Vox Romanica
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0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
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1996
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Kristol De StefaniEMANUELE BANFIIGIOVANNI BONFADINI/PATRIZIA CORDIN/MARIA ILIESCU (ed.), ltalia Settentrionale: Crocevia di ldiomi Romanzi, Atti de! convegno internazionale di studi (Trento, 21-23 ottobre 1993), Tübingen (Niemeyer) 1995, XIII+ 372 p.
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1996
P. Tekavčić
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236 Besprechungen - Comptes rendus Mais, a partir du xm c siede, il y a aussi le phenomene des «romans farcis», ou sont juxtaposees parties narratives et citations lyriques: MARIA CARLA BATTELLI (181-95) examine le premier exemple d'un tel roman, le Guillaume de Dole de Jean Renart. L'intrusion de moments d'oralite dans le recit est le sujet de deux contributions. M. BRUNA CuEVAS (211-24) examine comment est representee dans les romans Ja lecture d'une lettre ecrite. ELLEN SAKARI (369-81) analyse ! es interventions d'un «je» extradiegetique comme manifestation d'un auteur-narrateur dans le Charroi de Nfmes, structure qui souvent a ete interpretee comme residu de Ja transmission orale des chansons de geste devant un public d'auditeurs. Aux «confins» de l'ecriture narrative se situe aussi la contribution de MARIA Dr NoNo (251-64), qui analyse un texte didactique, le Chevalier De. L'opposition entre vers et prose, la troisieme problematique, est au centre de l'artide de B. RrnEMONT (339-52). L'alternance entre ces deux formes a joue un röle primordial dans Je debat sur Ja 'verite' du discours narratif, le vers ayant ete interprete comme porteur de discours fictionnel, Ja prose comme 'signe' de la veracite du recit. Ribemont montre que le discours scientifique connait un autre systeme de connotations et que ce systeme change du xn e (Alexandre Neckam) au xm c siede (Gossuin de Metz). Le vers est indice d'un 'retard' dans ! 'Escanor de Girart d'Amiens, l'un des derniers romans arthuriens en vers, ecrit a une epoque ou Ja prose domine depuis longtemps dans ce domaine. R. TRACHSLER (399-412) montre qu'il s'agit en fait d'un retard, puisque Girart connaissait ! es romans en prose et en utilisait ! es elements, mais sans en percevoir l'originalite. L'approche traditionnelle, qui a analyse le roman seulement dans une optique 'diachronique' en le situant dans la tradition de Chretien de Troyes, n'a pas reussi a deceler cette particularite. Plusieurs contributions se situent hors du cadre defini par les problemes precites: p.e. LJILJANA MATIC (299-309) sur la version serbe du Barlaam et Joasaph, GrorA PARADISI et ARIANNA PuNZI (321-37) sur un fragment d'une traduction italienne du Tristan en prose, recemment decouverte a Todi, ELVIRA FrnALGO FRANCISCO (265-76) sur ! es versions d'un mirade de la Vierge qu'ont proposees Gautier de Coincy, Alphonse Je Savant et Berceo (a propos de Berceo, cf. aussi H. GurTER, 291-98), PATRIZIA Mrcozzr (311-20) sur ! es procedes narratifs du Libro de Apolonio et de l'Eneide lors de l'episode du naufrage du protagoniste, MARIA TERESA BROCARDO (197-210) sur les manuscrits de la Cr6nica do Conde D. Pedro de Meneses de Games Eanes de Zurara. Signalons enfin Ja contribution de P. F. DEMBOWSKI (225-49), qui s'insere dans le debat sur la pratique editoriale et Ja notion de texte/ manuscrit sur laquelle elle se base. Ce debat a ete relance recemment par quelques publications, dont quelques-unes tres controversees 12. La prise de position de Dembowski, qui s'appuie