eJournals Italienisch 38/75

Italienisch
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Narr Verlag Tübingen
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2016
3875 Fesenmeier Föcking Krefeld Ott

Italo Svevo: Una burla riuscita. Edizione critica sulla base di un nuovo testimone, a cura di Beatrice Stasi. Lecce/Rovato: Pensa MultiMedia 2014, pp. 224, € 19,00

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2016
Luca Mendrino
ita38750163
Kurzrezensionen 16 3 italo Svevo: Una burla riuscita. edizione critica sulla base di un nuovo testimone, a cura di Beatrice Stasi. Lecce/ rovato: Pensa multimedia 2014, pp. 224, € 19,00 Risale al 2011 la scoperta a Parigi del Fondo Paul-Henri Michel e il conseguente ritrovamento di testimoni sconosciuti di opere sveviane, fra cui quello della novella Una burla riuscita sul quale è stata allestita questa meritoria edizione critica. La scoperta si deve alla perseveranza di Beatrice Stasi, che già durante la preparazione dell’edizione critica della Coscienza di Zeno (Roma: Storia e Letteratura 2008) aveva tentato di stabilire un contatto con Olivier Michel, secondogenito di Paul-Henri, bibliotecario, ma anzitutto traduttore di Svevo e in rapporto epistolare con altri importanti intellettuali italiani del primo Novecento (numerose le traduzioni di Papini). Nell’archivio di famiglia, inesplorato per quasi un secolo, era stata diligentemente conservata la corrispondenza di Paul-Henri - vi sono anche lettere di Ungaretti - in cui spiccano delle lettere inedite di Svevo, della moglie Livia (ancora in contatto con il traduttore dopo la morte del marito) e soprattutto copie dattiloscritte e manoscritte di opere dell’autore triestino. L’archivio è stato poi scisso fra il Museo Sveviano di Trieste, a cui l’erede ha donato i testimoni sveviani, e la Bibliothèque Nationale di Parigi, che ne possiede tutto il resto, e inserito in un Progetto di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN 2010-2011) finanziato dal Ministero italiano: «Carte d’autore online: archivi e biblioteche digitali della modernità letteraria italiana» (www.cartedautore.it). Due dei testimoni ritrovati a Parigi costituiscono certamente delle novità di grande rilievo nel campo della filologia sveviana: oltre al nuovo testimone di Una burla riuscita, era infatti presente una copia con interventi d’autore della prima edizione della Coscienza di Zeno (1923), che registra alcuni tagli nei capitoli centrali voluti da Svevo, seguendo un suggerimento di Benjamin Crémieux, per la traduzione in francese di Paul-Henri Michel (cfr. della stessa studiosa Svevo e Zéno. Tagli e varianti d’autore per l’edizione francese della Coscienza, Roma: Storia e Letteratura 2012). Vi era poi un raccoglitore contenente sei fascicoli con copie dattiloscritte con varianti delle commedie: Un marito, L’avventura di Maria, Inferiorità, Il ladro in casa, Le teorie del conte Alberto, Le ire di Giuliano; un ritrovamento certamente sorprendente ma sul quale non è possibile esprimere (almeno per il momento) delle valutazioni aggiuntive a quelle fornite dalla studiosa: non vi sono correzioni manoscritte, non dovrebbero essere state battute a macchina da Svevo, né inviate a Parigi dalla moglie. Infine nell’archivio era conservata una copia manoscritta (ma di mano di Livia) della novella Una madre. 2_IH_Italienisch_75.indd 163 30.06.16 17: 11 Kurzrezensionen 16 4 Il nuovo testimone di Una burla riuscita è un dattiloscritto (abbreviato con la sigla BRP) composto da trenta fogli, con correzioni dattiloscritte e manoscritte di mano dell’autore. I fogli 11-13 sono leggermente più lunghi e battuti con un inchiostro di colore rosso, mentre il resto presenta un inchiostro blu (alla fine del volume è presente un Appendice iconografica purtroppo non a colori). Il testo porta in calce la data del 14 ottobre 1926, la stessa che accompagna la novella nella prima edizione apparsa su «Solaria» (S). Del processo di elaborazione di questo testo restano un dattiloscritto triestino con correzioni autografe datato 4 ottobre 1926 (BR1) e due frammenti manoscritti, il primo contenente una stesura del primo capitolo (A), il secondo un frammento del quinto (B). A partire dal 1993, dall’edizione curata da Bruno Maier, fino all’edizione critica più recente curata per Mondadori da Clotilde Bertoni nel 2004, è sempre stato assunto il testo di Solaria come quello di riferimento: perché dunque