Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
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1996
551
Kristol De StefaniPresenze romanzesche nella Vita Nuova
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1996
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Presenze romanzesche neHa Vita Nuova Chiave da sempre privilegiata per introdursi nell'edificio letterario della Vita Nuova e stata quella ehe legge il libello dantesco come un «canzoniere»: un libro di poesie organizzato non da un copista ma dal suo stesso autore 1 . In effetti la Vita Nuova si presenta come un Liederbuch, una collezione di liriche non solo personale (tale dimostrava di essere gia il canzoniere di Guittone sepolto nel ms. L) ma anche autoriale: fatta cioe dall'autore per dimostrare la propria auctoritas. E questa la ragione per cui le 31 liriche composte in un arco di tempo novenario (dai 18 ai 27 anni della vita del poeta) vengono raccolte, una volta raggiunto il culmine di quell'arco, con lo scopo di rivelare il senso profondo delle liriche stesse, e quindi il valore esemplare dell'esperienza vitale e poetica ad esse connessa. La novitas di cui si fregia gia nel suo titolo il libello dantesco consiste proprio in questa rivelazione del senso di una vita: senso ehe viene traghettato dalla prosa commentativa delle ragioni e delle divisioni. Piu ehe i «versi d'amore» sono dunque decisive per la composizione e la definizione culturale della Vita Nuova Ie «prose di romanzi»: cioe la prosa autoesegetica ehe, interpretando le poesie, racconta la storia finita non solo dell'amore dell'io per Beatrice, ma anche della formazione letteraria dell'actor ehe attraverso Ja sua maturazione amorosa raggiunge la dimensione di auctor 2 • La Vita Nuova non e pertanto solo un Liederbuch, un semplice canzoniere; essa e piuttosto una raccolta poetica ehe ha l'ambizione di articolarsi come romanzo dell'io, e l'autobiografia romanzata del giovane poeta. Per tentare di dimostrare questo fatto, per far vedere cioe l'assorbimento nel genere lirico del genere romanzesco, analizzeremo i due luoghi della Vita Nuova piu compromessi in tale direzione. Si tratta di due luoghi ehe rivestono una speciale funzione demarcativa nella costruzione del libello, in quanto strategicamente disposti ai due poli della narrazione, all'inizio e alla fine della storia ivi affabulata. La Vita Nuova, come ben sappiamo, inizia con l'enigmatico sogno fatto dall'io nel capitolo m, e si conclude con la meravigliosa visione raccontata nel capitolo XLI. Ambedue queste apparizioni riguardano Beatrice: Beatrice nuda avvolta in un drappo sanguigno nel sogno iniziale, e Beatrice gloriosa fra i beati del Paradiso nella visione finale. Chiara- 1 Canzoniere da intendere non «come raccolta di rime di vari autori disposta secondo forme e generi, ma come storia spirituale per exempla poetici»: cosl DE RoBERTIS 1980: 15. Nella stessa prospettiva ermeneutica si pongono SANTAGATA 1979: 136-41, CAPPELLO 1988 e FASAN! 1994: 73- 86. Per una lettura moderna de! libello si ricorra a GoRNI 1992. 2 Sul rapporto prosa/ poesia nel libello si vedano BALDELLI 1976 e PICONE 1977. 2 Michelangelo Pieone mente la visione finale si presenta non solo eome la eonclusione dell'intera vieenda, ma anehe eome la spiegazione e la risoluzione dell'enigma posto dal sogno iniziale. Ebbene: sia il sogno ehe distingue l'inizio della Vita Nuova, sia la visione ehe ne earatterizza la fine, riprendono due tematiehe romanzesehe. Due tematiche, va notato, non seeondarie del grande romanzo oitanieo, ma essenziali per la sua stessa definizione e tipologia. Mentre infatti il sogno iniziale della Vita Nuova propone il motivo del euore mangiato: motivo emblematieo e riassuntivo dell'intera leggenda tristaniana, e quindi del romanzo di fol'amor; la visione finale elabora inveee il tema della quete, della eonclusione positiva della peregrinatio amorosa, quale troviamo realizzata nei romanzi di Chretien de Troyes ispirati all'ideologia della fin'amor 3 • * E veniamo subito all'analisi del sonetto A ciascun' alma presa e gentil core: la prima poesia raeeolta nel eanzoniere, ma anehe quella ehe mette in movimento l'intera maeehina narrativa del libello. 11 testo si artieola come una lettera eireolare, inviata da Dante ai poeti del suo tempo affinehe gli spieghino il signifieato di un sogno ehe viene in essa raeeontato: eostituisee insomma la proposta di una tenzone alla quale parteeipano, oltre a Guido Cavalcanti, anehe Terino da Castelfiorentino e Dante da Maiano 4 • In quanto lettera, il sonetto eontiene le parti prineipali teorizzate dai retori per questo genere di eomponimento: nella prima quartina troviamo infatti la salutatio e la petitio; nella seeonda quartina e nelle due terzine troviamo inveee la narratio. Ma leggiamo il sonetto: A ciascun'alma presa e gentil eore nel eui eospetto ven lo dir presente, in cio ehe mi rescrivan suo parvente, salute in lor segnor, cioe Amore. 4 Gia eran quasi ehe atterzate l'ore del tempo ehe onne stella n'e lucente, quando m'apparve Amor subitamente, cui essenza membrar mi da orrore. 