eJournals Vox Romanica 83/1

Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
10.24053/VOX-2024-002
0217
2025
831 Kristol De Stefani

Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana: alcuni dati da cinque punti linguistici

0217
2025
Sarah Virgilihttps://orcid.org/0000-0002-6648-6803
Los dialectos italorromances centrales y meridionales difieren de la mayoría de las lenguas romances estándar por la presencia de sistemas de género gramatical más complejos, con cuatro valores en lugar de dos. De hecho, además del género masculino y femenino tenemos el llamado neutro alternante y el neutro de masa, ambos sucesores del neutro latín. En el centro de Italia, la diferencia entre neutro de masa y masculino está señalada a través del contraste entre -/o/ y -/u/. Esta oposición no es siempre (y no en todas partes) estable debido a una serie de fenómenos fonológicos y morfológicos y, en parte, también a causa de la presión del italiano estándar (en el que -u, -o > -o). Todo esto genera repercusiones en la resistencia de la oposición entre masculino y neutro, un valor de género que, asimismo, tiende a agotarse desde hace mucho tiempo según una dinámica centenaria que ha afectado a todas las lenguas romances. Gracias al estudio de los datos recopilados a través de encuestas lingüísticas en cinco localidades, distribuidas en tres regiones diferentes del centro de Italia (Lacio, Umbría y Marche), hemos intentado ilustrar cuáles son las posibles dinámicas que conducen a la reducción -u > -o y qué tipo de impacto tiene esto en la señalización del neutro. Los resultados obtenidos, que consideran tanto la dimensión del léxico como la dimensión de la morfosintaxis, muestran una situación considerablemente heterogénea: algunos dialectos, como el umbriano de Foligno, muestran un nivel bastante avanzado de erosión del neutro, mientras que otros, como el belmontese (hablado en la región de las Marcas), todavía revelan su productividad.
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DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana: alcuni dati da cinque punti linguistici Sara Virgili (Sapienza Università di Roma) https: / / orcid.org/ 0000-0002-6648-6803 Resumen: Los dialectos italorromances centrales y meridionales difieren de la mayoría de las lenguas romances estándar por la presencia de sistemas de género gramatical más complejos, con cuatro valores en lugar de dos. De hecho, además del género masculino y femenino tenemos el llamado neutro alternante y el neutro de masa, ambos sucesores del neutro latín. En el centro de Italia, la diferencia entre neutro de masa y masculino está señalada a través del contraste entre -/ o/ y -/ u/ . Esta oposición no es siempre (y no en todas partes) estable debido a una serie de fenómenos fonológicos y morfológicos y, en parte, también a causa de la presión del italiano estándar (en el que u , o > o ). Todo esto genera repercusiones en la resistencia de la oposición entre masculino y neutro, un valor de género que, asimismo, tiende a agotarse desde hace mucho tiempo según una dinámica centenaria que ha afectado a todas las lenguas romances. Gracias al estudio de los datos recopilados a través de encuestas lingüísticas en cinco localidades, distribuidas en tres regiones diferentes del centro de Italia (Lacio, Umbría y Marche), hemos intentado ilustrar cuáles son las posibles dinámicas que conducen a la reducción u > o y qué tipo de impacto tiene esto en la señalización del neutro. Los resultados obtenidos, que consideran tanto la dimensión del léxico como la dimensión de la morfosintaxis, muestran una situación considerablemente heterogénea: algunos dialectos, como el umbriano de Foligno, muestran un nivel bastante avanzado de erosión del neutro, mientras que otros, como el belmontese (hablado en la región de las Marcas), todavía revelan su productividad. Parole chiave: Neutro di materia, Dialetti italo-romanzi, Cambiamento linguistico, Vocalismo atono finale 1. Premessa * La zona compresa fra l’area alto-meridionale (ad esclusione della costa adriatica abruzzese e dell’entroterra barese; v. Vignuzzi/ Avolio 1994: 649-50) e quella mediana * Questo articolo è frutto di una rielaborazione, con una serie di modifiche e l’aggiunta di ulteriori dati, della mia tesi di laurea magistrale in Linguistica discussa presso l’Università La Sapienza di Roma nel settembre del 2022. Ringrazio Michele Loporcaro, Vincenzo Faraoni e Lorenza Brasile per i preziosi commenti alle diverse versioni di questo lavoro; grazie, inoltre, agli utili suggerimenti dei revisori anonimi. Mie restano le responsabilità di quanto scritto. 46 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 stricto sensu dell’Italia dialettale è caratterizzata dalla presenza di un sistema di genere più complesso di quello bimembre delle altre varietà (italo-)romanze poiché vi si riconoscono, oltre al maschile e al femminile, altri due valori: il neutro di materia e un genere alternante (v. §2). L’interesse nei confronti del neutro di materia e delle sue manifestazioni risale agli albori della dialettologia scientifica, a partire dalla Fonetica del dialetto reatino di Bernardino Campanelli (1896) 2 . Nel corso del tempo gli studi sull’argomento si sono moltiplicati e negli ultimi anni si sono concentrati soprattutto sull’osservazione delle modalità di contrazione di questo genere - e di quello alternante - a vantaggio del maschile 3 . Tale processo di semplificazione ha interessato, con tempi diversi, tutte le varietà romanze e odiernamente l’aumento della pressione dello standard velocizza questa dinamica già in corso da secoli (per una panoramica complessiva v. Loporcaro 2018: 245-56; cf. anche Loporcaro/ Paciaroni 2011). Il presente lavoro si concentra, nello specifico, sul neutro di materia e si propone di osservarne le sue manifestazioni in alcuni dialetti dell’area mediana attraverso i dati raccolti nel corso di una serie di inchieste condotte fra il 2021 e il 2023 a Capena (RM), Pozzaglia Sabina (RI), Foligno (PG), Belmonte Piceno (FM) e Porto San Giorgio (FM) e, dunque, in cinque punti presentanti condizioni parzialmente distinte dal punto di vista socio-linguistico: si pensi, ad esempio, alla differenza fra la varietà di Capena, località di transizione rispetto al resto dell’area mediana e con una situazione sociolinguistica tale per cui il dialetto è ormai in forte regresso, e le altre esaminate in questa sede 4 . L’articolo è strutturato come segue: il §2, ancora di natura in- 2 Da qui in avanti si userà quest’ultima denominazione, abbreviata anche con n . Nel corso del tempo, comunque, sono state diverse le etichette proposte per questo valore di genere: «neoneutro», «neutro romanzo», «neutro centro-meridionale», «neutro collettivo» e «neutro di massa». Ciascuna sottolinea la continuità del neutro con quello latino e, inoltre, alcune di esse (come quella qui adottata) fanno riferimento anche al suo valore semantico (cf. Paciaroni et al. 2013: n90, Paciaroni 2017: 240-41, Loporcaro 2018: 117). 3 I contributi sono numerosi e la questione continua ad essere approfondita; qui menzioniamo Salvioni (1900), Merlo (1906-1907, 1917), Camilli (1929), Contini (1961-1962), Vignuzzi (1988, 1994), Vignuzzi/ Avolio (1994), Lorenzetti (1995: 81-117), Avolio (1996), Haase (2000), Russo (2002, 2009) Sornicola (2010), Paciaroni/ Loporcaro (2010, 2011), Paciaroni (2017: 202s.), Loporcaro (2018), Loporcaro et al. (2021). 4 Di seguito la lista degli informatori: B.A. m 1941, L.M. f 1942 (Capena); E.S. m 1938, M.A. f 1941 (Pozzaglia Sabina); F.B. m 1940, M.B. m 1945 (Foligno); G.M. m 1958, F.G. m 1943 (Belmonte Piceno); G.M. m 1960, A.F. f 1958 (Porto San Giorgio). Nel caso di Pozzaglia Sabina, inoltre, è stato possibile intervistare anche due informatori più giovani: M.C. f 1998 e L.C. m 2006. Per elicitare i dati sono stati somministrati due questionari: uno sulle classi flessive contenente una serie di lessemi, provenienti dalle declinazioni latine e/ o dalle classi flessive dell’italiano standard, accordati con diversi bersagli (non solo l’articolo ma anche dimostrativi, clitici e aggettivi). Il secondo questionario, pensato per la rilevazione del neutro di materia (v. §4), è diviso in due parti; nella prima sono state esaminate la consistenza quantitativa, la produttività lessicale e la tenuta dell’accordo sui diversi bersagli del neutro a partire da una lista di una cinquantina di lessemi caratterizzati dal tratto semantico [numerabile]; nella seconda, invece, si è testata la produttività sintattica di questo valore osservando le modalità di marcamento e/ o ripresa di controllori non canonici e di conversione di altre parti del discorso (Agg → Nome, V → Nome, Avv → Nome). 47 DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana troduttiva, dà conto dello strumentario analitico di cui questo lavoro si avvale e presenta in modo essenziale le caratteristiche del neutro di materia in area mediana di contro alle sue manifestazioni più tipiche nelle varietà alto-meridionali. Nel §3 si riportano i dati relativi al vocalismo atono finale e nello specifico alla fenomenologia connessa alla distinzione -/ o/ ≠ -/ u/ , che in area mediana veicola l’opposizione fra neutro e maschile, mentre nel §4 si descrive il comportamento del neutro in tutte le sue manifestazioni morfosintattiche. Al §5, infine, si offrono alcune considerazioni conclusive. 