eJournals Italienisch 36/72

Italienisch
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Narr Verlag Tübingen
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2014
3672 Fesenmeier Föcking Krefeld Ott

D'Annunzio e il dionisiaco

121
2014
Gherardo Ugolini
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3 3 G h erardo U G oL I N I d’annunzio e il dionisiaco «‹Federico Nietzsche! Chi è costui? › Chiederanno moltissimi dei miei lettori fino ai quali non può ancora esser giunta la fama di questo filosofo tedesco che assale con tanta violenza le dottrine borghesi contemporanee e il cristianesimo sempre rinnovellato Egli è uno dei più originali spiriti che siano comparsi in questa fine di secolo, ed uno dei più audaci I risultati della sua speculazione intellettuale sono contenuti in libri bizzarri, scritti con uno stile aspro ed efficace, dove i paradossi si avvicendano ai sarcasmi e le invettive tumultuose alle formule esatte Di questi libri i più significativi s’intitolano: Così parlò Zarathustra, Genealogia della Morale, Di là dal Bene e dal Male, Crepuscolo dei Falsi Iddii, La Gaia Scienza .» Quando Gabriele D’Annunzio scrive queste righe nel primo dei tre articoli che vanno sotto il titolo Il caso Wagner, pubblicati sul giornale La tribuna di Roma nel luglio 1893, il filosofo Friedrich Nietzsche è ancora in vita, ma da tempo avviato verso il declino mentale che lo porterà di lì a qualche anno alla morte . 1 Giace in uno stato di semi-incoscienza, avvolto dalle tenebre della follia, accudito dalla madre e dalla sorella nella casa di famiglia a Naumburg Sono passati poco meno di quattro anni dal crollo psichico patito a Torino e dal successivo ricovero nella clinica psichiatrica di Jena La fortuna di Nietzsche filosofo è appena agli albori, la sua celebrità tedesca e internazionale di là da venire Ancora nessuna sua opera, per altro, era stata tradotta in italiano (la prima sarà Al di là del bene e del male, uscita nel 1898 presso la casa editrice dei Fratelli Bocca di Torino, seguita a distanza di un anno dallo Zarathustra, sempre presso Bocca) Di lui avevano appena cominciato ad interessarsi alcuni intellettuali per lo più in area francese, attratti soprattutto dalla sua eccentricità Ed è merito indiscusso di D’Annunzio essere stato tra i primi in Italia a richiamare l’attenzione sul grande «Distruttore» come lo chiamerà nell’ode composta in occasione della sua morte il 25 agosto del 1900, appropriandosi di alcuni ‹umori› tipicamente nietzscheani e trasferendoli nei personaggi delle sue opere narrative e teatrali . 2 Che D’Annunzio si proponga come divulgatore del pensiero di Nietzsche risulta chiarissimo dal breve estratto dal Caso Wagner citato al principio Così come appare evidente che la chiave d’interpretazione proposta puntava soprattutto sugli aspetti etici e politici del filosofo tedesco, piuttosto che su quelli estetico-artistici Già nel precedente articolo La bestia elettiva, uscito il 2_IH_Italienisch_72.indd 33 06.11.14 10: 27 3 4 D’Annunzio e il dionisiaco Gherardo Ugolini 25 - 26 settembre 1892 sul Mattino di Napoli, D’Annunzio si era riferito a Nietzsche per sostenere certe posizioni polemiche contro la democrazia parlamentare, l’egualitarismo e l’umanitarismo . 3 Come è stato ben dimostrato e argomentato da Guy Tosi, D’Annunzio aveva letto un articolo francese di Jean de Néthy, uscito nell’aprile 1892 sulla Revue Blanche col titolo Nietzsche- Zarathustra, e lì aveva appreso e parafrasato alcuni fondamenti della dottrina morale nietzscheana, a partire dalla distinzione tra Herren- und Sklavenmoral (morale dei ‹signori› e morale degli ‹schiavi› cui è associato l’«istinto del gregge»), da cui egli fa derivare un ideale di aristocratico che agisce rispondendo solo a se stesso e alle proprie regole . 4 Ora, la ricezione del pensiero di Nietzsche è un tema abbondantemente frequentato e approfondito negli studi dannunziani soprattutto - per non dire quasi esclusivamente - per quanto concernono le peculiari declinazioni ‹superoministiche› di tale ricezione con tutto il contorno di adattamenti, esagerazioni ed anche mistificazioni che sono stati da tempo messi in luce . 5 Meno indagato è l’influsso esercitato su D’Annunzio da un’opera come la Geburt der Tragödie, prima monografia pubblicata da Nietzsche, precisamente nel 1872 quand’egli era ventisettenne professore di Filologia Classica all’università di Basilea . 6 Come è noto, in quel libro veniva delineata un’originale interpretazione della tragedia greca segnata dal prevalere di una dimensione estetico-metafisica ruotante attorno all’antitesi tra le categorie di apollineo e dionisiaco La questione che mi propongo di trattare in questo intervento, nella piena consapevolezza che si tratta di spunti d’analisi senza alcuna pretesa di completezza o esaustività, è dunque la seguente: quanto ha pesato, se qualcosa ha pesato, l’interpretazione dionisiaca del tragico e della grecità suggerita da Nietzsche sulla produzione artistica di Gabriele d’Annunzio? Per iniziare mi pare necessario un riesame, ancorché rapido ed essenziale, della fortuna cui andò incontro la Nascita della tragedia di Nietzsche, una fortuna - va subito detto - per la quale l’Italia ebbe una parte non secondaria Sul piano filologico la ricezione del libro fu pesantemente condizionata dalla recensione distruttiva di Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff - che negava ogni fondamento scientifico alle tesi esposte in quel libro - e dalla polemica che ne era seguita e che aveva visto scendere in campo a difesa dell’autore l’amico Erwin Rohde (all’epoca giovane filologo classico, destinato a una luminosa carriera) e lo stesso Richard Wagner Gli addetti ai lavori dell’antichistica hanno continuato per generazioni a considerare quel libro un corpo estraneo della loro disciplina ribadendo la condanna del Wilamowitz Nonostante ciò le tesi sul tragico di Nietzsche hanno influenzato molto gli studi sulla tragedia greca: penso per esempio alla teoria ritualistica della scuola antropologica di Cambridge, o al riconoscimento dell’importanza di 2_IH_Italienisch_72.indd 34 06.11.14 10: 27 35 Gherardo Ugolini D’Annunzio e il dionisiaco aspetti quali la musica, la sofferenza o anche la dimensione culturale-religiosa per afferrare il senso degli spettacoli tragici dell’antica Grecia . 