Italienisch
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Narr Verlag Tübingen
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2015
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Fesenmeier Föcking Krefeld OttGiovita Scalvini traduttore di Goethe
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2015
Lucia Mor
ita37730048
4 8 Lu C I A M Or Giovita Scalvini traduttore di Goethe Su una nuova edizione del Fausto Primo volume dell’Edizione Nazionale degli Scritti di Giovita Scalvini, La traduzione del Faust di Goethe è un’edizione critica curata da Beniamino Mirisola e pubblicata, nel 2012, per i tipi di Morcelliana Il libro si apre con il ricco e documentato saggio di Irene Perini (Scalvini, Goethe, Faust), che ripercorre le vicende biografiche di Scalvini negli anni che egli dedicò alla traduzione dell’opera; la dettagliata ricostruzione che ci offre la studiosa testimonia il continuo e tormentato confronto che il poeta bresciano intrattenne con la scrittura di Goethe e con la figura di Faust Una Nota filologica di Beniamino Mirisola precede il testo e l’apparato delle varianti - da lui stesso approntato -, riportando la vicenda editoriale e fornendo i criteri di edizione e la descrizione dei testimoni, insieme ad alcuni esempi delle particolarità e dei problemi che si sono presentati durante la realizzazione dell’edizione critica Essa si basa sull’editio princeps del 1835, che viene qui emendata e reintegrata dei tagli voluti al tempo dalla censura In apparato e in Appendice, il curatore ha registrato le tante varianti e le postille che, nel corso degli anni, Scalvini redasse in vista di una nuova traduzione mai data alle stampe Il volume si chiude con un’attenta analisi degli Aspetti traduttologici delle due redazioni, come recita il titolo del saggio di Maria Enrica D’Agostini che si focalizza sul confronto tra il testo del 1835 e quello dell’antigrafo oggi perduto che Einaudi ha pubblicato nel 1960 Alla stessa studiosa dobbiamo, peraltro, la traduzione in italiano del Faust cinquecentesco nell’edizione Garzanti48, 1 nonché molti saggi sul tema, con uno dei quali ha onorato alcuni anni fa una mia miscellanea48 . 2 Ritengo che questo lavoro troverà l’interesse sia degli studiosi di Scalvini sia di quelli di Goethe e dunque potrà fornire stimoli preziosi sia all’italianistica sia alla germanistica Le semplici riflessioni che intendo ora esporre nascono proprio dalla domanda che sorge spontanea quando si ha fra le mani un volume che ripropone, a quasi duecento anni di distanza, una traduzione, anzi la prima traduzione in lingua italiana della prima parte della tragedia goethiana dedicata a Faust Il valore storico di un simile documento è innegabile ed evidente, tuttavia ci si chiede se esso limiti la propria funzione a quella di oggetto da ‹contemplare›, fine a se stesso, o contenga in sé ancora un dinamismo intellettuale tale da poter dare oggi, ancora, un impulso significativo al pensiero e alla ricerca 2_IH_Italienisch_73.indd 48 19.05.15 11: 40 4 9 Lucia Mor Giovita Scalvini traduttore di Goethe Certamente la scelta di aprire l’edizione nazionale delle opere di uno scrittore italiano con la sua traduzione del Faust goethiano significa non solo rendere omaggio al grande poeta tedesco, ma anche, e forse soprattutto, riconoscere che il personaggio di Faust non ha ancora smesso di essere attuale Da quando ha calcato per la prima volta la scena letteraria europea nel 1587 non se ne è più andato, anzi continua a ritornare e a ispirare artisti dei più diversi ambiti Cito come prova l’esempio più recente: a Venezia il Leone d’oro 2011 è stato vinto dal film Faust del regista russo Aleksandr Sokurov, un’opera geniale, che attinge a piene mani al testo goethiano anche se a mio avviso per molti versi da esso lontana, perché priva di quegli sprazzi di luce che si alternano alle tinte fosche della tragedia, dal Prologo in Cielo, alla salvezza di Margherita