Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
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1996
551
Kristol De StefaniStudi Testuali 3, Alessandria ( dell'Orso) 1994
121
1996
P. Gresti
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Besprechungen - Comptes rendus 217 senta, a fin de poder verificar el grado de funcionamiento de su construcci6n temporal (con los criterios de «ascendance/ descendence»). Corno ultima conclusi6n, la que cierra el libro: «Le recit permet a tout moment au sujet d'actualiser une image sinon coherente du moins tendant vers la cohesion de ce qu'il a ete a travers ce qu'il a fait, image a laquelle il s'identifie et sur laque! le il s'appuie pour conquerir son futur. Le recit est translation temporelle, recuperation qui permet la projection» (179). La Narrativite, en suma, es un libro que pertenece a ese segundo momento de investigaci6n posibilitada por los cauces que Ja narratologfa francesa habfa abierto en los afios sesenta fundamentalmente. Lo mejor de este volumen: la exploraci6n que ofrece sobre la identidad temporal en que se apoya todo relato, dimensi6n que es fundamentalmente lingüistica como recuerda, una y otra vez, J. Bres. Por ello, el acto narrativo es una «mise en intrigue» del pasado en el presente de Ja interacci6n verbal, proceso por el que el relato construye el sentido. F. G6mez Redondo * Studi Testuali 3, Alessandria (dell'Orso) 1994 Questa raccolta, ehe costituisce il terzo volume della collana «Scrittura e scrittori», inaugurata nel 1984, e aperta dall'articolo di MASSIMO BONAFIN «Note di filologia e critica sul testo di Trubert. A proposito di due nuove edizioni» (7-14). In esso l'autore mette a confronto Je due ultime edizioni del divertente testo di DourN DE LAVESNE, quella a cura di CARLO DoNA, pubblicata a Parma nel 1992, e quella di Luciano Rossi, pubblicata a Parigi nello stesso anno (e ! 'ultimo testo del volume dedicato ai Fabliaux erotiques 1 ). Bonafin analizza puntualmente i luoghi del testo nei quali le due edizioni divergono, mettendo cos1 in luce la diversita di impostazione filologica, dettata anche dalle differenti scelte editoriali: mentre, infatti, Rossi stampa un testo critico proprio, Dona riutilizza quello di Guy Raynaud de Lage, affidando solo alle note, e qualche volta alla traduzione, «i frutti del suo acume filologico» (13). Nell'articolo «Ecdotica minima rolandiana» (15-30) il compianto GroRGIO CmARINI illustra i possibili, minimi, ritocchi sul testo della Chanson de Roland magistralmente, e definitivamente (a meno di nuove acquisizioni manoscritte), stabilito da Cesare Segre; i luoghi d'intervento sono 35, ma questo saggio e solo la prima parte di un piu ampio studio. Vediamo qualche esempio. Al v.8 «Mahumet sert e Apollin reclemeit», Chiarini propone di ristabilire la forma reclaimet < RECLAMAT, poiche in afr. -aie l'esito normale di A tonica libera davanti a nasale (e offre a confronto il v. 2044, dove e appunto conservata questa forma). In effetti, e il commento dello studioso, «nei testi poetici gli elementi oggettivi deducibili dalla rima ... o ... dall'assonanza si devono ... restituire, anche se non possono autorizzare ad esperire un ripristino integrale» (22). Al v.39, «Serez ses hom par honur e par ben», honur, della cui autenticita dubitava anche Segre, va corretto con amur, come testimoniato da! ms. V 4. Per il v.141, «Sa custume est qu'il parolet a leisir», Segre proporrebbe, per sanare l'ipermetria, di espungere Ja -t di parolet, con conseguente sinalefe. In realta, il «contesto sintattico ... postula il verbo non all'indicativo ma al congiuntivo, quindi non parolet ma parolt» (24). Al v.314 «Co est Beldewin, c;:o dit ki ert prozdoem», «Ja parentetica ... sembra proprio una zeppa» (25), e in effetti si potrebbe correggerla, con l'aiuto del ramo ß della tradizione manoscritta della Chanson, in s'il vit. Per 1 Fabliaux erotiques. Textes de jongleurs des xn e et xrn e siecles, edition critique, traduction, introduction et notes par LucrANO Rossr, avec Ja collaboration de RICHARD STRAUB, Paris 1992. 218 Besprechungen - Comptes rendus ehiudere eitiamo ! 