Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
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1993
521
Kristol De StefaniGIULIANO BERNINI/PAOLO RAMAT, La frase negativa nelle lingue d’Europa, Bologna (Mulino) 1992, 292 p.
121
1993
G. Berruto
vox5210299
Besprechungen - Comptes rendus 299 in unserem Sinne ist nicht einfach Imitation oder ein mechanischer Vorgang, sondern Ausweitung vorhandener Elemente als Folge einer Deutung oder auch Umdeutung, auch ohne daß ein Vorbild nötig wäre, an dem sie sich orientiert» (76). Siamo fondamentalmente lungo una linea di pensiero coseriana, fortemente legata all'attivita ,spirituale, dell'individuo parlante: letto in quest'ottica, il volumetto e un contributo senza dubbio interessante al dibattito sulle cause, e sulla spiegazione, del mutamento linguistico, ehe rappresenta sempre uno dei Leitmotive della linguistica storica; tanto piu leggibile, in quanto appoggiato su vasta esemplificazione dalle lingue romanze e germaniche. 11 lavoro e composto di quattro capitoli, preceduti da una prefazione e seguiti da un exeursus sull'opportunita di sottrarre la filologia, ehe ha pur sempre come oggetto «de[n] denkende[n] und deutende[n] Mensch[en]» (93), alle tentazioni di impiegare modelli tipici delle scienze esatte. 11 primo capitolo tratta dell'immanentismo in linguistica diacronica, il secondo del mutamento linguistico attraverso l'analogia, il terzo di omogeneizzazione e suppletivismo; chiude il tutto un capitoletto su analogia e tipologia. G. Berruto * GruLIANO BERNINIIPAOLO RAMAT, La frase negativa nelle lingue d'Europa, Bologna (Mulino) 1992, 292 p. Merita una segnalazione questo volume monografico dei due linguisti dell'Universita di Pavia, non fosse altro perche rappresenta il primo studio globale e sistematico sulle realizzazioni dell'importante modalita della negazione nelle lingue europee. In realta, il volume risulta ben altro ehe una semplice rassegna descrittiva. Lo studio si articola in due parti, precedute da un'ampia presentazione. Nella prima parte, ehe riprende scritti precedenti dei due autori, si tracciano le coordinate principali de! problema, sia in prospettiva diacronica (partendo dallo schema sintattico della frase negativa ricostruibile per l'indoeuropeo), sia in prospettiva tipologico-pragmatica (collocazione degli elementi negativi nella frase) ed areale (volta ad individuare eventuali parentele e influssi tra le diverse famiglie linguistiche). La seconda parte si basa sui risultati di un questionario di 38 frasi sottoposto ad informatori competenti per ogni lingua, e tratta anzitutto delle forme negative di frase e di sintagma, per poi passare a esaminare in tre densi capitoli morfologia, sintassi e tipologia dei quantificatori negativi; un capitolo e dedicato alla discussione della differenza tra i costrutti eredo ehe non e non eredo ehe, ehe viene spiegata in termini di effettiva opposizione funzionale e non come mera regola di movimento (sollevamento). Nelle conclusioni viene proposta una serie di sei parametri (de! genere «presenza di un morfo distinto per la negazione predicativa», o «presenza di un morfo negativo preverbale in concomitanza con un quantificatore negativo»), da cui ricavare un profilo tipologico delle lingue e la distribuzione geografica relativa. Da essa risulta «confermata anche sul piano tipologico l'esistenza di una ,core area, centrale romanzo-germanica, gia ben nota alla linguistica storica» (250). G. Berruto *