8 Allegro mi sembrava Amor tenendo meo core in mano, e ne le braccia avea madonna involta in un drappo dormendo. 11 Poi la svegliava, e d'esto eore ardendo lei paventosa umilmente pascea: appresso gir lo ne vedea piangendo. 14 3 II riseontro si trova gia sinteticamente indicato in GARDNER 1930: 130-32. Sulla «narrativita» della Vita Nuova si veda ora CRISTALDI 1994. 4 I testi della tenzone si trovano riuniti in BARBI-MAGGINI 1956: 1-14. Per l'interpretazione del sonetto danteseo si vedano BEZZOLA 1968: 11-17, MENEGHETTI 1984, HARRISON 1994, RIGO 1994: 14-19. Le eitazioni della Vita Nuova sono fatte secondo il testo dato da DE RüBERTIS 1980. Presenze romanzesche nella Vita Nuova 3 La salutatio include, altre alla eanoniea forma di saluto (v. 4), anehe i nomi dei destinatari ai quali la lettera viene inviata (v. 1): e questi sono le persone «prese» da Amore, o eome vengono ehiamati nella prosa (§9) «li fedeli d'Amore»; una eireonloeuzione ehe individua qui, e nel resto del libello, i «famosi trovatori in quello tempo», eioe i poeti liriei ehe, eome Dante e eon Dante, eereano di eapire il senso del fenomeno amoroso (e quindi se stessi). La petitio manifesta da parte sua lo seopo per eui la lettera viene inviata: ehe e quello di trasmettere «lo dir presente» (v. 2), il testo poetieo ehe abbiamo davanti, ai suoi destinatari in modo ehe possano elaborare il loro «parvente» (v. 3), il loro giudizio o la loro interpretazione, e ehe possano «riserivere» questo loro «parvente», ovviamente sotto forma di risposta affidata ad un altro sonetto. Lo seopo per il quale Dante divulga il suo sonetto e dunque quello di risolvere l'enigma eontenuto nella sueeessiva narratio; l'emittente della lettera vuole ehe il rieevente lo aiuti a ehiarire il suo sogno. Ed eeeoei arrivati alla narratio ehe sviluppa il messaggio vero e proprio della lettera-sonetto; ehe eontiene cioe il fatto ehe si vuole raeeontare e si eerea di interpretare eon l'aiuto de! rieevente. E importante osservare subito eome nel sonetto danteseo sia proprio la narratio la parte della lettera ehe, dal punto di vista sia quantitativo ehe qualitativo, predomina nettamente su tutte le altre. Cio evidenzia la natura embrionalmente narrativa di questo frammento lirieo. Col v. 5 si passa dunque dal piano dell'enuneiazione a quello dell'enuneiato narrativo, dal livello dell'emittente e del destinatario a quello del messaggio: un messaggio ehe si svolge seeondo modalita affabulatorie. II resto del sonetto eomprende infatti la narratio di un evento: un evento non vissuto ma sognato, pur sempre un evento ehe proietta sulla storia dell'io le sue luci, ma soprattutto le sue ombre. La prima quartina serve a delimitare il eontesto temporale e psieologieo all'interno de! quale avviene il sogno. Troviamo subito ai v. 5s. Ja determinazione eronologica, spiegata nel §8 della relativa razo prosastiea: l'evento e infatti aeeaduto in un'ora preeisa della notte («la prima ora de le nove ultime ore de la notte»). Ein questo momento, ehe si eonnota di valenze altamente simboliehe, ehe l'io vede apparire davanti a se Amore. Si tratta del dio d'Amore della tradizione lirieoallegoriea, della mitica figura del signore ehe domina il mondo eortese ed e padrone assoluto del euore degli amanti. L'apparizione e qualifieata eome terrifieante (v. 8): il solo rieordo di eome Amore gli apparve allora, al momento del sogno, da ora al poeta ehe lo rievoea nel sonetto un senso di profonda e diffusa paura 5. La paura dell'amante eortese davanti all'ipostasi amorosa e analoga a quella provata dal eristiano quando entra in eontatto diretto eon la divinita: e la paura provoeata dalla eonsapevolezza dell'infinita distanza ehe separa il viator amoris, ehe si trova all'inizio della sua peregrinatio, dall'ideale amoroso ehe intende raggiungere. Dopo Je quartine, ehe svolgono rispettivamente la funzione extrae intradiege- 5 Senso ribadito dalla prosa (§3): « ... dentro la quale [nebula di colore di fuoco] io discernea una figura d'uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse». 4 Michelangelo Picone tica, troviamo le terzine, alle quali viene invece affidata la funzione autenticamente diegetica del sonetto. I confini del racconto sono qui segnati dalle due forme aggettivali, polarizzate semanticamente, ehe compaiono all'inizio della prima terzina (v.9: «Allegro»), e alla fine della seconda terzina (v. 14: «piangendo», un gerundio con valore di participio presente). Queste forme aggettivali intendono significare le due contraddittorie condizioni nelle quali Amore si manifesta all'io, prima allegro e poi piangente; ma vogliono soprattutto caratterizzare il sogno stesso dell'io in modo positivo per quanto riguarda l'inizio, e in modo negativo per quanto riguarda la fine. In termini retorici possiamo dire ehe il sogno sviluppa una trama narrativa tragica: la vicenda amorosa in esso affabulata inizia bene, ma finisce male 6• L'allegria di Amore, descritta nella prima terzina, e legata al fatto di tenere nella sua mano il cuore de] poeta, e di accogliere nelle sue braccia il corpo di Beatrice dormente. La felicita di Amore traduce evidentemente lo stato d'animo