2. Strumenti analitici Seguendo la linea degli studi più recenti sul genere grammaticale in ambito italoromanzo (p.es. Paciaroni et al. 2013, Loporcaro/ Pedrazzoli 2016, Paciaroni 2017: 202s., Loporcaro et al. 2021), si adottano anche qui i seguenti concetti: (1) a. Genere grammaticale: «Genders are classes of nouns reflected in the behavior of associated words» (Hockett 1958: 231, cit. in Corbett 1991: 1). b. Accordo: «Systematic covariance between a semantic or formal property of one element and a formal property of another» (Steele 1978: 610). c. Genere del controllore e del bersaglio: «We should […] differentiate controller genders, the genders into which nouns are divided, from target genders, the genders which are marked on adjectives, verbs and so on» (Corbett 1991: 151). d. Classe flessiva: «An inflectional class is a set of lexemes whose members each select the same set of inflectional realizations» (Aronoff 1994: 182). In base a queste definizioni, la situazione in area mediana è rappresentabile come segue, a partire dall’esempio del dialetto di Ascrea (RI) registrato da Fanti (1938-1940; n = neutro, m = maschile, f = femminile, a = neutro alternante) 5 : (2) Singolare Plurale Ascrea (Fanti 1938-1940) n (l)o ˈpjummu ‘il piombo’ m (l)u ˈgattu (l)i ˈgatti ‘il gatto/ i gatti’ 5 Con neutro alternante si intende un genere che non possiede forme di accordo dedicate ma sincretiche al singolare con il maschile e al plurale con il femminile ed è, dunque, un genere del controllore ma non del bersaglio (v. 1c). Per una trattazione ampia e specifica sull’argomento, non sintetizzabile in poche righe di nota, si vedano p.es. Loporcaro/ Paciaroni (2011) e Loporcaro (2018). 48 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 f (l)a ˈmojje (l)e ˈmujji ‘la moglie/ le mogli’ a (l)u ˈlabberu (l)e ˈlabbera ‘il labbro/ le labbra’ Riguardo al neutro alternante, di cui in questa sede non ci occuperemo, va almeno detto che in area mediana così come nell’italiano standard ricorre per un numero decisamente esiguo di sostantivi (circa due dozzine) e pertanto viene considerato un genere «senza quorum » (cf. Paciaroni et al. 2013: 93) ossia una categoria «which comprise[s] a small number of nouns, and whose agreements can be readily specified as an unusual combination of forms available for agreement with nouns with the normal gender values» (Corbett 2012: 84; cf. anche Corbett 1991: 170-75). Il neutro di materia, invece, si presenta come un genere distinto dal maschile e dal femminile e, come si accennava in apertura, è diffuso nelle aree alto-meridionale e mediana. Nella prima, dove è avvenuta la neutralizzazione delle vocali finali in -/ ə/ , la distinzione si manifesta a partire dall’articolo determinativo e in alcune varietà è veicolata dalla diversa costituzione segmentale di questo rispetto al maschile oltre che dalla sua capacità di innescare il RF (p.es. Andria: [rə ˈttu e skə] ‘il ( n ) veleno’ ≠ [u ˈpu e rkə] ‘il ( m ) maiale’; v. Merlo 1917: 93-97); in altre varietà, dove ricorrono delle forme omofone per maschile e neutro, è affidata, invece, al solo raddoppiamento fonosintattico (Mattinata: [(l)u llattə] ‘il ( n ) latte’ ≠ [(l)u fuəkə] ‘il ( m ) fuoco’; v. Loporcaro 2021: 160) 6 . In area mediana, infine, l’opposizione è segnalata solo dal mantenimento dell’opposizione -/ u/ ≠ -/ o/ , p.es. Ascrea: [lo ˈpjummu] ‘il ( n ) grano’ ≠ [lu ˈɡattu] ‘il ( m ) gatto’ (Fanti 1938-1940). Di norma, il marcamento della distinzione n ≠ m si limita ai contesti etimologici dell’articolo determinativo, dei dimostrativi e del clitico oggetto diretto (OD) di III persona singolare; esistono casi, come quello eccezionale del maceratese, in cui tale distinzione si è ampliata tramite l’estensione analogica della -/ o/ dei determinanti anche ai sostantivi, agli aggettivi e ai participi creando «a systematic signalling of overt gender through the two distinct inflectional classes that arose from Latin declension» (v. Loporcaro 2018: 136; cf. Paciaroni 2017: 264). In altre parole, in area mediana si possono incontrare varietà conservative in cui l’opposizione n ≠ m è limitata ai contesti etimologici (come a Rieti o ad Ascrea, entrambe sabine; v. Campanelli 1896, Fanti 1938-1940, cf. Giammarco 1970: 436) e varietà più innovative in cui si è verificata l’estensione ad altri bersagli (come a Macerata, v. Paciaroni 2017). Fra questi due poli si collocano una serie di dialetti in cui la distinzione -/ u/ vs. -/ o/ non è più così netta, per via dell’abbassamento -/ u/ > -/ o/ dovuto all’armonia vocalica «cervarola» (v. oltre) o a fatti 6 Alla base dell’opposizione ci sono le forme latine * illoc (per Lüdtke illuD , ma cf. Loporcaro/ Paciaroni 2010: 498) e illum da cui rispettivamente hanno origine l’articolo determinativo del neutro e del maschile (v. Merlo 1906-1907; cf. anche Loporcaro/ Paciaroni 2011: 419s. per il quadro in diacronia). Il RF del neutro è causato dall’assimilazione di c in * illoc , mentre la m di illum è scomparsa molto presto senza lasciare tracce. In area mediana, tuttavia, il RF è scarsamente attivo (v. Loporcaro 1997, Paciaroni 2017) e non compare in questo contesto. 49 DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana coarticolatori correlati a diverse condizioni diafasiche (v. almeno Merlo 1922, 1930, Paciaroni 2009, Schirru 2012; cf. §3). La situazione è schematizzata così da Loporcaro (2018: 138); vedremo poi qual è il comportamento dei dialetti presi in esame in questo studio (v. §3): (3) a. Art. det. b. Dim. c. Clit.OD d. Ptcp. e. Agg. f. Nome I. Macerata -/ u/ ≠ -/ o/ II. San Severino Armonia vocalica [u/ o] III. Matelica Variazione libera [u ʊ o] IV. Rieti Realizzazione categorica di [u] (Tabella da Loporcaro 2018: 138) Va aggiunto, inoltre, che l’opposizione fra neutro di materia e maschile ha delle implicazioni semantiche: «al neutro sono assegnati i nomi non numerabili (designanti la materia indeterminata e presa in generale), al maschile i nomi numerabili (che designano la materia attualizzata)» (Paciaroni et al. 2013: 91; cf. Contini 1961- 1962: 366), per quanto «non tutti i nomi di materia […] siano neutri, giacché se ne contano ab antiquo anche nel maschile, nel femminile e nel genere alternante» (Loporcaro et al. 2021: 79). Proprio a proposito di numerabilità e non numerabilità vanno menzionate le due diverse interpretazioni del neutro in termini di genere grammaticale o di sottoclasse del maschile semanticamente caratterizzata dalla non numerabilità (v. Hall 1968: 480, Penny 1994: 273, Maiden 1997: 73-74, Ledgeway 2009: 150). Diversi sono gli argomenti utilizzabili a favore della prima concezione (per un quadro generale cf. Loporcaro 2018: 146-47): anzitutto, lo si è detto poco sopra, se è vero che tutti i nomi assegnati al n sono [-numerabili] è altrettanto vero che non tutti i nomi collettivi sono assegnati ad esso. In agnonese (IS), per esempio, abbiamo: [lə cummə] ‘il piombo’ n ≠ [ru fo i ̯ kə] ‘il fuoco’ m ≠ [la faro i ̯ nə] ‘la farina’ f . Ancora, un altro tratto che suffraga la prima interpretazione a scapito della seconda è la scoperta dell’instaurazione dell’opposizione n ≠ m anche nel sistema dell’articolo indeterminativo per analogia con il determinativo (Loporcaro 2018: 150): la definizione dei nomi appartenenti al neutro in termini puramente semantici, come [-numerabili], è infatti inconciliabile con la presenza dell’articolo indeterminativo «except if they are forced into sortal or packaging readings with ‹universal-sorter/ packager› effect» (v. Loporcaro 2018: 149) al punto che «la compatibilità con tale articolo è utilizzata come tratto definitorio della numerabilità, data una visione ‹con- 50 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 testuale› della distinzione [±numerabile]» (v. Loporcaro/ Faraoni 2022) 7 . Se sono quindi possibili realizzazioni quali agn. [nə vo i ̯ nə d ačo i ̯ tə] ‘un vino inacidito’ ( n ) ≠ [nu/ *nə kuo̯nə/ kafé] ‘un cane( m )/ caffè ( m )’, allora un’analisi esclusivamente semantica del tratto risulta poco efficace. L’agnonese non è l’unica varietà in cui ricorre un’innovazione di questo tipo 8 , presente, per l’appunto, anche a Macerata, Fara Sabina (RI) 9 , Roiate (RM) e a Mattinata (FG). Se ne riscontrano dei residui in locuzioni fissate (in genere quantificatori complessi come un sacco / un po’ ecc.) a Fondi (LT), Roccascalegna (CH), Castelvetere in Val Fortore (BN), Spinazzola (BT), Mola di Bari (BA) e Molfetta (BA) (v. Loporcaro 2018a: 159; cf. Brasile 2021: 84, Loporcaro et al. 2021: 67 N17, Lucantoni 2019: 72, Manzari 2019: 60). Come vedremo in seguito, anche nei dialetti presi qui in esame il neutro presenta una forma di articolo indeterminativo diversa da quella del maschile (v. §3.1). Fatte queste premesse, va detto che il neutro di materia, seguendo una deriva plurisecolare che interessa tutto l’ambito romanzo, sta attraversando un processo di progressiva erosione osservabile sia sul piano del lessico, se si guarda alla consistenza quantitativa di questo valore di genere e alla sua produttività ossia alla capacità di accogliere prestiti, che della morfosintassi, ovvero tenendo conto del comportamento delle parole associate al sostantivo neutro nonché della possibilità, ereditata dal latino, di marcare l’accordo con controllori frasali e pronomi indefiniti, p.es. mac.: [a mme a gghjì a lu mare no mm=è pjaciuto ( PtcP . n .) ma i ̯ ] ‘andare al mare non mi è mai piaciuto’ (Paciaroni 2017: 248). Nei prossimi paragrafi, si cercherà di illustrare le diverse strade che può percorrere il mutamento in area mediana tenendo in considerazione le diverse dimensioni sulle quali è osservabile. 3. La distinzione -/ o/ ≠ -/ u/ e il marcamento dell’opposizione m ≠ n Nel paragrafo precedente si è messa in luce l’importanza della distinzione -/ u/ vs. -/ o/ , in quanto unico elemento che marca l’opposizione m ≠ n nei dialetti mediani. Il primo a rilevare l’importanza di questo tratto considerandolo come essenziale per la definizione dell’area mediana era stato Merlo (1920), ma rispetto ai dati primonovecenteschi le cose sono cambiate: l’opposizione non è più così salda come in passato e, anzi, a seconda della zona il trattamento di essa assieme alle sue ripercussioni 7 Sulla questione si rimanda, fra gli altri, a Allan (1980), Chierchia (2010), Joosten (2003), Pellettier (1975, 2012). Per qualche esempio, cf. anche Loporcaro (2018: 149). 8 Non è detto che l’innovazione ricorra stabilmente nel sistema: Loporcaro (2018: 150) registra anche per Agnone oscillazioni per nu ( m ) e nə ( n ) a seconda degli informatori e del loro retroterra linguistico (rurale o meno). 9 In questi due dialetti, per la verità, in sincronia la presenza dell’articolo indeterminativo n (mac. [no], far. [(u)no]) è condizionata: appare solo nei casi in cui sia seguito da / s/ + consonante, i soli che consentono il ricorso alla forma forte dell’articolo determinativo (v. Paciaroni 2017: §7.4.1, Lucantoni 2019: 72). 