Italienisch
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Narr Verlag Tübingen
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Fesenmeier Föcking Krefeld OttGiuseppe Antonio Camerino: Primo Novecento. Con analisi specifiche su Pascoli, D’Annunzio, Saba e Montale, Avellino: Edizioni Sinestesie 2015, pp. 188, € 20,00
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Anna Storti
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101 Buchbesprechungen giuseppe Antonio Camerino: Primo Novecento. Con analisi specifiche su Pascoli, D’Annunzio, Saba e Montale , Avellino: Edizioni Sinestesie 2015, pp. 188, € 20,00 Profondo conoscitore della poesia italiana del Novecento, alla quale prima d’ora aveva già dedicato innumerevoli interventi e articoli e il volume Poesia senza frontiere e poeti italiani del Novecento (Milano: Mursia 1989), Giuseppe Antonio Camerino raccoglie qui un gruppo di scritti più recenti, nei quali mette a frutto le sue qualità di fine esegeta del testo poetico, capace di coniugare minute analisi stilistiche, metriche e variantistiche e approfondimenti degli aspetti semantici e analogici del linguaggio poetico con una lettura intertestuale che scopre i richiami alla poesia europea postsimbolista ma anche le reminiscenze dantesche che non sono affatto rare in Pascoli o in Montale Pur composto da saggi scritti in tempi diversi e di diversa natura, il volume ricava la sua compattezza dalla coerenza metodologica dell’impostazione e dallo sguardo concentrato su autori e opere compresi, con poche eccezioni, in un arco temporale ristretto: i primi trent’anni del XX secolo Il volume si apre con due gruppi di saggi, dedicati all’analisi di testi poetici di Pascoli e D’Annunzio, i due autori che la critica ha alternativamente considerato come capostipiti della lirica italiana del Novecento Di Pascoli, autore emblematico del rapporto novità-tradizione caratteristico della lirica italiana nel passaggio tra ’800 e ’900, Camerino sottopone a una minuziosa analisi metrica e variantistica i madrigali compresi nella sezione di Myricae intitolata L’ultima passeggiata, e - integrando le osservazioni di Nava - dimostra come lo stesso semplice schema metrico del madrigale sia stato oggetto di una precoce sperimentazione di soluzioni formali nuove e di un lavorio insistito sul piano prosodico al fine di ottenere suggestivi effetti fonosimbolici Momento semantico e momento stilistico-espressivo in Pascoli sono sempre legati Particolarmente interessante l’analisi del poemetto Il giorno dei morti, che funge da introduzione a Myricae a partire dall’edizione del 1894 e ha suscitato non pochi problemi interpretativi alla critica per l’insistenza ossessiva sul tema funerario, che è stato generalmente letto in chiave autobiografica e psicologica Camerino propone invece di interpretare il poemetto come un manifesto di poetica, poiché - come egli dimostra - si possono individuare qui tutti «i tòpoi che operano vitalmente nel tessuto inventivo pascoliano» Nella convinzione che Pascoli riconoscesse «nel 2_IH_Italienisch_77.indd 101 12.06.17 11: 15 Buchbesprechungen 102 fondo più insondabile e ossessivo delle sue private tragedie la zona più sensibile e, per così dire, subliminale da cui scaturivano i nuclei basilari della sua poetica» (p 23), il poemetto viene letto come un repertorio di temi caratteristici dell’intera raccolta: le immagini notturne dominate da un cromatismo fosco, la violenza della natura che si manifesta nella gelida tempesta notturna, il fragore del vento che spegne ogni altro suono e impedisce il dialogo con le voci che vengono dalle tombe La notte, la tempesta, l’oscurità, il gelo, sono tutte metafore, angosciose e facilmente interpretabili, del mistero, del nulla, del dolore e possono aiutare il lettore a decifrare altre liriche, più «densamente allusive, costruite non più per immagini, ma per simboli o anche per correlati oggettivi, quasi che il poeta voglia cogliere le sue impressioni a uno stadio di pura apparizione o di schema mitico-archetipico, in cui l’antica memoria di un dolore illimitato si stempera in cadenze di vita quotidiana, in uno straniato fluire di fenomeni naturali e di trasognate intuizioni» (p 34) In tal modo, rifiutando di interpretare come una mera testimonianza biografica questa lirica, che certo non è tra i migliori componimenti pascoliani, Camerino offre una spiegazione plausibile al rilievo che il poeta le volle dare proprio in apertura a una raccolta che, viceversa, contiene molti dei suoi componimenti più sperimentali e suggestivi Completano la sezione pascoliana del volume una breve ma fine nota sulla molteplicità di significati