eJournals Italienisch 37/73

Italienisch
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Narr Verlag Tübingen
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2015
3773 Fesenmeier Föcking Krefeld Ott

Manuele Gragnolati: Amor che move. Linguaggio del corpo e forme del desiderio in Dante, Pasolini e Morante. Milano: Il Saggiatore 2013, pp. 236, € 19,–

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2015
Franco Sepe
ita37730180
18 0 Kurzrezensionen Manuele Gragnolati: Amor che move. Linguaggio del corpo e forme del desiderio in Dante, Pasolini e Morante. Milano: Il Saggiatore 2013, pp. 236, € 19,- Opere di critica che studiano identità e corrispondenze tra scrittori accomunati (o meno) dallo stesso idioma letterario, esistono oggigiorno in tutte le varietà possibili Di esse anzi traboccano letteralmente gli scaffali delle librerie e delle biblioteche Ora il titolo del libro di Manuele Gragnolati, bello e accattivante com’è nella sua pur riuscita formulazione, rischia a nostro avviso, per la stringatezza cui ogni titolo è tenuto, di essere frainteso, nel senso che sembra voglia annunciare al suo potenziale lettore la consueta messa a confronto di taluni aspetti ricorrenti in opere e testi di autori appartenenti a epoche abbastanza distanti e culturalmente diverse fra loro, adottando un modo di procedere per accostamenti, rilievi filologici, ascendenze ecc Ma a sgombrare subito il campo da questa idea, tanto frequente quanto legittima, del lavoro critico, è lo stesso Gragnolati, il quale nella sua Introduzione dichiara: «Sarebbe sicuramente interessante approfondire le influenze di un autore sull’altro, ma questo non è lo scopo principale del libro […] Ho voluto, piuttosto, creare una costellazione di testi che si illuminino a vicenda e proporre dialoghi incrociati fra di essi anche quando i legami sembrano essere meno diretti» (p .10) Ma, innanzitutto, chi è Gragnolati? Sappiamo dell’autore in questione, studioso e appassionato di Dante, che si è laureato in filologia classica all’Università di Pavia, e che, dopo il trasferimento negli Stati Uniti, dove per un certo periodo ha insegnato al Dartmouth College, detiene dal 2003, presso l’Università di Oxford, una prestigiosa cattedra di Studi danteschi Le sue pubblicazioni però comprendono sia la letteratura italiana medievale che quella del Novecento Ora, occorre subito dire che questo primo importante libro, oltre a costituire una summa del suo esteso itinerario di ricerca, è anche la testimonianza di un metodo filologico di lavoro altro da quello appreso in Italia Questo si evince chiaramente dalla lettura del saggio Ma a illuminarci, a metterci sulla giusta strada prima di iniziare un cammino che da Dante ci porta a due suoi grandi lettori e interpreti (Pasolini e Morante) chiamati a intervenire su una materia (corpo e desiderio) che in verità sembra riguardare proprio loro due - per essere stato, quello del corpo e del desiderio, a suo tempo un argomento suscitatore di accesi dibattiti - piuttosto che il sommo poeta medievale Dunque, esprimendosi sul metodo di analisi adottato, Gragnolati ne riconosce la diretta filiazione dalla «lettura per diffrazione» (diffractive reading), teorizzata dall’epistemologa americana Donna J Haraway, «che fa interagire i testi al di là di ogni legame apparente di parentela e li 2_IH_Italienisch_73.indd 180 19.05.15 11: 40 181 Kurzrezensionen studia non solo insieme ma anche l’uno attraverso l’altro, produce una nuova ‹coscienza critica› che non è interessata alla riflessione ostinata sul rapporto tra l’originale e la sua copia ma cambia la prospettiva e vuole produrre qualcosa di nuovo» (p .11) Alla base di questo metodo d’indagine della critica letteraria, c’è dunque un modello mutuato dall’ottica «secondo il quale delle onde luminose che incontrano un oggetto non danno luogo a un’ombra che ripete con precisione la forma dell’oggetto ma producono un pattern di diffrazione complesso che dipende tanto dalle onde quanto dall’oggetto» (ibid .) Proviamo a osservare i tipi di diffrazione sperimentati dall’autore Il