51 DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana sulla morfologia nominale variano. D’Achille (2002: 522) ad esempio, per i dialetti del Lazio, nota come il fenomeno sia «oggi in realtà meno netto, con generalizzazioni dell’una o dell’altra vocale, a seconda della prevalenza di spinte analogiche endogene sul piano fonetico o morfologico o dell’influsso esogeno dell’italiano e/ o del romanesco» (cf. anche Giammarco 1970: 435). Le cause del mutamento u > o sono quindi diverse: oltre all’estensione analogica di o a partire dai determinanti, un’altra causa può essere l’armonia vocalica innescata dalla vocale tonica media [ˈfriddu] ‘freddo’ ≠ [ˈtempo] ‘tempo’. Tale fenomeno, dapprima registrato a Cervara di Roma, si ritrova nel Lazio ad Arcinazzo, Roiate, Vallepietra (Merlo 1922, Orlandi 2000) e nella Valle dell’Aniene fino arrivare a Carsòli, punta estrema meridionale della Sabina (Merlo 1922, 1930, Schirru 2012) 10 ; in Abruzzo si registra a Poggio di Roio e Piànola (AQ) (Avolio 2009: 13 nota 34; 111-12) e nelle Marche a San Severino (MC) (Camilli 1929, Paciaroni/ Loporcaro 2010). Ancora, in altri punti quali, ad es., Matelica (Paciaroni 2009), i Castelli Romani (Lorenzetti 1993, 1995) o il Cicolano (Giammarco 1970: 435), si ha una estrema variabilità nelle realizzazioni di -/ u/ resa come [u ʊ o]. Nel caso del matelicese, l’analisi acustica di Paciaroni (2009) ha dimostrato che il fenomeno è di natura coarticolatoria ed è condizionato dalla tipologia di parlato: -/ u/ si realizza come -[o] nelle sole parole lessicali a meno che esse non siano in isolamento, dove si mantiene il timbro originario. Non avendo ripercussioni sul sistema, il fenomeno «non è accessibile alla coscienza metalinguistica del parlante» (ivi: 177) 11 . I dati raccolti sia a Capena che a Pozzaglia, l’una poco distante da Roma e l’altra sita nella provincia reatina a ridosso del confine abruzzese 12 , restituiscono un quadro simile a quello descritto sopra per il Cicolano, i Castelli e il matelicese 13 . In entrambi i dialetti a -/ u/ fonologica di sostantivi, aggettivi e participi, chiaramente percepibile quando i lessemi sono in isolamento, corrispondono [u ʊ o] fonetiche. Di seguito si riporta qualche esempio dai test condotti sulle forme con ō / ŏ e ŭ : 10 Sulla base dei dati dell’ALI, Capotosto (2011: 282) registra l’armonia vocalica, ancora incipiente, anche a Borgorose, nella periferia meridionale del Cicolano. 11 Questa variazione, secondo Paciaroni (2009), potrebbe rispecchiare una tappa intermedia tra il vocalismo atono mediano e quello con armonia vocalica presente in diversi punti dell’area mediana spesso, peraltro, geograficamente prossimi a zone in cui il sistema presenta il vocalismo atono finale a quattro uscite con u , o > o . 12 Dal punto di vista linguistico Capena è inquadrabile nell’area IIIA dell’Italia mediana nella Carta di Pellegrini e si posiziona sull’isoglossa 20, che fa riferimento alla posposizione del pronome possessivo ([er ˈkane mio] ‘il mio cane’). Il dato è confermato anche dal lavoro più recente di Loporcaro/ Paciaroni (2016), dalla cui carta emerge la posizione di Capena proprio a cavallo delle isoglosse 6 e 9, relative all’opposizione -/ u/ vs. -/ o/ finale e alla sonorizzazione postnasale. Data la sua particolare posizione geolinguistica e dal momento che presenta influenze sia dai dialetti mediani propriamente detti che da quelli peri-mediani nonché dal romanesco, quella di Capena può essere considerata una varietà «di transizione». 13 Lo stesso è documentato, inoltre, anche per Carsòli (AQ), a circa 20 km da Pozzaglia (Avolio 2009: 13 N34). 52 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 (4) Esiti di -Ō/ Ŏ 14 a. capenese b. pozzagliese i. Pronome I sing.: [io] ‘io’ [io] ‘io’ ii. Pres. ind. I sing.: [ˈbevo] ‘bevo’, [ˈɛsko] ‘esco’ [ˈbevo] ‘bevo’, [ˈɛʃʃo] ‘esco’ [ˈkanto] ‘canto’, [koˈnozko] ‘conosco’, [ˈvɔjjo] ‘voglio’, [ˈcudo] ‘chiudo’ [ˈkanto] ‘canto’, [koˈnozko] ‘conosco’, [ˈvɔjjo] ‘voglio’, [ˈcudo] ‘chiudo’ iii. Avverbi: [ˈkwanno] ‘quando’ [ˈkwanno] ‘quando’ iv. Sostantivi: [ˈladro] ‘ladro’, [ˈɔmo] ‘uomo’, [ˈsartu] ‘sarto’, [ˈdrago] ‘drago’ [ˈladro] ‘ladro’, [ˈɔmo] ‘uomo’, [ˈsarto] ‘sarto’, [ˈdrago] ‘drago’ (5) Esiti di -Ŭ a. capenese b. pozzagliese i. Participi: [u diaˈlɛttu ɛ kkaɱˈbjatu] ‘il dialetto è cambiato’, [u tratˈtore s ɛ ˈrotto] ‘il trattore si è rotto’ [kwist ˈossu s ɛ ˈrottu] ‘quest’ osso si è rotto’, [lu ˈlabbru s ɛ spakˈkato] ‘il labbro si è spaccato’ ii. Aggettivi: [u preˈtʃuttu ˈbbɔnu] ‘il prosciutto buono’, [u preˈtʃuttu ˈfino] ‘il prosciutto fino’ [lu ˈprete ˈbbonu] ‘il prete buono’, [stu ˈkane ɛ ˈbbello] ‘questo cane è bello’ iii. Sostantivi: [l ˈɔvu ˈbbɔnu] ‘l’uovo buono’, [lu ˈkarro ˈɡrɔssu] ‘il carro grande’ [lu kaˈvallu ˈneru] ‘il cavallo nero’, [lu ˈɱbaʃto ɛ ˈpprontu] ‘l’impasto è pronto’ Sia in capenese che in pozzagliese le stesse forme con ŭ , in isolamento, recano solo -/ u/ e le alternative in o vengono reputate come agrammaticali dai parlanti, per cui abbiamo, ad es., / lu ˈkarru, *-o/ ‘il carro’, / lu ˈɱbastu, *-o/ ‘l’impasto’ ecc. Si è detto che nel caso dei determinanti l’opposizione -/ o/ vs. -/ u/ (e quindi la distinzione n ≠ m ) permane. Questo è vero per l’articolo determinativo (6a) ma per ciò che riguarda i dimostrativi e il clitico OD di III persona (6 b-c) è necessario approfondire 15 : 14 Eccetto il caso capenese di sartu (4a, iv), altrove -Ō/ Ŏ > o . 15 Occorre fare alcune precisazioni sul sistema dell’articolo determinativo del capenese, dato lo status di varietà di «transizione» fra il tipo mediano e quello romanesco di questo dialetto (v. N11). Si 53 DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana (6) -/ o/ ≠ -/ u/ sui determinanti a. Articolo determinativo: i. [lu kaˈvallu] ≠ [lo ˈfɛrro] (cap.) Def . m . Sg . Def . n . ‘il cavallo ’ ≠ ‘il ferro’ ii. [lu kaˈvallu] ≠ [lo ˈfɛle]. (pozz.) Def . m . Sg . Def . n . ‘il cavallo’ ≠ ‘il fiele’ b. Dimostrativo: i. [ŋ ˈɡrano kome ˈkkwesto non tse ˈtrɔva n ˈdʒiro] (cap.) grano( n ) dim . prox . n ‘un grano come questo non si trova ovunque’. ii. [stu ˈ pupo sta dda ˈsolu| ddo sta la ˈmamma] Dim . Prox . m . Sg . ‘questo bambino è da solo, dov’è la madre? ’. iii. [ŋ ˈkane ˈkome ˈkkwestu m pɔ ffa dda ˈgwardja] Dim . Prox . m . Sg . ‘un cane come questo non può fare da guardia’. iv. [ˈkwello ɛ ŋ ˈkane ˈprɔpju ˈbbɔnu] ⟨ Dim . DiSt . n .⟩ cane( m . sg .) ‘quello è un cane proprio buono’. registra, infatti, la presenza di due forme dell’art. det. maschile in posizione preconsonantica: una è quella forte diffusa in area mediana ( lu ) e una è quella debole er , tipica del romanesco (cf. p.es. Trifone 1992: 66-67, Cristelli/ Wild in prep.), riscontrata con meno frequenza nel corso dell’inchiesta e mai prima di nessi eterosillabici. Il fatto non è strano: il modello del romanesco è ormai presente in tutto il Lazio da tempo (cf. Trifone 1992: 78s., Lorenzetti 1995: 2s., D’Achille 2002: 516s.) e agisce «sia come tramite del processo di italianizzazione, sia come causa di evoluzioni e mutamenti che si possono considerare interni al livello dialettale» (Lorenzetti 1995: 2). La selezione di er accanto a quella di lu può dunque essere interpretata in due modi: o come compresenza di due forme entro il repertorio linguistico capenese oppure come frutto di un’evoluzione interna al sistema di quest’ultimo, che ha portato a sovrabbondanza entro questa cella paradigmatica dell’articolo determinativo. Anche per i Castelli Romani, che presentano una situazione linguistica assai varia pure a causa dello stretto contatto con Roma, Trifone (1992: 81) descrive un quadro simile a proposito dell’articolo determinativo (cf. anche AIS carta 1097 e Lorenzetti 1995). Per quanto riguarda la forma lo , si potrebbe considerare come frutto dell’influsso delle varietà peri-mediane nelle quali la distinzione fra u e o finali non sussiste. Se le cose stessero così, allora, si tratterebbe solo di una forma del maschile in variazione con lu e er entro il continuum del capenese; tuttavia, nel corso dell’inchiesta [(l)o] è stato selezionato solo in presenza di sostantivi [-numerabili] e, inoltre, gli informatori hanno considerato agrammaticali forme quali *[u ˈpane], *[u ˈfɛrro], *[u ˈsjɛro] di contro a [o ˈpane], [o ˈfɛrro], [o ˈsjɛro] ‘il pane, il ferro, il siero’. Per questi motivi è ragionevole ritenere che si abbia effettivamente a che fare con un articolo determinativo neutro presente entro il sistema. 54 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 v. [un ˈrano ˈkome ˈvvesto ɛ ˈprɔpjo ˈbbonu] (pozz.) grano( n ) dim . prox . n ‘il grano come questo è buono (di buona qualità)’. vi. [ˈkwistu ɛ nu muˈnellu ˈbravu] Dim . Prox . m . Sg . bambino( m . sg .) ‘questo è un bambino bravo’. vii. [ˈkwisto ɛ ŋ ˈkane ˈprɔpju ˈbbonu] Dim . Prox . m . Sg . cane( m . sg .) ‘questo è un cane proprio buono’. c. Clitico OD III sing.: i. [o ˈmɛle no llo ˈmaɲɲo] (cap.) Def . n . Do .3 n . ‘il miele non lo mangio’. ii. [o ˈpane no mme va mmo de maɲˈɲa=llo] Def . n . mangiare= Do .3. n . ‘il pane ora non mi va di mangiarlo’. iii. [a ttoˈmasso nu llu veˈdevo da ɱ pɔ] Tommaso( m ) do .3 m . sg . ‘Tommaso non lo vedevo da un po’ di tempo’. iv. [u ˈkammjʊ nun je la ˈfɔ a porˈta=llo] Def . m . Sg . portare=lo ‘il camion non lo so portare’. v. [ʧe lu piˈamo stu kaˈffɛ ke no llo ˈpijjo da sta mmaˈt̬ina] Do .3 m . Sg . Dim . Prox . m . Sg . ⟨ Do .3 n .⟩ ‘ce lo prendiamo questo caffè, che non lo bevo da questa mattina? ’. vi. [lo voˈlete lo ˈmɛle] (pozz.) ⟨ Do .3 n .⟩ Def . n . ‘lo volete il miele? ’. vii. [lu muˈnellu lu aˈvevo] art . Def . m . Sg . Do .3 m . Sg [ˈvistu ke ˈstava a ddʒoˈka ˈffɔri ma mo no llo ˈvedo] ⟨ Do .3 n .⟩ ‘il bambino lo avevo visto giocare fuori ma ora non lo vedo’. 55 DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana viii. [io ˈprima tʃ aˈvevo uŋ ˈkane e llo porˈtavo ˈzɛmpre ˈalle ˈprata] inDf . m . Sg ⟨ Do .3 n .