Italienisch
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Narr Verlag Tübingen
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2015
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Fesenmeier Föcking Krefeld OttTommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa»
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2015
Mariagrazia Farina
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57 M ArI AGrA Z I A FArI N A tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» Hugo von Hofmannsthal tradotto dallo scrittore di pico Le traduzioni hofmannsthaliane di Tommaso Landolfi, ad oggi quasi totalmente ignorate dalla critica, rappresentano testi di raro valore nel panorama delle traduzioni italiane di opere di lingua tedesca, sia perché contribuiscono alla diffusione degli scritti di un poeta difficile e quasi sconosciuto nell’Italia del Fascismo e del dopoguerra, sia perché nei loro esiti propongono un esempio particolarmente alto di quella «interpretazione riproduttiva» di cui si legge nelle moderne teorie ermeneutiche e della traduzione . 1 Hofmannsthal appare relativamente tardi sulla scena italiana, dove, del resto, le opere della letteratura di lingua tedesca, ancora alla fine del XIX secolo, hanno trovato scarsa risonanza Una vera e propria svolta in questa direzione si ha solo a partire dagli anni Venti del Novecento, ma bisognerà attendere il decennio successivo per avere un concreto incremento di traduzioni Il boom di titoli tedeschi che si registra in questo periodo è dovuto anche e soprattutto ad un interesse del tutto inedito dei lettori italiani per la narrativa tedesca contemporanea Tale interesse, per altro, si manifesta nonostante i pesanti ostacoli che il Fascismo pone alla circolazione di testi che, seppur tedeschi, sono invisi al regime e contrari alla sua ideologia In questo panorama, Hofmannsthal, autore guardato con ostilità dal nazismo, fa fatica ad affermarsi anche in Italia Quando Tommaso Landolfi traduce le commedie Der Rosenkavalier e Die Hochzeit der Sobeide di Hugo von Hofmannsthal, il drammaturgo austriaco è già conosciuto in Italia grazie all’indiscusso merito di Leone Traverso, il primo intellettuale italiano che ne ha presto colto lo spessore e si è fatto tramite della sua diffusione tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso È infatti ancora a lui che si devono le traduzioni landolfiane delle due opere citate Attraverso una capillare analisi dei testi, ispirata, come si diceva, alle teorie più moderne della traduzione letteraria, e, per quanto riguarda il Rosenkavalier, basata anche sul confronto con la prima traduzione italiana a cura di Ottone Schanzer, si tenterà in questa sede di mettere in luce la grande qualità del modus traducendi di Landolfi, sebbene lo scrittore stesso, complice una forte avversione nei confronti dell’attività traduttiva in sé e la consueta fretta con cui è solito dedicarvisi, si sia sempre ostinato a definirlo dozzinale e poco ricercato Delle due traduzioni il risultato più convincente è costituito dalla versione del Rosenkavalier La resa in lingua italiana dell’altro testo, Die 2_IH_Italienisch_73.indd 57 19.05.15 11: 40 5 8 Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» Mariagrazia Farina Hochzeit der Sobeide, risulta inferiore rispetto agli esiti traduttivi raggiunti con il Cavaliere della rosa La carriera di traduttore di Landolfi inizia due anni dopo la laurea, conseguita nel 1932 A questa attività lo scrittore di Pico si avvicina più che altro per necessità economica, traducendo principalmente su commissione . 2 In un primo momento è il russo la lingua da cui preferisce tradurre, benché non sia l’unica a cui si accosta Non vanno dimenticate, infatti, le sue traduzioni dal tedesco e dal francese Contemporaneamente al lavoro sugli autori russi, negli anni Quaranta, questi inizia una proficua collaborazione con Traverso, insieme al quale si dedica, per un certo periodo, alla traduzione di opere di lingua tedesca Il rapporto tra i due nasce all’interno del famoso caffè letterario fiorentino «Le Giubbe Rosse», che è stato un importante punto di incontro per gruppi di intellettuali provenienti da tutte le parti della penisola fino alla Grande Guerra . 3 Lo frequenta anche Giovanni Papini che, già nel primo decennio del Novecento, aveva individuato in Hofmannsthal uno degli scrittori più moderni e innovativi della letteratura austriaca . 4 La riscoperta italiana della letteratura di lingua tedesca e della letteratura straniera tout court verificatasi negli anni in cui Traverso pubblica Germanica e nei decenni precedenti è, infatti, una prerogativa di alcuni centri specifici In particolare Firenze diventa la città in cui si raccolgono numerosi intellettuali che, nonostante i diversi orientamenti politici e letterari, vogliono combattere il provincialismo culturale e aprire il nostro paese alla letteratura europea che in parte è ancora sconosciuta Traverso e Landolfi si troveranno dunque a lavorare a stretto contatto In un primo momento, il traduttore veneto commissiona ad un Landolfi renitente e poco convinto la traduzione di sette fiabe dei fratelli Grimm e di alcuni capitoli dell’Heinrich von Ofterdingen di Novalis, che vengono pubblicati nel 1942 nel volume Germanica Qualche anno dopo, su rinnovato invito di Traverso, Landolfi abbandona la letteratura romantica per dedicarsi a due testi poco conosciuti di Hugo von Hofmannsthal Si tratta del libretto Der Rosenkavalier e del dramma Die Hochzeit der Sobeide L’idea traduttiva di Landolfi è comunque molto diversa da quella del committente, per quanto entrambi si siano senz’altro confrontati con le idee di colui che della cerchia delle «Giubbe Rosse» è considerato il capostipite, ossia Renato Poggioli . 5 Secondo quest’ultimo la traduzione non è soltanto pedissequa registrazione filologica, ma «opera autonoma d’arte» . 6 La lezione di Poggioli ha un certo successo e fra i suoi diversi proseliti si annoverano sia Traverso che Landolfi Tuttavia, quest’ultimo integra la lezione di Poggioli in una sua personale teoria della traduzione, che considera sì opera autonoma d’arte come Poggioli, ma anche copia di quell’originale, che, per lo scrittore, 2_IH_Italienisch_73.indd 58 19.05.15 11: 40 59 Mariagrazia Farina Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» gode di incontestata superiorità rispetto a qualsiasi traduzione In altri termini, la traduzione per Landolfi rimarrà sempre un lavoro inferiore rispetto alla scrittura vera e propria, ed è proprio per questo che egli dà grandissima importanza all’opera originale, a scapito di qualsiasi tipo di interpretazione della stessa Traverso, di contro, si adatta bene al principio auspicato da Poggioli secondo cui bisogna trasferire l’opera del traduttore al livello di un’ulteriore creazione originale . 7 Fedele a questo ideale, Traverso, nel 1942, traduce le liriche hofmannsthaliane alterando liberamente la sintassi, rivestendole di una patina arcaizzante e, più in generale, conferendo alla versione originale sfumature di tono e di significato anche molto lontane da essa . 8 Landolfi invece, già all’inizio degli anni Trenta, in occasione della pubblicazione di alcune sue traduzioni di Tolstoj, difendeva un tipo di traduzione più letterale e fedele possibile all’originale . 9 Ancora nel 1960, in una nota alla sua traduzione del volume Poemi e Liriche di Puškin, affermerà: «Criterio costantemente seguito, quello della fedeltà al testo, cui ogni cosa è subordinata e sacrificata; e tradotti i componimenti quasi sempre verso per verso, sempre nel medesimo numero di versi Donde i frequenti iperbati […] e alcune o troppe mostruose sequenze polimetriche .» 