sur son experience editoriale, est remarquable et merite un interet particulier. Eva Büchi/ Maria Selig * EMANUELE BANFIIGIOVANNI BoNFADINIIPATRIZIA CORDIN/ MARIA IuEscu (ed.), ltalia Settentrionale: Crocevia di ldiomi Romanzi, Atti de! convegno internazionale di studi (Trento, 21-23 ottobre 1993), Tübingen (Niemeyer) 1995, xm + 372 p. 1. Il convegno i cui atti raccoglie il presente volume e stato ideato dalla nota linguista romena Maria Iliescu e organizzato da piu col! aboratori (Note introduttive, xm). Il titolo non corrisponde completamente, perche si tratta non tanto di incroci quanto di stratificazione, e precipuamente di componenti italo-romanze. Alcuni contributi, presentati o solt- 12 II faut ajouter a la riche bibliographie de Dembowski Je numero special de Speculum 65,1 (1990) sur la «New Philology», edite par S.NICHOLS. Besprechungen - Comptes rendus 237 anto annuneiati, non vi sono inclusi; quelli pubblieati sono 28 (1-365), preeeduti da! sommario (v-vn) e dalle Note introduttive (rx-xm) e seguiti dall'indiee dei nomi (367-72). La nostra reeensione si eoneentra sui eontributi ehe riteniamo di partieolare interesse, presentando gli altri eertamente non meno importanti per ragioni di spazio in forma abbreviata. 2. Lo studio di GrovAN BATTISTA PELLEGRINI (Jl cisalpino e il retoromanzo, 1-13) traceia il quadro della romanizzazione dell'Italia cisalpina, ribadendo l'assenza di stanziamenti antichi nelle aree retoromanze e la searsita di earatteri retoromanzi comuni. Spostando la linea di W. v. Wartburg un poco a sud, l'autore propone di aggiungere alle isoglosse il lessico e l'intonazione (10); si sofferma poi sulle idee di Carlo Battisti, per terminare eon alcuni paralleli tra la Cisalpina e eerti altri domini. Si potrebbe osservare, se ee ne fosse bisogno, ehe il lessieo non e di primaria importanza nelle classifieazioni; quanto poi all'intonazione, per quel ehe ei eonsta, e Ja prima volta ehe questo importante elemento prosodieo venga adoperato come isoglossa, ma resta il problema di sapere se una intonazione settentrionale en bloc si possa opporre ad un'altra, eentromeridionale altrettanto en bloc. Anehe nel presente studio del Nostra si avverte il sentimento di ineomprensione (cf. Gsell in «Ladinia» xvr, p. 218s.) e una eerta minimizzazione degli opponenti (quasi «non addetti»). 3. ALBERTO ZAMBONI, nel eontributo Per una ridefinizione del tipo alto-italiano cisalpino (57-67), presenta uno sguardo generale sulla classifieazione romanza e le reeenti rieerehe morfosintattiehe, opponendo alla bipartizione wartburghiana una divisione piu artieolata. L'autore propone due criteri voealiei: 1) la distinzione tra posizione forte (sillaba toniea e aperta; p. 59) e posizione debole (altri eontesti fonetiei), con sviluppi ulteriori; 2) la palatalizzazione delle velari davanti ad / a/ , eollegata eon l'anteriorizzazione di questo fonema in vari idiomi romanzi. Certi fatti linguistici permettono una divisione della Romania non piu orizzontale ma vertieale (nord sud). In eonclusione si ribadiseono i fattori storiei e sociolinguistiei ed il earattere unitario speeifieo della latinita eisalpina. Osservazioni: 1) Se il dalmatieo e difficile da inserire in quello ehe l'autore definisee continuum romanzo (p.58 N4), qualcosa eon quest'ultimo eoneetto non va bene, visto ehe il dalmatieo ovviamente dovrebbe poter entrare in una tale eategoria (in genere, la tipologia, oggi tanto di moda, non e s p i e g a z i o n e ne l'evoluzione linguistiea tende teleologicamente a ereare determinati tipi stabiliti a posteriori). 