dell'io, pienamente soddisfatto del suo servizio amoroso, ehe il suo cuore sia interamente votato all'amore; l'io gioisce soprattutto alla prospettiva di poter raggiungere presto l'oggetto del suo desiderio, di poter cioe conquistare fisicamente la donna amata. L'amplificatio prosastica del § 4, dove si parla della donna «nuda» e del drappo «sanguigno» nel quale essa e «involta leggeramente», sottolinea tutta la sensualita nascosta della scena onirica, annunciando l'erotismo ehe esplodera nella seconda parte del sogno descritta nell'ultima terzina. In questo secondo atto infatti la scena onirica da statica diventa dinamica: Amore sveglia Beatrice ehe dorme e le da da mangiare il cuore ardente di passione dell'io; e la donna compie, seppure con timore, il gesto di «pascersi» (v.13), di cibarsi del cuore ehe le viene offerto «umilmente» da Amore. Terminata l'azione omofagica, Amore si mette a piangere e si allontana dalla scena onirica. Prima di indicare le ragioni del pianto di Amore (ragioni ehe potranno essere spiegate solo coinvolgendo il modello di scrittura tragica rappresentato dal romanzo tristaniano), bisogna considerare la glossa ehe la prosa appone al messaggio narrativo contenuto nell'ultima terzina. Se il § 6 si limita a fornire una parafrasi dei v.12-13, il §7 apporta invece un elemento narrativo nuovo nei confronti del v.14, un elemento di capitale importanza per il rinvenimento del senso del sogno: Appresso cio poco dimorava ehe la sua letizia si convertia in amarissimo pianto; e cosi piangendo, si ricogliea questa donna ne le sue braccia, e con essa mi parea ehe si ne gisse verso lo cielo; onde io sostenea sl grande angoscia, ehe lo mio deboletto sonno non poteo sostenere, anzi si ruppe e fui disvegliato. L'amplificazione prosastica riguarda la meta verso cui si dirige Amore con la donna «ricolta ...ne le sue braccia», definisce cioe il luogo verso il quale la scena onirica si sposta, dalla terra al cielo: «con essa [Beatrice] mi parea ehe [Amore] si ne gisse 6 Secondo la definizione di tragedia data dallo stesso Dante nell' Epistola a Cangrande (§ 28) «... tragedia in principio est admirabilis et quieta et in fine seu exitu fetida et horribilis... » (cf. CECCHINI 1995: 12). Presenze romanzesche nella Vita Nuova 5 verso lo cielo». Sta proprio in questa aggiunta, ignota al poeta di allora ma conosciuta al prosatore di ora, iscritta non nel «libro de la memoria» ma nel libello della verita rivelata, il senso autentico della prima «meravigliosa visione» di Amore. Come e detto al § 15: «Lo verace giudicio del detto sogno non fue veduto allora per alcuno, ma ora e manifestissimo a li piu semplici». Il significato profondo del sogno, ehe nessuno dei «risponditori» seppe allora trovare (e ehe rimase nascosto allo stesso «proponitore»), e ora (dopo Ja visione finale di Beatrice in gloria) chiaro anehe alle persone meno abili nell'esegesi onirica (e testuale). Significato ehe non puo dunque consistere nella profezia della morte di Beatrice (era questa l'interpretazione del sogno ehe gia Cavalcanti avanzava nella sua risposta)7, ma va riferito proprio alla premonizione del destino glorioso di Beatrice, e quindi del suo poeta 8 • Infatti, e seguendo le arme di Beatrice, fatta «cittadina di vita eterna», ehe l'io riuscira a sublimare l'ideologia amorosa tipica della cultura romanza, a trasformare l'eros in caritas. L'inizio drammatico (il sogno del cuore mangiato) annuncia cosi, sebbene in modo enigmatico, la conclusione felice della vieenda amorosa dell'io. L'allegoria onirica, incapsulata nei versi del sonetto e svelata soltanto dalla prosa esegetica, rimane pertanto misteriosa e oseura nell'initium narrationis. Al momento di vivere esistenzialmente e di descrivere poetieamente il sogno, le immagini ehe si presentano davanti all'io sono legate all'ideologia dellafol'amor e non a quella della fin 'amor; sono ispirate cioe da modelli narrativi negativi e non positivi, tragici e non «comici». Cerchiamo quindi di studiare le implieazioni letterarie presenti nel primo sonetto della Vita Nuova, in modo da poter scoprire l'allusivita nascosta nei temi e nei motivi sviluppati da questo frammento lirico. Come ha osservato sinteticamente De Robertis nel suo commento ricciardiano: «II cuore dato in pasto all'amante e un topos della tradizione amorosa romanzesca piuttosto ehe lirica» 9 • Detto questo, lo studioso pensa ehe il suo lavoro di eommentatore sia finito; meutre si deve ancora indicare quale tradizione romanzesca venga qui coinvolta, e successivamente spiegare in ehe modo essa venga trattata e sviluppata. E necessario, in altre parole, procedere ad un'analisi intertestuale, facendosi magari guidare dal miglior lavoro prodotto in questi ultimi anni sull'argomento: la ricerca di L. Rossi sul cuore, «mistico pasto d'amore», condotta in ambito panromanzo 10 . 7 «Di voi lo cor e' ne porto, veggendo / ehe vostra donna Ja Morte chedea: / nodrlla d'esto cor, di cio temendo» (cf. CASSATA 1995: 102-3, anehe per la discussione di questo luogo controverso). s La tesi, oggi vincente, ehe il sogno costituisca il presagio della morte di Beatrice e difesa da SINGLETON 1968: 20ss.; altri interpreti, prevaricando sulla littera romanzesca, lo interpretano come allegoria apocalittica (cf. RIGO 1994: 17-8). 