eJournals Italienisch 37/73

Italienisch
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Narr Verlag Tübingen
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2015
3773 Fesenmeier Föcking Krefeld Ott

Damiano Frasca: Posture dell’io. Luzi, Sereni, Giudici, Caproni, Rosselli. Pisa: Felici 2014, pp. 264, € 15,–

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2015
Massimiliano Tortora
ita37730177
177 Kurzrezensionen piatto piange, primo romanzo di Chiara, sia opere meno note, come Le avventure di Pierino al mercato di Luino, appositamente composto per un pubblico di ragazzi (ma non mancano interventi su testi di carattere non narrativo, quali Il vero Casanova e Il caso Leone) L’analisi di Brambilla si concentra soprattutto sull’aspetto ‹ paratestuale › delle opere di Chiara, ossia l’insieme di quegli elementi testuali e grafici che fanno da contorno a un testo Tali segnali accessori, generalmente ignorati dal pubblico, in realtà non sono emarginali, non hanno una mera funzione ausiliare, ma agevolano la lettura e la comprensione dello scritto da parte del lettore Brambilla ha quindi voluto considerare il libro in primis come oggetto, utilizzando dati apparentemente secondari per comprendere nel profondo le scelte e i gusti di Chiara, la sua evoluzione come scrittore e le modificazioni della sua ‹immagine› nel corso degli anni (agli occhi del pubblico e in fondo anche di se stesso) Note finali, schede bio-bibliografiche, scelte iconografiche relative alla progettazione di copertine e sovracoperte, alette, frontespizi, epigrafi e dediche (con ricerche estese anche ad alcune edizioni particolari, realizzate per i circuiti di vendita per corrispondenza, per esempio all’edizione Euroclub di Le corna del diavolo): questi sono gli elementi, ritenuti di solito periferici, su cui si concentra invece l’analisi di Brambilla Tutto ciò infatti non solo serve a istituire un sorta di primo patto col ricettore, invitandolo ad assumere un determinato atteggiamento interpretativo, ma, come ben documenta Brambilla, servono spesso a comprendere meglio l’opera stessa, ed il suo rapporto con l’autore e la sua biografia La lettura di Segni sui margini consente dunque di avvicinarsi in maniera diversa e originale a Chiara, che tra l’altro appare qui nelle vesti non solo di narratore, ma di studioso e anzi di intellettuale tout court, in grado di impegnarsi su più fronti, utilizzando diverse modalità di scrittura . Elisa Grampa Damiano Frasca: Posture dell’io. Luzi, Sereni, Giudici, Caproni, Rosselli. pisa: Felici 2014, pp. 264, € 15,- Nel chiudere il suo volume, Damiano Frasca sostiene che «sembra ancora opportuno considerare una data topica per la nostra poesia il 1956, anno in cui insistono alcuni studi ormai classici come Poeti italiani del Novecento di Mengaldo o Il Novecento di Luperini» (p 239); aggiunge poi che «il 1956 è anche l’anno di Laborintus di Sanguineti, un libro che, anche se non quanto hanno creduto i critici organici alla neoavanguardia, ha senz’altro inciso sulla 2_IH_Italienisch_73.indd 177 19.05.15 11: 40 178 Kurzrezensionen nostra storia letteraria» (p 239) Ma il 1956, ovviamente, è anche l’anno de La bufera e altro, che viene interpretata da Frasca come una raccolta con la quale «si chiude una fase storica [quella degli ermetici, dei vociani, di Saba, di Ungaretti e di Montale stesso] e ha inizio per la poesia italiana un periodo ricco e vario, forse senza pari nel Novecento» (p 238) Questo periodo, che occupa un decennio abbondante, e che trova il suo culmine nella metà degli anni Sessanta, è oggetto di studio del libro di Frasca E proprio intorno al ’65 vengono pubblicati i cinque libri analizzati dall’autore: in quell’anno vedono le stampe La vita in versi di Giovanni Giudici, Gli strumenti umani di Vittorio Sereni, Congedo del viaggiatore cerimonioso di Giorgio Caproni, mentre sono dell’anno precedente Variazioni belliche di Amelia Rosselli e dell’anno successivo Nel magma di Mario Luzi (benché anticipato in edizione minore nel ’63) Queste cinque raccolte sono analizzate adottando «il metodo dei campioni» (p 9): ossia per ogni libro è selezionato un testo, di cui si offre commento formale, e dal quale si riesce a fare luce sull’intero volume, sulla produzione dell’autore e su quella coeva (e affine per poetica) L’obiettivo è quello di riuscire a fornire, proprio partendo dal particolare, una