamo fede alle parole di Stefano Apuzzo, deputato del partito dei Verdi nella XI legislatura, che nel 1993 così si lamenta dello scadimento del linguaggio dei suoi colleghi parlamentari: «È ora che un certo linguaggio resti fuori, almeno dal Palazzo. Dall ’ inizio della legislatura si è sentito di tutto: dal ‘ cerebroleso ’ al ‘ lobotomizzato ’ , pronunciato dall ’ ultraottuagenario leghista Luigi Rossi contro il governo, al ‘ soggetto extracomunitario ’ rivolto dall ’ on. Borghezio (Lega) ad un bambino di 10 anni da lui maltrattato». E via discorrendo, con «mongoloide, handicappato, zulu, farciti da riferimenti ai suk arabi.» Il parlamentare termina il suo sfogo invocando da parte degli eletti un maggiore «rispetto verso i soggetti deboli e le etnie, seppure lontane» 20 . Cerebroleso nel corso dell ’ ultimo decennio del XX secolo sembra essere ormai divenuto moneta corrente per l ’ insulto, tanto da approdare nel 1995 in un romanzo della scrittrice, allora poco più che trentenne, Rossana Campo (Genova 1963), Mai sentita così bene, edito da Feltrinelli: «che due palle! Ci ho provato, mi sembrava una storia con un bono tenebroso. Invece era solo una sfiga con un cerebroleso» (Campo 1995, 29). Come si vede il dialogo vuole ricalcare un linguaggio non controllato e giovanile, segno che il termine come offesa già circola. Che attorno alla metà del decennio la confusione, anche in certi ambienti medici, sia ancora molta ce lo rivelano anche le parole di Marco Espa, presidente dell ’ Associazione Bambini Cerebrolesi (A. B. C.) della Sardegna in apertura del convegno nazionale del 1996, che dichiara come le famiglie e chi, in generale, lavora con i cerebrolesi siano «stufi di sentire in ambienti medici, non tutti chiaramente, per fortuna, la parola cerebrolesione immancabilmente associata al concetto di non intelligenza» (Espa 1996, 13). Fin dai primi anni Duemila l ’ uso ingiurioso di cerebroleso viene registrato nel fiorente mondo dei siti specializzati e dei forum on-line. Per esempio, gli autori del sito internet Clemence, «un prodotto web di dichiarati intenti alternativi, spesso sconfinati nell ’ e-snobismo 21 », criticando il nascente fenomeno dei Pòkemon non esitano a parlare di «genitori cerebrolesi» che si lasciano convincere «di quanto siano belli bravi e buoni i piccoli mostriciattoli dagli occhi a mandorla» (Lipperini 2000, 109), suscitando nel forum di discussione accese proteste (ivi, 111). 19 Il governo delle città. Chi è Piergianni Prosperini, l ’ ex leghista che puntella la maggioranza, in: La Repubblica, 17 dicembre 1991. 20 «E Apuzzo chiede scusa ai Baluba», in: La Repubblica, 13 luglio 1993. 21 Interessante questa espressione che indica ‘ l ’ essere snob sulle piattaforme elettroniche ’ , non registrata, a quanto ci risulta, da nessun repertorio. Sprachecke Italienisch Stefano Miani 144 L ’ uso ingiurioso a inizio secolo è sempre più forte 22 , tanto che, assente da due importanti corposi repertori di insulti usciti nella seconda metà del Novecento (Nanni 1953 e Lotti 1991), il termine cerebroleso « ‘ persona stupida, idiota ’ » viene registrato da Casalegno/ Goffi 2005 (s. v., indicando come prima attestazione Campo 1995). Oltre a esempi estremi, spesso tratti proprio dal mondo politico, come questo virgolettato del 2010 attribuito al deputato Mario Baccini, «non si può più stare in un partito governato da cerebrolesi. Anzi, il cerebroleso ha ancora qualche attività . . . Idrocefali» (in Luzi 2010) 23 , è possibile ritrovare l ’ uso ingiurioso anche in autori insospettabili come il matematico