fino a quella dello stesso Faust Il film di Sokurov è, mi sembra, molto più vicino all’atmosfera macabra e lugubre del Faust cinquecentesco e mette in evidenza gli aspetti più oscuri delle inquietudini umane Ad ogni modo esso dimostra per l’ennesima volta, essendo nato dall’incontro fra cultura russa e cultura tedesca, che Faust è una figura internazionale, che varca i confini del mondo tedesco nel quale è nata e diventa un mito trasversale, in quanto incarna aspetti dell’essere umano in sé, di quell’universalmente umano, come lo chiamava Goethe, non legato ad una cultura o all’altra, ma le cui molte sfaccettature toccano snodi decisivi dell’essenza umana E nella tragedia che il nostro Scalvini ha tradotto, l’essenza dell’uomo Faust emerge in tutta la sua chiarezza nella ragione che porta a scommettere con Mefistofele Faust lancia una vera e propria sfida a colui che definisce un ‹povero diavolo› del quale non ha paura e che considera in fondo un ignorante, certamente potente, ma meschino: non è la conoscenza ad essere in gioco, come era stato per il Faust del ’500, quella è già stata percorsa in tutte le direzioni possibili, lo afferma Faust nel celeberrimo incipit del suo monologo Filosofia, giurisprudenza, medicina e «purtroppo» teologia, le ha già studiate, ma non ha trovato ciò che cercava e quello che ora vuole e per cui sfida il diavolo è la vita Se Mefistofele saprà fargli vivere un’esperienza per la quale valga la pena dire all’attimo «fermati, sei bello», allora potrà prendersi la sua anima L’attimo, come sappiamo, non sarà vissuto nella prima parte della tragedia, ma verrà adombrato come progetto, come proiezione di un desiderio nella seconda parte: «l’ultima e più alta conquista» che dà senso alla vita potrebbe essere quella di donare una terra libera ad un popolo libero, di strappare al mare un terreno sul quale sia possibile costruire una società felice Il sogno prometeico di rendere felici gli uomini non si è mai assopito in Goethe e nell’ultimo monologo di un Faust ormai sulla soglia della morte esso trova la sua più alta espressione Anche se non si occupò della seconda parte della tragedia, che si trattasse di una grande opera Scalvini se ne è reso conto molto bene E devo dire 2_IH_Italienisch_73.indd 49 19.05.15 11: 40 50 Giovita Scalvini traduttore di Goethe Lucia Mor che colpisce l’atteggiamento di grande umiltà, come ricorda Irene Perini nel suo saggio, 3 laddove riflette sul tormento del traduttore di fronte alla grandezza della poesia e alla propria inadeguatezza a trasferire in versi italiani il testo Ma la scelta per la prosa rende la sua traduzione oggi ancora fruibile, a differenza della coraggiosa operazione di Angelo Maffei che Vittorio Imbriani nel 1869 definì con la celebre espressione ‹traduttore traditore› La sua traduzione in versi sciolti, classicamente paludati, come osserva Bianca Cetti Marinoni, non fu all’altezza della varietà di metri e di stili di cui si sostanzia il Faust: dal metro semplice del Volkslied con cui si esprime l’anima semplice e ingenua di Margherita alla pesantezza dell’alessandrino barocco, utilizzato nelle scene con l’imperatore, specchio di un mondo ormai passato, dal Knittelvers del primo monologo, che affonda le radici della storia in un mondo tedesco medioevale, all’esametro della tragedia classica messo in bocca a Elena di Grecia, sono solo alcuni fra gli infiniti esempi che danno conto della incredibile maestria di Goethe nel maneggiare lo strumento metrico Che fare di fronte a questa complessità? Scalvini non se la sente nemmeno di tentare e coglie due momenti altissimi che gli fanno sentire la propria inadeguatezza, le parole pronunciate dal coro degli angeli che distoglie Faust dall’intento di togliersi la vita e la splendida canzone di Margherita all’arcolaio, magistralmente trasformata da Schubert in una delle vette della liederistica tedesca Il bresciano modesto e consapevole dei propri limiti rinuncia, ma