10 In alcune lettere indirizzate a Traverso menziona poi vari problemi linguistici e formali, dimostrando di tenere a quello che lui definisce «piglio, tono», 11 un elemento indispensabile, secondo lui, per distinguere una traduzione di qualità da una mediocre Tuttavia, nonostante certe divergenze, è proprio grazie alla collaborazione tra i due che le traduzioni di Tommaso Landolfi di Der Rosenkavalier e Die Hochzeit der Sobeide di Hugo von Hofmannsthal vedono la luce Inviate tra il 1946 e il 1947 all’amico committente, le due traduzioni verranno pubblicate insieme, in un unico volume, soltanto diversi anni dopo, cioè nel 1959 Gli anni in cui Landolfi conclude il lavoro sono gli stessi durante i quali in Italia, proprio grazie all’impegno di Traverso, si inizia a diffondere e conoscere l’opera di Hugo von Hofmannsthal Quello che di lui Traverso principalmente cura sono però i testi più legati alla letteratura simbolista-decadente, la lirica in particolare Più negletta è invece la produzione teatrale, anche se nel volume Liriche e drammi (1942) sceglie comunque di ospitare (nonché tradurre) gli atti unici La donna nel balcone e L’avventuriero e la cantante, due testi contigui a Le nozze di Sobeide sia dal punto di vista tematico che cronologico La critica ipotizza che Traverso, traduttore e curatore della raccolta Liriche e drammi, abbia spinto Landolfi ad occuparsi di Hofmannsthal, 2_IH_Italienisch_73.indd 59 19.05.15 11: 40 6 0 Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» Mariagrazia Farina anche in vista di un progetto più ambizioso, documentato dal fatto che, proprio tra il 1946 e il 1948, saranno quattro i testi nuovi del poeta austriaco che verranno tradotti e pubblicati in Italia presso diversi editori . 12 La prima opera cui Landolfi mette mano è la ‹commedia per la musica› Der Rosenkavalier In una lettera a Traverso, datata 7 ottobre 1946, ha tuttavia solo parole ironiche e dispregiative per il ‹suo› testo, affermando che entro una settimana o due gli avrebbe inviato nientemeno che il «Bischeraccio della rosa .» 13 Esorta poi l’amico a prendersi la massima libertà nella correzione, allo scopo di renderlo più comprensibile, ammettendo, per di più, di aver avuto delle difficoltà nel trasporre in italiano alcuni versi del primo atto, il cui tono generale gli appare particolarmente fiacco In definitiva, il testo di Hofmannsthal non deve essere piaciuto troppo a Landolfi, il quale, quasi per giustificare la mancanza di ricercatezza stilistica della sua traduzione, dirà all’amico: «E in ogni caso, mi valga il noto principio che «a bischero testo, bischera versione .» 14 Dopo un anno circa, il 6 novembre del 1947, Landolfi invia a Traverso anche Le nozze di Sobeide, palesando senza mezzi termini la sua avversione ed il suo totale disinteresse per Hugo von Hofmannsthal Di là da tanta dichiarata antipatia, occorre anche sottolineare il fatto che Landolfi non riuscirà mai a trovare un autore da tradurre a lui del tutto congeniale, o almeno non ammetterà mai pubblicamente di averlo trovato . 15 L’unica certezza che abbiamo è che la stizza che Landolfi nutre quasi sempre verso gli autori tradotti si trasforma, nel caso di Hofmannsthal, in un diniego totale . 16 Nonostante questo, il primo merito di Landolfi, traduttore ‹suo malgrado› di Hofmannsthal, è quello di dare spazio ad un’opera come il Rosenkavalier, la cui traduzione contribuisce a mettere in luce in Italia una parte altrimenti trascurata della produzione dell’autore austriaco Per questo motivo la sua traduzione del Rosenkavalier appare come eccezione degna di rilievo Per di più, nonostante l’antipatia per lo scrittore viennese, gli esiti traduttivi di Landolfi sono tutt’altro che negativi o sciatti, in netta contraddizione con la critica severa che questi rivolge alla sua versione del Rosenkavalier . 17 Quella di Landolfi non è, in effetti, la prima traduzione del libretto d’opera hofmannsthaliano Nello stesso anno in cui viene pubblicato il testo originale, ossia nel 1910, esce una prima traduzione italiana a cura del librettista e poeta Ottone Schanzer (1877-1935) . 18 Le due traduzioni, quella di Landolfi e quella di Schanzer, sono molto diverse tra loro, ed è proprio dal confronto tra le due che risaltano maggiormente le caratteristiche dello stile di Landolfi, la cui traduzione risulta inequivocabilmente migliore di quella di Schanzer, non solo sul piano della resa formale, ma anche per il modo in cui lo scrittore di Pico è stato in grado di restituire lo spirito originale che anima il libretto di Hofmannsthal 2_IH_Italienisch_73.indd 60 19.05.15 11: 40 61 Mariagrazia Farina Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» Questi inizia la prima stesura del Rosenkavalier nel febbraio del 1909 Tuttavia, il primo ed il secondo atto vengono modificati radicalmente molto presto . 19 La prima rappresentazione dell’opera ha luogo a Dresda il 26 gennaio 1911, con la direzione di Ernst von Schuch Come indica l’autore stesso nel libretto, si tratta di una commedia per la musica, nata dalla collaborazione col musicista Richard Strauss Der Rosenkavalier vede la luce immediatamente dopo l’Elektra, l’opera che ha inaugurato l’attività di Hofmannsthal come librettista di Strauss Tuttavia, essendo stata nel primo caso molto forte l’ingerenza del compositore viennese, quando si dedica alla stesura del Rosenkavalier, l’autore austriaco, per quanto influenzato anche dall’amico Harry Kessler, 20 accetta i consigli di Strauss solo se gli paiono opportuni, ma in buona sostanza cerca di imporre le sue scelte . 21 Il testo del Rosenkavalier attinge a molteplici fonti letterarie e non solo Principalmente si richiama sia a Molière (soprattutto il Monsieur Pourceaugnac) sia al romanzo erotico di Louvet de Couvrays, Les Aventures du Chevalier Faublas . 22 Il Cavaliere della Rosa, che dà il titolo al testo, è un messaggero inviato da un corteggiatore all’amata Sophie per annunciarle il suo arrivo porgendole una rosa d’argento come pegno del suo amore Fa da sfondo la Vienna del Diciottesimo secolo, quella del regno di Maria Teresa . 23 La principessa di Werdenberg, detta la Marescialla (die Marschallin), approfittando dell’assenza del marito, intreccia una relazione con il giovane conte Octavian, pur sapendo, in cuor suo, che, se Octavian incontrasse una coetanea, la loro relazione clandestina finirebbe da un momento all’altro, come infatti avviene alla fine del dramma L’azione ha inizio nella stanza da letto della Marescialla, dove un incontro amoroso tra lei e Octavian è disturbato dall’arrivo del Barone Ochs von Lerchenau, che è giunto per chiedere alla nobildonna, nonché sua cugina, di aiutarlo a scegliere un ‹Rosenkavalier› per chiedere la mano di una ragazza Egli, infatti, è perdutamente innamorato di Sophie von Faninal, la figlia di un benestante impresario dell’esercito Alla fine del colloquio, la Marescialla decide che sarà Octavian ad assolvere il compito di cavaliere della rosa per conto del cugino Dopo aver incontrato Octavian, tuttavia, Sophie è tanto attratta da lui quanto è nauseata dalle attenzioni del Barone Alla fine della commedia, la Marescialla si rassegna al suo destino inevitabile e persuade Herr von Faninal ad acconsentire all’unione di Octavian e Sophie In questo modo, tutto finisce bene per tutti, tranne che per la Marescialla, che perde il suo giovane amante, e, ovviamente, per il Barone disgraziato, che viene respinto da Sophie La molla principale di questa complessa azione è il personaggio della Marescialla, che è anche la protagonista della scena più importante dell’intera opera, ossia il monologo alla fine del primo atto, in cui costei si lamenta del trascorrere della giovinezza Nella solitudine e nella decadenza di questo per- 2_IH_Italienisch_73.indd 61 19.05.15 11: 40 62 Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» Mariagrazia Farina sonaggio si riflette infatti «un’Austria insidiata dai fantasmi del declino», «inquieta immagine di caducità e ultimo splendore di un mondo, ormai fissati nello specchio gelido del tempo .» 24 A ricreare l’immagine e l’atmosfera di una Vienna che, quindi, si imprime nello spettatore più di qualsiasi personaggio, contribuisce non solo la Marescialla, ma anche tutte le altre figure dell’opera Nonostante venga colto nella sua decadenza, l’impero asburgico continua ad apparire nel testo come una realtà comunque capace di resistere alle spinte disgreganti e livellatrici dello stato moderno L’Austria di Maria Teresa aveva reso Vienna una fiorente capitale, nota per i suoi edifici barocchi, per il suo elaborato cerimoniale di corte così come per il suo ostentato sfarzo, ed è pertanto nel suo regno che Hofmannsthal può celebrare l’espressione più alta dell’ideale asburgico Quell’ideale, cioè, che vuole negli Asburgo l’autorità capace di garantire, quasi per divino decreto, l’unità all’interno di una compagine politica frammentata e composita come l’Impero d’Austria La costruzione del Rosenkavalier sembra, infatti, riprodurre simbolicamente proprio questa configurazione, riuscendo a tenere saldamente uniti sia una vasta gamma di riferimenti teatrali e drammatici differenti sia un ampio spettro di registri linguistici . 