fotografia sufficientemente esaustiva dei principali filoni della poesia italiana degli anni Sessanta; nella consapevolezza che questi modelli hanno poi saputo agire a lungo e hanno informato i decenni successivi Nell’indagare la lirica postmontaliana, Frasca si muove lungo tre direttive più o meno dichiarate sin dall’inizio: la postura dell’io, ossia le modalità di rappresentazione del soggetto lirico all’interno della raccolta presa in esame; la sua collocazione all’interno di una narrazione, con la convinzione che ‹narratività› in poesia non è antitesi di ‹liricità› ma elemento che vi si può appaiare; tratti stilistici, che inevitabilmente devono essere consequenziali alle due strutture poetiche appena menzionate E sulla base di questi criteri, Frasca riesce ad individuare sostanzialmente tre aree, contigue e differenti Alla prima «appartengono Luzi e Sereni, due autori che attribuendo ancora un valore esemplare alla propria esperienza, puntano su un io scopertamente autobiografico» (p 237) Luzi infatti mette in scena «Mario», un poeta cattolico e affermato, che ostenta la sua fede e dibatte apertamente con altri della sua posizione presente e passata; e nella discussione, nelle battute di dialogo, nei toni ragionativi allarga il vocabolario poetico, ed estende la lirica oltre quei confini che invece la linea orfica aveva strettamente segnato E allarga il campo del poetabile anche Sereni, che mescola linguaggi più bassi con citazioni dantesche, classiche e moderne Ma anche in Sereni l’io lirico corrisponde in più passi al soggetto empirico che scrive: e al pari di questi, si dibatte tra senso di isolamento ed emarginazione da un lato, e una tensione volta alla partecipazione dall’altro; una tensione 2_IH_Italienisch_73.indd 178 19.05.15 11: 40 179 Kurzrezensionen che non è mossa da un atto di fede, come in Luzi, ma da un’etica laica robusta ed esibita Ciò che unisce però profondamente Luzi e Sereni è il fatto che in entrambi i casi questo io lirico dai tratti così scopertamente autobiografici non trova il consenso dell’autore implicito: non è insomma rappresentato con piena adesione, e pertanto è sottoposto a verifiche, a dubbi, a obiezioni E in questa contraddizione risiede il senso ultimo della poesia di Sereni e di Luzi: quella, secondo Frasca, che più si è fatta erede della lezione montaliana La vita in versi (Giudici) e Congedo del viaggiatore cerimonioso (Caproni) raffigurano invece un io dimesso e sottotono È «uomo impiegatizio» (secondo la felice definizione di Andrea Zanzotto) quello di Giudici: un io ordinario, che somiglia alla moltitudine e a cui l’autore implicito (e ipoteticamente - almeno in parte - quello reale) può aderire; anzi addirittura vi affianca molti sosia, così da moltiplicare quell’anonimo io «Un personaggio abbassato di cui il lettore può anche sorridere» (p 180) è invece il protagonista di Caproni (l’esempio prescelto è quello del preticello borioso) In entrambi i casi - ed è qui forse una delle proposte critiche più acute di Frasca - si rintraccia un filone che l’autore definisce «crepuscolare» (associato invero soprattutto a Giudici); termine senz’altro che sembra rendere più giustizia rispetto al solito adagio della linea sabiana Infine una terza area è quella espressionista di Amelia Rosselli, che capovolge l’anonimato di Giudici, sottraendosi a qualsiasi serialità e ordinarietà Ora, merito di Frasca è quello di aver ridisegnato il secondo Novecento, resistendo alla tentazione della tinta unica (come se gli anni Sessanta fossero tutti montaliani o tutti all’insegna di un furore sperimentale e avanguardistico) o alla prospettiva della grande nebulosa in cui si aggrovigliano mille autori, tutti originali e nessuno in fondo riducibile a qualche corrente o a poetiche riconoscibili Al contrario Posture dell’io poggia tacitamente su un’idea di campo letterario, in cui diverse forze si fronteggiano per la conquista del centro: gli eredi di Montale ossia i classicisti moderni; i crepuscolari; e gli espressionisti, che a loro volta hanno sullo sfondo la temperie neoavanguardista Aver reso conto di questo incontro di forze è forse il merito maggiore del libro di Damiano Frasca; e certamente è l’elemento che ha permesso al saggio di raffigurare con esattezza quelli che furono gli anni Sessanta nella poesia italiana Massimiliano Tortora 2_IH_Italienisch_73.indd 179 19.05.15 11: 40