la sua umiltà lo ha ripagato e non per caso Nello Sàito ha ripreso la sua traduzione per Einaudi nel 1960, più di un secolo dopo la sua realizzazione Anche Cesare Lievi, eccellente traduttore dal tedesco e formidabile traduttore di Goethe, rilevava tempo fa che la traduzione di Scalvini è fra le migliori che siano state fatte Tradurre è dunque un arduo compito Il traduttore è allora sempre e comunque un ‹traditore› o, come osserva Italo Michele Battafarano, un «mediatore di bellezza e saggezza» 4 ? Il traduttore, scrive, non è un traditore, ma un interprete, un esegeta e un critico Per questo, in modo provocatorio, Battafarano afferma che nessuna traduzione è sbagliata in sé, tutte invece sono interpretazioni di un testo Dunque egli ritiene che l’accusa di tradimento sia ingiusta se non accompagnata da un accurato lavoro di analisi delle scelte operate dal traduttore, da una discesa nel suo laboratorio linguistico E Goethe era ben consapevole dell’estrema difficoltà del compito e dedica a questo tema una celeberrima pagina del Faust, nella quale l’inquieto professore si appresta alla traduzione dell’incipit del Vangelo di Giovanni: come tradurre logos? Faust procede per tentativi 5 e imbocca varie strade: in principio era la parola (Wort), ma non funziona, in principio era la mente (Sinn) e neanche questa scelta calza, in principio era la forza (Kraft), nemmeno questa convince, e finalmente la soluzione: in principio era l’azione, Tat Certo Faust 2_IH_Italienisch_73.indd 50 19.05.15 11: 40 51 Lucia Mor Giovita Scalvini traduttore di Goethe è soddisfatto, ma la soluzione che un traduttore deve necessariamente scegliere spesso non esclude tutte le altre, a maggior ragione se ci troviamo di fronte ad un testo poetico, le cui parole racchiudono ciascuna una concentrazione di significato ben più densa di un testo in prosa e ad ogni lettura cogliamo sfumature di significato diverse A ragione Battafarano osserva che quello del traduttore è un «compito infinito ovvero un impegno incommensurabile» . 6 L’attività del traduttore è arte d’avvicinamento per approssimazione, nella piena coscienza che la traduzione, in quanto provvisoria, non sarà mai sovrapponibile perfettamente all’originale che resta invece immutabile Ma torniamo alla traduzione di Scalvini e alla domanda con cui abbiamo aperto questa breve riflessione: che importanza può avere oggi per un germanista riprendere in mano una traduzione del Faust di Goethe datata 1835? Entriamo allora nel mondo della cosiddetta critica della traduzione La traduzione non è solo lo strumento che permette di accedere ad un testo che non si può leggere in originale, ma anche uno strumento ermeneutico preziosissimo Grazie alla traduzione si possono trovare inattese chiavi d’accesso ad un testo, anche quando conosco la lingua in cui quel testo è stato scritto Il traduttore, consapevole del fatto che quello che fa sarà sempre perfettibile, deve assumersi, come osserva anche Hans Drumbl, 7 la responsabilità di una scelta, nella quale porta con sé non solo la propria competenza linguistica, ma tutta la cultura cui appartiene Il confronto fra traduzioni diverse e quindi fra scelte diverse può diventare uno strumento ermeneutico formidabile, che stimola riflessioni inattese sul senso profondo di un testo E a questo proposito vorrei fare due esempi concreti proprio grazie a Scalvini: il primo ci porta a riflettere sul concetto goethiano di poesia e ci fa scendere nel cuore e nell’essenza della sua poetica; il secondo riguarda invece Faust e la sua identità specifica La prima parte della tragedia si apre con una poesia intitolata Dedica (Zueignung), una lirica dalla struttura metrica raffinata, utilizzata da Goethe soprattutto in poesie che parlano della poesia Sono quattro stanze, formate ciascuna da otto pentametri giambici, fünfhebige Jamben Il tema della creazione poetica, nello specifico della scrittura della tragedia, è al centro di questi versi, la cui composizione risale, sembrerebbe, al 24 giugno 1797, quando Goethe decise di rimettere mano all’opera dedicata alla vicenda di Faust, figura che lo aveva colpito e coinvolto sin da bambino e, come protagonista di una sua opera, pare dall’inizio degli anni ’70 . 