Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
10.24053/VOX-2023-001
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2023
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Kristol De StefaniNote di storia della dialettologia tra Svizzera e Italia: a proposito dell’Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale
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2023
Lorenza Pesciahttps://orcid.org/0000-0002-3685-6738
Entre 1928 et 1940, grâce à Karl Jaberg et Jakob Jud, les volumes du Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz (AIS) ont été publiés. La réalisation de cet atlas a nécessité la mise en place d’un réseau avec d’autres chercheurs, ainsi qu’une attention particulière aux relations politiques, compte tenu du sentiment nationaliste croissant à l’époque, qui ne facilitait pas la collaboration transfrontalière. Au début, l’histoire de l’AIS s’est entremêlée avec celle de l’Atlante dialettologico italiano. Entre 1908 et 1910, le projet de l’ADI était au cœur de nombreuses discussions et luttes entre linguistes italiens, si bien qu’il n’a jamais vu le jour. Plus tard, au début des années 1920, un autre projet est venu concurrencer celui de l’AIS: l’Atlante linguistico italiano, promu par les Italiens Matteo Giulio Bartoli et Giulio Bertoni. Dans cet article, grâce à des lettres et des documents, pour la plupart inédits, conservés dans les archives de l’AIS de l’université de Berne et à la bibliothèque universitaire Estense de Modène, nous mettrons en lumière les efforts de Bertoni pour trouver une solution afin de collaborer avec Jud et Jaberg pour la réalisation conjointe d’un atlas. Toutes les tentatives de Bertoni furent cependant bloquées, principalement par Bartoli, qui souhaitait un atlas réalisé exclusivement par des linguistes italiens.
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DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Vox Romanica 82 (2023): 1-20 Note di storia della dialettologia tra Svizzera e Italia: a proposito dell’Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale Lorenza Pescia (Institute for Advanced Study Princeton) https: / / orcid.org/ 0000-0002-3685-6738 Résumé: Entre 1928 et 1940, grâce à Karl Jaberg et Jakob Jud, les volumes du Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz ( AIS ) ont été publiés. La réalisation de cet atlas a nécessité la mise en place d’un réseau avec d’autres chercheurs, ainsi qu’une attention particulière aux relations politiques, compte tenu du sentiment nationaliste croissant à l’époque, qui ne facilitait pas la collaboration transfrontalière. Au début, l’histoire de l’ AIS s’est entremêlée avec celle de l’ Atlante dialettologico italiano . Entre 1908 et 1910, le projet de l’ ADI était au cœur de nombreuses discussions et luttes entre linguistes italiens, si bien qu’il n’a jamais vu le jour. Plus tard, au début des années 1920, un autre projet est venu concurrencer celui de l’ AIS : l’ Atlante linguistico italiano , promu par les Italiens Matteo Giulio Bartoli et Giulio Bertoni. Dans cet article, grâce à des lettres et des documents, pour la plupart inédits, conservés dans les archives de l’ AIS de l’université de Berne et à la bibliothèque universitaire Estense de Modène, nous mettrons en lumière les efforts de Bertoni pour trouver une solution afin de collaborer avec Jud et Jaberg pour la réalisation conjointe d’un atlas. Toutes les tentatives de Bertoni furent cependant bloquées, principalement par Bartoli, qui souhaitait un atlas réalisé exclusivement par des linguistes italiens. Parole chiave: Storia della dialettologia, Karl Jaberg, Jakob Jud, Giulio Bertoni, Atlanti linguistici, AIS , Geolinguistica 1. Introduzione 1 Tra il 1928 e il 1940, su iniziativa di Karl Jaberg (Università di Berna) e Jakob Jud (Università di Zurigo), vengono pubblicati i volumi di un’opera scientifica preziosa, l’ Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale (conosciuto 1 Questo articolo è nato durante la pandemia di Covid-19, con le conseguenti limitazioni e difficoltà ad accedere a biblioteche e archivi. Ho dunque un debito di gratitudine con le Istituzioni e le persone che, in una maniera o in un’altra, mi hanno aiutata: l’Archivio AIS dell’Istituto di Lingua e Letteratura Italiana dell’Università di Berna (Archivio AIS ), la Biblioteca dell’Istituto Lombardo di Milano (BIL), la Biblioteca Estense Universitaria Modena (BeuMo); Angelo Ciampi, Vincenzo Faraoni, Lorenzo Filipponio, Aline Kunz, Anna Laqua, Michele Loporcaro, Bruno Moretti, Nadia 2 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Lorenza Pescia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 anche con la sua abbreviazione AIS e nella versione tedesca Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz ), che ancora oggi è fonte di dati e di ispirazione per i dialettologi 2 . La storia della romanistica si è occupata delle idee che stanno alla base di questa impresa scientifica ed editoriale, come pure della metodologia, dell’inquadramento teorico all’interno della geolinguistica e anche della scelta degli informatori e dei ricercatori incaricati di condurre le inchieste sul campo 3 . La recente pubblicazione del carteggio tra Jaberg e il primo raccoglitore Paul Scheuermeier, a cura di Aline Kunz (Kunz 2018), ha fornito ulteriori informazioni sull’ideazione e sulla realizzazione dell’ AIS negli anni tra il 1919 e il 1925, mettendo anche in luce il modo in cui è stata gestita la parte non scientifica del progetto, caratterizzata da un intreccio di problemi, ansie, preoccupazioni, discussioni. Dalla lettura di questa corrispondenza emerge l’importanza di un’attenta gestione della rete di contatti con altri studiosi, come anche delle relazioni a livello politico, in un periodo storico in cui il crescente sentimento nazionalista non facilitava la collaborazione transfrontaliera. Di questa rete di contatti è rimasta traccia nei documenti conservati in biblioteche e archivi: si tratta principalmente di lettere che contengono informazioni aggiuntive, a volte indirette, sul cantiere dell’ AIS , grazie alle quali possiamo ricostruire oggi i rapporti scientifici e personali tra Jud, Jaberg e altri protagonisti, e altresì possiamo approfondire come questa impresa venne avviata, le decisioni che vennero (o non vennero) prese, chi la sostenne e in quale misura. In questo contributo ci concentreremo, nel §2, sugli anni che precedono la nascita dell’ AIS e sul rapporto tra Jud, Jaberg e Carlo Salvioni, linguista svizzero ma attivo in Italia, e nel §3 su quello, meno conosciuto e studiato, tra i due promotori del progetto e l’italiano Giulio Bertoni, fino al 1921 professore di Filologia romanza all’Università di Friburgo (Svizzera). Nel §4 ci occuperemo infine della recensione ai primi volumi dell’ AIS di Raffaele Giacomelli, auspicata e favorita proprio da Bertoni. Nocchi, Luca Pesini, Dario Petrini, Francesca Pozzoli, Alfio Quarteroni, Corrado Vallanti, i revisori anonimi. Mi perdoni chi, per mia dimenticanza, non è stato incluso in questo elenco. 2 Tra il 2016 e il 2019 Michele Loporcaro e Stephan Schmid dell’Università di Zurigo hanno diretto il progetto di ricerca finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS) AIS, reloaded , che aveva lo scopo di confrontare, con metodologie sia di tipo quantitativo sia qualitativo e grazie a strumenti digitali all’avanguardia, i dati dialettali nell’ AIS , datati tra il 1919 e il 1928, con quelli raccolti recentemente nelle stesse località (cf. Loporcaro et al. 2021). Per completare il processo di digitalizzazione iniziato con AIS, reloaded , nel 2021 è stato avviato un secondo progetto chiamato AIS, the digital turn , sempre coordinato da Michele Loporcaro e finanziato dal FNS e che prevede altresì un nuovo ciclo di inchieste in cinquanta punti AIS lombardi e piemontesi. 3 Rimandiamo qui a Sanga (2017) e alla bibliografia in Kunz (2018). 