Italienisch
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Narr Verlag Tübingen
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2017
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Fesenmeier Föcking Krefeld OttModa Made in Italy. Il linguaggio della moda e del costume italiano, a cura di Dagmar Reichardt e Carmela D’Angelo. Firenze: Franco Cesati Editore 2016, pp. 228, € 23,00
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2017
Elli Carrano
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Kurzrezensionen 125 Moda Made in Italy. Il linguaggio della moda e del costume italiano , a cura di Dagmar Reichardt e Carmela D’Angelo. Firenze: Franco Cesati Editore 2016, pp. 228, € 23,00 «La moda è la spuma dell’onda», così risponde la scrittrice Dacia Maraini alla domanda riguardo al significato della moda nel mondo accademico, in seno all’intervista che troviamo in postfazione al libro Moda Made in Italy Il volume raccoglie una selezione paritaria delle relazioni presentate nella sessione Il linguaggio della moda e del costume italiano del XXI Congresso A .I .P .I (Associazione Internazionale dei Professori di Italiano, Bari, 27-30 agosto 2014) Est-Ovest/ Nord-Sud . Frontiere, passaggi, incontri culturali e si propone, attraverso l’approccio multiprospettico, di offrire un contributo all’inserimento della moda nell’ambito scientifico, in cui riconosce un ‘vuoto’ in tal senso Il volume è diviso in due parti principali: nella prima parte vi sono raccolti i contributi che studiano la moda nella storia letteraria italiana dal Cinquecento ad oggi; la seconda parte, invece, si concentra esclusivamente sulla prospettiva glottodidattica e sociolinguistica, ossia sull’inserimento dell’insegnamento della moda in quanto parte integrante della cultura nella lezione di italiano come lingua straniera Il viaggio nel costume italiano lungo i secoli consente una decodificazione dei testi letterari (e non solo) tramite lo studio dell’abbigliamento; così, dalle favole di Straparola nel Cinquecento (C Gallo), dalla poesia satiricogiocosa dell’Ottocento fra nord e sud Italia (D Bombara) e dal romanzo e film Il Gattopardo (I Scharold), ci si sposta, nella prima parte del libro, al linguaggio del fumetto Paninaro degli anni Ottanta (D Capasso), fino all’«ibridismo estetico, artistico e culturale» di Valentino Garavani (S Dugo), agli «sguardi che si incrociano» tra Italia e Cina (S Camilotti) a «quella cosa che interrompe il consueto per crearne un altro» a proposito della relazione culturale italo-giapponese (M Biasiolo) Sul piano pratico della didattica si muove la seconda parte del volume, in cui il marchio Made in Italy viene collocato all’interno della dinamica dell’insegnamento-apprendimento dell’italiano come lingua straniera all’estero, in quanto uno dei simboli dell’identità culturale del nostro Paese Attraverso i contributi riguardanti la moda italiana vista dalla Polonia (M Lewandowska), la costruzione di identità e comunità virtuali nei fashion blogs italiani (K Miłkowska-Samul), la presentazione della moda nei manuali di italiano LS (M Birello - A Vilagrasa), lo studio del costume medievale in prospettiva interculturale (A Filippone), l’insegnamento della lingua e della cultura italiana attraverso la moda (R Pasqui), l’analisi degli 2_IH_Italienisch_77.indd 125 12.06.17 11: 15 Kurzrezensionen 126 anglicismi nel lessico della moda sulle riviste femminili (V Orsi) e l’uso degli eponimi nel linguaggio della moda italiana (M T Albano) si innesca un dialogo interculturale di largo respiro, sostenuto da un lato dalla presenza di questionari ed esempi di unità didattiche e dall’altro dalla riproduzione di materiale autentico tratto dalla rete e dai manuali di lingua L’interdisciplinarità degli approcci, nonché l’ampiezza tematica e temporale dei vari campi di ricerca fungono da sostegno alla tesi iniziale del libro: l’abito inteso come habitus, dunque come abitudine sociale, ovvero