eJournals Italienisch 37/74

Italienisch
ita
0171-4996
2941-0800
Narr Verlag Tübingen
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2015
3774 Fesenmeier Föcking Krefeld Ott

Enrico Testa: L’italiano nascosto. Una storia linguistica e culturale, Torino: Einaudi 2014, pp. 321, € 20,00

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2015
Giulia Angelini
ita37740132
132 Buchbesprechungen enrico testa: L’italiano nascosto. Una storia linguistica e culturale, torino: einaudi 2014, pp. 321, € 20,00 Enrico Testa si ripropone come uno degli studiosi della lingua italiana più originali e attenti Dopo Lo stile semplice (1997), in cui aveva analizzato lo stile di numerosi romanzieri italiani dal particolare angolo critico del rispecchiamento del parlato nella lingua letteraria, in questo recente contributo si volge a un altro italiano ‹semplice› L’italiano nascosto è quello che Testa individua in diverse forme di scrittura dei semicolti nei secoli precedenti l’unità d’Italia Una scrittura che Testa, riprendendo un’espressione dello scrittore Tommaso Landolfi, chiama ‹pidocchiale› Nella premessa al volume l’autore afferma di voler ribaltare l’immagine dell’italiano preunitario, considerato prerogativa della lingua scritta, mentre sarebbe stato assente nel parlato, dominio esclusivo del dialetto Questa dicotomia, sostenuta anche da studiosi autorevoli quali Dionisotti o De Mauro - scrive Testa -, in realtà è stata ormai smentita in varie pubblicazioni, a partire dagli studi di Nencioni e poi, tra gli altri, di Bruni e Trifone e di altri più giovani linguisti, come per esempio Fresu e Palermo Dall’oblio di archivi e fondi privati sono state riportate alla luce scritture in lingua italiana originariamente non destinate alla pubblicazione Si è fatta così strada l’evidenza di una lingua italiana scritta, seppure rozza, frammentaria, lontana dalla norma bembiana e spesso fortemente influenzata dal dialetto, ma pur sempre identificabile come italiano Nel ricco studio di Enrico Testa si afferma autorevolmente un’interpretazione dei poli italiano/ dialetto, parlato/ scritto, colti/ incolti, piuttosto come un continuum che come compartimenti stagni Un contributo decisivo alla rivalutazione delle testimonianze dei semicolti lo si deve all’ormai lontano Il formaggio e i vermi (1976) di Carlo Ginzburg, nel quale lo storico portò all’attenzione di un pubblico più ampio la vicenda del mugnaio Menocchio, ricostruendo il suo processo per stregoneria, anche sulla base di lettere e note stilate dallo stesso Ne L’italiano nascosto. Una storia linguistica e culturale Testa, grazie all’ampio corpus di testi riportati, dimostra con fine acume critico l’esistenza, già nei secoli anteriori all’unità politica della penisola, di un italiano scritto come veicolo di comunicazione dei semicolti Con L’italiano nascosto Enrico Testa amplia l’orizzonte del lettore inte-ressato alla storia dell’italiano lungo gli assi diastratico, diafasico e diamesico, oltre che diatopico I tratti semplici, disadorni, funzionali che caratterizzano l’italiano ‹pidocchiale› da un lato, la ricchezza e varietà di tipologie testuali che emergono nel volume dall’altro fanno sì che si delinei un quadro composito e complesso non solo relativamente alla storia linguistica bensì, come dice il sottotitolo, alla storia culturale della penisola 2_IH_Italienisch_74.indd 132 16.11.15 07: 55 13 3 Buchbesprechungen Nel volume Testa categorizza diversi tipi di scritture ‹pidocchiale›, afferenti per la maggior parte ai secoli dal XVI agli inizi del XX Una buona parte dei testi presentati sono stati editi, alcuni sono inediti L’obiettivo di Enrico Testa sta nel presentare queste scritture nel più ampio contesto di una diffusa pratica di un italiano semplice In base agli autori, ai destinatari e alla loro finalità suddivide questi documenti in cinque gruppi corrispondenti ai cinque capitoli del libro: 1 la scrittura dei semicolti (lettere, diari, documenti privati), 2 i testi scritti con l’intento di istruire o divertire il popolo, 3 le scritture intime o private di e tra letterati, 4 le scritture religiose destinate alla catechesi e infine 5 l’italiano d’oltremare, l’italiano cioè come interlingua usata non solo dagli abitanti della penisola, ma anche da altre popolazioni mediterranee, nel commercio e nella politica Nel caratterizzare i tratti comuni delle scritture dei semicolti Testa parla di forze centrifughe e centripete a cui è soggetta la lingua ‹pidocchiale› (p .105), che da un lato ripropone influenze delle parlate locali, soprattutto a livello fonetico e morfolessicale, mentre dall’altro lato converge verso forme linguistiche condivise subendo, a volte, l’influenza di linguaggi specialistici, in primis quello burocratico Presupposto comune a tutti questi scritti è la finalità comunicativa che li contraddistingue; sebbene le