3 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Vox Romanica 82 (2023): 1-20 Note di storia della dialettologia tra Svizzera e Italia 2. A proposito della nascita dell’AIS La spinta alla creazione di un atlante linguistico dei dialetti italo-romanzi è da collegare a Jules Gilliéron e al suo Atlas linguistique de la France (pubblicato tra il 1902 e il 1910), come sottolineato dagli stessi Jakob Jud (Wängi 1882 - Seelisberg 1952) e Karl Jaberg (Langenthal 1877 - Berna 1958) nella prefazione al volume introduttivo all’ AIS ( Jaberg/ Jud 1928: 11). In un passo del suo Buch der Erinnerung , Jaberg ricorda inoltre, a proposito della genesi del progetto, che [w]ann zum ersten Male der Gedanke an uns herantrat, Gilliéron grossartigem Werk eine italienische Fortsetzung zu geben, kann ich nicht mehr feststellen. Bei unsern Spaziergängen […] ist schon früh davon die Rede gewesen. Unsere Pilgerfahrten zum einsamen Meister in Twann - ich erinnere mich besonders an diejenige, die wir im Herbst 1909 gemeinsam mit Hubschmied nach dem Schweizerischen Neuphilologentage in Solothurn unternommen haben - sind von entscheidender Bedeutung gewesen. In unserer Korrespondenz finde ich zum ersten Male eine Andeutung in Deinem Briefe von 15.XII.1908, wo ich lese: «Bertoni schreibt mir von seinem Plan eines Atlas linguistique [Italiens], er arbeitet wie er sagt über aratrum im Italien! Im ganzen doch etwas phrasenhaft! Arbeite Du ruhig weiter an der planmässigen Aufnahme Italiens; ich habe nun fest im Sinne, nächsten Frühling ebenfalls zu beginnen […]. Ich hoffe, Bartoli noch zu sehen, der mir berichten will, die Pullè seinen Atlas linguistique de l’Italie einzurichten gedenkt ( Jaberg 2019: 7) 4 . Sul finire del 1908, Jaberg e Jud iniziano dunque a ideare e pianificare il loro atlante linguistico dell’Italo-Romània, ma si devono confrontare con analoghe iniziative italiane. Innanzitutto, tra il 1908 e il 1910, con il progetto dell’ Atlante dialettologico italiano, la cui storia è stata ricostruita grazie al carteggio Rajna-Salvioni curato da Sanfilippo (1979: 22-42) e agli studi di Timpanaro (1980: 50-63), Loporcaro (2008: 86-88 e 2011: 38-43) e Ronco (2016: 50-55) 5 . La prima tappa per la realizzazione di questo progetto è l’istituzione di una commissione guidata da Pio Rajna e di cui fanno parte Carlo Salvioni, Francesco D’Ovidio, Ernesto Giacomo Parodi e Pier Gabriele Goidanich, commissione che tuttavia rimane in vita per poco tempo, interrompendo così sul nascere la discussione sull’ Atlante dialettologico italiano (Loporcaro 2011: 40) 6 . Pur non essendo stato nominato membro della commissione, Matteo Giulio Bartoli (Albona [Labin] 1873 - Torino 1943) viene citato da Jaberg in quanto risulta essere coinvolto nelle discussioni svolte in seno alla Società italiana per il progresso delle scienze, come rilevato da Sanfilippo: 4 Nell’introduzione all’ AIS , Jaberg e Jud indicano il 1911 come l’anno in cui il progetto ha iniziato a prendere forma concreta. Tuttavia, in questo passo si parla del 15 dicembre 1908 e questa data si avvicina a quella indicata da Loporcaro (2011: 39-40) grazie alla lettera di Jud a Carlo Salvioni del 28 giugno 1909: «La nostra lettera mostra come fin dal 1909 Jud stia all’erta e osservi con ‹vivo interesse›, com’egli stesso dice congedandosi, i progetti dei colleghi e potenziali concorrenti italiani» (Loporcaro 2011: 39). 5 Si rimanda anche a Ronco (2016: 50-54). 6 Per un approfondimento di questo tema si rinvia agli studi citati. 4 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Lorenza Pescia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 All’opera, progettata probabilmente nella primavera del 1908, nell’imminenza del secondo congresso della Società italiana per il Progresso delle Scienze che ne sancisce ufficialmente l’intrapresa, si interessano a livelli diversi, e con ruoli non sempre chiaramente definibili, studiosi come Pullè, Goidanich, D’Ovidio, Parodi, Bartoli e Merlo, lontani fra loro non solo per età, ma per scelte culturali e di metodo che renderanno di fatto irrealizzabile una vera e proficua collaborazione (Sanfilippo 1979: 22) 7 . In questo passo, come in quello di Jaberg richiamato sopra, viene menzionato inoltre Francesco Lorenzo Pullè (Modena 1850 - Erbusco 1934), il cui nome viene associato all’idea di una Carta etnico-linguistica dell’Italia , osteggiata da un compatto fronte composto proprio dai promotori dell’ Atlante dialettologico italiano (cf. Sanfilippo 1979: 25, Timpanaro 1980: 58-59, Loporcaro 2008: 86): All’unanimità e senza esitazioni viene così decisa, nell’estate del 1908, la ferma opposizione a Francesco Lorenzo Pullè e al suo progetto di una Carta etnico-linguistica dell’Italia , impresa che per l’argomento e per l’ampio sforzo di documentazione linguistica che comporta potrebbe avere parecchi punti in comune con l’Atlante, almeno a livello pratico-organizzativo, ma la possibilità di una collaborazione qualsiasi è respinta duramente a priori, ancor prima che abbiano inizio le discussioni attraverso cui si concreterà il disegno dell’Atlante; se ne fa una questione di serietà professionale e di metodo (Sanfilippo 1979: 24) 8 . Malgrado l’opposizione dei dialettologi italiani - secondo Timpanaro da imputare a un «odio viscerale di reazionari contro il ‹glotto-antro-etno-massologo› Pullè» piuttosto che a un «superiore concetto di scienza» (Timpanaro 1980: 58-59) -, Francesco Lorenzo Pullè prosegue nella sua iniziativa ed ottiene dei finanziamenti pubblici 9 . A dicembre 1908 Karl Jaberg, dunque, si interessa sia agli sviluppi dell’ Atlante dialettologico sia a quelli della Carta etnico-linguistica , ritenendole delle imprese potenzialmente in concorrenza con quella pensata da lui e Jud. Se i nomi di Bartoli e Pullè ricorrono con frequenza, a questa altezza cronologica, tra coloro che sono menzionati quali i fautori della realizzazione di un atlante lin- 7 Si veda a questo proposito anche Loporcaro (2008: 86). 8 Nel discorso letto per l’inaugurazione dell’anno accademico 1910-1911 dell’Università di Bologna, Pullè ripercorre la genesi dell’iniziativa e afferma che «il proposito di una Carta etnico-linguistica dell’Italia fu allora concepito nella comunanza di pensiero con Giovanni Marinelli e sostenuto dal consiglio di Graziadio Ascoli, con le spinte ardite insieme e prudenti che furon caratteristiche di quella natura singolare» (Pullè 1911: 106). Alla morte di Marinelli «da solo dunque proseguii a coltivare, come un lascito sacro, tale proposito; e dal Ministro Boselli, già benemerito di questi studi per avere primo, dopo il concorso pei dizionarii dialettali, accolta la idea del vocabolario toponomastico, accettai il mandato di formare il disegno di una Carta etnico-linguistica, nel 1906, quando il piano ne parve omai a sufficenza preparato ne’ congressi geografici nazionali del 1898 e 1902» (Pullè 1911: 106). 9 «Le spese per la preparazione della Carta etnico-linguistica dal 1906 al 1910 per viaggi e diaria si sono contenute nella somma di L. 2,503 delle quali solo L. 1,668 a carico dello Stato» (Pullè 1911: 175). 5 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Note di storia della dialettologia tra Svizzera e Italia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 guistico italiano, dai documenti finora consultati non risulta invece il coinvolgimento di Giulio Bertoni (Modena 1878 - Roma 1942), menzionato invece da Jaberg 10 . Jaberg e Jud osservano dunque da vicino le iniziative dei colleghi italiani e allo stesso tempo cercano di creare e preservare una rete di conoscenze in Italia, fattore fondamentale per la realizzazione dell’ AIS . Un punto di riferimento è il bellinzonese Carlo Salvioni (Bellinzona 1858 - Milano 1920), che negli ultimi anni della sua vita appoggia l’iniziativa svizzera, principalmente favorendo il lavoro sul campo in Italia di Paul Scheuermeier (Zurigo 1888 - Berna 1973), che prende il via nel luglio del 1920 ( Jaberg 2019: 36) 11 . Quando il 14 aprile 1920 Jaberg ringrazia direttamente Salvioni per la sua «efficace intercessione» (Ms. BIL MS II E 15 , cartolina postale [cp.], 14.4.1920) 12 , egli accenna dunque al ruolo di questi presso le autorità italiane 13 . L’intervento del glottologo ticinese avviene dopo un incontro durante il mese di febbraio 14 , come si intuisce dalla lettera dell’8 febbraio 1920, nella quale Jaberg gli annuncia il suo viaggio a Milano per parlare con l’editore Hoepli ed esprime il desiderio di incontrarlo per esporgli il progetto di un’opera dialettologica che vorremmo pubblicare lo Jud ed io. Mi sarebbe molto grato il vederla [...] anche per esporle il progetto scientifico suddetto per il quale il Suo appoggio ci sa- 10 Nel 1908 Bertoni era però certamente in contatto epistolare con Jaberg, come conferma la presenza di un biglietto datato 12 dicembre 1908 conservato all’Archivio AIS dell’Università di Berna. 