9 DE ROBERTIS 1980: 39. 10 Rossr 1982, a cui si rinvia anche per Ja bibliografia pregressa. Fra gli interventi recenti si ricorda V1NCENSINI 1991 e DouEIHI 1993; per la ripresa novellistica de! motivo si veda PrcoNE 1991: 334s.; per gli sviluppi successivi, fino a Stendhal, D1 MAro 1994. 6 Michelangelo Picone Abbiamo gia messo in evidenza il fatto ehe la funzione del sogno del cuore mangiato nel sonetto del giovane Dante e quella di dare una voce alla pulsione erotica del poeta. Attraverso la via onirica l'io manifesta il proprio desiderio di identificazione carnale con la donna amata, realizza la propria aspirazione alla comunione dei cuori e quindi alla fusione dei corpi. Le specificazioni addotte dalla razo prosastica, relative ai tre attori implicati nel sogno (Amore, l'io e la donna), servono appunto a rivelare la natura sensuale del desiderio dell'io. Nella prosa e detto ehe Amore appare avvolto «in una nebula colore di fuoco» (§3), mentre Beatrice si presenta «nuda», solo «involta in uno drappo sanguigno» (§4); l'io infine e rappresentato da «una cosa ehe ardeva tutta» (§5), cioe dal suo cuore. La nuvola di fuoco di Amore, il manto color sanguigno di Beatrice, e il cuore infiammato del poeta, sono tutte immagini oniriche ehe intendono tradurre la condizione psicologica in cui l'io si trova, ma vogliono anche e soprattutto qualificare il tipo di amore ehe l'io prova: un amore-passione destinato a una conclusione tragica, una fol'amor ehe non puo ehe condurre alla morte degli amanti. Ora, nel contesto letterario in cui opera il giovane Dante, questa particolare tipologia erotica, per la quale la pienezza dell'amore viene raggiunta solo al momento della morte, trova la sua realizzazione paradigmatica nella leggenda tristaniana: gli eroi eponimi della fol'amor romanza sono Tristano e Isotta. E questo, ci sembra, l'autentico modello secondo il quale il primo sonetto della Vita Nuova si costruisce. Piu ehe la vida e le razos di Guilhem de Cabestanh, piu ehe il Roman du Chastelain de Couci (la cui composizione e comunque di poco posteriore a quella del sonetto), e il fascinoso romanzo oitanico di Tristano l'intertesto privilegiato col quale Dante all'inizio della sua carriera poetica intende dialogare 11 • In effetti la vida trobadorica non fa altro ehe declinare il paradigma narrativo contenuto in uno dei frammenti del Roman de Tristan di Thomas (il cosiddetto frammento Sneyd 1); e Dante vuole confrontarsi con lo stesso archetipo romanzesco oitanico, piuttosto ehe con una della sue tardive riscritture. II frammento tristaniano di Thomas si riferisce al periodo della separazione degli amanti: Tristano si trova nella Piccola Bretagna, mentre Isotta e rimasta in Cornovaglia. La solitudine della regina, ehe non ha vicino il suo amante, e oltretutto aggravata dal fatto ehe i cortigiani di re Marco non perdono occasione per mettere in cattiva luce Tristano, per far circolare delle maldicenze sul suo conto. Isotta se ne sta dunque tutta sola nella sua camera, e per alleviare il suo dolore modula un triste canto d'amore 12 : 11 Rossr 1982: 112 privilegia invece l'intertesto occitanico: «... l'unica fonte ipotizzabile, per l'immagine de! cuore mangiato [nel sonetto dantesco], sono Je razos su Lo dous cossire [di Guilhem de Cabestanh]...». Sul Roman du Chastelain de Coucy si veda ora BABBI 1994. 12 Si cita secondo Ja lezione fissata da LECOY 1991: 44. Su questo episodio verte il brillante intervento di BAUMGARTNER 1994: 317-23. Presenze romanzesche nella Vita Nuova En sa chambre se set un jor e fait un lai pitus d'amur, coment dan Guiron fu surpris, pur l'amur de la dame ocis qu'il sur tute rien ama, e coment li cuns puis dona le euer Guiron a sa moillier par engin un jor a mangier, e la dolur que la dame out, quarrt la mort de sun ami sout. La reine chante dulcement, la voiz acorde a l'estrument; ! es mainz sunt beles, li lais buens, dulce Ja voiz, bas li tons. (v. 833-46) 7 Nel «lai pitus d'amur» (v. 834) Isotta trasferisce (esattamente come fara poi Dante nel suo sogno) tutte le sue aspirazioni e tutte le sue preoccupazioni amorose. Da questo punto di vista il lai cantato diventa una sorta di mise en abfme della storia narrata nell'intero romanzo. Nei pochi versi destinati all'affabulazione del «lai Guiron» troviamo cioecondensato il senso profondo di tutta la leggenda tristaniana. I personaggi del «lai Guiron» e del Roman de Tristan sono tre, come tre sono i personaggi coinvolti nel sogno di Dante: l'amante perfetto (Guiron, in cui si rispecchia Tristano, ma anche il protagonista della Vita Nuova), la «dame>> (v. 836), la donna amata (imago di Isotta, ma anche di Beatrice, almeno nella proiezione del desiderio dell'io), e il «cuns» (v. 838), il marito della donna (col quale si identifica il re Marco, non pero, come vedremo, il dio d'Amore del sonetto dantesco). II legame ehe Guiron stabilisce con l'oggetto del suo desiderio e un legame assoluto, ehe nessuna forza, umana o divina, riuscira a spezzare (v. 