'es. de! v.930, «Jamais en te[st]e ne porterat eurone»: la eorrezione dell'attestato tere, aeeettata da Segre, sarebbe in qualche modo eonvalidata da! ramo y, ehe ha ceflchief, ma seeondo Chiarini, e erediamo eh'egli non abbia torto, si tratta di una banalizzazione, eonsiderando anehe il fatto ehe al v.2030 e'e Jamais en tere eon il signifieato di «mai al mondo», ehe ealzerebbe benissimo anehe qui. Nonostante l'affermazione programmatiea dello serittore rumeno Mireea Eliade, seeondo la quale «serivendo si dimentiea tutto quel ehe si sa», l'analisi eondotta da MARCO CuGNO, «Interferenze folclorieo-mitologiehe e letterarie nella narrativa fantastiea di Mireea Eliade (Jl serpente)» (31-49), dimostra ehe «non puo esistere una vera soluzione di eontinuita» (49) tra lo studioso e lo serittore. Ne! romanzo Il serpente, inoltre, seritto di getto, e senza speeifieo rieorso all'abbondante materiale folclorieo-mitologieo di eui pure l'autore disponeva, nel 1937, si svela, per quel ehe riguarda almeno il simbolismo dell'isola, la signifieativa, ed anzi determinate presenza dell'opera narrativa di Mihai Emineseu. GruSEPPE NoTo, in «Aneora sull' ,autoeoseienza> del giullare e i giullari nei fabliaux» (51-73), ampliando uno studio preeedente (de! 1993), indaga sia sul personaggio-giullare nei fabliaux, in relazione a Jouglet e Le jongleur d'Ely, sia sull'«io narrante» nei testi Le chevalier qui fit ! es cons parler, Li sohaiz des vez, Li fabliaus de Coquaigne e Du prevoire qui menga les meures. In partieolare, merita qualche parola il eommento di Nato al v.8 de! fabliau Le chevalier qui fit ! es cons parler (per il quale viene presa l'ed. di CHARMAINE LEE, Il falcone desiderato. Poemetti erotici antico-francesi, Milano 1980). Infatti, la lettura «Quant il oent bons fableaus lire» («se aseolta dei buoni fabliaux», trad. Lee), offre l'oeeasione allo studioso di glossare ehe in questo versa e'e «una signifieativa indieazione su quelle ehe, per l'autore de! nostro testo, sono le eonerete modalita eomunieative del genere fabliaux: e'e infatti un ehiaro aeeenno all'aseolto da parte di un pubblieo di una lettura» (57, il eorsivo e mio). Di fatto, ! 'ultima edizione di questo fabliau (vedi Nl) ! egge il versa in modo differente: «se il ooent bon flabeau dire», eon esclusione di ogni riehiamo alla lettura. L'apparato di Rossi non riporta varianti per il v.8, e dunque non sappiamo se lire e un errore di stampa dell'edizione Lee, o se si tratta di variante eontenuta in un eodiee non preso in eonsiderazione da Rossi: ma anehe in questo easo, erediamo, si tratterebbe di una lezione di poeo conto, perehe ! 'ultimo editore ha fondato il suo testo «sur le ms. D ..., aussi bien qur sur A, B, C et E, en negligeant ! es remaniements de I et de M» (199). Questo esempio puo servire per sottolineare l'importanza di avere un testo eritieo fidato sul quale basarsi per ogni tipo di interpretazione. Un'opera letteraria, si sa, e suseettibile di sempre nuove interpretazioni e di sempre piu approfonditi seavi, e questo in misura direttamente proporzionale all'eeeellenza de! suo autore. SANDRO ORLANDO da un'ulteriore dimostrazione di eio applieandosi ad uno dei piu noti, e dunque meglio studiati, passi della Commedia dantesea («Suggestioni intertestuali in Inferno V 127-29», 75-79). 11 retroseena letterario dell'ineipiente passione tra Paolo e Franeesea potrebbe essere nientemeno ehe il passo del! 'Historia calamitatum dove Abelardo della cui Introductio in theologiam sono stati trovati signifieativi eehi nel poema parla de! momento in eui l'amore per Eloisa toeea il suo eulmine. Anehe a preseindere da altri eontatti (cf. ad es. «... seeretos reeessos, quos amor optabat, studium leetionis offerebat»; «apertis itaque libris», eee.), il seeondo emistiehio de! v.129 «sanza alcun sospetto» sembrerebbe, in partieolare, da leggere alla luee della frase «quoque minus suspieionis heberemus»: Dante vuole forse solo dire, al di la delle molte interpretazioni ehe il verso ha suseitato, ehe nessuno di eoloro ehe stavano vieini a Paolo e Franeesea poteva sospettare di loro. Se questa ipotesi e eorretta, il Buti non aveva torto a eommentare «non aveano sospetto d'essere eompresi da alcuno». La lingua utilizzata dal trovatore Gavaudan non puo essere loealizzata nella regione d'origine de! poeta, il Gevaudan, ma generieamente nel territorio ehe eomprende il tolosano, il Querey, la zona albigese e