Italienisch
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Narr Verlag Tübingen
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2015
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Fesenmeier Föcking Krefeld OttScene di famiglia in Italia tra gli anni del boom e l’era digitale
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2015
Simona Bartoli Kucher
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14 4 S i mona B artoli K uch er Scene di famiglia in italia tra gli anni del boom e l’era digitale insegnare e imparare la competenza narrativa e la competenza interculturale Una tempesta di cervelli sul ruolo della famiglia in Italia, proposta da chi scrive in alcuni corsi di lingua, cultura e didattica dell’italiano come lingua straniera, ha confermato che - tra chi apprende l’italiano fuori d’Italia - regna ancora una straordinaria unità di vedute riguardo alla peculiare importanza della famiglia nella società italiana. Un’unità di vedute coincidente con la descrizione che ne dava nel 1973 Peter Nichols, per lungo tempo corrispondente da Roma del Times, che vedeva la famiglia come un capolavoro della società italiana attraverso i secoli, il dispensatore di tutto ciò che lo Stato nega. 1 Venti anni dopo, sono proprio pagine da romanzi di famiglia all’insegna del qualunquismo postmoderno, 2 all’insegna delle quote ascendenti dei Figli dei Separati - «una specie protetta che vive spesso sballottata da una casa a un’altra (quando ti dice culo) o da una casa a un residence (quando ti dice sfiga)» 3 - pagine da romanzi di nuove famiglie costituite da identità precarie e disastrate, a far conoscere il sistema Italia con le sue luci e le sue ombre a chi ancora collega l’Italian way of life al sole, al mare, e naturalmente alla mamma e al mito della famiglia: «Stanotte papà è venuto di nuovo. Io l’ho visto, ha cercato di parlare con lei [con la madre di Valentina, n.d.r], e lei lo ha cacciato via. Non è giusto ma non ci ho potuto fare niente. […] Noi Bonocore siamo come i numeri. 2 numeri relativi si kiamano concordi quando hanno lo stesso segno ke li precede. Io e papà siamo 2 numeri relativi concordi. 2 numeri relativi si dicono opposti quando hanno il segno diverso e il modulo uguale. Papà e mamma sono due numeri opposti. Non so qual è il nostro valore assoluto. Ho preso una decisione. Se torna, anke se lei non gli vuole parlare, scendo io.» (Melania Mazzucco, Un giorno perfetto, p. 124) 4 Queste righe dal diario di Valentina Bonocore testimoniano che la famiglia classica in senso patriarcale non esiste più e che il suo posto lo hanno preso nuove famiglie fatte di identità desolate, in questo caso «nella Roma disastrata delle periferie dei poveri e negli appartati quartieri residenziali dei ric- S i mona B artoli K uch er 2_IH_Italienisch_73.indd 144 20.05.15 15: 24 14 5 Simona Bartoli Kucher Scene di famiglia in Italia tra gli anni del boom e l’era digitale chi» 5 sul cui sfondo Melania Mazzucco ha raccontato le vicende di due coppie antitetiche. Da un lato il poliziotto palestrato geloso e violento e la bella moglie infelice che ha scelto di andarsene con i due figli pur sapendo di scivolare nell’insicurezza e nella precarietà; dall’altro il deputato ricco e potente con la giovane seconda moglie ricca e insoddisfatta. Un agglomerato di realtà umane diverse ma tipiche dell’Italia contemporanea in cui il soggetto sociale della famiglia - nonostante il suo grande valore simbolico - si è adeguato alle tra-sformazioni socio-economico-culturali. «Niente, più niente al mondo… Questa frase me la porto dietro dal matrimonio. Il cugino di Arturo suonava la chitarra e aveva cantato Il cielo in una stanza […] Allora pensavo di