836s. ), ma dello stesso tipo el'amore ehe lega Tristano a Isotta, e Dante a Beatrice. E nello sviluppo di questo amore totale ehe il testo dantesco comincia a differenziarsi dal suo intertesto romanzeseo, finendo per opporsi decisamente ad esso nella conclusione. Se infatti l'amore conduce Guiron e Tristano ad una morte tragica (Guiron viene «pur 1'amur de la dame ocis» [v. 836], cosl come per amore morira Tristano), Dante inveee, avendo trasformato la sua fol'amor iniziale in amore spirituale finale, potra evitare la morte per amore e meritare al suo posto la vita: la visione della vera vita eterna. Nel lai cantato da Isotta e il marito, il gilos, ehe uccide Guiron, gli fa strappare il euore, e lo da da mangiare «par engin» (v. 840) alla moglie inconsapevole. Questo gesto crudele e anticortese del gilos subisce nel romanzo tristaniano una risemantizzazione in positivo; eil senso profondo e non la littera dell'azione omofagica ehe viene recepito da Thomas: la considerazione cioe ehe e solo con la morte ehe l'amante potra unirsi indissolubilmente con la donna amata. Il motivo del cuore mangiato assume cosl. nell'intertesto oitanico una doppia funzione: permette agli amanti di superare l'ostaeolo della separazione dei corpi, e al tempo stesso consente loro di sublimare l'amore attraverso la comunione dei cuori. Ma e preeisamente questa doppia funzione narrativa del motivo ehe 8 Michelangelo Picone anche Dante sapra recuperare nella Vita Nuova, soltanto proiettandola dalla terra al cielo, applicandola all'amore divino e non all'amore profano. Evidenti sono dunque le somiglianze ehe si instaurano fra il sonetto della Vita Nuova e il frammento del Roman de Tristan: somiglianze non solo al livello dell'intreccio narrativo, ma anche della situazione comunicativa. Sia nel romanzo di Thomas, sia nella Vita Nuova di Dante, il motivo del cuore mangiato viene presentato non come evento vissuto, ma come fatto cantato nel roman (il «lai Guiron»), e come fatto sognato nel libello. In ambedue i testi poi, questo motivo assume un chiaro valore prolettico (esso annuncia quella ehe sara la fine della storia principale), e una sicura rilevanza simbolica (esso racchiude il senso di tutta la storia). Altrettanto evidenti sono pero le differenze fra il testo italiano e la sua «fonte» oitanica. Bastera qui fissare meglio le tre differenze essenziali. La prima differenza riguarda la morte degli amanti. Mentre nel modello tristaniano l'amore di Guiron/ Tristano per la dama/ Isotta si puo realizzare solo con la morte violenta degli amanti, nel libello dantesco invece l'io realizza il suo amore per Beatrice non con la morte, ma con la vita: attraverso cioela prospettiva della vita eterna indicata dal transitus di Beatrice dalla civitas terrena a quella celeste. Nella Vita Nuova, infatti, la morte della donna (descritta, non come fatto accaduto, ma come evento immaginato, nel cap. xxm) non riveste il significato drammatico ehe aveva nel Tristan, non rappresenta una violenta rottura con la vita; essa condensa bensi il senso di una sublime apertura verso un'altra vita, una vita non umana ma divina. Con la sua morte Beatrice vuole insomma indicare al poeta la via da seguire per eternizzare il suo amore: un'eternizzazione ehe non sia di tipo metaforico, come quella consentita agli amanti di Cornovaglia (tramite la sepoltura insieme, e gli alberi ehe si intrecciano al di sopra della tomba), ma di tipo autenticamente simbolico (tramite il viaggio stellare dello «spirito peregrino», ehe ritrova Beatrice diventata creatura celeste). La seconda differenza fra il sonetto dantesco e il frammento romanzesco ela sostituzione del marito tradito e vendicativo con il dio d'Amore. Scompare cosi nel testo di Dante il personaggio tradizionale del gilos, e al suo posto viene messa una personificazione allegorica: la figurazione della stessa ipostasi amorosa. Qual eil risultato ehe Dante ottiene con questo avvicendamento? Soprattutto quello di trasformare il triangolo erotico romanzesco (all'interno del quale l'ostacolo da superare euna persona fisica) nel triangolo intellettivo della Vita Nuova, dove l'ostacolo non epiu costituito da un'entita fisica ma da un concetto astratto, non e una figura storica ma una figura retorica. La Vita Nuova diventa in tal modo un Bildungsroman: un romanzo ehe racconta l'avventura gnoseologica dell'io, la storia del viaggio ehe la mente deve campiere per risolvere il problema posto da «amore». Il poeta della Vita Nuova si veste pertanto dei panni del cavaliere arturiano, lanciato in una avventura conoscitiva ehe gia altri cavalieri (altri poeti) avevano tentato, ma ehe solo lui riesce per la prima volta a superare in modo definitivo. Presenze romanzesche nella Vita Nuova 9 La terza differenza fra il testo dantesco e il suo intertesto oitanico tocca la dinamica dell'azione, lo svolgimento dell'intreccio. Nella Vita Nuova il cuore del poeta viene dato da mangiare a Beatrice non con l'inganno («par engin»), come avviene nel romanzo tristaniano, ma «umilmente» (v. 13): con un gesto dunque non imperioso ma timido. Inoltre, si tratta di un cuore «ardente» (v. 