il Rouergue: sono queste le eonclusioni alle quali arriva Besprechungen - Comptes rendus 219 MAX PFISTER nel saggio su «La lingua di Gavaudan: i. mezzi linguistici per loealizzare un trovatore» (81-91). Ci sono, infatti, aleuni tratti earatteristici della lingua poetiea de! trovatore indagata a partire dalle parole in rima, ehe offrono una fonetiea piu sieuramente originale ehe porterebbero ad escludere il Gevaudan: la -i finale alla 1 a persona sing. dell'indieativo presente, il perfetto debole in -ec anziehe in -et, il pronome personale nella forma me anziehe mi. E evidente, eomunque, ehe l'analisi della lingua di un trovatore e sempre un'operazione piuttosto delieata, perehe i dati in nostro possesso sono falsati, in misura maggiore o minore, dalla patina linguistiea ehe ogni eopista ha sovrapposto all'idioma originario di eui il poeta si e servito. Lo studioso deve inoltre «eonsiderare l'influenza della tradizione letteraria» (83), ehe puo aver spinto il trovatore ad abbandonare eerti tratti fonetiei tipiei de! suo proprio dialetto. I dati sui quali si e basato Pfister, oltre a quelli gia rieordati, sono: la grafia -geome risultato di -cT-, Ja sineope -erc/ -erga < -INicu/ -INICA e i plurali in -agl-ug. Con il eontributo di AuRELIO RoNCAGLIA («Sorrabar», 91-94), inveee, ei spostiamo in area portoghese. Al v.4 di una delle cantigas ehe Pero Gareia Burgales ha dedieato a Maria Negra, e'e la forma sorrabedes, non eompresa e di eonseguenza variamente eorretta dagli editori: in realta si tratta della 2 a persona plur. de! eongiuntivo-esortativo de! verbo sorrabar, attestato in quasi tutti i dizionari (<so+ rabo, a sua volta < lat. RAPUM, nell'aeeezione traslata di «eoda», o anehe «eulo»). Nel eontesto poetieo indagato, non eerto alieno da oseenita, il verbo signifieherebbe «menear el rabo»: «fuori di perifrasi ... Pero Garcia vuole "essere eavaleato"» (94) dalla ben talhada Maria. Rimaniamo nella penisola iberiea, ma ei spostiamo in Spagna eon ALDO RuFFINATTo, il eui intervento e eentrato su «La <semiotiea filologica, eome seienza letteraria (un approeeio ispanieo)» (95-114). Partendo dalle eonsiderazioni fondamentali di Cesare Segre a proposito della interazione tra semiotiea (applieata ai testi letterari) e filologia (intesa in particolare come eritiea del testo), Ruffinatto mostra eome il criterio «semiofilologico» (come lo ehiama a p.97) possa dare frutti difficilmente raggiungibili per altra via nella soluzione di partieolari problemi legati al testo letterario. I criteri semiotiei della narratologia, ad es., potrebbero essere d'aiuto nel dirimere l'annosa questione della supposta, ma da alcuni fortemente negata, doppia redazione del Libro de Buen Amor, come potrebbero permettere di individuare precise lacune in passi de! Quijote di Cervantes variamente martoriati dagli editori (cf. l'esempio dal cap. XIX della Prima Parte, p.102ss.). «L'azione combinata di semiotica e filologia puo rivelarsi estremamente vantaggiosa anche nel easo dei rapporti fra testo e modelli» (104), dunque nell'indagine intertestuale viene fatto l'esempio dei rapporti tra il Pastorcico di San Juan e la versione profana dello stesso (p.104ss.) -, ed anche nell'approccio a tradizioni contaminate. LucIANA BoRGHI CEDRINI, «Per una lettura continua dell'837 (ms. F. Fr. Bibl. Nat. di Parigi): il Departement des livres» (115-66), si occupa di un eodice molto importante, quanto poco studiato: 1'837, appunto, della Biblioteca Nazionale di Parigi. Si tratta di un ms. curato nella confezione, pur se non di lusso, ragguardevole non solo per Ja quantita, ma anche per la qualita testuale dei componimenti ehe trasmette. Si tratta di uno di quei libri medievali ehe si presentano come una vera e propria «biblioteca» (119): riunisce «generi brevi d'esereizio giullaresco», ed e stato messo assieme o per un giullare, perche «potesse trarne un ampio repertorio di veloce eseeuzione», oppure per un amatore, perche «vi trovasse un ampio surrogato librario di quelle esecuzioni» (ib.). Per un testimone di tal fatta si rivela quanto mai profieua la lettura continua, non desultoria, per generi o autori, in quanto «la prassi de! prelievo diseontinuo ... rischia ... di farei disconoscere le modalita di consumo» previste dal compilatore per alcuni dei