avere un futuro, di potermi giocare la vita. Ero giovane. Invece in ventidue anni ’sto cazzo di cielo non l’ho mai visto. […] Io volevo solo che la mia bambina fosse felice. Che almeno lei vedesse il cielo. E per farlo bisogna sacrificarsi. In questo mondo c’è sempre un prezzo da pagare. Ma lei ormai si era arresa. […] E sapere che mia figlia avrebbe avuto il mio stesso destino non riuscivo proprio a sopportarlo.» (Massimo Carlotto, Niente, più niente al mondo, p. 38-39) 6 Queste le frasi del monologo interiore di una casalinga/ moglie/ madre/ domestica che sullo sfondo dei casermoni periferici di Torino galleggia nella sua miserabile esistenza quotidiana cercando appiglio e appoggio nelle soap operas della TV, nei gossip delle riviste scandalistiche e nella rabbia scaricata sugli extracomunitari perché «sono ladri, puttane o ci portano via il lavoro» (ivi, p. 23). Due testi che ci aiuteranno a illustrare la fenomenologia della famiglia italiana contemporanea, e anche la sua perdita di funzione. 7 È evidente che chi apprende una lingua straniera nella maggior parte dei casi non conosce direttamente la dimensione sociale e la cultura del paese. Per questo è fondamentale che l’insegnamento della lingua faccia riferimento a testi, segni e artefatti della cultura di cui quella lingua è espressione. 8 Nei testi letterari e nei film si ritrovano tutti i ‹mondi possibili› attraverso storie, personaggi e situazioni calati in discorsi immaginari che ampliano il mondo del lettore, aprendo le possibilità di relazione con gli altri. 9 1. Per mettere la fenomenologia della famiglia italiana al centro di un percorso di didattica della lingua, vorrei partire dalla storia di famiglie italiane degli 2_IH_Italienisch_73.indd 145 20.05.15 15: 24 14 6 ultimi 40 anni mettendo al centro dell’azione didattica la capacità di comprendere storie e di raccontarle. 10 Raccontare storie, narrare esperienze è non solo una delle attività quotidiane più frequenti, un bisogno antropologico basilare dell’uomo, ma anche una performance fondamentale nell’insegnamento delle lingue, al servizio della competenza comunicativa. Testi letterari e film rappresentano una risorsa ideale per imparare a capire storie e a raccontarle: «Denn gerade indem diese narrative Formen [letteratura e film] versuchen, eine Welt in all ihrer Komplexität zu entwerfen, wird die Fähigkeit der Lernenden, Erzählungen zu verstehen und auch selbst erzählerisch tätig zu werden, in besonderem Maße gefordert und gefördert.» 11 E allora - dopo aver citato all’inizio due esempi di famiglia italiana della crisi, due esempi che indicano una perdita - torniamo a una breve sequenza del film di Marco Tullio Giordana, La meglio gioventù, che è una vera e propria saga familiare. Al centro sta una famiglia intatta, la famiglia Carati (padre, madre e tre figli) tra gli anni del boom (Roma estate 1966 è la didascalia con cui il film ha inizio) e il 1999. Nella scena proposta per una discussione durante una lezione il secondogenito Matteo, studente di lettere, rientrando di sera nella casa in cui vive con tutta la famiglia, sente i genitori discutere tanto animatamente da svegliare la sorellina Francesca (11: 19-13: 44). 