25 Nonostante non si mettano mai in discussione il privilegio di classe e le forze della conservazione, il testo non sottace la crisi della stabilità che le gerarchie sociali dovrebbero garantire . 26 La messinscena della sconfitta dell’età matura asseconda le ragioni del cambiamento, lasciando arretrare proprio quel mondo aristocratico, al cui centro sta la Marescialla e che, segnato dal rispetto dell’etichetta e del cerimoniale, rappresenta e incarna proprio l’ideale asburgico in quanto ideale di unità Ma il gioco delle forze è complesso La Marescialla, a sua volta, non si pone come il ‹vecchio› tout court, bensì come la coscienza di una trasformazione storica che non soppianterà il vecchio mondo, mostrandosi piuttosto capace di rigenerarlo Con l’unione di Octavian (ossia il Cavaliere della rosa) e Sofia, celebrata dalla rituale consegna della rosa, rinasce proprio quel cerimoniale che alla fine del primo atto appariva in tutta la sua inconsistenza sia nel comportamento rozzo del Barone, sia nella melanconia esistenziale della Marescialla . 27 Il momento in cui Octavian porge la rosa a Sophie ci fa comprendere che il cerimoniale, lungi dall’essere un ostacolo alla vita, può diventare un mezzo grazie al quale si possono perpetuare le energie vitali in esso comprese . 28 Proprio per questo, la canzone finale della commedia suona come un tributo all’ideale di un’Austria in cui, nel segno della tradizione e del rinnovamento, sono contenuti e composti tutti i conflitti sia sul piano storico-sociale sia su quello individuale e umano . 29 A questo punto, davanti alle prime due traduzioni italiane di un’opera così complessa e sfumata nei suoi significati, è doveroso chiedersi quale di esse riesca a restituirne meglio la densità semantica e la raffinatezza stilistica e, se 2_IH_Italienisch_73.indd 62 19.05.15 11: 40 6 3 Mariagrazia Farina Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» del caso, per quali ragioni La traduzione di Schanzer del Rosenkavalier, che nasce anche grazie alla supervisione attenta dello stesso Hofmannsthal e di Richard Strauss, 30 è stata pensata prima di tutto per i cantanti e quindi per un uso immediato Essa appare inoltre concepita in maniera tale da non turbare la suscettibilità e il perbenismo dell’Italia di quegli anni In altre parole, si tratta di una versione pratica e funzionale, non scevra di imprecisioni, di inesattezze dovute probabilmente alla fretta e di manipolazioni testuali, che la collocano ben al di sotto della traduzione di Landolfi, al quale spetta anzitutto il merito di aver reintrodotto le figure di intriganti (gli italiani Valzacchi e Annina) che la versione di Schanzer, invece, sopprimeva, probabilmente per evitare di urtare il forte senso nazionale italiano degli anni Dieci Landolfi, inoltre, rende il testo più asciutto, elimina gli elementi di pomposità e i dannunzianismi di Schanzer, mentre inserisce numerosi toscanismi, che producono una certa dissonanza con il resto del testo . 31 Cionondimeno, con le sue scelte, Landolfi fornisce una versione piacevole e coinvolgente di un’opera che, a detta dell’autore stesso, sarebbe stata intraducibile . 32 Nel Rosenkavalier, infatti, come si è detto, convivono molti registri differenti: ci sono episodi mozartiani, canzoni popolari, passi drammatici che potrebbero derivare dall’Elektra dello stesso Hofmannsthal, così come è presente la leggerezza del valzer viennese . 33 Ora, nonostante la nuova lingua da cui traduce, Landolfi mantiene nella sua traduzione tutta la diversità dei registri linguistici, così come si preoccupa di rendere le varie sfumature caratteriali e psicologiche dei diversi personaggi che la critica ha sempre sottolineato come una delle caratteristiche principali del Rosenkavalier . 34 Le differenze di stile tra la versione di Schanzer e quella di Landolfi si colgono già a partire dalle indicazioni scenografiche che precedono il primo atto Per esempio, nella descrizione della camera da letto della Marescialla, Hofmannsthal usa la seguente frase: «Ferner ein kleines Tischchen und ein Paar Sitzmöbel» (HO 27) Landolfi traduce così: «Più lontano, un piccolo tavolino ed alcune sedie imbottite .» Schanzer, invece, la rende in modo un po’ diverso: «Più lungi, un piccolo tavolino ed alcune sedie .» In questo caso, Landolfi usa l’avverbio di tempo «lontano» in luogo del sinonimo «lungi», un termine più letterario e più aulico Inoltre, Landolfi rende il sostantivo «Sitztmöbel» con «sedie imbottite» 35 , mentre Schanzer usa semplicemente il sostantivo «sedie» 36 Subito dopo, nel testo tedesco leggiamo il seguente periodo: «Auf einem kleinen Sofa links liegt ein Degen in der Scheide» (HO 27) che per Landolfi diventa «Su una poltrona a sinistra è una spada nel fodero» (LA 111), mentre per Schanzer «Una spada chiusa nel fodero, giace sur un piccolo divano, a sinistra» (ZA 301) Da questi due modi diversi di tradurre una stessa proposizione notiamo che Landolfi è più letterale nelle sue traduzioni e che rispetta l’ordine sintagmatico del testo originale, mantenen- 2_IH_Italienisch_73.indd 63 19.05.15 11: 40 6 4 Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» Mariagrazia Farina dolo intatto nella sua interezza, e riproducendo anche gli stessi sintagmi dell’originale . 37 Altro esempio di questo rigore nel rispetto della sintassi tedesca è costituito dalla frase «Fürstliche Gnaden haben den Notari, dann der Verwalter…» (HO 41), che Landolfi traduce «La Grazia principesca ha il suo notaio, poi l’amministratore…» (LA 137), mentre Schanzer «Sono di là, agli ordini di vostra altezza: il notaio, il segretario…» (ZA 321) Landolfi rispetta dunque la distribuzione dei sintagmi e non cambia loro la funzione sintattica in italiano (notaio e amministratori sono e restano complementi oggetto, mentre in Schanzer diventano soggetti), dimostrando quindi una forte aderenza alla sintassi hofmannsthaliana A Landolfi interessa anche la precisione nella resa dei dettagli Per esempio, il sintagma nominale «ein Sänger mit einem Flötisten» (HO 41) viene tradotto da Landolfi con «un cantore con un flautista» (LA 137), mentre in Schanzer si legge «un cantore e un musico» (ZA 321) Proprio perché cerca di mantenersi fedele al testo originale, Landolfi non perde di vista l’essenzialità del testo tedesco nemmeno nelle informazioni paratestuali Un esempio lampante è costituito dalla resa della frase «Octavian tut sehr verlegen» (HO 41), che da Landolfi (137) è tradotto con «Ottaviano finge gran confusione», mentre in Schanzer diventa «Ottavio finge d’essere in preda alla massima confusione» (ZA 321) Landolfi cerca di non aggiungere nulla alle indicazioni di Hofmannsthal e non le carica di ulteriori sensi e/ o le estremizza come fa Schanzer Quest’ultimo tende piuttosto a conferire maggiore concretezza alla traduzione, sciogliendo espressioni tedesche che in Landolfi rimangono letterali e talvolta vaghe In altre parole, Schanzer rischia ed interpreta di più, dando un ruolo preminente al senso da restituire nella versione italiana piuttosto che alle singole parole in sé . 38 Come si è visto, non solo nelle didascalie, ma anche nel testo vero e proprio, sono numerosi gli esempi in cui si percepisce l’aderenza scrupolosa di Landolfi al testo originale, benché ci siano comunque alcune eccezioni Una di queste è rappresentata dalla seguente battuta di Octavian: «Ich spring ihm in den Weg! Ich bleib bei dir» (HO 32) Questo è uno dei rari casi in cui Landolfi inverte, nella traduzione, le due proposizioni che costituiscono la battuta Infatti, troviamo prima «voglio star con te» e poi «gli salto addosso» (LA 120) In questo caso specifico, Landolfi sembra voler sottolineare maggiormente l’intenzione del personaggio maschile di restare con la Marescialla, piuttosto che l’atto in sé Con la battuta, «Gli salto addosso! », poi, sembra voler enfatizzare il futuro gesto del personaggio in questione, restituendo al lettore/ ascoltatore una sensazione di maggiore dinamismo dell’azione . 