eJournals Vox Romanica 83/1

Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
10.24053/VOX-2024-001
0217
2025
831 Kristol De Stefani

Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV): analisi sincronica e ipotesi di sviluppo diacronico

0217
2025
Stefano Tetihttps://orcid.org/0009-0002-8636-4317
Die vorliegende Studie untersucht den auslautenden Vokalismus des kalabrischen Dialekts von San Nicola da Crissa, ein kleines Dorf in der Provinz Vibo Valentia. Dieses System unterscheidet sich vom sizilianischen Typ /ɪ a ʊ/, der für die extremen südlichen Dialekte charakteristisch ist. Das Sannicolesische hatte wie andere moderne Dialekte in dieser Zone vier Auslautvokale (/ɪ ε a ʊ/), entwickelte darauf aber eine progressive Vokalhöhenharmonie. Das Resultat ist ein komplexes System mit fünf phonetischen Vokalen [ɪ ε a ɔ ʊ]. Die hier präsentierten Daten stammen aus Interviews (freie Rede, gelenkte Interviews, Fragebogen, etc.), die mit elf Gewährspersonen durchgeführt worden sind. Der Artikel illustriert zunächst die elektroakustischen Daten sowie die phonologischen, morphologischen und lexikalischen Regeln der Vokalharmonie. Darauf wird auf den Kontakt zwischen zwei Dialektgebieten und das Ungleichgewicht zwischen den vorderen Vokalen /ɪ ε/ und dem einzigen hinteren Vokal /ʊ/ als mögliche Gründe für den Beginn der Innovation eingegangen. Abschliessend wird die Vokalharmonie des Sannicolesischen aus typologischer Perspektive analysiert.
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DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV): analisi sincronica e ipotesi di sviluppo diacronico* Stefano Teti (Universität Zürich) https: / / orcid.org/ 0009-0002-8636-4317 Zusammenfassung: Die vorliegende Studie untersucht den auslautenden Vokalismus des kalabrischen Dialekts von San Nicola da Crissa, ein kleines Dorf in der Provinz Vibo Valentia. Dieses System unterscheidet sich vom sizilianischen Typ / ɪ a ʊ/ , der für die extremen südlichen Dialekte charakteristisch ist. Das Sannicolesische hatte wie andere moderne Dialekte in dieser Zone vier Auslautvokale (/ ɪ ε a ʊ/ ), entwickelte darauf aber eine progressive Vokalhöhenharmonie. Das Resultat ist ein komplexes System mit fünf phonetischen Vokalen [ɪ ε a ɔ ʊ]. Die hier präsentierten Daten stammen aus Interviews (freie Rede, gelenkte Interviews, Fragebogen, etc.), die mit elf Gewährspersonen durchgeführt worden sind. Der Artikel illustriert zunächst die elektroakustischen Daten sowie die phonologischen, morphologischen und lexikalischen Regeln der Vokalharmonie. Darauf wird auf den Kontakt zwischen zwei Dialektgebieten und das Ungleichgewicht zwischen den vorderen Vokalen / ɪ ε/ und dem einzigen hinteren Vokal / ʊ/ als mögliche Gründe für den Beginn der Innovation eingegangen. Abschliessend wird die Vokalharmonie des Sannicolesischen aus typologischer Perspektive analysiert. * Il lavoro prende le mosse dalla tesi di laurea magistrale in Linguistica da me discussa il 20.1.2023 presso la sede della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università «La Sapienza» di Roma, e dal titolo «Fonetica e fonologia del dialetto di San Nicola da Crissa (VV)» (relatore: Prof. Vincenzo Faraoni; relatore esterno: Dott.ssa Alice Idone). Quanto qui esposto consiste in una rielaborazione (ulteriormente approfondita in alcune questioni) della parte relativa al vocalismo atono finale. Per le informazioni su materiali e metodi si rimanda al §2.1. I dati elicitati ed esposti nelle tabelle e nel testo sono sempre presentati in trascrizione fonetica IPA. Salvo rari casi di parziale adattamento, le trascrizioni e gli esempi provenienti da altri lavori non sono stati uniformati ai criteri adoperati. Nelle tabelle e nel testo si farà spesso ricorso alle seguenti abbreviazioni e sigle (alcune delle quali sciolte anche nel testo): agg. ‘aggettivo, -i’, ATR ‘advanced tongue root’, AV ‘armonia vocalica’, coniug. ‘coniugazione’, femm. ‘femminile’, Fig. ‘figura/ -e’, indic. ‘indicativo’, masch. ‘maschile/ -i’, OD ‘oggetto diretto’, Partp. ‘participio passato’, pl. ‘plurale/ -i’, pres. ‘presente’, sann. ‘sannicolese/ -i, s.v. ‘ sub voce ’, sg. ‘singolare’, SNC ‘San Nicola da Crissa’, sost. ‘sostantivo/ -i’, V# ‘vocale finale’, Vpost ‘vocale postonica interna’, ˈV ‘vocale tonica’. Inoltre, saranno adoperati i seguenti simboli: * per forma ricostruita, ** per forma agrammaticale e ? per forma molto dubbia. Ringrazio Vincenzo Faraoni, Alice Idone e Michele Loporcaro per le utili indicazioni e i commenti a precedenti versioni di questo testo. Sono grato a Mario Wild, Stefano Cristelli e Alida Usai per la revisione di alcune parti, e ad Adriano Salvi per l’aiuto con le analisi acustiche e la messa a punto dei grafici (§2.2). Grazie, infine, ai due revisori anonimi per la Vox Romanica per le osservazioni. 2 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Parole chiave: San Nicola da Crissa, Calabria, Vocalismo atono finale, Armonia vocalica, Fonetica, Tipologia linguistica, Dialetti meridionali estremi, Contatto linguistico 1. Introduzione È ben nota l’importanza accordata agli esiti delle vocali atone finali, da Ascoli (1882- 1885) a Pellegrini (1977), per la classificazione dei dialetti italiani. Numerosi studi si sono altresì soffermati sulle modalità attraverso le quali, a partire dai sistemi vocalici primari, alcune varietà, isolatamente o in gruppi più o meno compatti, hanno conosciuto modificazioni locali successive. Il presente studio si prefigge di illustrare il vocalismo atono finale del dialetto di San Nicola da Crissa, un piccolo paese in provincia di Vibo Valentia, collocato sul versante occidentale delle Serre calabresi. Il lavoro si situa a metà strada tra due filoni di ricerca. Il primo, recentemente inaugurato (cf. Idone 2020), indaga la possibilità di rintracciare nel dominio meridionale estremo vocalismi atoni finali ancora non emersi dalle ricognizioni dialettologiche. Il secondo riguarda la fenomenologia dell’armonia vocalica: la presenza, nel dialetto in esame, di alcune tendenze tipologicamente ricorrenti - osservabili, a ben vedere, soprattutto al di fuori dei confini meridionali estremi - mitiga in parte l’anomalia del vocalismo atono finale sannicolese nel panorama italo-romanzo. Tuttavia, alcuni dei meccanismi attraverso cui agisce il fenomeno armonizzante (o, in altri termini, l’intreccio dei condizionamenti prosodico-fonologici, morfologici e lessicali coinvolti nell’evoluzione diacronica delle vocali *i , *u ed *e proto-siciliane) rendono il vocalismo atono finale della varietà, almeno nel quadro dei dialetti calabresi, un sistema del tutto peculiare. 2. Vocalismo atono finale ed armonia vocalica Il vocalismo atono finale di San Nicola da Crissa (d’ora in poi SNC) si discosta da quello di tipo trivocalico / a ɪ ʊ/ esibito dalla maggior parte dei dialetti meridionali estremi. Infatti, mentre nel ramo velare si è regolarmente compiuta la confluenza di tipo siciliano delle *o in u , nel ramo palatale l’innalzamento delle *e ad i non è avvenuto 1 . In una fase successiva, caratterizzata dalla presenza di quattro fonemi in opposizione, gli esiti delle vocali proto-siciliane *i , *u ed *e sono stati regolati da armonia vocalica progressiva (AV), mentre *a ha dato regolarmente / a/ . Nel fenomeno di AV in questione, l’altezza della vocale tonica (vocale d’innesco) 2 è il parametro che determina il timbro dell’atona finale (e, in alcuni casi, anche della posto- 1 Il vocalismo tetravocalico / -a, -i, -e, -u/ è caratteristico della zona limitrofa a Cosenza e delle località dell’altopiano della Sila (Chilà/ De Angelis 2024: 37; cf. oltre), e si ritrova anche in Salento (Loporcaro 2021: 128). 2 Il vocalismo tonico è regolarmente di tipo siciliano (/ ɪ ɛ a ɔ ʊ/ ) e non presenta metafonesi. 3 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) nica). La selezione della finale è sensibile ad un altro parametro di natura prosodica: ovvero la sua distanza dalla vocale tonica. Si tratta, in sostanza, di distinguere tra parossitoni e proparossitoni. In questi ultimi, inoltre, un ruolo fondamentale è giocato dalla vocale postonica interna. Occorre infine specificare che vi sono delle differenze tra gli esiti di *u e *i da un lato ed *e dall’altro. Nei parossitoni in *u e *i (1-2), infatti, tale condizionamento coarticolatorio si è tradotto come tendenza sistematica all’abbassamento *u > -[ɔ] e *i > -[ɛ] in presenza di vocale tonica medio-bassa / ɛ ɔ/ e, viceversa, di mantenimento (come -[ʊ] e -[ɪ]) dopo le vocali toniche / ɪ ʊ/ e dopo la vocale bassa / a/ . ˈV V# / a ɪ ʊ/ -[ʊ] [ˈvratːsʊ] ‘braccio’, [ˈfɪɟːʊ] ‘figlio’, [ˈcʊːðʊ] 1sg. ‘chiudo’, [jɔˈkandʊ] ‘giocando’, [fɪˈnɪːrʊ] ‘finirono’, ecc. / ɛ ɔ/ -[ɔ] [ˈvɛntɔ] ‘vento’, [bˈːɔːnɔ] ‘buono’, [bˈːɛːʐɔ] ‘bello’, [ˈjɔːkɔ] 1sg. ‘gioco’, [lɛˈjɛndɔ] ‘leggendo’, [ˈɔtːɔ] ‘otto’, ecc. (1) Esiti di *u (< o , u ): alcuni esempi. ˈV V# / a ɪ ʊ/ -[ɪ] [ˈtʃʊtːʃɪ] ‘asini’, [ˈaːtɪ] ‘alti’, [ˈfɪːnɪ] 2sg. ‘finisci’, [ˈɣaːʐɪ] ‘galli’, [aˈɟːʊtːɪ] 2sg. ‘ingoi’, ecc. / ɛ ɔ/ -[ɛ] [ˈfɔːkɛ] ‘fuochi’, [ˈmɛndzɛ] ‘mezzi’, [ˈlɛːjɛ] 2sg. ‘leggi’, [ˈmɔːvɛ] 2sg. ‘muovi’, ecc. (2) Esiti di *i : alcuni esempi. Se nei parossitoni in (1-2) l’esito dell’atona finale è vincolato esclusivamente al timbro della tonica, nei proparossitoni è dirimente anche la postonica interna (cf. a tal proposito Loporcaro 2003a, 2011). Se alla tonica medio-bassa segue una i interna, *u e *i subiscono generalmente l’abbassamento, come in sann. [ˈmɛːðɪkɔ] ‘medico’ e [ˈprɛːðɪkɛ] 2sg. ‘predichi’; a ed in massima parte anche e bloccano invece l’assimilazione, come in [ˈmɔːnakʊ] ‘monaco’ e [ˈsɔːtʃɛrɪ] ‘suoceri’; infine, u si armonizza insieme alla finale e passa ad o -: [ˈtʃɔndɔlɔ] ‘ciondolo’ e 1sg. [ˈkɔːtɔlɔ] ‘abbacchio, scuoto’. Nel caso delle due vocali finali alte, come si vede, la stabilità dei moduli prosodico-fonologici è sovraordinata rispetto alle categorie morfologiche. In sostanza, nelle forme in *i e in *u , l’AV non è divergente tra le forme nominali e quelle verbali; né, tanto meno, ci sono singoli lessemi che si sottraggono ai condizionamenti prosodico-fonologici (il ruolo delle vocali toniche e delle vocali postoniche). Per *e , invece, mentre l’armonia ha agito all’interno della flessione nominale ([ˈpɛːðɛ] ‘piede’ di contro a [ˈpɪʃːɪ] ‘pesce’), le forme verbali non sono state toccate dal fenomeno: [jɔˈkaːrɛ] ‘giocare’, 3sg. [ˈvɪːðɛ] ‘vede’, ecc. Dunque, nelle forme verbali in *e è ammessa la sequenza vocale tonica alta o bassa - vocale finale medio-bassa. 4 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Inoltre, l’AV non ha coinvolto in maniera omogenea le forme nominali: dopo / a/ tonica si ha -[ɛ] in [ˈkaːnɛ] ‘cane’ e [ˈpaːnɛ] ‘pane’, ecc., ma si ha -[ɪ] in [ˈpartɪ] ‘parte’ e [ˈkaːtʃɪ] ‘calce’, ecc., nonostante i quattro lessemi siano identici dal punto di vista della categoria grammaticale e del contesto fonologico e segmentale. L’insieme di questi meccanismi dà come risultato un vocalismo atono finale fonologicamente tetravocalico (/ ɪ ɛ a ʊ/ ) e foneticamente pentavocalico ([ɪ ɛ a ɔ ʊ]). Due classi esibiscono un comportamento divergente rispetto al resto del sistema. Anzitutto, i plurali dei sost. di III declinazione e degli agg. di II classe, uniche forme per le quali è possibile postulare *i protoromanza che, diversamente dalle altre forme con *i etimologica (plurali dei sost. di II classe, 2sg. dei verbi di II, III e IV coniugazione, ecc.), non sono soggette ad AV in maniera generalizzata. Ci sono poi gli imperativi di 2sg. dei verbi di II e III coniugazione, uniche forme verbali in *e soggette ad AV. Per queste voci si pone inoltre il problema della diacronia del morfema desinenziale (sostituito o meno da i analogica dei verbi di IV? ). Per entrambe le categorie, si vedrà in seguito (§2.5.1 e §2.6), è possibile giustificare l’anomalia 3 . Al fine di illustrare in maniera dettagliata il fenomeno di AV e far luce su eccezioni e casi particolari, nei sottoparagrafi successivi vengono riportati dati ed esempi ulteriori. L’analisi prevede l’osservazione degli esiti dei tre fonemi proto-siciliani *u , *i ed *e in alcune categorie e classi distinte su base etimologica (es. per *u : aggettivi della I classe latina, sostantivi in ŭ , ecc.). Il paragrafo è così organizzato: dopo l’esposizione (al §2.1) dei dati relativi al corpus e ai metodi d’indagine, al §2.2 sono illustrati i risultati delle analisi acustiche. Ai §2.3 e §2.4 vi sono rispettivamente i dati relativi agli esiti di *u e *i . Entrambi questi sottoparagrafi contengono una sezione specifica per i parossitoni (§2.3.1 e §2.4.1) e una per i proparossitoni (§2.3.2 e §2.4.2). La sezione su *e (§2.5) riunisce insieme parossitoni e proparossitoni e contiene (al §2.5.1) una digressione sugli esiti della vocale media nell’area calabrese centrale. Il §2.6 è dedicato integralmente agli imperativi di 2sg. e alle manifestazioni dell’AV nelle forme imperativali con particelle enclitiche (§2.6.1). Infine, al §2.7 si dà una ricapitolazione complessiva dei fatti sincronici. 