12 La famiglia Carati è una famiglia media della borghesia degli anni del boom, in cui la madre milanese e il padre romano rappresentano gli stereotipi della diversità legata alla provenienza regionale: quella ‹questione meridionale› che è un fenomeno strutturale della storia italiana. Il padre, rappresentante di commercio, ha messo un’ipoteca sulla casa per avere un prestito in banca e si scontra col rigore della moglie milanese per la quale lavoro e sicurezza sono valori più importanti del rischio e dell’improvvisazione: «Padre: Matteo, di’ tu: sono un cattivo padre? Madre: Saresti un buon padre! Che cosa fa? Mette le ipoteche sulla casa. Matteo: Hai ipotecato questa casa? Padre: Non ho la Reggia di Caserta! Questa ci abbiamo 13 e questa ho ipotecato. Madre: Hai sentito cosa ha detto? Se la rappresentanza va male, noi andiamo tutti a dormire sotto i ponti. Francesca: Sotto i ponti che bello, Matteo! ! ! Padre: Oh! Finalmente qualcuno che ama l’avventura! Sì, Scene di famiglia in Italia tra gli anni del boom e l’era digitale Simona Bartoli Kucher 2_IH_Italienisch_73.indd 146 20.05.15 15: 24 147 andremo tutti e due a vivere sotto i ponti a chiedere l’elemosina! Matteo: Ma chi se ne frega niente di come va la rappresentanza! Madre: Ma allora sei matto anche te! Padre: Ma vedi che ci ho ragione, invece! Che matto! Poi lasciate fare a me! Sono il capofamiglia? Ci penso io! Madre: Che cosa vuol dire? Padre: Vuol dire che lo so io, che è il momento giusto per investire, per crescere! Bisogna battere la concorrenza ed è così che si fa. Lo capisci? Poi io queste cose le sento nell’aria! Madre: Ah, le senti nell’aria? Sai che si sente nell’aria? ? ? ’e nacchere! Peccato che non c’è il divorzio in questo paese! » Il potenziale del film nell’insegnamento delle lingue straniere sta nel fatto che, oltre a simulare un mondo fittizio ispirato a situazioni della vita quotidiana, le singole sequenze presentano situazioni che fanno luce sul rapporto tra individuo e società 14 in un tempo storico preciso, utilizzando registri diversi e varietà diatopiche della lingua. 15 Nella sequenza in questione è interessante l’espressività del parlato regionale del padre (romanesco), caratterizzato dall’uso di «verbi pronominali, che formano un’unità lessicale con uno o due clitici»: 16 ‹averci› è una variante colloquiale, sentita come più espressiva rispetto ad ‹avere›. Nel parlato regionale milanese della madre è interessante l’uso del pronome personale soggetto ‹te› («Ma allora sei matto anche te») invece di ‹tu›. Una breve scena come questa può servire da input per collegare la situazione comunicativa di un ‹litigio in famiglia› alle varietà linguistiche dell’italiano da un lato, agli anni del boom economico 17 e alla legge sul divorzio (1970) dall’altro. La legge sul divorzio, insieme alla riforma del diritto di famiglia (1975) rappresenta in campo normativo e di riflesso in campo sociale, uno dei principali cambiamenti nell’ambito della famiglia italiana del dopoguerra. 18 Passiamo a una seconda sequenza del film di Giordana (39: 35-40: 36), quella in cui Nicola e Matteo - figli della stessa solidarietà sociale che dopo il 4 novembre 1966, giorno dell’alluvione di Firenze, portò gli ‹Angeli del Fango› 19 a rimboccarsi le maniche per portare in salvo i libri antichi della Biblioteca Nazionale - tentano di riportare in famiglia Giorgia, la ragazza psicolabile di cui Matteo ha cominciato a prendersi cura nella clinica privata in cui il padre l’ha mandata «per cercare di farti stare bene, di farti tornare in salute» (39: 55). Il breve dialogo tra Matteo, Nicola e la matrigna di Giorgia consente innanzitutto (anche ai primi livelli di competenza linguistica) di verificare la competenza ricettiva degli apprendenti. Il breve dialogo tra Matteo, Nicola e il padre di Giorgia consente poi di attivare la competenza interculturale: la riflessione sulla segregazione e sulla contenzione dei malati di Simona Bartoli Kucher Scene di famiglia in Italia tra gli anni del boom e l’era digitale 2_IH_Italienisch_73.indd 147 20.05.15 15: 24 14 8 mente a confronto con l’integrazione introdotta negli ospedali italiani nel 1978 con le leggi antisegregazioniste di Franco