primo riguarda il modo in cui la Vita Nuova di Dante, considerata in un’ottica «performativa», privilegiando il piano della testualità ha creato ex novo la figura autoriale Mettendo cioè in scena il proprio passato - una volta risignificato il materiale poetico - e ricostruendolo «nei termini ideali del raggiungimento di una rinnovata forma d’amore in cui il desiderio della donna amata incomincia a integrarsi con il controllo esercitato dalla ragione e con la fedeltà a Dio» (p 33), Dante si conferisce l’autorevolezza dell’auctor personalizzandolo e individualizzandolo con un nuovo carattere In tal modo, la figura autoriale così ottenuta diventa garante «della coerenza, dell’identità e del significato dei testi» (pp 33-34) È proprio questa affermazione identitaria dell’autore, secondo Gragnolati, che invece Pasolini, con il frammento in prosa intitolato La Mortaccia, con la Divina Mimesis e poi con Petrolio, il romanzo incompiuto e uscito postumo, intende negare e ribaltare abdicando al «realismo dantesco», di cui si era fatto portavoce negli anni cinquanta, e a quello «mimetico» da lui praticato in quegli stessi anni con i «romanzi romani» Attraverso questo ripensamento critico, destrutturando e frantumando la coesione del testo, negando ogni temporalità e linearità teleologica e mettendone a nudo i meccanismi compositivi, Pasolini avrebbe messo in atto un processo di demolizione testuale e ucciso l’autore in «una specie di movimento all’indietro rispetto a quello dell’autorialità dantesca» (p 67) Inoltre Petrolio schiude a Pasolini scrittore-narratore, divenuto in quegli anni sempre più distaccato e disilluso, un nuovo accesso alla realtà; gli consente di operare in maniera più diretta e non convenzionale con i suoi intenti programmatici e narratologici, destinati comunque a fallire, arrivando a costituire paradossalmente una nuova forma di ‹impegno›, di segno ovviamente diverso da quello praticato in passato - e in parte riconducibile alla posizione queer sostenuta da Lee Edelman (p 62) Ovvero, non essendo più pensabile tematizzare ciò che un tempo era ‹altro› rispetto all’ordine borghese-capitalista, cioè il sottoproletariato romano, «Il desiderio non riesce più a trovare un oggetto ma, invece di rinunciarvi, Pasolini vi rimane fedele e, sebbene nell’assenza di alterità il desiderio si chiuda, imploda in se stesso e si trasferisca nella forma del testo, l’impegno non scompare» (p 62) Se il maso- 2_IH_Italienisch_73.indd 181 19.05.15 11: 40 182 Kurzrezensionen chismo di chi è posseduto sessualmente rappresenta per l’ultimo Pasolini scrittore-narratore (e anche regista, quello cioè di Salò o le venti giornate di Sodoma) una rivolta contro il Potere e il Male, allora questo romanzo sperimentale, con il suo procedere ‹a brulichio›, con il suo rifiuto anarchico della logica testuale, incarnando una forma di resistenza al Potere «esibisce anche un legame tra questo tipo di sessualità e la forma del testo» (p 58) Del resto è proprio questo legame tra corporeità, desiderio e sessualità, e modalità di enunciazione del testo, ciò che a Gragnolati sta più a cuore dimostrare Così, partendo dalla tesi di Auerbach di una realtà terrena presente nella visione ultraterrena che Dante ha, per quanto riguarda il corpo, nella Commedia; riprendendo il concetto di corpo aereo, che consente a questi di superare il dualismo tra anima e corpo con «qualcosa di strettamente legato all’anima e allo stesso tempo irriducibile a essa» (p 90), l’autore prende in esame, nel Purgatorio, il motivo dell’abbraccio mancato fra Dante e Casella, e poi fra Stazio e Virgilio, per mostrare come qui ci si trovi di fronte a una «nostalgia per un corpo non ‹fittizio›»(p 105); nostalgia che ricompare più avanti nel Paradiso sotto forma di desiderio dell’anima per il proprio corpo terreno, perché, come spiega Gragnolati citando il passo relativo alla gioia delle anime beate (nel quale «amme! » fa rima e viene relazionato affettivamente con «mamme»), gioia procurata loro da Salomone con l’annuncio del ricongiungimento finale con i corpi , «per quanto