39 Solitamente, comunque, Landolfi è letterale nella convinzione della superiorità irraggiungibile dell’originale, cui si sforza di aderire in ogni punto possibile della traduzione Ciò lo si vede anche nella resa dei nomignoli vez- 2_IH_Italienisch_73.indd 64 19.05.15 11: 40 6 5 Mariagrazia Farina Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» zeggiativi con cui Octavian si rivolge alla Marescialla (LA 112) «Engel» diventa «angelo» (LA 112), mentre in Schanzer troviamo l’aggettivo «bella» (ZA 302) Cionondimeno, ci sono anche alcune espressioni il cui senso viene forzato da entrambi i traduttori Per esempio, «Ein hübsches Ding! Ein gutes, saubres Kinderl! » (HO 35) è resa ad sensum da entrambi: in Landolfi troviamo «Bella cosina! Bimba appetitosa» (LA 126) ed in Schanzer «Che bel visino! Graziosa davvero, la bimba» (ZA 313) . 40 Un’altra differenza fra la traduzione di Landolfi e quella di Schanzer è che, mentre Landolfi non cambia le esclamazioni fatte in terza persona singolare nella versione di Hofmannsthal, Schanzer spesso le rende utilizzando la seconda persona singolare Per esempio, «So spielt sie sich mit mir! Ich bin ein unglücklicher Mensch! » (HO 31) diventa in Landolfi «Ella si giuoca di me! Oh me infelice mortale! » (LA 119) e in Schanzer «Tu ti vuoi burlar di me! Sono un infelice! Un infelice! » (ZA 307) Inoltre, mentre in Landolfi e Hofmannsthal la Marescialla dà del Lei a Octavian, Schanzer fa uso del Tu Un’altra caratteristica del modo di tradurre di Landolfi è il fatto che il pronome personale maschile singolare «er» viene reso dallo scrittore di Pico con «Ella», mentre Schanzer usa il Voi . 41 Per quanto riguarda la distribuzione delle battute dell’originale, Landolfi cerca di rispettarla, andando a capo quando lo fa anche Hofmannsthal nel testo tedesco, come nota anche Andrea Landolfi nel suo saggio . 42 Nella traduzione di Schanzer, invece, non c’è attenzione per questo particolare Benché egli stesso abbia affermato di preferire per qualsiasi testo l’originale alle sue versioni in un’altra lingua, Landolfi non appare piatto nelle sue traduzioni Questo effetto viene scongiurato da diversi accorgimenti stilistici, di cui il più importante risulta il lessico, che appare intriso insieme di termini gergali, letterali e dialettali (soprattutto tratti dal toscano) Prima di tutto, Landolfi cerca di rendere il tedesco con parole italiane che siano il più simili possibile a questo Per esempio, il sostantivo «Notari» (HO 40) diventa «notaro» (LA 135), mentre in Schanzer c’è il «notaio» (ZA 321); oppure il sostantivo tedesco «Garderob» (HO 32) è reso con «guardaroba» (LA 120), mentre Schanzer preferisce «spogliatoio» (ZA 308) In generale, il lessico di Landolfi risulta molto vario Egli utilizza alcuni termini antichi come zenzeverata (LA 229), molte parole tratte dal dialetto toscano o dal toscano antico, come zugo (LA 245), parola del toscano antico di etimo incerto che significa «babbeo» Ci sono anche vocaboli provenienti da altre lingue, come geldra (LA 258), parola derivata dal francese antico; forme arcaiche o regionali come nemmanco (LA 219) e mascagno (LA 216), o contratte come sor (LA 259), che è comune nell’uso popolare delle regioni centro-settentrionali davanti a nomi, cognomi, titoli e qualifiche professionali (come in questo caso), voci onomatopeiche come cianciare (LA 194), forme toscane come vo (LA 194), 2_IH_Italienisch_73.indd 65 19.05.15 11: 40 66 Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» Mariagrazia Farina punte e corbellare (LA 189), termini letterari come acconcio (LA 141), latinismi come affettazione (LA 139) Oltre agli esempi citati, nel testo si ravvisano poi delle parole che Landolfi dimostra di preferire ad altre con lo stesso significato Per esempio, il verbo «sich verstecken» è sempre reso con «celarsi», forma ormai arcaica, in luogo di «nascondersi», utilizzato spesso da Schanzer Inoltre, al posto di «con le» in Landolfi appare la preposizione articolata «colle» Per quanto riguarda i forestierismi, il francesismo «Palais» (HO 38), uno dei tanti del testo, si ritrova uguale in Landolfi (133), mentre Schanzer preferisce «castello» (ZA 318) Ciò che è già presente in italiano nel testo originale, viene conservato in Landolfi («Corpo di bacco», «va bene», LA 130) Questo accade soprattutto quando i personaggi che parlano sono italiani, come Valzacchi che, quasi alla fine del primo atto, dice: «Tutte quante Vertraulikeite» (HO 51) Qui il traduttore di Pico lascia questa espressione italiana inalterata, come la parola «amante» (HO 51) della battuta precedente, forse per sottolineare la provenienza straniera di Valzacchi Tuttavia, l’italiano già presente nell’originale spicca, nella versione landolfiana, grazie ad un accorgimento grafico, ossia l’uso del corsivo, assente in Schanzer Inoltre, quando parla la modista, nel testo originale troviamo il francese, lingua che rimane invariata sia in Landolfi che in Schanzer Questo accade, in linea di massima, ogniqualvolta il testo di Hofmannsthal presenta espressioni o singoli termini riportati in una lingua diversa dal tedesco Difatti, questo si verifica anche con il latino . 43 Landolfi, poi, tende a lasciare inalterati anche i nomi dei personaggi, come quello di Hippolyte (LA 54), già in francese in Hofmannsthal, che Schanzer, invece, nel caso specifico, traduce in italiano A questo proposito, si rileva che Landolfi dimostra di tenere particolarmente ai nomi stessi dei personaggi, che cita ogniqualvolta l’originale li presenti, a differenza di Schanzer che, se può, adotta una serie di perifrasi . 44 È anche interessante osservare l’atteggiamento di Landolfi nei confronti del dialetto Ad un certo punto del primo atto, Ottaviano si traveste da serva e si rivolge alla Marescialla usando il dialetto: «Befehlen fürstli’ Gnadn, i bin halt noch nit recht lang in fürstli’n Dienst» (HO 34) In Landolfi (122), si perde totalmente traccia della sfumatura dialettale («Mi comandi Vostra Grazia, io sono nuova al Suo servizio») Schanzer, invece, fa precedere la battuta di Octavian da un’indicazione assente in Hofmannsthal («con marcato accento dialettale», ZA 310) Per cercare di rendere al meglio la battuta, Schanzer la rende dialettale anche nella forma («La mi scusi, signora: e’ son tre giorni soltanto che servo qui», ZA 310), che evidentemente si distacca molto dall’originale anche a causa della sfumatura toscana conferita all’enunciato 2_IH_Italienisch_73.indd 66 19.05.15 11: 40 67 Mariagrazia Farina Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» Oltre al lessico, anche l’ornatus contribuisce ad elevare il livello della traduzione landolfiana In alcuni momenti, è possibile osservare la perizia di Landolfi, che riesce a rendere perfettamente il testo tedesco usando delle figure retoriche di posizione che innalzano lo stile A questo proposito, è utile citare due versi che si trovano all’inizio del secondo atto: «Ein ernster Tag, ein großer Tag! Ein Ehrentag, ein heiliger Tag! » (HO 67) Landolfi, oltre a ripetere quattro volte la parola «Tag» come nella versione originale, traduce queste due battute con due chiasmi costruiti sullo stesso schema, cioè Sostantivo - Aggettivo - Aggettivo - Sostantivo: «Giorno importante, grande giorno! Giorno solenne, santo giorno! » (LA 179) Un’altra cosa interessante è che i due chiasmi risultano perfettamente speculari, anche grazie all’uso delle virgole, che dividono ciascuna delle battute in due emistichi Inoltre, le virgole dividono, nella stessa maniera, anche i due versi del testo hofmannsthaliano Infatti, Landolfi cerca di rispettare anche la punteggiatura dell’originale, quando è possibile Infine, la ripetizione dell’originale (Tag - Tag) è mantenuta anche in traduzione (giorno - giorno) Spesso, in Landolfi si trovano delle figure retoriche, come la sineddoche Ad esempio, nella traduzione della frase «Euer Gnaden beraubt sich der Bedienung» (HO 40), «Bedienung» viene tradotto al plurale da Landolfi (136), pur essendo evidentemente un sostantivo di numero singolare (sineddoche) Landolfi, quando può, riproduce