2.1 Materiali e metodi Le inchieste sul campo sono state condotte fra il settembre del 2021 e il novembre del 2022. Sono stati ascoltati undici parlanti, tre dei quali sotto i 30 anni; gli altri otto, invece, sono tutti sopra i 55. Per la raccolta dei dati, le indagini sono state effettuate seguendo diverse procedure: sessioni di parlato spontaneo, domande poste in dialetto, questionari scritti, visione di immagini, richieste di traduzioni di frasi e parole 3 Si anticipa inoltre che ha una spiegazione valida anche la variazione che si osserva nelle forme imperativali col clitico OD masch. e femm. pl. li e riflessivo ti , in cui e interna può non bloccare l’assimilazione ([ˈlɛːjɪlɛ] ma anche [ˈlɛːjɛlɛ] ‘leggili/ leggile’). Altre deviazioni rispetto al quadro tracciato si riducono a realizzazioni episodiche di natura puramente idiosincratica. Di tutto ciò si darà debitamente conto in seguito. 5 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) dall’italiano, richiesta di elicitare alcune parole bersaglio, invito alla riflessione sulle forme (pronuncia esatta, diffusione nel paese, giudizi di grammaticalità/ agrammaticalità), ecc. Una parte delle interviste è stata registrata con il registratore professionale TASCAM DR100 MK3 (informatori/ informatrici: VG, VI, GM, CG). I dati ricavati dall’inchiesta con VG sono stati poi adoperati per le analisi acustiche (§2.2) 4 . Di seguito (3) vengono riportate le informazioni più importanti sugli informatori e le informatrici, elencati in ordine crescente di età. Informatore/ -trice Anno di nascita Livello d’istruz. Professione Altre informazioni RP (m.) 1998 Laureato Studente Vive a Roma; ha studiato tre anni a Torino FI (m.) 1997 Diploma di maturità Studente Residente a SNC; è vissuto a Sala Consilina fino all’età di sette anni NG (m.) 1996 Laureato Studente Vive a SNC; ha trascorso vari soggiorni a Cosenza e Milano per motivi di studio MPir (f.) 1963 Terza media Collaboratrice presso l’istituto scolastico È stata 18 anni a Milano per lavoro AB (f.) 1963 Diploma triennale Ausiliaria ospedaliera È vissuta sempre a SNC; moglie di VI DT (m.) 1952 Terza media Artigiano e muratore È sempre vissuto a SNC VG (m.) 1952 Laurea Avvocato e insegnante (ora in pensione) È sempre vissuto a SNC, eccetto per qualche periodo a Roma VI (m.) 1947 Terza media Parrucchiere (ora in pensione) È emigrato in Canada all’età di 16 anni; è ritornato nel 1979 a SNC, dove attualmente vive MPis (f.) 1945 Terza elementare Contadina Da sempre residente a SNC GM (m.) 1939 Quinta elementare Muratore e artigiano Ha lavorato in Germania per alcuni anni quando era ventenne; marito di MPis CG (f.) 1923 Analfabeta Operaia È sempre vissuta a SNC (3) Gli informatori e le informatrici. 4 Si veda invece direttamente il §4 per le informazioni sul corpus lì considerato. 6 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 2.2 Le analisi acustiche: dati sperimentali Come anticipato, le informazioni qui presentate provengono dall’inchiesta con l’informatore VG. L’intervista è stata condotta all’interno di un ambiente poco rumoroso, benché non insonorizzato. I dati ricavati sono stati riascoltati e segmentati manualmente tramite il software Praat (versione 6.4.18; Boersma/ Weenink 2024). Per la segmentazione dei foni ci si è basati, oltre che sull’impressione uditiva, anche sull’ispezione della forma d’onda e delle formanti F1 e F2 visibili nello spettrogramma. Per ogni item si sono etichettati i singoli segmenti secondo gli standard dell’Alfabeto fonetico internazionale (IPA), come raffigurato in Fig. 1: Fig. 1. Spettrogramma e forma d’onda del lessema [ˈkɔːsɛ] ‘cose’ pronunciato da VG. Si sono poi estratti e trasportati su un file Excel i valori delle formanti (F1 ed F2 in Hz). In (4) vengono esposti i risultati relativi al parametro acustico esaminato, ossia la frequenza delle prime due formanti (F1 e F2) delle vocali atone finali. I valori pertinenti (applicando come modello, per il resoconto dei dati, Loporcaro et al. 2006, Gasner et al. 2023, Salvi 2023) sono: il valore medio (m) delle formanti F1 e F2 in Hz, il loro valore minimo (min) e massimo (max), l’intervallo di variazione (i.v.), cioè la differenza fra valore massimo e minimo, e la rispettiva deviazione standard (ds) 5 . 5 Sono stati considerati nove parossitoni per [ɛ ɔ ʊ ɪ] e cinque per [a]. 7 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) Vocale m F1 ds F1 min F1 max F1 i.v. F1 mF2 ds F2 min F2 max F2 i.v. F2 [a] 561 36 522 601 79 1565 43 1509 1621 112 [ɛ] 479 30 426 528 102 1822 69 1740 1950 210 [ɔ] 506 28 458 553 95 938 80 804 1055 251 [ʊ] 403 42 332 451 119 1054 103 925 1233 308 [ɪ] 339 29 295 381 86 2229 58 2146 2314 168 (4) Valori medi arrotondati delle formanti F1 e F2 delle vocali atone finali. Per una rappresentazione grafica dei dati si vedano anche i box plot alle Fig. 2 e 3 realizzati con Excel . Fig. 2. Valori medi di F1. 8 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Fig. 3. Valori medi di F2. Il grafico F2-F1 in Fig. 4 mostra invece la collocazione nello spazio acustico delle vocali atone finali con ellissi equiprobabili (al 67,5%). 9 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) Fig. 4. Formanti delle vocali prodotte dall’informatore VG con ellissi equiprobabili (al 67,5%). I valori F1 ed F2 delle vocali atone finali di SNC possono essere accostati - al netto di alcune fisiologiche divergenze - a quelli delle vocali tedesche (in 5) pronunciate da parlanti maschi (Sendlmeier/ Seebode 2006: 4). Per l’ambito italo-romanzo, si vedano per un confronto anche i dati delle vocali toniche del vigevanese (Gasner et al. 2023), riportati in (6), oltre che quelli delle vocali atone finali del dialetto di Vallelonga (VV), a soli 2 km da SNC (Idone 2020: 56; v. Fig. 5). F1 F2 [a] 694 1372 [ɛ] 489 1817 [ɔ] 537 1074 [ʊ] 391 1010 [ɪ] 369 1902 (5) Formanti F1 e F2 delle vocali tedesche pronunciate da parlanti maschi. Schema da Sendlmeier/ Seebode (2006: 4), con modifiche. 10 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 F1 F2 [a] 681 1171 [ɛ] 535 1635 [ɔ] 555 925 [ʊ] 384 918 [ɪ] 358 1833 (6) Formanti F1 ed F2 delle vocali toniche del vigevanese. Schema tratto da Gasner et al. (2023: 58), con modifiche. Tornando a SNC, le vocali finali si mantengono in contesto di frase, quando seguite da parole inizianti per consonante e nel parlato iperarticolato (7). [lʊ ˈvɛntɔ ˈkɪːʐʊ ˈjɔrnɔ mɪˈnaːva ˈfɔrtɛ] ‘il vento quel giorno tirava forte’ [nʈʂa kɪʐ ˈɔrtɔ krɪˈʃːɪːanʊ ˈtantɪ ˈbːɛlːɛ ˈrɔːsɛ] ‘in quell’orto crescevano tante belle rose’ [mɪ ˈkatːε nʊ ˈtɔtːsɔlɔ ðε ˈpaːnε ˈsʊːpa lɪ ˈpεːðε] ‘mi è caduto un tozzo di pane sui piedi’ [aˈεːrε manˈdʒaːɪ ˈpɪʃːɪ ˈɔːjε ˈmbεːtʃε ˈkarnε] ‘ieri ho mangiato pesce, oggi invece carne’ (7) Vocali finali in posizione preconsonantica e prepausale. Invece, quando seguite da vocale e pronunciate ad alta velocità di eloquio, possono andare incontro a fenomeni di elisione e fusione, secondo tendenze universali ben note in bibliografia 6 . Fig. 5. Area di dispersione del vocalismo atono finale (parlante donna) a Vallelonga. Riproduzione da Idone (2020: 57). 6 Tali aspetti non verranno pertanto approfonditi in questa sede. Per una descrizione della fenomenologia in alcune varietà della costa ionica della Calabria, sebbene limitatamente ad / a i u/ , si rimanda a Canalis (2009: 79-81). 11 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) 2.3 Esiti di *-u Nell’analisi degli esiti di *u rientrano sia le categorie etimologicamente in o , che quelle in u . Infatti, poiché nessuna di queste categorie si sottrae al fenomeno armonizzante, è più economico postulare, come anticipato, un innalzamento generalizzato *o > u in una fase già romanza. Il fenomeno di AV ha dunque colpito le forme in u quando il processo di chiusura era ormai avvenuto. È chiaro, tuttavia, che la maggior parte dei lessemi nominali in *u risale direttamente ad u 7 , mentre è meno consistente il novero dei lessemi in o latina. I relitti nominativali in o attorno a cui l’indagine è stata realizzata sono diffusi, peraltro, in molte aree italo-romanze (Maiden 1998: 110, Zamboni 2000: 103-15, Faraoni 2018: 154). Si tratta degli imparisillabi di genere maschile [ˈɔːmɔ] (< lat. hŏmo ), [ˈlaːʈʂʊ] (< lat. latro ), [ˈsartʊ] (< lat. Sartor ) e del femminile [ˈsɔːrɔ] (< lat. sŏror ), tutti della III declinazione. Ai sostantivi si aggiungono gli indeclinabili [ˈkwandʊ] (< lat. QuanDo ), [ˈkwaʈːʂʊ] (lat. quattŭor ), [ˈɔtːɔ] (< lat. ŏcto ), [ˈʐɔːkɔ] (< lat. * illŏco ), [ˈɪnʈʂʊ] (< lat. ĭntro ) e i tipi [ˈmɛɟːɔ] (< lat. melior ) e [ˈpɛːjɔ] (< lat. Peior ). Fatte queste premesse, d’ora in poi con *u si farà riferimento ad una *u protosiciliana, esito indistintamente sia di o che di u . 2.3.1 Parossitoni Si veda in (8-9) la restrizione distribuzionale per *u nei parossitoni all’interno della flessione nominale. Si ha sempre -[ɔ] dopo medio-bassa, -[ʊ] dopo / a ɪ ʊ/ . Nei sostantivi e negli aggettivi (8) è possibile osservare tutti e cinque i timbri vocalici ammessi in posizione tonica, mentre fra gli indeclinabili (9) mancano esempi con / ʊ/ . ˈV V# / a ɪ ʊ/ -[ʊ] [ˈfɪɟːʊ] ‘figlio’, [ˈfrʊtːʊ] ‘frutto’, [ˈlaːʈʂʊ] ‘ladro’, [ˈsartʊ] ‘sarto’, [ˈɣaːʐʊ] ‘gallo’, [ˈfɪːkʊ] ‘fico’, [ˈbːrʊtːʊ] ‘brutto’, [ˈfrɪdːʊ] ‘freddo’, [ˈaːtʊ] ‘alto’, [ˈvaʃːʊ] ‘basso’ / ɛ ɔ/ -[ɔ] [ˈvɛntɔ] ‘vento’, [ˈfɔːkɔ] ‘fuoco’, [ˈɔːmɔ] ‘uomo’, [ˈsɔːrɔ] ‘sorella’, [aˈtʃɛːʐɔ] ‘uccello’, [bˈːɔːnɔ] ‘buono’, [bˈːɛːʐɔ] ‘bello’, [ˈɣrɔsːɔ] ‘grosso’, [ˈlɔrdɔ] ‘sporco’ (8) Esiti di *u nei sostantivi e negli aggettivi parossitoni. 7 Nello specifico, la disamina degli esiti è stata condotta sul singolare dei sostantivi latini in ǔ etimologicamente risalenti alla II (per esempio fīlĭu ( m )), III (come tĕmpu ( s )) e IV declinazione ( frūctu ( m )), nel singolare degli aggettivi della I classe latina (es. altu ( m )) e negli indeclinabili in u (es. centu ( m )). 12 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 ˈV V# / a ɪ/ -[ʊ] [ˈkwandʊ] ‘quando’, [ˈkwaʈːʂʊ] ‘quattro’, [ˈɪnʈʂʊ] ‘dentro’ / ɛ ɔ/ -[ɔ] [ˈtʃɛntɔ] ‘cento’, [ˈɔtːɔ] ‘otto’, [ˈʐɔːkɔ] ‘lì’, [ˈmɛɟːɔ] ‘meglio’, [ˈpɛːjɔ] ‘peggio’ (9) Esiti di *u negli indeclinabili parossitoni. Fig. 6. Spettrogramma di [lʊ ˈvɛnt h ɔ] ‘il vento’ realizzato con Praat (informatore VG). All’interno della morfologia verbale, le voci di 1sg. del presente indicativo e del gerundio (10) sono le uniche forme parossitone in *u che in sincronia conoscono vocali toniche medio-basse e che dunque mostrano la diffrazione degli esiti. Invece, le voci delle altre categorie, esposte in (11), per regolare evoluzione del vocalismo tonico in base a parametri siciliani, conoscono solo le vocali toniche / a ɪ ʊ/ e presentano pertanto sempre -[ʊ] in posizione finale 8 . 