12), tuttor vivo, e non privo di vita, addirittura cucinato, come nel Tristan. Beatrice infine, contrariamente all'eroina romanzesca ehe, inconsapevole del tragico pasto ehe le e stato imbandito, mangia di buon grado il cuore dell'amante, si mostra «paventosa», piena di sgomento e paura, nel mangiare il cuore dell'io ehe le viene offerto da Amore. Chiaramente queste variazioni nell'intreccio della fabula del cuore mangiato vogliono significare una distanziazione di Dante nel suo modello romanzesco. Se, come abbiamo gia detto, nel Tristan il motivo del cuore mangiato simbolizzava l'amore realizzato solo con, e dopo Ja morte, nella Vita Nuova invece assume una valenza per cosl dire terapeutica e catartica. L'azione omofagica, realizzata in una dimensione non reale ma onirica, viene compiuta da Beatrice non per dimostrarne il valor positivo, ma per svelarne tutta la carica negativa e distruttiva. Il pianto finale di Amore viene cosi a configurare l'avvertimento dato all'io a non lasciarsi trascinare dal fascinoso modello esistenziale tristaniano, e quindi a non arrestare la sua quete all'identificazione di amore e morte, al «Liebestod», ma a trovare dopo la morte dell'amata l'autentica vita dello spirito. Questo naturalmente l'io lo capisce solo dopo la rivelazione finale di Beatrice in gloria: solo allora avra Ja consapevolezza di aver trasformato lafol'amor non solo infin'amor, ma in amore divino. La Vita Nuova, ehe inizia con una «meravigliosa visione», il sogno enigmatico di Amore ehe da da mangiare il cuore del poeta a Beatrice, termina con un'altra visione, non piu enigmatica ma epifanica, destinata precisamente a chiarire il senso del misterioso sogno iniziale. E questa la visione ehe, scandita nei suoi momenti costitutivi (metaforico, simbolico e profetico) nei tre ultimi capitoli del libello, sigilla la quete amorosa dell'io: lo porta cioe alla scoperta del significato di tutta una cultura ehe si era identificata con la problematica amorosa 13 • E a questo punto finale dell'itinerario conoscitivo del giovane Dante ehe i «versi d'amore», e quindi la tradizione poetica dai trovatori a Cavalcanti, raggiungono il loro ambito di piena significazione. E da questa altezza ehe puo essere svelata la verita relativa alla imagery lirica romanza: verita ehe si affida alla prosa, alla «prosa di romanzi» appunto, per essere traghettata. 13 Per l'analisi degli ultimi capitoli della Vita Nuova, e per uno studio della tematica della peregrinatio, si rinvia a PrcoNE 1979: 129-92. 10 Michelangelo Picone Fra i due ultirni sonetti della Vita Nuova ehe potrernrno ora analizzare, quello contenuto nel capitolo XL (Deh peregrini ehe pensosi andate), in cui si affabula un'avventura ancora terrena, e quello del capitolo xu ( Oltre la spera ehe piu larga gira), lanciato invece nella definitiva avventura celeste, abbiarno scelto di leggere in chiave rornanzesca soltanto il prirno; anche perche in esso il gioco dell'intertestualita dantesca si rnanifesta in rnodo piu scoperto, e quindi per noi piu istruttivo. Anche per l'interpretazione di questo microtesto vitanovesco farerno reagire poesia e prosa: proiettererno cioe sulle irnrnagini poetiche del sonetto le luci del commento prosastico della relativa razo. Deh peregrini ehe pensosi andate, forse di eosa ehe non v'e presente, venite voi da sl lontana gente, com'a la vista voi ne dimostrate, ehe non piangete qnando voi passate per lo suo mezzo la eitta dolente, eome quelle persone ehe neente par ehe 'ntendesser la sua gravitate? Se voi restaste per volerlo audire, eerto lo eor de sospiri mi diee ehe lagrimando n'useireste pui. Ell'ha perduta la sua beatrice; e le parole eh'om di lei po dire hanno vertu di far piangere altrui. 4 8 11 14 Lo sfondo sul quale si svolge l'azione del sonetto e quello della «citta dolente» (v. 6). L'espressione riecheggia il passo scritturale, tratto dalle Lamentationes del profeta Gerernia, ehe era stato posto «corne entrata de la nuova rnateria» (xxx, 1) della Vita Nuova, cioe della terza parte «in rnorte» di Beatrice: «Quomodo sedet sola eivitas plena populo! faeta est quasi vidua domina gentium» (xxvm, 1). La «citta dolente» e dunque la civitas sola di cui parla Gerernia, e la citta abbandonata da Dio; nel caso particolare della Vita Nuova e la citta ehe «ha perduta la sua beatrice» (v. 12), ehe vive dolorosarnente nel ricordo della rnorte di Beatrice. Attraverso questa citta segnata dal dolore passano dei «peregrini» (v. 1), anch'essi «pensosi», contristati cioe, rna non per la rnorte di Beatrice di cui non sanno nulla (v. 7s. ), bensl per il ricordo delle persone ehe hanno dovuto Jasciare al rnornento di iniziare la loro peregrinatio (v. 2) 14. La tristezza dei «peregrini» e pertanto provocata da un'assenza relativa, rnentre quella del poeta e prodotta da un'assenza assoluta; se i prirni sono presi dalla rnalinconia (al loro ritorno in patria potranno rivedere le persone care), il secondo e colpito dalla nostalgia (non potra piu rivedere Beatrice ehe e rnorta). Evidente il significato superficiale del sonetto: il poeta vuole coinvolgere i «peregrini» nel suo dolore, vuole cornunicare