11 Per i due studiosi, il dialettologo ticinese - o forse meglio i suoi lavori dialettologici e in particolare le inchieste per il Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana , fondato ufficialmente proprio nel 1907 (cf. anche Pescia 2023) - fu un punto di riferimento per l’ideazione dei questionari per l’ AIS , benché i due giovani studiosi fossero in quegli anni già orientati su posizioni scientifico-metodologiche diverse da quelle del più anziano professore. A questo proposito Jaberg ricorda nel suo Buch der Erinnergung che nel 1910 «habe ich im Calancatal auch das Questionnaire für phonetische Normalaufnahmen ausprobiert, das Salvioni verfasst hat und das ganz ausgesprochen auf lombardische Verhältnisse zugeschnitten ist. Diesen allerdings ist es sehr geschickt angepasst» ( Jaberg 2019: 9). 12 In base al materiale archivistico conservato alla BIL di Milano, la corrispondenza tra Salvioni e Karl Jaberg inizia il 10 giugno 1907, anno in cui viene nominato professore associato all’Università di Berna. Il rapporto epistolare tra Salvioni e Jud comincia invece prima, il 15 gennaio 1906. All’epoca Jud stava lavorando alla tesi di dottorato; nel semestre estivo del 1908 diventa libero docente all’Università di Zurigo, ma poi, come risulta dal Verzeichnis der Dozenten der Universität Zürich (Peter 1937-1938: 983), deve aspettare parecchi anni prima di salire gli scalini della carriera accademica: Titularprofessor nel 1915, professore associato nel 1922 e ordinario ad personam nel 1926 - quando Louis Gauchat (Les Brenets 1866 - Lenzerheide 1942) viene eletto rettore - e infine ordinario di filologia romanza dal 1931 al 1950. Per la biografia di Jud e un commento ai suoi lavori scientifici si rimanda a Kristol/ Trachsler/ Loporcaro (2019) e alla bibliografia lì indicata. 13 In Kunz (2018: 147-148) è riprodotta in forma anastatica la raccomandazione di Salvioni. A questo proposito si vedano anche Kunz (2018: 89-91), Broggini (2008: 37) e Loporcaro (2008: 88 e 2011: 40-41). Di questo fatto Jud informa anche Hugo Schuchardt il 14 aprile 1920: «von Salvioni haben wir eine warme Empfehlung an die ital. Regierung zu Gunsten eines sauf-conduit für den Exploratoren erhalten» (Hurch 2007-, Ms. Brief 78-05204 , https: / / gams.uni-graz.at/ o: hsa.letter.8558/ sdef: TEI/ get [ultimo accesso 10.5.2023]). 14 Kunz (2018: 90-91) ricostruisce questo incontro attraverso lo scambio epistolare tra Jaberg e Scheuermeier. 6 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Lorenza Pescia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 rebbe molto prezioso. Un’altra cosa che vorrei discutere con Lei è questa: non sarebbe possibile organizzare uno scambio di docenti italiani e svizzero-tedeschi? (Ms. BIL MS II E 13 , lettera [lett.], 8.2.1920) 15 All’inizio degli anni Venti è dunque ben viva in Jaberg la consapevolezza della necessità di trovare un supporto nell’accademia italiana, ma anche quella di migliorare la rete di scambio scientifico tra italiani e svizzeri. Purtroppo, con la morte di Salvioni il 20 ottobre, viene a mancare un’importante figura di collegamento tra Svizzera e Italia, ma Jud e Jaberg troveranno un appoggio in Giulio Bertoni, dal 1905 al 1921 professore di Filologia Romanza all’Università di Friburgo (Svizzera). 3. Jud, Jaberg, Bertoni e la realizzazione dell’AIS Alla morte di Carlo Salvioni, Giulio Bertoni ne eredita il ruolo di «ponte» tra filologi e dialettologi italiani e svizzeri, e questo indipendentemente dalle accese polemiche e dagli scontri che avevano caratterizzato il loro rapporto. L’origine dei contrasti è da ricondurre all’adesione a principi teorici differenti ritenuti allora inconciliabili, ma è anche (o, forse, soprattutto) da imputare alla severità di giudizio del ticinese 16 . Le poche lettere di Salvioni a Bertoni, conservate alla Biblioteca Estense Universitaria di Modena (BeuMo) sono quasi tutte molto dure ed esprimono in modo esplicito il giudizio negativo del primo nei confronti del secondo (in particolare delle sue ricerche linguistiche e dialettologiche) e anticipano obiezioni che poi verranno pubblicate in recensioni o all’interno di suoi articoli (cf. Pescia 2023: 86-89). Alle critiche all’articolo sui nomi dell’imbuto (Bertoni 1909), pubblicate in un paragrafo dal tono molto polemico in Dialetti meridionali di Terraferma (Salvioni 1911 [2008: IV 480-482]) del 1911 17 , Bertoni risponde con lo scritto A proposito di geografia linguistica (Bertoni 1911), altrettanto polemico e sarcastico (cf. anche Ronco 2016: 46-47) 18 . L’allora libero docente Jakob Jud si schiera dalla parte di Bertoni e il 14 15 La corrispondenza (qui e in seguito) è stata riprodotta fedelmente, anche in presenza di usi linguistici che deviano dalla norma (ortografica, grammaticale, lessicale) o veri e propri errori, anche in considerazione del fatto che alcuni dei corrispondenti non erano di madrelingua italiana. Si sono mantenute le sottolineature. Per ogni lettera o cartolina qui citata e trascritta integralmente o parzialmente si indica la collocazione archivistica o il luogo di pubblicazione. 16 Infatti l’appartenenza a una differente corrente di pensiero non impedì a Salvioni di entrare in contatto con linguisti «di tutt’altra inclinazione teorica […]. Con molti di loro collaborò fattivamente […], collaborazione che si può inscrivere sotto il segno della preminenza dei fatti sulle interpretazioni» (Loporcaro 2008: 53). 17 Cf. Loporcaro (2008: 48n10 e 54-55). 18 Anche Rajna reagisce al commento in Salvioni (1911 [2008: IV 480-482]) e così gli scrive il 13 settembre 1911: «Il povero Bertoni resterà un poco avvilito per ciò che si legge nelle pp. 793-94. Lo vidi replicatamente a Firenze nel luglio e si discorse a lungo; ed egli pare ora risoluto a lavorare con ponderatezza. In fondo ha ingegno, bontà d’animo, coltura molta; e quanto ad operosità, non so chi lo possa uguagliare» (Sanfilippo 1979: 184). A proposito del lavoro di Bertoni, Roncaglia, 7 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Note di storia della dialettologia tra Svizzera e Italia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 novembre 1911 gli scrive una cartolina - la prima conservata alla Biblioteca Estense Universitaria di Modena (BeuMo) - in cui lo ringrazia per avergli mandato l’estratto di questa pubblicazione: Le sono gratissimo dell’invio della Sua difesa mossa contro un attacco del Salvioni dimostrando che Lei avesse a Sua disposizione altri materiali che quelli raccolti dal Mussafia sul suo famoso Beitrag. La geografia linguistica farà il suo cammino, ne sono sicuro anch’io 19 . (Ms. BeuMo, J. Jud, 1R-1V , cp., 14.11.1911) Jud e Bertoni condividono dunque una comune appartenenza alla corrente teorica della geografia linguistica, in contrapposizione al neogrammatico, positivista Salvioni. La differenza tra la posizione teorica di Jud e di Bertoni da una parte e quella di Salvioni dall’altra viene ritenuta da loro stessi netta, indiscutibile, anche se, a posteriori, si può affermare con Loporcaro che [q]uanto alla geografia linguistica, in ambito italo-romanzo Salvioni fu il primo a progettare (dal 1904) ed avviare (dal 1907) la realizzazione di una grande opera vòlta alla documentazione di varietà dialettali moderne su di un’area geografica estesa, concependo il piano delle inchieste sul campo, lessicali e fonetiche, per il VDSI [Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana, n.d.a .]