8 Nel gerundio (10), hanno sempre a tonica i verbi di I coniugazione, mentre esibiscono sempre e i verbi di II, III e IV. Nella 1pl. del presente indicativo e nella 3pl. del perfetto debole (11) si ritrova sempre a nei verbi di I coniugazione, mentre si ha sempre i nei verbi delle altre; nel participio (11) invece le due vocali toniche sono a - (I) ed u - (II, III e IV). 13 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) ˈV V# / a ɪ ʊ/ -[ʊ] [ˈtɪːrʊ] ‘tiro’, [ˈmʊndʊ] ‘sbuccio’, [ˈkaːjʊ] ‘cado’, [ˈvɪːjʊ] ‘vedo’, [ˈcʊːðʊ] ‘chiudo’, [jɔˈkandʊ] ‘giocando’, [pɛnˈtsandʊ] ‘pensando’, [paˈrːandʊ] ‘parlando’ / ɛ ɔ/ -[ɔ] [ˈjɔːkɔ] ‘gioco’, [ˈmɔːvɔ] ‘muovo’, [ˈtɛɲːɔ] ‘tengo’, [ˈlɛːjɔ] ‘leggo’, [vɪˈðɛndɔ] ‘vedendo’, [ˈjɛndɔ] ‘andando’, [lɛˈjɛndɔ] ‘leggendo’, [vɛˈnɛndɔ] ‘venendo’ (10) Esiti di *u nella 1sg. del presente indicativo e nel gerundio. 1pl. pres. indic. [caˈmaːmʊ] ‘chiamiamo’, [kanˈtaːmʊ] ‘cantiamo’, [aˈvɪːmʊ] ‘abbiamo’, [lɛˈjɪːmʊ] ‘leggiamo’, [ðɪˈtʃɪːmʊ] ‘diciamo’ 3pl. perf. debole [tɪˈraːrʊ] ‘tirarono’, [jɔˈkaːrʊ] ‘giocarono’, [ðɔrˈmɪːrʊ] ‘dormirono’, [lɛˈjɪːrʊ] ‘lessero’, [fɪˈnɪːrʊ] ‘finirono’ Partp. masch. sg. [caˈmaːtʊ] ‘chiamato’, [pɛnˈtsaːtʊ] ‘pensato’, [vɪˈðʊːtʊ] ‘visto’, [lɛˈjʊːtʊ] ‘letto’, [sɛrˈvʊːtʊ] ‘servito’ (11) Esiti di *u nella 1pl. del presente indicativo, nella 3pl. del perfetto debole e nel participio passato (flesso al maschile singolare). Fig. 7. Spettrogramma di [ˈɛːɔ ˈkant h ʊ] ‘io canto’ realizzato con Praat (informatore VG). 14 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 2.3.2 Proparossitoni Dopo / a ɪ ʊ/ ricorre -[ʊ], come nella serie in (12). [ˈpɪtːʃʊlʊ] ‘piccolo’, [ˈvɪskʊvʊ] ‘vescovo’, [ˈtaːvʊlʊ] ‘tavolo’, [ˈkaːvʊlʊ] ‘cavolo’, [ˈmaskʊlʊ] ‘maschio’, [ðɪˈʃːɪːpʊlʊ] ‘discepolo’, [ˈmʊɲːʊlʊ] ‘storpio’, [ˈkakːamʊ] ‘grande caldaia adoperata dai pastori’, [rɪˈkʊntsʊlʊ] ‘pranzo rituale offerto ai (a volte dai) familiari di un defunto’, [ˈsabːatʊ] ‘sabato’ (12) Esiti di *u nei sostantivi e negli aggettivi proparossitoni dopo / a ɪ ʊ/ . Il ruolo della vocale postonica interna dopo tonica medio-bassa è invece illustrato in (13). ˈV Vpost V# / ɛ ɔ/ / a/ -[ʊ] [ˈkɔkːalʊ] ‘cranio’, [ˈjɛnːarʊ] ‘genero’, [sˈtɔːmakʊ] ‘stomaco’, [ˈtɛnːarʊ] ‘tenero’, [aˈɟːɔmːarʊ] ‘gomitolo’ 9 , [ˈmɔːnakʊ] ‘monaco’ / ɛ/ -[ʊ] [ˈsɔːtʃɛrʊ] ‘suocero’, [sʊˈpːrɛsːɛrʊ] ‘consuocero’ 10 / ʊ/ -[ɔ] [aˈpɔstɔlɔ] ‘apostolo’, [ˈkɔpːɔlɔ] ‘unità di misura’, [ˈvrɔkːɔlɔ] ‘broccolo’, [ˈtʃɔndɔlɔ] ‘ciondolo’, [ɣaˈrɔmpɔlɔ] ‘garofano’, [ˈtɔtːsɔlɔ] ‘tozzo’, [ˈnɔtːsɔlɔ] ‘sansa delle olive’ / ɪ/ -[ɔ] [ˈmɛːðɪkɔ] ‘medico’, [ˈpɛrtsɪkɔ] ‘pesca’, [ˈpɛtːɪnɔ] ‘pettine’ (13) Esiti di *u nei sostantivi e negli aggettivi proparossitoni dopo / ɛ ɔ/ . Dagli esempi si evince che / a/ e / ɛ/ postoniche interne sono vocali opache nel processo, poiché inibiscono l’assimilazione esercitata dalla medio-bassa. Diverso, invece, il ruolo giocato dalle due vocali alte: la palatale non blocca mai l’armonia, mentre la velare è una u siciliana (da u e o latine) che subisce sempre l’AV come la finale: per es. [ˈtʃɔndɔlɔ] derivato di lat. * exŭndŭlare , [aˈpɔstɔlɔ] (< lat. tardo apŏs tŏlum ) 11 , ecc. La riprova è offerta dal comportamento di u postonica interna (< u -, o -) in contesti non armonizzanti, ovvero dopo / a ɪ ʊ/ (esempi in 12). In questi casi non subisce mai abbassamento ad -[ɔ]-: [ˈvɪskʊvʊ] < lat. epĭscŏpu ( m ), [ˈkaːvʊlʊ] < lat. tardo caulu ( m ), ecc. Il quadro delle forme verbali proparossitone è piuttosto articolato, dato l’elevato numero di categorie recanti *u , riportate in (14). 9 In senso figurato anche ‘persona minuta’. 10 Per alcune delle voci in eru e aru ivi citate esiste alternanza e -/ a in posizione postonica, come in [sʊˈpːrɛsːɛrʊ] / [sʊˈpːrɛsːarʊ]. 11 Nel Nuovo dizionario dialettale della Calabria di Rohlfs (1977) le forme sann. [ˈkɔpːɔlɔ], [ˈnɔtːsɔlɔ] e [ˈtɔtːsɔlɔ] sono infatti lemmatizzate come còppulu (192, s.v.), nòzzulu (482-83, s.v.) e tòzzulu (723, s.v.). 15 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) a) Voci di 1sg. del presente indicativo b) 1pl. e 3pl. dell’imperfetto indicativo c) 1pl. e 3pl. del condizionale d) 1pl. e 3pl. dei perfetti forti e) 3pl. del presente indicativo f) 2pl. di imperfetto, perfetto e condizionale (14) Forme verbali proparossitone in *u analizzate. La distribuzione -[ʊ] ≠ -[ɔ] secondo i criteri della flessione nominale si evince in buona parte - poiché mancano esempi con a ed e postoniche interne dopo mediobassa - dalle 1sg. proparossitone (15). ˈV Vpost V# / a ɪ ʊ/ -[ʊ] [ˈmaːtʃɪnʊ] ‘macino’, [ˈɣratːʃɪnʊ] ‘graffio’, [ˈlɪbːɛrʊ] ‘libero, lancio’, [m aˈrːɪdːzɪkʊ] ‘rischio’, [ˈmʊtːsɪkʊ] ‘mordo’ / ɛ ɔ/ / ɪ ʊ/ -[ɔ] [ˈprɛːðɪkɔ] ‘predico’, [ˈmɛːrɪtɔ] ‘merito’, [m ˈɔrvɪkɔ] ‘mi sotterro’, [m aˈrːɔkːɔlɔ] ‘mi rotolo’, [ˈkɔːtɔlɔ] ‘abbacchio, scuoto’, [sˈkɔːtɔlɔ] ‘abbacchio, scuoto, spolvero’ (15) Esiti di *u nelle voci verbali di 1sg. proparossitone. Le categorie b), c), f) in (14) hanno solo vocali toniche non medio-basse, le quali determinano sempre la presenza di -[ʊ]. Nell’imperfetto, infatti, si hanno due schemi flessivi con due sole vocali toniche: àva , àvi , àva , àvamu , àvivu , àvanu per i verbi di I coniugazione e ìa , ìvi , ìa , ìamu , ìvivu , ìanu per i verbi di II, III e IV (16). D’altro canto, si ha solo i tonica nell’unico schema flessivo del condizionale: erìa , erìssi , erìa , erìamu , erìssivu , erìanu 12 (17). I coniug. 1pl. [pɔrˈtaːvamʊ] ‘portavamo’, 3pl. [pɔrˈtaːvanʊ] ‘portavano’; 1pl. [kanˈtaːvamʊ] ‘cantavamo’, 3pl. [kanˈtaːvanʊ] ‘cantavano’, ecc. II, III e IV coniug. 1pl. [vɪˈðɪːamʊ] ‘vedevamo’, 3pl. [vɪˈðɪːanʊ] ‘vedevano’; 1pl. [lɛˈjɪːamʊ], 3pl. [lɛˈjɪːanʊ] ‘leggevano’; 1pl. [ðɔrˈmɪːamʊ] ‘dormivamo’, 3pl. [ðɔrˈmɪːanʊ] ‘dormivano’, ecc. (16) Esiti di *u nella desinenza di 1pl. e 3pl. di imperfetto indic. 1pl. [jɔkɛˈrɪːamʊ] ‘giocheremmo’, 3pl. [jɔkɛˈrɪːanʊ] ‘giocherebbero’; 1pl. [vɛnɛˈrɪːamʊ] ‘verremmo’, 3pl. [vɛnɛˈrɪːanʊ] ‘verrebbero’; 1pl. [tɛnɛˈrɪːamʊ] ‘terremmo’, 3pl. [tɛnɛˈrɪːanʊ] ‘terrebbero’ (17) Esiti di *u nella desinenza di 1pl. e 3pl. del condizionale. 12 Nel condizionale esiste variazione tra il tipo [jɔkɛˈrɪːa] e [jɔkɛˈrːɪːa] (con geminazione della vibrante). La trascrizione fonetica è stata qui uniformata con [r] scempia. 16 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Nella 2pl. di imperfetto (su cui cf. anche sopra), condizionale e perfetto, che presentano, come altrove nel Meridione (Rohlfs 1966-1969: §552, Ledgeway 2016: 261), l’enclisi del pronome personale *vu (< vos ), si hanno pure solo a ed i toniche (18). [pɔrˈtaːvɪvʊ], [pɔrˈtastɪvʊ], [pɔrtɛˈrɪsːɪvʊ] ‘portavate, portaste, portereste’; [lɛˈjɪːvɪvʊ], [lɛˈjɪstɪvʊ], [lɛjɛˈrɪsːɪvʊ] ‘leggevate, leggeste, leggereste’; [vɪˈðɪːvɪvʊ], [vɪˈðɪstɪvʊ], [vɪðɛˈrɪsːɪvʊ] ‘vedevate, vedeste, vedreste’; [ðɔrˈmɪːvɪvʊ], [ðɔrˈmɪstɪvʊ], [ðɔrmɛˈrɪsːɪvʊ] ‘dormivate, dormiste, dormireste’, ecc. (18) Esiti di *u (<*o di - VoS ) nella 2pl. di imperfetto, perfetto e condizionale. Le altre forme verbali proparossitone che, oltre alle prime singolari, conoscono anche vocali toniche medio-basse sono le voci di 1pl. e 3pl. dei perfetti forti e le voci di 3pl. del presente indicativo (categorie 14d-e). Chiaramente, queste esibiscono sempre -[ʊ] dopo / a ɪ ʊ/ . Dopo medio-bassa, però, hanno in posizione interna solo / a/ oppure / ɛ/ . In particolare, le forme del perfetto forte conoscono solo -/ ɛ/ - (19); nel presente indicativo (20), le voci di 3pl. di I coniugazione hanno / a/ , quelle di II, III e IV hanno -/ ɛ/ -. In sostanza, / a ɛ/ interne di proparossitono, esattamente come nella flessione nominale, bloccano l’AV. ˈV Vpost V# / a ɪ/ 13 / ɛ/ -[ʊ] 1pl. [sˈtɪːtʃɛmʊ] ‘stemmo’, 3pl. [sˈtɪːtʃɛrʊ] ‘stettero’; 1pl. [ˈpartsɛmʊ] ‘sembrammo’, 3pl. [ˈpartsɛrʊ] ‘sembrarono’ / ɛ ɔ/ 1pl. [ˈsɛpːɛmʊ] ‘sapemmo’, 3pl. [ˈsɛpːɛrʊ] ‘seppero’; 1pl. [ˈpɔtːɛmʊ] ‘potemmo’, 3pl. [ˈpɔtːɛrʊ] ‘poterono’ (19) Esiti di *u nella 1pl. e 3pl. dei perfetti forti. ˈV Vpost V# / a ɪ ʊ/ / a/ (I); / ɛ/ (II, III, IV) -[ʊ] [ˈparːanʊ] ‘parlano’, [ˈtɪːranʊ] ‘tirano’, [aˈdːʊːranʊ] ‘odorano’, [ˈpaːrɛnʊ] ‘paiono’, [ˈvɪːðɛnʊ] ‘vedono’, [ˈfʊːjɛnʊ] ‘fuggono’ / ɛ ɔ/ [ˈpɛntsanʊ] ‘pensano’, [ˈjɔːkanʊ] ‘giocano’, [ˈtɛːnɛnʊ] ‘tengono’, [ˈkɔːtʃɛnʊ] ‘cuociono’ (20) Esiti di *u nella 3pl. del presente indicativo (I = I coniugazione; II, III, IV = altre coniugazioni). 13 Mancano perfetti forti con / ʊ/ radicale. 17 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) 2.4 Esiti di *-i Per la flessione nominale, le categorie indagate sono quelle individuate per *u (sost., agg., indeclinabili) 14 ; nel caso della flessione verbale, l’unica classe in *i è rappresentata qui dalle voci di 2sg. del presente indicativo dei verbi di II, III e IV coniugazione 15 . 2.4.1 Parossitoni Si ha -[ɛ] dopo vocale tonica medio-bassa / ɛ ɔ/ ; viceversa, si ritrova -[ɪ] se precedono / a ɪ ʊ/ accentate, parimenti nella flessione nominale (21) e verbale (22). ˈV V# / a ɪ ʊ/ -[ɪ] [ˈɣaːʐɪ] ‘galli’, [ˈfɪɟːɪ] ‘figli’, [ˈtʃʊtːʃɪ] ‘asini’, [ˈaːtɪ] ‘alti’, [ˈmaːlɪ] ‘cattivi’, [ˈbːrʊtːɪ] ‘brutti’, [ˈfrɪdːɪ] ‘freddi’ / ɛ ɔ/ -[ɛ] [ˈpɔrtʃɛ] ‘porci’, [ˈfɔːkɛ] ‘fuochi’, [tːsɪˈtɛːʐɛ] ‘bambini’, [bˈːɔːnɛ] ‘buoni’, [bˈːɛːʐɛ] ‘belli’, [ˈɣrɔsːɛ] ‘grossi’, [ˈmɛndzɛ] ‘mezzi’ (21) Esiti di *i nei sostantivi e negli aggettivi parossitoni. ˈV V# / a ɪ ʊ/ -[ɪ] [ˈvɪːðɪ] ‘vedi’, [ˈcʊːðɪ] ‘chiudi’, [ˈʈʂaːsɪ] ‘entri’, [aˈɟːʊtːɪ] ‘ingoi’, [ˈfɪːnɪ] ‘finisci’, [ˈɣʊɟːɪ] ‘bolli’ / ɛ ɔ/ -[ɛ] [ˈlɛːjɛ] ‘leggi’, [ˈmɔːvɛ] ‘muovi’, [ˈvɛːnε] ‘vieni’, [ˈsɛntε] ‘senti’, [ˈðɔrmε] ‘dormi’ (22) Esiti di *i nella 2sg. del presente indicativo dei verbi di II, III e IV coniug. Sebbene manchino altri casi, il tipo [aˈɛːrɛ] ‘ieri’ (< lat. hĕri ) suggerisce che la *i degli indeclinabili, come nei sostantivi e negli aggettivi, abbia subìto l’influsso della / ɛ/ tonica. 14 Sulla diacronia dei plurali dei sost. di III declinazione e degli agg. di II classe cf. oltre (§2.5.1). 15 Per i verbi di I coniugazione si veda nello specifico il §2.5. 18 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Fig. 8. Spettrogramma di [lɪ ˈjɔrnε] ‘i giorni’ realizzato con Praat (informatore VG). 2.4.2 Proparossitoni Per la flessione nominale, l’esemplificazione è condotta sulla base dei medesimi tipi lessicali con sg. in *u (cf. §2.3.2). Non per tutte le voci è però disponibile la forma al plurale: molte di esse ricorrono esclusivamente al singolare o presentano plurale in a (anziché in i ). Dopo / a ɪ ʊ/ è ammessa solo -[ɪ] (23). Dopo medio-bassa (24), il ruolo assunto dalle vocali postoniche interne è uguale a quella già osservata nel caso di *u . L’unica differenza è che qui, nel contesto di *i finale, anche la i interna può raramente armonizzarsi e subire abbassamento 16 . [ˈpɪtːʃʊlɪ] ‘piccoli’, [ˈvɪskʊvɪ] ‘vescovi’, [ˈtaːvʊlɪ] ‘tavoli’, [ˈkaːvʊlɪ] ‘cavoli’, [ˈmaskʊlɪ] ‘maschi’, [ðɪˈʃːɪːpʊlɪ] ‘discepoli’, [ˈmʊɲːʊlɪ] ‘storpi’ (23) Esiti di *i nei sostantivi e negli aggettivi proparossitoni dopo / a ɪ ʊ/ . 16 Ciò emerge in realtà solo nel sost. ? [ˈmɛːðɛʧɛ] ‘medici’. La forma è realizzata da un solo informatore, mentre per tutti gli altri è sempre [ˈmɛːðɪtʃɛ]. 19 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) ˈV Vpost V# / ɛ ɔ/ / a/ -[ɪ] [ˈkɔkːalɪ] ‘crani’, [ˈjɛnːarɪ] ‘generi’, [ˈtɛnːarɪ] ‘teneri’, [aˈɟːɔmːarɪ] ‘gomitoli’, [ˈmɔːnatʃɪ] ‘monaci’ / ɛ/ -[ɪ] [ˈsɔːtʃɛrɪ] ‘suoceri’, [sʊˈpːrɛsːɛrɪ] ‘consuoceri’ 17 / ʊ/ -[ɛ] [aˈpɔstɔlɛ] ‘apostoli’, [ˈtʃɔndɔlɛ] ‘ciondoli’ / ɪ/ -[ɛ] [ˈmɛːðɪtʃɛ] ‘medici’ (24) Esiti di *i nei sostantivi e negli aggettivi proparossitoni dopo / ɛ ɔ/ . Nella morfologia verbale, la 2sg. del presente indicativo [ˈaːpɛrɪ] ‘apri’, derivato da lat. apĕrīre , senza alcuna anomalia rispetto ai processi fonologici evidenziati, presenta appunto -[ɪ] 18 . 