loro il senso dell'assenza totale. E quanto troviarno nelle terzine: se voi dice il poeta ai t4 Si annuncia qui la grande apertura de! eanto vm de! Purgatorio, v. 1-6. Presenze romanzesche nella Vita Nuova 11 «peregrini» rimaneste ancora un po', io vi informerei della tragedia ehe ha colpito questa citta, vi parlerei della morte di Beatrice; cio ehe sicuramente provocherebbe il vostro pianto, e vi darebbe ragioni ancora piu gravi (di quelle legate alla vostra partenza) per essere tristi. Questo il senso litteralis trasmesso dal sonetto. L'incontro del poeta coi «peregrini» assume pero un senso piu profondo, quello allegorico rivelatoci dalla razo prosastica; senso di cui Dante non e ancora consapevole al momento di comporre il sonetto, ma ehe gli apparira chiaro al momento di scrivere il libello. Se sul piano della littera il poeta chiede ai «peregrini» di identificarsi col suo dolore, sul piano dell'allegoria sono i «peregrini» ehe invitano il poeta ad identificarsi con la loro condizione. La peregrinatio si impone cioe come la vera soluzione dell'impasse storica dell'io, come la conclusione definitiva della sua vicenda amorosa e conoscitiva. Ripetendo infatti l'itinerario dei «peregrini» (ehe sono in realta dei «romei» [§ 7] diretti versa Roma «per vedere quella imagine benedetta la quale Iesu Cristo lascio a noi per essemplo de la sua bellissima figura» [§ 1]), dirigendosi pero non versa la Roma terrena ma versa quella celeste, l'io non solo lascera il luogo dell'assenza per quello della presenza, ma nell'«imagine benedetta» di Beatrice scoprira la vera imago divina. I «peregrini» del capitolo XL diventano cosl i catalizzatori del senso ultimo del libello: essi annunciano metaforicamente il viaggio stellare ehe l'io, indossati i panni del peregrinus amoris, compira nel capitolo xu, raggiungendo Beatrice in gloria e concludendo felicemente l'avventura iniziata tanto misteriosamente con l'episodio onirico. Gia M. Scherillo, nel suo commento alla Vita Nuova del 1911, aveva individuato nel sonetto Deh peregrini le tracce di una memorizzazione dantesca del Cliges di Chretien de Troyes 15 . Il critico si limitava pero a notare delle somiglianze generiche fra il compianto per la morte di Beatrice nella «citta dolente» e l'analogo compianto per la creduta morte di Fenice nella citta di Costantinopoli (a riscontro della seconda quartina del sonetto egli citava i v. 5717ss. del romanzo oitanico). In realta la portata del richiamo intertestuale e molto piu vasta e profonda di quanto pensasse Scherillo. Dante infatti riprende dal Cliges non solo il motivo del cordoglio cittadino per la morte (vera o falsa ehe sia) della creatura piu bella del luogo, ma anche quello degli estranei ehe si trovano a passare dalla citta dimostrandosi ignari di quanto in essa e accaduto (cio ehe costituisce il nucleo narrativo centrale del microtesto dantesco). Prima di studiare il brano del Cliges implicato nel sonetto dantesco e forse opportuno fare qualche osservazione generale su questo romanzo di Chretien: sul suo sviluppo narrativo e sul suo significato culturale 16" Il Cliges nasce come 1s ScHERILLO 1911: 274; il riscontro veniva fatto contemporaneamente da COMFORT 1911; si veda anche NERI 1941: 223s. 16 Importanti sono a questo proposito le analisi di FRAPPIER 1969: 104-21 e di KÖHLER 1985: 193-249. 12 Michelangelo Picone romanzo a tesi: eon esso Chretien si propone di rispondere al Tristan di Thomas, il piu grosso sueeesso letterario degli anni sessanta del XII secolo. Da questo punto di vista il Cliges e stato appropriatamente definito eome l'anti-Tristan: esso rappresenta infatti la riserittura della fol'amor tristaniana fatta nella prospettiva della fin'amor; eonfigura la palinodia dell'amore ehe finisee tragieamente eon la morte degli amanti, nell'amore ehe si eonclude positivamente eon la vita degli amanti. La seelta operata da Dante del Tristan e del Cliges eome modelli romanzesehi per strutturare l'inizio e la fine del libello non poteva dunque essere piu oeulata. L'intreeeio romanzeseo del Cliges eonduce i suoi eroi a trovarsi nella stessa situazione in eui si erano gia trovati i personaggi del Tristan: Cliges, il protagonista del romanzo, si innamora infatti di Feniee, promessa sposa di suo zio Alis, il re di Costantinopoli; esattamente eome Tristano si era innamorato di Isotta, promessa sposa di suo zio Mareo, il re di Cornovaglia. La soluzione ehe pero Chretien offre dell'eterno problema posto dal triangolo erotico e drastieamente diversa da quella di Thomas: il matrimonio di Alis eon Feniee non verramai eonsumato (e questo grazie a un «boivre» magico, ehe da a Alis l'illusione di possedere la donna, mentre in realta abbraecia solo un'ombra), eio ehe eonsente a Feniee di tenersi pura e libera per Cliges. Per effetto del filtro Feniee evita cosi di eommettere lo stesso fatale errore di Isotta: quello di dividere il suo eorpo fra due uomini (il re Mareo e Tristano), pur dando il suo cuore a uno solo (Tristano). Feniee, apertamente eritieando questo eomportamento diIsotta, affermainveee ehe «qui a le euer, eil a le eors» (v. 3125): chi ha il suo euore, cioe