Basaglia. Ecco alcuni compiti: a. Chiedi informazioni a una persona che non conosci dandole del lei (produzione scritta e orale.) b. Spiega il problema di Giulia a una persona che non conosci, insistendo sull’importanza e sul valore della famiglia. Prendi spunto dagli argomenti di Matteo nella sequenza del film (Matteo: «Invece di spendere questi soldi, perché non la tiene con lei? »; Padre: «E come faccio, cogli altri figli che c’ho? »; Nicola: «Appunto, la tenga in famiglia, con gli altri fratelli.») c. Discuti con una persona che non conosci passando dalla forma di cortesia al tu (denotativo di una forma di disprezzo). Prendi spunto dagli argomenti di Matteo nella sequenza del film: (Matteo: «Ma perché non prova a tenerla qui, scusi? », e poi «Giorgia non ha bisogno di un medico, ha bisogno di un padre.»; per concludere: «Ma che razza di padre sei, scusa? »). d. Formula tesi e argomenti sul valore e sull’importanza della famiglia per il processo di inclusione/ integrazione sociale dei singoli. e. Formula oralmente e per iscritto tesi e argomenti sul rapporto genitori-figli (Giorgia ha cominciato a manifestare la sua diversità e ad essere percepita come ‹diversa› a partire dalla morte della madre e dal secondo matrimonio del padre). f. Continua il dialogo tra il padre e Matteo. 2. Ma ritorniamo a una delle riflessioni da cui siamo partiti: per quanto il romanzo (e il film) familiare nel senso classico 20 - alla Buddenbrook e al Gattopardo p.e. - sia da lungo tempo passato di moda, pure continua a sopravvivere nella produzione testuale (e cinematografica) così come nell’interesse dei lettori, adattandosi a problematiche contemporanee. Ne è testimonianza quel Giorno perfetto ambientato nel vuoto della grande città dei nostri giorni, in cui Melania Mazzucco, partendo dal microcosmo della famiglia, ha voluto raccontare il macrocosmo della società, «una storia di disgregazione che ha al centro la fine di una famiglia.» 21 L’incipit del romanzo di Mazzucco e della omonima trasposizione cinematografica di Ferzan Ozpetek 22 possono aiutare, soprattutto gli studenti di livello avanzato, all’approfondimento e allo sviluppo della competenza letteraria in lingua straniera. Sia il romanzo che il film cominciano con un’anticipazione narrativa 23 che ha la sua continuazione e conclusione nell’explicit: Scene di famiglia in Italia tra gli anni del boom e l’era digitale Simona Bartoli Kucher 2_IH_Italienisch_73.indd 148 20.05.15 15: 24 14 9 «Roma si addormenta lentamente, sprofondando nel torpore della notte. In lontananza echeggia una sirena. […] La volante della polizia, con la sirena che ulula, risale via Cavour; costeggia la basilica e i fagotti che dormono sulle panchine, svolta a destra e imbocca via Carlo Alberto. L’agente semplice indica il numero 17 […] Chi mai abiterebbe al civico 17? Uno che non ha paura della sfortuna. […] Non gli hanno spiegato cosa è successo al 17, solo che un vicino ha segnalato queste grida - colluttazioni tonfi sospetti. E loro sono accorsi subito. […] Nel silenzio che dilaga, avverte il battito sordo del cuore. E ha l’impressione di sentire, in quella casa, la vita sospesa, indifferente, oscura.» (Mazzucco, Un giorno perfetto, pp. 11-14). Dopo un’inquadratura sul buio di un interno, col sottofondo della pioggia battente e dell’echeggiare di una sirena, dopo il titolo, il film si apre sulla didascalia «24 ore prima», seguita dal movimento della macchina da presa che riprende dall’alto la tromba delle scale su cui salgono di corsa due agenti, per andare a bussare alla porta di chi li ha chiamati preoccupato per gli spari. Una prolessi narrativa dà inizio al romanzo e al film, per continuare e concludersi 390 pagine e 