Italienisch
ita
0171-4996
2941-0800
Narr Verlag Tübingen
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2014
3671
Fesenmeier Föcking Krefeld OttThomas Stehl: Funktionale Variationslinguistik. Untersuchungen zur Dynamik von Sprachkontakten in der Galloromania und Italoromania. Frankfurt a.M. et al.: Peter Lang 2012 (= Sprachkontakte. Variationen, Migration und Sprachdynamik 1), pp. XIV+299, € 57,95
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2014
Luca Melchior
ita36710132
132 Buchbesprechungen Thomas Stehl: Funktionale Variationslinguistik. Untersuchungen zur Dynamik von Sprachkontakten in der Galloromania und Italoromania Frankfurt a .M et al .: Peter Lang 2012 (= Sprachkontakte Variation, Migration und Sprachdynamik 1), pp XIV+299, € 57,95 Il volume in oggetto, dal titolo Funktionale Variationslinguistik . Untersuchungen zur Dynamik von Sprachkontakten in der Galloromania und Italoromania e apparso per i tipi di Peter Lang, costituisce la versione parzialmente aggiornata della tesi di abilitazione alla libera docenza di Thomas Stehl, redatta tra il 1987 e il 1989 [p VII] e conclusa presso l’Università di Paderborn nel 1992 (cioè esattamente cinque lustri prima della presente pubblicazione) Essa non è dunque frutto e non presenta i risultati di nuove ricerche sul campo dell’autore, che in vero ha continuato e continua tuttora a dedicarsi alle tematiche analizzate, sia dal punto di vista teorico-metodologico, sia raccogliendo e analizzando materiali che in parte integrano il corpus originale I frutti di tale attività si riflettono in certa misura nell’aggiornamento della bibliografia del volume, che si arricchisce infatti di ben tredici pubblicazioni dello Stehl, ma che tuttavia non è stata sottoposta, come ci si potrebbe (e dovrebbe) aspettare, a una generale revisione e integrazione con i numerosi lavori e con le importanti discussioni nell’ambito della linguistica variazionale degli ultimi vent’anni Appena quattordici sono invero i riferimenti a opere più recenti di altri autori, e di queste due sono semplicemente riedizioni di opere di Coseriu (1988a [ 2 1992]; 1988b [ 2 2007]), mentre ben altre sette sono dottorati di ricerca svolti con la coordinazione di Stehl stesso e/ o lavori a questi collegati Dopo queste prime brevi considerazioni, è ora d’uopo passare alla presentazione degli scopi, della struttura e dei contenuti del volume La monografia si propone di fornire, in base all’analisi esemplare di dati linguistici e metalinguistici raccolti presso parlanti del Périgord e della Puglia (cf infra), «[e]ine realitätsadäquate linguistische Beschreibung» [p 7] degli importanti processi di convergenza verticale tra diverse varietà del repertorio individuale e sociale, che possono culminare nella creazione di nuove varietà L’opera è suddivisa in tre sezioni, cui si aggiungono un Vorwort [p VII-VIII], la Bibliographie [p 269-287] e un Anhang [p 289-299] con i questionari utilizzati per la ricerca La prima sezione, Dynamik der Variation, Statik und Dynamik der Beschreibung consta a sua volta di quattro capitoli 1 (inclusa l’Einleitung [p 3-11]) di tipo teorico e metodologico Nell’introduzione l’autore dichiara di muoversi nell’ambito dello strutturalismo funzionale di stampo praghese 2_IH_Italienisch_71.indd 132 14.05.14 18: 22 13 3 Buchbesprechungen e delle teorizzazioni di Coseriu e Lausberg, proponendosi «mit neu zu entwickelnden Instrumentarien […] einen Beitrag zur linguistischen Beschreibung der komplexen sprachlichen Konvergenz in den Sprachräumen der inneren Romania zu liefern» [p 5] Le premesse teoriche e lo status quo della ricerca (che, come accennato, rispecchiano la situazione dei primi anni ’90 del XX sec e non quella attuale) vengono però discusse più approfonditamente nel secondo capitolo Interessante in questo ambito è, in particolare, la differenziazione tra approcci quantitativi e qualitativi (cioè funzionalisti) alla variazione linguistica e la critica alle querelles terminologiche al riguardo degli anni ’80 del secolo scorso (ora peraltro forse meno virulente e rilevanti) Il capitolo, seppur