eJournals Vox Romanica 52/1

Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/121
1993
521 Kristol De Stefani

BETTINA LORENZ, Die Konkurrenz zwischen dem futur simple und dem futur périphrastique im gesprochenen Französisch der Gegenwart, Münster (Kleinheinrich) 1989, 233 + 43 p. (Münstersche Beiträge zur romanischen Philologie 2)

121
1993
Monica Berretta
vox5210374
374 Besprechungen - Comptes rendus die Korpora 1 und 2 (159ss.); B: Verwendetes Datenmaterial (166ss.); C: Verwendete Programme (237ss.) 14 , sowie die knappe Bibliographie (279s.). Kommen wir zu einer abschließenden Bewertung dieser Arbeit, wobei ich mich auf die Aspekte Layout, Bibliographie und Inhalt beschränken will: - Layout: Die Arbeit wirkt vom Äußeren her recht gepflegt, ist aber von einem «klassischen» Layout weit entfernt; die Verfasserin ist viel zu verliebt in die Schriftenvielfalt ihres Computers und verwendet v.a. zu viele große und fette Schriften für die Titel. Zudem ist eine unterschiedliche Absatzgliederung (mit und ohne Durchschuß) unschön und verwirrend. Ärgerlich sind zahlreiche Fehler beim Zeilen- und Seitenumbruch: falsche Worttrennungen, Hurenkinder und Schusterjungen sind viel zu häufig, und ebenso stimmen verschiedentlich auch die Wortabstände nicht. - Bibliographie: Auf die Mängel in diesem Bereich wurde bereits mehrmals hingewiesen (Arbeiten zur Adjektivstellung, Semantik). Es geht sicher nicht darum, alles aufzulisten, was irgendwie mit dem Thema zu tun hat. Was Verf. uns hier an Literaturrecherchen zumutet, liegt aber bestenfalls auf dem Niveau einer Magisterarbeit. Trotzdem kommt sie zu brauchbaren Ergebnissen. - Inhalt: Die Erstellung des Algorithmus überzeugt weitgehend, und die erzielten Ergebnisse sind so, daß man an ihnen in Zukunft nicht einfach wird vorbeigehen können. Allerdings sind sie auch so gelagert, daß sie eindeutig für eine Klassifikation bzw. Indizierung der Adjektive nach Adj.a und Adj.P sprechen, wie ich es selbst vorgeschlagen habe. Dies hätte erhebliche Vorteile. Einmal würde es erlauben, gewisse Regeln exakter zu fassen, v.a. dort, wo sich die Adjektive je nach Klassenzugehörigkeit positionell gegenläufig verhalten (z.B. Emphase, mise en relief, Registerwechsel, cf. WuN- DERLI 1987: 231). Dann würde der Gesamtalgorithmus durch die Herausnahme der Regeln V 1 und N 1/ 2 erheblich entlastet. Diese Maßnahme hätte gleichzeitig noch einen weiteren, sehr wichtigen Effekt: Durch das massive Übergewicht dieser Regeln (um die 90%) werden die übrigen Regeln in ihrer Bedeutung minimiert und v.a. die Unterschiede zwischen ihnen weitgehend verwischt. Lagert man dagegen die auf der semantischen und morphologischen Grundstruktur der Adjektive beruhenden Gegebenheiten durch die Klassenbildung und Indizierung aus dem Algorithmus aus, steht das ganze Spektrum (100%) für die Gewichtung der «Zusatzfaktoren» zur Verfügung. Um dabei zu verläßlichen Ergebnissen zu kommen, müßte allerdings mit erheblich größeren Korpora gearbeitet werden. In dieser Richtung sehe ich durchaus vielversprechende Zukunftsperspektiven für Leischners Ansatz. P. W. * BETTINA LORENZ, Die Konkurrenz zwischen dem futur simple und dem futur periphrastique im gesprochenen Französisch der Gegenwart, Münster (Kleinheinrich) 1989, 233 + 43 p. (Münstersche Beiträge zur romanischen Philologie 2) Il lavoro di B. Lorenz consiste in un'analisi empirica dell'uso del futuro semplice e del futuro perifrastico (nonche del presente) in contesti di futuro deittico, in un corpus di francese parlato contemporaneo. La ricerca e rnirata sul problema dello stato attuale del rapporto fra le due forme di futuro nel francese e della loro eventuale specializzazione semantica; il retroterra teorico e storico, come pure la comparazione con altre lingue romanze, non sono affrontati. 