gli stessi artifici retorici dell’originale Lo si vede nella traduzione della battuta seguente: «Macht das einen lahmen Esel aus mir? Bin ich da nicht wie ein guter Hund auf einer guten Fährte? Und doppelt scharf auf jedes Wild nach links, nach rechts! » (HO 42) Questa battuta, nella versione landolfiana (LA 139) come in quella originale, è incentrata su tre antitesi: 1) ciuco zoppo vs buon segugio; 2) dritta vs manca; 3) segugio vs selvaggina Inoltre, in ognuno dei tre versi di questa battuta, Hofmannsthal nomina un animale diverso Per quanto riguarda le figure retoriche di significato, tanto in tedesco quanto in italiano, i nomi di animali afferiscono allo stesso campo semantico, perciò «asino» - «cane» sono coiponimi dell’iperonimo «animale» La coppia «segugio» - «selvaggina», invece, appartiene al campo semantico della caccia Poco dopo, Landolfi riproduce fedelmente anche una figura di posizione, ossia l’anafora Infatti, il verso «Soviel Zeiten das Jahr, soviel Stunden der Tag« (HO 42) viene reso con la battuta «Tutti i tempi dell’anno, tutte l’ore del giorno» (LA 140), in cui si segnala 2_IH_Italienisch_73.indd 67 19.05.15 11: 40 6 8 Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» Mariagrazia Farina anche il toscanismo «l’ore» Può anche capitare che Landolfi, pur ripetendo la o le anafore presenti in Hofmannsthal, apporti comunque dei piccoli cambiamenti, come accade in questa battuta: «Ihre Gnade sukt etwas Ik seh Ihre Gnade ’at ein Bedürfnis Ik kann dienen Ik kann besorgen» (HO 55) Questa volta, Landolfi (161) ripete l’anafora dell’originale, ma reitera due parole singole e non un’espressione, ponendole alla fine dei versi e non all’inizio come in Hofmannsthal, che ripete «Ihre Gnade» nei primi due versi della battuta Landolfi invece ripete due volte la parola «qualcosa»: «Sua Grazia riceve qualcosa Lo so, che serve qualcosa Son qua a provvedere, a servire .» (LA 161) Come si vede, nella versione landolfiana si perde l’anafora del pronome personale «ik», che però viene sostituita da quella della preposizione semplice «a» . 45 In altre circostanze, Landolfi si mostra molto più rigoroso nella ripetizione delle figure di posizione Nel caso di «Jede Sritt die Dame sie tut, jede Wagen die Dame sie steigt, jede Brief die Dame bekommt» (HO 56), Landolfi ripete l’anafora dell’aggettivo indefinito («ogni»…«ogni»…«ogni», LA 162) come in tedesco Un raffinato accorgimento stilistico consiste inoltre nel mantenimento delle rime dell’originale, anche quelle interne Per esempio, nella frase «Hunderln so klein und schon Zimmerrein» (HO 50), la rima interna tra «klein» e «Zimmerrein» è mantenuta da Landolfi, che traduce «E cagnolini puliti e carini» (153), rima che si perde del tutto Schanzer («Piccoli cani che non vanno mai a sedere sopra i mobili», ZA 331) Landolfi, in questa occasione, forza di più il senso, ma lo fa solo quando deve riprodurre certe figure retoriche dell’originale Si veda ancora la resa particolarmente felice dei seguenti versi: «Glück und Segen allerwegen euer Gnaden hohem Sinn! Eingegraben steht erhaben er in unsern Herzen drin! » (HO 51) Per rendere le rime interne e a fine di verso, Landolfi deve sacrificare qualcosa, e distaccarsi dall’originale sul piano del significato è qui inevitabile Il risultato di Landolfi è il seguente: 2_IH_Italienisch_73.indd 68 19.05.15 11: 40 69 Mariagrazia Farina Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» «Gioia e amore da ogni cuore sulla Vostra Grazia cada! Sempremai riconoscenza a Vostra Eccellenza vada! » (LA 155) Al contrario, Schanzer non riesce a riprodurre con la stessa efficacia le rime, riportandone solo una: «Gioia e pace come face splenda a voi dal sommo ciel! Chiusa dentro il nostro cuore Sta l’imago vostra già! » (ZA 333) Oltre all’anafora e al chiasmo, le figure più usate da Landolfi, troviamo anche casi di poliptoto verbale, come «corbella»/ «corbelli» (LA 189), oppure l’anastrofe («Eccellenza tua», LA 194), lo zeugma («Mit Schmachterei und Zärtlichkeit» (HO 79) viene tradotto con «con mille smancerie», LA 199), l’omoteleuto («fornita»/ «fissata», LA 157), le assonanze, le coppie minime («bel…pel», LA 223) e l’iperbato («devo qualcosa dire» 46 , LA 295) A volte, è chiaro che alcuni elementi dell’ornatus presenti nella versione hofmannsthaliana scompaiono nella traduzione, anche se va sottolineato che si tratta comunque casi sporadici Può anche accadere, caso anch’esso alquanto raro, che Landolfi introduca figure retoriche assenti nell’originale hofmannsthaliano Ad esempio nella traduzione del verso «Wie die Stund’ hingeht, wie der Wind verweht» (HO 109), che diventa «Siccome l’ora passa e cessa il vento» (LA 249) Qui abbiamo una costruzione chiastica, assente nell’originale, ma, al contempo, si mantiene anche l’assonanza del tedesco (l’assonanza «hingeht/ verweht» è sostituita da «passa/ cessa») In altri casi, anche quando si perdono delle figure retoriche dell’originale, se ne guadagnano delle altre Questo si verifica, ad esempio, con la battuta «Habs nie nicht angerührt, nicht mit der Feuerzang» (HO 113), che corrisponde a «Ma chi l’ha mai toccata colle molle» (LA 255) In questa circostanza, si perdono l’anafora «nicht…nicht» e l’allitterazione «nie nicht… nicht», ma si guadagna la rima interna «colle»/ «molle» Analogo è il caso di «Schöne Affen, wenn Durchlaucht schaffen,/ auch Vögel hab’ ich da, aus Afrika» (HO 50), nella cui versione landolfiana si perde l’omoteleuto «Affenschaffen», ma si guadagna la rima «scimmiottini/ uccellini» (LA 153) In un altro caso ancora, si perde un’anafora e si guadagna uno zeugma Infatti, «Du Süße, du Liebe» (HO 60) diventa «mio dolce amore» (LA 60) . 47 In conclusione, nonostante l’antipatia nutrita tanto per il testo quanto per il suo autore e la fretta con cui è solito dedicarsi alla traduzione, Landolfi non è per niente un traduttore improvvisato Colpisce prima di tutto lo sforzo 2_IH_Italienisch_73.indd 69 19.05.15 11: 40 70 Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» Mariagrazia Farina costante di essere letterale, di dire cioè, con le parole di Umberto Eco, quasi la stessa cosa . 48 Per restare nella prospettiva di questo studioso, secondo cui la traduzione ideale è quella che mantiene come reversibili il maggior numero di livelli di quel testo (stilistico, lessicale, ecc .), 49 si può affermare che Landolfi, col Cavaliere della Rosa, si preoccupi di cercare una reversibilità ottimale sia a livello lessicale, sia a livello stilistico, tendendo a riprodurre le stesse figure retoriche presenti nell’originale e a mantenere inalterato lo schema delle rime Nella traduzione di Schanzer, invece, il livello di reversibilità è di gran lunga minore Si nota, infatti, una minore aderenza al testo di partenza, sia a livello lessicale e fonico che soprattutto retorico Nello scarso uso che fa della dislocazione, sforzandosi di lasciare inalterata anche in italiano la posizione dei sintagmi della costruzione frastica del tedesco, Landolfi si mostra pienamente in linea con le posizioni degli attuali studiosi di traduzione, 50 per i quali la distanza cronologica tra il testo di partenza e quello tradotto (qualora tra queste due versioni intercorra un lungo periodo di tempo) non va resa tanto alterando il senso ed arcaizzando le strutture morfosintattiche rispetto all’originale, quanto attraverso processi di compensazione a livello lessicale, 51 proprio come fa Landolfi, che tenta di lasciare inalterati i sintagmi del testo fronte Questi, come si è visto fin qui, fa ampio uso della cosiddetta compensazione, anche e soprattutto a livello retorico Se è pur vero che alcuni tropi si perdono nella versione italiana, è anche vero che, proprio nei punti in cui si verificano tali perdite, si riscontrano figure retoriche diverse da quelle del testo tedesco, una strategia traduttiva questa che è quasi assente dalla traduzione di Schanzer L’uso del dialetto toscano col quale Landolfi rende le battute dialettali del testo di Hofmannsthal si può considerare un caso di «addomesticamento», 52 ovvero del tentativo di trovare le sfumature adeguate al tedesco nella lingua di destinazione Non sempre però Landolfi sceglie di osservare questo criterio In certi casi (soprattutto quelli che riguardano il francese presente nell’originale) Landolfi mantiene il forestierismo, contribuendo così all’effetto di straniamento linguistico creato dalla sua presenza nel testo di partenza . 