interessante, mostra in maniera evidente alcuni limiti del modesto aggiornamento bibliografico; così p .e la critica agli approcci quantitativi si basa sostanzialmente su quella di Weydt/ Schlieben-Lange (1981) alla grammatica variazionale generativista degli anni ’70/ ’80, ma non vi sono cenni ad approcci e discussioni più recenti Il quadro teorico e metodologico di riferimento, presentato nel §2 .5 .3 Funktionale Orientierung [29-37] è, come detto, fortemente debitore di Coseriu e ancorato nell’ambito della ricerca di fine anni ’80 e inizio anni ’90 del XX sec .; l’insegnamento coseriano si riconosce negli obiettivi della monografia, che vuole essere un contributo nell’ambito «einer funktionalen Variationslinguistik im Sinne einer Kontaktlinguistik der Konvergenzprozesse unter Integration der Dimensionen des sprachlichen Wissens und der Redetätigkeit der Sprecher, sowie unter Berücksichtigung der Vorunterscheidungen und Beschreibungskategorien der strukturellen Linguistik» [p 29] Il breve terzo capitolo [p 38-47] offre, ancora sulla scorta degli insegnamenti di Coseriu (in particolare 1988b), un’ulteriore localizzazione metodologica del lavoro, che si propone come descrizione funzionale del contatto linguistico che tenga in considerazione anche il sapere metalinguistico dei parlanti e i criteri da loro utilizzati nella scelta pragmatica della varietà da utilizzare Il quarto capitolo Gegenstände der Untersuchung; Empirie und Datenauswertung [p 48-80] chiude la prima parte del volume In esso l’autore presenta alcuni dati storico-linguistici, geolinguistici e riguardanti lo stato della ricerca (ancora una volta aggiornato all’epoca della stesura del lavoro in esame, dunque privo di riferimenti a pur importanti opere più recenti) sulle tre comunità da lui esemplarmente indagate (oltre ai criteri che lo hanno guidato nella scelta delle stesse), Paunat e Ste Alvere, due piccoli paesi di poche centinaia di abitanti del Périgord al confine linguistico tra occitano centro-meridionale (di cui le due comunità fanno parte) e settentrionale e 2_IH_Italienisch_71.indd 133 14.05.14 18: 22 13 4 Buchbesprechungen Canosa, in Puglia, cittadina di circa 30 .000 abitanti, classificata in conformità a Lausberg come appartenente ai «nördlichen baresischen Dialekten» [p 63], al confine linguistico con i dialetti foggiano-baresi La coscienza di tale ‹frontiera›, come di quella tra occitano centro-meridionale e settentrionale in Périgord, è fortemente presente tra i parlanti delle comunità oggetto d’analisi e svolge dunque anche un ruolo nella loro riflessione metalinguistica Il sottocapitolo 4 .3 [p 65-71] è dedicato alla descrizione dell’interessante approccio metodologico alla ricerca: le indagini, svolte in più fasi dal 1980 in Puglia e dal 1983 nel Périgord, hanno riguardato soggetti di tre generazioni diverse all’interno di tre nuclei familiari in Francia, di due in Italia, e hanno avuto come oggetto da una parte dati linguistici, elicitati attraverso l’uso dei questionari dell’AIS (tradotti anche in francese) e la registrazione di un monologo libero in lingua standard e dialetto, dall’altra dati percettivi e rappresentazionali, ottenuti con un questionario variazionistico composto da 64 quesiti sul sapere e la coscienza linguistici dei parlanti (cf l’Anhang [p 290-295]) . 2 Il capitolo si conclude con la breve presentazione di alcuni dati demografici e linguistici riguardanti gli informanti [p 72-80] La seconda sezione (Methodologie einer funktionalen Linguistik) si apre con il quinto capitolo [p 83-104], in cui si discutono alcuni problemi terminologico-concettuali, sorti sulla scorta dei risultati delle indagini effettuate, al fine di proporre categorie d’analisi a posteriori, verificate sulla base dei dati raccolti L’autore introduce una tripartizione dei livelli di analisi della variazione, di stampo coseriano, in cui differenzia tra «Kompetenz der Variation» quale sapere linguistico e metalinguistico dei parlanti, «Pragmatik der Variation», quale scelta e selezione, all’interno del proprio repertorio, adeguata alla situazione comunicativa sulla base