8 La decisione del 1797 è una tappa importante nella genesi di un’opera che accompagnerà il poeta fino a pochi mesi prima della morte, avvenuta il 22 marzo 1832 - i sigilli li mette il 21 luglio 1831 - e che ha preso forma nell’arco di 60 anni Il 1797 è posto quasi a metà del lungo percorso e rappresenta il momento in cui il poeta decise di trasformare le prime, frammentarie pagine dedicate a Faust e già 2_IH_Italienisch_73.indd 51 19.05.15 11: 40 52 Giovita Scalvini traduttore di Goethe Lucia Mor pubblicate nel 1790, in un testo concluso I primi versi della Dedica riflettono dunque questo momento: Ihr naht euch wieder, schwankende Gestalten, Die früh sich einst dem trüben Blick gezeigt Versuch ich wohl, euch diesmal festzuhalten? Fühl ich mein Herz noch jenem Wahn geneigt? 9 Confrontiamo le traduzioni proposte da quattro illustri traduttori del Faust, oltre a Giovita Scalvini, Vittorio Amoretti, 10 Franco Fortini 11 e Andrea Casalegno 12 : Voi mi tornate innanzi aerie immagini, già un tempo apparse al turbato mio sguardo Tenterò ora di rattenervi? Propende ancora il mio cuore a quella illusione? Scalvini 1835 (S) Ondeggianti figure, che, un giorno, appariste al mio sguardo turbato, vi avvicinate nuovamente Tenterò, forse, questa volta, di trattenervi? Sentirò il mio cuore ancora incline ai sogni di allora? Amoretti 1965 (A) Mi tornate vicine, voi figure mutevoli che siete presto apparse, un tempo, all’occhio incerto E io mi proverò, ora, a fissarvi? A quelle fantasie l’animo inclina ancora? Fortini 1970 (F) Vi accostate di nuovo, ondeggianti figure Apparse in gioventù allo sguardo offuscato Tenterò questa volta di non farvi svanire? Sento ancora il mio cuore incline a quegli errori? Casalegno 1990 (C) Il poeta è davanti ad una scelta, alla decisione se fissare, trattenere le immagini che fino a quel momento erano in perenne movimento nella sua mente, o lasciare che si allontanino ancora È questo il momento misterioso e affascinante in cui il pensiero, l’ispirazione, l’intuizione prende corpo e assume forma grazie ai contorni netti della parola Il fatto stesso che il poeta si ponga la domanda fa percepire chiaramente la fatica che implica il processo di tra- 2_IH_Italienisch_73.indd 52 19.05.15 11: 40 53 Lucia Mor Giovita Scalvini traduttore di Goethe sformazione dell’idea in parola, sottolineata dalla tensione che nasce a causa della pressione esercitata dalle figure senza forma, in continuo movimento, che si affollano e insistono per assumere corpo, e l’esitazione dell’artista Il senso stesso di questa decisione viene definito nel quarto verso, il quale pone un problema interpretativo non secondario, come dimostra la sua traduzione L’io lirico si chiede se il suo cuore, Herz, sia ancora incline ad essere coinvolto da quelle figure mutevoli e quindi a trattenerle, e definisce questo atto con la parola Wahn Nelle traduzioni citate troviamo tre soluzioni diverse: fissare le figure in perenne movimento affinché non si dissolvano più è per Vittorio Amoretti sogno, per Franco Fortini fantasia, per Andrea Casalegno errore Trovo che nessuna di queste tre traduzioni esprima l’essenza della poesia secondo Goethe: la poesia non è certo intesa come esperienza onirica (A), area semantica che richiama dimensioni della poesia romantica, dalla quale, come sappiamo, Goethe si tenne ben distante; la poesia non è però per Goethe nemmeno pura fantasia (F), concetto che sembra rinviare alla dialettica illuministica fra ragione e fantasia, questione non certo aperta qui da Goethe; infine trovo un po’ ardita l’interpretazione di Casalegno (C) che indica la scrittura come errore, un po’ smorzata nella nota corrispondente