53 D’altro canto, secondo Lorenza Rega, è giusto mantenere i forestierismi dell’originale inalterati anche nel testo di arrivo . 54 Inoltre, come si è visto, Landolfi si attiene alla scansione del testo originale e rispetta anche la distribuzione dell’interpunzione del testo di partenza, strategia oggi ritenuta fondamentale ai fini del buon esito di una traduzione Secondo Faini, ad esempio, bisognerebbe rispettare scrupolosamente anche la distribuzione dei capoversi e/ o versi del testo di partenza, 55 proprio come fa Landolfi nel suo Cavaliere della rosa 2_IH_Italienisch_73.indd 70 19.05.15 11: 40 71 Mariagrazia Farina Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» Grazie a certe strategie Landolfi riesce dunque a mantenersi vicinissimo alla caratterizzazione linguistica dell’originale e, di conseguenza, a creare l’effetto voluto da Hofmannsthal L’immagine di unità nella varietà, che quest’ultimo riesce a creare con il suo Rosenkavalier, si riproduce perfettamente nel Cavaliere italiano di Tommaso Landolfi A tale effetto contribuisce anche l’uso di un lessico molto variegato che, spaziando da parole gergali ad altre auliche e straniere, restituisce pienamente la stratificazione sociale della società viennese del Diciottesimo secolo e, di conseguenza, quell’eterogeneità, che è tratto caratterizzante dell’originale Nel ‹suo› Rosenkavalier Landolfi ha dunque ricostruito fedelmente l’atmosfera di una Vienna imperiale che può essere considerata la protagonista silenziosa ma onnipresente dell’opera e che Ottone Schanzer non era stato in grado di far ‹vedere› ai lettori ed agli spettatori italiani del tempo con altrettanta chiarezza Lo scrittore di Pico ha tradotto anche Die Hochzeit der Sobeide, una delle opere meno note e meno studiate di Hofmannsthal La traduzione di questo dramma, senz’altro esteticamente inferiore al Rosenkavalier, è, a nostro avviso, a mala pena paragonabile alla versione landolfiana del Cavaliere Già il sottotitolo «Dramatisches Gedicht» consente di ascrivere Die Hochzeit der Sobeide alla categoria dei drammi lirici . 57 L’opera, infatti, appartiene ad una fase diversa, molto più ‹acerba› della produzione teatrale dello scrittore viennese, ed è cronologicamente di molto anteriore a Der Rosenkavalier Quando scrive Le nozze di Sobeide, nell’agosto del 1897 a Varese, Hofmannsthal è ancora all’inizio della sua carriera di scrittore per il teatro, la quale, come testimoniano i vari progetti che abbandona (tra cui Ascanio und Gioconda e Pompilia) non è affatto scevra di difficoltà . 58 Conclusa, nell’ottobre di quell’anno, la prima versione cui dà il titolo di Der Mirza Hochzeitnacht, per poi sostituirlo con Die junge Frau, eine orientalische Erzählung dramatisiert, 59 Hofmannsthal ne compone la versione definitiva nel novembre del 1898, a Venezia . 60 La versione landolfiana della Hochzeit, nonostante segua di appena un anno quella del Cavaliere della rosa, appare piuttosto lontana dalla precedente impresa traduttiva Landolfi qui è abbastanza letterale, anche se, rispetto al rigore del Rosenkavalier, sembra adattare maggiormente il testo tedesco alla costruzione sintagmatica dell’italiano Questo si riscontra, tra l’altro, nella resa di sintagmi nominali con attributo . 61 Sono diversi, poi, i punti in cui la traduzione di Landolfi si distacca dall’originale, puntando soprattutto al senso dell’enunciato in questione . 62 Sembrerebbe che nelle Nozze di Sobeide Landolfi si prenda molta più libertà nella resa del testo, come si osserva, ad esempio, dal numero delle inversioni che, rispetto al Cava- 2_IH_Italienisch_73.indd 71 19.05.15 11: 40 72 Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» Mariagrazia Farina liere della rosa, è di gran lunga maggiore Si veda a questo proposito l’iperbato della battuta «Pendeva sulla mensa nuziale un opaco velo» (LA 16), mentre in Hofmannsthal si legge «Um so trüber hing ein Schleier über dieser Hochzeitstafel» (NS 391) Altra inversione di rilievo è «Ha bisogno/ / una giovane sposa d’uno specchio» (LA 17), mentre in Hofmannsthal troviamo semplicemente il soggetto, il verbo ed il complemento («Eine junge Frau braucht einen Spiegel», NS 392) . 63 Si rileva anche un uso accentuato di frasi incidentali e di omissioni 64 ed un minore rispetto per la punteggiatura dell’originale . 65 Spesso Landolfi, al contrario di quanto accadeva nella traduzione del Rosenkavalier, non riesce a far entrare la traduzione di un verso tedesco in un solo verso italiano e, sfruttando anche quello successivo, dà vita a frequenti enjambements Per esempio, «Wir sind gleich alt, vielleicht bist du noch ein jünger» (NS 400) diventa «Siamo vecchi ad un modo, e forse meno/ / sei tu di me…» (LA 28-29) A livello retorico, infine, si riscontrano molte perdite, che, il più delle volte, non sono accompagnate da adeguate compensazioni (le anafore e le rime del tedesco scompaiono di frequente, per esempio 66 ), un tratto questo che, insieme agli altri, fa pensare ad una traduzione un po’ frettolosa, la quale, non a caso, si caratterizza in generale per una reversibilità inferiore rispetto alla versione landolfiana del Rosenkavalier Nonostante Andrea Landolfi riconosca nel testo originale della Hochzeit numerosi «elementi e suggestioni […] congeniali» 67 al Landolfi scrittore, un’analisi attenta lo mostra ben al di sotto degli altissimi esiti raggiunti nel Cavaliere della rosa La dichiarata antipatia per Hofmannsthal e per il suo «bischeraccio» in particolare non ha evidentemente impedito che Landolfi, da grande scrittore qual’era, vi abbia ‹fiutato› il capolavoro, riuscendo, quasi suo malgrado, a restituirlo al pubblico italiano in tutto il suo splendore Abstract. Der Aufsatz befasst sich mit den Übersetzungen zweier Texte von Hugo von Hofmannsthal durch Tommaso Landolfi, der vor allem als Schriftsteller und als Übersetzer aus dem Russischen bekannt ist Auch in der Auseinandersetzung mit dem Deutschen erweist er sich als überaus empfindsamer Übersetzer Seine Übersetzungen der «Komödie für Musik» Der Rosenkavalier und des Dramatischen Gedichts Die Hochzeit der Sobeide sind in den 40er Jahren entstanden, aber erst 1959 erschienen Die Übertragungen legen beredtes Zeugnis ab von der großen ästhetisch-literarischen Begabung eines Autors, der in Italien zu seiner Zeit ebenso wenig bekannt war wie Hofmannsthal ‹Lustloser› Übersetzer von Werken oder Autoren, die er nicht immer schätzte, wie im vorliegenden Fall, und aus wirtschaftlichen Gründen zu dieser Arbeit 2_IH_Italienisch_73.indd 72 19.05.15 11: 40 73 Mariagrazia Farina Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» gezwungen, stand Landolfi den Originaltexten wie seinen eigenen Übersetzungsergebnissen kritisch gegenüber Nichtsdestotrotz legte er gerade mit dem Rosenkavalier eine italienische Fassung vor, die jenen ‹Ton›, jenen stilistischen ‹Zugriff› der Komödie Hofmannsthals erfasst und gleichzeitig dem Original treu bleibt Es handelt sich um einen sehr komplizierten Kompromiss, der, wie sich aus dem Vergleich mit der italienischen Übersetzung des Rosenkavalier von Ottone Schanzer ergibt, ein ausgesprochen modernes Übersetzungskonzept verwirklicht Note 1 Il concetto, che definisce nello specifico la traduzione, è di Emilio Betti (Teoria generale dell’interpretazione [1955], Milano 1990, vol . II, p . 637), ma riassume e individua per molti aspetti anche le più recenti posizioni di Umberto Eco, cfr . Id ., Dire quasi la stessa cosa . Esperienze di traduzione, Milano 2003 2 Cfr . I . Landolfi, «L’infernale lavoro del Landolfi traduttore», in: La scrittura, 1 (2), 1996, pp . 6-14, qui pp . 8-9 . Anche nell’esauriente bibliografia degli scritti di e su Tommaso Landolfi a cura Idolina Landolfi, non si riscontrano ulteriori studi su Landolfi traduittore dal tedesco a parte quelli già citati in questo saggio, con l’eccezione della tesi di laurea no pubblicata di Roberto Dipietro, dal titolo «Tommaso Landolfi traduttore dal tedesco», discussa presso l’Università degli Studi di Catania nell’anno accademico 2003/ 2004 . Cfr . I . Landolfi (a cura di), «Il piccolo vascello solca i mari» . Tommaso Landolfi e i suoi editori: bibliografia degli scritti di e su Landolfi (1929-2006), 2 voll ., Fiesole 2015, vol . II, p . 