14 Datenmaterial und Programme können übrigens bei Verf. käuflich erworben werden. Besprechungen - Comptes rendus 375 11 futuro costituisce un argomento di grande interesse per il linguista, sia dal punto di vista teorico ehe descrittivo. Come e noto, nelle lingue romanze ehe dispongono di un futuro morfologico e gia non sono tutte -, questo costituisce una categoria marginale nel sistema verbale. lnfatti, come avviene in molte lingue del mondo, l'uso del futuro, a differenza dell'uso degli altri tempi del verbo, non estrettamente obbligatorio: il futuro semplice puo essere sostituito dal presente, il futuro anteriore dal passato composto. In diacronia d'altro canto si vede come le forme morfologiche di futuro abbastanza rapidamente si perdano e si ricostruiscano a partire da forme analitiche, cosl ehe in epoca storica sono note gia almeno tre forme «nuove» di futuro, da quella latina in -abol-ebo (ie. *bheu- 'essere'), a quella romanza in -rai, -ro ecc. (lat. habeo 'avere (da), dovere') e infine a quella francese e spagnola costruita con il tipo lessicale r andare 7 seguito dall'infinito (aller+ inf.; ir + a + inf.). Non va infine dimenticata la polisemicita del futuro, ehe assume facilmente valori modali epistemici, come espressione di inferenza o congettura, e come tale e utilizzabile anche fuori dai contesti futurali, riferito al presente (se futuro semplice) o al passato (se futuro anteriore). Si tratta dunque di una forma verbale per cosl dire fragile (a rispecchiamento della sua ipotizzabile marginalita nozionale): non obbligatoria e insieme polisemica, incline a perdersi e a ricostituirsi, con oscillazione continua fra un valore modale ed un valore temporale. Queste caratteristiche sono assai diffuse nelle lingue anche non romanze e costituiscono, si puo dire, universali tendenziali del futuro verbale\ ma di tutto cio nulla si dice nel volume qui recensito, dove bibliografia di linguistica generale pertinente al tema non e citata 2 con le positive eccezione dei volumi di S. FLEISCHMAN e di P. WuNDERLI 3 sul futuro, ehe costituivano invece begli esempi di combinazione fra interessi teorici generali e attenzione specifica alle lingue romanze. A parte questa critica generale, nei suoi limiti di ricerca specifica sul francese il lavoro di B. Lorenz eben construito, chiaro e ricco di informazione. 11 volume si apre con l'esposizione del problema, e dedica spazio ad una buona sintesi delle analoghe ricerche precedenti (31-62), su altri corpora di francese parlato (il Fram; ais Fondamental, il corpus d'Argenteuil, ed altri). La parte centrale del volume ededicata all'esposizione della ricerca dell'Autrice stessa, con largo spazio alla discussione della metodologia e all'illustrazione dei dati statistici. I risultati, ehe sono indagati da piu punti di vista, sono pure assai interessanti. Chiudono il volume una bibliografia ehe nei limiti sopra detti ci eparsa completa, ed una utile appendice con una selezione dei testi esaminati. L'Autrice ha raccolto il suo corpus con interviste ad un numero relativamente alto di parlanti (411), allo scopo di esaminare i dati anche nella loro distribuzione sociolinguistica. Le risposte erano strettamente guidate con domande miranti ad elicitare contesti futurali prossimi e non («Quels sont vos projets pour ce soir/ demain/ le week-end prochain [... ]/ l'annee prochaine? »), e piu o meno coinvolgenti l'intervistato/ a in prima persona («Com- 1 Cf.R. ULTAN, «The nature of future tenses», in: J. GREENBERG (ed.), Universals of Human Language, vol. 3: Word Structure, Stanford 1978: 8 3-12 3. 2 Oltre al citato articolo di ULTAN, ci si aspetterebbero in un lavoro sul futuro almeno alcuni riferimenti di base, quali: B. CüMRIE, Tense, Cambridge 1985 (§2.3: Future tense, 5.4: Future time reference in English subordinate clauses, e altri ); Ö. DAHL, Tense and Aspect Systems, Oxford 1985 (il § da! titolo Future time reference, p. 103-12); J. LYONS, Semantics, Cambridge 1977 (§17.3: Tense as a modality); F.R. PALMER, Mood and Modality, Cambridge 1986 (§6.1.3: Modality and future). 3 SuzANNE FLEISCHMAN, The Future in Thought and Language. Diachronie Evidence from Romance, Cambridge 1982; PETER WUNDERLI, Modus und Tempus. Beiträge zur synchronischen und diachronischen Morphosyntax der romanischen Sprachen, Tübingen 1976. 