⟩ ‘prima avevo un cane e lo portavo sempre alle Prata’ 16 . Come mostrano i dati, in capenese la realizzazione fonetica piuttosto varia di -/ u/ ha cominciato a intaccare anche il sistema dei dimostrativi (6b i-iv) e del clitico (6c i-v) mettendo in crisi l’opposizione fra maschile e neutro in assenza di altri elementi quali l’allomorfia radicale dovuta a metafonesi o il raddoppiamento fonosintattico a garantirla, tant’è che in 6b (iv) e in 6c (iv-v) si è preferito riportare l’etichetta del dimostrativo e del clitico fra parentesi uncinate proprio per indicare la variazione e i problemi che ne derivano sul piano morfosintattico (cf. §4.1). Anche in pozzagliese, le realizzazioni della forma maschile del dimostrativo (6b, vi-vii) e del clitico OD (6c, vii-viii) oscillano fra -[u] e -[o] ma nel primo caso ciò non impedisce di riconoscere l’opposizione m ≠ n grazie alla metafonesi nel maschile (p.es., [kwillu] m ≠ [kwello] n ‘quello’; cf., però, §4.1); nel secondo caso, invece, si presentano le medesime condizioni del capenese (6c vii-viii). Mentre in questi dialetti si ha un quadro di variazione (con una polarizzazione verso o a scapito di u ), nei dialetti del Fermano che sono stati indagati la -/ o/ dell’articolo determinativo, dei dimostrativi e del clitico si è estesa alle altre parole associate marcando l’opposizione m ≠ n anche su sostantivi, aggettivi e participi 17 . 16 Il plurale prata non fa parte delle due dozzine di nomi con accordo alternante dell’italiano standard (dove abbiamo il prato / i prati ). Quella con il plurale in a è la forma etimologica del sostantivo (lat. prātum , i , pl. Prata ) evidentemente conservata in questa varietà tanto nei toponimi ( Le Prata sono dei campi fra Montorio in Valle e Pozzaglia) quanto nel lessico. La forma, comunque, pur non trovandosi nell’italiano odierno era ben attestata in quello antico e in diversi volgari, fra cui il romanesco del XV secolo (v. Trifone 1990: 439). 17 Si sono prese in considerazione le varietà di Belmonte Piceno e Porto San Giorgio, entrambe appartenenti al gruppo marchigiano secondo la classificazione di Pellegrini (1977); cf. anche Loporcaro/ Paciaroni (2016). I comuni della Marca fermana, come quelli del Maceratese, risultano particolarmente compatti e omogenei dal punto di vista linguistico (Balducci 1986: 28; cf. Paciaroni 2017) ma va ricordato che i dialetti costieri, per influsso dell’anconetano e dello standard, presentano (e presentavano già nel secolo scorso) delle condizioni parzialmente diverse: nell’area che va da Portorecanati a Civitanova Marche, infatti, l’opposizione -/ o/ ≠ -/ u/ non è più così marcata come in passato e a ciò si aggiunge anche la scomparsa (o l’indebolimento) della metafonesi innescata proprio da quest’ultima vocale (v. Mengel 1936: 20, Balducci 1986: 30; cf. anche Parrino 1956/ 1996). Anche il dialetto di Porto San Giorgio, pur trovandosi tale località sotto il confine segnato da Civitanova Marche, si allinea parzialmente al quadro descritto dal momento che, a differenza di quanto avviene in belmontese, qui la metafonesi risulta meno stabile specie se innescata da -/ u/ . Si ha, p.es., [ˈkwistu] ‘questo’, [ˈkwillu] ‘quello’, [ˈveccu] ‘vecchio’, [ˈruʃʃu] ‘rosso’ ma anche [ˈkwellu] ‘quello’, [ˈvɔnu] ‘buono’, [ˈneru] ‘nero’ (di contro al belm. [ˈkwistu], [ˈkwillu], [ˈvonu], [ˈneru]). Che il fenomeno sia instabile in quest’area, comunque, non stupisce: già per il maceratese è stato rilevato che la metafonesi non è più sincronicamente operante e mostra, anzi, segni di cedimento specie nelle generazioni più giovani (v. Paciaroni 2017: 37-38). 56 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 (7) Estensione di o ai contesti non etimologici in belmontese e sangiorgese 18 a. Sostantivi: m [lu kaˈvallu] ‘il cavallo’, [lu skuˈpikkju] ‘il bicchierino’, (sang.) [lu ˈfuŋgu] ‘il fungo’, [lu fraˈtɛllu] ‘il fratello’, [lu ˈʃposu] ‘lo sposo’. n [lo ˈkaʃo] ‘il formaggio’, [lo vaˈsiliko] ‘il basilico’, [lo ˈtsukkero] ‘lo zucchero’, [lo ˈfɛrro] ‘il ferro’, [lo ˈmoʃto] ‘il mosto’. m [lu kaˈvallu] ‘il cavallo’, [lu ˈditu] ‘il dito’, [lu ˈfuŋgu] ‘il fungo’, (belm.) [lu fraˈtellu] ‘il fratello’, [lu ˈkoku] ‘il cuoco’. n [lo ˈkaʃo] ‘il formaggio’, [lo vaˈsilloko] ‘il basilico’, [lo ˈtsukkero] ‘lo zucchero’, [lo ˈfɛrro] ‘il ferro’, [lo ˈmosto] ‘il mosto’. b. Aggettivi: i. [l ˈarburu ˈsekku] ≠ [lo pretˈtsemolo ˈsekko] (sang.) Def . m . Sg . aDJ . m . Sg . Def . n . aDJ . n . ‘l’ albero secco’ ≠ ‘il prezzemolo secco’. ii. [lu ˈɔmu ˈveccu] ≠ [lo ˈfɛrro ˈvɛcco] (belm.) Def . m . Sg . aDJ . m . Sg . Def . n . aDJ . n . ‘l’uomo anziano’ ≠ ‘il ferro vecchio’. c. Participi 19 : i. [ˈpɛppe ɛ ˈjjitu a ffiˈni ˈmale] ≠ [lo ˈvi ɛ ffiˈnito] (sang.) m . andare( PtcP . m . Sg .) Def . n , finire( PtcP . n ) ‘Peppe è finito male’ ≠ ‘il ( art . Def . n .) vino è finito’. ii. [lu ˈnodu s ɛ ˈʃʃotu] ≠ [lo ˈlardo s ɛ ˈʃʃɔto] (belm.) Def . m . Sg . sciogliere( PtcP . m . Sg .) Def . n . sciogliere( ptcp . n .) ‘il nodo si è sciolto’ ≠ ‘il lardo si è sciolto’. L’estensione di o finale arriva, in queste due varietà, sino all’articolo indeterminativo creando anche qui una distinzione rispetto al maschile. Già s’è detto che la presenza di forme neutre in questo caso, oltre a essere poco comune, costituisce anche una prova importante per l’interpretazione della distinzione fra neutro e maschile in termini di opposizione di genere (v. §2). L’occorrenza dell’articolo [no] ‘uno’ è, in parte, regolata come a Fara Sabina (RI, v. Lucantoni 2019: 101s.) e in maceratese, dove «some (…) speakers have this contrast [tra neutro e maschile singolare] (…), observed only with nouns with initial heterosyllabic consonant clusters» (v. Loporcaro/ Paciaroni 2016: 235; cf. N8). In effetti, in caso di nomi neutri inizianti con nessi eterosillabici anche nei due dialetti del Fermano si seleziona [no], p.es.: belm./ sang.: [no ˈʃpɔr- 18 L’estensione di o a sostantivi, aggettivi e participi è accompagnata dalla selezione della variante non metafonetica della radice per cui si ha, ad. es., [lu ˈferru] ‘il ( m ) ferro’ accanto a [lo ˈfɛrro] ‘il ( n ) ferro’. Lo stesso si verifica in altri punti dell’area mediana (cf. Loporcaro/ Paciaroni 2016: 233-34). 19 Per testare questo aspetto si è scelto di utilizzare gli stessi esempi proposti in alcuni lavori sul maceratese come p.es. Loporcaro/ Paciaroni (2010). 57 DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana te] ‘uno ( n ) sport’, [no ˈʃtrutto] ‘uno ( n ) strutto’ ≠ [nu ʃtuˈfatu] ‘uno ( m ) stufato’, [nu ˈʃtomiku] ‘uno ( m ) stomaco’. Si è però registrata la ricorrenza di questa forma dell’articolo anche con alcuni nomi comincianti con vocale semplice (seppure in alternanza con [(u)n], sincretico con il maschile) come accade in agnonese (v. §3 e N7): (8) Variazione dell’articolo indeterminativo con sostantivi neutri i. [uɱ ˈvi ˈkkome ˈkkwesto n dze ˈt̬rɔa n ˈdʒiru] (belm.) inDf . m / n Dim . Prox . n ‘un vino come questo non si trova in giro’. ii. [no ˈvi ˈkkome ˈkkwesto n ˈdʒiro nun dʒi sta] inDf . n Dim . Prox . n ‘un vino come questo non si trova in giro’. iii. [u ˈlleɲɲo kuˈʃi ɛ ˈvɔno] art . inDf . m / n ‘un legno così è buono’. iv. [no ˈleɲɲo kuˈʃi ɛ ˈkkaro] inDf . n . ‘un legno così è caro’. v. [no ˈvurro koˈʃi ˈbbɔno lo fa ˈsolo i mmonˈdaɲɲa] (sang.) inDf . n . ‘un burro così buono lo fanno solo in montagna’. vi. [ɱ ˈvurro ˈkome ˈkkwesto non ˈdzi ˈt̬rɔva i ˈɲɲeru] inDf . m / n ‘un burro come questo non si trova in giro’. vii. [no ˈleɲɲo koˈʃi ˈkkaro no ll ˈɛro ˈmai t̬roˈvado] inDf . n . ‘un legno così costoso non l’avevo mai trovato’. viii. [no ˈvi koˈʃi n dze ˈtrɔa] inDf . n . ‘un vino così non si trova’. A Foligno, infine, la situazione è piuttosto conservativa: la distinzione fonologica -/ u/ vs. -/ o/ è limitata ai contesti etimologici mentre si ha categoricamente -/ u/ sul sostantivo, l’aggettivo, il participio e l’articolo indeterminativo così come era nel reatino di un secolo fa (v. Campanelli 1896). Anche in questo caso, tuttavia, si è potuto notare l’abbassamento sporadico della u ad o , come peraltro aveva già registrato Moretti 58 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 (1987: 107-09) negli aggettivi, p.es. crudo , ummro ‘umbro’, e in alcuni sostantivi preceduti da lo , p.es. lu caciu / lo cacio , lu fiénu / lo fiéno (v. Moretti 1987: 95; ma v. §3.1.). (9) Esiti di -Ō/ Ŏ nel folignate urbano i. Sostantivi: [ˈdrago] ‘drago’, [ˈɔmo/ -e] ‘uomo’, [ˈsartu] ‘sarto’, [ˈladru] ‘ladro’, [ˈmarmu] ‘marmo’; ii. Pronome I pers. sing.: [ˈio] ‘io’; iii. Avverbi: [ˈkwanno] ‘quando’; iv. Indicativo presente I pers. sing.: [ˈbɛo] ‘bevo’, [ˈkanto] ‘canto’, [ˈdiko] ‘dico’, [ˈɛsko] ‘esco’, [ˈmaɲɲo] ‘mangio’, [ˈmetto] ‘metto’, [ˈpɔsso] ‘posso’, [ˈspeŋgo] ‘spengo’, [ˈtrɔvo] ‘trovo’, [ˈvɔjjo] ‘voglio’, [ˈvado] ‘vado’, [ˈvedo] ‘vedo’. (10) Esiti di -Ŭ nel folignate urbano i. Participi: [ˈkottu] ‘cotto’, [kumˈpratu] ‘comprato’, [ˈfattu] ‘fatto’, [fiˈnitu] ‘finito’, [ˈgitu] ‘andato’, [maɲˈɲatu] ‘mangiato’, [okkuˈpatu] ‘occupato’, [piˈatu/ -o] ‘preso’, [ˈruttu/ -o] ‘rotto’, [venˈnutu] ‘venduto’; ii. Aggettivi: [ˈbonu] ‘buono’, [ˈbrau] ‘bravo’, [katˈtivu/ -o] ‘cattivo’, [ˈkallu] ‘caldo’, [ˈfriddu/ -o] ‘freddo’, [ˈgrossu] ‘grande’, [ˈnou] ‘nuovo’, [ˈskuru] ‘scuro’, [ˈveccu] ‘vecchio’, [ˈvotu] ‘vuoto’; iii. Sostantivi: [aˈʃitu/ -o] ‘aceto’, [ˈburru] ‘burro’, [kaˈvallu] ‘cavallo’, [ˈtʃiʃu] ‘cecio’, [fraˈtellu] ‘fratello’, [ˈfuŋgu] ‘fungo’, [ˈoccu] ‘occhio’, [ˈpjummu] ‘piombo’, [ˈsassu] ‘sasso’, [ˈtʃellu] ‘uccello’; iv. Dimostrativi: [ˈkwistu] ‘questo’, [ˈkwillu] ‘quello’, [ˈtiʃtu] ‘codesto’. Come anticipato, v’è una stabilità pressoché completa delle due vocali finali in tutti i contesti, sia in isolamento che entro frase. Ci sono, tuttavia, delle eccezioni: dei sostantivi in 9 (i), infatti, solo il primo mantiene o etimologica, il secondo è in variazione con l’alternativa in e mentre gli altri, per metaplasmo, sono passati a u 20 . 