2.5 Esiti di *-e. Parossitoni e proparossitoni Gli esiti di *e non sono stati regolati da AV con la regolarità vista per *u e *i . Infatti, nel singolare dei sostantivi della III declinazione e degli aggettivi della II classe si è avuto sempre l’innalzamento *e > i dopo vocale alta e mai dopo vocale medio-bassa; tuttavia, dopo / a/ sono possibili entrambi gli esiti (25). ˈV V# / ɪ ʊ/ -[ɪ] [ˈpɪʃːɪ] ‘pesce’, [ˈɣʊrpɪ] ‘volpe’, [ˈvɪrdɪ] ‘verde’, [ˈðʊːtʃɪ] ‘dolce’, [ˈpʊrvɛrɪ] ‘polvere’, [ˈsʊːrɪtʃɪ] ‘topo’, [ˈtʃɪnːɛrɪ] ‘cenere’, [ðɪˈfːɪːtʃɪlɪ] ‘difficile’, [ˈdːʒʊːvɛni] ‘giovane’ / ɛ ɔ/ -[ɛ] [ˈpɛːðɛ] ‘piede’, [ˈpɔntɛ] ‘ponte’, [ˈfɔrtɛ] ‘forte’, [vɛˈlɔːtʃɛ] ‘veloce’, [ˈprɛːvɪtɛ] ‘prete’, [ˈðεbːɔlε] ‘debole’ 19 / a/ -[ɛ]; -[ɪ] [ˈpaːnɛ] ‘pane’, [ˈkaːnɛ] ‘cane’, [ˈrandɛ] ‘grande’ ≠ [ˈcaːvɪ] ‘chiave’, [ˈpartɪ] ‘parte’, [ˈkaːtʃɪ] ‘calce’, [ˈfaːtʃɪlɪ] ‘facile’ (25) Esiti di *e nel singolare dei sostantivi di III declinazione e degli aggettivi di II classe (parossitoni e proparossitoni). 17 Solo per l’aggettivo [ˈpɔːvɛrɪ] ‘poveri’ uno degli informatori sotto i trent’anni riferisce di usare, se pur meno frequentemente, anche ? [ˈpɔːvɛrɛ]. Questa variante non è però realizzata da altri parlanti. Inoltre, non si registrano oscillazioni per gli altri tipi lessicali con e -/ a - (cf. N10). 18 Le altre voci di 2sg. proparossitone soggette ad AV sono quelle dei verbi di I coniugazione, per le quali si rimanda al §2.5. 19 Per uno degli informatori è [ˈðεbːεlε] (da lat. dēbĭle ( m )), con ĭ interna etimologica armonizzata e passata ad [ɛ]. 20 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Fig. 9. Spettrogramma di [ˈpεːðε] ‘piede’ realizzato con Praat (informatore VG). Fig. 10. Spettrogramma di [lʊ ˈçʊːmɪ] ‘il fiume’ realizzato con Praat (informatore VG). All’interno della flessione nominale, solo i plurali femminili della I declinazione in ae / aS (26) mostrano senza eccezioni la diffrazione degli esiti -[ε] ≠ -[ɪ], sia in condizione di parossitonia che di proparossitonia, secondo gli stessi criteri osservati per *i 20 . 20 Gli unici due proparossitoni in (26) sono [sˈkaːtʊlɪ] e [ˈpɛːkɔrɛ]. Sebbene non etimologicamente risalenti alla I declinazione, sincronicamente seguono lo schema flessivo dei sost. in ae / aS , esattamente come [ˈrɔːsa]/ [ˈrɔːsɛ], ecc. 21 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) ˈV V# / a ɪ ʊ/ -[ɪ] [sˈpaːʐɪ] ‘spalle’, [ˈɣambɪ] ‘gambe’, [ɣaˈʐɪːnɪ] ‘galline’, [ˈʊnɟɪ] ‘unghie’, [ˈvɪːnɪ] ‘vene’, [sˈkaːtʊlɪ] ‘scatole’ / ɛ ɔ/ -[ɛ] [ˈkɔːsɛ] ‘cose’, [ˈrɔːsɛ] ‘rose’, [ˈkɔrdɛ] ‘corde’, [ˈpɔrtɛ] ‘porte’, [ˈtʃɛrtsɛ] ‘querce’, [ˈtɛrːɛ] ‘terre’, [ˈpɛːkɔrɛ] ‘pecore’ (26) Esiti di *e nei plurali femminili della I declinazione. La vocale media è invece maggiormente mantenuta negli indeclinabili (27), ove si ritrova anche dopo vocale alta, ed è sempre conservata nelle forme verbali (28). ˈV V# / ʊ/ -[ɛ]; -[ɪ] [ˈðʊːvɛ] ‘dove’ ≠ [ˈlʊːnɪ] ‘lunedì’ / ɛ ɔ/ -[ɛ] [ˈsɛmpɛ] ‘sempre’, [ˈnɛntɛ] ‘niente’, [ˈɔːjɛ] ‘oggi’, [ˈnɔːvɛ] ‘nove’ / a/ -[ɛ]; -[ɪ] [ðɔˈmaːnɛ] ‘domani’ ≠ [ˈmartɪ] ‘martedì’ 21 (27) Esiti di *e negli indeclinabili. Infiniti [caˈmaːrɛ] ‘chiamare’, [pɛnˈtsaːrɛ] ‘pensare’, [vɪˈðɪːrɛ] ‘vedere’, [lɛˈjɪːrɛ] ‘leggere’, [vɛˈnɪːrɛ] ‘venire’ 3sg. presente indicativo [ˈðɪːtʃɛ] ‘dice’, [ˈvɪːðɛ] ‘vede’, [ˈcʊːðɛ] ‘chiude’, [ˈɣʊɟːɛ] ‘bolle’, [ˈkaːðɛ] ‘cade’, [ˈpaːrɛ] ‘pare, sembra’ 3sg. perfetti forti [ˈvɪnːɛ] ‘venne’, [ˈvɪtːɛ] ‘vide’, [ˈðɪsːɛ] ‘disse’, [ˈkatːɛ] ‘cadde’, [ˈɛpːɛ] ‘ebbe’, [ˈpɔtːɛ] ‘potè’, [ˈvɔːtsɛ] ‘volle’ 22 (28) Esiti di *e nelle forme verbali. Le uniche due eccezioni di infinito con accento proparossitono - tutti gli altri, come altrove in Calabria centrale (cf. Ledgeway 2016: 259), hanno accento parossitono -, ovvero [ˈmɛːtɛrɛ] ‘mietere’ e [ˈfʊtːɛrɛ] ‘fottere’, presentano pure -[ɛ]. Tra le 3sg. del presente indicativo, l’unico esemplare proparossitono in sannicolese è costituito da [ˈaːpɛrɛ] ‘apre’, 3sg. del verbo [apɛˈrɪːrɛ] < lat. apĕrīre . I tre casi appena citati sono altamente significativi: *e nella morfologia verbale si mantiene anche in condizione di proparossitonia e dopo vocale tonica non medio-bassa. 21 Tra gli indeclinabili in *e , il tipo [ˈvεnːεrɪ] ‘venerdì’ ha subìto l’innalzamento anche dopo medio-bassa. Molto probabilmente si tratta di un influsso analogico della cospicua serie di sostantivi e aggettivi proparossitoni con sg. *aru / eru e pl. *ari / eri ([ˈjɛnːarʊ] , [sʊˈpːrɛsːɛrɪ], ecc.). Anche [ˈvεnːεrɪ], infatti, alterna con [ˈvεnːarɪ]. Il tipo [ˈmεrkɔlε] ‘mercoledì’, al contrario, ha mantenuto e . 22 Si segnala che in questi verbi la 3sg. e la 1sg. sono sincretiche: [ˈvɪnːɛ] ‘venni, venne’, [ˈɛpːɛ] ‘ebbi, ebbe’, ecc. 22 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Per le voci verbali di 1pl. del perfetto debole è necessario ricostruire pure una * -e protoromanza. La -[ɛ] che le caratterizza, infatti, porta a scartare le basi di partenza etimologiche aimu e *iimu e a postulare basi di partenza del tipo *aime e *iime , conformemente a quanto avviene in tutta l’area centrale calabrese (Idone 2020: 72- 73): sann. [ˈjɪmːɛ] ‘andammo’, [manˈdʒamːɛ] ‘mangiammo’, [paˈrːamːɛ] ‘parlammo’, ecc. Infine, *e protoromanza si ritrova nelle due forme residuali di congiuntivo imperfetto [ˈfʊsːɛ] ‘fosse’ e [aˈvɪsːɛ] ‘avesse’. Senza troppo indugiare su questo capitolo di morfologia storica (su cui cf. Loporcaro 1999), ci si limita ad osservare che le due forme sopravvivono soltanto come fossili in locuzioni irrigidite: sann. [ˈfʊsːɛ a ˈdːɛːɔ], [nɔn mʊ aˈvɪsːɛ] e simili. Invece, le forme di 2sg. del presente indicativo dei verbi di I coniugazione in *e , come quelle in *i dei verbi di II, III e IV (in (22)), sono soggette al processo allofonico regolato dalla tonica (29) e dalla postonica (30). ˈV V# / a ɪ ʊ/ -[ɪ] [ˈkantɪ] ‘canti’, [ˈtɪːrɪ] ‘tiri’, [ˈmʊndɪ] ‘sbucci’ / ɛ ɔ/ -[ɛ] [ˈpɛntsɛ] ‘pensi’, [ˈjɔːkɛ] ‘giochi’ (29) 2sg. del pres. indic. dei verbi di I coniugazione in condizione di parossitonia. ˈV Vpost V# / a ɪ ʊ/ -[ɪ] [ˈmaːtʃɪnɪ] ‘macini’, [ˈɣratːʃɪnɪ] ‘graffi’, [ˈlɪbːɛrɪ] ‘liberi, lanci’, [t aˈrːɪdːzɪkɪ] ‘rischi’, [ˈmʊtːsɪkɪ] ‘mordi’ / ɛ ɔ/ / ɪ ʊ/ -[ɛ] [ˈprɛːðɪkɛ] ‘predichi’, [ˈmɛːrɪtɛ] ‘meriti’, [t ˈɔrvɪkɛ] ‘ti sotterri’, [t aˈrːɔkːɔlɛ] ‘ti rotoli’, [ˈkɔːtɔlɛ] ‘abbacchi, scuoti’, [sˈkɔːtɔlɛ] ‘abbacchi, scuoti, spolveri’ (30) 2sg. del pres. indic. dei verbi di I coniug. in condizione di proparossitonia. Come in altre varietà romanze, queste voci verbali hanno evidentemente subìto la sostituzione analogica di *e con i di 2sg. dei verbi delle altre coniugazioni (Rohlfs 1966-1969: §528, Maiden 1996: 160). Nei dialetti calabresi con metafonia questa sostituzione è testimoniata, appunto, dalla presenza della metafonesi nella vocale radicale (Idone 2020: 71-72) 23 . Il meccanismo armonizzante ha operato anche nelle 2sg. dell’imperfetto, giacché dopo a e i - (uniche vocali toniche ricorrenti in queste forme) si ha sempre -[ɪ]: 23 Per il napoletano si veda anche Ledgeway (2009: 375-76). La sostituzione analogica, nella comparazione dialettale, è mostrata in prospettiva prospettica dai dati documentari del toscano (fino al Duecento solo tu cante ; dal Trecento tu canti , che si impone); cf. Faraoni (2018: 138s.) DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) 23 sann. [paˈrːaːvɪ] ‘parlavi’, [vɪˈðɪːvɪ] ‘vedevi’, [lɛˈjɪːvɪ] ‘leggevi’, [ðɔrˈmɪːvɪ] ‘dormivi’, ecc. 2.5.1 Excursus diacronico su *-e Come si spiega questa differenza fra gli esiti di *e e quelli di *i e *u ? Ovvero, perché nel caso di *e l’AV non si è fatta strada tra le forme verbali e non si è neppure generalizzata fra quelle nominali? Se si allarga lo sguardo in diatopia è possibile individuare la spiegazione. Il lavoro di Idone (2020) sugli esiti di *e nella fascia centrale calabrese ha restituito un quadro più articolato e preciso rispetto a quello tradizionalmente indicato dalla bibliografia sui vocalismi atoni finali della Calabria. Dunque, «la generalizzazione […] circa la diffusione compatta del vocalismo atono siciliano in più di tre quarti della regione è probabilmente da imputare all’approssimazione descrittiva di trattazioni dalla prospettiva macro-areale» (Idone 2020: 43). Infatti, nell’area in esame si hanno (Idone 2020: 48): varietà con vocalismo siciliano standard (-/ a/ ; -/ i/ ; -/ u/ ), con *e > / i/ ; varietà con vocalismo cosentino (-/ a/ ; -/ i/ ; -/ e/ ; -/ u/ ), in cui *e > / e/ ; varietà con vocalismo di tipo apparentemente siciliano (-/ a/ ; -/ i/ ; -/ u/ ), ma in cui *e > / a/ e in cui *e > / a/ oppure / i/ ; varietà in cui solo residualmente *e > / e/ Più precisamente, i dialetti del terzo gruppo, quelli a vocalismo ibrido, si suddividono in: a) dialetti a vocalismo ibrido di tipo 1 in cui *e > a (con qualche eccezione); e b) dialetti a vocalismo ibrido di tipo 2 in cui ad *e può corrispondere sia a che i 24 . 24 Dunque, nei dialetti calabresi della fascia centrale il passaggio dal vocalismo pan-romanzo a quello siciliano non sarebbe avvenuto direttamente, così come afferma la letteratura, ma tramite una fase intermedia di sviluppo caratterizzata dalla presenza di quattro fonemi in opposizione (/ a e i u/ ), tutt’oggi restituita dai dialetti del cosentino e di parte del Salento (Idone 2020). L’ipotesi era già stata avanzata in Idone (2012): un sistema tetravocalico di tipo pre-siciliano, con un’asimmetria di partenza tra le vocali finali del ramo palatale e di quello velare, ben spiegherebbe, infatti, il comportamento della metafonesi nel dialetto di Serra San Bruno. Qui innescano metafonesi le i provenienti da i latina, ma non quelle secondarie (da *e protoromanza). Nel ramo velare, al contrario, la metafonesi si verifica anche in presenza di una u secondaria (da *o protoromanza). Pertanto, quando la metafonesi raggiunse questi territori, era già avvenuta la chiusura di *o finale in -/ u/ ; invece, le e finali, ancora distinte dalle i , non potevano innescare il fenomeno. Solo in un secondo momento, poi, con l’avanzata del vocalismo siciliano, anche nel ramo palatale si sarebbe compiuta la confluenza in unico timbro -/ i/ . A quel punto, però, la metafonesi, non più operativa, non avrebbe più potuto causare la dittongazione delle vocali toniche medio-basse, rendendo quindi opache le motivazioni alla base della mancata dittongazione in alcuni termini e la sua presenza in altri (Idone 2012: §4.1.2). 24 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Il dato interessante è che gli esiti di *e a SNC sono analoghi, talvolta identici, a quelli delle varietà a vocalismo cosentino residuale, ovvero Vallelonga, Polia e Dasà 25 . In queste varietà la vocale media è maggiormente (a Vallelonga, sempre) conservata nella morfologia verbale e negli indeclinabili 26 ; nella flessione nominale è mantenuta dopo vocale medio-bassa e spesso anche dopo / a/ , e talvolta si ha persino corrispondenza negli stessi tipi lessicali sannicolesi. Per esempio, anche questi dialetti presentano mantenimento in [ˈkaːnɛ], [ˈrandɛ] e [ˈpaːʈʂɛ] e innalzamento in [ˈpaːtʃɪ], [ˈartɪ], ecc. Dunque, la situazione di *e non è esclusiva del sannicolese, ma è il risultato del processo di neutralizzazione della vocale media - avvenuto per pressione delle varietà meridionali estreme - che ha riguardato diffusamente le varietà calabresi centrali (Idone 2020). Nell’innalzamento ≠ mantenimento di *e ha agito AV, come anche nei dialetti limitrofi. Tuttavia, alla luce dei dati provenienti dalle altre varietà, è possibile ora fare alcune considerazioni: anzitutto, gli esiti di *e si inscrivono in una precisa cornice fonologica e sono condivisi; al contrario, gli esiti di *i e *u si configurano come un’innovazione pienamente sannicolese. Fig. 11. Indicatore rosso su SNC e giallo su (procedendo da nord verso sud) Polia, Vallelonga e Dasà (Fonte: Google Maps). Se si guarda anche ai dati delle altre varietà, ben si spiega anche il comportamento dei plurali femminili di I declinazione in sannicolese, forme soggette in maniera generalizzata alla scissione degli esiti (esempi in (26)). 25 Proprio Vallelonga - tra tutti i paesi limitrofi - è il borgo in assoluto più vicino a SNC, a soli 2,07 km in direzione sud. Ancora più a sud, a 13,54 km, è situato invece Dasà. In direzione nord, invece, proseguendo sull’Appennino, si trova Polia, a 9,78 km (v. Fig. 11). 