7 Ben diversa fu la fortuna de La nascita della tragedia in campo artistico-letterario Non credo esistano altre opere di taglio filologico o filosofico che abbiano avuto un influsso di così grande portata su poeti, drammaturghi e scrittori di tutta Europa Ciò ha naturalmente a che fare con i contenuti e la forma stessa del libro nietzscheano, tali per cui esso poté essere inteso anche come una sorta di breviario di poetica, come esortazione ad un modo nuovo ed originale di intendere e praticare l’attività artistica Negli anni tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento l’influsso della Nascita della tragedia fu assai consistente specialmente su autori dell’area germanofona che tentarono di applicare le concezioni nietzscheane alla propria poetica o che intesero attingere a tematiche della cultura antica per le loro creazioni Rilke, George, Hofmannstahl, per citare alcuni nomi tra i più importanti, restarono affascinati sia dalla visione anticlassicistica della cultura greca che sulla scia di Nietzsche si andava a mano a mano imponendo, sia dal progetto nietzscheano di far rivivere lo spirito della poesia greca arcaica resuscitando il dionisiaco Per loro le teorie estetiche formulate nella Nascita della tragedia, a partire da quella secondo cui il mondo si giustifica soltanto come fenomeno estetico, valevano essenzialmente come stimolo produttivo per la creazione artistica Ed era proprio l’ideale dionisiaco quello che prevalentemente informava la produzione degli autori che si ispiravano a Nietzsche: il dionisiaco non inteso soltanto come un impulso artistico naturale, utile a capire l’antica tragedia greca, ma come una vera e propria condizione esistenziale, un concetto per comprendere ed esprimere l’essenza stessa dell’arte e della vita Dioniso era recepito entro tale prospettiva come simbolo dell’‹artista primigenio›, come forza istintiva che ispira la creazione artistica, ovvero come vettore simbolico che guida il poeta alla ricomposizione in unità di un mondo fatto a pezzi (come nel mito di Dioniso Zagreo), spesso e volentieri con associazioni religiose di stampo cristiano o pagano, e dunque identificando il dio greco come una figura di vero e proprio redentore Tale costellazione di concetti e riflessioni produsse un filone di poesia ‹dionisiaca›, che oltretutto poteva avvalersi del prototipo dei Ditirambi di Dioniso dello stesso Nietzsche Tra gli esempi più eclatanti sono le liriche di Stefan George nella raccolta Der siebente Ring, 8 o anche la poesia di Rudolf Borchardt intitolata Bacchische Epiphanie, in cui si evoca in toni mistici l’apparizione del dio 9 Buona parte della produzione lirica di Rainer Maria Rilke fa riferimento a situazioni tragiche desunte dalla mitologia classica, con una visione dell’antico fortemente segnata da una concezione anticlassicistica di impronta nietzscheana Tra i poeti che hanno espresso la loro congenialità con l’autore della Nascita della tragedia va senz’altro ricordato Gottfried Benn, 2_IH_Italienisch_72.indd 35 06.11.14 10: 27 36 D’Annunzio e il dionisiaco Gherardo Ugolini nei cui componimenti lirici compare come Leitmotiv l’annuncio, variamente formulato, dell’avvento del dionisiaco, inteso come sentimento della vita pieno e totalizzante che si contrappone al mondo della razionalità e della tecnica I drammi d’argomento greco di Hugo von Hofmannsthal (Elettra 1903; Edipo e la Sfinge 1906) possono essere letti come il tentativo di far rivivere in epoca moderna l’antica arte tragica dei Greci (e la musica di Richard Strauss doveva realizzare ciò che Wagner aveva fallito) e l’attenzione dell’autore è rivolta costantemente verso gli aspetti impulsivi e irrazionali dell’agire Anche i drammi di Frank Wedekind sono sovente incentrati sul contrasto tra la vitalità istintuale e il conformismo borghese: il principio del ‹dire sì alla vita› è di chiara ascendenza nietzscheana e serve a penetrare la tragicità e l’assurdità dell’esistenza A questi nomi va aggiunto, infine, quello di Rudolf Pannwitz, autore di cinque «Tragedie dionisiache» in cui rielabora i temi mitologici della tradizione greca (Filottete, Creso, Edipo, Ifigenia etc .) alla luce delle concezioni estetiche di Nietzsche Ma gli echi della Nascita della tragedia affiorano pure nella narrativa novecentesca La polarità apollineo / dionisiaco è una costante in molti romanzi e racconti di Thomas Mann Si pensi, per esempio, a Morte a Venezia (1913) in cui la parabola esistenziale di Gustav von Aschenbach può essere letta come un movimento progressivo dall’apollineo al dionisiaco Al principio Aschenbach è descritto come il tipico rappresentante dell’età socratico-apollinea, fiducioso nella razionalità e nell’armonia; nel corso della narrazione vari elementi (l’atmosfera decadente di Venezia, la fascinazione erotica per il giovane Tadzio, il colera) lo trascinano in un vortice sempre più incontrollabile di sensualità e istintualità il cui esito non può che essere autodistruttivo, senza la possibilità di una sintesi superiore e salvifica tra le due istanze vitali Non a caso prima della morte al protagonista appare in sogno il «dio straniero», Dioniso, che lo coinvolge in un’orgia selvaggia . 10 Anche altri romanzi di Thomas Mann sono colmi di rimandi a Nietzsche e alle sue teorie Ne La montagna incantata (1924) accade che il protagonista Hans Castorp, perdutosi nella neve, si addormenti (rischiando di morire per assideramento) e in seguito ad un sogno dai forti contenuti simbolici approdi ad un certo punto ad una sapienza di tipo dionisiaco che nega la contrapposizione tra morte e vita, tra salute e malattia, tra ragione e natura, e riconosce nella morte stessa un momento essenziale della vita Nel Doktor Faustus (1947) il compositore Adrian Leverkühn è rappresentato come musicista dionisiaco, come figura nietzscheana per eccellenza, dietro il cui destino è riflesso il crollo storico della Germania attraverso il nazismo e la seconda guerra mondiale Spunti analoghi si riscontrano anche nel capolavoro di Robert Musil, L’uomo senza qualità (1930 - 1942) e in molti altri romanzi della prima metà del Novecento e non solo nell’area germanofona . 11 2_IH_Italienisch_72.indd 36 06.11.14 10: 27 37 Gherardo Ugolini D’Annunzio e il dionisiaco d’annunzio e «La nascita della tragedia» D’Annunzio partecipa sicuramente di questa tendenza europea, anzi a guardare la cronologia non c’è dubbio che l’anticipi e contribuisca a determinarla Ma qual era il vero grado di conoscenza della Nascita della tragedia da parte di D’Annunzio? Il brano citato all’inizio di questo saggio, desunto dall’articolo Il caso Wagner, si chiude con un elenco dei «più significativi» scritti nietzscheani L’autore cita nell’ordine: Così parlò Zarathustra, Genealogia della Morale, Di là dal bene e dal male, Crepuscolo dei Falsi Iddii, La gaia Scienza È sintomatico che in tale lista manchi la Nascita della tragedia Nell’estate del 1893 D’Annunzio evidentemente non la conosceva ancora Non sapendo la lingua tedesca è escluso che potesse averla letta in lingua originale . 12 D’altro canto la prima traduzione italiana uscì soltanto nel 1907, patrocinata da Benedetto Croce, con il titolo Le origini della tragedia ovvero Ellenismo e pessimismo (traduzione di Mario Corsi e Attilio Rinieri), 13 preceduta di qualche anno da quella francese (L’Origine de la tragedie ou Hellenisme et pessimisme), pubblicata nel 1901 per opera di Jean Marnolt e Jacque Morland, presso la casa parigina Mercure de France Se dunque D’Annunzio non poté leggere integralmente la Geburt der Tragödie prima del 1901 (data della traduzione francese), ciò non significa che non ne avesse una qualche contezza per via indiretta Intanto poteva aver letto, anzi sicuramente aveva letto, i brani estratti dall’opera e compresi nell’antologia di scritti nietzscheani A travers l’oeuvre de F. Nietzsche. Extraits de tous ses ouvrages (1893) curata da Paul Lauterbach e Adrien Wagnon . 