3.1. Estensione di -o alle parole associate fuori dalle Marche S’è detto che i dialetti di Capena, Pozzaglia Sabina e Foligno vedono, in misura più o meno forte, il passaggio u > o che contribuisce all’indebolirsi del marcamento dell’opposizione m ≠ n (cf. §4). Accanto a questo tipo di mutamento corrispondente all’«influsso esogeno dell’italiano e/ o del romanesco» cui fa riferimento D’Achille (2002: 255), è possibile rilevare anche in queste varietà degli esempi dell’estensione della o dovuta all’analogia sintagmatica coi determinanti (D’Achille ibid.; cf. §3). Nel caso delle varietà del Maceratese e del Fermano di cui s’è fatta menzione il fenomeno, pienamente regolare, riguarda tutte le parole lessicali che hanno il genere come categoria 20 La forma ome ‘uomo’ è un caso di metaplasmo. In area mediana (e in Toscana) il passaggio da o / u > e interessa un gruppo di voci quali farre ‘farro’, fume ‘fumo’, lupe ‘lupo’ ecc. diffuse in Sabina e in Umbria (v. Rohlfs 1966-1969/ 2021: §352; cf. anche Fanti 1936-1939: §125, Giammarco 1979: 76, Moretti 1987: 94). 59 DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana inerente o contestuale, mentre nelle varietà che prendiamo qui in esame si riscontra perlopiù con alcuni sostantivi non numerabili che alimentano una sottoclasse flessiva o / Ø, composta solo da neutri 21 . In generale, ciò accade in diverse zone dell’Umbria e del Lazio: ai Castelli Romani (Genzano, Lanuvio, Marino e Grottaferrata; Lorenzetti 1995: 170s.; qualche eccezione anche a Montecompatri, Frascati, Rocca Priora e Colonna, ivi: 177s.), in Umbria sud-orientale a Norcia (Maiden 1991: 160-62, 177-79) e Spoleto (Moretti 1987: 95, Cuzzini Neri/ Gentili 2008), in Sabina a Cantalice (Paiella 1973: 435). Attraverso i dati che riportiamo qui di seguito, relativi alle classi flessive del nome nei nostri dialetti, è possibile osservare in che modo l’estensione di o ai sostantivi nelle varietà non marchigiane. Partiamo dal pozzagliese: (11) Classe Sotto-classe Forme Gen. Esempi Sg. Pl. Sg. Pl. I I A-a A-e F ˈʃkɔla ˈʃkɔle ‘scuola/ scuole’ II IIa A-u A-i M fraˈtellu fraˈtelli ‘fratello/ fratelli’ IIb A-u B-i M aˈmiku aˈmitʃi ‘amico/ amici’ IIc A-u Ø N aˈʃitu Ø ‘aceto’ III IIIa A-o A-i M ˈladro ˈladri ‘ladro/ ladri’ IIIb A-o B-i M ˈɔmo ˈommini ‘uomo/ uomini’ IIIc A-o Ø N ˈrano Ø ‘grano’ IV IVa A-e A-i M, F pekoˈrale pekoˈrali ‘pastore/ pastori’ ˈcave ˈcavi ‘chiave/ chiavi’ IVb A-e B-i M, F ˈprɛte ˈpreti ‘prete/ preti’ ˈmojje ˈmujji ‘moglie/ mogli’ IVc A-e Ø N ˈlatte Ø ‘latte’ V V A-a A-i M, F auˈtiʃta auˈtiʃti ‘autista/ autisti’ ˈvakka ˈvakki ‘mucca/ mucche’ 21 Si preferisce parlare di sottoclasse flessiva nel caso dei neutri in u , e ed o in quanto sono sempre presenti delle classi flessive u / i , e / i , o / i a cui ricondurli. 60 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 VI VIa A-u A-a A ˈlabbru ˈlabbra ‘labbro/ labbra’ VIb A-u B-a A ˈkornu ˈkɔrna ‘corno/ corna’ VII INV Invariabile M, F ʃitˈta ‘città’ re ‘re’ Come si vede dalla tabella, IIc, IIIc (e IVc, e / Ø) accolgono esclusivamente sostantivi neutri. Fanno parte di IIc la maggioranza dei nomi [-numerabili], uscenti in ŭ , fra cui p.es. [aˈʃit̬u] ‘aceto’, [ˈfumu] ‘fumo’, [ˈmuʃtu] ‘mosto’, [ˈpjummu] ‘piombo’, [ˈzeru] ‘siero’ ecc. A IIIc, invece, appartiene un gruppo ristretto di sostantivi [-numerabili] realizzati categoricamente con -/ o/ seppure etimologicamente rechino anch’essi ŭ , p.es. [ˈfjeno] ‘fieno’, [ˈrano] ‘grano’, [ˈɟattʃo] ‘ghiaccio’, [ˈvino] ‘vino’. L’estensione, in questo caso, non si limita al solo sostantivo ma giunge sino agli aggettivi accordati ai nomi neutri in -/ o/ . Possiamo fare un confronto con la situazione del reatino (12a): (12) a. reat.: [lo ˈkaʃu ˈfrisku] Def . n . aDJ . m ./ n . ‘il formaggio fresco’ [nu ˈ inu ˈkome ˈkkweʃto ɛ ˈbbonu] inDf . m ./ n . vino( n ) dim . prox . n . adj . m ./ n . ‘un vino come questo è buono’ b. pozz.: [lo ˈkaʃo ˈfrisko] Def . n . aDJ . n . ‘il formaggio fresco’ [nu ˈvino kome ˈkkweʃto ɛ ˈbbɔno] inDf . m ./ n . Dim . Prox . n . aDJ . n . ‘un vino come questo è buono’ Rimanendo nel Lazio, l’estensione sino all’aggettivo è documentata anche per una sub-area dei Castelli Romani (Genzano, Lanuvio, Marino e Grottaferrata, v. Lorenzetti 1995: 170s.). In capenese, invece, il fenomeno interessa solo il sostantivo. 61 DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana (13) Classe Sotto-classe Forme Gen. Esempi Sg. Pl. Sg. Pl. I I A-a A-e F ˈʃkɔla ˈʃkɔle ‘scuola/ scuole’ II IIa A-u A-i M fratˈɛllu fraˈtɛlli ‘fratello/ fratelli’ IIb A-u B-i M aˈmiku aˈmiʃi ‘amico/ amici’ IIIc A-u Ø N ˈfumu Ø ‘fumo’ III IIIa A-o A-i M ˈladro ˈladri ‘ladro/ ladri’ IIIb A-o B-i M ˈɔmo ˈɔm(m)ini ‘uomo/ uomini’ IIIc A-o Ø N ˈgrano Ø ‘grano’ IV IVa A-e A-i M, F ˈfjore ˈfjori ‘fiore/ fiori’ ˈcave ˈcavi ‘chiave/ chiavi’ IVb A-e Ø N ˈlatte Ø ‘latte’ V V A-a A-i M, F auˈtista auˈtisti ‘autista/ autisti’ ˈala ˈali ‘ala/ ali’ VI VI A-u A-a A ˈlabbru ˈlabbra ‘labbro/ labbra’ VII VII A-u A-e A ˈtʃijju ˈtʃijje ‘ciglio/ ciglia’ VIII INV Invariabile M, F re ‘re’ ʃitˈta ‘città’ Anche in folignate, infine, accanto a una sottoclasse u / Ø piuttosto ampia è possibile riconoscere una sottoclasse o / Ø che ospita alcuni sostantivi [-numerabili] quali, ad es., [ˈkaʃo] ‘formaggio’, [ˈfjeno] ‘fieno’, [ˈfɛrro] ‘ferro’, [ˈvino] ‘vino’, [ˈdzukkero] ‘zucchero’ ecc.: (14) Classe Sotto-classe Forme Gen. Esempi Sg. Pl. Sg. Pl. I I A-a A-e F varˈdaʃʃa varˈdaʃʃe ‘ragazza/ ragazze’ II IIa A-u A-i M kaˈvallu kaˈvalli ‘cavallo/ cavalli’ IIb A-u B-i M aˈmiku aˈmiʃi ‘amico/ amici’ IIc A-u Ø N ˈpjummu Ø ‘piombo’ 62 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 III IIIa A-o B-i M ˈɔmo ˈom(m)ini ‘uomo/ uomini’ IIIb A-o Ø N ˈfɛrro Ø ‘ferro’ IV IVa A-e A-i M ˈfrate ˈfrati ‘frate/ frati’ IVb A-e B-i M ˈɔme ˈom(m)ini ‘uomo/ uomini’ IVc A-e B-i M ˈfjore ˈfjuri ‘fiore/ fiori’ IVd A-e Ø N ˈsale Ø ‘sale’ V V A-a A-i M auˈtiʃta auˈtiʃti ‘autista/ autisti’ VI VIa A-u A-a A ˈmuru ˈmura ‘muro/ mura’ VIb A-u B-a A ˈou ˈɔa ‘uovo/ uova’ VII INV Invariabile M, F re ‘re’ ˈmojje ‘moglie/ mogli’ Si possono fare alcune osservazioni. L’estensione di o ai sostantivi ha come esito l’insorgenza di una sottoclasse flessiva parallela a u / Ø ed e / Ø ma, diversamente da queste, a genere manifesto (v. Corbett 1991: 62). Come già rilevato in precedenza (§3 e Tabelle 1 e 2) un simile fenomeno, ancora nel secolo scorso, era assente a Rieti e ad Ascrea (Campanelli 1896: 27-29, 33-35, Fanti 1938-1940: §125-127) mentre, all’opposto, in maceratese e in alcune varietà del Fermano è sfruttato per marcare il contrasto fra maschile e neutro su tutte le parti del discorso sulle quali è marcato il genere. Nel caso del maceratese, Paciaroni (2017: 230s.) dimostra come la situazione sia questa almeno dall’Ottocento: è in quest’epoca che si può assistere, infatti, all’emergere di una classe o / Ø nata dallo svuotamento non solo «della classe II (ad es. lo spìreto ← lo spìretu ‘l’alcol’ vs. lu spìretu ‘l’animo’), ma anche della classe III (e.g. lo sèmo ← lo sème ‘il seme’)» (ivi, p. 231). Fermo restando che nei nostri dialetti e / Ø rimane stabile, si potrebbe dire che essi mostrano uno stadio intermedio fra il reatino e il maceratese. Va tenuto presente, comunque, che i dialetti in questione sono interessati da una variazione nelle realizzazioni fonetiche di -/ u/ che coinvolge l’intero sistema (v. 4-6) e che pertanto non ci si può esprimere nettamente a favore di una funzionalizzazione completa delle desinenze in o e in u simile a quella del maceratese o del fermano. Ad ogni modo è senz’altro da sottolineare che le spinte che modificano il vocalismo atono finale in area mediana sono diverse e non esclusivamente riconducibili alla pressione dell’italiano. Come vedremo nella prossima sezione, tutto ciò ha delle ripercussioni considerevoli sul piano morfologico e morfosintattico. 63 DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana 4. Manifestazioni del neutro di materia Veniamo adesso alle manifestazioni del neutro di materia nelle cinque varietà oggetto d’inchiesta. La dissoluzione di questo valore di genere non procede allo stesso modo e con la stessa velocità ovunque; ciò non di meno, se ne può osservare l’andamento considerando sia il lessico che l’ambito morfosintattico. A tal proposito, Loporcaro et al. (2021) individuano le seguenti quattro dimensioni del mutamento: (15) a. consistenza quantitativa; b. produttività lessicale; c. sistematicità/ coerenza del marcamento dell’opposizione; d. produttività sintattica. Quanto al lessico (§4.1), partendo da una cinquantina di lessemi [-numerabili], si osserverà quanti di loro sono etichettabili come neutri (15a). Successivamente, verranno testate la capacità del neutro di accogliere prestiti (15b) e la tenuta dell’opposizione m ≠ n su tutti i bersagli dell’accordo (15c). In ultimo, si analizzerà la produttività sintattica di questo valore genere (15d, v. §4.2): indicatori di quest’ultima sono la possibilità di marcare l’accordo e/ o la ripresa di controllori non nominali (frasi o pronomi indefiniti), funzione che in latino spettava al neutro (v. Corbett 1991: 214, Loporcaro 2018: 22s.), e la capacità di ospitare l’esito di conversioni (da aggettivi, da verbi o da avverbi). 4.1. Produttività lessicale Partiamo, allora, da 15a. Come si può notare in (16), i risultati ottenuti non sono uniformi: in alcune varietà, come il pozzagliese o le due del Fermano, almeno la metà dei sostantivi testati possiede l’accordo al neutro di materia entro il sintagma nominale mentre in capenese e soprattutto nel dialetto urbano di Foligno ciò si osserva in misura minore. Nella tabella che segue si propone un confronto tra i dati ottenuti 22 : 22 In tabella si riportano tutti i sostantivi che sono risultati accordati al neutro in bianco mentre in grigio si segnalano i sostantivi maschili. Come si può notare, all’estensione di -/ o/ ai sostantivi spesso si accompagna anche la selezione della base non metafonetica della radice (cf. N17 e Tab. in (17)). Tale fenomeno, più regolare nelle varietà del Fermano e meno altrove, sembrerebbe suggerire che la variante metafonetica della base dei lessemi abbia assunto il valore di [+maschile] mentre quella non metafonetica, già propria del femminile e della forma neutra del dimostrativo, quello di [-maschile]. La questione, riconducibile al quadro piuttosto ampio dei processi di morfologizzazione della metafonesi (cf., p.es., Assenza/ De Angelis 2013, Fanciullo 1994, Maiden 1989, 1991: 177-79), non può essere ridotta a una sola nota a testo e pertanto se ne rimanda la discussione ad altra sede (v. Virgili 2023). 