2) A spiegare l'evoluzione delle vocali finali nell'istroromanzo non basta la dieotomia posizione forteldebole, perehe la sostituzione -e > -o rieorre anche in posizione forte: infatti, altre a PLACET > pjas, -TÖRE > -dur (anche -dar), -E(N)SE > -iz (anehe -ez), esiti eitati dall'autore, si hanno pure LEGIT > lezo o l�zo, mai *lez, vfoET > vido o vedo, mai *vid, *ved, CLAVE > cavo, mai *cav e via dieendo. L'apoeope segue dunque le norme venete e la differenza tra -TÖRE > -dur, -dar e TURRE > turo, toro presuppone la continuita di una voeale (probabilmente uno sva) dopo geminata, dunque una degeminazione relativamente seriore. 3) A proposito dell'apertura vegliota / e > a/ in sillaba ehiusa, secondo l'autore mai osservata «in questa luee» (60), il sottoseritto si permette di citare quanto detto in «BALM» 13-15 (1971-1973) e piii. tardi in «Abruzzo» 20 (1982). 4) Se / ka > ca, ga > ga/ in franeese postula un previo allungamento della / a/ in / a: / , come si spiegano CALDU > chaud, CAUSA > chose, GAUDIU > joi(e) eee.? La palatalizzazione presuppone la eonservazione di / aw/ , dunque deve essere relativamente antica e non dovuta ad estensioni ulteriori. 4. FLAVIA URSINI (Sistemi linguistici in competizione sulla costa adriatica orientale: il veneto-dalmata tra gli idiomi romanzi e non romanzi dell'area balcanica in eta moderna, 179-88) esamina la posizione e le caratteristiche del veneto in Dalmazia, principalmente nel seeondo dopoguerra. Anehe se parlare di agonia, catastrofe, tragedia e certamente esagerato (e non privo di ehiari eonnotati extralinguistici! ), la seomparsa del veneto «de Ja da mar» in Dalmazia oggi e un fatto. Dopo uno sguardo sulle eondizioni precarie di questa 238 Besprechungen - Comptes rendus regione (ma non valide per l'eta moderna! ), l'autrice discute (in base a tre corpora, da! 1875 al 1986) certi tratti fonetici, morfologici e sintattici, confrontando anche le conservazioni locali alle innovazioni veneziane. La conclusione minimizza l'influsso slavo ( = croato), mentre a noi pare ehe, ad esempio, la generalizzazione de! riflessivo se e la nonconcordanza dei tempi possano essere dovuti principalmente all'adstrato croato. 5. MAX PFISTER firma il contributo Dal latino delta Gallia cisalpina agli idiomi romanzi dell'Italia settentrionale (189-217), ehe si dedica alla tarda antichita e al primo medioevo (da! IV, soprattutto vrn, fino al xn sec.). Alla discussione di determinati lessemi segue una rassegna dei fatti fonetici e morfologici e un altro manipolo di voci, con ricca documentazione. La formazione linguistica della Gallia cisalpina (unitaria dapprima, non piu verso la fine dell'antichita) risulta da piu fattori: evoluzione indigena, superstrato germanico, influsso di Bisanzio (Romagna, Aquileia), orientamento delle sedi ecclesiastiche. Una delle conseguenze e l'isolamento, anche reciproco, delle tre future aree retoromanze (205). Nei secoli x-xI l'Italia settentrionale mancava di un centro ehe potesse impedire la frantumazione linguistica posteriore (205s.). 6. Lo studio di GLAuco SANGA e SERENELLA BAGGIO si intitola Sul volgare in eta longobarda (247-60) e ci offre un interessante profilo della latinita de! detto periodo. La nascita dell'italiano va spostata dal tradizionale anno 960 al VI secolo. II latino longobardo, denominato volgare italico, non si distingue quasi dalla latinita barbarica (ehe e la prima reazione ai volgarismi), meutre si oppone nettamente al latino volgare (dalla prima provengono i registri alti dei volgari italiani, dal latino volgare discendono invece i dialetti). Gli autori esaminano tre brevi testi altomedievali, propongono una nuova interpretazione dell'Indovinello Veronese e sottolineano l'importanza dei testi giuridici e l'unita amministrativa e culturale in genere dei domini longobardi, ehe si riflette nell'uso linguistico. 