Piergiorgio Odifreddi che, lo stesso anno, lamenta il fatto che «se dessimo retta ai media, dovremmo dedurre che viviamo in un paese di cerebrolesi che si appassionano soltanto a ciò che succede negli stadi calcistici, nei reality televisivi, nei film natalizi o nei romanzi da classifica» (Odifreddi 2010). Forse però lo scivolone più celebre, perché seguito - a differenza di quelli riportati in precedenza - da non poche proteste, sintomo, questo sì, di una nuova sensibilità, è quello del giornalista e direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio che nell ’ editoriale del 18 marzo 2013 si scaglia contro alcuni commenti ai propri post su Facebook: «Più leggo certi commenti sulla mia pagina Facebook e sul mio blog, più mi viene voglia di chiuderli e di dare ragione a chi paragona i social network alle pareti dei cessi pubblici. C ’ è chi viene qui solo per insultare (cari cerebrolesi, nessuno vi obbliga a leggermi).» (Travaglio 2013 a) Al post replica lo stesso giorno il blogger Giulio Sensi con un post sul suo blog L ’ involontario intitolato Tu quoque Marco Travaglio: «Mi sorprende perchè [sic] sono stufo di una retorica pubblica che usa le diversità, le marginalità, le disabilità (diversi e marginali poi da cosa? Disabili per cosa? ) per colpire qualcuno. Stufo perchè [sic] non si fa altro che rinfocolare e diffondere quella narrazione delle diversità che discrimina e ghettizza, che 22 Riportiamo alcuni esempi tratti dall ’ Archivio del quotidiano La Repubblica: «E chi l ’ ha guardato [il programma televisivo Grande Fratello] non era necessariamente cerebroleso» (Romagnoli 2000); «Scherzano, si danno del “ mongolo ” e del “ cerebroleso ” » (Ravelli 2001); «Gli attori americani sono come dei piloti a cui mettono in mano una Ferrari; qualunque cerebroleso di Hollywood con un bolide si farebbe notare», il virgolettato è dell ’ attore Luca Barbareschi in Rota 2004; «Meno male che qualcuno ha cominciato a protestare contro quel manipolo di energumeni cerebrolesi che da anni infestano le curve della Lazio! » (Lodoli 2005). 23 Ma si può ricordare anche l ’ ex ministro «Maurizio Gasparri che dà del “ cerebroleso ” » al Segretario di Rifondazione Comunista di Rimini (« “ Quando impiccano i Marò? ” . Bufera sul segretario Prc di Rimini», in: La Repubblica, 13 luglio 2015). Stefano Miani Sprachecke Italienisch 145 getta uno stigma di colpa su tante persone per le condizioni fisiche o psichiche che vivono (non ci sono veramente altre espressioni per aggettivare quei disturbatori caro Marco? ). [. . .] “ Conosco molto bene persone che lavorano nei Reparti di rianimazione e nei reparti di lungo degenza, è un offesa a chi li assiste e a chi purtroppo si trova in questa situazione, fai bene ad indignarti! ” commenta un ’ amica su facebook a proposito dell ’ uso di “ cerebroleso ” per offendere. E mi viene in mente un altro caro amico e collega che con le sue orecchie ha sentito pochi giorni fa una giornalista (di una tv privata nazionale) utilizzare l ’ espressione “ mongoloide ” per aggettivare chi non ha ancora imparato a fare la raccolta differenziata. [. . .] Le parole sono importanti sono capaci di creare e distruggere, di spostare montagne, di assolvere o condannare, di riconoscere la dignità o cancellarla. E non si tratta di essere politicamente corretti o buonisti, ma di usare il buonsenso e di chiedersi quali effetti possano avere quelle che si usano. Soprattutto quando le leggono decine di migliaia di persone come accade per quelle di Marco Travaglio.» (Sensi 2013) Il giorno seguente il