26 Categorie non flesse e forme verbali sono più inclini a mantenere i timbri vocalici originari. 25 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) La *e protoromanza di queste forme si conserva in alcune varietà calabresi poste più a nord rispetto a SNC (in generale le varietà cosentine, ma anche alcune catanzaresi). Tuttavia, stabilire una concordanza evolutiva tra il dialetto sannicolese e le varietà più settentrionali, anche sulla base del confronto con altri tratti del sistema (consonantismo, morfologia, ecc.), non sarebbe appropriato 27 . Verosimilmente, invece, l’evoluzione dei plurali femminili di I declinazione in sannicolese non può essere avulsa da quella conosciuta da queste forme nelle varietà calabresi centrali limitrofe, con le quali SNC condivide la resa di *e nelle forme verbali e nelle altre forme nominali, e alle quali si allinea, lato sensu, anche per consonantismo, caratteristiche morfosintattiche, ecc. Infatti, in alcuni dialetti calabresi centrali, l’evoluzione dei plurali femminili di I classe non è parallela a quella delle altre forme nominali in *e : la discrepanza può essere testimoniata dalla presenza di i che innesca metafonesi nei termini originariamente in ae / as (cf. Rohlfs 1966-1969: §7), laddove non si osserva lo stesso fenomeno nelle altre forme nominali in i da *e (singolare dei sost. di III declinazione e aggettivi della II classe (lat. e ( m )); la diversa trafila evolutiva è evidente soprattutto nelle già menzionate varietà di Polia, Vallelonga e Dasà (cf. Idone 2020: 63-65), che conservano *e nella flessione nominale e verbale, ma presentano sempre i (e mai e ) che innesca metafonesi nei plurali femminili di I declinazione. È più facile ammettere che anche in sannicolese sia avvenuta la precoce sostituzione analogica di *e dei plurali femminili di I declinazione con i del plurale dei sostantivi di II e III declinazione (* lupi , * porci , * pisci , ecc.). Le varietà centrali e SNC - al contrario di quelle cosentine e catanzaresi che, anche entro i plurali di I declinazione, hanno tendenzialmente conservato *e - avrebbero subìto anzi tempo, per contatto col sistema vocalico siciliano, tale livellamento analogico (Maiden 1996: 152, Idone 2020: 63-65). Per SNC, in realtà, una tale congettura non sarebbe avvalorata tanto da indizi meramente geografici - la distanza in termini chilometrici in linea d’aria -, ma dalle dinamiche storico-amministrative e culturali che hanno condizionato i rapporti tra il paese e gli altri centri della regione. In primo luogo, la mancanza di infrastrutture e arterie stradali di collegamento con i paesi contigui a Catanzaro e Lamezia Terme fino a tempi recenti 28 ; il Lametino, inoltre, è stato storicamente zona malarica fino al secondo dopoguerra, e dunque luogo in cui ci si recava solo in caso di necessità. Non ultime, le vicende amministrative: SNC ha fatto parte, fin da inizio Ottocento, del circondario di Monteleone, l’odierna Vibo Valentia, dunque sede burocratica di riferimento, nonché sede del tribunale, degli uffici amministrativi, delle scuole superiori, ecc. I rapporti degli abitanti di SNC sono stati indirizzati, dunque, per lo più verso i centri della costa tirrenica: oltre a Vibo Valentia, in direzione dei paesi circostanti spesso a metà strada con il capoluogo, tra i quali Filogaso, Maiera- 27 L’importanza della linea Nicastro-Catanzaro come confine linguistico della regione emerge fin dalle prime classificazioni dei dialetti calabresi (cf. Rohlfs 1974). 28 Solo ultimamente la Strada statale 713 (nota come Trasversale delle Serre) ha agevolato il collegamento tra SNC e i paesi della costa ionica, tra i quali, per esempio, Soverato. 26 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 to, Sant’Onofrio, ma anche Pizzo, ecc. Alcuni di questi punti linguistici presentano sicuramente vocalismo atono finale trivocalico di tipo siciliano 29 . Con ciò, ovviamente, non si intende negare la presenza di relazioni e scambi con gli altri borghi dell’interno: anzi, al contrario, non bisogna dimenticare l’importanza rivestita dai centri vicini, come Capistrano, Vallelonga, Serra San Bruno, ecc. Ad una matrice comune può essere anche ricondotto, seguendo Idone (2020), il sincretismo tra singolare (in *e ) e plurale (in *i ) nei sostantivi della III declinazione e negli aggettivi della II classe: da un lato sann. [ˈkaːnɛ] ‘cane, -i’, [ˈpɛːðɛ] ‘piede, -i’, [ˈfɔrtɛ] ‘forte, -i’, [ˈpɔntɛ] ‘ponte, -i, [ˈðɛbːɔlɛ] ‘debole, -i’, ecc.; dall’altro [ˈpartɪ] ‘parte, -i’, [ˈpɪʃːɪ] ‘pesce, -i’, [ˈɣʊrpɪ] ‘volpe, -i’, [ˈðʊːtʃɪ] ‘dolce, -i’, [ðɪˈfːɪːtʃɪlɪ] ‘difficile, -i’, ecc. Questo assetto, che si ritrova appunto anche in alcuni dei dialetti della fascia centrale, è il risultato di un adeguamento attraverso materiale autoctono (e finale) al paradigma flessivo siciliano - sempre sincretico per via dell’innalzamento sistematico *e > i (es. [ˈkaːnɪ] ‘cane, -i’, [ˈpɛːðɪ] ‘piede, -i’) - avvenuto per contatto con le varietà a vocalismo trivocalico poste più a sud (Idone 2020: 65s.). 2.6 Gli imperativi di 2sg. Non pongono problemi le forme imperativali dei verbi di I coniugazione, che mostrano regolarmente esito -[a] (< a ): sann. [ˈpɛntsa] ‘pensa! ’, [ˈtɪːra] ‘tira! ’, [ˈjɔːka] ‘gioca! ’, ecc. Ugualmente regolare la diffrazione nelle 2sg. dei verbi di IV, attesa data ī etimologica (es. lat. dormī ), come in sann. [ˈðɔrmɛ] ‘dormi! ’ e [ˈvɛːnɛ] ‘vieni! ’ ≠ [ˈʈʂaːsɪ] ‘entra! ’, e dunque perfettamente in linea con gli esiti delle altre forme verbali e nominali in *i (2sg. del pres. indic., sost., agg., ecc.). La difficoltà - specie in prospettiva diacronica - si pone invece per le 2sg. degli imperativi dei verbi in ē di II coniugazione (per es. lat. vidē ) e in ĕ di III (per es. lat. legĕ ). Anche la desinenza di queste forme è soggetta ad armonizzazione: ˈV V# / ɪ ʊ/ 30 -[ɪ] [ˈvɪːðɪ] ‘vedi! ’, [ˈcʊːðɪ] ‘chiudi! ’ / ɛ ɔ/ -[ɛ] [ˈlɛːjɛ] ‘leggi! ’, [ˈtɛːnɛ] ‘tieni! ’, [ˈmɔːvɛ] ‘muovi! ’ (31) Esiti di e nelle 2sg. degli imperativi dei verbi di II e III coniugazione. Come mai queste voci sono le uniche forme verbali in *e soggette ad AV (cf. §2.5)? È necessario ipotizzare una storia diversa? 29 L’informazione è ricavata dai pochi dati presenti in bibliografia e da una personale conoscenza diretta, benché non esaustiva, di alcuni di questi dialetti. Per molti di essi non ci sono al momento descrizioni, né trovano posto riferimenti esaustivi nelle macro-descrizioni di area meridionale estrema. 30 Mancano casi con / a/ tonica. 27 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) Per questi imperativi, i dati meridionali mostrano in genere esiti poco unitari: per il napoletano Rohlfs (1966-1969: §605) cita le forme vidə ‘vedi’, liejə ‘leggi’, ecc., per la Calabria le voci cosentine rumpe ‘rompi’ e cuse ‘cuci’ e segnala l’opposizione tra la forma tene ‘tieni’ e vieni ‘vieni’ (metafonetica) nel dialetto di Serrastretta (CZ; AIS 771). Generalmente, la presenza di metafonesi nella radice dei verbi di II e III indica che è avvenuta l’estensione analogica della i dei verbi di IV coniugazione (es. lat. dormī ) 31 . Sulla diacronia della 2sg. dell’imperativo nelle varietà italo-romanze si sofferma anche Maiden (1996: 162-65), secondo cui «analogy must be invoked, however, to account for the occurrence of i in modern second conjugation imperatives: on the model of the third conjugation 3sg. dorme and 2sg. imperative dormi , we have second conjugation 3sg. vende and 2sg. imperative vendi » (Maiden 1996: 165). Viceversa, occorre postulare *e (non rimpiazzata da i ) nelle varietà metafonetiche in cui le vocali toniche / ε ɔ/ sono preservate. Anche per i dialetti calabresi con metafonia, dunque, bisogna escludere la sostituzione analogica se le toniche medio-basse / ɛ ɔ/ si mantengono inalterate. Tuttavia, è difficile sbilanciarsi su quelle varietà meridionali poste perlopiù a sud della linea Vibo Valentia-Stilo, le quali presentano regolare convergenza delle *e in -/ i/ - vocalismo atono finale siciliano - e, non possedendo metafonesi, mostrano pertanto solo forme del tipo [ˈtɛːnɪ], [ˈvɛːnɪ]. Nei dialetti della fascia centrale calabrese, invece, la desinenza di 2sg. dell’imperativo dei verbi di II e III coniugazione è sempre a oppure i non metafonetica (cf. §2.5.1). Ciò induce ad affermare che in queste varietà la *e protoromanza non ha subìto la sostituzione analogica. Dal momento che risulterebbe difficile scindere l’evoluzione delle forme sannicolesi da quella negli altri dialetti vicini - come, d’altra parte, già affermato per i plurali femminili in ae / aS -, appare meno oneroso escludere la sostituzione di *e con i analogica. Dunque, gli imperativi sannicolesi di 2sg. dei verbi di II e III coniugazione sono le uniche forme verbali in *e che oggi mostrano la diffrazione degli esiti. Questa eccezione nel sistema può forse però ritenersi il risultato di livellamenti analogici sulle rispettive forme di 2sg. del presente indicativo (in *i ), sempre soggette ad armonia 32 : 2sg. imper. *[ˈvɪːðɛ] ‘vedi! ’ > [ˈvɪːðɪ] ‘vedi! ’ in analogia a 2sg. del pres. indic. [ˈvɪːðɪ]; 2sg. imper. *[ˈfʊːjɛ] ‘corri! ’ > [ˈfʊːjɪ] in analogia a 2sg. del pres. indic. [ˈfʊːjɪ], ecc. 31 La spiegazione analogica è data da Loporcaro (1988: 260) per gli imperativi del dialetto di Altamura e da Ledgeway (2009: 59, 533s.) per le forme napoletane. 32 In sincronia la coincidenza si ha nei verbi di II, III e IV coniugazione (pres. indicativo e imperativo [ˈtɛːnɛ], [ˈcʊːðɪ]) ma non in quelli di I, i quali, come detto, esibiscono sempre a all’imperativo: [ˈparːa] ‘parla! ’, [ˈpɛntsa] ‘pensa! ’, ecc. Nella 2pl. invece la corrispondenza riguarda tutti i verbi: pres. indic. e imperativo [paˈrːaːtɪ], [tɛˈnɪːtɪ], ecc. Sulla questione della desinenza degli imperativi di 2sg. cf. Maiden (1996: 162-65). 28 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 2.6.1 Forme imperativali con particelle enclitiche All’interno di questa categoria vige un regime di variazione, non solo tra parlanti diversi, ma anche all’interno del repertorio di uno stesso parlante 33 . Si veda a tal proposito, nello schema (32), il caso degli imperativi con enclisi del clitico oggetto diretto (OD) maschile singolare. Italiano sann. muovilo [ˈmɔːvɪlɔ]/ [ˈmɔːvɛlʊ] sentilo [ˈsɛntɪlɔ]/ [ˈsɛntɛlʊ] portalo [ˈpɔrtalʊ] chiudilo [ˈcʊːðɪlʊ] leggilo [ˈlɛːjɪlɔ]/ [ˈlɛːjɛlʊ] cuocilo [ˈkɔːtʃɪlɔ]/ [ˈkɔːtʃɛlʊ] mettilo [ˈmɛntɪlɔ]/ [ˈmɛntɛlʊ] tienilo [ˈtɛːnɪlɔ]/ [ˈtɛːnɛlʊ] caccialo [ˈkatːʃalʊ] (32) Forme imperativali con enclisi del clitico OD maschile singolare. Nessuna variante o incertezza da parte dei parlanti è emersa per le forme con vocale tonica non medio-bassa e per quelle con vocale tonica medio-bassa seguita da a in posizione interna (ovvero gli imperativi della I coniugazione). Queste voci, coerentemente con le altre forme del sistema, presentano sempre -[ʊ]: [ˈcʊːðɪlʊ], [ˈkatːʃalʊ] e [ˈpɔrtalʊ] e mai **[ˈcʊːðɪlɔ], **[ˈkatːʃalɔ] e **[ˈpɔrtalɔ]. Al contrario, le forme imperativali con vocale tonica medio-bassa dei verbi di II, III e IV coniugazione presentano due schemi: il primo è quello costituito dai tipi [ˈmɔːvɪlɔ] ‘muovilo’ e [ˈlɛːjɪlɔ] ‘leggilo’, in cui l’AV esercitata dalla medio-bassa si riflette sul clitico OD masch. sg. e in cui la i postonica interna non inibisce l’effetto armonizzante; il secondo, invece, è quello in cui la e postonica interna ([ˈmɔːvɛlʊ] ‘muovilo’ e [ˈlɛːjɛlʊ] ‘leggilo’) blocca l’AV sulla u finale del clitico. La differenza tra i due schemi, nella maggior parte dei casi, non era avvertita dai parlanti sopra i 55 anni. E, in effetti, il confine tra la produzione dell’una o, viceversa, dell’altra forma si è rivelato molto labile. Ad ogni modo, tutti i parlanti sopra i 55 anni hanno avuto difficoltà sia nel fornire commenti metalinguistici e sia nell’esaudire la richiesta di sillabare lentamente le forme da loro usate. Talvolta, uno stesso informatore ha prodotto entrambe le forme; altre volte, pur affermando di usare uno dei due tipi, produceva in effetti l’altro. 