. Nella storia della dialettologia romanza, quindi, i lavori per il VDSI, benché non tradottisi in carte d’atlante, dovrebbero valere a Salvioni un posto fra Gilliéron […] ed i nomi degli iniziatori dell’AIS e dell’ALI (Loporcaro 2008: 96). Il fatto di trovarsi nella stessa nazione, la Svizzera, e l’adesione alla stessa corrente teorica hanno sicuramente favorito il legame professionale tra Jud e Bertoni, legame durato negli anni malgrado le guerre e il rientro di Bertoni in Italia. Inizialmente il rapporto epistolare tra i due linguisti è principalmente caratterizzato dalla richiesta e dallo scambio di informazioni bibliografiche e di studi, dalla discussione di forme parecchi anni dopo la querelle , fornisce un diverso giudizio: «Con essa [la ricerca sui nomi dell’imbuto], infatti, il B. rivela la propria volontà d’inserirsi nel processo di rinnovamento che animava allora gli studi linguistici, e ne fa esplicita professione nella breve introduzione teorica, che reagisce al naturalismo meccanicistico dei cosiddetti «neogrammatici», rifiutando il predominio della fonetica sugli altri aspetti, specialmente semantici e culturali, in cui s’attua la vita delle lingue. L’impostazione del lavoro si collega da un lato al movimento sorto sotto la suggestione di H. Schuchardt e rappresentato dalla rivista Wörter und Sachen , che proprio in quell’anno R. Meringer e W. Meyer-Lübke avevano fondato a Heidelberg, dall’altro canto e ancor più strettamente si richiama al metodo della «geografia linguistica» e risente dell’influsso diretto di Gilliéron, con il quale, dopo i primi contatti parigini, il B. s’era ritrovato in Svizzera» (Roncaglia 1967: s.v.). Si rimanda inoltre all’analisi di Ronco (2016: 46-49). 19 In questo articolo Bertoni ribatte alle critiche di Salvioni e, a proposito di Mussafia, sottolinea che «l’accusa di aver fatto man bassa sulle cose raccolte con fatica e sagacia dal Mussafia, è ingiusta e priva di fondamento e non esito un istante a respingerla, non so se con più sdegno o dolore. Chè io ho controllato, potrei dire, uno per uno, gli esemplari messi insieme dal Mussafia e altri importanti ne ho aggiunti e in molti punti ho completato le sue indagini. E affinchè il lettore abbia le prove di ciò che affermo, darò qui, sciogliendo un debito di gratitudine, il nome di alcuni cortesi informatori, che risposero alle mie noiose richieste con l’invio di questo o quel termine dialettale» (Bertoni 1911: 27). 8 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Lorenza Pescia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 dialettali e dall’attività di editore dell’ Archivum Romanicum di Bertoni. La stima scientifica di Jud verso Bertoni è espressa in una lettera del 22 novembre 1918, quando Jud gli annuncia che nei corsi all’Università di Zurigo userà il suo manuale Italia dialettale (Ms. BeuMo J. Jud 6R-6V , cp., 22.11.1918) 20 . La relazione tra i due non si limita al piano strettamente professionale, e in due occasioni, il 31 gennaio 1919 e il 30 dicembre 1920, Jud, evidentemente informato dei progetti di Bertoni, gli augura che possa realizzare il suo «sogno», cioè quello di essere chiamato su una cattedra in Italia: [….] Spero altrimenti che quest’anno Le darà la realizzazione di quel sogno che deve esser certo il Suo: cioè il ritorno in Italia per occupare il posto che Le spetta nella capitale. (Ms. BeuMo J. Jud, 7R-7V , cp., 31.1.1919) […] Mi affretto di rispondere ai Suoi auguri e di sperare che il posto che Le spetta sarà finalmente creato per il bene della scienza italiana. E un buon anno all’Archivum romanicum! (Ms. BeuMo J. Jud, 18R-18V , c.ill., 30.12.1920) Ancora a Friburgo, Bertoni appoggia il progetto di un atlante dell’Italo-Romània di Jaberg e Jud, il quale lo ringrazia il 25 luglio del 1920: «Grazie dei voti per l’Atlante: vedremo se riusciremo a eseguire il piano prestabilito» (Ms. BeuMo J. Jud, 14R-14V , cp., 25.7.1920). Bertoni tornerà in Italia, all’Università di Torino, alla fine del 1921 e il 2 febbraio 1922 terrà la sua prolusione. Proprio la conclusione del suo periodo friburghese e l’inizio di quello torinese coincidono con l’avvio delle inchieste sul campo in Italia per l’ AIS e risulta dunque naturale, visto il carattere transnazionale dell’opera, che Jud cerchi appoggi tra i cattedratici italiani e che si rivolga per questo a Bertoni. Forse pensando a ciò, e considerando anche che Salvioni è scomparso da poco più di un anno, Jud esprime il suo dispiacere per il trasferimento di Bertoni: Verehrter College Im Interesse der engen schweiz-ital. Beziehungen bedaure ich Ihren Weggang aus der Schweiz, wo Sie unsere Eigenart so trefflich verstanden haben. Und doch hoffe ich nun auf einen weiteren Wirkungskreis in Turin für Ihr Organisationstalent und Ihre Lehrgabe: Ihnen wünsche ich dennoch alles Gute in das neue Zentrum Ihrer Forscher- und Lehrtätigkeit! (Ms. BeuMo J. Jud, 22R-22V , c.ill., 31.12.1921) Giulio Bertoni mantiene tuttavia i contatti con Jaberg e Jud anche dopo il suo ritorno in Italia e saranno proprio la realizzazione dell’ AIS e del progetto antagonista dell’ Atlante linguistico italiano ( ALI ) ad essere al centro dei loro discorsi a partire dagli anni Venti. Anche l’altro iniziatore dell’ AIS , Karl Jaberg, ebbe uno scambio epistolare regolare con Bertoni. I primi documenti conservati all’Archivio AIS dell’Istituto di Lingua e Letteratura Italiana dell’Università di Berna sono del 1908, mentre quelli alla Beu- 20 A proposito di questa pubblicazione di Bertoni, si veda Ronco (2016: 55-59). 9 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Note di storia della dialettologia tra Svizzera e Italia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 Mo partono dal 13 gennaio 1916, quindi otto anni più tardi. In una cartolina del 6 settembre 1921 Jaberg esprime la sua vicinanza alle posizioni teoriche di Bertoni, ma allo stesso tempo prende le distanze dalla parte filosofica idealistica della sua trattazione, quella che del resto è stata criticata successivamente, tra gli altri, anche da Giovanni Nencioni (1989: 5-11) 21 . Tuttavia, ciò che davvero gli preme in quel momento è il problema dell’atlante e l’argomento centrale è la richiesta di informazioni su un’iniziativa di Giacomo Ernesto Parodi (Genova 1862 - Firenze 1923): […] Ho saputo pochi giorni fa che il Parodi ha preso l’iniziativa per la compilazione di un atlante linguistico di tutta la Penisola. Fortunata la linguistica che avrà due atlanti dell’Alta Italia! Che cosa ne pensa Lei? Le hanno domandato la Sua collaborazione? Quale sarà l’organizzazione dell’inchiesta, quali i collaboratori e quali gli scopi precisi: atlante fonetico o atlante alla Gilliéron? Lei capisce che siamo molto curiosi di saperne dei dettagli e mi renderebbe un gran servizio dandomene qualche informazione. (Ms. BeuMo K. Jaberg, 4R-4V , cp., 6.9.1921) 22 La frase «fortunata la linguistica che avrà due atlanti dell’Alta Italia» trasmette l’ansia e la preoccupazione di Jaberg, perché sembra scombussolare i piani svizzeri, che a quell’epoca contemplavano un atlante linguistico della Svizzera italiana e del Nord Italia, possibilmente affiancato, come esposto il 3 giugno 1921 in una lettera al Ministero della pubblica istruzione italiana, da un atlante centro-meridionale realizzato in Italia ( Jaberg 2019: 37-43). Secondo Jud e Jaberg la parte italiana avrebbe dovuto essere diretta da «un filologo italiano o da una piccola commissione filologica italiana» ( Jaberg 2019: 43), sempre però mantenendo indipendenti le due iniziative: La direzione dell’Atlante svizzero-italiano e dell’Atlante centro-meridionale s’intenderebbero per attuare i principî