giornalista prova ad aggiustare il tiro in un articolo che già dal titolo ci fa capire la mole di proteste scaturite, A proposito dello tsunami di ieri. L ’ autore, tuttavia, non sembra molto incline al mea culpa: «Cari amici, sono felice che la mia provocazione di ieri (scritta apposta con la tecnica del pugno nello stomaco) abbia suscitato tanto interesse. Non perché io venga “ pagato a commento ” , come ha scritto qualche intelligentone (va bene così? ): magari! Ma perché il livello medio del dibattito che si è innescato è parecchie spanne più alto di quello che purtroppo caratterizza la gran parte dei commenti degli ultimi mesi. [. . .] Mi spiace che la mia espressione “ cerebrolesi ” abbia offeso qualcuno: non mi riferivo certo a chi soffre dell ’ omonima patologia, ma a chi ha mandato il cervello all ’ ammasso, a chi non l ’ ha mai usato, a chi lo tiene in stand by.» (Travaglio 2013 b) Terminiamo questo percorso constatando come, pur essendoci una rinnovata sensibilità nei confronti del linguaggio dell ’ odio e della discriminazione, testimoniata sul versante linguistico da lavori come De Mauro 2016, che inserisce cerebroleso nell ’ elenco dei termini che ingiuriano le «diversità e disabilità psichiche, mentali, intellettuali» o da iniziative di sensibilizzazione nei confronti della disabilità come la pagina Facebook Vorreiprendereiltreno 24 dell ’ attivista e 24 Si veda il post del 5 agosto 2019 «LA DISABILITÀ NON È UN INSULTO “ Mongoloide! ” , “ Spastico! ” , “ Handicappato! ” , “ Cerebroleso! ” [. . .] Utilizzare parole inerenti alla disabilità come forma di offesa significa insultare ANCHE le persone con disabilità. [. . .] Se vogliamo empatizzare con la disabilità, smettiamo di utilizzarla come unità di paragone per offendere qualcuno! » (https: / / www.facebook.com/ vorreiprendereiltreno/ photos/ la- Sprachecke Italienisch Stefano Miani 146 politico toscano Jacopo Melio, quotidianamente tornino alle cronache episodi come quello del sindaco di Sala Consilina che nel 2020 definisce alcuni cittadini contrari alla visita su prenotazione del cimitero «15 smanettatori da social che scrivono cose [da] cerebrolesi» (Sorrentino 2020) o del fuorionda del 2021 della redazione del programma televisivo Grande Fratello che parla, molto probabilmente riferendosi agli stessi concorrenti, di «una massa di imbecilli e cerebrolesi» 25 . Del resto, questi episodi sono ormai solo la punta di un iceberg sommerso da un mare in cui tutti navighiamo. Purtroppo, infatti, il luogo dove è più facile tastare il polso dell ’ utilizzo di cerebroleso come insulto sono i social network. Basterà al curioso fare una semplice ricerca di cerebroleso 26 mediante la Advanced Search di Twitter, per esempio tra il giorno precedente e quello successivo alle Elezioni Politiche in Italia del 2022: da inviti garbati («Vai a scuola se non capisci! ! Scuola, non l ’ asilo del PD per cerebrolesi») a divergenze sull ’ esito del voto («Cosa cazzo avete votato Meloni? Idioti cerebrolesi»), passando per complimenti personali («Lurido traditore schifoso [al presidente del M5S Giuseppe Conte]. E c ’ è gente che lo considera onesto. Ignoaranti [sic] cerebrolesi», «sto cerebroleso della politica [riferito al segretario della Lega Matteo Salvini]») fino a esempi di estrema sintesi («comunisti cerebrolesi»), e da moltissimi altri usi (tutti ingiuriosi) è possibile rendersi conto di come il partito dell ’ odio sia quello che riesce a raccogliere più voti e di quanto lavoro ci sia ancora da fare. 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