pezzi inclusi nella raccolta (121). Significativamente paradigmatico a questo proposito e il poemetto adespoto Departement des livres, nel quale un eiere racconta al pubblico la dispersione dei suoi libri personali in varie citta della Francia a causa delle continue perdite al gioco (de! testo viene data una 220 Besprechungen - Comptes rendus nuova edizione alle p.123s.; i v.27-30 sono riportati due volte per errore tipografieo). La biblioteea de! clerc diventato giullare non e immaginaria, perehe eontiene «titoli d'effettivo interesse didattieo e/ o liturgieo-devozionale» (139), e rappresenta una sorta di biblioteea neeessaria a eonseguire la clergie. Nemmeno l'abbinamento dei libri alle 28 eitta ehe il clericus vagans diee di avere toeeato nel suo, peraltro piuttosto eaotieo, tour de France e easuale, poiche si tratta sempre di sedi seolastiehe rinomate, quale piu, quale meno, nel Medio Evo. Ma l'osservazione veramente interessante e ehe seaturisee, appunto, dalla lettura eontinua del libro medievale e ehe 1'837 fa seguire il Departement da due testi ehe sembrerebbero ad esso strettamente legati: si tratta di una Gengle au ribaut eon relativa Contregengle (anehe di questi eomponimenti viene data l'edizione: si vedano, rispettivamente, le p. 143-47 e 151-55). La Gengle, in effetti, opera di un giullare ribaut, rappresenta il duro attaeeo, da parte di un professionista della performance di piazza, al clerc improvvisatosi jongleur, mentre la Contregengle sarebbe la eontrorisposta del clericus, predieatoria e moralistiea, quindi ben eontrapposta ai toni giullareseamente sgangherati dell'interloeutore. Insomma, i tre testi ehe il eompilatore dell'837 ha eopiato uno di seguito all'altro sarebbero tre «mimi» giullaresehi, nei quali vengono recitati due tra i ruoli piu importanti delle rappresentazoni di piazza nel Medio Evo: il ehierieo e il giullare. P. Gresti * GEROLD HrLTY (ed.), Actes du xx Congres International de Linguistique et Philologie Romanes. Universite de Zurich (6-11 avril 1992), 5 vol., Tübingen/ Basel (Franeke) 1993 0. Les romanistes sauront gre a Gerold Hilty de leur avoir livre un an seulement apres les avoir reunis a Zurieh de meme qu'a un prix tout a fait abordable! - ! es Aetes du xx e Congres International de Linguistique et Philologie Romanes 1 . C'est une pratique d'edition innovatriee qui a ete retenue: les tapuserits des differentes eommunications ont ete reunis par les presidents de seetion, puis imprimes tels quels. Ce proeede, qui a rendu possible la parution extremement rapide de l'integralite des einq volumes, sera notamment apprecie par ! es jeunes ehereheurs, dont la earriere depend souvent de la publieation de leurs premiers articles. L'ineonvenient en est que ! es editeurs sont obliges de s'en remettre a l'exaetitude des auteurs en ce qui eoneerne la presentation (non seulement) materielle des textes. On est malheureusement frappe par le peu de soin qui a ete apporte a la presentation d'une partie non negligeable des eontributions: on releve des pages ineompletes, des renvois bibliographiques errones ou inexistants, une plethore de fautes de frappe et de fautes de langue, enfin la typographie et ! es notations laissent souvent a desirer. Apparemment, les marques typographiques utilisees communement pour marquer ! es differents niveaux de l'analyse linguistique ne sont pas maitrisees par l'ensemble de la communaute seientifique, a moins qu'elles soient eonsiderees eomme superflues 2 • De plus, le leeteur est mal a l'aise faee aux (nombreuses) eommunieations qui ne speeifient pas, ni dans le titre ni dans le texte, la ou les langue(s) qu'elles abordent. Et on aurait souhaite que ! es auteurs situent davantage leur propre reeherche a l'interieur de la linguistique romane. D'une maniere generale, ! es pages dont on retire l'impression d'un eertain manque de professionnalisme abondent. Mais la eompilation n'a pas que des ineonve- 1 On peut regretter que ! es diseussions n'aient pas ete reproduites, bien qu'elles fassent une timide apparition ya et Ja (par exemple IV, 46 N6). 2 On est neanmoins en droit de demander aux auteurs d'eviter ! es contresens; ainsi «Ne! napoletano ... e usato il tipo formale» (rv, 397) doit etre lu «Ne! napoletano ... e usato il tipo rformale 7 ».