33 In generale, il tema dell’applicazione del fenomeno di AV al gruppo clitico rappresenta una questione discussa in seno agli studi sull’AV (cf. Delucchi 2016: 16-18). 29 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) Come illustrato al §2.6, le forme imperativali dei verbi diversi dalla I coniugazione sono soggette regolarmente, quando non ospitano alcuna enclitica, ad AV; pertanto, nei verbi con vocale tonica medio-bassa, senza clitici sono ammesse esclusivamente le forme [ˈmɔːvɛ] e [ˈlɛːjɛ], mentre sono agrammaticali **[ˈmɔːvɪ] e **[ˈlɛːjɪ]. Si badi inoltre che il clitico OD masch. sg. anteposto al verbo è sempre lu (e mai ** lo ), come si evince dagli esempi in (33). [lʊ ˈmɔːvε kɪʐ aˈʈːʂεtːsɔ] ‘lo muovi quell’attrezzo? ’ [lʊ ˈkɔːtʃε l ˈɔːvɔ] ‘lo cuoci l’uovo? ’ [lʊ sεnˈtɪstɪ að ˈɪːʐʊ] ‘lo hai sentito? ’ [lʊ mεnˈtɪstɪ ʐa] ‘lo hai messo là? ’ (33) Clitico OD masch. sg. anteposto al verbo. Dunque, se è vero che sincronicamente si dice [ˈkɔːtʃɛ] e [ˈlɛːjɛ], cosa ha determinato l’innalzamento e - > i in posizione interna (e di conseguenza il successivo abbassamento della u del clitico ad o )? Si osserverà, anzitutto, che nel regime di variazione il meccanismo armonizzante è il medesimo di quello che agisce nelle altre forme, nominali e verbali, in *u . Infatti, u si abbassa ad o dopo medio-bassa; ma, soprattutto, identico è il ruolo delle vocali postoniche interne: i - (tipo 1) non inibisce l’AV su *u , che si abbassa ad -[ɔ]; al contrario, e - (tipo 2 dei verbi di II, III e IV coniugazione) ed a - (verbi di I coniugazione) bloccano l’effetto armonizzante sulla vocale alta della particella. La spiegazione che si può avanzare è la seguente. La e originariamente finale di [ˈmɔːvɛ] e [ˈlɛːjɛ] si innalza una volta entrata a far parte di proparossitono fonologico insieme col clitico (entro parola fonologica secondaria) e divenuta quindi interna (cf. Loporcaro 2000: 162-63). La i così creatasi influisce sul contesto, creando una stringa identica alle altre forme del sistema, come [ˈmɛːðɪkɔ] e [ˈpɛrtsɪkɔ], opponentisi a quelle tipo [sʊˈpːrɛsːɛrʊ], [ˈsɔːtʃɛrʊ], ecc. L’innalzamento e - > i -, dunque, si applica solo in contesto derivato (per cliticizzazione) e non entro parola lessicale (cf. Loporcaro 2000: 162-63) 34 . Non a caso le forme [ˈlɛːjɛlʊ] e [ˈkɔːtʃɛlʊ] risultano quelle più recenti o, perlomeno, in via di generalizzazione. Esse sono infatti le uniche conosciute dagli informatori sotto i trent’anni. Questi parlanti hanno ormai perso la regola di innalzamento di e interna postonica in proparossitono derivato. La situazione descritta per il clitico OD masch. sg. riguarda solo parzialmente le forme imperativali con enclisi del clitico OD masch. e femm. pl. li e del pronome riflessivo ti 35 . I risultati sono unitari per quanto riguarda la resa della vocale finale delle particelle: in tutte le forme in (34-35) con medio-bassa la i finale subisce ab- 34 Interessante notare che il friulano possiede una regola di innalzamento di e - > i in posizione non finale di parola, comprese le combinazioni di imperativo + clitico (Loporcaro 2000: 162-63). 35 Anche in questo caso valga però quanto detto circa l’incertezza riscontrata dai parlanti per le forme con il clitico lu. 30 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 bassamento ad -[ε] 36 . Si riscontra però variazione nella resa della vocale postonica della forma verbale: e in alcuni casi, i in altri; talvolta si tratta di un timbro intermedio tipo [e]. Rispetto alle forme col clitico lu in enclisi, dove l’oscillazione tra e ed i in posizione postonica è determinante nella resa della finale, nel caso di li e ti in enclisi l’AV è sempre preservata. Italiano sann. muovili / -e [ˈmɔːvɪlɛ]/ [ˈmɔːvɛlɛ] sentili / -e [ˈsɛntɪlɛ]/ [ˈsɛntɛlɛ] leggili / -e [ˈlɛːjɪlɛ]/ [ˈlɛːjɛlɛ] cuocili / e [ˈkɔːtʃɪlɛ]/ [ˈkɔːtʃɛlɛ] mettili / -e [ˈmɛntɪlɛ]/ [ˈmɛntɛlɛ] tieniti [ˈtɛːnɪtɛ]/ [ˈtɛːnɛtɛ] (34) Forme imperativali con enclisi delle particelle li e ti . [pɔrˈtaːʊ sɪ ˈfʊndʒɪ, ˈkɔːtʃɪlε ˈbˈːɔːnε] ‘ha portato (lett.) codesti funghi, cuocili bene’ [ˈtεːnɪtε ˈfɔrtε] ‘tieniti forte’ [ˈpɪɟːa ˈkɪʐɪ ˈkɔːsε ε ˈmːεntεlε ʐa] ‘prendi quelle cose e mettile là’ (35) Forme imperativali con enclisi delle particelle li e ti in contesto di frase. Si ha sempre li e ti (e mai ** le e ** te ) nel caso di anteposizione al verbo, come negli esempi seguenti (36). [mɪ lɪ ˈkɔːtʃε sɪ ˈfʊndʒɪ]? ‘me li cuoci (lett.) codesti funghi? ’ [ma tɪ ˈtεːnε ˈfɔrtε]? ‘ma ti tieni forte? ’ [lɪ mεnˈtɪstɪ a ˈpːɔstɔ lɪ ˈkɔːsε]? ‘le hai messe al posto le cose? ’ (36) Particelle li e ti anteposte al verbo. In questo caso, la particolarità delle voci risiede nel fatto che la e postonica interna, diversamente da tutte le altre forme del sistema, non inibisce l’AV. Tuttavia, è del tutto lecito che nelle forme di imperativo + clitico l’AV agisca talvolta in modo anomalo e con manifestazioni che travalicano i parametri ordinari di applicazione. Il dato rilevante, comunque, è che l’AV riguarda anche le combinazioni di verbo + clitico e che si esplica dunque entro la parola fonologica a livello postlessicale, circostanza nota anche per i dialetti di Piverone (Loporcaro 1997: 17-18, 2000: 163-64), Claro (Loporcaro 2002: 79-80) e altre varietà della Svizzera italiana (Delucchi 2016). 36 Per le ragioni ormai note non si ha abbassamento ad e in [ˈpɔrtalɪ] ‘portale’, [ˈcʊːðɪlɪ] ‘chiudili’, ecc. 31 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) 2.7 Osservazioni conclusive sui fatti sincronici Nel caso di -/ ʊ/ e -/ ɪ/ , provenienti rispettivamente da *u e *i (anche analogica), al netto delle eccezioni evidenziate per alcune categorie (imperativi + clitici; pl. dei sost. di III declinazione; pl. degli agg. della II classe) e di alcune idiosincrasie, il processo allofonico può essere schematizzato con la formula per cui / ʊ ɪ/ → [ɔ ɛ] / ˈɛ, ɔ (C) __ purché a ˈɛ, ɔ non seguano [a ɛ] postoniche interne nei proparossitoni. Nel ramo velare, dunque, il sannicolese possiede un unico fonema -/ ʊ/ , così come avviene nelle varietà a vocalismo siciliano standard (esito sia di o che di u ), avente un allofono -[ɔ] in dipendenza da fattori di tipo fonologico e prosodico. Stessa cosa dicasi per il fonema -/ ɪ/ , da *i primaria (< ī ) e secondaria (cioè analogica). Infatti, la realizzazione dell’allofono -[ɛ] dipende esclusivamente dal timbro della vocale tonica e, in condizione di proparossitonia, anche da quello della postonica. Fanno eccezione i plurali dei sostantivi di III declinazione e degli aggettivi della II classe, in cui l’adeguamento allo schema flessivo siciliano, che prevede sempre sincretismo tra singolare e plurale, è sovraordinato rispetto ai processi fonologici della varietà (cf. Idone 2020; cf. §2.5.1). Diverso e più complesso invece il discorso relativo agli esiti di *e . L’alternanza che si osserva oggi tra -[ɛ] e -[ɪ] in corrispondenza di vocale media protoromanza non soggiace a un’univoca regolarità contestuale, poiché ad esempio nel singolare dei sostantivi della III declinazione e degli aggettivi della II classe con / a/ tonica si trova sia -[ɛ] ([ˈkaːnɛ], [ˈpaːnɛ], ecc.) che -[ɪ] ([ˈcaːvɪ], [ˈpartɪ], ecc.); nella flessione verbale una variazione allofonica regolare emergerebbe soltanto nel caso degli imperativi: tuttavia, come visto, queste forme possono verosimilmente ritenersi il frutto di una ristrutturazione di natura analogica (sul modello delle rispettive forme di 2sg. del presente indicativo). La variazione tra -[ɛ] e -[ɪ] (< *e ), per le ragioni di cui si dirà anche al §3, non può pertanto essere ricondotta ad una precisa regola sincronicamente attiva. 3. Ricostruzione diacronica Nel quadro in (37), la fase I è quella latina; la II rappresenta la situazione protoromanza; il III stadio quello proto-siciliano. I ī ĭ ē ĕ a ŏ ō ŭ II i e a o u III i e a u (37) Il vocalismo atono finale: evoluzione dal latino al proto-siciliano. 32 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Nella fase III in (37) si collocano le innovazioni che hanno portato alla situazione odierna. Anzitutto, la varietà partecipa in questa fase al processo di neutralizzazione di *e che ha investito i dialetti dell’area (cf. Idone 2020), a causa del contatto col vocalismo siciliano trivocalico. L’innalzamento *e > i , regolato comunque da AV, non avviene in maniera generalizzata; tuttavia - e questo è il punto cruciale - è speculare a quello di altri dialetti contigui (persino con corrispondenze lessicali). In sostanza, la spinta all’allineamento al vocalismo siciliano nel ramo palatale a SNC (con forti analogie negli altri punti vicini) ha conosciuto differenziazioni di natura morfo-lessicale. Nel singolare dei sostantivi e degli aggettivi l’innalzamento è avvenuto sistematicamente solo dopo vocale tonica alta, mentre si hanno casi di resistenza di *e nelle forme con / a/ ([ˈkaːnɛ] di contro a [ˈpaːtʃɪ]) e si registra conservazione generale dopo medio-bassa (sg. [ˈpɛːðɛ] e [ˈpɔntɛ] e mai **[ˈpɛːðɪ] e **[ˈpɔntɪ]); gli indeclinabili hanno parzialmente resistito all’innovazione anche in presenza di vocale tonica alta ([ˈðʊːvɛ] ‘dove’ di contro a [ˈlʊːnɪ] ‘lunedì’), mentre i verbi sono rimasti del tutto impermeabili al passaggio *e > i . Questi mutamenti hanno determinato l’intricata distribuzione odierna degli esiti di *e . Il fenomeno di AV entro le forme in *i e *u costituisce un’innovazione autonoma del sannicolese, poiché assente negli altri dialetti con i quali la varietà concorda pressoché ad unguem negli esiti di * -e . Si tratta, in sostanza, di due processi distinti 37 . 3.1 Influssi esterni e causa strutturale del mutamento Date queste condizioni, il focus della ricostruzione può essere allora spostato su *i e *u . L’insorgenza del processo allofonico nelle due vocali alte può intendersi come reazione all’asimmetria del vocalismo finale che presentava originariamente due fonemi *e ed *i nel ramo palatale ma la sola *u nel ramo velare (fase III in (37); v. anche N37). A questa causa strutturale si affianca quella, certamente determinante, di natura esterna: il contesto geolinguistico. Il dialetto di SNC, infatti, rappresenta a tutti gli effetti una varietà di transizione. Poco più a sud corre la linea Vibo Valentia-Stilo (Falcone 1976: 8), a sud della quale il vocalismo siciliano diventa dominante, nonché il limite meridionale della dittongazione metafonetica (Rohlfs 1966-1969: §101, 123, Ledgeway 2016: 250). A ben vedere, la zona di transizione entro cui si trova il paese può essere individuata con maggiore precisione: SNC, quasi equidistante dal mar 37 A questo punto, si potrebbe forse sostenere che, parallelamente o in una fase seriore, a SNC i parlanti abbiano generalizzato - con alcune innovazioni - il processo comune che ha regolato il mantenimento/ innalzamento di *e estendendolo alle due vocali alte. In tal caso, la differenza tra l’innovazione indigena e la situazione generale di *e sarebbe legata al ruolo assegnato ad / a/ tonica: di fronte a casi come [ˈpaːtʃɪ], [ˈartɪ] e, viceversa, di mantenimento ([ˈrandɛ], [ˈkaːnɛ], ecc . ), il parlante avrà generalizzato la prima circostanza, inquadrando il contesto di a tonica come inadatto a presentare medio-bassa finale. La seconda discordanza sarebbe relativa ai contesti di applicazione del fenomeno armonizzante: l’innovazione sarebbe andata infatti ben oltre, poiché successivamente estesa anche alla flessione verbale. 