100 minuti dopo. Sono stati evidenziati termini fondamentali per riflettere sulla sintassi narrativa del testo letterario e del film, per cominciare a imparare quell’alfabeto del cinema che rappresenta ancora un deficit nella didattica, non solo della lingua straniera. L’analisi di brevi sequenze del romanzo di Mazzucco mette in luce le caratteristiche sintattiche del testo narrativo contemporaneo che scivola dalla terza alla prima persona, dal discorso indiretto libero al discorso diretto in assenza di marcatori testuali: 24 «Alle quattro e quaranta dietro i listelli della serranda stretta baluginò una luce. Qualcuno era in bagno. Lei? Emma sotto la doccia? Desiderò di essere la tenda della doccia, un velo di plastica umida che aderiva alla sua pelle, s’avvolgeva contro le sue gambe, sfiorava i suoi glutei - essere il sapone che scivolava nel solco dei seni, colava nell’ombelico, gocciolava tra le grandi labbra. Essere l’accappatoio, per indossarla - essere il letto, per accoglierla. Essere una calza di nylon, una scarpa, un paio di mutande di cotone. Essere l’autobus che ti trasporta, il sole che ti tocca, il materasso su cui dormi. Come puoi vivere ogni giorno e non sentire la mia mancanza. Sono io. Sono qui.» (Mazzucco, Un giorno perfetto, p. 38) Simona Bartoli Kucher Scene di famiglia in Italia tra gli anni del boom e l’era digitale 2_IH_Italienisch_73.indd 149 20.05.15 15: 24 150 Una sequenza da cui partire per proporre compiti di produzione scritta creativa: a. copiare la struttura del testo [descrizione di un ambiente; narrazione in terza persona; tre frasi infinitive che cominciano con l’infinito ‹essere›: nell’ultima infinitiva il passaggio al discorso diretto in un’«accelerazione passionale»; un’interrogativa e due formule allocutive finali usando un’altra prospettiva, un altro punto di vista]; b. partire dalle indicazioni del testo per trasformarlo in un altro medium con l’uso di foto, illustrazioni, collages; c. scrivere un dialogo tra i protagonisti Emma e Antonio; d. aggiungere al testo ulteriori informazioni tratte da quotidiani sul tema del femminicidio p.e.; preparare una documentazione sulla violenza nei confronti delle donne all’interno della famiglia. Mentre il romanzo di Mazzucco si conclude con un padre che si toglie la vita dopo averla tolta ai figli - e aver inutilmente tentato di toglierla alla moglie che è riuscito ‹solo› a violentare - il monologo nel romanzo di Carlotto racconta l’uccisione della figlia da parte della madre. «Niente, più niente al mondo servirà a mettere a posto le cose» (Carlotto, p. 9 e 83): questa la frase con cui comincia e finisce il piccolo capolavoro di follia di Carlotto. Tra incipit e explicit un monologo femminile per delitto, che offre la possibilità di sviluppare la competenza letteraria in stretto collegamento con quella interculturale. Il monologo di una moglie che, dopo il licenziamento del marito, ha dovuto iniziare «a fare la settimana» vivendo nell’ossessione della spesa al discount - «le ali e le cosce di pollo comprate in offerta a pacchi da due chili mi escono dalle orecchie. Ormai non so più come cucinarle» (p. 28) - e dei vestiti comprati dai cinesi. Le uniche soddisfazioni che le restano sono il vermouth - «l’unica cosa su cui non risparmio. Mi piace di marca. E poi Torino è la capitale del vermouth, è roba nostra» (p. 10) - e la televisione («Solo alla televisione si vede la gente contenta. Le conduttrici sono fresche come rose e sorridono con quei denti bianchi che devono aver speso un capitale dal dentista», p. 16). Il sogno è quello di un futuro migliore per la bambina, l’unico che anche le famiglie della crisi si possono ancora permettere: «Io e papà facciamo