14 Inoltre poteva aver letto saggi francesi come quello di Edouard Schuré intitolato Le drame musical. Richard Wagner, son oeuvre et son idée (Parigi 1875), nel quale sono esposte in sintesi le tesi principali di Nietzsche sul tragico Un altro saggio, questa volta italiano, che D’Annunzio probabilmente conosceva o di cui aveva sentito parlare, è quello di Antonio Tari, professore di estetica all’ateneo di Napoli, intitolato Sull’essenza della musica secondo Schopenhauer e i wagneriani (in Archivio musicale 1882, pp 327 - 337), in cui si trova tradotto un passaggio del libro di Nietzsche relativo al fatto che solo la musica tra le arti ha natura metafisica Il nesso Nietzsche- Wagner mi pare in questo contesto alquanto significativo: intendo dire che, pur in assenza di una lettura diretta della Geburt der Tragödie, D’Annunzio poteva essersi accostato ai contenuti di quell’opera attraverso il filtro di Wagner, della sua musica e delle sue opere teoriche che notoriamente avevano molto influenzato il giovane Nietzsche studioso di tragedia greca . 15 Senza contare che negli ambienti culturali filo-wagneriani, nei saloni come quello di Nicola van Westerhout, frequentati da D’Annunzio, si sarà sicuramente parlato anche delle teorie di Nietzsche Infine, va tenuta presente, sempre per 2_IH_Italienisch_72.indd 37 06.11.14 10: 27 3 8 D’Annunzio e il dionisiaco Gherardo Ugolini quanto riguarda l’ambiente napoletano, la figura del suo amico Angelo Conti, il quale era un grande appassionato della filosofia di Schopenhauer e conosceva bene la Geburt der Tragödie tanto da citarla più volte nel suo La beata riva col titolo italianizzato in La natività della tragedia . 16 Lo scritto di Conti - definito una sorta di «piccola bibbia dell’estetismo italiano fin de siècle» (Gibellini) - fu pubblicato nel 1900, ma riproduceva discussioni che si immaginano avvenute cinque anni prima a Venezia tra due personaggi (Ariele e Gabriele) che alludono a Conti stesso e a D’Annunzio Tra i vari spunti nietzscheani vi si trova un sintetico compendio dell’interpretazione dionisiaca del tragico laddove si parla di Apollo e Dioniso come dei «due poli dell’anima greca» essendo rispettivamente Apollo «il dio sereno, il dominatore delle forze ricche della natura, il legislatore degli uomini» e Dioniso «il tormentatore degli spiriti, l’eccitatore delle passioni, il generatore e il distruggitore delle esistenze […] la personificazione del mutamento, dello sconvolgimento e del dissolvimento» L’origine della tragedia è ricondotta al ditirambo corale, precisamente al «coro degli iniziati che canta e danza il ditirambo […] un gruppo d’uomini trasformati, di cui ciascuno ha dimenticato la sua origine e la sua qualità» Costoro sono «i seguaci di Dionysos, e vivono fuori del tempo e fuori d’ogni legge sociale Ai loro medesimi occhi essi hanno preso la forma di Satiri, e come tali sono i compagni del loro dio» Insomma, pur in assenza di una lettura diretta e integrale, è impossibile negare che D’Annunzio ignorasse i contenuti della Nascita della tragedia Da quel libro deriva, per altro, al vate un approccio alla grecità che rifiuta gli schemi classicistici di stampo winckelmanniano: la Grecia non come luogo astratto di bellezza e perfezione morale, ma come un grande repertorio di archetipi mitici che rispecchiano «gioie e dolori che eternamente travagliano l’animo umano nel conflitto antico e modernissimo tra irrazionalità dionisiaca e sublimazione apollinea», per dirla con Pietro Gibellini . 17 E non può che derivare da quell’opera nietzscheana anche l’esaltazione della tragedia greca che traspare in modo più o meno implicito in vari punti delle opere di D’Annunzio, coniugata con l’idea di una nuova forma d’arte che in epoca moderna ripeta quel miracolo dei Greci antichi (penso soprattutto ai progetti artistici di Stelio Effrena nel Fuoco 18 ) Per verificare l’incidenza della Geburt der Tragödie e in particolare della categoria di dionisiaco sull’opera di Gabriele d’Annunzio procederò all’esame di alcuni momenti dell’opera dannunziana in cui mi pare si possa riscontrare l’eco della conoscenza delle teorie nietzscheane sul tragico Il tutto senza nessuna aspirazione alla sistematicità e alla completezza, ma solo allo scopo di mostrare quanto l’opera giovanile di Nietzsche abbia influenzato, al di là della mancata lettura diretta del testo, il pensiero e la scrittura di D’Annunzio 2_IH_Italienisch_72.indd 38 06.11.14 10: 27 39 Gherardo Ugolini D’Annunzio e il dionisiaco «La rinascenza della tragedia» Comincerò con un breve articolo giornalistico, pubblicato sul quotidiano romano La Tribuna il 3 agosto 1897 e intitolato non a caso La rinascenza della tragedia . 19 Non so dire se il titolo volesse alludere al libro di Nietzsche, che nell’articolo non viene mai nominato direttamente La traduzione italiana Nascita della tragedia per il titolo tedesco Geburt der Tragödie è divenuta corrente e canonica piuttosto tardi, mentre all’epoca era comune usare la forma Le origini della tragedia (titolo della prima traduzione italiana per Laterza del 1907) e lo stesso D’Annunzio nell’articolo in questione parla di «natività della Tragedia dal Ditirambo» Il contenuto dell’articolo riguarda il progetto del Teatro Romano di Orange, in Francia, ovvero l’inaugurazione di uno spazio teatrale all’aperto, capace di contenere diecimila spettatori, concepito per le rappresentazioni di drammi antichi classici D’Annunzio ne fu un entusiasta sostenitore e anzi da lì scaturì l’impegno per il piano (poi abortito) di creare un grande anfiteatro ad Albano, nei pressi di Roma, così da emulare l’impresa wagneriana di Bayreuth Ma cosa c’è di nietzscheano, ovvero di riconducibile alla Geburt der Tragödie, nell’articolo? Gli spunti sono molteplici Il primo è quando per esempio descrive la struttura del teatro di Orange dicendo che esso è «costruito contro il fianco petroso d’un colle, a simiglianza del Teatro di Dioniso contro il fianco dell’Acropoli ateniese», 20 e quindi aggiungendo che «Tutto in lui ora evoca l’origine rurale del Drama, la natività della Tragedia dal Ditirambo .» 21 D’Annunzio sottolinea poi con forza la base popolare del teatro antico, la locazione rurale, la partecipazione di massa del pubblico, che contrassegna una differenza assoluta rispetto agli «angusti teatri urbani» dell’oggi . 