249 3 Cfr . E . Livorni, «The Giubbe Rosse in Florence . A literary and political alcove from Futurism to Anti-Fascist resistance», in: Italica, 86 (4), 2009, pp . 602-622 4 Interessato ai prodotti delle letterature straniere, Papini è colui che, circa trenta anni prima di Landolfi e Traverso, individua in Hofmannsthal una delle figure più moderne della letteratura austriaca del primo Novecento . Grande estimatore della cultura austriaca, Papini, che tra l’altro imparerà anche il tedesco, non solo progetta di scrivere un libro sull’Austria, ma insiste anche teoricamente sulla necessità di diffondere in Italia la conoscenza della sua cultura . In un articolo pubblicato su La Voce sostiene addirittura che Vienna è un centro letterario molto più importante e vivace di Berlino, un centro in cui più facilmente si formano personalità di spicco legate alla letteratura ed alla cultura tout court . Cfr . P . Chiarini, «Primo ingresso del mito asburgico in Italia», in: Studi germanici, 38 (1), 2000, pp . 73-85, qui pp . 75-79 5 Cfr . C . Bo, «La cultura europea in Firenze negli anni Trenta», in: C . Bo, Letteratura come vita, a c . di S . Pautasso, Milano 1994, pp . 182-196, qui pp . 187-189 . Renato Poggioli (1907-1963) è stato critico letterario, esperto di letteratura slava e professore presso alcune delle più importanti università degli Stati Uniti, dove si trasferisce nel 1938 . Nel 1946 fonda con-Luigi Berti-la rivista Inventario a Firenze, sua città natale, dove aveva già collaborato con la rivista letteraria Solaria . Delle sue numerose pubblicazioni si ricordano: La violetta notturna (1933); Politica letteraria sovietica: bilancio di un ventennio (1937); Pietre di paragone (1939); Il fiore del verso russo (1949); Poeti slavi: versioni da poeti bulgari e boemi (1956); Teoria dell’arte d’avanguardia (1962) 6 Ivi, p . 189 7 Cfr . ivi, pp . 191-193 2_IH_Italienisch_73.indd 73 19.05.15 11: 40 74 Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» Mariagrazia Farina 8 Si legga per esempio Lebenslied [Canto di vita], poesia che apre la raccolta Liriche e drammi, e la si confronti col testo tedesco . Hugo von Hofmannsthal, Liriche e drammi, a c . di L . Traverso, Firenze 1942, pp . 39-40 . Per quanto riguarda il testo tedesco, invece, cfr . H . von Hofmannsthal, Gesammelte Werke in zehn Einzelbänden, a c . di B . Schoeller, Frankfurt a .M . 1979, vol . I, p . 28 9 Cfr . I . Landolfi, «L’infernale lavoro del Landolfi traduttore», cit ., p . 6 10 T . Landolfi, «Nota introduttiva» a A . S . Puškin, Poemi e liriche, versioni, introduzione e note di T . Landolfi, Milano 2001, p . 25 11 Cit . da I . Landolfi, «L’infernale lavoro del Landolfi traduttore», cit ., p . 9 12 I testi di Hofmannsthal pubblicati e tradotti nel periodo considerato sono: Ognuno, tradotto da G . Zamboni e pubblicato a Firenze nel 1946; Il folle e la morte, pubblicato nel 1946 a Milano in Teatro tedesco, a cura di G . Pintor; La donna senz’ombra, pubblicato sempre nel 1946 ma a Modena, a cura di M . A . Manacorda; Andrea o i Ricongiunti, tradotto da G . Bemporad, che si è occupata anche delle note, e pubblicato a Milano nel 1948 . Cfr . A . Landolfi, «Il malinteso felice . Tommaso Landolfi traduttore di Hofmannsthal», in: Studi germanici, 43, 2005, pp . 459- 471, qui p . 462 13 I . Landolfi, «L’infernale lavoro del Landolfi traduttore», cit ., p . 10 14 Ibidem 15 Landolfi è legato agli autori tradotti da un vero e proprio rapporto di odio-amore . Egli infatti afferma: «[…] Per me il tradurre o appena il rileggere un qualunque scrittore è rendermelo come dire avverso; insomma qualcosa di simile a quanto avveniva a Gulliver con le gigantesse» . T . Landolfi , «Nota introduttiva» a A . S . Puškin, Poemi e liriche, cit ., p . 13 . 16 Cfr . A . Landolfi, «Il malinteso felice . Tommaso Landolfi traduttore di Hofmannsthal», cit ., p . 462 17 L’antipatia che Landolfi nutre nei confronti di Hofmannsthal si mostra anche in contraddizione con il fatto che Landolfi riporta una citazione tratta dal Rosenkavalier nei suoi Contrafforti di Frosinone . Lo stesso accade con Die Hochzeit der Sobeide, opera dalla quale Landolfi estrapola alcuni versi per poi collocarli in Cancroregina, alla data 15 aprile . Cfr . A . Landolfi, «Il malinteso felice . Tommaso Landolfi traduttore di Hofmannsthal», cit ., p . 467 e 470 18 Tra le sue opere si ricordano Beatrice Cenci: tragedia lirica in 3 atti, Il romanzo di Capri e La leggenda delle sette torri: opera in un atto 19 Cfr . H . von Hofmannsthal/ R . Strauss, Der Rosenkavalier: Fassungen, Filmszenarium, Briefe, a c . di W . Schuh, Frankfurt a .M . 1971, p . 11 . In seguito indicato con la sigla HO, seguita dal numero della pagina 20 Secondo Kessler, il loro lavoro è talmente simbiotico che diventa difficile distinguere i singoli apporti . Cfr . A . Landolfi, «‹L’aiutante segreto› . Kessler, Hofmannsthal e il ‹Rosenkavalier›», in: Studi germanici, 30/ 31, 1992/ 1993, pp . 361-374, qui p . 371 21 Cfr . H . von Hofmannsthal, Narrazioni e poesie, a c . di G . Zampa, Introduzione, Milano 1984, p . 40 22 Cfr . HO 10 . Inoltre, in alcuni punti si percepisce l’influsso dell’Emmeline di Musset e dei Lehrjahre di Goethe . Cfr . ivi, p . 16 . Esiste anche una fonte di natura pittorica, vale a dire il ciclo di dipinti di Hogarth intitolato «Marriage à la mode» . Cfr . M . E . Gilbert, «Painter and Poet: Hogarth’s ‹Marriage à la mode› and Hofmannsthal’s ‹Der Rosenkavalier›», in: The Modern Language Review, 64 (4), 1969, pp . 818-827 23 L’imperatrice è considerata il modello storico su cui è stato disegnato il personaggio della Marescialla . Cfr . P . A . Martin, «A psychoanalytic study of the Marschallin theme from Der Rosenkavalier», in: Journal of the American Psychoanalytic Association, 14 (4), 1966, pp . 760-774, qui p . 761 2_IH_Italienisch_73.indd 74 19.05.15 11: 40 75 Mariagrazia Farina Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» 24 E . Guglielmi, «Prefazione» a H . von Hofmannsthal, Il cavaliere della rosa, trad . di T Landolfi, Milano 1980, pp . 5-15, qui pp . 8-9 25 Cfr . S . Williams, «Der Rosenkavalier and the idea of Habsburg Austria», in: Word and music studies: essays in honor of Steven Paul Scher and on cultural identity and the musical stage, a c . di S . M . Lodato, Amsterdam 2002, pp . 263-274, qui pp . 264-266 . Quasi a riflettere la risonanza europea della cultura asburgica, Hofmannsthal attinge dal teatro europeo . Oltre alle già citate fonti francesi, di primaria importanza, nel Rosenkavalier si avvertono infatti anche gli influssi del dramma inglese e di alcune fonti austriache . Cfr . ivi, pp . 266-268 26 Se, per esempio, il Barone, uno dei più importanti aristocratici della commedia, non possiede nulla della condotta e del garbo sociale che vengono associati con l’aristocrazia, la borghese Sofia è il modello più completo di semplicità ed eleganza aristocratica che l’opera offre . Cfr . ivi, p . 269-270 27 Cfr . ivi, pp . 270-271 e 273 28 Cfr . ivi, p . 272 29 Cfr . ivi, p . 274 30 Hofmannsthal conosce l’italiano in primis per motivi biografici . Egli infatti ha una nonna milanese, Petronilla Rhò, che influisce molto sulla formazione culturale e linguistica del drammaturgo austriaco . Basti pensare che l’italiano è la lingua che usano per comunicare quando si incontrano e quella che utilizzano per la corrispondenza epistolare . Cfr . E . Raponi, Hofmannsthal e l’Italia, Milano 2002, p . 15 31 Cfr . A . Landolfi, «Il malinteso felice . Tommaso Landolfi traduttore di Hofmannsthal», cit ., p . 463 32 Cfr . H . von Hofmannsthal, «Der Rosenkavalier . Zum Geleit» (1927), in: Gesammelte Werke in zehn Einzelbänden, cit ., vol . V, pp . 150-151 33 Cfr . A . Kalisch, «Der Rosenkavalier», in: The Musical Times, 52, 1911, pp . 165-167, qui pp . 165-166 34 Cfr . A . Landolfi, «Il malinteso felice . Tommaso Landolfi traduttore di Hofmannsthal», cit ., pp . 463-467 35 H . von Hofmannsthal, Le nozze di Sobeide; Il cavaliere della rosa, trad . T . Landolfi, Firenze, 1959, p . 111 . In seguito indicato con la sigla LA, seguita dal numero della pagina . 