qualche sacrificio in più e tu vai a seguire qualche corso di danza, di recitazione, c’hai un certo fisico, un musetto che è un amore, e puoi andare in televisione - le dicevo -» (p. 25). E invece la ‹bambina› si era messa a recapitare la posta in motorino e si era scelta un ragazzo tunisino - «Quello ti fa figliare come una coniglia […] e quando si stufa si porta via i bambini al suo paese e tu finisci a Chi l’ha visto? » (p. 21) - rifiutando di candidarsi al Grande Fratello nonostante le gambe lunghe, «una terza di seno e un sedere che sembra disegnato» (p. 42). Scene di famiglia in Italia tra gli anni del boom e l’era digitale Simona Bartoli Kucher 2_IH_Italienisch_73.indd 150 20.05.15 15: 24 151 «Ma oggi quando sono tornata a casa […] ho perso la ragione e niente più niente al mondo è riuscito a farmela tornare. […] Ho cominciato a colpirla al viso, alla gola. […] la bambina è diventata pallida e le mani le sono scivolate sul petto, come se stesse pregando. […]» (Carlotto, Niente, più niente al mondo, p. 43) Scusa, le ho detto. Scusa, scusa, scusa, bambina mia, non volevo. È che ho perso la pazienza, lo sapevi che mi avresti fatto arrabbiare. Vatti a lavare. Io ti aspetto di là. […] Ma lei mi fissava come i morti della televisione. Quelli ammazzati. Allora ho capito che niente, più niente al mondo avrebbe rimesso le cose a posto.» (Ivi, p. 45) La tragica confessione di una donna infelice, che consente in prospettiva didattica di riflettere sul ruolo di persuasore occulto della televisione commerciale che, dopo aver fatto da passaporto per l’unificazione linguistica dell’Italia, a partire dagli anni ’80 è diventata responsabile non solo dell’impoverimento linguistico, ma anche di un impoverimento culturale. 25 3. La possibilità di chiudere il cerchio con nuove famiglie italiane che crescono, viene offerta dall’esempio di uomini e donne che provengono da culture diverse. È un modello presentato dalla letteratura di autori e autrici figli dell’immigrazione, che avvertono l’esigenza di raccontare - spesso con sottile umorismo - la propria storia, lo scontro tra culture, il tentativo di superamento dei conflitti. Come lo ha fatto Sumaya Abdel Qader, una delle primissime figlie dell’immigrazione italiana, nata a Perugia da genitori palestinesi, offrendo con molto umorismo nel prologo del suo primo romanzo 26 un esempio di famiglia interculturale: Cognome......................................... ALÌ ABDEL AZIZ Nome .............................................. SULINDA nato il ............................................. 15/ 05/ 1978 a...................................................... PERUGIA Cittadinanza.................................... GIORDANA (in attesa da 30 anni di quella italiana) Residenza ........................................ MILANO Stato civile ...................................... coniugata con due figlie Professione ...................................... TRADUTTRICE Composizione famiglia di origine .... 2 nonni, 14 zii, 50 cugini, 2 genitori, 4 sorelle, 1 fratello Religione ......................................... MUSULMANA SUNNITA Lingua dei sogni.............................. ITALIANO Lingua delle preghiere ..................... ARABO Simona Bartoli Kucher Scene di famiglia in Italia tra gli anni del boom e l’era digitale 2_IH_Italienisch_73.indd 151 20.05.15 15: 24 152 Non serve neanche soffermarsi su tutte le possibilità di attività didattiche per il potenziamento di processi di produzione scritta, di produzione orale e di riflessione interculturale offerti da una carta d’identità come quella che apre il romanzo, in cui la voce di Sulinda racconta in 13 capitoli dai titoli accattivanti e scherzosi (p.e.: ‹To veil or not to veil? ›, ‹Ramadan rock-Ramadan lento›, ‹Desperate Housewives›) tutta una serie di disavventure che l’autrice trasforma in avventure, rompendo gli stereotipi e usando la risata per sconfiggere l’ignoranza. «E come non notare [sul bagnasciuga] una giovin fanciulla dagli occhi verdi e dalla carnagione olivastra apparire con passo elegante, deciso, sensuale? […] Peccato che la fanciulla - cioè io - in quel caldo pomeriggio, al mare, era coperta da capo a piedi.» (Sumaya Abdel Qader, Porto il velo, adoro i Queen, p. 43) «Il problema è che non apparivo come la solita dark, ma come un’islamica velata-poverina-sottomessa, lì a servire il marituccio brutto-nero-cattivo, come da copione.» (ivi, p. 44) Se non fosse che il marito è invece «un bell’uomo dalla carnagione chiarissima, occhioni verdi e capelli castani con naturali ciocche bionde» (p. 44) che rincorre le figliolette per costruire per loro un castello di sabbia, mentre la moglie - stufa del comune pregiudizio «che le velate siano delle sfigate nascoste sotto una tenda» (p. 71) - è esposta alla curiosità insana di chi si stupisce che anche chi ha la carnagione olivastra e porta il velo possa avere gli occhi chiari e un marito occidentale, e non essere necessariamente terrorista. La famiglia interculturale allora figura come chance per accogliere la prospettiva dell’altro, per entrare in dialogo con il diverso da sé; e una moderna didattica delle lingue, basata su modelli estetico-letterari, come complesso luogo d’incontro transculturale che diventa modello di nuove forme di partecipazione e riflessione. note 1 Peter Nichols, Italia, Italia, London: Macmillan 1973, p. 227 [trad. it. Italia, Italia, Milano 1975, p. 122]. 2 Cfr. Michaela Holdenried/ Weertje Willms (a cura di), Die interkulturelle Familie. Literatur- und sozialwissenschaftliche Perspektiven, Bielefeld: transcript Verlag 2012, p. 11. 3 Andrea Agnello, Genitori e figli. Agitare bene prima dell’uso, Milano: Mondadori 2010, p. 17. Il romanzo di Andrea Agnello, giovane sceneggiatore e regista, da cui Giovanni Veronesi (coadiuvato da Agnello stesso e da Chiti) ha tratto il film omonimo genitori Scene di famiglia in Italia tra gli anni del boom e l’era digitale Simona Bartoli Kucher 2_IH_Italienisch_73.indd 152 20.05.15 15: 24 153 & figli: agitare bene prima dell’uso, prende spunto da uno dei temi con lo stesso titolo assegnato in centinaia di scuole italiane. Il romanzo e il film cercano di fare il punto su croci e delizie della nuova famiglia, tra genitori separati, figli in cerca di se stessi, nevrosi, conflitti generazionali, incomprensioni tra genitori e figli. 4 Melania Mazzucco, Un giorno perfetto, Milano: Rizzoli 2005. Da ora in poi, dopo ogni citazione verrà indicata tra parentesi la pagina del romanzo suddetto. Le pagine dal diario di Valentina sono in corsivo nell’originale. Mazzucco costruisce la sua storia per Short Cuts equivalenti ciascuno a un’ora, identificandosi di capitolo in capitolo nella voce narrante di uno dei personaggi. La voce narrante di Valentina, che scrive il suo diario con le abbreviazioni e le strutture linguistiche e ortografiche di un’adolescente italiana contemporanea (k invece di ‹ch› per es.), si presta a suscitare interesse negli adolescenti. 5 Giovanni Pacchiano, «In sole ventiquattr’ore», in: Il sole 24 ore, 27.11.2005, p. 32. 6 Massimo Carlotto, Niente, più niente al mondo, Roma: e/ o 2004. Da ora in poi, dopo ogni citazione verrà indicata tra parentesi la pagina del romanzo suddetto. 7 Cfr. Holdenried/ Willms, cit., p. 12. 