22 Anche questo è un motivo ricorrente nel Nietzsche della Geburt der Tragödie, come del resto anche negli scritti teorici di Wagner Ma il motivo più assimilabile al Nietzsche teorico della tragedia è la descrizione che D’Annunzio suggerisce dell’effetto prodotto dallo spettacolo tragico sugli spettatori: «Nelle loro anime rudi ed ignare […] la parola del poeta, pur non compresa, per il potere misterioso del ritmo reca un turbamento profondo che somiglia a quello del prigioniere il quale sia sul punto di essere liberato dai duri vincoli La felicità della liberazione si spande a poco a poco in tutto il loro essere; le loro fronti solcate si rischiarano; le loro bocche use alle vociferazioni violente, si dischiudono alla meraviglia .» 23 2_IH_Italienisch_72.indd 39 06.11.14 10: 27 4 0 D’Annunzio e il dionisiaco Gherardo Ugolini Non ci sono rimandi testuali precisi, ma il D’Annunzio che scrive queste righe è un intellettuale che mostra di conoscere e rielaborare i concetti impiegati da Nietzsche nel descrivere l’effetto estatico prodotto dalla musica dionisiaca sui coreuti e per riflesso d’immedesimazione sul pubblico, effetto estatico da intendere in senso etimologico come ‹anelito alla fuoriuscita da se stessi›, come ‹annullamento del principium individuationis›, perdita delle categorie spazio-temporali, fino alla fusione mistica con la natura . 24 Infine, colpisce l’uso esplicito della categoria di ‹dionisiaco› nella parte finale dell’articolo quando si addentra nella possibilità di ‹rinascenza› della tragedia Scrive D’Annunzio: «Sarà gloria dei poeti risollevare quella forma alla dignità primitiva, infondendole l’antico spirito religioso La grande metamorfosi del rito dionisiaco - la frenesia della festa sacra convertita nel creatore entusiasmo del tragedo - sia sempre raffigurata come simbolo nella loro anima votiva Il drama non può essere se non un rito o un messaggio La persona vivente in cui s’incarna su la scena il verbo di un Rivelatore, la presenza della moltitudine muta come nei templi non dànno forse anche oggi alla rappresentazione della tragedia sofoclea nel teatro antico di Orange il carattere di un culto, di una cerimonia, di un mistero? » 25 Ora, l’orizzonte di D’Annunzio qui è quello di un’auspicabile rinascita dello spirito tragico dentro la tradizione latina, dunque si muove in un paradigma ben diverso rispetto al Nietzsche che nel 1872 vedeva la rinascita dello spirito dionisiaco greco nel Musikdrama germanico di Richard Wagner Tuttavia, la terminologia impiegata non lascia dubbi: espressioni come ‹rito dionisiaco›, ‹frenesia› (che sembra tradurre il tedesco Rausch, solitamente reso con ‹ebbrezza›), ‹Rivelatore›, il parallelismo con le cerimonie nei tempi: tutto lascia intendere che qui D’Annunzio faccia riferimento a quella complessa interpretazione ‹misterica› della tragedia che Nietzsche presenta sottolineandone gli aspetti di ritualità sacra che il teatro ottocentesco, così come gli studiosi di tragedia greca dell’epoca, avevano perso di vista «La città morta» L’entusiasmo con cui D’Annunzio scrisse l’articolo sulla Rinascenza della tragedia è il medesimo con cui un anno prima, nel 1896, dopo il fondamentale viaggio in Grecia, aveva concepito e composto La città morta, ambientata nell’Argolide «sitibonda» presso le rovine di Micene «ricca d’oro», tentativo di dare vita ad un teatro moderno ispirato direttamente alla tragedia greca 2_IH_Italienisch_72.indd 40 06.11.14 10: 27 41 Gherardo Ugolini D’Annunzio e il dionisiaco classica . 26 C’è qualcosa di nietzscheano ne La città morta? Ci sono spunti riconducibili alla Geburt der Tragödie? Difficile rispondere; di sicuro il proposito di far rivivere il teatro tragico classico in uno scenario moderno, con l’archeologia utilizzata quale trait d’union tra passato e presente, corrisponde a istanze che provengono da lì Inoltre, a dire il vero, tutta l’atmosfera del dramma denuncia tratti che potremmo definire ‹dionisiaci›: mi riferisco agli aspetti ‹oscuri›, legati alla sofferenza, all’ossessione, all’invasamento febbrile che toccano chi più chi meno i singoli personaggi, all’ansia per rivelazioni segrete Lo scavare di Leonardo tra le vestigia di Micene, il suo nevrotico ‹frugare› tra le tombe degli Atridi, si configura come una specie di violazione dell’ordine naturale delle cose, una trasgressione che viola i segreti della natura Forse il nesso tra il desiderio di conoscere a tutti i costi e l’ossessione incestuosa (di Leonardo nei confronti della sorella Bianca Maria) è ricavato dall’interpretazione del mito di Edipo che Nietzsche sviluppa nel capitolo IX della Geburt der Tragödie, dove Edipo è celebrato come il campione della sofferenza dionisiaca I suoi atti (parricidio e incesto) sono giudicati da Nietzsche come trasgressioni compiute in virtù di una sapienza superiore (è l’unico in grado di sciogliere l’enigma della Sfinge): Edipo deve compiere una «mostruosa trasgressione della natura» per poter essere partecipe della conoscenza dionisiaca . 27 La componente dionisiaco-nietzscheana della Città morta riguarda in particolare i personaggi di Bianca Maria e di Leonardo La prima può ben essere definita una «donna dionisiaca», 28 in perfetta sintonia con gli elementi della natura, dotata di una potente attrazione erotica che ha effetti su tutti gli altri personaggi, a partire dal fratello, e soprattutto destinata ad essere sacrificata, oggetto dunque al tempo stesso di desiderio e dissoluzione Ma anche Leonardo, segnato da ossessioni monomaniacali e da pulsioni verso la morte, è personaggio con valenze dionisiache L’archeologo con la sua scoperta sperimenta una violenta dissoluzione dei legami individuali «Tu parli come uno che esca da un’allucinazione, come uno che sia in preda a un delirio», commenta Alessandro sbigottito «Se hai veduto veramente quel che tu dici, tu non sei più un uomo .» 29 Con la sua scoperta Leonardo ha spezzato i limiti propri della natura umana; dietro la maschera di Agamennone ha incontrato la violenza della saga degli Atridi E alla fine, dopo avere ucciso la sorella, Leonardo prova quel sentimento dionisiaco di gioia mescolato a sofferenza, che Nietzsche descrive a più riprese nel suo libro sulla tragedia Leonardo stesso descrive l’ebbrezza provata mentre agiva e la purezza che risulta da quell’atto purificatore Alla luce di quanto detto, mi pare difficile negare che La città morta sia un dramma di ispirazione nietzscheana, con una forte componente di stampo dionisiaco 2_IH_Italienisch_72.indd 41 06.11.14 10: 27 42 D’Annunzio e il dionisiaco Gherardo Ugolini «Il trionfo della morte» Le opere narrative di D’Annunzio sono notoriamente infarcite di dottrina superoministica ricavata dal pensiero di Nietzsche e dominate da protagonisti che aspirano ad un modello di vita intellettualmente ed esteticamente superiore Quel tipo di «vita esuberante» viene talvolta etichettato dall’autore stesso come «ideale dionisiaco» . 