allestire un’edizione critica su di un testimone inviato in forma privata a un traduttore francese, preferendolo alla prima edizione del testo pubblicata vivente l’autore? Per rispondere nel modo più esaustivo a tale legittima domanda, la studiosa stende un saggio introduttivo composto da ben 123 densissime pagine a fronte delle 224 totali: un lavoro minuzioso, del quale tenteremo di dare un’idea solo pallida e approssimativa, privilegiando quelle acquisizioni che fanno luce su alcuni nodi della filologia sveviana ancora irrisolti. Preliminarmente va detto che il discorso impostato dalla Stasi mira esplicitamente a ridimensionare il peso di S attraverso l’analisi comparativa delle lezioni presenti nei vari testimoni e le peculiarità dell’idioletto sveviano, e, allo stesso tempo, a sostenere (attraverso le medesime ‘armi’) lo stretto rapporto esistente fra BRP e l’antigrafo di S, in assenza del quale (salvo un improbabile ritrovamento del testo consegnato da Svevo alla rivista) il dattiloscritto parigino - si ricordi, un testo pur sempre licenziato dall’autore per la pubblicazione - appare il testimone con le caratteristiche più vicine a quelle dell’autografo. Dopo aver ricostruito il percorso di BRP prima di giungere nelle mani di Paul-Henri Michel e le vicissitudini della pubblicazione italiana del racconto, la studiosa dedica molti paragrafi all’individuazione delle macchine da scrivere di Svevo: il nuovo testimone è stato infatti battuto con due (indicate con le sigle mcs1 e mcs3), come provano la differenza di dimensione dei caratteri, il diverso colore dell’inchiostro e altri tratti distintivi, tutti ampiamente descritti, anche grazie alla consulenza di un esperto. Ne vengono individuate sei - o set di caratteri diversi come suggerisce l’esperto - ma non tutte furono utilizzate dall’autore, come proverebbero le particolarità ortografiche di Svevo dattilografo, analizzate a fondo nel paragrafo 4 - segnaliamo almeno la tendenza a utilizzare correttamente l’accento (tranne per la 2_IH_Italienisch_75.indd 164 30.06.16 17: 11 Kurzrezensionen 16 5 parola caffé) - che suggeriscono la natura non autografa del testimone triestino BR1. Fra le acquisizioni e le ipotesi originali ricordiamo almeno: 1) la macchina con cui furono battuti i fogli 11-13 di BRP (mcs1) è la stessa utilizzata per poche righe nel primo testimone di Corto viaggio sentimentale e per alcune pagine del principale testimone del saggio Sulla teoria della pace; 2) l’individuazione di due macchine da scrivere diverse per il testimone più autorevole di Inferiorità consente di formulare una nuova ipotesi sulla datazione della commedia; 3) un carattere difettoso dovuto all’usura di mcs1 si rivela un colpo di fortuna che permette di datare i dattiloscritti battuti con essa e induce la studiosa a negare il carattere autografo di uno dei testimoni de La novella del buon vecchio e della bella fanciulla; 4) non sarebbe autografo neppure un dattiloscritto della Conferenza su James Joyce ritenuto tale; 5) il racconto La morte andrebbe collocato nell’ultima fase della scrittura sveviana, come sostenuto da Livia, ma negato dalla critica. I paragrafi conclusivi mirano a dimostrare «l’importanza di BRP per una ricostruzione testuale il più possibile rispettosa della lingua di Svevo» (p. 64) attraverso un duplice proposito che può essere così sintetizzato: sostenere il carattere solo idiografo di BR1 e la presenza di interventi normalizzatori in S operati da un revisore linguistico della rivista (forse incaricato dallo stesso autore). Da questo punto di vista il caso di strumento - ma gli esempi forniti dalla studiosa sono numerosissimi - appare esemplare. Nel dattiloscritto parigino compare infatti tale forma ricercata, assente in tutti gli altri testimoni, tranne che nel frammento manoscritto A: e allora è evidente come lo strumento che lo sostituisce sia in BR1 sia in S possa essere interpretato come un indizio del carattere idiografo del primo e della revisione linguistica del testo nel secondo. Il testimone prescelto per l’edizione critica (pp. 127-210) è dunque BRP, dal quale la studiosa si discosta solo per mettere a testo le varianti autografe presenti in BR1, che si ritengono successive a quelle presenti nel testimone parigino. Nel corpo del testo, tra parentesi quadre, sono riportati i numeri di pagina del dattiloscritto. Luca Mendrino 2_IH_Italienisch_75.indd 165 30.06.16 17: 11