8 Si vedano: Wolfgang Hallet, Fremdsprachenunterricht als Spiel der Texte und Kulturen. Intertextualität als Paradigma einer kulturwissenschaftlichen Didaktik, Trier: WVT 2002, p. 32 e segg.; e Ansgar Nünning/ Carola Surkamp, Englische Literatur unterrichten. Grundlagen und Methoden, Seelze-Velber: Kallmeyer 2006, p. 35 e segg. 9 Cfr. Wolfgang Hallet, «Literatur, Kognition und Kompetenz», in: Literaturunterricht, Kompetenz und Bildung, a cura di Lothar Bredella e Wolfgang Hallet, Trier: WVT 2007, p. 40. 10 Vera Nünning/ Ansgar Nünning, «Erzählungen verstehen - verständlich erzählen: Dimensionen und Funktionen narrativer Kompetenz», in: Literaturunterricht, Kompetenz und Bildung, cit., pp. 87-106. 11 Ivi, p. 95. 12 Marco Tullio Giordana, La meglio gioventù, 2003. Da ora in poi, quando si citeranno sequenze di film, verrà indicato tra parentesi il minutaggio. A proposito de La meglio gioventù, si veda: Quaderno di cinema italiano per stranieri. La meglio gioventù, a cura di Simona Bartoli e Elisabetta Tronconi, Perugia: Guerra 2014. 13 Nella trascrizione della sequenza, verranno indicate in grassetto le strutture della lingua su cui si faranno poi delle riflessioni in chiave didattica. 14 Roswitha Henseler/ Stefan Möller/ Carola Surkamp, Filme im Englischunterricht. Grundlagen, Methoden, Genres, Seelze: Kallmeyer 2001, p. 8. 15 Pierangela Diadori/ Paola Micheli, Cinema e didattica dell’italiano L2, Perugia: Guerra 2010, pp. 136-137. 16 Monica Berretta, «Il parlato italiano contemporaneo», in: Storia della lingua italiana, a cura di Luca Serianni e Pietro Trifone, Torino: Einaudi 1994, p. 268. 17 Nel 1975 il 92% delle famiglie italiane aveva un televisore, il 94% il frigorifero e il 76% la lavatrice. Si veda: Vittorio Castronovo, «1960. Il miracolo economico», in: AA.VV., Novecento italiano. Gli anni cruciali che hanno dato il volto all’Italia di oggi, Roma-Bari: Laterza 2008, pp.113-129. 18 Chiara Saraceno, Mutamenti della famiglia e politiche sociali in Italia, Bologna: il Mulino 1998, p. 52. 19 L’«esercito» di volontari sconosciuti singolarmente ebbero il nome collettivo di «angeli del fango»: «angeli» per il loro prezioso aiuto e il loro spirito di altruismo; del «fango» per il miscuglio di terra e acqua di cui era ormai sommersa Firenze. Si veda il sito ufficiale degli ‹Angeli del Fango›: http: / / www.angelidelfango.it/ rassegna_stampa/ rassegna_stampa2.html Simona Bartoli Kucher Scene di famiglia in Italia tra gli anni del boom e l’era digitale 2_IH_Italienisch_73.indd 153 20.05.15 15: 24 15 4 20 Cfr. Sigrid Löffler, «Geschrumpft und gestückelt, aber heilig», Online: http: / / www.cicero.de/ / salon/ geschrumpft-und-gestueckelt-aber-heilig/ 45211 (ultima consultaz. 9.2.2015). 21 L’intervista di Francesco Mannoni a Melania Mazzucco («Famiglie. Legami di solitudine») è stata pubblicata sul Giornale di Brescia del 20.10.2005, p. 39. 22 Un giorno perfetto, di Ferzan Ozpetek, 2009, con Valerio Mastrandrea, Isabella Ferrari, Monica Guerritore, Italia, 105›. 23 Si indicheranno in grassetto i termini dell’alfabeto del testo letterario e del film. 24 Cfr. Maurizio Dardano, Leggere i romanzi. Lingua e strutture testuali da Verga a Veronesi, Roma: Carocci 2008, p. 204. 25 Si vedano i risultati del convegno organizzato dall’Accademia della Crusca nel marzo 2013 «Il portale della tv, la tv dei portali». L’analisi della Crusca boccia l’italiano veicolato oggi dalla televisione, collegando la televisione commerciale all’impoverimento culturale e morale degli italiani 26 Sumaya Abdel Qader, Porto il velo, adoro i Queen. Nuove italiane crescono, Milano: Sonzogno 2008. Bibliografia testi primari Abdel Qader, Sumaya: Porto il velo, adoro i Queen. Nuove italiane crescono. Milano: Sonzogno 2008. Carlotto, Massimo: Niente, più niente al mondo. 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