dove il termine errore viene spiegato come sinonimo di illusione della fantasia In altre parole, apprestarsi alla scrittura del Faust era per Goethe sogno, fantasia o errore? Questa domanda porta nel cuore del senso della creazione poetica e quindi del senso stesso della stesura dell’opera e dei suoi inesauribili significati Ma qual è la proposta di Scalvini? Egli traduce con illusione, la soluzione che mi sembra fra le quattro la più appropriata Nella scena successiva, il celebre Prologo in teatro, il personaggio del poeta ricorda il tempo della giovinezza in cui la poesia sgorgava in lui rigogliosa e perenne, il tempo in cui «Io non avevo nulla, e non pertanto io aveva a pieno; perché io aveva l’amore infaticabile del vero e la soavità dell’illusione» (S) La poesia è per Goethe l’illusione che serve per raccontare la verità: questo binomio fu sempre al centro di tutta la sua produzione poetica e il titolo dell’autobiografia, Dichtung und Wahrheit, Poesia e Verità, ne è l’espressione e la dichiarazione più efficace Un secondo esempio di una felice scelta traduttiva proposta da Scalvini è il celebre verso pronunciato dal Padreterno nel Prologo in Cielo e nel quale è condensata in poche parole l’essenza faustiana e il suo destino: «Es irrt der Mensch, solang’ er strebt» La tensione dinamica interiore che spinge l’uomo a cercare e ad agire può fargli commettere degli errori, ma se essi sono la conseguenza della ricerca, dello Streben, appunto, Dio si mostra benevolo: peggio l’apatia, l’ozio, la passività Nell’ultima scena della tragedia, infatti, gli angeli che pronunciano il principio di salvazione di Faust diranno che essi possono redimere «wer immer strebend sich bemüht», colui che si affatica a 2_IH_Italienisch_73.indd 53 19.05.15 11: 40 5 4 Giovita Scalvini traduttore di Goethe Lucia Mor tendere sempre oltre Il verbo streben è dunque una parola chiave dell’essenza faustiana e ancora una volta il confronto fra le traduzioni è molto stimolante Il verso pronunciato dal Padreterno viene dunque tradotto nel modo che segue dai quattro traduttori già citati e si noterà che le due alternative proposte da Scalvini si distinguono fortemente dalle soluzioni proposte dagli altri tre: Chè l’uomo svia finché va pellegrino / Erra fin ch’è viatore Scalvini L’uomo è soggetto ad errare sin tanto che lotta e anela Amoretti Erra l’uomo, finché cerca Fortini Finché cerca, l’uomo erra Casalegno Perché Scalvini sceglie una soluzione molto diversa dagli altri, che optano per l’area semantica del lottare, anelare, cercare? Ad una prima lettura pellegrino e viatore hanno su chi legge un effetto straniante, sembra che riducano radicalmente la forza dello streben e che siano una soluzione, per così dire, debole Eppure non è così Secondo il Dizionario dei Grimm il verbo streben indicava, in antico alto tedesco, un movimento concreto, anche contro un ostacolo; in medio alto tedesco il movimento diviene astratto, diventa movimento del pensiero e della volontà, significato che si mantiene anche all’epoca di Goethe Nella parabola goethiana, Faust rappresenta, per così dire, la mutazione di una figura che è stata centrale nella produzione del giovane Goethe e quindi anche nel tempo in cui egli ha concepito la prima parte della tragedia e ne ha scritte alcune scene, ora raccolte nell’Urfaust Mi riferisco alla figura del viandante, il Wanderer, di cui Goethe parla sin dal testo che è considerato il manifesto della fase stürmeriana: Zum Shakespeares Tag, Nel giorno onomastico di Shakespeare, discorso pronunciato a Francoforte, in casa, il 14 ottobre del 1771 Il viandante è l’individuo che basta a se stesso, che ha piena consapevolezza di sé e che a grandi passi e a testa alta affronta la vita, contando solo sulla propria autonomia Ecco perché, io credo, la scelta di Scalvini: dietro al suo pellegrino non c’è un pio uomo religioso che si incammina alla ricerca forse di Dio, ma il titano stürmeriano, il