7. GruuA MASTRELLI ANZILOTTI traccia nell'articolo I dialetti dell'alta Val di Sole (15- 23) il limite fra le due parti della valle esaminando certi fatti fonetici (assente la palatalizzazione di / ka, ga/ ) e concludendo ehe l'alta Val di Sole e la «zona intermedia fra il lombardo alpino e il ladino grigionese/ venostano» (22). Giovanni Bonfadini firma lo studio, documentato e chiaro, intitolato I sistemi consonantici dei dialetti alto-italiani: il caso dell'Alta Val Camonica (25-41), dedicato alle consonanti coronali nel dominio (con l'inclusione di fattori storici e sociolinguistici) e alla ricostruzione di cinque sistemi (in tre tappe evolutive). - 11 contributo di ALDA RossEBASTIANO (Prolessi di i e metafonesi nel Basso Canavese, 43-46) esamina i due fenomeni ed il loro effetto sulle vocali precedenti. - PAOLA BARBIERATO si occupa de La posizione de[ veneto meridionale nei confronti dell'emiliano settentrionale (47-55), presentando il quadro dei fatti linguistici e delle varie sub-aree, con speciale riguardo alla parte sud-occidentale e alle interferenze lungo il Po. Una carta dell'area sarebbe assai utile. - CARLA MARCATO pubblica lo studio Morfologia verbale nelle parlate alto-italiane: una nota sul liventino (69-72), ehe tratta delle forme verbali in -si (4 a e 5 a persona dell'imperfetto) nel dialetto di Brugnera. La genesi proposta delle forme dell'indicativo non convince a pieno, quella delle relative forme de! congiuntivo e de! condizionale e lasciata in sospeso. E interessante ehe anche l'istroromanzo di Rovigno conosce per la 4 a persona le forme in -si: cantiensi 'cantassimo' e 'canteremmo', geneticamente altrettanto problematiche. Osserviamo ehe alla p. 70 in alto *canteven dovrebbe valere 'cantavamo', non 'cantavano'; a meta pagina cantensi (rispetto a cantesi) andra corretto in cante e in fondo -astis, -istis, visto ehe si dice ehe da lo stesso esito come -astis, -istis, va corretto in asti, -isti. Alla stessa pagina si corregga Rohlfs 1969 in Rohlfs 1968. - Interessante e il contributo di LOTTE ZöRNER, Dialettologia e filologia romanza: il plurale femminile nei dialetti alto-italiani (73-79). L'esame di alcuni dialetti occidentali e orientali de! Nord permette all'autrice di stabilire Ja cronologia relativa delle desinenze (a seconda della presenza o meno della nasale) e di concludere ehe -e nella I classe nominale non risale ad -AE bensi ad -As, con la tappa intermedia trascritta [a'] (probabilmente anteriorizzata), Besprechungen - Comptes rendus 239 diversa da [a], ehe si sviluppa poi in [e] (-e). LoRr REPETTI studia Ja Epentesi nei dialetti emiliani e romagnoli (dunque non friulani, come si legge alla p.xr! ) (81-86), aeeettando l'ipotesi di Broselow sulla dipendenza de! fenomeno da! trattamento della eonsonante «non sillabata» (82), ma eon l'aggiunta della rilevanza de! tratto sonorita. - II eontributo di MrCHELE LoPORCARO e MARIA TERESA VIGOLO, da! titolo Ricerche sintattiche sul confine dialettale veneto-trentino in Valsugana: l'accordo de! participio passato (87-101), e uno dei poehi studi di argomento sintattieo. Vi si esamina la divisione dialettale della Valsugana e l'aeeordo (inclusa la seelta dell'ausiliare). Alle p. 8s. rimane non ehiarito perehe EST abbia dato i, nel masehile, i,i (eon i < s) inveee nel femminile. - HANS GoEBL si dediea anehe qui al suo tema preferito nello studio Che cos'e un geotipo? Il problema dell'unita ladina in chiave ascoliana (103-31). L'autore espone Je basi