come un preciso comportamento collettivo, per dirla con Pierre Bourdieu, ma anche come espressione di un determinato Zeitgeist (‘spirito del tempo’) in cui si incontrano, si scontrano e si conglomerano non soltanto gli «effetti esteriori e collettivi della psicologia di massa», ma anche quei «processi interiorizzati, connessi alla ricerca dell’io, all’espressione individuale, all’immagine che portiamo dentro di noi e che vogliamo rivelare intenzionalmente o meno, tramite l’abbigliamento, a chi ci guarda, ammira o osserva» (p 12) Facendo leva da un lato su affermazioni come quella di Roberto Cavalli, che si considera «un artista, con l’unica differenza che le mie creazioni si indossano, non si appendono ad un muro» (p 17) e dall’altro sul pensiero del sociologo e filosofo Pierre Bourdieu, 1 che parla di segni nei vari contesti, e del linguista e semiologo Roland Barthes, che riconosce la moda come vero e proprio sistema in sè, 2 si arriva alle teorie postcoloniali dei turns, 3 in particolare all’iconic turn, 4 fino al connubio della moda con i gender studies, a partire dalla terza ondata degli anni Ottanta e Novanta: i performative acts e i queer studies di matrice butleriana 5 incontrano il termine cross-dressing, ossia l’abitudine di indossare abiti solitamente associati al sesso opposto, riflettendo così, anche nel codice vestimentario, il concetto di transgender Si ritorna dunque all’affermazione di Dacia Maraini, citata qui all’inizio: «la moda è la spuma dell’onda» - diremmo anche: la punta dell’iceberg, ovvero la parte esteriore, frivola e ludica di un complicato sistema di dinamche storico-sociali e culturali La moda è effimera: essa cambia, si evolve, si autodistrugge e rinasce, come una fenice, dalle proprie ceneri, a volte come portavoce di un determinato status quo, altre invece come protesta, sovversione, grido di emancipazione L’abbattimento delle frontiere, perlomeno di quelle nozionali, e la conseguente (alquanto) libera circolazione delle idee, favorisce in ambito postcoloniale un concetto di moda transculturale, che supera di gran lunga i confini nazionali, corroborato soprattutto dalla vasta diffusione delle nuove tecnologie, in particolar modo dalla rete: la moda si fa ibrida, multiforme e multietnica e si arricchisce di nuovi contenuti 2_IH_Italienisch_77.indd 126 12.06.17 11: 15 Kurzrezensionen 127 È dunque con queste nuove sfide che la moda italiana si trova a dover fare i conti: se da un lato, in un Paese come l’Italia, a cui non a caso è stato dato il nome di Belpaese, la moda assume una rilevanza particolare e il Made in Italy è molto di più di un semplice modo di apparire (basti pensare alla scena politica italiana, che viene costantemente tradotta in termini di stile), dall’altro si fa sempre più urgente (ri)definire il Made in Italy nel contesto della società globalizzata Dal tentativo di tracciare un saldo profilo storico-letterario della moda italiana, nella prima parte, al bisogno di ‘esportare’ la moda italiana all’estero, come aspetto fondamentale della sua cultura, l’auspicio del libro Moda Made in Italy è proprio quello di promuovere l’approfondimento accademico dei rapporti della moda con la letteratura, la cultura e la didattica, in direzione di un’espansione su ulteriori campi, «diversi ma intrinsecamente connessi ad essi» (p 36), che costituiscono terreni ancora tutti da esplorare . Elli Carrano Note 1 Cfr . Pierre Bourdieu, La Distinction . Critique sociale du jugement, Paris: Minuit 1979 . 2 Cfr . Roland Barthes, Système de la Mode, Paris: Seuil 1967 3 Cfr . Doris Bachmann-Medick, Cultural Turns . Neuorientierungen in den Kulturwissenschaften, Reinbek bei Hamburg: Rowohlt 2014 4 Cfr . Ibidem, pp . 330-381 e Hubert Burda/ Christa Maar (a cura di), Iconic Turn: Die neue Macht der Bilder, Köln: Du Mont 2004 5 Judith Butler, Gender Trouble . Feminism and the subversion of Identity, New York: Routledge 1990 2_IH_Italienisch_77.indd 127 12.06.17 11: 15