64 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 (16) Capena Pozzaglia Foligno Belmonte Piceno Porto San Giorgio aceto lu aˈʃet̬u ˈkwest aˈʃit̬u lu aˈʃɪtʊ lo aˈdʒɛt̬o lo aˈtʃeto aglio lu ˈajju lu ˈajju lu ˈajju lu ˈajju lo ˈajjo argento lu arˈdʒɛnt̬ʊ lu arˈdʒentu lu arˈdʒɛntu lu arˈdʒentu lu arˈdʒentu bronzo o ˈbbrontso lo ˈbbrundzo/ ˈbbrondzo lu ˈbbrundzu lo ˈbrondzo lo ˈbrondzo burro o ˈbburro lo ˈbburro lu ˈvurru lo ˈvurro lo ˈvurro cacio o ˈk̬aʃo lo ˈk̬aʃo lu ˈkaʃu lo ˈkaʃo lo ˈkaʃo caffè u kafˈfɛ o kafˈfɛ u kafˈfɛ lo kafˈfɛ lo kafˈfɛ carbone er karˈbone lu karˈbone lu karˈbone lo karˈbo lo karˈbo cerume u tʃeˈrume lu tʃeˈrume lu tʃeˈrume lo ˈstikko lo tʃeˈrume farro u ˈfarru lu ˈfarru lu ˈfarru lo ˈfarro lo ˈfarro ferro (generale) lo ˈfɛro (l)o ˈferro/ ˈfɛrro lo ˈfɛrro lo ˈfɛrro lo ˈfɛrro ferro (da stiro/ il pezzo di/ ecc.) lu ˈfɛro (l)u ˈferru lu ˈferru lu ˈferru lu ˈfɛrru fiele lu ˈfjɛle lo ˈfɛle lu ˈfjɛle lo ˈfɛle lo ˈfɛle fieno lo ˈfjɛno lo ˈfjeno lo ˈfjeno lo ˈfje lo ˈfje finimondo o finiˈmondo lu finiˈmunnu lu finiˈmonnu lo finiˈmonno lu finiˈmonno fumo lu ˈfumu lo ˈfumu lo ˈfume lo ˈfume/ -o lo ˈfume/ -o gesso er ˈdʒɛssu u ˈddʒessu lu ˈddʒessu lu ˈddʒessu lo ˈjjessu grano o ˈgrano lo ˈrano lu ˈɣranu lo ˈgra lo ˈgra(no) grasso lu ˈgrassʊ lu ˈrassu lu ˈgrassu lo ˈgrasso lo ˈgrasso ghiaccio lu ˈɟattʃu lo ˈɟattʃo lu ˈɟattʃu lu ˈɟattʃu lu ˈɟattʃu lardo lo ˈunt̬o lu ˈlardu lo ˈlardu lo ˈlardo lo ˈlardo latte lo ˈlatte lo ˈlatte lu ˈlatte lo ˈlatte lo ˈlatte legno lu ˈleɲɲu lu ˈleɲɲu lu ˈleɲɲu lo ˈleɲɲo lu ˈleɲɲu lo ˈleɲɲo 65 DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana liquore o liˈkwore lo liˈkwore lu liˈkwɔre lo liˈkwɔre lo liˈkwɔre miele o ˈmɛle lo ˈmɛle lo ˈmɛle lu ˈmɛle lo ˈmjele mosto ir ˈmosto lo ˈmuʃto/ ˈmoʃto lu ˈmustu lo ˈmoʃto lo ˈmoʃto macinato (della carne) lu maʃiˈnatu lu maʃiˈnatu lo maʃiˈnato lu maʃiˈnatu marmo o ˈmarmo lo ˈmarmo lo ˈmarmo lo ˈmarmo(ro) lo ˈmarmo(ro) mangime u manˈdʒime lo manˈdʒime lu manˈdʒime lo manˈdʒime lo manˈdʒime olio sto ˈojjo ˈkwest ˈojjo/ ˈɔjjo ˈkwist ˈojju ˈkwest ɔjjo ˈkwest ˈɔjjo oro n ˈɔru ˈkome ˈkwestu ˈkwist ˈoru ˈkwist ˈoru ˈkwist ˈoru ˈkwist ˈɔru orzo n ˈɔrdzu kome kwestu ˈkwist ˈordzu ˈkwist ˈordzu ˈkwest ˈɔrdzo ˈkwest ˈɔrdzo pane o ˈpane lo ˈpane lu ˈpane lo ˈpa lo ˈpa passato u pasˈsatu lu pasˈsatu lu pasˈsatu lu pasˈsatu lu pasˈsatu pepe u ˈpepe (l)o ˈpepe lu ˈpepe lo ˈpepe lo ˈpepe peperoncino u peperonˈtʃinu lu peperunˈtʃinu lu peperunˈtʃinu lo peperonˈtʃi lu peperonˈtʃi piombo o ˈpjoɱbo lo ˈpjummu lu ˈpjummu lo ˈpjombo lo ˈpjombo pomodoro lu pomiˈdɔru lu pum(m)iˈdɔru lu pomoˈdɔru lu pummiˈdɔru lu pummiˈdɔru prezzemolo u pretˈtsemolu lu pretˈtsemolu lu pretˈtsemulu lu pretˈtsemulu lo pretˈtsemolo prosciutto u preˈtʃuttu lu proʃˈʃuttu lu preˈʃuttu lu proˈʃuttu lu preˈʃuttu rame u ˈrame lo ˈrame lu ˈrame lo ˈrame lo ˈrame riso u ˈrisu lu ˈrisu lu ˈrisu lo ˈriso lu ˈrisu rosmarino o rozmaˈrino lu rosmaˈrinu lu rozmaˈrinu lo (t)rosmaˈri lo (t)rosmaˈri sale o ˈsale lo ˈsale lo ˈsale lo ˈsale lo ˈsale sangue o ˈsaŋgwe lo ˈsaŋgwe lo ˈsaŋgwine lo ˈsaŋgwe lo ˈsaŋgwe sapone o saˈpone lo saˈpone lu saˈpone lo saˈpone lo saˈpone sego u ˈsiu lo ˈsego lo ˈsego siero o ˈsjɛro lu ˈzeru lu ˈseru lo ˈsɛro lo ˈsjero sputo u ˈsputu lu ˈsputu lu ˈsputu lu ˈsputu lu ˈsputu 66 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 stagno u ˈstaɲɲu lu ˈstaɲɲu lu ˈstaɲɲu lo ˈstaɲɲo lo ˈstaɲɲo strutto lo ˈstrutto lu ˈstruttu lu ˈstruttu lo ˈstrutto lo ˈstrutto tè u ˈtɛ lu ˈtɛ lu ˈtɛ lu ˈtɛ lu ˈtɛ tempo u ˈtɛmpu lu ˈtempu lu ˈtempu lu ˈtembu lu ˈtembu vento lu ˈvɛntu lu ˈventu lu ˈventu lu ˈventu lu ˈvɛntu veleno u veˈleno lo veˈlenu/ -o lu veleˈnu lo veˈleno lo veˈleno vetro u ˈvetru lu ˈvitru lu ˈvitru lu ˈvetru lu ˈvetru vino o ˈvino lo vinu/ -o lo ˈvino lo ˈvi lo ˈvi(no) zinco u ˈddziŋku lu ˈddziŋku lu ˈdziŋku lo ˈdziŋko lo ˈdziŋko zucchero o ˈttsukkero lo ˈ(t)sukkaru/ -o lo ˈdzukkero lu ˈdzukkeru lo ˈdzukkero Come dicevamo, le varietà che meglio conservano il neutro di materia sono quelle del Fermano seguite dal pozzagliese. Il capenese e soprattutto il folignate, invece, mostrano una forte contrazione di questo valore: la maggior parte dei sostantivi è stata assegnata, infatti, al maschile. Inoltre, diversi dei lessemi [-numerabili] testati per le cinque varietà sono stati ricategorizzati anche come maschili [+numerabili] dotati di plurale; questa tendenza non è infrequente in area centro-meridionale, p.es. molf. (Merlo 1917): rə ffu e kə ‘il ( n ) fuoco’/ u fu e kə ‘il ( m ) focolare’; San Severino (MC) (Biondi 2013): stó fèro se véde chè ggòggio, m pésa ggnènde ‘questo ( n ) ferro si vede che è vuoto, non pesa niente’/ dévo nvocà u fèro pé stirà ‘devo riscaldare il ( m ) ferro da stiro per stirare’. La presenza di coppie omofone o omoradicali neutre e maschili, all’interno di un sistema, può favorire la sovrapposizione delle due forme fino alla loro totale identità portando, quindi, a una piena neutralizzazione della loro opposizione. Ebbene, è ciò che è avvenuto nella maggior parte dei casi presi in esame: non si sono riscontrate delle coppie minime ma delle semplici alternative in variazione tranne nel caso, comune a tutti i dialetti, di lu ferru ‘il ( m ) ferro da stiro/ il pezzo di ferro/ ecc.’ ≠ lo ferro ‘il ( n ) ferro (in generale)’ e pochi altri esempi isolati: fol. [lu ˈinu ˈruʃʃu/ ˈvjaŋgu] ‘il ( m ) vino rosso/ bianco’ ≠ [lo ˈvino] ‘il ( n ) vino (in generale)’ (cf. Moretti 1987: 95); belm. [lu kafˈfe/ li kafˈfe] ‘il ( m ) caffè in tazzina’ ≠ [lo kafˈfe] ‘il ( n ) caffè (in generale)’. Che questo tipo di situazione possa portare, in ultima analisi, allo svuotamento della categoria del neutro a vantaggio del maschile lo si può vedere bene nel caso del pozzagliese, dove il confronto fra le risposte di informatori di più generazioni consente di mostrare che non di rado un sostantivo accordabile sia al neutro che al maschile per i più anziani, assume categoricamente il secondo valore per i più giovani 23 : 23 In bianco si segnalano i sostantivi neutri e in grigio scuro quelle maschili; con un grigio più chiaro vengono rappresentati, invece, i casi di variazione fra i due valori. Lo stesso vale anche per le prossime tabelle. 67 DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana (17) E.S. (m 1938) M.A. (f 1941) M.C. (f 1998) L.C. (m 2006) aceto sto aˈʃit̬u sto aˈʃit̬u stu aˈʃit̬ u/ sto aˈʃet̬ o sto aˈʃet̬o aglio lu/ lo ˈajju/ -o lu/ lo ˈajju/ -ʊ lu ˈajju lu ˈajju bronzo lo ˈbbrundzo/ ˈbbrondzo lo ˈbbrundzo lu ˈbbrundzu/ lo ˈbbrondzo lu ˈbbrundzu/ lo ˈbbrondzo burro lo ˈbburru/ -o lo ˈbburru/ -o lu ˈbburru lu ˈburru cacio lo ˈk̬aʃo/ -u lo ˈk̬aʃu/ -o lu ˈk̬aʃu lu ˈk̬aʃu caffè o/ u kafˈfɛ lo/ lu kafˈfɛ lu kafˈfɛ lu kafˈfɛ fiele lo ˈfɛle lo ˈfɛle lo ˈfɛle lo ˈfɛle fieno lo ˈ fjeno lo ˈfjeno lo ˈfjeno lo ˈfjeno ghiaccio lo ˈɟattʃo lo ˈɟattʃo lu ˈɟattʃu lu ˈɟattʃu grano lo ˈrano lo ˈrano lo ˈgrano lo ˈgrano latte lo ˈlatte lo ˈlatte lo ˈlatte lo ˈlatte liquore lo ˈlik̬wore lo/ lu ˈlik̬wore lu ˈlik̬wore lu ˈlik̬wore marmo lo ˈmarmo/ lu ˈmarmu lo ˈmarmo/ lu ˈmarmo lu ˈmarmo lu ˈmarmu miele lo ˈmɛle lo ˈmɛle lo ˈmɛle lo ˈmɛle mosto lo ˈmusto/ u ˈmustu lo/ lu ˈmuʃtu lu ˈmustu/ lo ˈmosto lu ˈmustu/ lo ˈmosto olio ˈkwest ˈojjʊ ˈkwest ˈojju ˈvist ˈojju/ vest ˈɔjjo ˈkwist ˈojju pane lo ˈpane lo ˈpane lo ˈpane lo ˈpane pepe lo ˈpepe lo ˈpepe lu ˈpepe lu ˈpepe piombo lo/ lu ˈpjummu lo/ lu ˈpjummu lu ˈpjummu/ lo pjommo lu ˈpjumbu rame lo/ lu ˈrame lo/ lu ˈrame lo/ lu ˈrame lo/ lu ˈrame sale lo ˈsale lo ˈsale lo ˈsale lo ˈsale sangue lo ˈsaŋgwe lo ˈsaŋgwe lo ˈsaŋgwe lo ˈsaŋgwe sapone lo saˈp̬one lo saˈp̬one lo saˈp̬one lo saˈp̬one siero lo ˈzeru lo ˈzeru lo ˈsɛro/ lu ˈsjero lo ˈsero veleno lo veˈlenu lo veˈlenu lo/ lu veˈlenu lo/ lu veleno/ -u 68 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 vetro lo ˈvetru lo ˈvetru lu ˈvetru lu ˈvetru vino lo ˈvino lo/ lu ˈvino/ -u lu ˈvinu/ lo ˈvino lu ˈvinu/ lo ˈvino zucchero lo ˈttsukkaro/ -u lo ˈsukkaru/ -o lu ˈttsukkeru lu ˈttsukkeru Diversi sono i lessemi realizzati anche come maschili e molti di essi sono stati completamente ricategorizzati entro questo genere dai parlanti più giovani. Il passaggio al maschile avviene spesso nei sostantivi per i quali è già possibile questa alternativa nel dialetto degli anziani; altrettanto spesso, però, si manifesta un contrasto più netto fra le risposte di E.S. e M.A. e quelle degli altri due informatori. Va ricordato, inoltre, che diversi dei lessemi testati sono stati categorizzati come maschili da tutti e quattro gli informatori nonostante sia ipotizzabile che almeno alcuni di essi fossero neutri in passato: Fanti (1938-1940: §127) segnala per Ascrea, ad esempio, o stagnu ‘lo stagno’, o zincu ‘lo zinco’, o rassu ‘il grasso’, o legnu ‘il legno’, o legname ‘il legname’, o presciuttu ‘il prosciutto’, o lardu ‘il lardo’, o siu ‘il sego’, sebbene nel corso dell’indagine essi siano stati tutti assegnati al maschile. Ancora, un altro indizio del generale svuotamento della categoria del neutro proviene sempre dal pozzagliese assieme ai due dialetti del Fermano: Campanelli (1896: 35) e Camilli (1929: §29) documentavano per il reatino e il serviglianese (FM) la possibilità di accordare i nomi di mestiere o professione tanto al neutro quanto al maschile a seconda che si indicasse l’attività in generale o la persona di sesso maschile che la ricopriva (p.es. reat. issu fa o prète ‘lui fa il ( n ) prete’ ≠ issu è u prète ‘lui è il ( m ) prete’; serv. lo latro ‘il ( n ) latrocinio’ ≠ lu latru ‘il ( m ) ladro’). Nel caso del pozzagliese questa possibilità è ancora presente nel dialetto degli anziani ma non in quello dei giovani (18 c-d), dove si è generalizzata la forma del maschile per l’espressione di entrambi i valori come in belmontese e in sangiorgese: (18) n ≠ m . Sg . sui nomi di mestiere e professione nei dialetti sabini e fermani a. lo prete ≠ lu prete (Campanelli1896) Def . n . Def . m . Sg . ‘l’essere prete’ ≠ ‘il prete’ b. lo latro ≠ lu latru ‘il ladro’. (Camilli 1929) Def . n Def . m . Sg . ‘il latrocinio’ ≠ ‘il ladro’ c. [luˈiddʒi fa llo ˈprɛt̬e] ≠ [luˈiddʒi ɛ llu ˈprɛt̬e ˈdellu paˈese] (pozz. E.S. m 1938) Def . n . Def . m . Sg . ‘Luigi fa il prete’ ≠ ‘Luigi è il prete del paese’. 