eJournals Italienisch 36/72

Italienisch
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Narr Verlag Tübingen
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2014
3672 Fesenmeier Föcking Krefeld Ott

Mario Luzi: Muore ignominiosamente la repubblica

121
2014
Marco Manicacci
ita36720071
71 biblioteca poetica Mario Luzi: Muore ignominiosamente la repubblica Muore ignominiosamente la repubblica Ignominiosamente la spiano i suoi molti bastardi nei suoi ultimi tormenti Arrotano ignominiosamente il becco i corvi nella stanza accanto Ignominiosamente si azzuffano i suoi orfani, si sbranano ignominiosamente tra di loro i suoi sciacalli Tutto accade ignominiosamente, tutto meno la morte medesima - cerco di farmi intendere dinanzi a non so che tribunale di che sognata equità E l’udienza è tolta (da: Al fuoco della controversia, 1978 1 ) Es stirbt schändlich die Republik Schändlich spähen sie aus ihre vielen Bastarde bei ihren letzten Qualen Es wetzen schändlich den Schnabel die Raben im Nebenraum Schändlich raufen sich ihre Waisen, gegenseitig zerfleischen sich schändlich ihre Schakale Alles geschieht schändlich, alles außer der Tod selbst - ich versuche mir Gehör zu verschaffen vor ich weiß nicht welchem Gericht welcher erträumten Gleichheit Und die Verhandlung wird geschlossen (traduzione di Katharina List) Muore ignominiosamente la repubblica, componimento eponimo di una intera sezione all’interno di Al fuoco della controversia (1978), rappresenta un picco d’intensità - anche formale - nella riflessione di Luzi sull’Italia sconvolta dalle cupe violenze degli ‹anni di piombo› Nel suo complesso Al fuoco della controversia, che Stefano Verdino ha giustamente definito la «raccolta del combattimento», 2 appare costruita su un equilibrio inedito e sorprendente Da una parte risalta infatti l’impegno civile, che già da Onore del vero (1957) e soprattutto con il coraggioso sermo merus affidato ai versiprosa di Nel magma (1963), si dimostra un aspetto ineludibile MarC o M e N I C aC C I 2_IH_Italienisch_72.indd 71 06.11.14 10: 27 72 Muore ignominiosamente la repubblica Marco Menicacci da tempo messo in luce dalle ricerche di Marco Marchi e Daniele Maria Pegorari . 3 Allo stesso tempo però in Al fuoco della controversia, uscito sullo scorcio dei difficili anni Settanta, è saldamente presente anche l’ansiosa contemplazione di una dimensione che trascende l’umano, dimostrandosene tuttavia il centro e la più autentica sostanza: una dimensione che l’occhio della carne può soltanto intravedere e che dunque impone al poeta un ruolo di scriba e testimone del «mai tutto dicibile», del «troppo vivo che sgomina» (Graffito dell’eterna Zarina, III) Incapace di trasformare in pensieri e parole tale ineffabile pienezza, l’uomo ne è spesso un «custode smemorato» che opera nel torbido della confusione e dell’errore, producendo soltanto lo «sconcio farfugliamento / del tempo e del vivente» (In che lingua, in che perso dialetto? , in Il filo perduto dell’avvenimento) Sotto questa luce saranno quindi da interpretare i ritorni al repertorio eletto e prezioso delle stagioni precedenti («torri di luce», «cristalli bruniti», «brulichio stellare», ricercatezze lessicali come «farnetico», «allumacatura», «inframentali»…), che non sono semplicemente lacerti di un Luzi postsimbolista ed ermetico, ma contribuiscono a mettere in crisi le coordinate logiche del discorso per rendere il disorientamento del poeta, diviso tra l’acre concretezza del presente e l’intima sensazione di vivere in un «entrotempo cristiano» (Graffito dell’eterna Zarina, III): un’atmosfera da Limbo, o meglio da Purgatorio, in cui già si fa strada la «forza di nascita» (ibid .) che acquisterà crescente energia propulsiva a partire da Per il battesimo dei nostri frammenti (1985) Significativa è a questo proposito la ricorrenza quasi ossessiva delle immagini di questa forza che sommuove il sovrumano «enigma» della vita: «origine continua», «semina incessante», «perpetuo avvenimento», «mare trepidante dell’origine», «nascita ininterrotta», «trasformazione operante» (Graffito dell’eterna Zarina, II) A tratti si arriva ad un’allegorizzazione dei processi speculativi dell’io lirico