intenzioni comunicative di quei testi, a seconda degli scriventi e dei destinatari, fossero assai differenti: ora si intendeva persuadere, impietosire, commuovere, ora informare o rendere partecipi, ora invece intimidire o ingiungere Nel tracciare le coordinate di questa comunicazione Testa, presupponendo un colto A e un semicolto B, individua quattro possibili scenari: 1) lo scrivente incolto che si rivolge all’istanza superiore (B->A): per esempio richieste, appelli alle autorità o memorie di testimoni in processi 2) Due semicolti in comunicazione tra loro (B <-> B): scambi epistolari tra familiari, memorie 3) L’istanza superiore che vuole comunicare a quella inferiore (A->B): prediche, catechismo, letteratura d’intrattenimento 4) Possiamo anche trovare questo italiano semplice quando a comunicare sono due letterati (A<->A): scambi epistolari privati, informali Ma, chi sono questi ‹scriventi intermedi›? Oltre ai noti mercanti, emergono anche artigiani, mezzadri, il clero minore, analfabeti arrivati a una rudimentale competenza dell’italiano scritto E perché prendere il Cinquecento come punto di partenza? Questo è il secolo della diffusione della stampa, di conseguenza assistiamo a un profluvio di pubblicazioni anche di scritture minori, per lo più periture, destinate al popolo, come per esempio almanacchi e lunari, frequentemente corredati da immagini Il Cinquecento è inoltre il secolo della normazione bembiana della lingua letteraria, gli esempi di deviazione dalla norma risaltano dunque più chiaramente rispetto a quanto messo su carta nei secoli precedenti, argomenta Testa Di pari passo alla nor- 2_IH_Italienisch_74.indd 133 16.11.15 07: 55 13 4 Buchbesprechungen mazione si assiste a un’intensa produzione di grammatiche e vocabolari che attestano anche una maggiore attenzione verso l’alfabetizzazione della popolazione Nel presentare al lettore i vari documenti in estratti esemplari Testa oltre a descriverne puntualmente le specificità fonetiche, morfologiche e lessicali, dove più evidente è l’influenza delle parlate locali, rivolge una particolare attenzione all’elaborazione sintattica Qui individua alcune caratteristiche ricorrenti come per esempio la semplificazione, la ripetizione, la debole coesione testuale, il ‹che› polivalente, una punteggiatura assente o incongrua, il riuso di formule fisse, topicalizzazioni frasali e ipercorrettismi Al di là delle vistose discordanze rispetto alla norma, l’autore asserisce che già nel Due- Trecento si afferma nel volgare «una forte stabilità di forme e di strutture […] che in parte e lentamente si rifransero anche al livello delle produzioni meno colte e più trasandate» (p 276) L’originale approccio di Testa consiste nell’andare oltre la catalogazione delle ‘devianze’ dalla norma, per inquadrare i mittenti nel loro contesto socio-culturale A Enrico Testa preme evidenziare quanto, a dispetto di scorrettezze e incompletezze, fossero efficaci le strategie comunicative dei semicolti Avvincenti gli esempi riportati Nei documenti citati si aprono spesso degli spaccati esistenziali altamente drammatici Il primo capitolo, «Le scritture dei semicolti», si apre con la ‘confessione’ di Bellezze Ursini accusata di stregoneria nel 1527 Attraverso questa ammissione scritta della presunta colpa la donna sperava, illusoriamente, di trovare clemenza presso i suoi inquisitori Altra figura interessante è Francesco Elia, servitore di Vittorio Alfieri dal 1766 al 1781 e suo accompagnatore nel lungo viaggio attraverso l’Europa Lo stile efficace delle lettere scritte da Elia viene così caratterizzato da Testa: «Niente di libresco […] privo di retorica e fortemente espressivo, concreto e, insieme, attento ai più minuti particolari» (p 73) Sorprendenti sono i testi prodotti dai briganti meridionali negli anni immediatamente successivi l’Unità: «suppliche all’autorità giudiziaria redatte in prigionia, autobiografie, cartelli (avvisi di stampo filoborbonico rivolti alla popolazione) e lettere di ricatto (richieste di beni o denaro indirizzate a proprietari benestanti)» (p 85) In conclusione del capitolo, tra le scritture più tarde dei semicolti, Testa riferisce su un corpus di lettere inedite, scritte da soldati della prima guerra mondiale ricoverati nell’ospedale psichiatrico di Genova Destinatari erano le istituzioni o i loro familiari Così conclude l’autore questo spoglio: «Se c’è un momento in cui l’escussione linguistica, compiuto il suo dovere, deve poi arretrare di fronte a un testo, è proprio questo: quando ci s’imbatte in un reperto che mette in scena temi, sentimenti e contenuti umani la cui profondità è tutt’uno con la 2_IH_Italienisch_74.indd 134 16.11.15 07: 55 135 Buchbesprechungen sbrindellata veste espressiva e il cui tenore vocale si fa veicolo estremo e quasi semicatacombale della densità antropologica e storica del dire» (pp 