del lemma ‘ombra’ nei Poemi conviviali e un saggio dedicato al raffronto, spesso proposto dalla critica, tra Pascoli e Leopardi, nel quale - in dialogo con la studiosa tedesca Andrea Fahrer 1 - Camerino mette a confronto le liriche più sicuramente vicine per tematica e ispirazione dei due poeti, evidenziando, al di là delle innegabili consonanze, le molto più numerose differenze sul piano filosofico e su quello del linguaggio e della concezione stessa della poesia A D’Annunzio, l’altro autore cui una parte della critica attribuisce un peso maggiore come iniziatore della poesia italiana novecentesca, Camerino dedica un secondo gruppo di saggi, il primo dei quali è centrato sull’importanza della musica - e del suo opposto, il silenzio - nell’opera del pescarese Al silenzio, che compare già nel Fuoco come elemento della poetica di Stelio Èffrena, debitrice per molti aspetti delle teorie wagneriane sull’Opera d’arte dell’avvenire, gradualmente viene dato sempre maggiore risalto nell’evoluzione dell’opera dannunziana Esso diventa «motivo risolutore del linguaggio dell’arte» (p 54) soprattutto nella stagione alcyonia, quando l’ ‘ascolto’ del silenzio diventa complementare alle insistite speri- 2_IH_Italienisch_77.indd 102 12.06.17 11: 15 Buchbesprechungen 103 mentazioni di tutte le risonanze musicali e armoniche delle parole, ed è un aspetto determinante di «una nuova dimensione estetica che sempre meno concede alle correspondances e agli ardimenti analogici e trasforma definitivamente la stessa concezione dannunziana dei simboli, ormai tutti convergenti in una fascia di ombre e spazi spettrali, dove gli splendori della grande arte e il mito dei grandi artefici si vanno sempre più diradando e dissolvendo» (p 60) I due saggi successivi sono dedicati al D’Annunzio prosatore Il primo analizza la Licenza alla Leda senza cigno, per mettere in luce la visione mitica della guerra elaborata da D’Annunzio, che prescinde sempre dalle ragioni storiche reali del conflitto e tende piuttosto a trasformare lo spargimento di sangue e il dolore che ne consegue in una sorta di «celebrazione sacrificale», di rito mistico e al tempo stesso «opera di bellezza» (p 62), come Camerino dimostra attraverso l’analisi delle metafore, intese come ‘epifanie’, che lo scrittore abruzzese utilizza nella rappresentazione eroica della guerra ‘latina’ Ugualmente lontano dalla realtà è il D’Annunzio diarista di bordo, nei Taccuini del suo viaggio in Grecia compiuto nel luglio 1895, poco interessato a render conto dei dati naturalistici, antropologici, sociologici dei luoghi visitati, come è tipico della letteratura di viaggio, e, al contrario, sempre impegnato a proporre una trasfigurazione della realtà in chiave letteraria estetizzante (che coinvolge la stessa arte greca, della quale offre un’interpretazione «di puro vitalismo e di puro sensualismo» (p 72), più in linea con la propria estetica che con quella degli artisti classici) Magistrale per capacità di sintesi e al tempo stesso per profondità analitica il saggio «La poesia italiana nei primi trent’anni del Novecento» Linee guida - cui fa da completamento lo sguardo «Oltre il primo Novecento Qualche nome» - nel quale si delinea un lucido quadro dei principali movimenti poetici e degli autori più significativi operanti nel primo Novecento, illuminandone le reciproche influenze che si nascondono anche dietro le più strenue opposizioni: è il caso dei crepuscolari, programmaticamente antidannunziani, ma che a un’analisi accorta rivelano i molteplici debiti nei confronti dell’Immaginifico e - se seguiamo da vicino l’evoluzione poetica di autori come Govoni o Palazzeschi - appaiono meno lontani di quanto si potrebbe credere anche dai futuristi Ma è soprattutto grazie all’individuazione delle fonti europee della poesia italiana primonovecentesca che Camerino offre un contributo essenziale alla precisa collocazione degli autori nel contesto dell’avanguardia Il rapporto con il simbolismo francese è certamente fondamentale per la lirica italiana primonovecentesca, che da Rimbaud ricavò la convinzione che il linguaggio poetico, grazie ai collegamenti più impensati tra le parole e alle analogie più nuove, fosse capace di attingere per momentanee illuminazioni al mistero che sottende tutte le cose Ma, grazie alla sua profonda conoscenza della cultura tedesca, lo studioso può 2_IH_Italienisch_77.indd 103 12.06.17 11: 15 Buchbesprechungen 10 4 individuare altre linee e altri contatti fruttuosi: quello, ad esempio, di Dino Campana con la cultura germanica, nelle cui liriche il critico documenta i richiami intertestuali a Nietzsche, al Faust goethiano, a Trakl, all’espressionismo