teoriehe della classifieazione, l'opposizione tra tipofilia e tipofobia, nonehe l'attualita de! pensiero di G. I. Aseoli, beninteso in ehiave dialettometriea e eon l'introduzione de! eoneetto di geotipo, applieato al retoromanzo. II geotipo retoromanzo si profila ehiaramente, eonfermando eos1 eon mezzi moderni le idee dell'Aseoli. Va osservato ehe la Silloge linguistiea, eitata alla p.107, dell'anno 1929, non puo essere dedieata alla memoria del eentenario della m o r t e bensi della n a s e i t a (spaz. P.T.) dell'Aseoli. Inoltre, alla p. 116, s.v. 29, si legga sal posto di -c. - PAoLO BENINCA intitola il proprio eontributo I dati dell'ASIS e la sintassi diacronica (133- 43), presentandovi l'A(tlante) S(intattieo) dell'I'(talia) S(ettentrionale) e diseutendo in modo breve lo status della sintassi eomparata, per passare all'analisi de! eomplementatore ehe nelle frasi completive, relative e interrogative (assieme all'ellissi di ehe per influssi latini e toseaneggianti e alla sua lessiealizzazione ( = generalizzazione) [ad es. quando ehe] nei testi antiehi e oggi nel Nord). A noi pare tuttavia ehe il eomplementatore ehe e l'omofono relativo non si possano riunire in una sola eategoria (efr. il test della sostituzione con il quale). Alla p. 142 in alto bisogna eorreggere problema (relativo) in pronome. - E di argomento sintattico affine anehe l'articolo di CECILIA PoLETTO e LAURA VANELLI Gli introduttori delle frasi interrogative nei dialetti italiani settentrionali (145-58), ehe esamina l'intonazione, l'introduttore interrogativo doppio [x + ehe], la differenza tra frasi subordinate e indipendcn l, c: le diverse «strategie» in queste ultime (eon varie eoesistenze e implieazioni tipologiche). - MASSIMO VAI (Alcuni aspetti della negazione in milanese da Bonvesin a oggi, 159-69) deserive il eosiddetto ciclo di Jespersen (negazione preverbale > pree postverbale > postverbale) ed esamina, oltre alla negazione no, anche Je voci «a polarita negativa» (mica, niente, negota). - Lo studio di GuNTRAM PLANGG Interferenze nella toponomastica fassana (171-78) e consacrato ai resti romanzi e germaniei nei toponimi (con gli etimi di Fassa, Lusia e Moena) e all'analisi delle sibilanti e affricate. Importante la constatazione ehe le aree di interferenza possono eonservare a lungo certe fasi superate nei rispettivi centri (176). - LOREDANA CoRRA, nel eontributo ll confine feltrinovicentino nella percezione dei parlanti e nell'analisi dei dati (219-27) stabilisce il confine dialettale indicato, in base a fatti linguistici ma includendo anehe il giudizio dei parlanti su tratti, influssi, tappe evolutive eee. Osserviamo ehe -allo in caval (< cavallo), citato alla p. 221, non e suffisso, e oggi, a dir vero, non lo e piu neanehe -ello in fradel (< fratello) (ib.). - GrANNA MARCATO firma l'artieolo L'uso linguistico tra la doppia polarita del modello scritto e del modello parlato: analisi dei verbali di una Societa Operaia di Mutuo Soccorso nel Veneto del Novecento (229-45), ehe e una sempliee rassegna, senza bibliografia e note, delle interferenze lingua-dialetto tre tappe sueeessive) nei testi citati, eon una analisi della eoesione testuale (errori, anaeoluti ecc.). - Lo studio di LoRENZO CovERI (Il genovese de! Quattrocento, lingua della Repubblica, 261-74) esamina sei testi genovesi e conclude ehe il volgare si diffonde nel detto periodo per modelli piu umanistiei ehe latini o toseani. - II eontributo di ÜTTAVIO LuRATI, Piu profonde di quanto si creda, le sostanze settentrionali nel repertorio degli italiani (275-87), ribadisee la neeessita di studiare il lessico intern (non «monadi [isolate]», 276 e 286), occupandosi di alcuni settentrionalismi ormai 240 Besprechungen - Comptes rendus comuni (baita, bettola, essere in chicchera) e ricostruendone l'evoluzione semantica (assieme a certi paralleli con altri domini).