Italienisch
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Narr Verlag Tübingen
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2015
3773
Fesenmeier Föcking Krefeld OttLa parola di Mario Luzi a Filadelfia
61
2015
Marco Menicacci
ita37730196
19 6 Mitteilungen Con un denso intervento dedicato a Il cimitero delle fanciulle - testo chiave di Avvento notturno (1940) - Silvio Ramat ha dato un formidabile impulso ai lavori grazie a un esemplare equilibrio tra accuratezza storicofilologica, sensibilità ermeneutica e ampiezza di respiro critico A seguire, due momenti dedicati alle radici terrestri e geografiche della poetica luziana: Massimo Gennari («Traversando la Maremma Toscana Spazio e luogo nella poetica di M .L .») ha decifrato le modalità in cui «il paesaggio naturale e umano si dispiega agli occhi del poeta nel suo lungo viaggio alla ricerca del senso della vita», mentre un film documentario di Marco Marchi (In Toscana . Un viaggio in versi con M .L .; regia di A Bartoli e S Folchi) ha trasportato sullo schermo «una geografia interiore, interiorizzata e nel contempo agonicamente drammatizzata, pronta a riconvertirsi in fisicità, […] in cifra allegorica di un senso recondito» (ogni citazione proviene dagli abstracts che saranno reperibili nel volume degli atti) Nel suo intervento intitolato «L’‹universa compresenza› Luzi e Dante», Marchi ha poi sottolineato l’ineludibile centralità del modello dantesco, attraverso un percorso profondamente umano che dalla tragedia del reale si protende verso una sintesi di trepidante ma luminosa armonia Sulla scorta degli scritti luziani su Dante, invece, Thomas Peterson («From the Allora to the Non Ancora: Luzi’s essays on Dante») ha mostrato profonde analogie poetico-teologiche tra i versi del Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini e il Purgatorio Passando a un’altra figura di riferimento per la poetica luziana, Martino Rabaioli ha incrociato le magistrali pagine luziane su Leopardi con quelle dedicate all’autoriflessione poetologica Sempre lungo un percorso di affinità elettive, Alberto Comparini («Prolegomeni all’ermetismo: Luzi lettore di Hölderlin») e Marco Menicacci («Andare alle sorgenti: Luzi e Hölderlin») hanno istituito inediti accostamenti tra il nostro poeta e la voce più alta del preromanticismo tedesco; in particolare, Comparini si è orientato verso «la dimensione sacrale ed etico-conoscitiva della parola poetica», Menicacci ha individuato in Hölderlin un modello d’eccezione e quasi un alter ego poetico Successivamente Rosanna Pozzi ha parlato della centralità della parola come verbum nel dramma luziano Ipazia, evidenziandone il valore d’opera di svolta nel percorso poetico del suo autore, mentre Paola Baioni («La parola, la vita, la luce nella lirica di M .L .») ha illustrato come la poesia vi si faccia «cifra dell’umano, interrogazione continua, spia dell’inquietudine dell’uomo» Accanto a queste non è mancata una riflessione sul saggio-antologia del 1959 L’idea simbolista, nelle cui pagine Marta Gas ha ravvisato «non soltanto la biblioteca ideale, ma anche l’officina nella quale Luzi forgiò la propria idea di poesia e di creazione poetica» Notevole, poi, la proposta ermeneutica di Anna Marra, che rintraccia un’origine agostiniana per l’idea 2_IH_Italienisch_73.indd 196 19.05.15 11: 40 197 Mitteilungen di arte presente nelle ultime raccolte, dove la luce - letteralmente e allegoricamente - si rivela forza creatrice dal buio della materia Ponendo risolutamente l’attenzione al mistero della creazione poetica, Ernesto Livorni ha invece indagato con acutezza la complessità del pensiero religioso di Luzi, spaziando da Lucrezio a San Paolo, da Teilhard de Chardin a Sri Aurobindo Non meno interessante è stata la disamina sulla mutevole fenomenologia del femminile nell’opera luziana che Alberto Luca Zuliani ha seguito per arrivare a intendere, «sulle ceneri di tale femminilità, l’estremo discorso poetico-filosofico del poeta, stretto tra una mai dismessa attitudine interrogante e la conclusiva opzione per una poesia in forma di preghiera» Protagonista dell’ultima parte del convegno è stata la dimensione più squisitamente umana - e biografica - di Luzi; Nicola Di Nino ha gettato luce su un aspetto poco studiato: l’incontro e la lunga consuetudine con Cristina Campo, figura di riferimento della cultura poetica italiana del Novecento Fabrizio Miliucci, da parte sua, ha rievocato l’amicizia fra Luzi e Caproni (primo recensore della Barca), individuando tra i due anche un inedito dialogo intertestuale In chiusura dei lavori un ospite d’eccezione - Gianni Luzi, figlio del poeta - ha fatto omaggio all’uditorio di una toccante Testimonianza sul padre: e non si poteva immaginare un suggello migliore In chiusura a sua volta, chi scrive vorrebbe scusarsi per lo scarno regesto che non rende onore al profilo, davvero alto, di queste giornate di studio e dialogo, ma che almeno darà la misura di quanto la parola di Luzi incoraggi ancora oggi, nella sua non esauribile significazione, momenti di studio, incontro e meditazione infinita . Marco Menicacci «‘La città dell’occhio‘. Dimensioni della visualità nella pittura e letteratura veneziane del Settecento: rappresentazione - manipolazione - creazione» (Venezia, 16 -18 aprile 2015) La visualità è un aspetto fondamentale della realtà di Venezia, definita da Iosif Brodskij la «città dell’occhio» Nel Settecento, ultimo secolo di vita dello Stato veneziano, la visualità ha assunto forme e funzioni particolari, legate anche alle tecniche di illusione e manipolazione visiva che godono proprio in questo secolo di particolare risonanza: all’approfondimento di questi aspetti si è dedicato il Convegno Internazionale «‘La città dell’occhio’ Dimensioni della visualità nella pittura e letteratura veneziane del Settecento: rappresentazione - manipolazione - creazione», tenutosi a Venezia dal 16 al 18 aprile 2_IH_Italienisch_73.indd 197 19.05.15 11: 40