69 DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana d. [erˈriko fa llu ˈprɛt̬e] = [erˈriko ɛ llu ˈprɛt̬e de potˈtsajja] (pozz. L.C. m 2006) Def . m . Sg . Def . m . Sg . ‘Enrico fa il prete’ = ‘Enrico è il prete di Pozzaglia’. e. [ˈkwillu fa lu ˈprɛte] = [ˈkwillu ɛ lu ˈprɛte] (belm.) Def . m . Sg . Def . m . Sg . ‘quello fa il prete’ = ‘quello è il prete’. f. [ˈkwillu fa lu maˈestru] = [ˈkwillu ɛ lu maˈestru] (sang.) Def . m . Sg . Def . m . Sg . ‘quello fa il maestro’ = ‘quello è il maestro’. Anche l’esame dei prestiti dimostra che il neutro si avvia a divenire una classe chiusa eccetto che nel Fermano dove, invece, tutti i prestiti [-numerabili] testati sono stati accordati al neutro analogamente a quanto accade in maceratese (v. Paciaroni 2017: 258) 24 : (19) Capena Pozzaglia Foligno Belmonte Piceno Porto San Giorgio brandy u ˈbbrɛndi lo/ lu ˈbbrendi lu ˈ bbrɛndi lo ˈbbrɛndi lo ˈbbrɛndi mistral u misˈtra lo/ lu misˈtra lu misˈtra lo misˈtra lo misˈtra rum u ˈrumme lo/ lu ˈrumme lu ˈrumme lo ˈrumme lo ˈrumme shampoo o ˈʃʃampo lo ˈʃʃambo lo ˈʃʃambo lo ˈʃʃambo lo ˈʃʃambo flash er ˈflɛʃʃe lu ˈflɛʃʃe lu ˈflɛʃʃe lo ˈflɛʃʃe lo ˈflɛʃʃe fitness lu fitˈnɛsse lo fitˈnesse lo fitˈnesse film u ˈfilme lu ˈfilme lu ˈfilme lo ˈfilme lo ˈfilme gas er ˈgasse lo/ lu ˈgasse lu ˈgasse lo ˈgasse lo ˈgasse plexiglass er ˈplɛssiglass lo/ lu ˈplɛssigla lu ˈplɛssigla lo ˈplɛksiglas lo ˈplɛksiglas sport u ˈspɔrte lo ˈʃporte lu ˈspɔrt lo ˈʃporte lo ˈʃporte yogurt (l)o ˈjjɔgurt lu ˈjjɔgurt lu ˈjjɔgurt lo ˈjɔgurt lo ˈjɔgurt rock u ˈrɔkke lo/ lu ˈrɔk(ke) lu ˈrɔk lo ˈrɔkke lo ˈrɔkke jazz u ˈdʒɛttse lo ˈddʒɛttse lu ˈddʒɛttse lo ˈdʒɛttse lo ˈdʒɛttse 24 La natura stessa dei prestiti non sempre rende facile la raccolta dei dati, specie nel caso dei parlanti più anziani. Nella Tabella 8, pertanto, si riportano solo le forme testate in almeno tre delle cinque varietà esaminate. È opportuno segnalare, inoltre, che almeno per alcune forme etichettate come neutre sarebbe possibile supporre anche l’influenza dello standard: è il caso di yoga , yogurt e sport che, in effetti, richiedono la forma lo dell’articolo determinativo italiano. 70 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 yoga o ˈjjɔga lu ˈjjɔga lu ˈjjɔga lo ˈjjɔga lo ˈjjɔga karate lu kaˈrate lo kaˈrate lo kaˈrate take-away lu tekeˈwei lo tekeˈwɛi lo tekeˈwɛi Interessante è, poi, ciò che emerge dall’analisi della coerenza e sistematicità dell’accordo sugli altri bersagli (15c): anche se entro il sintagma nominale composto da articolo e nome esso resta saldo per un buon numero di sostantivi n , non è detto che ciò avvenga anche con il resto dei determinanti. In folignate, ad esempio, si assiste alla quasi completa generalizzazione delle forme maschili dei dimostrativi e del clitico OD di III persona che vengono impiegati anche con i (pochi) controllori neutri. Solo molto raramente si rileva la selezione dell’accordo originario, per il dimostrativo (20e). (20) Generalizzazione della forma maschile del dimostrativo con sostantivi maschili (a-b) e neutri (c-d) in folignate a. [ˈkwistu ɛ llu ˈpakku de maˈria] Dim . Prox . m . Sg . Def . m . Sg . ‘questo è il fidanzato di Maria’. b. [ŋ ˈkane ˈkome ˈkkwillu ɛ ˈpprɔpju ˈvonu] inDf . m . Sg . Dim . DiSt . m . Sg . ‘un cane come quello è proprio buono’. c. [ˈkwillu ˈmɛle no ˈllu ˈwɔjjo] Dim . Prox . m . Sg . miele( n ) do .3 m . sg . ‘quel miele non lo voglio’. d. [lo ˈmɛle ˈkome ˈttistu ɛ ˈttantu ˈdordʒe] Def . n Dim . Prox . m . Sg . ‘il miele come questo è molto dolce’. e. [ˈkwesto ˈfɛrro ɛ ˈdduru a laoˈra] Dim . Prox . n . ferro( n ) ‘questo ferro è resistente’. (21) Generalizzazione della forma maschile del clitico OD III sing. con sostantivi m (a-b) e n (c-d) in folignate a. [lu ˈkane lu ˈpɔrto ˈsɛmp̬re ˈɲɲiru] Def . m . Sg . Do .3 m . Sg . ‘il cane lo porto sempre in giro’. 71 DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana b. [ˈpia=lu ˈɱbɔ stu bicˈcɛre] prendi= Do .3 m . Sg . Dim . Prox . m . Sg . ‘prendilo un po’ questo bicchiere’. c. [lo ˈlardo ɛ ˈtroppu peˈsande| no lu ˈmaɲɲo] art . Def . n . Do .3 m . Sg . ‘il è troppo pesante, non lo mangio’. d. [me ˈskappa lo ˈsanɡwine da luˈnasu|] Def . n [ˈprɔvo a ferˈma=llu ko llu fattsoˈlettu] fermare= Do .3 m . Sg . ‘mi esce il sangue dal naso, provo a fermarlo con il fazzoletto’. In pozzagliese e in capenese, invece, si hanno due distinte situazioni di variazione per i dimostrativi e una analoga per il clitico OD. Partiamo dai dimostrativi: s’è già detto (v. §3) che in pozzagliese, nonostante le oscillazioni (comunque ridotte, v. §3) nelle realizzazioni di -/ u/ , grazie alla metafonesi resta salda l’opposizione fra neutro e maschile sui dimostrativi. Va, tuttavia, rilevato che accanto alla selezione categorica della forma metafonetica per i controllori maschili si ha oscillazione fra forma non metafonetica (originaria) e metafonetica (già del maschile) per i controllori neutri: (22) Selezione del dimostrativo con controllori m (a) e n (b-c) in pozzagliese a. [ˈkwiʃtu ɛ llu ˈkane ˈmio] Dim . Prox . m . Sg . Def . m . Sg . ‘questo è il mio cane’. b. [ˈkwesto ˈmarmo ɛ ˈbbonu ɛ ˈkkome ˈvillu de ˈbbaɲɲi de ˈtivoli] Dim . Prox . n . Dim . DiSt . m . Sg . ‘questo marmo è buono, è come quello di Bagni di Tivoli’. c. [lo ˈmarmo ˈkome ˈkkwiʃtu ˈkosta n ˈocco] Def . n . Dim . Prox . m . Sg . ‘il marmo come questo costa molto’. Come si può notare dagli esempi riportati, anche i sostantivi accordati categoricamente con l’articolo determinativo neutro (v. (17)) possono comportarsi non uniformemente nella selezione degli altri target dell’accordo. Il quadro di variazione nel sistema del pozzagliese è schematizzabile come segue: 72 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 (23) a. Fase ricostruita b. Situazione attuale m / ˈkwistu/ > m / ˈkwistu/ n / ˈkwesto/ n / ˈkwesto/ / ˈkwistu/ In capenese, invece, la situazione è la seguente: (24) Selezione del dimostrativo con controllori m (a-c) e n (d) in capenese a. [ˈkwestu ˈpupo sta dda ˈsolo| ddo sta la ˈmamma] Dim . Prox . m . Sg . bambino( m ) ‘questo bambino sta da solo, dov’è la mamma’? b. [ˈkwello ɛ ŋ ˈkane ˈprɔpju ˈbbɔnu] ⟨ Dim . DiSt . n ⟩ cane( m ) ‘quello è un cane proprio buono’. c. [u ˈvetru ˈkome ˈkkwesto nu va ˈbbεne | n ɛ ˈbbɔno] Def . m . Sg . ⟨ Dim . Prox . n .⟩ ‘il vetro come questo non va bene, non è buono (di buona qualità)’. d. [lo ˈgrano kome ˈkkwesto non tse ˈtrɔva n ˈdʒiro] Def . n . Dim . Prox . n ‘il grano come questo non si trova in giro’. Gli esempi (24 a-c) mostrano un’oscillazione fra [ˈkwestu] e [ˈkwesto] per il maschile dovuta, come s’è detto spesso (v. §3), alla variabilità nelle realizzazioni di -/ u/ ; ciò, in aggiunta all’assenza della metafonesi, sembrerebbe preparare il terreno per un futuro sincretismo sull’unica forma / ˈkwesto/ , bersaglio sia del neutro che del maschile singolare. Allo stato attuale, comunque, si può solo parlare di variazione e di un mutamento, se mai, ancora incipiente rappresentabile così: (25) a. Fase ricostruita b. Situazione attuale m / ˈkwestu/ m / ˈkwestu/ →[ˈkwestu/ -o] n / ˈkwesto/ n / ˈkwesto/ Mentre in pozzagliese il mutamento incipiente consiste nell’estensione dello spazio d’uso della forma del maschile singolare del dimostrativo a detrimento di quella del neutro, nel caso del capenese è nella cella del maschile singolare che co-occorrono due forme a causa del mutamento fonetico in corso nel vocalismo atono finale. Insomma, 73 DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana in entrambi i casi si ha convergenza su un’unica forma per il maschile e il neutro, tuttavia l’innesco del fenomeno è diverso: a Pozzaglia è morfologico, a Capena è fonetico. Nel caso del clitico oggetto diretto di III persona singolare in entrambi i dialetti si presenta la medesima situazione; di seguito si ripropongono, per agevolare la lettura, gli esempi al punto 6c (v. 3) per poterli ora discutere: (26) Selezione del clitico OD maschile e neutro a. [a ttoˈmasso nu llu veˈdevo da ɱ pɔ] (cap.) Tommaso( m ) do .3 m . sg . ‘Tommaso non lo vedevo da un po’ di tempo’. b. [o ˈmɛle no llo ˈmaɲɲo] Def . n . Do .3 n . ‘il miele non lo mangio’. c. [ʧe lu piˈamo stu kaˈffɛ ke no llo ˈpijjo da sta mmaˈt̬ina] Do .3 m . Sg . Dim . Prox . m . Sg . ⟨ Do .3 n .⟩ ‘ce lo prendiamo questo caffè, che non lo bevo da questa mattina’? d. [lu pomiˈdɔru no lo ˈvɔjjo] Def . m . Sg . Do .3 n . ‘il pomodoro non lo voglio’. e. [ˈPaolo no lu veˈdo da maddeˈma] (pozz.) Paolo( m ) do .3 m . sg . ‘Paolo non lo vedo da stamattina’. f. [lo voˈlete lo ˈmɛle] Do .3 n . Def . n . ‘lo volete il miele’? g. [lu muˈnellu lu aˈvevo ˈvistu ke ˈstava a ddʒoˈka ˈffɔri] Def . m . Sg . Do .3 m . Sg [ma mo no llo ˈvedo] ⟨ Do .3 n . ⟩ ‘il bambino lo avevo visto giocare fuori ma ora non lo vedo’. h. [io ˈprima tʃ aˈvevo uŋ ˈkane e llo portavo ˈzɛmpre ˈalle ˈprata] cane( m ) ⟨ Do .3 n . ⟩ ‘prima avevo un cane e lo portavo sempre alle Prata’. Sia in capenese (26 d-e) che in pozzagliese (26 h-i) si registra variazione libera fra [lo] e [lu] con controllori maschili mentre [lo] è l’unica opzione disponibile per i nomi neutri. Non solo, almeno per il pozzagliese si è avuto modo di verificare che 74 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 nella varietà dei più giovani la forma maschile del clitico è praticamente ai margini del sistema, essendo stata prodotta solo una volta da entrambi gli informatori (27d): (27) Selezione del clitico OD nel pozzagliese dei giovani a. [ˈpaolo no llo ˈvedo da n ˈdzakko] Paolo( m ) ⟨ Do .3 n .⟩ ‘Paolo non lo vedo da un sacco di tempo’. b. [lu ˈpepe n dʒe lo ˈvɔjjo ˈsulla ˈpasta] Def . m . Sg . ⟨ Do .3 n .⟩ ‘il pepe sulla pasta non lo voglio’. c. [lu ˈrassu non me ˈpjaʃe lo ˈbbutto ˈzɛmpre] Def . m . Sg . ⟨ Do .3 n .⟩ ‘il grasso non mi piace, lo butto sempre’. d. [lu ˈkane lu ˈpɔrto a kammiˈna] Def . m . Sg . Do .3 m . Sg . ‘il cane lo porto a passeggiare’. e. [lu ˈkaʃu lo ˈvado a ˈpprɛnde ˈallu merˈkatu] Def . m . Sg . ⟨ Do .3 n .