30 Ma non è questo l’aspetto che qui interessa esaminare; molto più proficuo è cogliere i possibili riferimenti alla Nascita della tragedia Nel Trionfo della morte (1894) ci sono celebri pagine - a suo tempo richiamate da Giorgio Pasquali nel saggio su «Classicismo e classicità di Gabriele D’Annunzio» 31 - in cui si insiste sul Tristano e Isotta di Wagner come il Musikdrama in cui massimamente si invera la risurrezione dello spirito tragico in epoca moderna, con una corrispondenza di idee pressoché perfetta con la Nascita della tragedia, dove (nel capitolo 21) per esplicitare il senso dell’effetto estatico dionisiaco prodotto dal dramma tragico Nietzsche assume a modello proprio il Tristano e Isotta . 32 Quello era per Nietzsche il dramma musicale in cui l’eccitazione musicale produrrebbe lo sradicamento totale dell’individualità dello spettatore / ascoltatore se non vi fosse l’azione protettrice del mito e dell’eroe tragico che con la loro forza apollinea provvedono a «ripristinare» l’individuo quasi frantumato Nietzsche paragonava la sensazione gioiosa di chi attraverso la musica dionisiaca ha spalancato gli occhi sull’abisso della vita alla «gioia suprema» che prova Isotta nelle ultime parole da lei pronunciate mentre è piegata sul corpo esanime di Tristano E non molto diversamente s’esprime D’Annunzio nel Trionfo della morte: «Tutto si dissolveva in lei [cioè in Isotta], si fondeva, si distendeva, ritornava alla fluidità originale, all’innumerevole oceano elementare in cui le forme nascevano, in cui le forme sparivano per rinnovellarsi, per rinascere […] Pareva che tutte le cose vi si decomponessero, vi esalassero le nascoste essenze, vi si mutassero in immateriali simboli […] Visioni di segreti paradisi vi balenavano, germi di nascituri mondi vi si schiudevano E l’ebbrezza pànica saliva saliva; il coro del Gran Tutto copriva l’unica voce umana Trasfigurata, Isolda entrava nel meraviglioso impero trionfalmente ‹Nell’infinito palpito dell’anima universa perdersi, profondarsi, vanire, senza conscienza: suprema voluttà! › .» 33 C’è un altro passaggio del Trionfo della morte in cui Giorgio Aurispa, ossessionato più che mai dagli impulsi autodistruttivi, contempla i riti della mietitura e si sente retrocedere «nel mistero di un secolo remoto, nella santità d’una celebrazione di Dionisie rurali» E col pensiero rivolto alle origini cerca di 2_IH_Italienisch_72.indd 42 06.11.14 10: 27 4 3 Gherardo Ugolini D’Annunzio e il dionisiaco individuare «i principii d’una virtù vitale oltrapossente e oltrapiacente», capace di far rivivere la visione dell’Elleno antico il quale anelava a null’altro se non «ad espandere la sua esuberanza e ad esercitare con efficacia il suo nativo istinto di dominazione» Tra i requisiti considerati tipici dell’antico mondo ellenico, accanto all’istinto agonistico, a quello della lotta, del predominio, della sovranità, della potenza egemonica, Aurispa / D’Annunzio ricorda che: «Egli sapeva trovare pur nell’atto terribile, pur nella sofferenza una fiera gioia Pur nell’errore, pur nel dolore, pur nel supplizio egli non riconosceva se non il trionfo della Vita Il patimento per lui era uno stimolo, producendo in lui l’effetto di quei farmachi i quali eccitano accelerano aumentano le azioni organiche da cui risulta la potenza dell’essere Dal profondo del suo sentimento tragico non sorgeva l’aspirazione a liberarsi d’ogni terrore e d’ogni pietà, l’aspirazione a una càtarsi finale, ma sì bene - come Federico Nietzsche ha intuito - l’aspirazione ad essere egli medesimo l’eterna gioia del Divenire, sopra ogni terrore ed ogni pietà: ad essere egli medesimo tutte le gioie, non escluse quelle terribili, non esclusa quella della distruzione .» 34 Sono concetti in apparenza perfettamente riferibili alla Geburt der Tragödie, ma non derivano da lì, anche se con quel testo hanno ben a che fare Guy Tosi ha dimostrato che si tratta di una parafrasi e in molti punti di una traduzione letterale dalla già citata antologia francese di Lauterbach e Wagnon, ma non della (brevissima) sezione dedicata alla Geburt der Tragödie, bensì di quella pertinente il Crepuscolo degli idoli, laddove Nietzsche nel capitolo intitolato Quel che devo agli antichi getta uno sguardo retrospettivo sul suo scritto giovanile sottolineando come la psicologia dell’orgiasmo dionisiaco quale fondamento del tragico, esposta nel libro del 1872, si contrapponga tanto alla visione moralista-edificante di Aristotele quanto alla concezione del pessimismo rassegnato di Schopenhauer . 35 Il tardo Nietzsche del Crepuscolo degli idoli (1888) rileggeva la categoria del dionisiaco in una luce vitalistica che parzialmente si differenzia da quella originaria e che doveva incontrare grande sintonia agli occhi di D’Annunzio: il dionisiaco come accettazione incondizionata della vita in tutti i suoi aspetti, compresi quelli di dolore e sofferenza, fino al piacere dell’auto-annientamento dioniso Zagreo Per concludere, un accenno rapidissimo anche al D’Annunzio lirico L’influsso del dionisiaco nietzscheano non si avverte solo nella presenza di composizioni 2_IH_Italienisch_72.indd 43 06.11.14 10: 27 4 4 D’Annunzio e il dionisiaco Gherardo Ugolini definitive esplicitamente «ditirambiche» che in Alcyone scandiscono la struttura compositiva e che appaiono dominate da un’intensa eccitazione a livello ritmico e verbale, ma anche nella presenza pervasiva del dio Dioniso e dei suoi miti Mi pare importante a questo proposito rilevare il forte interesse dannunziano per una particolare variante del mito dionisiaco, quella relativa a Dioniso Zagreo, ovvero il racconto delle sofferenze di Dioniso smembrato, della sua morte e rinascita Tale versione del mito, tramandata nella tradizione legata all’orfismo, ha una funzione preponderante nella Nascita della tragedia Secondo Nietzsche, infatti, dietro le maschere dei personaggi tragici sulla scena si nasconderebbe precisamente la figura di Dioniso Zagreo e la messinscena alluderebbe ai suoi patimenti, oggetto per altro delle rappresentazioni misteriche relative al suo culto È quella che si chiama interpretazione ‹misterica› della tragedia greca, letta alla stregua di un rituale di svelamento cui accedono gli iniziati Cito un passo della Nascita della tragedia: «La tragedia greca, nella sua forma più antica, aveva per oggetto solo i dolori di Dioniso […] tutte le figure famose della scena greca, Prometeo, Edipo eccetera, sono soltanto maschere di quell’eroe originario […] L’unico Dioniso veramente reale appare in una molteplicità di figure, nella maschera di un eroe in lotta, ed è per così dire preso nella rete della volontà individuale […] in verità quell’eroe è il Dioniso sofferente dei misteri, quel dio che sperimenta in sé i dolori dell’individuazione, e di cui mirabili miti narrano come da fanciullo fosse fatto a pezzi dai Titani e come poi in questo stato venisse venerato come Zagreus .» 36 Il libro di Nietzsche contribuì a rilanciare nelle poetiche del primo Novecento europeo il mito orfico di Dioniso Zagreo, interpretato metaforicamente come mito della lacerazione dell’io lirico e della relativa palingenesi E D’Annunzio fu uno dei primi ad intercettare questa corrente artistica . 