Cliges, solo lui potra avere anehe il suo eorpo. Esemplare da questo punto di vista, il denouement romanzeseo della vieenda affabulata nel Cliges, a eui Dante si ispirera per ehiudere la narrazione della Vita Nuova. Come gli eroi tristaniani, anehe Cliges e Feniee realizzano il loro amore attraverso la morte e nella tomba: non pero la morte vera ma la morte apparente, e non propriamente nella tomba ma in un luogo attiguo alla tomba (ehe si presenta eome un meraviglioso locus amoris). Chretien utilizza qui il tema tristaniano della morte, ma gli attribuisce un signifieato del tutto nuovo. La morte infatti non e il fine vero cui gli amanti tendono, ma e un sempliee mezzo, un'astuzia degli amanti per superare l'ostaeolo ehe impedisee la piena affermazione del loro amore. Feniee assume le parvenze di morta 17 (ricorrendo ad un altro filtro magieo) solo per sottrarsi alla sua falsa vita matrimoniale con Alis, e per poter iniziare la vera vita d'amore eon Cliges. E proprio a questo partieolare momento della storia ehe si riferisce l'episodio del Cliges ripreso da Dante nel penultimo sonetto della Vita Nuova. Attraverso le vie di Costantinopoli, eosternata per la morte (da tutti ritenuta vera) della regina Feniee, si trovano a passare tre stranieri ehe, eome i «peregrini» del sonetto danteseo, non sanno niente del gravissimo lutto ehe ha eolpito la eitta. Contrariamente ai «peregrini» danteschi, essi si mostrano pero 17 Sul motivo della «morte vivante» e ancora fondamentale lo studio di HAUVETTE 1933 (per il Cliges si vedano le p. 100-08). Presenze romanzesche nella Vita Nuova 13 curiosi di conoscere la causa di tanto dolore e di tanta disperazione. l tre stranieri del Cliges chiedono infatti informazioni ai cittadini di Costantinopoli, ehe cos'i rispondono 18: «Dex, seignor, don nel savez vos? De ce devroit ansanble o nos Desver toz ii mondes a tire, S'il savoit lo grant duel et l'ire, Et le domage, et la grant perte Qu'an cest jor nos est aoverte. Dex, dom estes vos donc venu, Que ne savez qu'est avenu Or endroit an ceste cite? Nos vos dirons Ja verite, Car aconpaignier vos volons Au duel, de coi nos nos dolons. (v. 5753-64) Gli stranieri del Cliges vengono dunque informati dai cittadini di Costantinopoli della terribile perdita ehe essi hanno dovuto subire, la morte della loro regina, cos1 come i «peregrini» della Vita Nuova vengono informati dal poeta della morte di Beatrice. Sia il discorso dei cittadini, sia le parole pronunciate dal poeta, vogliono trasmettere il grande dolore causato dall'assenza irreparabile di quella ehe era la regina (vera o metaforica) del luogo, Fenice e Beatrice; e dovrebbero suscitare il pianto anche negli occasionali visitatori, rispettivamente nei tre stranieri e nei «peregrini». Ma ne i tre stranieri ne i «peregrini» sembrano essere toccati dal cordoglio generale ehe ha preso la citta. Le ragioni di un simile distacco sono peraltro profondamente diverse. Gli stranieri del Cliges non sono mossi dal dolore per il fatto ehe essi sono in realta dei medici provenienti da Salerno, e hanno capito subito ehe Fenice finge di essere morta; solo ehe questa loro convinzione scientifica non riescono a provarla e a farla accettare dai cittadini, finendo col pagare di persona la loro incredulita. I «peregrini» della Vita Nuova, invece, non sembrano partecipare al dolore della citta e del poeta perche presi dal desiderio di portare a compimento la loro quete spirituale, perche ansiosi di giungere a Roma dove potranno veder impressa nel velo della Veronica l'immagine di Cristo. Mentre il tentativo dei tre medici del Cliges di smascherare la falsa morte di Fenice fallisce (essi vengono addirittura defenestrati dalle dame di corte), il tentativo dei «peregrini» della Vita Nuova di indicare la via per superare l'impasse della vera morte di Beatrice e coronato da successo. D'altro canto, se Fenice, esaurito l'effetto del filtro ehe la faceva apparire morta, puo concludere la sua quete amorosa con Cliges in un meraviglioso locus amoenus, il poeta della Vita Nuova conclude la sua quete, non piu erotica ma conoscitiva e spirituale, nell'autentico Paradiso cristiano. Muta cos'i, passando dal romanzo cortese di Chretien al romanzo cristiano di Dante, dal Cliges alla Vita Nuova, il senso della morte: una morte ehe ha perduto la 1s Si cita secondo l'edizione MrcHA 1970: 175. 14 Michelangelo Picone carica distruttiva del modello tristaniano, per acquistare una valenza tutta positiva. Se da una parte la morte apparente di Fenice conduce gli amanti del Cliges alla piena identificazione del loro amore terreno, del loro eros, dall'altra parte la morte vera di Beatrice avvia gli amanti della Vita Nuova alla piena identificazione della natura divina del loro amore umano, alla trasformazione dell'eros in caritas. Zürich Michelangelo Picone Bibliografia BABBI, A. M. (ed.) 1994: [JAKEMES], Il romanzo del Castellano di Coucy e delta dama di Fayel, Parma BALDELLI,I. 1976: «Sul rapporto fra prosa e poesia nella Vita Nuova», Rassegna della letteratura italiana 80: 325-37 BARBI,t,1./ !vlAccrNr,F. 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