eJournals Vox Romanica 52/1

Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/121
1993
521 Kristol De Stefani

AUGUST DAUSES, Sprachwandel durch Analogie. Zu den Gründen des sprachlichen Wandels, Stuttgart (Steiner) 1991, 96 p.

121
1993
G. Berruto
vox5210298
298 Besprechungen - Comptes rendus Zur Trennung der Phänomene des Wandels (die also teils partikulär und <diachron>, aber teils auch systemhaft und damit <synchroner> Natur wären) scheint mir W. endlich zu wenig Gewicht auf die doch sehr einleuchtenden Kriterien Saussures zu legen: Der Lautwandel ersetzt eine Form durch die andere, während die Analogie eine neue Form neben die frühere stellt 3 8; die Analogie schafft diese neue Form in Interpretation der systematischen Umgebung (sie <vergißt> die frühere), während die Volksetymologie eben diese mit Hilfe des Systems interpretiert (sie memoriell präsent hält); die Analogie ist ein procede (ein plötzlicher willentlicher Akt), die Agglutination ein processus (ein langsamer, nicht bewußter Vorgang). Wie W. es aber zu den Techniken der Analyse festhält (oben p.296), sind diese Typen methodische Begriffe, die die <Materie> interpretieren, nicht repräsentieren 39 . Für eine eventuelle Neuauflage möchte ich abschließend auf einige Druckfehler und Inkonsequenzen hinweisen: Auf p.36 und 39 wird CLGIE 1447/ 1449 einmal nach D[egallier], das andere Mal nach C[onstantin] wiedergegeben (Zitate 45 und 49). Inhaltlich besteht kein Unterschied, aber die formale Differenz muß für den Leser, der mit den Subtilitäten der kritischen Ausgabe nicht vertraut ist, befremdlich sein; p.77 Zeile 7 steht phnenomene, p.80 Z.5 ce statt de, p.84 Z.11 modele, p.102 Z.8 en statt eu; p.105 Z. 1 aposeme ist als signifiant, nicht als signifie zu deuten; p.115 Z.13s.ist aus dem Deutschen falsch übersetzt: es handelt sich nicht um imparfait, parfait und futur du subjonctif, sondern um Konjunktiv Imperfekt, Konjunktiv Perfekt und Futurum Exactum (entsprechend p.166 Z.12 nicht parfait und futur du subjonctif, sondern Perfekt Konjunktiv und Futurum exactum 40 ; p. 121-36 haben eine falsche Paragraphenzählung (cf. N20); p.136 Z.14 steht defaur, p.137 Z. 2 von unten (Zitat 173) fehlt ne (si on ne prend garde). R. Engler * AUGUST DAUSES, Sprachwandel durch Analogie. Zu den Gründen des sprachlichen Wandels, Stuttgart (Steiner) 1991, 96 p. In questo volumetto A. Dauses ritorna sul problema del mutamento linguistico per sostenere la tesi fondamentale ehe i mutamenti linguistici non trovano le loro cause in ragioni immanenti al sistema linguistico stesso, bensl vanno riportati alle abitudini socialmente consolidantisi dei parlanti: «keine real gesprochene Sprache [hat] bei annähernder Konstanz der gesellschaftlichen und kulturellen Bedingungen irgendwelche nennenswerten Vorteile oder Nachteile» (15), cosicche e vano cercare la spiegazione degli sviluppi linguistici in fattori quali l'economia del sistema, la semplificazione, la simmetria delle strutture. II ruolo centrale e invece, secondo l'autore, quello dell'analogia, ehe qui e vista come un principio unificante di una gamma assai ampia e anche eterogenea di fenomeni: «Analogie 38 Daß hier in der Mikrodiachronie Probleme entstehen können (Principes, p. 79), gebe ich allerdings zu, 39 So weist Saussure darauf hin, daß die Zuweisung eines Phänomens zur Analogie oder zur Agglutination mit Schwierigkeiten verbunden ist und nur mit präzisen historischen Kenntnissen gelöst werden kann (CLGIE 2706ss.). Und weitere Probleme würden sich zwischen Lautwandel und geographischer Ausbreitung der Formen stellen. 