37 Il passaggio più eclatante di tale ricezione mi pare individuabile nel finale del primo libro delle Laudi, Maia (1903), laddove viene evocata la visione dello Zagreo rinato dopo la dilacerazione (XXI, vv 64 - 76): 38 Io vidi Zagrèo, che i Titani co’ vólti coperti d’argilla entrati nell’antro segreto sgozzarono e poi crudelmente dilacerarono, io vidi su l’erba il rinato Zagrèo al soglio del bosco dormire 2_IH_Italienisch_72.indd 44 06.11.14 10: 27 4 5 Gherardo Ugolini D’Annunzio e il dionisiaco Non vidi mai sonno più dolce né più profondo, o Nutrice La sua barba d’oro era fatta D’ali d’uno sciame splendente che gli pendea dalla bocca aperta qual d’arnie forame Credo che l’interpretazione nietzscheana del mito di Dioniso Zagreo abbia condizionato molto D’Annunzio, sia per quanto concerne i contenuti della poesia sia per la riflessione sull’arte tragica Nel caso specifico di Maia, dove sono disseminati molteplici rimandi e le allusioni a testi della tradizione orfica, si può immaginare che il poeta intenda suggerire un’identificazione tra se stesso e il divino cantore Orfeo, e la parusìa finale del dio sia da intendere come il traguardo e il compimento di un viaggio lirico iniziatico . 39 dionisiaco e superominismo In conclusione vale la pena esprimere qualche considerazione sul rapporto che si instaura nella poetica dannunziana tra il concetto di dionisiaco e quello di Superuomo Si è già accennato in precedenza come la ricezione dannunziana del pensiero di Nietzsche ruoti prevalentemente attorno alla nozione di Übermensch, molto più che attorno a quella di dionisiaco Si tratta, in effetti, di costruzioni teoriche separate e distinte, nel senso che la teoria del dionisiaco elaborata nella Nascita della tragedia è precedente a quella dell’Übermensch (la cui prima teorizzazione risale agli anni 1883 - 1884 con lo Zarathustra), anche se nel tardo Nietzsche i due piani tendono ad incrociarsi Quando Nietzsche parla di effetto dionisiaco del tragico allude al dissolvimento dell’io soggettivo, alla sparizione di un soggetto unitario capace di abbracciare e selezionare il molteplice L’ideale di Übermensch - ossia di un tipo di uomo nuovo, sorto dalla critica radicale di tutte le tradizioni estetiche, morali e religiose, liberatosi da ogni forma di trascendenza, immerso nel presente, in una piena e totale affermazione delle sue facoltà animali e istintuali - appare in una fase successiva Si tratta sostanzialmente di un tentativo estremo di via di fuga dal proprio nichilismo: dalla consapevolezza della nullità di ogni ideale scaturisce la scoperta che la volontà di potenza è la vita stessa Abbiamo a che fare, in fin dei conti, con una nuova dimensione esistenziale, frutto amaro di una disillusione senza speranza sulla vita, che porta con sé la necessità di accettare anche la sofferenza D’Annunzio è interessato a valorizzare del Superuomo lo spirito antiborghese e antipopolare immaginando un’etica aristocratica che mira a tradursi immediatamente in programma politico All’inattualità di Nietzsche sostituisce una concreta dimensione poli- 2_IH_Italienisch_72.indd 45 06.11.14 10: 27 4 6 D’Annunzio e il dionisiaco Gherardo Ugolini tica da spendere nell’immediato I concetti nietzscheani sono tradotti nella direzione del vitalismo, desiderio di predominio Viceversa, il tema della sofferenza assunta eroicamente su di sé (che era centrale della visione superoministica di Nietzsche e soprattutto per la componente dionisiaca e tragica della questione) risulta assente L’eroismo è sempre ansia di azione, mai tendenza alla sofferenza . 40 Insomma l’Übermensch di Nietzsche è destinato al dolore e alla ricerca del dolore in un’ascesi senza fine, il superuomo di D’Annunzio mira a volontà e azione Manca la dimensione etica e metafisica abstract. Obwohl D’Annunzio Die Geburt der Tragödie (1872) nur oberflächlich und aus zweiter Hand kannte, war seine Rezeption von Nietzsches Ästhetik des Tragischen und insbesondere der Kategorie des ‹Dionysischen› trotzdem bedeutungsvoll und fruchtbar Seine Rezeption begleitet und antizipiert einige Aspekte der künstlerischen Arbeit von Autoren wie Borchardt, Rilke, George, Benn, Hofmannsthal, Pannwitz, Thomas Mann und Musil Dieses Essay stellt die grundlegenden Stufen dieser Konzeption unter besonderer Berücksichtigung des Artikels «La rinascenza della tragedia» (1897), des Dramas La città morta (1896) und des Romans Il trionfo della morte (1894) dar Nach Ansicht D’Annunzios hat das ‹Dionysische› einerseits eine Funktion in der Beschreibung der ekstatischen, durch die Musik erzielten Wirkung des tragischen Schauspiels, und andererseits bei der Charakterisierung von Personen im Drama (mit Verstärkung der dunklen, gewalttätigen Elemente, die sich auf die Auflösung der Individualität beziehen) Für D’Annunzio steht das ‹Dionysische› aber vor allem für die Entwurzelung des Einzelnen und die bedingungslose Akzeptanz des Lebens in allen seinen Facetten (einschließlich Schmerz, Leid und Freude an der Selbst-Vernichtung) Note 1 Il testo de Il caso Wagner è pubblicato in G D’Annunzio, Scritti giornalistici, vol 2, a cura di A Andreoli, Milano: Mondadori 2003, pp 233 - 251 Citazione a p 234 s 2 G D’Annunzio, Per la morte di un Distruttore, compreso in Elettra Testo in: Versi d’amore e di gloria, vol 2, a cura di A Andreoli e N Lorenzini, Milano: Mondadori 1984, pp 344 - 356 Per l’analisi e l’interpretazione di questo componimento è fondamentale il saggio di E Mariano, «Nietzsche D’Annunzio, e le ‹Laudi›», in: D’Annunzio e la cultura germanica Atti del VI Convegno internazionale di Studi Dannunziani (Pescara, 3 - 5 maggio 1984), Pescara: Centro Nazionale di Studi Dannunziani 1985, pp 129 - 195 3 G D’Annunzio, La bestia elettiva, in: Scritti giornalistici, vol 2, cit ., pp 86 - 94 4 G Tosi, «D’Annunzio découvre Nietzsche (1892 - 1894)», in: Italianistica 2, 1973, pp 481 - 513 5 La bibliografia al proposito è lunga Mi limito a ricordare alcuni studi significativi: E Garin, «Nietzsche in Italia», in: Rivista critica di storia della filosofia 30, 1975, 2_IH_Italienisch_72.indd 46 06.11.14 10: 27 47 Gherardo Ugolini D’Annunzio e il dionisiaco pp 104 - 108; G Michelini, Nietzsche nell’Italia di D’Annunzio, Palermo: Flaccovio 1978, pp 89 - 136; F Piga, Il mito del superuomo in Nietzsche e D’Annunzio, Firenze: Vallecchi 1979; D .M Fazio, Il caso Nietzsche. La cultura italiana di fronte a Nietzsche, 1872 - 1940, Milano: Marzorati 1988; A Negri, «Il ‹superuomo› di Nietzsche e l’uomo ‹multanime› di D’Annunzio», in: D’Annunzio europeo Atti del Convegno internazionale (Gardone Riviera - Perugia, 8 - 13 maggio 1989), a cura di P Gibellini, Roma: Lucarini 1991, pp 389 - 407; G Baldi, L’inetto e il superuomo. D’Annunzio tra ‹decadenza› e ‹vita ascendente›, Torino: Scriptorium 1996; G Penzo, «Interpretazioni italiane del superuomo di Nietzsche Da D’Annunzio ad oggi, nell’orizzonte della differenza», in: Studium 