in forme narrative che sfiorano l’epos (peraltro antieroico, come già nei poemetti di Nel magma) e il dialogo o monologo tragico, in cui la voce poetica raggiunge momenti di trance, sospesa fra disperazione materiale e slanci verso sovrumane redenzioni Nonostante tutto Luzi evita il canto dispiegato, preferendo sonorità riposte che conferiscono all’intero libro un andamento meditativo, tra diario mistico e salmo o lauda esistenziale, ma sempre perfettamente presente alla realtà storica: frequenti e spesso reiterati gli scatti interrogativi («A che pagina della storia, a che limite della sofferenza - / mi chiedo bruscamente, mi chiedo» recita il titolo-incipit di un vero e proprio manifesto poetico e teologico 4 ), lapidarie le clausole, che non di rado hanno l’aria di un poscritto a guisa di conferma o ripensamento Per tutto, insomma, si fa strada un senso 2_IH_Italienisch_72.indd 72 06.11.14 10: 27 73 Marco Menicacci Muore ignominiosamente la repubblica di dubbio e dolente attesa («Eh chi può dire / se questo brulichio per cui passiamo / sono rottami o spore? […]») che contiene in nuce l’idea della fruttificazione nella marcescenza, Leitmotiv che da Per il battesimo dei nostri frammenti si estenderà fino alle ultime raccolte . 5 Sfogliando Al fuoco della controversia, i versi di Muore ignominiosamente la repubblica s’impongono all’attenzione non solo per la veemenza dell’invettiva: il testo, almeno nella sua portata civile, appare di immediata comprensione e può quindi risultare quasi sorprendente per chi di Luzi conserva l’immagine - imprecisa ma diffusa anche a livello manualistico - del poeta oscuro, difficile, aristocratico, ermetico L’avverbio ignominiosamente funziona da fulcro o canovaccio attorno al quale si annoda, a livello formale e contenutistico, il discorso: non a caso ignominia è la perdita della dignità del nomen, sanzione formale di una manchevolezza che riguarda la sostanza L’efficacia fonetica del lemma ignominiosamente - che tortuosamente si suddivide in ben sette sillabe, ribattendo il proprio significato tra la disturbante invadenza della vocale i e l’inarticolato lamento delle nasali - va parzialmente perduta in quella che sembra l’unica traduzione adeguata: schändlich, riferibile anche etimologicamente ai campi semantici di oltraggio, disonore, scorno, vergogna e vituperio Per rimanere ancora sul piano lessicale, le parole scelte da Luzi esprimono dolore e indignazione in un linguaggio sempre sorvegliato e non certo violento né volgare, tuttavia molto diretto L’invettiva, ad esempio, si serve di vocaboli corposi e ‹infernali› («bastardi», «corvi», «sciacalli»), che possono addirittura ricordare versi di un poeta in genere ritenuto assai lontano da Luzi e che invece gli è sotto vari aspetti sorprendentemente affine: l’implacabile Pier Paolo Pasolini di Alla mia nazione («e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti») . 6 Un Pasolini con cui Luzi si era incontrato e scontrato e che, a pochi anni dalla morte, viene ricordato proprio in apertura di Al fuoco della controversia come vittima, insieme a García Lorca e Mandel’štam, dell’indicibile violenza umana (Poscritto) Rispetto a quella di Pasolini, certo, l’invettiva luziana può sembrare troppo vaga, indeterminata o volutamente inoggettiva; un’indignazione più estetica che etica, insomma, in cui vocaboli, immagini e pensieri, pur vigorosi e sinceri, rimangono avvolti in una loro asfittica ricercatezza e, in sostanza, si fermano ad un livello di astratta genericità Oppure, cambiando prospettiva, il discorso di Luzi apparirà semplicemente diverso: epifenomeno di un coinvolgimento non meno sincero e forse anche più tragico nella sua genericità, proprio perché assolutizzato e dunque più che mai diretto alle miserie della situazione umana tout court Tale atteggiamento rientra nel radicale pessimismo che Luzi mostra di avere verso alcuni aspetti della vita umana nella sua contingenza, un pessimismo che tuttavia non esclude ma anzi implica allo 2_IH_Italienisch_72.indd 73 06.11.14 10: 27 74 Muore ignominiosamente la repubblica Marco Menicacci stesso tempo un orizzonte di inquieta, a tratti sfiduciata e tuttavia inarrestabile speranza