sopra esposti; nel rimanente resterebbero indipendenti e riprenderebbero la loro libertà d’azione se l’accordo per la collaborazione non fosse possibile o se i materiali per l’uno o l’altro Atlante non fossero raccolti entro un certo termine da stabilirsi ( Jaberg 2019: 43). La preoccupazione di Jaberg e la successiva richiesta di informazioni a Bertoni sono probabilmente una conseguenza delle prese di posizioni nazionalistiche di accademici italiani, tra i quali Clemente Merlo (Napoli 1879 - Milano 1960) - allievo prediletto di Carlo Salvioni -, il filologo Vincenzo Crescini (Padova 1857-1932) e Matteo Giulio Bartoli, i quali ritenevano che un atlante linguistico dell’Italia dovesse essere 21 Schirru dice, a proposito di Bertoni, che «[m]algrado avesse cercato di dar corpo a una linguistica integralmente idealista, e il suo tentativo fosse stato inizialmente guardato con favore da Benedetto Croce, egli fu nel 1940 oggetto di una critica molto severa da parte del filosofo, che prese seccamente le distanze dalla sua opera scientifica. Croce rimproverava a Bertoni l’identificazione di pensiero e linguaggio, dipendente dalla riflessione di Gentile, e l’applicazione di canoni estetici alla ricerca etimologica e alla storia delle parole» (Schirru 2011: 934). 22 Nel catalogo online è indicata la data 6.11.1921, ma è un refuso. 10 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Lorenza Pescia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 realizzato da italiani (Kunz 2018: 91-92 e Ronco 2016: 60). Sarà Bertoni a rasserenare l’animo di Jaberg, rispondendogli da Modena il 7 settembre 1921: […] credo che la notizia pervenutaLe circa l’Atlante sia inesatta, o, in ogni caso, prematura. Forse si tratta di questo: che la Società geografica italiana ha incaricato il Parodi, il Pieri, il Goidanich e me di organizzare una ricerca sistematica di toponomastica. Altro non so. Ma, certo, può essere che dell’Atlante si discorra fra non molto. Ed io la terrò informata. (Ms. Archivio AIS , cp., 7.9.1921) Il 23 settembre 1921 Jaberg scrive a sua volta a Scheuermeier per tranquillizzarlo: «[h]o fatto delle indagini: la questione si limita a una circolare di Parodi, con cui annuncia che l’Istituto geografico militare si incaricherebbe della pubblicazione di un atlante linguistico, esortando i suoi colleghi a collaborare» (Kunz 2018: 92 e 427) 23 . Tra il gennaio 1921 e la metà del 1922 le inquietudini di Jaberg, Jud e Scheuermeier sono un po’ placate, tanto da far dire a Jaberg che «[d]opo le mie visite a Goidanich e Crescini sono convinto che non dobbiamo temere né la malevolenza, né la concorrenza degli italiani» (lettera del 26 maggio 1922 in Kunz 2018: 512). Qualche mese più tardi, il 5 ottobre 1922, Jud e Scheuermeier incontrano Bertoni a Modena durante un loro viaggio in Italia e si trovano a discutere della possibile collaborazione tra Italia e Svizzera ( Jaberg 2019: 44). Kunz ricostruisce questo episodio dal punto di vista di Jud e Scheuermeier grazie al diario di quest’ultimo e allo scambio epistolare con Jaberg (Kunz 2018: 96-99). L’ipotesi discussa in quell’incontro è quella di unire il progetto dell’ AIS a quello italiano, promosso, appunto, da Bertoni insieme a Bartoli. Secondo la ricostruzione di Kunz, dopo questo colloquio con Jud, Bertoni sembra deciso a basare il loro atlante sugli stessi principi metodologici dell’ AIS . In questo modo, i due atlanti potrebbero essere facilmente coordinati: i dati di Jaberg e Jud per il Settentrione, quelli suoi e di Bartoli per il Centro e il Meridione […]. Scheuermeier e Jud vedono però come ostacolo principale proprio Bartoli, contrario, a loro parere, a una collaborazione […]; ma Bertoni è comunque convinto di poterlo persuadere (Kunz 2018: 98). Ad inizio 1923 Jakob Jud però insiste per avere una posizione ufficiale da parte degli italiani (Ms. BeuMo J. Jud, 26R-26V , lett., 20.1.1923 e Ms. BeuMo J. Jud, 29R-29V , lett., 21.2.1923), posizione che però non giungerà mai 24 . Nella lettera a Jud del 28 febbraio 23 Il carteggio tra Jaberg e Scheuermeier è originariamente in tedesco. Citiamo qua la traduzione italiana come pubblicata in Kunz (2018). 24 Così ricorda Jaberg: «Es ist bekannt, dass Croce nur kurze Zeit Minister war - und dass er mit Vergnügen ins Privatleben zurückkehrte. Als wir erfuhren (Okt. 1922), dass Bartoli und Bertoni einen nationalitalienischen Atlas zu schaffen sich anschickten, haben wir versucht, mit ihnen zu einer Verständigung zu gelangen in dem Sinne, dass wir uns auf Oberitalien beschränken, die beiden genannten Gelehrten dagegen Mittel- und Unteritalien bearbeiten würden, so dass sich die beiden Atlanten zu einem Ganzen fügen könnten. Das setzte natürlich voraus, dass die Italiener sich bis zu einem gewissen Grade unserem Plane einfügen würden. Über die dahingehenden Besprechungen gibt Dein Brief vom 7. Oktober 1922 ausführliche Auskunft. Ich lege ihn diesen 11 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Note di storia della dialettologia tra Svizzera e Italia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 1923 arriva invece la comunicazione, da parte di Bertoni, dell’impossibilità di lavorare a un atlante comune: Ella perdonerà il ritardo frapposto a risponderLe; ma avrei voluto darLe notizie precise e dettagliate del nostro Atlante, mentre non mi trovavo ad avere gli elementi opportuni fra mano. Io non ho mancato di propugnare, come Le promisi, un accordo fra Svizzeri e Italiani in quest’opera comune; ma Ella non si stupirà se Le dirò che, in questi tempi di nazionalismo eccessivo, simili accordi, per quanto di natura scientifica, sono difficili a raggiungersi. Alcuno vi ha che è stato irriducibile alle mie esortazioni. Le posso assicurare che, personalmente, io sarei stato lieto e orgoglioso di lavorare con Loro, che rappresentano così bene nei nostri studi un paese che amo come una seconda patria. E La accerto che non senza un grandissimo e profondo dolore mi trovo nella necessità di scriverLe che l’accordo da voi progettato mi pare purtroppo irraggiungibile. Bisognerà risolversi a lavorare, da una parte e dall’altra delle Alpi, per conto proprio, con danno sicuro - a parer mio - della scienza, che non ha che da guadagnare da un affratellamento di sforzi e di energie internazionali. Insistendo nella posizione da me assunta, mi sono accorto che avrei mandato a mare il progetto di dare un Atlante completo dell’Italia. E poiché il ministero è disposto a dare i fondi in parte, e poiché l’editore (S. Olschki) è trovato, ho dovuto finire con piegare la testa. Dell’Atlante saremo responsabili il Bartoli ed io. Si farà quando si può. Si incomincerà in aprile l’inchiesta. Insomma, per più regioni si farà un doppio lavoro, poiché molti luoghi sono stati visitati dal loro inquirente. Ma ! Le darò presto nuove notizie. (Ms. Archivio AIS , lett., 28.2.1923) Bertoni, tuttavia, non rinuncia ancora del tutto all’idea di un atlante realizzato insieme ai colleghi svizzeri e qualche mese più tardi, alla fine di settembre del 1923, riprende i contatti con Jud e Jaberg per rilanciare un nuovo tentativo di accordo: Non so se il dr. Rohlfs […] Le abbia scritto della mia intenzione di fare un ultimo decisivo passo per un accordo per l’Atlante linguistico italiano. Ora che ho ottenuto dall’editore Olschki la promessa di circa un milione di lire italiane (per la stampa e l’inchiesta) e 75.000 lire di sussidio dal Ministero, voglio ancora tentare di realizzare il mio desiderio, che Ella conosce e che sarebbe di accordarci e di fare in ogni carta due facce: l’una sino alla linea Livorno-Ancona (sotto la responsabilità Sua e dello Jaberg), l’altra da Livorno-Ancona in giù (comprese Corsica e Sardegna, Sicilia e Malta) sotto la responsabilità italiana. Il Pellis non ha ancora incominciata l’inchiesta: il che permetterebbe di mettere d’accordo i questionari. Non so se Ella e lo Jaberg abbiano già trovato un editore. Se ciò non fosse, penso che l’accordo si potrebbe raggiungere. Le fotografie potrebbero essere riprodotte in un volume a parte. Insomma se siamo ancora in tempo, dopo tante tergiversazioni indipendenti dalla mia volontà, potrei riprendere la pratica. Io non ho mai tralasciato di pensare all’utilità di una nostra intesa, neppure quando le difficoltà mi parevano insormontabili. Ora, vorrei porre nettamente la questione al Bartoli, poiché il sussidio l’ho sollecitato io in tutte le maniere e anche l’editore l’ho trovato io, e ciò mi dà ragione per insistere in modo decisivo. Blättern bei Bertoni, der mit Bezug auf die Verlagsübernahme bereits mit Olschki einig ging, wäre geneigt gewesen, mit uns zusammenzuarbeiten - Bartoli refüsierte rundweg, und so gingen die Dinge ihre Wege» ( Jaberg 2019: 17). 