376 Besprechungen - Comptes rendus ment voyez-vous l'avenir en general en ce qui concerne votre situation professionnelle/ quant au chömage en France? » e simili). In questo modo si sono ottenuti dati ben confrontabili e trattabili con criteri statistici, ma si e rinunciato ad esaminare l'uso realmente spontaneo dei futuri: sono i noti vantaggi e svantaggi dei dati elicitati, di cui l'Autrice sembra ben consapevole. Dal nostro punto di vista la principale perdita d'informazione sta nel fatto stesso d'aver elicitato ed esaminato solo contesti futurali: da questi nulla sappiamo dell'uso modale puro (epistemico), non futurale, del futuro francese (il tipo (:a sera le facteur 'sara il postino [detto sentendo suonare il campanello]'; cf. sp. Saran las diez 'saranno le dieci', ted. Paul wird in der Badewanne sitzen 'P. sara nella vasca da bagno'), e nel non poter quindi dare risposta all'ipotesi di una progressiva specializzazione del futuro semplice in quest'uso. In termini di descrizione del sistema verbale, e perdita di non poco conto, cui forse si sarebbe potuto ovviare o includendo domande mirate sull'uso epistemico puro o, forse meglio, esaminando in altri corpora, anche gia disponibili, tutte le occorrenze di futuri e il loro uso 4• I risultati globali emersi dalla ricerca della L. sono i seguenti (95): su un totale di 6772 contesti futurali sono emersi 2458 (36,3%) futuri semplici, 1844 (27,2%) futuri perifrastici, 2307 (34,1%) presenti e 163 (2,4%) altre forme. Si trova dunque anzitutto ehe l'uso di futuri e ben vivo in francese parlato, il ehe non e da dare per scontato 5 , e in secondo luogo ehe fra le due forme il futuro semplice e piu vitale di quanto forse ci si poteva aspettare (quanto il risultato sia legato al tipo di testo «intervista» e quanto invece valga in generale, ovviamente non ci e dato sapere). Come nota l'Autrice, i dati mostrano comunque, da un confronto con quelli rilevati con metodologia analoga nel Fram; ais Fondamental circa trent'anni prima, un regresso del futuro semplice, ehe superava allora il futuro perifrastico in un rapporto di 1,8 : 1, contro ad un rapporto di 1.3 : 1 nei dati attuali. Fra le variabili sociolinguistiche indagate dall'Autrice la piu rilevante risulta il ceto di appartenenza dei parlanti: il futuro semplice e relativamente piu frequente nel ceto alto e viceversa il futuro perifrastico e relativamente piu frequente nel ceto basso anche se la differenza non e macroscopica.Analoga differenza, ma meno rilevante, si trova nelle classi di eta: i parlanti oltre i 50 anni sono piu inclini dei giovani (sino ai 29 anni) al futuro semplice. Non rilevante appare invece il sesso dei parlanti. 4 In una breve ricerca di questo genere sull'italiano parlato (MoNICA BERRETTA, «Il futuro italiano nella varieta nativa colloquiale e nelle varieta di apprendimento», ZRPh.110 [1994] ho esaminato 200 occorrenze di futuri: di questi 135 (67,5%) risultavano usati in contesto di futuro temporale, erano cioe deittici (sia pure con varie coloriture modali), mentre un terzo circa delle occorrenze analizzate (65, ovvero 32,5%) era dato invece da usi non futurali, per lo piu epistemici (es.: da qui andare a R., ci sara sette, otto chilometri; avra quindic'anni; Lei ... sapra certamente ehe i romani dicevano ...; saremo stati nell'inverno nel '17). Dati molto simili risultano da RosELLA BozzoNE CosTA («L'espressione della modalita non fattuale nell'italiano parlato colloquiale», Quaderni de[ Dipartimento di Linguistica e Letterature Comparate [Universita di Bergamo] 7 [1991], 25-73), sempre sull'italiano parlato (interazioni informali, faccia a faccia, tra studenti universitari): su 174 occorrenze si avevano 117 (67,2%) casi di uso futurale e 57 (32,8%) di uso non futurale. Si puo ipotizzare ehe in francese e spagnolo, dove per l'uso deittico e a disposizione anche Ja forma perifrastica, Ja percentuale di usi non futurali de! futuro semplice sia ancora piu alta (per l'uso epistemico puro in spagnolo cf. per es. N. CARTAGENA, «Sistema, norma y habla de! futuro de probabilidad espafiol», in: Logos semantikos. Studia lin�uistica in honorem Eugenio Coseriu, vol. 4: Grammatik, Berlin 1981: 383-94). Per esempio, lo stesso non si puo dire dell'italiano parlato, dove Ja concorrenza de! presente e assai piu forte: in un sondaggio su 100 contesti futurali ho rilevato solo 19 futuri verbali e ben 64 presenti (nel parallelo corpus di italiano scritto