La prima parte della poesia dipinge infatti un desolante scenario da bellum omnium contra omnes: sempre orribilmente attuali suonano i versi in cui compare una fauna umana che si pasce delle miserie di una nazione in crisi, pescando nel torbido senza il minimo ritegno Poi arriva, teologica e severa, la sigla luziana («meno la morte medesima»), che ripropone un tema centrale, attivo e coerente lungo tutto l’arco della sua produzione: il senso di trepido rispetto nei confronti della dimensione ultraterrena, quella dimensione che per l’uomo comincia con la morte Destino comune a vittime e carnefici, la morte è il mistero che ammutolisce, il dolore che segna la irrimediabile finitezza della nostra condizione esistenziale Allo stesso tempo però lascia intravedere anche la speranza - per il cristiano Luzi la certezza - che la morte (almeno la morte, se non la vita) non sia ‹ignominia›, bensì il momento decisivo di tutta l’esistenza terrena: il passaggio tra terrestre e celeste, l’istante della decisione ultima nel contatto fra il transitorio e l’eterno . 7 L’essere mortali, questo essenziale dettaglio che troppo spesso nel fervore animalesco della vita va dimenticato, resta paradossalmente garanzia di umanità di fronte all’ignominia di cui gli uomini, da vivi, sono capaci E anche se tutto nel mondo può essere ignominia e oscurità, al di là della dimensione terrena balena per Luzi un sogno di giustizia ed equità: il vero, ultimo «tribunale» a cui nessuno può sfuggire Ecco dunque distillata, nei pochi versi di Muore ignominiosamente la repubblica, la sostanza del combattimento esistenziale, ma anche etico e civile, che Luzi mutuando un termine di Miguel de Unamuno chiamerà agonia: «Si instaura qui quella che nella storia, nella lessicografia cristiana si chiama agonia, cioè quel conflitto in cui sembra di doversi riscattare giorno per giorno, ora per ora, dalla condizione in cui l’uso e l’abuso delle cose umane ci configgono […] Questa agonia cristiana diventa anche una specie di indignazione morale e politica di fronte a certe realtà della repubblica moderna, dello stato moderno, della società moderna .» 8 Commento: Marco Menicacci 2_IH_Italienisch_72.indd 74 06.11.14 10: 27 75 Marco Menicacci Muore ignominiosamente la repubblica Note 1 Tutte le poesie di Luzi sono tratte da M Luzi, L’opera poetica, a cura di Stefano Verdino, Milano: Mondadori 2001 Per non appesantire l’apparato a piè di pagina, si indicheranno solo i titoli delle poesie e il nome della raccolta, omettendo i numeri di pagina 2 A Bellariva. Colloqui con Mario, a cura di Stefano Verdino, in: M Luzi, L’opera poetica, cit ., p 1268 3 Per la centralità del tema civile all’interno della poetica luziana si veda: Buio sangue. Poesie civili di Mario Luzi scelte da Marco Marchi, Brescia: Fondazione Calzari Trebeschi / Edizioni L’Obliquo 2008 e Non disertando la lotta: versi e prose civili di Mario Luzi, con l’omaggio di 41 poeti, a cura di Daniele Maria Pegorari, Bari: Palomar 2006 4 Cfr M Luzi, L’opera poetica, cit ., p 474 e relativa nota Ma si veda l’inquieto interrogativo sotteso all’intero componimento intitolato - Dove mi porti viaggio, verso la guarigione? (ibid ., p 476) 5 Ibid .; il tema è stato ampiamente affrontato in Marco Marchi, «Stagioni del seme», in: La Nuova Alleanza, 8, novembre 2000, pp 452 - 7, poi con il titolo «Un viaggio nel viaggio: Simone, il seme», in: Per Luzi, Firenze: Le Lettere 2012, pp 83 - 94 6 La poesia fa parte dei Nuovi epigrammi (1958 - 1959) all’interno della raccolta del 1961 La religione del mio tempo (Pier Paolo Pasolini, Tutte le poesie, a cura e con uno scritto di Walter Siti, saggio introduttivo di Fernando Bandini, cronologia a cura di Nico Naldini, 2 tomi, Milano: A Mondadori 2003, t .2, p 1027 7 Luzi aveva ritrovato queste riflessioni nel saggio di Ladislaus Boros, Mysterium mortis: Der Mensch in der letzten Entscheidung, Freiburg i Br .: Walter 1962 (nuova ed .: Mainz 1993; trad it .: Mysterium mortis: l’uomo nella decisione ultima, a cura di Giuseppe Ruggeri, Brescia: Queriniana 1969) 8 Mario Luzi / Mario Specchio, Luzi. Leggere e scrivere, Firenze: Nardi 1993, p 138 2_IH_Italienisch_72.indd 75 06.11.14 10: 27