12 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Lorenza Pescia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 La prego perciò di scrivermi con tutta franchezza, sicuro che - qualunque sia l’esito - non sarà stata mia colpa se l’operazione non si potrà fare. Ella sa che ho perseguito e perseguo sempre l’ideale di una maggiore intensificazione dei rapporti scientifici italo-svizzeri. E non Le so dire quanto dolore mi venga dal pensiero che i nostri sforzi rimangano isolati! (Ms. Archivio AIS , lett. 27.9.1923) Questo tentativo di Bertoni viene visto con sospetto dagli svizzeri e il primo ottobre 1923 Jaberg scrive a Scheuermeier, chiedendogli di incontrarlo a Torino per capire se la sua iniziativa è dovuta a «un sentimento di benevolenza» o piuttosto che alla «consapevolezza che per arrivare da un’idea alla sua esecuzione c’è tanta strada da fare» (Kunz 2018: 100 e 680). Di questo incontro manca il resoconto di Scheuermeier (Kunz 2018: 101), ma il 12 novembre 1923 Karl Jaberg, in accordo con Jud (infatti nell’Archivio AIS è presente anche una minuta di Jud datata 12 ottobre 1923), risponde a Bertoni che loro sono disposti a parlare di una collaborazione ma che questa risulta essere ora più difficile rispetto all’anno precedente perché nel frattempo il cantiere dell’ AIS ha registrato progressi significativi: […] Wir haben uns unterdessen darauf eingestellt, das Unternehmen allein durchzuführen, und zwar nicht bloss im ursprünglich projektierten Umfang, wir haben die Reproduktionsverfahren studiert und von verschiedenen Firmen Berechnungen anstellen lassen, wir haben endlich mit Verlegern Unterhandlungen angeknüpft, die wir nicht ohne weiteres fallen lassen können. (Ms. Archivio AIS , lett. datt., 12.11.1923) In questa lettera indirizzata a Bertoni i due studiosi svizzeri richiedono un impegno esplicito da parte dell’editore Olschki e, in aggiunta, esprimono due condizioni imprescindibili, ossia la loro disponibilità a condividere la direzione del progetto unicamente con Bertoni e che il lavoro venga svolto seguendo gli stessi principi teorici: […] Eine klare Antwort von Herrn Olschki entscheidet über die Möglichkeit einer fruchtbaren Zusammenarbeit, die sowieso mancherlei Schwierigkeiten bieten wird. Sie begrüssen es gewiss, wenn wir Ihnen von Anfang an gleich die zwei wichtigsten Bedingungen mitteilen, unter denen uns eine Zusammenarbeit mit Ihnen als möglich erscheint: 1. Wir wünschen mit Ihnen allein die Leitung des Unternehmens zu teilen. 2. Die Arbeit wird nach den bisher befolgten Prinzipien durchgeführt. Wir vermuten, dass diese beiden Bedingungen Ihren Wünschen entsprechen, möchten aber gerne Ihre ausdrückliche Meinungsäusserung darüber hören. (Ms. Archivio AIS , lett.datt., 12.11.1923) Nel novembre del 1923 Bertoni ha di nuovo contatti con Olschki, il quale però deciderà infine di non finanziare il progetto (come espresso nella lettera allegata a Ms. BeuMo K . Jaberg, 8R-10V , lett., 15.1.1924). Così Bertoni spiega a Jaberg la rinuncia dell’editore: 13 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Note di storia della dialettologia tra Svizzera e Italia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 […] come Ella vedrà dalla lettera qui acclusa dell’Olschki, non ho tardato ad entrare in trattative con lui per l’Atlante. Ma, sin dal principio, egli è rimasto impressionato dalla grandiosità dell’impresa, che supererebbe quella da noi concertata in Italia due anni or sono con lui. Nel contempo, le condizioni del mercato librario sono venute aggravandosi talmente, che già il 33 [sic] novembre scorso l’Olschki mi scriveva di dover rinunciare all’impresa. […] Qui, malgrado tutti gli sforzi, le difficoltà finanziarie non migliorano. Parecchie case editrici si chiudono. Resistono appena le migliori, come Hoepli e Olschki. In queste condizioni, sono nella necessità di ritirarmi dalla progettata combinazione, che tanto mi sorrideva, come per altre ragioni mi sono ritirato già prima da quella del Bartoli e del Pellis che si sono rivolti alla Società filologica friulana, con poca speranza (secondo me) di successo. In ogni modo, io non collaborerò a nessun altro Atlante. Per me, era opportuno che Svizzera e Italia si accordassero. […] Io mi ritraggo in disparte, alquanto sfiduciato, e auguro che Ella e il Jud riescano ad attuare il loro piano, la cui esecuzione seguirò con interesse, simpatia e con tutti i miei voti. Anzi, se Ella o il Jud, mi manderanno uno o più resoconti del progresso dell’opera, sarò lieto di stamparli nell’ Archivum romanicum , che fondato nella mia amatissima Svizzera, è e sarà sempre a Loro disposizione. Così tramontano nella vita i sogni. Almeno che io abbia la soddisfazione di vedere compiuta l’opera Loro. (Ms. Archivio AIS , lett., 4.1.1924) Qualche giorno più tardi, il 15 gennaio 1924, Jaberg gli risponde anche a nome di Jud, dichiarandosi dispiaciuto che non ci sarà un’opera comune, ma felice del fatto che non intenda lavorare a un’iniziativa concorrente 25 : […] Besten Dank für Ihren Brief vom 4. Januar, den ich auch Jud zur Einsicht zugestellt habe. Es tut uns leid, dass aus dem grossen Plan eines Gesamtatlas von Italien nichts werden soll. Wir danken Ihnen für Ihre Bemühungen um das Zustandekommen der schweizerisch-italienischen Zusammenarbeit und sind froh, von Ihnen zu hören, dass Sie an einem Konkurrenzunternehmen nicht mitarbeiten werden. So können wir in Ruhe und, wie wir glauben, zum Nutzen der Wissenschaft, die keine politischen Grenzen kennt, unser Werk abrunden und zu Ende führen. (Ms. BeuMo K. Jaberg, 8R-8V , lett., 15.1.1924) La rinuncia da parte dell’editore a finanziare l’impresa è un fattore importante che spinge Bertoni a terminare la sua collaborazione con Bartoli e Pellis (cf. Ronco 2016: 59-60), come ribadito con forza nelle lettere a Pellis del 15 settembre 1923 (Ronco 2016: 66) e del 23 novembre 1923 (Ronco 2016: 67-70) 26 . In questa seconda lettera 25 Nella lettera a Scheuermeier del 5 febbraio 1924, Jaberg confessa che «[i]n fondo al nostro cuore io e Jud siamo contenti che la collaborazione non si sia realizzata. In occasione del nostro ultimo incontro a Zurigo ci siamo resi conto di quante difficoltà avremmo incontrato» (Kunz 2018: 101 e 716). 