85, 1989, pp 341 - 358 6 F Nietzsche, Die Geburt der Tragödie aus dem Geiste der Musik, Leipzig: Fritzsch 1872 Per il testo si fa riferimento all’edizione compresa in: Sämtliche Werke Kritische Studienausgabe in 15 Einzelbänden, hrsg von G Colli und M Montinari, Bd 1, München: DTV 2 1988, pp 9 - 156 Traduzione italiana di Sossio Giametta in: Opere di Friedrich Nietzsche, edizione italiana diretta da G Colli e M Montinari, vol III, tomo I, Milano: Adelphi 1972, pp 1 - 163 7 Tutti i testi della polemica sorta attorno al libro di Nietzsche, nella quale intervennero oltre a Wilamowitz, anche Erwin Rohde e Richard Wagner sono raccolti nel volume Der Streit um Nietzsches «Geburt der Tragödie», hrsg von K Gründer, Hildesheim: Olms 1969, e tradotti in italiano in: La polemica sull’arte tragica, a cura di F Serpa, Firenze: Sansoni 1972 Per una sintetica ricostruzione della querelle cfr G Ugolini, Guida alla lettura della ‹Nascita della tragedia› di Nietzsche, Roma - Bari: Laterza 2007, pp 148 - 160 8 S George, Der siebente Ring (1907), in: Sämtliche Werke, Bd 6 / 7, Stuttgart: Klett- Cotta 1986 George creò per altro attorno a sé un cenacolo di iniziati che vedevano in Nietzsche un punto di riferimento imprescindibile e che si proponevano un rinnovamento della cultura tedesca in senso elitario e conservatore 9 R Borchardt, Bacchische Epiphanie Textkritisch herausgegeben und mit einem Nachwort von B Fischer, München: Schriften der Rudolf Borchardt-Gesellschaft 1992 10 Sulla dimensione dionisiaca di Morte a Venezia, in riferimento soprattutto alle Baccanti di Euripide, cfr il saggio di A M Belardinelli, «Dioniso e il dionisismo: le ‹Baccanti› di Euripide e ‹La Morte a Venezia› di Thomas Mann», in: Dionysus ex machina 3, 2012, pp 202 - 225 11 Sul rapporto Musil / Nietzsche cfr S Barbera - G Campioni, «‹Passione della conoscenza› e distruzione dei miti Musil e Nietzsche», in: Studi Tedeschi 23, 1980, pp 357 - 419; A Venturelli, «Die Kunst als fröhliche Wissenschaft Zum Verhältnis Musils zu Nietzsche», in: Nietzsche-Studien 9, 1980, pp 302 - 337; Ch Dresler-Brumme, Nietzsches Philosophie in Musils Roman «Der Mann ohne Eigenschaften». Eine vergleichende Betrachtung als Beitrag zum Verständnis, Frankfurt a M .: Athenäum 1987 12 Lo testimonia chiaramente l’amico e traduttore Georges Hérelle: «La sola lingua straniera che conoscesse era il francese; e di solito era grazie alle traduzioni francesi che si iniziava alla letteratura inglese, tedesca etc .» (G Hérelle, Notolette dannunziane, a cura di I Ciani, Pescara: Centro Nazionale di Studi Dannunziani 1984, p 16) Le ricerche di Guy Tosi e Emilio Mariano hanno dimostrato quanto fosse scarso il grado di conoscenza dell’opera nietzscheana da parte di D’Annunzio: cfr G Tosi, D’Annunzio découvre Nietzsche, cit e E Mariano, «La genesi del ‹Trionfo della morte› e Friedrich Nietzsche», in: Trionfo della morte Atti del III convegno internazionale di Studi Dannunziani (Pescara, 22 - 24 aprile 1981), a cura di E Tiboni e L Abrugiati, Pescara: Centro Nazionale di Studi Dannunziani 1983, pp 143 - 193, in particolare pp 153 - 158 e pp 169 - 180 2_IH_Italienisch_72.indd 47 06.11.14 10: 27 4 8 D’Annunzio e il dionisiaco Gherardo Ugolini 13 Bari: Laterza 1907 Tale traduzione fu per altro recensita da Benedetto Croce in: La critica IV, 1907, pp 311 - 314, il quale inquadrava l’opera nel solco della tradizione classico-romantica, sulla scia di Goethe, Schiller e Schlegel, e ne dava una valutazione largamente positiva («genia-lissimo libro») Su una rivista italiana (Rivista Europea di Firenze, diretta da Angelo De Gubernatis) era apparsa, per altro, nel 1872 la prima recensione in assoluto della Geburt der Tragödie, nella quale da un lato si contestava un eccesso della dimensione metafisica rispetto a quella storica, ma dall’altro si sottolineava la «novità di vedute e di applicazioni» 14 A travers l’oeuvre de F. Nietzsche Extraits de tous ses ouvrages par P Lauterbach et Ad Wagnon, Paris: Schulz 1893 Sarebbe, tuttavia, un errore ipotizzare che d’Annunzio avesse potuto ricavare da tale antologia una conoscenza sia pure basilare del libro di Nietzsche, dal momento che essa riserva alla Naissance de la Tragédie non più di tre brevi passaggi per un totale di una pagina e tre righe (pp 1 - 2) 15 Malwida von Meysenburg, scrittrice, sostenitrice delle teorie wagneriane, amica di Nietzsche e residente in Italia, aveva contribuito a destare un po’ d’interesse attorno alla figura del filosofo tedesco Sugli influssi wagneriani cfr E Paratore, «D’Annunzio e Wagner», in: D’Annunzio e la cultura germanica Atti del VI Convegno internazionale di Studi Dannunziani (Pescara, 3 - 5 maggio 1984), Pescara: Centro Nazionale di Studi Dannunziani 1985, pp 101 - 116, e P Zoboli, La rinascita della tragedia. Le versioni dei tragici greci da D’Annunzio a Pasolini, Lecce: Pensa Multimedia 2004, pp 11 ss 16 A Conti, La beata riva. Trattato dell’oblìo, a cura di P Gibellini, Venezia: Marsilio 2000, p 34 e p 76 17 P Gibellini, Logos e mythos. Studi su Gabriele d’Annunzio, Firenze: Olschki 1985, p 19 18 Alla domanda «Tu intendi di ristabilire su la scena il Coro? » il Maestro del Fuoco risponde enunciando il proprio programma: «Oh, no! Io non voglio risuscitare una forma antica; voglio inventare una forma nuova, obbedendo soltanto al mio istinto e al genio della mia stirpe, così come fecero i Greci quando crearono quel meraviglioso edifizio di bellezza, non imitabile, che è il loro drama» Quindi spiega che solo fondendo insieme le arti (musica, poesia, danza) in un’unica struttura ritmica sarà possibile raggiungere «un effetto comune e totale» (G D’Annunzio, Il fuoco, in: Prose di romanzi, vol 2, a cura di E Raimondi e N Lorenzini, Milano: Mondadori 1989, p 356) Cfr P Treves, «Il teatro greco e il Maestro del ‹Fuoco›», in: D’Annunzio a Venezia. Atti del Convegno (Venezia, 28 - 30 ottobre 1988), a cura di E Mariano, Roma: Lucarini 1991, pp 103 - 118 19 G D’Annunzio, Scritti giornalistici, vol 2, cit ., pp 262 - 265 20 Ivi, p 262 21 Ivi, p 263 22 Ibidem 23 Ibidem 24 Sulle citazioni nietzscheane di queste pagine cfr P Zoboli, La rinascita della tragedia, cit ., p 23 s 25 G D’Annunzio, La rinascenza della tragedia, in: Scritti giornalistici, vol 2, cit ., p 265 26 Testo de La città morta in G D’Annunzio, Tragedie, sogni, misteri, a cura di A Andreoli e G Zanetti, Milano: Mondadori 2013, vol 1, pp 91 - 224 Per un inquadramento del dramma alla luce delle fonti greche: I Benfante, «Fonti greche e mediazioni francesi nella ‹Ville morte›», in: D’Annunzio europeo Atti del Convegno internazionale (Gardone Riviera - Perugia, 8 - 13 maggio 1989), a cura di P Gibellini, Roma: Lucarini 1991, pp 133 - 147 2_IH_Italienisch_72.indd 48 06.11.14 10: 27 4 9 Gherardo Ugolini D’Annunzio e il dionisiaco 27 Cfr F Nietzsche, Die Geburt der Tragödie, cit ., pp 65 - 67; trad ital cit ., pp 65 - 67 Per l’interpretazione del mito di Edipo in Nietzsche cfr G