luminose e felici, appagate nella loro unione divina, le anime da sole sono incomplete anche in Paradiso e […] la felicità ultima sarà possibile solamente con il ritorno del loro corpo e il recupero della loro singolarità formatasi nell’interazione affettiva con altri individui» (pp 109-110) Negli ultimi due capitoli del libro, dedicati all’analisi del romanzo di Elsa Morante Aracoeli, l’autore riprende il tema della resurrezione e dell’abbraccio mancato della Commedia Il viaggio verso l’Andalusia compiuto da Manuele nei luoghi di origine di sua madre morta, può essere letto secondo l’archetipo del viaggio nel regno dei morti, e questo riporta a Dante e a quell’archetipo a cui quegli a sua volta si è ispirato Ciò che spinge il protagonista a compiere questo itinerario più interiore che geografico, è la necessità di riattivare le tracce materiali (la voce fisica associata alla suzione, il latte alla lingua) del passato conservate nella memoria corporea «in un’esperienza in cui le sensazioni condivise riemergono e vengono rivissute nella loro fisicità e relazionalità» (p .117) Rifacendosi alla definizione di languelait coniata da Hélène Cixous e alla chora semiotica di Julia Kristeva, Gragnolati interpreta l’esperienza del viaggio di Manuele come un ritrovamento dell’unità perduta, della dimensione originaria del linguaggio e di una soggettività in fuga dalle norme e costrizioni incarnate dall’‹ordine paterno› Ma il romanzo stesso, con la sua «forma senza forma», mettendo in scena 2_IH_Italienisch_73.indd 182 19.05.15 11: 40 18 3 Kurzrezensionen questo percorso interiore «evoca la possibilità di riattivare la fluidità primigenia del linguaggio e della soggettività», sovverte «il linguaggio paterno risalendo alle sorgenti materne della lingua e dispiegandole nella propria operazione narrativa» (pp 145-146) Di un legame metaforico fra lingua volgare e allattamento si trovano del resto esempi nel Paradiso, e Gragnolati ricorda come Dante appunto, nel passaggio dal De vulgari eloquentia alla Commedia, rinunci al vecchio paradigma dell’abbandono della dimensione materna vista come necessaria «per lo sviluppo razionale del linguaggio e del soggetto adulto» a favore di una «varietà linguistica […] ora accettata festosamente come il segno naturale di un gusto e un piacere personali» (pp 153-154) Talune similitudini affettive, come quelle che Dante stabilisce tra l’allattamento materno e l’amore dei beati per Maria, tra la ricerca del seno cui tende il «fantolin» affamato, la cui «tondezza» è messa in relazione da Gragnolati con il cerchio di luce «da cui bevono avidamente gli occhi di Dante» e «la candida rosa formata dai corpi risorti dei beati che finalmente Dante può vedere nell’Empireo» (p 155), coincidono con l’entrata del pellegrino in una dimensione «circolare ed extratemporale dell’eternità, in cui tutto è simultaneamente con-presente» (ibid .) Al movimento dell’anima verso l’appagamento del suo desiderio, «movimento senza fine in cui Dante personaggio diventa, alla stregua degli altri beati, parte armonica dell’universo e del suo continuo ruotare in sintonia con l’amore di Dio», corrisponde, a livello testuale, «una ritmicità anti-narrativa e quasi orgiastica» e, a livello affettivo, «una individualità fluida e relazionale, che […] persiste nella memoria del corpo» (p 160) e conduce infine, sia nella dottrina della Resurrezione interpretata da Dante, che nel morantiano viaggio di Manuele in cerca di Aracoeli nel regno dei morti, al desiderio «di continuare a ritrovarsi» (p 161) Ricco di rimandi a una tradizione letteraria e critica che l’autore mostra di conoscere a fondo, ammirevole per l’audacia filologica ed ermeneutica e per l’apertura a prospettive teoriche capaci di illuminare il futuro della ricerca, il libro di Manuele Gragnolati - di cui abbiamo cercato, esemplificando molto, di fornire un’idea - possiede come pochi il pregio di trasformare l’investigazione letteraria in un’avventura testuale tale da fare invidia alla migliore narrativa . Franco Sepe 2_IH_Italienisch_73.indd 183 19.05.15 11: 40