26 Bertoni ne parla nella lettera a Ugo Pellis (San Valentino di Fiumicello 1882 - Gorizia 1943) del 15 novembre 1923 (Ronco 2016: 66; si noti che a p. 66 è indicata erroneamente la data 15 settembre, mentre nel testo a p. 59 è riportata la data corretta: 15 novembre), nella quale ribadisce la sua intenzione di non collaborare al progetto di Bartoli: «Io osservo che, venendo a mancare l’Olschki, cade la ragione di ogni mia partecipazione all’‹Atlante›. Il questionario è stato preparato dal Bar- 14 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Lorenza Pescia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 Bertoni esprime tutta l’amarezza e la delusione per la mancata collaborazione con l’ AIS e rimarca l’inconciliabilità tra le sue posizioni e quelle di Bartoli, nonché il valore scientifico dei colleghi svizzeri: […] Se ci fossimo uniti allo Jud e allo Jaberg, che ci avevano chiesto collaborazione (a me è stata chiesta non meno di tre volte, […]), l’impresa sarebbe stata meno ardua. Le questioni tecniche non hanno per me, quell’aspetto che hanno per voi. La perfezione è irraggiungibile e l’ Atlante progettato dagli Svizzeri è buono. Io lo so, perché conosco il questionario e conosco soprattutto chi si è accinto all’impresa, cioè il Jud e lo Jaberg, studiosi di così alto valore che il collaborare con essi doveva essere un onore, non una diminutio di amor proprio. Dio mio, la patria ha bisogno di assennatezza non di sventati progetti. La patria si afferma individualmente e universalmente, non soltanto individualmente. Ad altra concezione di patria io mi sento legato. E sono convinto di essere, appunto per queste idee, un ottimo italiano e non uno «svizzero» (come mi chiama il Bartoli). Due mesi ho lottato col Bartoli per fargli capire quale fosse la sola, vera via d’uscita: noi tre, con Jud e Jaberg a continuare ad escutere il questionario loro. (Ronco 2016: 69) 27 Benché in quegli anni si stia affermando con forza il fascismo, Bertoni - in seguito riconosciuto come una «figura accademicamente centrale degli studi romanzi in Italia ‹notoriamente allineata con il regime›» (Covino 2019: 88) - aderisce a una concezione di patria diversa da quella di Bartoli, che si afferma, come dice lui stesso, anche «universalmente»: per il filologo modenese la collaborazione tra accademici provenienti da nazioni diverse con l'obiettivo di promuovere il progresso scientifico non è pertanto in contrasto con il patriottismo 28 . Anche se nell’inverno del 1923-1924 la discussione riguardo a un’eventuale collaborazione tra Italia e Svizzera per la realizzazione di un atlante linguistico sembra essere definitivamente tramontata, Matteo Giulio Bartoli ritorna sull’argomento e ribadisce la sua contrarietà a una iniziativa comune in una lettera a Jaberg del 16 aprile 1924, stroncandola per ragioni scientifiche, finanziarie e per convinzioni di stampo sciovinista 29 : toli, l’inchiesta sarà fatta da te. Io ho pregato il Bartoli di liberarmi dall’impegno. Vi sosterrò moralmente con tutte le mie povere forze, vi aiuterò anche col mezzo dell’Archivum, ma vi scongiuro di prescindere dal mio nome. Voi avrete l’onere e l’onore e io sarò più tranquillo, anche di fronte ai colleghi Jaberg e Jud, che fin dal 1914 mi avevano messo a parte del loro progetto. Se la mia presenza nella vostra compagnia fosse servita per avere l’editore, non avrei esitato a rimanervi; ma ora che l’editore ha recalcitrato, trovo che non sono più necessario» (Ronco 2016: 66). 27 Ufficialmente Bertoni lascerà il progetto nel 1925 per assumere la direzione della sezione di Linguistica dell’ Enciclopedia italiana, diretta da Giovanni Gentile (cf. Roncaglia 1967). 28 Per uno studio più approfondito dei rapporti tra linguistica e filologia da una parte e fascismo e nazionalismo dall’altra, rimandiamo a Covino (2019), Rapisarda (2018), Mancini (2018) e alla bibliografia lì indicata. 29 Ronco ricollega anche la contentezza manifestata da Bartoli alla notizia, comunicatagli da Bertoni, della rinuncia di Olschki (Ronco 2016: 66) «al suo fanatico nazionalismo che non poteva accettare un editore con un cognome straniero, di origine polacca, di nazionalità originariamente prussiana (ora tedesca) e di famiglia ebraica, stante quanto andava sostenendo da tempo e cioè che ‹L’Italia 15 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Note di storia della dialettologia tra Svizzera e Italia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 […] una collaborazione con gli Svizzeri? Ma, fra l’altro, sarebbe un’assurdità dal punto di vista tecnico […]. Non è possibile una combinazione ora che il lavoro è incominciato. Io non l’avrei accettata nemmeno prima, ma ora poi sarebbe proprio impossibile. Perché dunque chiedono e richiedono codesta collaborazione? Solo per avere dall’Italia il denaro di cui hanno bisogno. Non sentono invece il bisogno d’un nostro aiuto tecnico. Hanno dignità, loro, e anzitutto saldissimamente, cioè tedescamente convinti di saper fare besser, viel besser di noi. Ora ella sappia che il Pellis ha, infinitamente meglio che lo Scheuermeier, le cognizioni e le esperienze necessarie al suo compito. è uno scolaro del fonetista Gartner, che gli ha insegnato ad «ascoltar crescere l’erba», è un alpinista espertissimo e ha poi altre cognizioni ed esperienze che lo Scheuermeier non sogna neppure. […] Ma soprattutto sappia che noi abbiamo studiato a lungo (per anni ed anni) e risolto molto meglio che gli Svizzeri tutti i problemi seguenti ed altri simili: 1) il questionario 2) la scelta dei luoghi 3) il sistema dell’interrogazione […] In conclusione, la collaborazione che Ella dice vorrebbe dire questo: dare all’Italia un atlante linguistico d’Italia fatto viceversa, almeno in parte da non italiani. E fatto male. E per compenso, pagati dai «boni Italiani» […]. (Ms. Archivio AIS , lett. 16.4.1924) Nel 1924 si chiude dunque in modo definitivo e categorico la prospettiva di una collaborazione tra Italia e Svizzera per la realizzazione di un atlante linguistico dell’Italo-Romània. Oltre a motivi finanziari e legati alla ricerca dell’editore, le ragioni che hanno portato al fallimento delle trattative sono da imputare sicuramente alla contrarietà e alle convinzioni di Bartoli. Le inchieste per i due atlanti verranno condotte su binari paralleli e l’iniziativa svizzera amplierà il proprio dominio d’inchiesta: da atlante della Svizzera italiana e dell’Italia settentrionale diventerà un atlante che comprende l’Italia intera e vedrà la luce tra il 1928 e il 1940. Il progetto dell’ ALI , invece, verrà ostacolato in ambito accademico italiano e ci saranno delle forti opposizioni in particolare da parte di Clemente Merlo (cf. Merlo 1928 e Kunz 2018: 101). Ugo Pellis inizierà le inchieste per l’ ALI solamente nell’ottobre 1925 (cf. Ronco 2016: 62 e Kunz 2018: 807) e il primo volume verrà pubblicato nel 1995 30 . farà da sé. L’atlante italiano sarà fatto da italiani! ›» (Ronco 2016: 60). Si veda a questo proposito anche Kunz 2018: 96 e 530). 30 Secondo Cugno e Massobrio (2010) l’ ALI «si distingue dall’AIS per una rete più che doppia di punti (1065), scelti rispettando una ripartizione proporzionale tra centri massimi, medi e minimi, definiti sulla base del numero di vie di comunicazione e di istituzioni amministrative, scolastiche ed ecclesiastiche presenti nelle singole località. Anche il questionario impiegato, di circa 7000 voci, è notevolmente più ampio, ed è articolato in una parte generale e in una parte speciale». 16 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Lorenza Pescia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 4. La recensione all’AIS di Raffaele Giacomelli Naufragata la collaborazione italo-svizzera per la realizzazione comune di un atlante linguistico, Bertoni rimane in contatto con Karl Jaberg e soprattutto con Jakob Jud anche dopo la sua chiamata, nel 1928, alla Sapienza di Roma come successore di Cesare De Lollis (Casalincontrada 1863 - 1928). Proprio nel 1928 viene pubblicato il primo volume dell’ AIS - suscitando critiche in ambito universitario italiano - e Bertoni accoglie sull’ Archivum romanicum la recensione di Carlo Tagliavini (Tagliavini 1929a e 1929b). Clemente Merlo reagisce a questo scritto in una lettera a Bertoni del 5 marzo 1930: egli lo giudica troppo blando e si esprime in modo molto critico nei confronti dell’opera elvetica 31 : […] Ho letto nell’Archivum Romanicum la recensione del Tagliavini all’Atlante dello Jud e dello Jaberg e mi permetterai di scriverti lealmente che la ho trovata troppo mite, troppo blanda. Quell’Atlante è una vergogna, un’offesa a noi, dialettologi italiani; esso può servire a distruggere tutto quello che la scuola italiana è venuta appurando, mettendo in nitida luce quello che è patrimonio scientifico sacro santo. Io ne scriverò certo lungamente nell’It. Di. e ne parlerò forse ai Lincei. (Ms. BeuMo C. Merlo, 18R-18V , lett., 5.3.1930). Alcuni anni dopo, nel 1933, Bertoni appoggerà