invece comparivano, negli analoghi 100 contesti esaminati, 70 futuri e solo 7 presenti pro futuro): cf. MüNICA BERRETTA, «Parliamo de! nostro futuro», ltaliano e Oltre 6/ 3 (1991), 135-40. Besprechungen - Comptes rendus 377 I dati di distribuzione sociolinguistica mostrano dunque, in coerenza con lo sviluppo storico attestato nel breve termine, una chiara tendenza alla diffusione della forma perifrastica; come vedremo, anche dati strettamente linguistici ci mostrano una crescente marginalizzazione della forma semplice. L'attesa differenza d'uso legata a contesti difuturo prossimo (f.perifrastico) vs.lontano (f. semplice) risulta confermata, anche se solo come preferenza e non come differenza categorica (per es. ce soir ...je vais rentrer a la maison vs. pendant les grandes vacances j'irai en Normandie, ma anche, sia pure con minore frequenza, ce soir euh ...je rentrerai chez moi e les grandes vacances, je vais travailler). Lo stesso avviene per l'opposizione tra fatti ehe coinvolgono personalmente il parlante e fatti ehe non lo coinvolgono, con qualche incertezza dovuta alla difficolta di valutare variabili come il coinvolgimento soggettivo del parlante nell'argomento di discorso. Riassumendo, vi sono preferenze nell'uso, ma non si puo parlare di una vera e propria diversita semantica tra i due futuri quale e prevista da alcuni grammatici (si pensi alla stessa denominazione corrente di «futur proche»). Tra le variabili linguistiche l'Autrice nota alcune correlazioni positive, per es.fra contesti negativi e futuro semplice, prima persona singolare e futuro perifrastico, ed altre. Fra queste la piu interessante ci pare la correlazione tra futuro semplice e i verbi piu frequenti: etre, aller e avoir preferiscono di gran lunga la forma semplice, mentre via via ehe si scende nella scala di frequenza la forma perifrastica tende a prevalere.Una correlazione di questo genere, anche se non categorica, ci sembra un dato potenzialmente molto interessante per meglio capire la collocazione de! futuro semplice francese, ehe appare per questa via piu collaterale di quanto non sembri per mera frequenza numerica: non solo perche frequenze assolute alte, se legate a pochi tipi lessicali, sono meno significative, ma piu in generale per il comportamento morfologicamente conservativo degli elementi piu frequenti (si pensi, per un confronto sempre nel sistema verbale, al preterito tedesco, ehe nelle varieta de! Sud si concentra proprio sui tipi sein, haben e sui modali). A lato, e da osservare la sorprendente presenza di un numero consistente di futuri perifrastici de! verbo aller (153, contro 277 futuri semplici), ehe attestano lo statuto ormai morfologico dello stesso aller come morfema di futuro: abbiamo cosi come forme normali s'il fait beau, je vais aller me promener (193); r;a va pas aller en s'ameliorant malheureusement (175).La stessa grammaticalizzazione si ha in altre lingue ehe formano futuri analitici con il tipo 'andare 7 o 'venire 7 : ingl. gonna go, retoromanzo geu vign a vagnir 'verro' e simili. 11 dato sopra commentato della distribuzione delle forme di futuro per frequenza dei tipi lessicali si sovrappone in parte alla correlazione tra verbi stativi e futuro semplice da un lato, e verbi d'azione e futuro perifrastico dall'altro. Quest'ultimo fenomeno ha probabilmente radici nella maggiore coloritura modale (epistemica) de! futuro semplice e nel valore invece incoativo del futuro perifrastico (il dato trova conferma, fuori dal corpus qui analizzato, nella correlazione esistente tra uso epistemico de! futuro e Aktionsart stativa dei verbi 6 ).Medesima fonte hanno, a nostro avviso, le correlazioni positive fra 1 a persona singolare e forma perifrastica da un lato (probabili espressioni di intenzione) e fra 3 3 persona e forma semplice dall'altro (ipotesi). Sugli usi modali la ricerca, dato il metodo scelto, fornisce ovviamente poche indicazioni; l'Autrice riporta qualche esempio, e non sembra ben consapevole della correlazione tra futuro semplice e valori modali epistemici; a suo avviso, il valore di 'Vermutung' puo 6 Cf. PIER MARCO BERTINETTO, «Alcune ipotesi sul nostro futuro (con osservazioni su potere e dovere)», Rivista di Grammatica Generativa 4/ 1-2 (1979), 77-138, e Tempo, aspetto e azione del verbo italiano. II sistema dell'indicativo, Firenze 1986: 491ss.; si confrontino anche gli esempi qui citati alla N4. 