⟩ ‘il formaggio lo vado a comprare al mercato’. Le ragioni di tutto questo sono molteplici: con buona probabilità un ruolo fondamentale lo gioca, ancora una volta, l’instabilità di -/ u/ dato che le sue realizzazioni arrivano fino all’abbassamento in -[o]. Oltre a ciò, da una parte va tenuta in considerazione la pressione esercitata dallo standard e dal romanesco e, dall’altra, andrà anche ricordato che il clitico è il bersaglio che, entro la frase, può trovarsi alla distanza maggiore dal controllore e questo ha senz’altro un peso sulla tenuta dell’accordo. Nelle due varietà laziali accade, dunque, quanto segue: a (b) corrispondono i due dialetti nella fase odierna mentre (c) è il risultato finale del mutamento in corso verso cui pare orientarsi perlomeno il pozzagliese dei giovani: (28) a. Fase ricostruita b. Situaziobe attuale c. Sicnretismo m / lu/ > m / lu/ → [lu]/ [lo] > m / lo/ n / lo/ n / lo/ n 75 DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana Sul versante opposto si collocano, anche in questo caso, il belmontese e il sangiorgese in quanto non solo l’accordo sui determinanti si mantiene saldo ma, come si è più volte detto, si è esteso analogicamente anche alle altre parole associate e al sostantivo. 4.2. Produttività sintattica Al §4 s’è spiegato che indici di produttività sintattica per il neutro sono la possibilità di marcare l’accordo e/ o la ripresa di controllori non canonici (ossia non nominali: frasi o pronomi indefiniti), funzione che in latino spettava al neutro (v. Corbett 1991: 214, Loporcaro 2018a: 22s.), e la capacità di ospitare l’esito delle conversioni Aggettivo → Nome, Verbo → Nome, Avverbio → Nome. Anche stavolta i dati vanno discussi caso per caso: a Foligno è chiaro che ormai la funzione di genere di default è stata assunta dal maschile come in italiano e in diverse varietà centro-meridionali (29a), mentre nel Fermano essa resta saldamente una prerogativa del neutro come in maceratese (29b; v. Paciaroni 2017: 248). Nel mezzo, invece, ci sono varietà come il capenese e il pozzagliese in cui il quadro è, di nuovo, meno netto (29c): (29) Genere di default sintattico a. i. qualcuno lo dice . (it.) ii. [nɡɔkke ˈdəu̯n ʊ ˈde i ̯ ʃə/ *ˈdde i ̯ ʃə] (Mola di Bari, v. Loporcaro ( do .3 m . sg .) et al. 2021) ‘qualcuno lo dice’. iii. [ddo ˈstonno le ˈcae no lu sɔ] (fol.) do .3 m . sg . ‘dove stanno le chiavi non lo so’. b. i. a mme [a gghjì a lu mare] no mm=è pjaciuto ma i ̯ (mac., v. Paciaroni 2017: 248) piacere( ptcp . p . n .) ‘a me andare al mare non mi è mai piaciuto ’. ii. [a ˈjji in vaˈkantsa a lu ˈmare non m ɛ pjaˈʃuto mai] (belm.) piacere( ptcp . p . n .) ‘andare in vacanza al mare non mi è mai piaciuto’. iii. [kwarˈkuno lo dee saˈpe] (sang.) do .3 n . ‘qualcuno lo deve sapere’. c. i. [er suo ˈesse skonˈtroso o sɔ ˈmmorto ˈbbɛne] (cap.) def . m . sg . ⟨ do .3 n .⟩ ‘il fatto che sia scontroso lo so molto bene’. 76 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 ii [ˈkwesto no mme lo riˈkɔrdo ˈbbɛne] ⟨ dim . prox . n ⟩ ⟨ do .3 n .⟩ ‘questo non me lo ricordo bene’ iii. [no lo sɔ ddo ˈstanno le ˈcavi] ⟨ do .3 n .⟩ ‘non lo so dove sono le chiavi’ iv. [do so ˈjjite le ˈcavi no llo ˈsattʃo] (pozz.) ⟨ do .3 n .⟩ ‘dove sono finite le chiavi non lo so’. v. [ˈvesto/ kwistu no lo ˈfattʃo apˈpɔsta] dim . prox . m . sg ./ n . ⟨ do .3 n .⟩ ‘questo non lo faccio apposta’. vi. [ˈvello/ villu ke mme ˈdiʃe lo ˈfattʃo] dim . prox . m . sg ./ n ⟨ do .3 n .⟩ ‘quello che mi dice lo faccio’. In 29c le forme impiegate per l’accordo e la ripresa dei pronomi e dei controllori frasali dovrebbero essere quelle originariamente del neutro. Tuttavia, date le oscillazioni che si sono registrate (v. §4.1) e le considerazioni fatte a tal proposito non sembra opportuno ritenere tali occorrenze come rivelatrici della produttività sintattica di questo valore di genere. D’altra parte, il ricorso all’articolo e al pronome dimostrativo maschili (29c: i, v-vi) è un altro segno della riassegnazione della funzione di default al maschile. Altro elemento spia di produttività sintattica è la possibilità di accogliere le conversioni a nome dalle altre parti del discorso. Si propone di seguito qualche esempio: (30) Agg → Nome V → Nome Avv → Nome ‘freddo, caldo, bello, brutto’ ‘bere, mangiare, vincere, perdere’ ‘troppo, poco, peggio, meglio’ n m n m n m pozz. [lo ˈfriddu] [lu ˈfriddu] [lo ˈbbeve] [lu ˈbbeve] [lo ˈtroppu] [lu ˈtroppu] [lo ˈkallu] [lu ˈkallu] [lo maɲˈɲa] [lu maɲˈɲa] [lo ˈpɔko] [lu ˈpoku] [lo ˈbbɛllo] [lu ˈbbellu] [lo ˈvintʃe] [lu ˈvintʃe] [lu ˈpeddʒu] [lo ˈbbruttu] [lu ˈbbruttu] [lo ˈpɛrde] [lu ˈpɛrde] [lu ˈmejju] 77 DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 Lo «stato di salute» del neutro di materia in area mediana cap. [u ˈfreddu] [er ˈbeve] [u ˈtrɔppu] [u ˈkallu] [o maɲˈɲa] [u ˈpɔku] [er ˈbɛllo] [u ˈvintʃe] [er/ u ˈpɛddʒu] [er ˈbrutto] [er ˈpɛrde] [er/ u ˈmejju] fol. [lu ˈfriddu] [lu ˈvee] [lu ˈtroppu] [lu ˈkallu] [lu maɲˈɲa] [lu ˈpoku] [lu ˈvellu] [lu ˈvintʃe] [lu ˈpɛggju] [lu ˈbbruttu] [lu ˈpɛrde] [lu ˈmɛjju] belm./ sang. [lo ˈfriddo] [lo ˈbeve] [lo ˈtrɔppo] [lo ˈkallo] [lo maɲˈɲa] [lo ˈpɔko] [lo ˈvɛllo] [lo ˈvintʃe] [lo ˈpɛjjo] [lo ˈbrutto] [lo ˈpɛrde] [lo ˈmɛjjo] I dati raccolti sono coerenti con quelli riportati in 29: la funzione di genere di default sintattico è stata riassegnata al maschile in capenese e in folignate mentre in pozzagliese si ha ancora variazione e sono possibili tanto l’opzione innovativa ( m ) quanto quella conservativa ( n ); in belmontese e sangiorgese, invece, resta ben salda quest’ultima. 5. Conclusioni I dati raccolti permettono di confermare il quadro già descritto dalla bibliografia che spesso è stata citata: il neutro di materia in area mediana, come altrove, è in corso di erosione da tempo. La linea adottata dagli studi più recenti sull’argomento dimostra che questo tipo di mutamento, ben lungi dal ridursi a un passaggio meccanico da un valore di genere all’altro (ovvero n > m ), può essere analizzato prendendo in considerazione livelli di analisi distinti: accanto all’osservazione della dimensione lessicale, lo studio delle manifestazioni morfosintattiche (su tutti i bersagli che marcano l’accordo) e sintattiche (ossia fuori dal sintagma nominale) consente di descrivere più esaustivamente il mutamento in tempo apparente (v. Loporcaro et al. 2021: 96- 97); i dialetti mediani, da questo punto di vista, non fanno eccezione e un esame attento delle fonti in diacronia potrebbe permettere la realizzazione di uno studio anche in tempo reale non solo sul neutro di materia ma, più in generale, anche sul resto della morfologia nominale che, per tanti aspetti, è più complessa di quella dell’italiano standard attuale. Inoltre, i dati raccolti dimostrano che la ridotta distan- 78 Sara Virgili DOI 10.24053/ VOX-2024-002 Vox Romanica 83 (2024): 45-82 za strutturale di questi dialetti dall’italiano, assieme alla pressione che esso esercita, non si possono considerare come unica forza che agisce entro il sistema. In queste pagine si è avuto modo di rilevare, come già notava D’Achille (v. 2002: 522; cf. §3), che il passaggio u > o , comune a tutta l’area mediana, non ha un’unica motivazione: parallelamente alla pressione dello standard e, specie nel Lazio, del romanesco ci sono anche dei fattori interni che possono determinare l’abbassamento di u in o . Uno di questi è l’estensione analogica di o dalle parole funzionali a quelle lessicali: al §3.1 si è avuto modo di confrontare la pervasività di questo fenomeno, massima nel Maceratese e nel Fermano e limitata ai sostantivi (o, al più, agli aggettivi) nelle varietà laziali e umbre esaminate. Anche in queste ultime la presenza del fenomeno consente l’individuazione di una sottoclasse flessiva o / Ø a genere manifestamente neutro nata dal progressivo svuotamento di u / Ø (ma non, a quanto pare, di e / Ø). Fermo restando che risulta difficile immaginare per questi dialetti una funzionalizzazione dell’estensione analogica di o uguale a quella maceratese e fermana, è utile tenere in considerazione il fenomeno descritto come un elemento che ancora contribuisce a segnalare una differenza fra italiano e dialetti mediani, ormai collocabili sullo stesso continuum caratterizzato dalla presenza di varietà intermedie sempre meno facilmente separabili. In ultimo, questo elemento, come anche lo stesso esame delle manifestazioni del neutro di materia, ha permesso di individuare delle differenze ben precise fra le sub-aree che compongono l’Italia mediana la quale, proprio a causa dell’alta intercomprensibilità dei suoi dialetti, è spesso considerato uno spazio linguistico dai confini interni poco netti. Bibliografia AIS = J aBerg , K./ J uD , J. 1928-40: Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz , 8 vol., Zofingen, Ringier. a llan , K. 1980: «Nouns and countability», Language 56 (3): 541-67. a ronoff , m. 1994: Morphology by itself. 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This opposition is not always (and not everywhere) stable due to a series of phonological and morphological phenomena and, in part, also because of the pressure of standard Italian (in which u , o > o ). All this has, as can be expected, repercussions on the resistance of the opposition between masculine and neuter, a gender value which, moreover, has been eroded for some time according to a centuries-old dynamic that has affected all Romance languages. Using data collected through field investigations in five locations, distributed in three different regions of central Italy (Lazio, Umbria and Marche), we tried to illustrate what are the possible dynamics that lead to the simplification of the final unstressed vowel system and what kind of repercussions this has on the mass neuter marking. The results obtained, considering both the lexical and the syntactic dimension, show a significantly heterogeneous situation: some dialects, such as the Umbrian one of Foligno, display a rather advanced stage of erosion for the neuter while others, like Belmontese (spoken in the Marche region), reveal its still ongoing productivity. Keywords: Mass neuter, Italo-Romance dialects, Language change, Unstressed vowel system 82 Sara Virgili