40 Hier irrt der Rezensent. Das Attribut «du subjonctif» bezieht sich jeweils nicht nur auf futur, sondern auch auf imparfait und parfait. Was das Futurum exactum angeht, so ist davon auszugehen, daß es als Tempusmetapher auch die Funktion eines Konjunktivs des Futurums hatte (cf. die sog. spanische -re-Form). (P.W.) Besprechungen - Comptes rendus 299 in unserem Sinne ist nicht einfach Imitation oder ein mechanischer Vorgang, sondern Ausweitung vorhandener Elemente als Folge einer Deutung oder auch Umdeutung, auch ohne daß ein Vorbild nötig wäre, an dem sie sich orientiert» (76). Siamo fondamentalmente lungo una linea di pensiero coseriana, fortemente legata all'attivita ,spirituale, dell'individuo parlante: letto in quest'ottica, il volumetto e un contributo senza dubbio interessante al dibattito sulle cause, e sulla spiegazione, del mutamento linguistico, ehe rappresenta sempre uno dei Leitmotive della linguistica storica; tanto piu leggibile, in quanto appoggiato su vasta esemplificazione dalle lingue romanze e germaniche. 11 lavoro e composto di quattro capitoli, preceduti da una prefazione e seguiti da un exeursus sull'opportunita di sottrarre la filologia, ehe ha pur sempre come oggetto «de[n] denkende[n] und deutende[n] Mensch[en]» (93), alle tentazioni di impiegare modelli tipici delle scienze esatte. 11 primo capitolo tratta dell'immanentismo in linguistica diacronica, il secondo del mutamento linguistico attraverso l'analogia, il terzo di omogeneizzazione e suppletivismo; chiude il tutto un capitoletto su analogia e tipologia. G. Berruto * GruLIANO BERNINIIPAOLO RAMAT, La frase negativa nelle lingue d'Europa, Bologna (Mulino) 1992, 292 p. Merita una segnalazione questo volume monografico dei due linguisti dell'Universita di Pavia, non fosse altro perche rappresenta il primo studio globale e sistematico sulle realizzazioni dell'importante modalita della negazione nelle lingue europee. In realta, il volume risulta ben altro ehe una semplice rassegna descrittiva. Lo studio si articola in due parti, precedute da un'ampia presentazione. Nella prima parte, ehe riprende scritti precedenti dei due autori, si tracciano le coordinate principali de! problema, sia in prospettiva diacronica (partendo dallo schema sintattico della frase negativa ricostruibile per l'indoeuropeo), sia in prospettiva tipologico-pragmatica (collocazione degli elementi negativi nella frase) ed areale (volta ad individuare eventuali parentele e influssi tra le diverse famiglie linguistiche). La seconda parte si basa sui risultati di un questionario di 38 frasi sottoposto ad informatori competenti per ogni lingua, e tratta anzitutto delle forme negative di frase e di sintagma, per poi passare a esaminare in tre densi capitoli morfologia, sintassi e tipologia dei quantificatori negativi; un capitolo e dedicato alla discussione della differenza tra i costrutti eredo ehe non e non eredo ehe, ehe viene spiegata in termini di effettiva opposizione funzionale e non come mera regola di movimento (sollevamento). Nelle conclusioni viene proposta una serie di sei parametri (de! genere «presenza di un morfo distinto per la negazione predicativa», o «presenza di un morfo negativo preverbale in concomitanza con un quantificatore negativo»), da cui ricavare un profilo tipologico delle lingue e la distribuzione geografica relativa. Da essa risulta «confermata anche sul piano tipologico l'esistenza di una ,core area, centrale romanzo-germanica, gia ben nota alla linguistica storica» (250). G. Berruto *