una verifica dei materiali da parte di Raffaele Giacomelli (Roma 1878 - 1956), intercedendo per lui presso Jaberg e Jud: l’obiettivo è quello di promuovere uno studio imparziale da contrapporre alle critiche dei suoi colleghi italiani 32 . Bertoni presenta Raffaele Giacomelli come […] un innamorato degli studi dialettologici, un insegnante valente di matematica, il quale da parecchi anni si diletta di studi linguistici con una passione e una coscienza da uomo del mestiere. È persona molto colta, molto seria. Conosce assai bene il tedesco. Mi ha mostrato desiderio di recensire l’ AIS , ed io ho accolto la sua proposta, anche perché è un ammiratore dell’opera, lontano da beghe professionali, un perfetto galantuomo […]. Io temo che Ella esageri quando dice che l’ AIS in Italia è combattuto. Che il Bartoli abbia fatto una campagna contro l’Atl., è un fatto purtroppo vero; ma la maggioranza degli studiosi riconosce l’alto valore dell’ AIS ed è grata ai linguisti svizzeri. (Ms. Archivio AIS , lett., 6.8.1933). Inizialmente scettici, i due linguisti svizzeri alla fine si fideranno di Bertoni e acconsentiranno alla revisione dei dati, pur non nascondendo le loro preoccupazioni in 31 Attorno al 1930 l’idea di Merlo sembrerebbe essere quella di realizzare degli atlanti regionali e di ciò parla spesso nelle sue lettere a Bertoni. Leggendo la corrispondenza tra i due si intuisce inoltre che attorno agli anni Trenta il loro rapporto sia amichevole, tanto da far scrivere a Merlo che «[n]ell’Accademia io non ho che un fratello, che sei tu, e un amico senza uguali, un cuor d’oro, magnanimo, generoso, tra tutti (e vorrei proprio che tu mi volessi bene)…» (Ms. BeuMo C. Merlo, 56R-58V, lett., 20.5.1932). 32 Raffaele Giacomelli, laureato in matematica e in scienze naturali, è stato un ingegnere aeronautico e storico della scienza. Su incarico dell'Accademia d'Italia si è occupato di compilare un Dizionario aeronautico , la realizzazione del quale venne interrotta a causa della guerra (Proietti 2000: s.v.). 17 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Note di storia della dialettologia tra Svizzera e Italia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 una lettera a Giacomelli (con copia a Bertoni): «C’impensierisce il modo in cui si cerca in Italia di discreditare la nostra opera - non pubblicamente, ma alla sordina. Perché controlla solo lo Scheuermeier e il Rohlfs e non gli altri dialettologi, anche quelli italiani? » (Ms. BeuMo Jaberg, 27R-33V, lett., 3.8.1933). La preoccupazione principale di Jaberg e Jud non è tanto che vengano sottoposti a verifica i dati raccolti da Scheuermeier, quanto che il procedimento venga condotto con metodo scientifico e «senza preconcetti né nazionalistici né di scuola né di combriccola» (Ms. BeuMo K. Jaberg, 27R-33V, lett., 3.8.1933). Tuttavia, vinte le loro resistenze, verrà organizzato un incontro tra Scheuermeier e Raffaele Giacomelli, presentato come figura super partes . Per la sua recensione, che verrà pubblicata nel 1934 nell’Archivum Romanicum, Giacomelli effettuerà il controllo fonetico per diciassette punti dell’ AIS nell’Emilia, nelle Marche, in Toscana, nell’Umbria e nel Lazio. Bertoni inserirà una nota in calce a questo studio, rispondendo pertanto alle critiche dei detrattori italiani dell’ AIS : Non ho bisogno di insistere sull’assoluta obiettività del controllo condotto con esemplare coscienza e diligenza dal prof. Giacomelli. Questi è un distinto matematico, che ha una forte e naturale predilezione, una spontanea e calda passione per la dialettologia. Dotato di finissimo orecchio, egli mi è parso la persona adatta ad assolvere il grave compito di una seria recensione dell’ AIS . Lo ringrazio di esservisi accinto con tanto fervore, di averla compiuta con tanta attenzione e scrupolosità. Estraneo alle controversie di scuola, il G. poteva portare (e ha effettivamente portato) nella discussione il peso di una parola serena, aliena da preconcetti e pregiudizi, di cui può cadere inconsapevolmente vittima un linguista di professione. Dato il rigore del controllo, la attendibilità dell’ AIS non avrebbe potuto trovare più valida dimostrazione (Bertoni in Giacomelli 1934: 212). Malgrado le vicissitudini legate all’ AIS e all’ ALI e le inclinazioni nazionaliste di quegli anni, il legame tra questi tre studiosi rimarrà costante nel corso del tempo; questo aspetto agevolò non tanto l’interazione e lo scambio tra docenti - come inizialmente auspicato da Jaberg nel 1920 nella lettera indirizzata a Salvioni - quanto, piuttosto, la possibilità per i giovani romanisti svizzeri di frequentare un semestre all’Università di Roma, come testimoniato dalle numerose lettere e dai biglietti conservati alla Biblioteca Estense Universitaria di Modena (l’ultimo dei quali è datato 28 ottobre 1938) 33 . Ancora il 29 ottobre 1941 Bertoni riceverà da Jakob Jud (e dal professor Giuseppe Zoppi) un invito a tenere due conferenze a Zurigo, una all’Università e una al Politecnico federale 34 . Queste conferenze verranno effettivamente tenute a inizio dicembre 1941 (Bragato 2022: 54-55), nonostante la Seconda guerra mondiale. 33 Tra questi troviamo menzionati Gertrud Baer, Carl Theodor Gossen, Konrad Lobeck (allievi di Jud) e Ruth Lang, Nelly Lauchenauer, Gerda Neukomm (allieve di Spörri), tutti addottoratisi in seguito all’Università di Zurigo. 34 A proposito delle conferenze, Jud gli comunica che «[…] i miei colleghi vorrebbero pregare il grande provenzalista di interpretarci una o due canzoni provenzali a sua scelta o forse la famosa 18 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Lorenza Pescia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 Bibliografia B ertoni , G. 1909: Le denominazioni dell’«imbuto» nell’Italia del Nord. Ricerca di geografia linguistica , Bologna/ Modena, A.F. Formiggini Editore. B ertoni , G. 1911: «A proposito di geografia linguistica», Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Provincie Modenesi 5/ 7: 24-33. 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Jud, 74R-75V, lett., 29.10.1941). 19 DOI 10.24053/ VOX-2023-001 Note di storia della dialettologia tra Svizzera e Italia Vox Romanica 82 (2023): 1-20 L oporcaro , M. et al. 2021: «AIS, reloaded: a digital dialect atlas of Italy and Southern Switzerland», in: A. t hiBauLt et al. (ed.), Nouveaux regards sur la variation dialectale/ New Ways of analyzing dialectal variation , Strasbourg, Société de linguistique romane: 111-36. M ancini , M. 2018: «Il ‹caso Pagliaro› tra linguistica e dottrina politica», in: M. d e p aLo / S. g enSini (ed.): Saussure e la Scuola linguistica romana, Roma, Carocci, 33-78. M erLo , C. 1928: «Nota alla p. 282: Atlante linguistico Italiano della Società Filologica Friulana», L’Italia dialettale 4: 297-301. n encioni , G. 1989: Idealismo e realismo nella scienza del linguaggio , Pisa, Scuola Normale Superiore. p eScia , L. 2023: «Spigolature di storia della dialettologia tra Svizzera e Italia all’inizio del Novecento. 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Between 1908 and 1910, the issue of producing such an atlas was so contentious among Italian linguists that the latter project never started. Later, in the early 1920s, another project emerged in competition with the AIS : the Atlante linguistico italiano , promoted by two Italian researchers, Matteo Giulio Bartoli and Giulio Bertoni. In this article, thanks to mostly unpublished letters and documents preserved in the AIS Archive of the University of Bern and at the Estense University Library of Modena, we will document Bertoni’s efforts and attempts to find a solution to collaborate with Jud and Jaberg on the joint realization of an atlas. Unfortunately, all his efforts and attempts were mainly blocked by Bartoli, who insisted prejudicially that the atlas should be the product of Italians scholars only. Keywords: History of dialectology, Karl Jaberg, Jakob Jud, Giulio Bertoni, Linguistic Atlas, AIS , Geolinguistics