33 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) Tirreno e dal Mar Ionio, confina a ovest coi dialetti a vocalismo finale siciliano, ovvero coi paesi del vibonese più vicini alla costa tirrenica coi quali da molto tempo i rapporti e gli scambi sono numerosi; a est, sia in direzione nord che sud, comunica con i borghi dell’interno, coi quali pure le relazioni di varia natura continuano ad essere proficue; e proprio alcuni di questi dialetti serbano ancora traccia di un vocalismo tetravocalico di tipo cosentino, in realtà largamente diffuso in quest’area (Idone 2020) e da ricostruire per una fase passata anche del dialetto di SNC. Potrebbe assumersi come riferimento approssimativo il terzo fascio di isoglosse tracciato da Trumper nella classificazione dei dialetti calabresi del 1997 (Fig. 12), corrispondente grosso modo al quarto corridoio nella precedente partizione (1988) in cinque aree di Trumper/ Maddalon (Fig. 13; per entrambe le proposte di suddivisione v. Trumper 2016: 223s.) 38 . In corrispondenza dei paesi delle Serre vibonesi, tale corridoio corre - pur se in maniera molto frammentata - in senso verticale; e SNC, appena tagliato fuori dal fascio, è fra i primi paesi del raggruppamento più meridionale. Fig. 12. Indicatore su San Nicola da Crissa (Fonte: Google Maps). Nel riquadro a destra suddivisione dialettale della Calabria di Trumper (1997: 360) e freccia che indica SNC. È pur vero che nessuna delle due macroaree - ma in generale nessuna delle varietà a sud della linea Cetraro-Bisignano-Melissa - serba tracce di o (mantenuta o sorta secondariamente in seguito a ristrutturazioni seriori); tuttavia, è plausibile che in una zona di transizione il contatto tra due sistemi determini l’insorgenza di un nuo- 38 Il corridoio è definito, oltre che sulla base di presenza ≠ assenza di metafonesi, sulla scorta di tratti relativi a consonantismo e morfologia (esito retroflesso ≠ palatalizzato di lat. ll ; articolo determinativo [lu] in opposizione a [u]; tipiche forme calabresi del condizionale in [-ˈerra/ -ˈera] di contro a quelle innovative in [arˈria]/ [aˈria]; ecc.). Costituisce una zona a parte nella partizione del 1997 l’enclave di Reggio Calabria con le microaree contigue (Trumper 2016: 223, 226). Per una sintesi di tutti i tentativi di classificazione delle varietà calabresi v. Chilà/ De Angelis (2024: 20s.). 34 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 vo sistema diverso da entrambi. Una tale ricostruzione è anzi legittimata dal confronto con altri dialetti. Infatti, le varietà che si trovano a ridosso delle zone di transizione sono notoriamente inclini a produrre innovazioni, e spesso, appunto, in virtù del duplice contatto, conoscono ristrutturazioni interne al sistema che conducono proprio alla nascita di fenomeni armonizzanti. Così avviene nei dialetti sardi della fascia di transizione tra logudorese e campidanese (Loporcaro 2011) e a Piverone (Canalis 2010), situato lungo il confine tra piemontese occidentale e piemontese orientale (cf. §5) 39 . Lucania GRUPPO 1 1 1 GRUPPO 1 'vassano Si bari oc oc oc D iamante Rossano oc oc GRUPPO 2 Savelli Cosenza Pa 01a San Giovanni Lago Nicastro oc Petilia e Crotone ppo 3 Tyrrhenian 0c Catan Zaro GRUPPO 4 Pizzo Calabro 1 ibo Valentia I SerraS Bruno Ionian sea Pazzano Stilo Nardo di pace Caul onia Gioia Tauro MAP2: CALABRIA GRUPPO 5 ISOGLOSSES (Major) PROVINCIAL BOUNDS SCALE l: 750.000 o Reggio Calabria x: ALBANIAN; GREEK Fig. 13. Partizione della Calabria in Trumper/ Maddalon (1988: 244). 39 Pure emblematico il vocalismo atono finale di Ripatransone (su cui cf. Paciaroni 2020), nella zona di transizione marchigiano-abruzzese. Un fenomeno di AV analogo (ancora in una zona di transizione) è stato descritto recentemente da Napolitano (2024) per il dialetto di Spigno Saturnia (LT). 35 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) 4. Altre osservazioni sul sistema Risulta difficile esprimersi, a causa dell’assenza di testi antichi autoctoni e filologicamente affidabili, sulla cronologia assoluta dell’innovazione. Per la situazione odierna, invece, è concesso fare alcune considerazioni sullo stato di salute del sistema. Nei parlanti più anziani si assiste alla tendenza ad eliminare - o, in altri termini, alla difficoltà di realizzare - la sequenza ˈV media - V# alta nei forestierismi e nei termini di trafila non popolare (parossitoni). Per esempio, Oki , il nome del noto farmaco antinfiammatorio, viene spesso realizzato come [ˈɔːkɛ]. Ciò non accade nel dialetto delle nuove generazioni, le quali riconoscono questo tratto come stigma dei più anziani. La progressiva perdita lungo l’asse dia-generazionale della regola d’innalzamento di e > i in proparossitono derivato (nelle stringhe di ospite + clitico lu ), può forse interpretarsi come un primo timido segnale di regresso del fenomeno di AV. Tuttavia, almeno superficialmente, il sistema non pare in crisi; anzi, anche fra i più giovani, esso dimostra una solida resistenza 40 . Questo dato emerge da una ricognizione effettuata a distanza tra il febbraio e il marzo 2023, volta a verificare l’adattamento di una serie di prestiti (perlopiù verbi denominali dall’inglese legati alla tecnologia). Nell’occasione si è chiesto a due dei tre parlanti sotto i 30 anni già interrogati nella prima campagna, RP e NG, di trasmettere in forma scritta la variante giudicata da loro corretta tra due alternative: l’una con vocale atona finale armonizzata alla tonica (secondo i parametri della varietà), l’altra con vocale finale non armonizzata (secondo i canoni siciliani). Per esempio, per chattare le possibili alternative erano chattu o chatto , per selfarsi (dall’inglese selfie ) mi selfo o mi selfu , ecc. 41 Dal questionario è emerso che l’adattamento segue i condizionamenti fonologici che regolano gli esiti delle *i ed *u etimologiche. Pertanto, verbi denominali da chat , screen e zoom sono coniugati alla 1sg. e 2sg. come chattu / chatti , scrinnu / scrinni e zummu / zummi ; viceversa, si ha 1sg. e 2sg. mi selfo / ti selfe . 40 Specie negli ultimi decenni, i parlanti sono molto esposti al modello trivocalico delle varietà meridionali estreme, soprattutto per via dei numerosi rapporti con Vibo Valentia (e i paesi limitrofi prossimi alla costa tirrenica). In quanto sede di numerosi uffici e negozi, ma anche di tutte le scuole superiori, il capoluogo di provincia è infatti meta giornaliera di molti lavoratori e studenti. 41 In un caso come chattu / chatto , la selezione della prima variante è qui da intendersi come un’applicazione del modulo armonizzante (pur essendo u , nei domini siciliani, l’unica vocale del ramo velare). Infatti, di fronte a casi di adattamento con o ( mi selfo ), la selezione di u (di contro ad o ) obbedisce alle regole dell’AV. Si potrà tuttavia obiettare la validità della somministrazione di una siffatta forma nel questionario, giacché l’adattamento, sia per applicazione dell’AV, sia in caso di allineamento al vocalismo siciliano, sarebbe stato sempre con u . A ben vedere, però, un’ipotetica scelta di o - che non si ritrova mai nei parossitoni con *u dopo / a ɪ ʊ/ toniche nel lessico di trafila popolare - avrebbe deposto a favore di una incipiente regressione del fenomeno armonizzante (giacché sarebbe venuta meno una delle sue regole d’applicazione). 36 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 5. Manifestazioni dell’AV: fra tipologia e specificità In questo paragrafo si mostrerà che il condizionamento coarticolatorio descritto presenta alcune affinità con fenomeni di AV documentati per altre varietà italiane, e che rappresenta, in realtà, una tendenza diffusa anche oltre i confini romanzi 42 . La rassegna può partire proprio dai dialetti calabresi, per i quali sono descritti in bibliografia fenomeni di AV con direzione sia regressiva che progressiva. Quanto ai primi, si ricorderà che nel dialetto di Davoli (CZ) agisce un fenomeno di diffusione vocalica in cui la vocale tonica ospita una copia della vocale postonica e il cui risultato è la realizzazione di un dittongo di tipo discendente, come in [ˈpi u lu] ‘pelo’, [ˈlu ɜ nɜ] ‘luna’, ecc. (Marotta/ Savoia 1991). Ancora, nella Calabria meridionale ionica la vocale postonica interna dei proparossitoni è una copia della finale: [ˈlitːara] ‘lettera’, [vuˈliːvunu] ‘volevano’ (Canalis 2009: 81-83) 43 , ténn u ru (masch. sg.)/ ténn a ra (femm. sg.)/ ténn i ri (masch. e femm. pl.) (Falcone 1976: 30-31). La direzione dell’armonia è chiaramente differente rispetto a quella sannicolese 44 . Circa i fenomeni con direzione progressiva, appunto, il processo di neutralizzazione di *e regolato dalla tonica si ritrova anche in altri dialetti della fascia centrale calabrese (Idone 2020), ma il caso è stato già ampiamente illustrato e non ci si soffermerà oltre. Altri casi di AV con direzione progressiva e con criteri d’applicazione in parte condivisi, invece, si ritrovano solo fuori dai confini meridionali estremi. Per u etimologica, la diffrazione degli esiti regolata dalla tonica nei parossitoni è uguale a quella documentata per altre varietà. Oltre che nella Cervara di Roma (su cui già Merlo 1922: 53), le medesime condizioni si ritrovano nel dialetto di San Severino Marche (MC), dove «nella flessione del sostantivo e delle parole lessicali mostranti accordo gli esiti di ŭ si scindono in un’alternanza tra u e o », come in kambu (< cămpŭm ) ≠ fero (< fĕrrŭm ) (Paciaroni/ Loporcaro 2010: 501), ma anche nel dialetto di Vallepietra, nella Valle dell’Aniene ([ju ˈditu] ‘il dito’, [ˈj arberu] ‘l’albero’ ≠ [ˈj okːjo] ‘l’occhio’, [nu ˈpetːso] ‘un pezzo’) e nei Monti Aurunci: [ˈvinu] ‘vino’, [ˈnasu] ‘naso’, [ˈsurdu] ‘sordo’ ≠ [ˈpetːo], [ˈfoko] (Schirru 2012: 161s.) 45 . Si segnala poi il caso dell’antico molisano (Barbato 2015, Barbato 2023: 136-37), dove un sistema di AV incipien- 42 Vengono riportati nel testo i casi ritenuti più pertinenti, ma per altri dati sui fenomeni di AV in area italo-romanza si rimanda a Maiden (1997: 9s.) e Delucchi (2016). Sull’importanza dello studio delle varietà dialettali nella ricerca di tendenze tipologicamente frequenti in relazione a tratti strutturali e, nello specifico, ai fenomeni di AV cf. anche Loporcaro (2005). 43 I due esempi provengono rispettivamente dalle località di Monasterace e Locri (RC). 44 La digressione sull’AV sinistrorsa nei dialetti calabresi non è però priva di motivazione. Uno degli informatori di SNC, infatti, relativamente al sostantivo [ˈarvɛrʊ] ‘albero’, riferisce che in passato sentiva pronunciare [ˈarvʊrʊ], in cui si assiste alla stessa tipologia di armonia anticipatoria. Tuttavia, questa modalità di assimilazione non emerge spontaneamente in nessuno dei proparossitoni testati (comprese le forme imperativali con particelle enclitiche). Pare alquanto difficile, pertanto, data l’assenza di altri esempi, pensare ad una forte produttività in passato del fenomeno, che sarà stato, semmai, solo incipiente, e pertanto non generalizzato all’intero lessico. 45 Ovviamente, nei dialetti appena citati solo le u e non le o etimologiche sono soggette alla diffrazione degli esiti. 