Prometeo ribelle, l’uomo che di lì a poco sfiderà le forze del male con una ardita scommessa in cui metterà in gioco addirittura la propria anima La soluzione di 2_IH_Italienisch_73.indd 54 19.05.15 11: 40 55 Lucia Mor Giovita Scalvini traduttore di Goethe Scalvini non è allora affatto fuorviante o debole o, peggio ancora, sbagliata Credo di poter supporre che sia stata al contrario pensata, forse sofferta, ma non certo fatta con superficialità Con questi due esempi ho voluto innanzitutto rendere omaggio alla fatica profusa da Scalvini in un’impresa encomiabile, nonostante le difficoltà e certamente qualche imprecisione che va perdonata Ma ho anche voluto trasformare un’impresa editoriale altrettanto encomiabile in uno spunto per nuove avventure intellettuali, avvincenti senz’altro per l’appassionato filologo, ma percorribili e stimolanti per qualsiasi lettore che si lasci affascinare dai complessi percorsi del linguaggio umano Abstract. Im Jahr 1835 veröffentlicht der in Brescia geborene Giovita Scalvini im Verlag Giovanni Silvestri in Mailand die erste Übersetzung ins Italienische von Goethes Meisterwerk Faust Der Tragödie erster Teil Beniamino Mirisola hat 2012 eine kritische Ausgabe von dieser Übersetzung herausgegeben, die bei Morcelliana editrice als erster Band der Nationalausgabe der Schriften von Giovita Scalvini erschienen ist, mit Beiträgen von Irene Perini (Scalvini, Goethe, Faust) und Maria Enrica D ’Agostini (Aspetti traduttologici delle due redazioni) Der vorliegende kurze Aufsatz stellt einige Überlegungen zu dieser Wiedervorlage einer Übertragung fast 200 Jahre nach ihrem ersten Erscheinen vor, die nicht nur als historisches Dokument und als Studienobjekt wertvoll ist; tatsächlich erweist sich die genaue Analyse einiger übersetzerischer Entscheidungen auch heute noch als ein nützliches hermeneutisches Werkzeug im dynamischen und anregenden Dialog mit dem Text, um Bedeutungsnuancen eines Werks herauszuarbeiten, das Goethe selbst als ‹unermesslich› bezeichnet hat Note 1 Johann Spies, Storia del dottor Faust, ben noto mago e negromante, a cura di Maria Enrica D’Agostini, Milano: Garzanti 1980 2 Maria Enrica D’Agostini, «Il Volksbuch», in: Lucia Mor (a cura di), Faust nelle letterature europee, numero monografico di Humanitas, LXII, 5/ 6, 2007, pp . 879-896 3 Cfr . Irene Perini, «Scalvini, Goethe, Faust», in G . Scalvini, Traduzione del Faust di Goethe, edizione critica a cura di Beniamino Mirisola, con un saggio introduttivo di Irene Perini e postfazione di Maria Enrica D’Agostini, Brescia: Morcelliana 2012, p . 15 4 Italo Michele Battafarano, Dell’arte di tradur poesia . Dante, Petrarca, Ariosto, Garzoni, Campanella, Marino, Belli: Analisi delle traduzioni tedesche dall’età barocca fino a Stefan George, Bern: Peter Lang 2006, p . 12 5 Riprendo qui le soluzioni traduttive in italiano proposte da Scalvini (p . 96) 2_IH_Italienisch_73.indd 55 19.05.15 11: 40 56 Giovita Scalvini traduttore di Goethe Lucia Mor 6 Ivi, p . 20 7 Cfr . Hans Drumbl, «Die Veranwortung für das Wort», in: Alberto Destro/ Johann Drumbl/ Marcello Soffritti, Tradurre . Teoria ed esperienze, Bolzano: Provincia autonoma di Bolzano 1987, pp . 57-79 8 Per quanto riguarda la complessa genesi dell’opera cfr . Johann Wolfgang Goethe, Faust . Kommentare, von Albrecht Schöne, Frankfurt am Main: Deutscher Klassiker Verlag 1994 . 9 J . W . Goethe, Faust . Texte, von Albrecht Schöne, Frankfurt am Main: Deutscher Klassiker Verlag 1994, p . 11 10 J . W . Goethe, Faust e Urfaust, traduzione a cura di Vittorio Amoretti, testo originale a fronte, 2 voll ., Milano: Feltrinelli 1965 11 J . W . Goethe, Faust, traduzione a cura di Franco Fortini, testo originale a fronte, 2 voll ., Milano: Mondadori 1970 12 J . W . Goethe, Faust . Urfaust, traduzione a cura di Andrea Casalegno, introduzione di Gert Mattenklott, testo originale a fronte, Milano: Garzanti 1990 2_IH_Italienisch_73.indd 56 19.05.15 11: 40