103-104) A più riprese nel libro fanno capolino testimonianze femminili, siano esse popolane coinvolte in processi (la già citata Bellezze), madri e mogli di mercanti (note le lettere di Alessandra Macinghi Strozzi) o familiari di letterati (nel terzo capitolo - «Nel retroscena dei letterati» - viene riportata una lettera di Ippolita Torelli al marito Baldassar Castiglione) Il maggior numero di scritture femminili venne comunque prodotto nei monasteri Particolarmente emozionanti le testimonianze delle mistiche Le pagine del Diario spirituale (1693) della mistica Veronica Giuliani in cui descrive la sue straziante lotta con il demonio sono assai intense Nel secondo capitolo, «Libri per leggere e libri per imparare», Testa si interroga sulle modalità di acquisizione della lingua italiana da parte di semicolti A seconda del periodo storico e del contesto, urbano o rurale, si può presupporre in certi casi una seppur minima scolarizzazione Un ruolo centrale esercitò poi senza dubbio la chiesa, attraverso la catechesi, i libri di orazioni o il Salterio che godette di numerosissime edizioni Di norma l’avvicinamento alla scrittura e all’alfabetizzazione passava per il latino Tuttavia maestri e ecclesiastici dovevano frequentemente ricorrere al volgare per essere capiti dal popolo, praticando quindi un continuo processo di traduzione e volgarizzamento Ragguardevole è anche la diffusione di altri scritti destinati al popolo e quindi volutamente redatti in un italiano semplice, come almanacchi, abecedari, stampe varie Come pure molto popolare è stata a lungo certa letteratura di intrattenimento, in primo luogo romanzi di avventura (Testa ricorda I reali di Francia, composto da Andrea da Barberino alla fine del Trecento edito e ristampato centinaia di volte fino alla prima metà del ‘900), exempla, cantari; ma ebbero vasta diffusione anche poemi come l’Orlando Furioso e la Gerusalemme liberata L’autore rievoca l’ammirazione di Goethe al sentire declamare nelle gondole a Venezia canti di Tasso e Ariosto Tutta speculativa, non essendoci testimonianze di ciò, ma non di meno assai interessante, è l’ipotesi formulata da Enrico Testa di una diffusione dell’italiano ‹semplice› anche a livello della comunicazione orale, come lingua veicolare Testa si spinge quindi a ipotizzare parlanti semicolti che, a seconda delle situazioni e degli interlocutori, fossero in grado di esprimersi ricorrendo a una gamma linguistica abbastanza estesa L’autore dedica il quarto capitolo, «Un volgare per la fede», alla Chiesa, che, soprattutto nella fase post-tridentina, è l’istanza più emblematica nello scenario A->B Distingue tra due tipi di testi prodotti in ambito ecclesiastico: un «discorso modellizzante», sostanzialmente predicazione e cate- 2_IH_Italienisch_74.indd 135 16.11.15 07: 55 136 Buchbesprechungen chesi, e dall’altro un discorso sviluppatosi all’interno delle istituzioni religiose (regolamenti monastici, lettere, autobiografie) Un posto particolare occupano le predicazioni Insuperabili per vivacità e vigore sono quelle senesi di San Bernardino del 1427, praticamente una trascrizione a caldo dalla viva voce del predicatore e, in questo senso, una delle poche testimonianze scritte pervenuteci che lascino intuire una stretta aderenza al discorso orale L’ultimo capitolo è dedicato a un fenomeno meno noto: «L’italiano d’oltremare», l’italiano usato cioè come lingua di comunicazione diplomatica e commerciale tra Levante e Occidente soprattutto nei secoli XVI e XVII Oltre a veri traduttori professionisti, i cosiddetti dragomanni, che erano perfettamente padroni della lingua e che per questo non vengono presi in considerazione nel libro, c’erano per esempio mercanti sefarditi di origine spagnola che commerciavano con i porti toscani e ottomani e utilizzavano appunto l’italiano come koinè delle transazioni commerciali Interessante la menzione del fatto che ci siano attestazioni dell’uso dell’italiano anche laddove non siano coinvolti italofoni Viene ricordato che l’Impero ottomano utilizzò spesso l’italiano per comunicare con potenze occidentali o anche per redigere trattati ufficiali, per esempio il trattato di Prutt nel 1711 tra Turchia e Russia A lettura ultimata risulta un quadro complesso e composito La stimolante prospettiva di Enrico Testa getta nuova luce su questa zona d’ombra tra il medioevo e l’unità d’Italia e può anche essere accolta come sollecitazione a considerare forme di italiano ‹pidocchiale› nel presente Il tema è infatti ancora o nuovamente attuale; come nel caso degli esempi studiati da Testa, queste scritture ‹povere› fungono da sismografo non solo linguistico, ma anche socioculturale Insomma L’italiano nascosto è un libro appassionante e ricchissimo che aggiunge un tassello importante alla storia linguistica dell’italiano Giulia Angelini 2_IH_Italienisch_74.indd 136 16.11.15 07: 55