austro-tedesco Per gli ulteriori sviluppi del linguaggio lirico in Italia naturalmente è fondamentale la lezione di Ungaretti e la sua ricerca della «parola-verità che si fa carico [ . . .] delle sofferenze, antiche e sempre nuove, dell’umanità» (p 100), non meno di quella di Montale che, a partire da Ossi di seppia, svelando l’enorme distanza intercorrente «tra la parola come espressione dell’essere e la vita come espressione del divenire» (p 101), tende a un linguaggio che sia capace di rivelare con grande fatica qualche lampo di vita In questo senso l’esperienza poetica di entrambi, insieme a quella della rivista Circoli costituisce l’antecedente necessario dell’ermetismo I saggi che seguono, dedicati a Saba e Montale, si configurano come originali e raffinate analisi testuali Del poeta triestino, Camerino studia il sentimento del tempo, così come si evolve dal Canzoniere 1921 alla successiva raccolta Cuor morituro (1925-1930) Attraverso una puntuale analisi del linguaggio poetico sabiano e grazie a una ricca e convincente messe di esempi, lo studioso mostra come l’idea di tempo muti gradualmente in Saba, che inizialmente propone una immagine del passato come irrimediabilmente concluso e una concezione metafisica del tempo, sentito come eternamente uguale e privo di sviluppo, ma in seguito trapassa a due diverse elaborazioni della concezione dello scorrere temporale, l’una mirante a rappresentare l’esistenza come un progressivo logorarsi delle cose, dei sentimenti e della memoria, l’altra tesa a suggerire una circolarità temporale dal passato al presente, nella certezza tuttavia che ciò possa avvenire solo in modo frammentario e con la costante presenza del dolore e della morte Nella poesia di Saba si analizza anche il ricorrente tòpos del ritorno, verso luoghi non necessariamente individuati realisticamente, ma piuttosto simbolici L’archetipo dell’eterno errare della tradizione ebraica in Saba si rinnova caricandosi anche di significati psicoanalitici, in quanto il mito del nostos dopo lungo vagabondare, rielaborato in una dimensione interiore, assume anche il significato di ritorno al grembo materno - come si può verificare soprattutto, ma non solo, nella raccolta Il piccolo Berto Ancora l’analisi di un tòpos troviamo nel saggio su Montale, che prende lo spunto da un famoso saggio di Avalle («Gli orecchini», in: Tre saggi su Montale, 1970) per analizzare, con altro metodo e altri obiettivi, il motivo, ricorrente nella lirica del poeta ligure (e di derivazione dantesca, come ricorda Camerino), delle distese d’acqua e dello specchio, ossia di tutto ciò che riflette le immagini Documentando il lavorio formale compiuto da Montale sui temi compresi in questo ambito semantico da Ossi di seppia alla Bufera, lo studioso mostra come il poeta carichi gradualmente questi 2_IH_Italienisch_77.indd 104 12.06.17 11: 15 Buchbesprechungen 105 motivi di un significato via via diverso e vada trasformando la percezione di oggetti sensibili in metafore portatrici di valore metafisico La tranquilla limpida distesa equorea che, nelle prime liriche degli Ossi, riflette il cielo sereno e un sorriso di donna (e che per accostamento analogico rimanda al cuore del poeta), può trasformarsi, intorbidarsi, per l’azione del vento, del remo o per il sopraggiungere dell’oscurità, e deformare la visione delle cose, che diventa precaria, evanescente ed effimera, metafora della possibilità di cogliere solo con fatica e solo per un attimo il senso delle cose Nella poesia montaliana più matura, poi, lo stesso motivo della estrema precarietà delle immagini assume significati universali ed «esprime la sofferta condizione esistenziale dell’incomunicabilità e dell’impossibilità stessa di un rapporto umano» (p 143) Completano il volume un commosso ricordo di Gaetano Mariani e dei suoi più importanti lavori critici e la presentazione del più recente capitolo di una vasta e documentata ricerca sull’immagine italiana della Germania nella sua storia condotta dallo studioso tedesco Klaus Heitmann 2 , un ampio excursus sui rapporti tra cultura italiana e germanica agli inizi del ’900 che fa giustizia di molti luoghi comuni e che in Italia non ha avuto la risonanza che merita per il fatto di non essere stato purtroppo ancora tradotto . Anna Storti Note 1 Cfr . Andrea Fahrner, Poetik der natürlichen Welt . Idylle und Landschaft in Giovanni Pascolis Leopardi-Rezeption, Berlin 1995 2 Klaus Heitmann, Das italienische Deutschlandbild in seiner Geschichte, Band III, Das kurze zwanzigste Jahrhundert (1914-1989) . I . Italien gegen Deutschland: der erste Weltkrieg, Heidelberg 2012 2_IH_Italienisch_77.indd 105 12.06.17 11: 15