36 H . von Hofmannsthal, Narrazioni e poesie, a c . di G . Zampa, Milano, 1984, p . 301 . In seguito indicato con la sigla ZA, seguita dal numero della pagina . Zampa riporta qui la prima traduzione italiana del Rosenkavalier, già presente nel volume H . von Hofmannsthal, Il cavalerie della rosa: commedia in tre atti, traduzione ritmica italiana di O . Schanzer, Berlin 1911 37 In questo caso specifico, troviamo un sintagma preposizionale, un sintagma verbale e, infine, un sintagma nominale sia nel testo di Hofmannsthal che nella traduzione landolfiana 38 Una delle numerose prove di quanto detto si ritrova nella traduzione del seguente periodo: «Quin-Quin, es ist ein Besuch» (HO 33), che in Landolfi è reso con «Quin-Quin, è una visita, questa» (LA 121) . Schanzer, invece, traduce: «Quin-Quin! È un seccatore! » (ZA 309) . In Schanzer troviamo quindi un termine che interpreta il significato letterale, conferendo un’accezione negativa alla battuta della Marescialla 39 Altro esempio in cui Landolfi si distacca, anche se in piccola parte, dall’originale è l’incipit del primo atto . Esso è costituito da tre esclamazioni di Octavian: «Wie du warst! Wie du bist! Das weiß niemand, das ahnt keiner! » (HO 27) . Landolfi le rende così: «Oh, com’eri! E che sei! Questo non lo sa nessuno! » (LA 111), mentre Schanzer: «Oh, qual eri! 2_IH_Italienisch_73.indd 75 19.05.15 11: 40 76 Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» Mariagrazia Farina Oh, qual sei! Nessuno potrà mai dirlo! » (ZA 301) . Landolfi, pur rimanendo abbastanza letterale, preferisce operare una variatio: invece di tradurre i due «wie» nello stesso modo, usa una volta «come» e l’altra «che», mentre Schanzer usa «qual» in entrambe le esclamazioni (ripresa anaforica) . Landolfi, dunque, si sforza di non essere ridondante, constatazione che trova fondamento anche nella resa del periodo successivo . «Das weiß niemand, das ahnt keiner! » (HO 27), contenente due proposizioni principali coordinate per asindeto, viene reso con un’unica proposizione principale da Landolfi, essendo le due frasi tedesche due proposizioni equivalenti nel significato («Das ahnt keiner» significa «nessuno ha un’idea a riguardo», quindi «nessuno sa» come «Das weiß niemand», perciò si ha un esempio di sinonimia) 40 Un altro caso emblematico in cui Landolfi osa e non rispetta il periodo tedesco è costituito dalla battuta «Der Vetter ist, ich sehe, kein Kostverächter» (HO 41) . Schanzer (322) traduce «Il mio cugino, io veggo, è buongustaio! », mentre Landolfi (138): «Pare il cugino sia di bocca buona» . In questa battuta, Landolfi non rispetta il periodo tedesco, costituito da una proposizione principale e da una parentetica . La parentetica diventa la frase principale («ich sehe» diventa «pare») e la si fa seguire da una proposizione soggettiva 41 Si veda per esempio la battuta del primo atto «Aber wo er doch ein Bräutigam ist? » (HO 42), per la quale Landolfi adotta la seguente traduzione: «Pure, non era Ella promesso sposo? » (LA 139) 42 Cfr . A . Landolfi, «Il malinteso felice . Tommaso Landolfi traduttore di Hofmannsthal», cit ., p . 460 43 A titolo di esempio, è possibile citare la battuta «Ganz separatim jedoch und vor dem Mitgift» (HO 52), che per Landolfi (156) corrisponde a «ma del tutto separatim…prima della dote» . Schanzer, d’altro canto, non solo lascia invariato l’avverbio di modo espresso in latino («separatim»), ma aggiunge un’altra espressione latina per tradurre il secondo sintagma avverbiale presente nella versione originale, ossia «vor dem Mitgift», che qui diventa «extra dotem» (ZA 334) 44 A tal proposito, si noti la perifrasi tedesca «die alte Fürstin Resi» (HO 59) diventa «la vecchia dama Resi» in Landolfi (167), mentre in Schanzer è semplicemente «la vecchia principessa» (ZA 344) 45 Un caso simile è rappresentato dalla resa della seguente battuta del Barone: «Das ist ein feines Ding! Kreuzersakerlott! / / Das ist ein Tropf gutes Blut dabei» (HO 46) . Landolfi la traduce così: «Sangue di Giuda! Quella è donna fina! / / Scommetto che c’è un po’ di sangue blù» (LA 146) . Come si vede, Landolfi introduce l’epanadiplosi imperfetta «sangue-sangue», che va a sostituire l’anafora dell’originale («das ist… das ist…»), che nella traduzione italiana si perde 46 L’iperbato è qui un calco della battuta originale («ich muss jetzt was reden», HO 133) . 47 Si veda anche la battuta di Valzacchi «Sicker, sicker, meine Nickte wird besorgen, / seien sicker, Ihre Gnade / Wir sind da! » (HO 57) . Landolfi non traduce l’anafora «sicker…sicker…sicker» dell’originale, ma compensa questa mancanza con l’aggiunta dell’allitterazione «Sicuro! Mia nipote penserà ./ Sua Signoria non tema: siamo qua! » e dell’assonanza «penserà/ qua» (LA 164) 48 Cfr . U . Eco, Dire quasi la stessa cosa, cit 49 Cfr . ivi, p . 68 50 Per un esempio tra tanti, cfr . P . Faini, Tradurre: manuale teorico e pratico, Roma 2012 . 51 Cfr . L . Rega, La traduzione letteraria: aspetti e problemi, Torino 2001, p . 89 52 Cfr . U . Eco, Dire quasi la stessa cosa, cit ., p . 172 e s 2_IH_Italienisch_73.indd 76 19.05.15 11: 40 77 Mariagrazia Farina Tommaso Landolfi e il «Bischeraccio della rosa» 53 Ciononostante, anche Landolfi, sia pure meno di Schanzer, sembra cadere talvolta vittima della fretta, come ad esempio nel linguaggio di Octavian: l’eloquio volutamente poco ricercato e ricco di parole dialettali di questi si perde quasi del tutto nella versione landolfiana . Cfr . A . Landolfi, «Il malinteso felice . Tommaso Landolfi traduttore di Hofmannsthal», cit ., p . 467 54 Cfr . L . Rega, La traduzione letteraria, cit ., p . 169 55 Cfr . P . Faini, Tradurre: manuale teorico e pratico, cit ., p . 73 56 Cfr . ivi, p . 80 57 Cfr . M . Müller, «Zwei unbekannte Quellen zu Hugo von Hofmannsthals ‹Die Hochzeit der Sobeide›», in: Hofmannsthal Blätter, 23/ 24, 1980/ 1981, pp . 84-93, qui p . 84 58 Cfr . ivi, p . 91 59 Cfr . ivi, p . 84 60 Nel testo si rilevano numerosi riferimenti ai racconti delle Mille e una notte e degni di nota sono anche quelli che fanno capo al Volpone di Ben Jonson . Cfr . ancora ivi, pp . 86-87 61 Per esempio, «Ein ernstes Mädchen» diventa «una giovane seria» (LA 15), oppure «mitleidige und finstre Blicke» (NS 391) viene reso con «sguardi compassionevoli e oscuri» (LA 16) 62 Un esempio è costituito dal verso «Und sie hob den schönen Kelch» (NS 392) è reso con «il bel calice levando» (LA 17) . Qui la costruzione frastica del tedesco viene sconvolta (Landolfi usa il gerundio al posto dell’indicativo) 63 Emblematico è anche il caso di «Mir scheint, das war kein frölicher Entschluß,/ / so tut» (NS 392) che viene tradotto invertendo l’ordine delle due proposizioni: «Lieto consiglio non fu già, mi sembra» (LA 17) 64 Per quanto riguarda le omissioni, si riportano alcuni esempi: «Wer selber sich betrügen will» (NS 392) viene omesso da Landolfi (17); «meine gute Tochter» (NS 395) diventa semplicemente «figlia» (LA 21); «verwundert» (NS 396) è omesso da Landolfi (23), che traduce «non guardatemi così» la battuta «Seht mich nicht verwundet an» (NS 396) 65 Circa la cospicua presenza di frasi incidentali nella versione landolfiana della Hochzeit bisogna comunque tenere presente il fatto che spesso anche lo stesso Hofmannsthal fa uso di parentetiche come, ad esempio, «Hand in Hand» (NS 396) . Potrebbe essere questo allora il motivo che spinge Landolfi ad usarle così tanto, anche laddove non sono presenti nell’originale, e cioè per dare importanza al ‹piglio›, al ‹tono› del dramma, principio tanto caro, come sappiamo, al Landolfi traduttore 66 Sono diversi i casi in cui si perdono i tropi dell’originale nella traduzione italiana . A titolo di esempio è possibile citare «Was mich trifft, trifft ihn» (NS 395), che in Landolfi (22) vede la perdita del chiasmo («quanto mi tocca, anche lo tocca») . Inoltre, spesso l’anafora dell’originale viene eliminata in traduzione . È quanto accade alla negazione «nicht» della battuta «nicht Traum, nicht Wirklichkeit» (NS 396), che diventa, nella versione landolfiana, «non sogno né realtà» (LA 23) 67 A . Landolfi, «Il malinteso felice . Tommaso Landolfi traduttore di Hofmannsthal», cit ., p . 468 2_IH_Italienisch_73.indd 77 19.05.15 11: 40