della propria competenza linguistica e metalinguistica e «Linguistik der Variation», il cui oggetto sono i concreti dati linguistici che risultano dalle scelte e dagli usi dei parlanti Tale tripartizione viene, nel corso del capitolo, approfondita e applicata alla dimensione diacronica [p 92-96], a quella riguardante l’architettura e struttura della lingua [p 96-100] e a quella concernente la differenziazione tra sistema, norma e discorso Nel sesto capitolo l’autore presenta (anche graficamente [p 129-131]) il modello varietistico da lui presupposto, ben conosciuto anche da diverse altre sue pubblicazioni, come p .e Stehl (1994, p 132-138): si tratta di una gradazione a cinque gradata, composta da standard (++) esogeno, privo di connotazioni diatopiche, standard (+) d’uso della generazione che lo ha appreso come prima lingua e standard (-) difettivo dei dialettofoni da una parte, da dialetto (-) difettivo dei parlanti standard e dialetto (+) basilettale dei madrelingua dall’altra La scelta del modello a gradata, presentata dall’autore con analoghe argomentazioni già in un suo importante contributo 2_IH_Italienisch_71.indd 134 14.05.14 18: 22 135 Buchbesprechungen di fine anni ’80 (cf Stehl 1988), è giustificata con la classificazione effettuata da parte dei parlanti stessi Questi, per caratterizzare le diverse varietà, ricorrerebbero a quattro prototipi, due positivi e due negativi, che presuppongono categorie discrete, di volta in volta selezionate dai parlanti nella comunicazione: il prototipo dello standard e del dialetto e quello di una varietà ‹corrotta› dell’uno e dell’altro Stehl ritiene infatti che i parlanti con bilinguismo non equilibrato dispongano di un sapere prototipico riguardo la prima e la seconda lingua e sappiano farne uso nella comunicazione, abitualizzando tecniche traduttive che, una volta accettate dalla comunità, divengono «Sozialnorm» [p 114] . 3 Nella terza sezione Stehl funzionalizza, nella presentazione dei risultati delle inchieste, la tripartizione da lui introdotta Nel capitolo 7 infatti viene discussa «die in den Sprecherfamilien vorgefundene kontaktlinguistische Prototypenklassifikation der in der Gradation vertikal gestaffelten Gradata» [p 136] L’autore presenta, in base ai risultati dell’analisi dei questionari, la classificazione dei gradata da parte dei parlanti Ne emergono interessanti osservazioni, come il fatto che tutti riconoscono una gradazione a quattro gradata (due positivi e due considerati devianti), mentre pochi introducono un quinto gradatum costituito dallo standard esogeno [p 145], ma soprattutto il fatto che la classificazione dei parlanti avviene in generale in relazione all’aberrazione appunto dal prototipo positivo, mentre rari sono giudizi di valore Importante anche il fatto che mentre sia in Puglia sia in Périgord i dialettofoni indicano la «prononciation/ pronuncia» [p 151] come ambito ove si manifestano le interferenze nei gradata difettivi, in Périgord il gradatum standard (-) viene invece caratterizzato dai non madrelingua dialettofoni in base a interferenze lessicali; la spiegazione di Stehl che tali informanti «haben dieses Französische mit den allgemeinen […] verbreiteten Interferenzen des Okzitanischen als erste Sprache erworben und empfinden es als natürliches Französisch, als ihr Französisch» [p 152-153] pare convincente Rilevante anche l’osservazione metodologica [p 154] che, se i parlanti forniscono spontaneamente interessanti esempi di interferenza, domande esplicite al riguardo non offrono i risultati sperati Il paragrafo 7 .4 [p 156-173] propone le classificazioni della struttura orizzontale, la cui conoscenza, sottolinea Stehl [p 156], si basa su tradizioni note, spesso legate a considerazioni di tipo socio-culturale sui parlanti delle diverse varietà Se l’identificazione dei dialetti in Périgord pare corretta, lo è meno in Puglia, ove i parlanti più giovani hanno difficoltà a individuare differenze con i dialetti settentrionali Stehl riconduce questo fatto a «die Ausbreitung mundartlicher Züge des Baresischen […] in nördlicher Richtung» [p 163] Al contrario, i