378 Besprechungen - Comptes rendus essere assunto da entrambe le forme (mentre i suoi stessi esempi mostrano ehe e invece il futuro semplice a comparire in questa funzione: cf. je pense ehe ce sera pareil en Allemagne; je crois que r;a euh ce sera plutot un probleme d'education). Le brevi conclusioni riassumono la posizione dell'Autrice: si puo parlare per ora solo di «concorrenza» in atto fra le due forme e non di prevalenza del futuro perifrastico; le differenze semantiche, se pure esistenti, non sono ben definite, talche le due forme possono essere trattate come varianti; solo nel futuro si sapranno gli sviluppi ulteriori. Rispetto alla ricchezza e all'interesse dei dati emersi, di cui speriamo d'aver dato idea al lettore, e una sorta di understatement, come tale da apprezzare in un'epoca in cui ogni dato empirico disponibile viene volentieri iperinterpretato. Monica Berretta * Ou en sont ! es etudes sur le lexique? Bilan et perspectives, Paris/ Gembloux (Duculot) 1991, 208 p. (TL 23) Vom 21. bis 23. März 1991 fand in Louvain-la-Neuve ein Kolloquium zur französischen Lexikologie statt, dessen Vorträge nun im Band 23 der Travaux de Linguistique gesammelt vorliegen. Der Band enthält 19 auf sechs Sektionen verteilte Beiträge, die sich aus verschiedenen Warten mit dem in letzter Zeit wieder zunehmend in das Zentrum der Forschung gerückten Lexikon, d.h. dem Wortschatz, befassen: Lexique et informatique, Morphologie lexicale, Etymologie, Lexique et syntaxe, Lexicographie moderne und Semantique lexicale. Jede dieser Sektionen enthält drei bzw. vier Beiträge. Der Aufbau ist mit Ausnahme des Teils Lexique et informatique in allen Sektionen gleich: Am Anfang steht jeweils ein zentrales und ausführliches Expose, dessen angestrebter Grundsatzcharakter bereits im Titel deutlich wird. Darauf folgen kurze Ausführungen zwei oder drei anderer Autoren. Sie nehmen gewisse Teile des zentralen Exposes wieder auf und ergänzen sie, wobei sie sich vorwiegend auf Details beschränken. Nur in seltenen Fällen wird an dem im Mittelpunkt stehenden Expose scharfe Kritik geübt. Der im Titel des Bandes erwähnte Bilanzcharakter des Kolloquiums klingt in mehreren Vortragstiteln an, wenn z.B. von «acquis et perspectives» oder «perspectives et points de vue» gesprochen wird. Diese große Homogenität in bezug auf den Aufbau der Sektionen und den Grundsatzcharakter der zentralen Exposes ist eher ungewöhnlich, jedoch gerade wegen des Umfangs der in die verschiedensten Teilgebiete hineinragenden Disziplin Lexikologie sehr zu begrüßen. Die erste Sektion, «Lexique et informatique», ist die einzige, die in gewisser Weise den einheitlichen Rahmen verläßt, da sie aus drei etwa gleich langen Beiträgen besteht. CHAR- LES MULLER zeichnet in «Lexicologie et informatique» (11-16) die Geschichte des Einzugs der lnformatisierung in die französische Linguistik nach. Ihr Beginn ist mit dem internationalen Kolloquium in Straßburg 1957 anzusetzen, auf dem Bernard Quemada einen Vortrag über erste Einsätze von mechanographischen Maschinen in der Sprachwissenschaft hielt. Die Rolle der Informatik für die Sprachwissenschaft sieht Muller durchweg positiv. Zum einen würde es durch die Informatik wesentlich leichter, bei Wortschatzuntersuchungen oder in der Lexikographie zu den einzelnen Elementen eine große Zahl von Kontexten anzuhäufen, die dann als Fundus für semantische und syntaktische Angaben dienen könnten, zum anderen sei sie auch für die theoretische Sprachwissenschaft von Nutzen. So hätten Erfahrungen mit der computergestützten Lexikographie verdeutlicht, wie problematisch die Abgrenzung der lexikalischen Einheiten ist. Auch BERNARD QuEMADA zieht in «Acquis et perspectives de l'informatique» (17-21) eine positive Bilanz bezüglich des Einsatzes der Informatik in der Sprachwissenschaft. Habe sich der Einsatz von Computern zunächst auf dokumentarische Dienste, z.B. bei der Lr,tc:llung von Indizes und Konkordanzen, beschränkt, so sei er dann auch bei Publikatio-