Ugolini, «Friedrich Nietzsche, il mito di Edipo e la polemica con Wilamowitz», in: Quaderni di Storia 34, 1991, pp 41-61 28 Cfr il saggio di M Ann Frese Witt, «D’Annunzio’s Dionysian Women: The Rebirth of Tragedy in Italy», in: Nietzsche and the Rebirth of the Tragic, ed by M Ann Frese Witt, Madison, NJ: Fairleigh Dickinson University Press 2007, pp 72 - 103 29 G D’Annunzio, La città morta, in: Tragedie, sogni, misteri, vol 1, cit ., p 125 Sul personaggio di Leonardo rimando alle osservazioni di G Baldi, L’inetto e il superuomo, cit ., pp 273 ss 30 L’espressione è usata per esempio nei riguardi di Giorgio Aurispa nel Trionfo della morte (G D’Annunzio, Prose di romanzi, vol 1, a cura di E Raimondi, A Andreoli, N Lorenzini, Milano: Mondadori 1988, p 855) 31 Nuova Antologia 74, 1939, pp 386 - 397, rist in: Pagine stravaganti di un filologo, Firenze: Le Lettere 1994, vol 2, pp 190 - 204 32 F Nietzsche, Die Geburt der Tragödie, cit ., pp 135 - 140; trad it cit ., pp 139 - 145 33 Il trionfo della morte, in: G D’Annunzio, Prose di romanzi, vol 1, cit p 987 34 Ivi, p 924 35 A travers l’oeuvre de F. Nietzsche, cit ., pp 89 - 91 36 F Nietzsche, Die Geburt der Tragödie, cit ., pp 71 s .; trad it cit ., p 71 s 37 D’Annunzio possedeva la traduzione francese della Geburt der Tragödie, uscita col titolo L’Origine de la Tragedie, ou Hellénisme et pessimisme, a cura di Jacques Morland e Jean Marnold (Parigi: Mercure de France 1901) Su tale copia, conservata al Vittoriale, ci sono segni di sottolineatura in corrispondenza del passaggio sul mito di Dioniso Zagreo 38 Cito da D’Annunzio, Versi d’amore e di gloria, vol 2, cit ., p 251 39 Cfr a tal proposito S Sitzia, «Dopo Die Geburt der Tragödie: il mito di Dioniso Zagreo in Italia e in Russia nel primo Novecento», in Between 1 .2 (2011), p 4 (http: / / www .between-journal .it) Il passo nietzscheano sullo Zagreo viene riecheggiato da D’Annunzio anche nella premessa al dramma in prosa Più che l’amore del 1905 D’Annunzio paragona il personaggio di Corrado Brando, protagonista del proprio pezzo teatrale, con le grandi figure del teatro greco classico «sotto il cui velame si celavano gli aspetti del dio doloroso, dello Zagreo lacerato dai Titani, ch’era la sola persona tragica presente sempre nel drama primitivo come il Christus patiens nel nostro Mistero o nella nostra Lauda Il dio si manifestava per atti e per parole in un eroe solitario, esposto al desiderio, alla demenza, al delitto, al patimento, alla morte» (D’Annunzio, Tragedie, sogni e misteri, cit ., vol 2, p 12) Del protagonista spiega inoltre che «L’ebbrezza della volontà accumulata è, in lui, simile alla frenesia dionisiaca» (ibidem), che «Nel delirio orgiastico della musica egli riconosce e adora il suo nume patetico» (ivi, p 13) Brando cade preda di un «sonno selvaggio» che D’Annunzia paragona al sonno catalettico e rituale delle Baccanti di Euripide (vv 863 - 868): la gioia di disparire è rappresentata come ‹eterna gioia del divenire›, sparire dentro l’unità originaria (ivi, p 13) 40 Cfr L Battaglia, «Un Superuomo troppo umano», in: D’Annunzio e il suo tempo: un bilancio critico. Atti del Convegno di studi (Genova, 19-20-22-23 settembre 1989, Rapallo, 21 settembre 1989), a cura di F Perfetti, Genova: SAGEP 1995, vol 2, pp 97 - 114, qui p 105 s 2_IH_Italienisch_72.indd 49 06.11.14 10: 27 50 D’Annunzio e il dionisiaco Gherardo Ugolini bibliografia Testi Borchardt, R .: Bacchische Epiphanie . Textkritisch herausgegeben und mit einem Nachwort von B . Fischer . München: Schriften der Rudolf Borchardt-Gesellschaft 1992 D’Annunzio, G .: Versi d’amore e di gloria, vol . 2, a cura di A . Andreoli e N . Lorenzini Milano: Mondadori 1984 D’Annunzio, G .: Prose di romanzi, vol . 1, a cura di E . Raimondi, A . Andreoli, N Lorenzini . Milano: Mondadori 1988 D’Annunzio, G .: Prose di romanzi, vol . 2, a cura di E . Raimondi e N . Lorenzini Milano: Mondadori 1989 D’Annunzio, G .: Scritti giornalistici, vol . 2, a cura di A . Andreoli . Milano: Mondadori 2003 D’Annunzio, G .: Tragedie, sogni, misteri, a cura di A . Andreoli e G . Zanetti . Milano: Mondadori 2013 George, St .: Der siebente Ring, in: Sämtliche Werke, Bd . 6 / 7 . Stuttgart: Klett-Cotta 1986 Nietzsche, F .: Die Geburt der Tragödie aus dem Geiste der Musik . Leipzig: Fritzsch 1872 . (Traduzione italiana di Sossio Giametta in: Opere di Friedrich Nietzsche, edizione italiana diretta da G . Colli e M . Montinari, vol . III, tomo I, Milano: Adelphi 1972, pp . 1 - 163 .) Nietzsche, F .: Le origini della tragedia ovvero Ellenismo e pessimismo (traduzione di Mario Crosi e Attilio Rinieri) . Bari: Laterza 1907 A travers l’oeuvre de F. Nietzsche . Extraits de tous ses ouvrages par P . Lauterbach et Ad . Wagnon . Paris: Schulz 1893 Testi critici Baldi, G .: L’inetto e il superuomo. D’Annunzio tra ‹decadenza› e ‹vita ascendente› Torino: Scriptorium 1996 Barbera, S . - Campioni, G .: «‹Passione della conoscenza› e distruzione dei miti . Musil e Nietzsche», in: Studi Tedeschi 23, 1980, pp . 357 - 419 Battaglia, L .: «Un Superuomo troppo umano», in: D’Annunzio e il suo tempo: un bilancio critico. Atti del Convegno di studi (Genova, 19 - 20 - 22 - 23 settembre 1989, Rapallo, 21 settembre 1989), a cura di F . Perfetti, Genova: SAGEP 1995, vol . 2, pp . 97 - 114 Belardinelli, A . M .: «Dioniso e il dionisismo: le ‹Baccanti› di Euripide e ‹La Morte a Venezia› di Thomas Mann», in: Dionysus ex machina III, 2012, pp . 202 - 225 Benfante, I .: «Fonti greche e mediazioni francesi nella ‹Ville morte›», in: D’Annunzio europeo . Atti del Convegno internazionale (Gardone Riviera - Perugia, 8 - 13 maggio 1989), a cura di P . Gibellini, Roma: Lucarini 1991, pp . 133 - 147 Conti, A .: La beata riva. Trattato dell’oblìo, a cura di P . Gibellini . Venezia: Marsilio 2000 Dresler-Brumme, Ch .: Nietzsches Philosophie in Musils Roman «Der Mann ohne Eigenschaften». Eine vergleichende Betrachtung als Beitrag zum Verständnis, Frankfurt a . M .: Athenäum 1987 Fazio, D .M .: Il caso Nietzsche. La cultura italiana di fronte a Nietzsche, 1872-1940 Milano: Marzorati 1988 2_IH_Italienisch_72.indd 50 06.11.14 10: 27 51 Gherardo Ugolini D’Annunzio e il dionisiaco Frese Witt, M . Ann: «D’Annunzio’s Dionysian Women: The Rebirth of Tragedy in Italy», in: Nietzsche and the Rebirth of the Tragic, ed . by M . Ann Frese Witt, 2 Madison, NJ: Fairleigh Dickinson University Press 2007, pp . 72 - 103 Garin, E .: «Nietzsche in Italia», in: Rivista critica di storia della filosofia 30, 1975, pp . 104 - 108 Mariano, E .: «Nietzsche . D’Annunzio, e le ‹Laudi›», in: D’Annunzio e la cultura germanica . Atti del VI Convegno internazionale di Studi Dannunziani (Pescara, 3 - 5 maggio 1984), Pescara: Centro Nazionale di studi dannunziani 1985, pp . 129 - 195 Gibellini, P .: Logos e mythos. Studi su Gabriele d’Annunzio . Firenze: Olschki 1985 Hérelle, G .: Notolette dannunziane, a cura di I . 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