parlanti di seconda generazione, grazie alla più elevata mobilità, hanno un quadro più concreto della portata del proprio dialetto 2_IH_Italienisch_71.indd 135 14.05.14 18: 22 136 Buchbesprechungen terziario e della sua collocazione nell’Italia (meridionale) [p 165-167] Anche qui la classificazione è basata in primis sul grado di aberrazione dal prototipo (il proprio basiletto o dialetto terziario), mentre rari sono i giudizi di valore Il riconoscimento avviene, in Francia e in Italia, soprattutto in base a caratteristiche fonetico-prosodiche [p 172] Nell’ottavo capitolo l’analisi si focalizza su come il sapere metalinguistico dei parlanti si traduca in comportamenti linguistici La scelta della varietà da utilizzare è condizionata da una parte da motivi sociali, d’altra parte avviene però individualmente sulla base di determinanti sintopici (p .e la portata del gradatum), sinstratici (p .e il suo prestigio) e sinfasici (la restrizione del suo uso a determinati contesti) [p 174-175] Dalle scelte dei parlanti si deduce la valenza comunicativa e sociale dei singoli gradata [p 176], che a sua volta condiziona i processi di convergenza La mancanza di misure sanzionatorie nei confronti di pur mal riusciti processi traduttivi, che non inficino però la comprensibilità, permette che il processo rimanga dinamico e si possa avere funzionalizzazione dei gradata difettivi Nelle pagine seguenti Stehl mostra come le scelte pragmatiche d’uso di determinati gradata induca, in microdiacronia, allo sviluppo o all’atrofizzazione di competenze negli stessi, ma anche a una gerarchizzazione dell’uso dei singoli gradata, che pur teoricamente stando a disposizione dell’intera comunità, vengono utilizzati con frequenza diversa Questo a sua volta condiziona una gerarchizzazione del valore degli stessi: i gradata d’utilizzo più raro sono i primi a essere abbandonati dai parlanti; analogamente, la tolleranza sociale di numerose norme individuali nel gradatum dialettale fa sì che questo venga relegato agli ambiti informali e non controllati Ciò si mostra chiaramente nei gradata utilizzati nelle due comunità: mentre in Puglia i gradata dialettali sono ancora abitualizzati, in Périgord il gradatum dialetto (+) è, in terza generazione, ormai solo virtuale e in seconda generazione solo occasionale [p 190-191], nonostante il sapere sulla gradazione sia, nelle due comunità, assai simile Dopo un breve excursus sul code-switching (che purtroppo non tiene conto delle più recenti discussioni sul tema) [p 193-199], il capitolo si chiude con alcune considerazioni sulla scelta del gradatum orizzontale, nel caso di comunicazione al di fuori del proprio paese o con estranei, che avviene di regola selezionando un gradatum del polo standard [p 200] Nel nono capitolo si presenta infine l’analisi della «Linguistik der Variation», delle strutture linguistiche dunque di interferenza e convergenza L’attenzione è rivolta al rapporto tra discorsi nella seconda lingua e norme e tradizioni discorsive della prima lingua, oltre che all’eventuale influsso di norme e tradizioni discorsive basilettali nella costituzione dei dialetti terziari L’autore attribuisce, nella costituzione materiale dei diversi gradata, maggiore importanza ai fenomeni di interferenza che non alle attività traduttive, che 2_IH_Italienisch_71.indd 136 14.05.14 18: 22 137 Buchbesprechungen non hanno portata più ampia del singolo discorso individuale Dai risultati dell’analisi egli trae una «formula costitutiva» dei sistemi dei gradata intermedi, che indica come «‹Systemeinheiten des Zielgradatums […] + Systeminterferenzen der Erstsprache […] + redundante Strukturen›» [p 206-207], dove con l’ultimo si intendono strutture che non trovano corrispondenza né nella prima né nella seconda lingua; tale formula vale, mutatis mutandis, anche sul piano della norma del gradatum intermedio, che così viene descritta: «‹Normeinheiten des Zielgradatums […] + Norminterferenzen der Erstprache […] + redundante Strukturen auf der Normebene›» [p 207] Il capitolo 9 .2 .2 [p 210-214] è dedicato alla definizione dei termini Diskursnormen e Diskurstraditionen, che Stehl caratterizza diversamente da altri autori, 4 ritenendole radicate nella singola lingua e nei suoi ambiti d’uso . 