37 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) te funziona, in una sorta di «disarmonia» vocalica, come dissimilazione. In un sistema di tipo mediano ancora piuttosto stabile, mentre le o < o sono conservate (e non ci sono casi di estensione di u a parole in o ), la variazione u ≠ o < u è legata alla vocale tonica: «[…] o appare con frequenza massima in presenza di u tonica, con frequenza minima in presenza di o tonica» (Barbato 2015: 100). Inoltre, la variazione è sensibile ad un altro parametro, ovvero la distanza tra la tonica e la atona, giacché la dissimilazione è massima a contatto e minima nei proparossitoni. Al di là delle analogie tra i singoli fonemi, tale condizionamento coarticolatorio rappresenta una tendenza tipologicamente comune. Fra i dialetti sardi centrali parlati nella fascia di transizione tra logudorese - che in posizione finale distingue / i ɛ a ɔ u/ - e campidanese, in cui e ed o si sono innalzate a / i u/ , a Baunei (NU) e Triei (NU) l’innalzamento di o entro la desinenza di plurale oS non ha avuto luogo dopo vocale media, ma si è verificato dopo vocale alta e si avvia a generalizzazione dopo a - (Loporcaro 2011: 119-20); e ancora, ad Àllai (OR) si sono innalzate tutte le e ed o tranne quelle precedute da vocale media tonica (Loporcaro 2011: 122-23). La tendenza nei casi citati si traduce come «[…] impedimento all’innalzamento esercitato più efficacemente dalle vocali precedenti articolate alla stessa altezza di quelle postoniche soggette al processo» (Loporcaro 2011: 121). In area settentrionale, il dialetto di Piverone (Flechia 1898, Canalis 2010) presenta un fenomeno di AV per cui se in posizione tonica c’è una delle vocali / ɑ ɛ e ɔ œ/ o uno dei dittonghi / aj aw ɛj ɛw ɔj/ le vocali atone finali possibili sono [a e o]; se invece la vocale tonica è / ɪ i u y/ le vocali ammesse in posizione finale sono [a i u]. In pratica non è ammessa la sequenza vocale tonica non alta - vocale finale alta, allo stesso modo nei parossitoni e nei proparossitoni. Peraltro, si segnala - fra i punti di contatto tra l’armonia piveronese e quella sannicolese - che a finale è esente dall’assimilazione (cf. Loporcaro 1997: 15). Si concluderà questa lista con il caso della lingua shona, lingua bantu (della zona S Guthrie, parlata in Zimbabwe), in cui il suffisso causativo, originariamente es -, mantiene il timbro della vocale media dopo vocale media ( om es a ‘far asciugare’, sek es a ‘far ridere’), ma ricorre con vocale innalzata dopo radice con vocale non media ( kwir is a ‘far arrampicare’) (Loporcaro 2011: 122). 5.1 Dati ulteriori sui proparossitoni Anche le proprietà delle vocali intermedie di proparossitono si ritrovano in altre varietà. Al fine di mostrare queste analogie, verranno esposti - ora in forma di confronto - alcuni degli esempi discussi ai paragrafi precedenti. La rilevanza delle vocali postoniche interne nei fenomeni di AV italo-romanzi è stata ribadita a più riprese da Loporcaro (2003a, 2005, 2011) nella descrizione dei dialetti della Sardegna centrale. A Làconi (Loporcaro 2003a: 38), per esempio, ogni [ɛ] postonica (interna e finale) è soggetta a innalzamento (38a), a meno che non sia preceduta da vocale tonica media (38b). 38 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 a. [ˈprandʒizi] ‘piangi’, [ˈprandʒiði] ‘piange’, [ˈskuːðizi] ‘picchi’, [ˈskuːðiði] ‘picchia’, [ˈliːdʒizi] ‘leggi’, [ˈliːdʒiði] ‘legge’, [ˈfraːðizi] ‘fratelli’. b. [ˈpɔːðɛzɛ] ‘puoi’, [ˈpɔːðɛðɛ] ‘può’, [ˈtɛːnɛzɛ] ‘hai’, [ˈtɛːnɛðɛ] ‘ha’, [ˈdɛntɛzɛ] ‘denti’, [ˈsɔrːɛzɛ] ‘sorelle’ 46 (38) La postonica interna nel dialetto di Làconi. Questi esempi sono direttamente comparabili coi proparossitoni sannicolesi in (39ab), in cui la postonica interna u proto-siciliana subisce l’influsso della tonica come la finale. a. [ˈpɪtːʃʊlʊ] ‘piccolo’, [ˈmʊɲːʊlʊ] ‘storpio’, [ˈtaːvʊlʊ] ‘tavolo’ b. [ˈtʃɔndɔlɔ] ‘ciondolo’, [aˈpɔstɔlɛ] ‘apostoli’, [ˈkɔːtɔlɔ] ‘abbacchio, scuoto’ (39) Esempi sannicolesi di u postonica interna dopo / a ɪ ʊ/ (a) e dopo medio-bassa [ɔ] (b). In sannicolese, la i interna è invece una vocale trasparente, poiché non è coinvolta nell’assimilazione e non blocca l’armonia (40). Si tratta di una circostanza molto frequente nei fenomeni di AV italo-romanzi. [ˈprɛːðɪkɔ] ‘predico’, [m ˈɔrvɪkɔ] ‘mi sotterro’, [ˈmɛːðɪtʃɛ] ‘medici’, [ˈpɛrtsɪkɔ] ‘pesca’ (40) Esempi di i postonica interna dopo / ɛ ɔ/ . Ancora diverso il caso delle due vocali opache a ed e in sannicolese, poiché esse bloccano (con alcune e perlopiù motivabili eccezioni solo nel caso di e -) 47 la diffusione dell’AV (41-42). [ˈtɛnːarɪ] ‘teneri’, [ˈjɔːkanʊ] ‘giocano’, [ˈjɛnːarʊ] ‘genero’, [ˈpɔrtalʊ] ‘portalo’ (41) Esempi di a postonica interna dopo / ɛ ɔ/ . [ˈsɔːtʃɛrɪ] ‘suoceri’, [ˈsɛpːɛrʊ] ‘seppero’, [ˈpɔtːɛmʊ] ‘potemmo’, [ˈtɛːnɛnʊ] ‘tengono’, [sʊˈpːrɛsːɛrʊ] ‘consuocero’ (42) Proparossitoni con e postonica interna. Come si configura questo dato? Ovvero, sono documentati esempi uguali o simili in area italo-romanza? In generale, si osserverà che «[…] gli studi di tipologia fonologica mostrano che spesso i sistemi con armonia vocalica conoscono una vocale opaca, capace di bloccare la propagazione dell’armonia» (Loporcaro 2003b: 91 N15). Tuttavia, nei lavori 46 Nel dialetto di Sèneghe (Loporcaro 2003a: §4) anche la vocale postonica interna, oltre che la tonica, può determinare l’innalzamento di e , come in [ˈelːiɣi] ‘leccio’. Lo stesso avviene a Tàlana (Loporcaro 2011: 132-33) e a Villanova Strisàili, dove il mantenimento di / ɛ/ è garantito dalla postonica media (Loporcaro 2011: 137). 47 Si tratta dalle forme imperativali col clitico OD masch. e femm. pl. li e riflessivo ti , su cui però si veda quanto detto al §2.6.1. C’è infine il caso isolato dell’agg. ? [ˈpɔːvɛrɛ] (cf. N17), realizzato però da un solo informatore e comunque in variazione col più frequente [ˈpɔːvɛrɪ]. 39 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) dedicati ai fenomeni italo-romanzi di AV - si badi, però - progressiva non risultano, quanto ad a ed e -, casi analoghi. Si consideri per primo il caso di a -. Questa proprietà di a non emerge neppure da un’importante monografia come quella di Delucchi (2016), dedicata all’armonia nei dialetti della Svizzera italiana. Gli esempi citati nello studio, che si focalizza sugli esiti di a finale, sono numerosissimi; tante sono le varietà indagate e per ognuna è prevista un’apposita sezione dedicata alle combinazioni di imperativi e clitici. I dati forniti, sia per quanto riguarda la vocale postonica interna (Delucchi 2016: §14.2.2.2), sia per quanto concerne, più nel dettaglio, le forme con particelle enclitiche (Delucchi 2016: §14.3), restituiscono diversi possibili scenari. Pertanto, i risultati non possono essere facilmente generalizzati. Tuttavia, prelevando solo alcuni casi utili per un rapido e utile raffronto con le forme sannicolesi, emerge che nei dialetti svizzeri-italiani la a postonica interna delle forme imperativali dei verbi in are con particelle enclitiche non blocca l’AV sull’a finale dell’OD femm. sg., ma talvolta risulta anche assimilata alla tonica come la finale: [ˈpɔrtɔlɔ] ‘portala’, [ˈbutulu] ‘buttala’ 48 . Tuttavia, se si considerano anche i fenomeni di AV con direzione destra-sinistra, si noterà che questa caratteristica strutturale di a trova due paralleli notevoli. Il primo si ricava dall’osservazione di alcune varietà con metafonesi. In molti dialetti centro-meridionali e nel sardo i proparossitoni che presentano la vocale bassa in posizione interna esibiscono un comportamento anomalo rispetto al fenomeno (Loporcaro 1988: 51, 2003b: 91, 2011: 137). In altamurano, per esempio, il potere antimetafonetico di a interna si osserva in proparossitoni come [ˈm w onəkə] ‘monaco’, [sˈtøməkə] ‘stomaco’, [jaˈrøfːələ] ‘garofano’, che presentano metafonia al plurale (in ī ), ma non al singolare (in u ); per il sardo, lo stesso effetto inibitorio si nota per esempio in [ɔˈrːɔˑali] ‘rovere’, nel dialetto di Villanova Strisàili. Il secondo caso proviene proprio dal Meridione estremo insulare. Le varietà della Sicilia centrale conoscono un tipo di AV su [-ATR] che opera sui nuclei tonici e atoni [+alto] (Savoia 2015: 289-93). Senza entrare nel dettaglio della distribuzione degli esiti, ci si limita a riportare solo le informazioni ritenute più pertinenti all’argomentazione. Nelle varietà di Milena e Sutera, in provincia di Caltanissetta, le toniche / i/ e / u/ passano a / ɪ/ e / ʊ/ (43a), tranne nei casi in cui segua a finale (43b) (Savoia 2015: 289- 93). a. V# ɪ, ʊ: ˈfɪʎʎɪ ‘figli’, ˈfɪʎʎʊ ‘figlio’, ˈkrʊdɪ ‘crudi’, ˈkrʊdʊ ‘crudo’ b. V# a: ˈfiʎʎa ‘figlia’, ˈkruda ‘cruda’ (43) AV a Milena e Sutera. 48 I due esempi, provenienti, rispettivamente, dalle località di Sementina e Preonzo (Delucchi 2016: 114, 133) sono strutturalmente lontani dalle corrispettive forme sannicolesi tipo [ˈpɔrtala] ‘portala’. 40 Stefano Teti DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Interessante, per l’appunto, il dato relativo all’opacità di [a], che si manifesta anche in posizione intermedia di proparossitono, come negli esempi in (44a). Qui -[a]seleziona [+ATR] sulle toniche [+alto] alla sua sinistra. Diversamente, come nei casi in (44b), se in posizione interna si hanno vocali [+alto], le vocali toniche sono [+alto, -ATR] (Savoia 2015: 289-93). a. Vpost a: pɪrˈdivatʊ ‘perdevi’, miˈtivatʊ ‘mietevi’, durˈmivamʊ ‘dormivamo’, sɪ ˈkurkanʊ ‘si coricano’ b. Vpost [+alto]: fʊrˈmɪkʊlɪ ‘formiche’, ˈfɪmmɪnɪ ‘donne’, ˈvɪspɪkʊ ‘vescovo’, ˈnɪʊru ‘nero’, ˈrʊppɪrʊ ‘ruppero’ (44) AV a Milena e Sutera nei proparossitoni. I due scenari, quello della metafonesi centro-meridionale e sarda e dell’AV siciliana, portano a conclusioni interessanti. Gli esempi citati, infatti, se pur non perfettamente sovrapponibili a quelli sannicolesi, differiscono solo per la direzione dell’AV. Tuttavia, la vocale bassa blocca l’assimilazione. Le voci sannicolesi possono dunque configurarsi come una prova comparativa ulteriore dell’opacità di a nei fenomeni di AV italo-romanzi (largamente intesi) 49 . Per il ruolo di -/ ɛ/ postonica in sannicolese, che pure tende a bloccare la diffusione dell’AV (esempi in (42)), vi è la spiegazione: qui il sistema è asimmetrico, e / ɛ/ , unica vocale media, è «trascinata» da / a/ entro la sua stessa categoria 50 . 6. Conclusioni Dallo studio sincronico e dalle vicende diacroniche ricostruite emergono le caratteristiche di un vocalismo atono finale che entro un quadro comune - il sistema tetravocalico delle varietà della fascia calabrese centrale - ha conosciuto delle ristrutturazioni seriori. I tratti di continuità coi dialetti dell’area sono chiaramente ravvisabili; in sincronia, però, lo scarto rispetto a questi - ma in generale rispetto alle varietà meridionali estreme - è evidente. Il motivo risiede nell’innovazione isolata che ha interessato le vocali proto-siciliane *i e *u . Se fenomeni di AV con modalità analoghe si ritrovano anche in altre varietà italo-romanze, e seppur tale condizionamento coarticolatorio rappresenti una tendenza diffusa anche fuori dai confini centro-meridionali e oltre l’ambito romanzo, non risulta, ad oggi, che in altre varietà a sud della linea Cetraro-Bisignano-Melissa gli esiti delle vocali finali *i , *u 49 Si ricorda che anche le vocali postoniche interne nei fenomeni di AV italo-romanzi possono innescare AV (cf. N46). 50 Senza entrare nel dettaglio e proporre parallelismi, si cita il caso del logudorese evidenziato da Loporcaro (2003b: 91-92). Qui la metafonia si applica in ambito lessicale nei proparossitoni con -ɛinterna, ma non nelle sequenze con enclitica, pur non essendoci differenze dal punto di vista segmentale. 41 DOI 10.24053/ VOX-2024-001 Vox Romanica 83 (2024): 1-44 Vocalismo atono finale ed armonia vocalica nel dialetto di San Nicola da Crissa (VV) ed *e siano regolati contemporaneamente da AV secondo i meccanismi evidenziati. Il vocalismo atono finale sannicolese, pertanto, aggiunge un tassello al quando fin qui tratteggiato sui vocalismi atoni finali della Calabria, ma informa, al contempo, della necessità di ricerche ulteriori sia nella stessa varietà - si pensi per esempio alle implicazioni in ambito morfologico -, sia negli altri dialetti dell’area. Bibliografia AIS = J aBerg K./ J uD J. 1928-1940: Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz , 8 vol., Zofingen, Ringier. a Scoli , g. i. 1882-1885: «L’Italia dialettale», AGI 8: 98-128. 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Firstly, the paper illustrates the electroacoustic data and the phonological, morphological and lexical rules involved in vowel harmony. Furthermore, the contact between two dialect areas and the imbalance between the front vowels / ɪ ε/ and the back vowel / ʊ/ are discussed as possible reasons for the innovation’s onset. Finally, Sannicolese vowel harmony is analyzed from a typological perspective. Keywords: San Nicola da Crissa, Calabria, Final vowel system, Vowel harmony, Phonetics, Linguistic typology, Extreme southern dialects, Language contact