5 Egli differenzia tre piani: «Die Sprechtraditionen, die Texttraditionen und die Schreibtraditionen» [p 212] Con il primo egli intende il come singoli discorsi siano realizzati in dialetto e/ o nello standard e le possibili influenze dell’uno sull’altro; con il secondo cosa venga detto in dialetto e/ o nello standard, cioè l’eventuale restrizione o ampliamento degli ambiti d’uso; il terzo se, quando e come testi vengano fissati nella scritturalità, con relativi problemi di codificazione etc Dopo aver costatato il progressivo abbandono di norme e tradizioni di-scorsive dialettali (nel senso appena indicato) a favore di quelle legate allo standard, con progressiva convergenza e importanti conseguenze per la configurazione dei dialetti terziari, Stehl passa alla caratterizzazione sistemica dei diversi gradata intermedi in Francia e Italia [215-267] Il breve paragrafo conclusivo 9 .4 [p 267-268] è dedicato al contatto orizzontale; l’autore ritiene che lo sviluppo di koinè regionali sulla base dei dialetti primari sia bloccato dai dialetti terziari, che ne assumono già le funzioni A conclusione della presentazione del volume, siano qui concesse solo alcune brevi considerazioni È inevitabile che, in ricerche di stampo qualitativo che tengono conto di così numerosi e diversi aspetti, il campione analizzato sia limitato (31 parlanti, cui si aggiunge un più ampio, ma meno sistematicamente indagato campione di confronto in Puglia) e pare quindi lecito chiedersi quanto generalizzabili siano i risultati; la loro importanza e rilevanza nell’indicare alcune tendenze è tuttavia innegabile Resta, però, da verificare se e in quale misura la situazione descritta, che corrisponde alla realtà linguistica e sociolinguistica di fine anni ’80 del XX secolo, sia ancora attuale e se dunque il quadro offerto da Stehl abbia ancora una sua validità o se il suo valore non sia piuttosto di carattere ‹storico›, quale presentazione di uno scorcio di passato Come si è già accennato più volte, ulteriori aggiornamenti bibliografici (sia a livello di discussione teorica, sia per quanto riguarda studi empirici) non avrebbe certamente nuociuto, togliendo all’opera una certa qual patina Ciononostante il volume di Stehl, che presenta per la 2_IH_Italienisch_71.indd 137 14.05.14 18: 22 13 8 Buchbesprechungen prima volta in maniera esauriente i risultati dei suoi studi, altrimenti pubblicati solo in parziali spaccati, è interessante e convincente dal punto di vista metodologico e per l’impianto analitico (particolarmente interessante e fruttuosa pare la tripartizione dei piani di analisi), rappresentando un valido contributo alla descrizione dello «spazio vissuto» (Grassi 1981, p 66) 6 dei parlanti Ci si augura che anche i prossimi volumi della collana Sprachkontakte . Variation, Migration und Sprachdynamik risultino altrettanto solidi Luca Melchior Note 1 Pur essendo indicati esplicitamente come capitoli (cf . [p . 10]), le singole parti di ogni sezione non sono tipograficamente costituite come tali: esse non cominciano infatti come un capitolo separato dal precedente in una nuova pagina, ma lo continuano sulla stessa, come paragrafi di un unico capitolo 2 Questo, a sua volta, strutturato sulla base dell’analogo questionario utilizzato da Scherfer 1983 3 Già nel citato Stehl (1988, p . 38) l’autore constatava: «je crois pouvoir conclure que le concept de continuum est une catégorie de l’observation des linguistes, tandis que le gradatum et la gradation sont des catégories de la conscience linguistique, de la réalité linguistique et par conséquent aussi de la description linguistique» . Sarebbe stato però interessante se l’autore, nella presente monografia, avesse integrato la discussione con più recenti contributi e posizioni, come p .e . l’interessante tentativo di superamento del conflitto tra sostenitori del continuum o del gradatum in Kabatek 2000, o la radicale osservazione di Pustka (2009, p . 80), che afferma che «[s]ince we can observe (continuous) variation on the ‹objective› level of linguistic facts, varieties only exist in speakers’ cognitive representations . In other words: varieties are per se ‹subjective› and belong therefore to folk categories […]» 4 Cf . p .e . Koch 1997, Wilhelm 2001 5 Nonostante in altra sede egli rimarchi il carattere indipendente dalla singola lingua storica: «les traditions du discours sont à définir dans notre contexte comme formes de réalisation du changement linguistique: elles sont indépendantes des langues historiques en ce sens que pour certains types des communication […] on tend à respecter les mêmes règles dans différentes communautés linguistiques nationales» (Stehl 1992, p . 257; ma cf anche il già citato Stehl 1994, p . 138-139) 6 Che, come ben noto, mutua il concetto e l’approccio metodologico, introducendoli nella ricerca linguistica, dalla geografia francese degli anni ’70 del secolo scorso 2_IH_Italienisch_71.indd 138 14.05.14 18: 22 139 Buchbesprechungen Bibliografia Coseriu, Eugenio: Einführung in die allgemeine Sprachwissenschaft, Tübingen 1988a [ 2 1992] Coseriu, Eugenio: Sprachkompetenz . Grundzüge der Theorie des Sprechens, bearbeitet und herausgegeben von Heinrich Weber . Tübingen 1988b [ 2 2007] Grassi, Corrado: «Il concetto di spazio e la geografia linguistica», in Geckeler, Horst/ Schlieben-Lange, Brigitte (edd .): Logos Semantikos . Studia Linguistica in Honorem Eugenio Coseriu 1921-1981, vol . 5: Geschichte und Architektur der Sprachen, Berlin/ New York/ Madrid 1981, pp . 59-69 Kabatek, Johannes: «La variation linguistique dans le domaine des langues romanes Théorie et réalité empirique», in: Englebert, Annick/ Pierrard, Michel/ Rosier, Laurence/ Van Raemdonck, Dan (edd .): Actes du XXIIe Congrès International de Linguistique et de Philologie Romanes . Bruxelles, 23-29 juillet 1998, vol . 3: Vivacité et diversité de la variation linguistique . Travaux de la section «Dialectologie, géolinguistique, sociolinguistique», Tübingen 2000, pp . 215-224 Koch, Peter: «Diskurstraditionen: zu ihrem sprachtheoretischen Status und zu ihrer Dynamik», in: Frank, Barbara/ Haye, Thomas/ Tophinke, Doris (Hrsg .): Gattungen mittelalterlicher Schriftlichkeit, Tübingen 1997, pp . 43-79 Pustka, Elissa: «A prototype-theoretic model of Southern French», in: Beeching, Kate/ Armstrong, Nigel R ./ Gadet, Françoise (edd .): Sociolinguistic Variation in Contemporary French, Amsterdam/ Philadelphia 2009, pp . 77-94 Scherfer, Peter: Untersuchungen zum Sprachbewußtsein der Patois-Sprecher in der Franche-Comté . Tübingen 1983 Stehl, Thomas: «Les concepts de continuum et de gradatum dans la linguistique variationnelle», in: Kremer, Dieter (ed .): Actes du XVIIIe Congrès International de Linguistique et de Philologie Romanes, vol . V: Section IV . Linguistique pragmatique et linguistique socio linguistique, Tübingen 1988, pp . 28-40 Stehl, Thomas: «Contacts linguistiques verticaux et traditions du discours comme objet d’une linguistique variationnelle historique», in: Lorenzo, Ramón (ed .): Actas do XIX Congreso Internacional de Lingüística e Filoloxía Románicas . Universidade de Santiago de Compostela, 1989, vol . III: Lingüística Pragmática e Sociolingüística, A Coruña 1992, pp . 249-268 Stehl, Thomas: «Français régional, italiano regionale, neue Dialekte des Standards: Minderheiten und ihre Identität im Zeitenwandel und im Sprachenwechsel», in: Helfrich, Uta/ Riehl, Claudia Maria (edd .): Mehrsprachigkeit in Europa - Hindernis oder Chance? , Wilhelmsfeld 1994, pp . 127-147 Weydt, Harald/ Schlieben-Lange, Brigitte: «Wie realistisch sind Variationsgrammatiken», in: Geckeler, Horst et al . (edd .): Logos semantikos . Studia linguistica in honorem Eugenio Coseriu 1921-1981, vol . V: Geschichte und Architektur der Sprachen, Berlin/ New York/ Madrid 1981, pp . 117-145 Wilhelm, Raymund: «Diskurstraditionen», in: Haspelmath, Martin/ König, Ekkehard/ Oesterreicher, Wulf/ Raible, Wolfgang (edd .): Language Typology and Language Universals, vol . 1, tomo 1, Berlin/ New York 2001, pp . 467-477 2_IH_Italienisch_71.indd 139 14.05.14 18: 22