- FRANCESCA MAGAGNA si dedica a Una testimonianza di vofgare scritto in una famiglia quattrocentesca trentina: il «Memoriale» di Graziadeo di Castel Campo (289-98). Esaminando il rapporto tra latino e volgare nei documenti trentini, il code switching e i modelli testuali, l'autrice da un importante contributo alla conoscenza della diffusione della koine. Osservazioni: 1) gli esempi come veno 'venne' ecc. (291) non illustrano «lo scambio di o in -e» ma il fenomeno contrario; 2) l'oscillazione «in presenza di J» (292) [ehe cosa significa questa formulazione? ], di cui si nega l'esistenza, e confermata invece, per lo meno a livello grafico, dagli esempi citati; 3) le grafie zabia, abit ecc. (ib.) attestano un'evoluzione molto piu complessa di una mera «confusione tra i due suoni» [V e B]; 4) ave (293) e ovviamente congiuntivo, non condizionale. - Anche CRr- STINA PEGORETTI si occupa della Trento quattrocentesca nel contributo «Rime» di anonimo sulla sollevazione del 1435 a Trento (299-310), il quale analizza il tema, l'attribuzione e la lingua della frottola (in cui la componente dialettale e autoctona, quella latina e quella toscana sono di origine dotta). Osservazione: frata, desfato e conduto (305) non valgono come esempi di non-sonorizzazione (/ t < kt/ ! ) e feri, coraza, lassa (ib.) sono casi di apocope, non sincope. - BRUNA BADINI ci offre Alcune note linguistiche su una cronaca bolognese del Cinquecento (311-22), contributo nel quale studia i tratti linguistici e l'organizzazione del testo di una breve e frammentaria cronaca risalente al xvr secolo (nella quale elementi linguistici locali coesistono con «modelli piu colti» toscano-letterari; 322).- SANDRO BrANCONI, nell'articolo ll ruolo della Chiesa borromaica nel processo di diffusione dell'italiano nella Lombardia alpina e preafpina tra '500 e '600 (323-34), illustra l'attivita della Chiesa nella diffusione dell'italiano, delle scuole e della cultura in genere, sottolineando il parallelismo tra fattori ecclesiastici e linguistici. La chiesa posttridentina tende a creare una cultura cristiana universale, contro le tradizioni locali (le quali tuttavia in parte sopravvivono, alla pari di determinati localismi linguistici). Risulta ehe l'incontro con l'italiano letterario e la conseguente bilinguita precedono in Lombardia di tre secoli l'unita politica d'Italia. Alla p.331 in alto sembra mancare una parte de! testo. - EMANUELE BANFI si occupa de La fingua delle fettere dal Brasile di un migrante Ladino a meta Ottocento (335- 54), analizzando (nelle lettere di un livinallonghese) i tratti linguistici e pragmatici, la coesistenza di piu idiomi (romanzi e germanici) e il plurilinguismo (anteriore all'unita d'Italia). Alla p.345 non risulta ehe cosa s'intenda con fonemi / i/ , ti/ et/ (! ), e nei passi citati alle p.349s. appare piu volte una c indebita all'inizio delle parole (scherzi del computer? ). - Anche il contributo di DANIELE RANDO (L 'italiano popolare-regionale delle fettere di emigrati trentini in Argentina [1958-19681), ehe chiude il libro (355-65), studia testi semicolti esaminandone la lingua, i temi, gli aspetti sociali e, beninteso, le interferenze italiano (trentino) spagnole. 8. Gli errori tipografici (alcuni dei quali sono stati gia menzionati) sono nel volume abbastanza numerosi, ma per lo piu facilmente correggibili. Le carte sono eseguite con precisione e tutta la veste grafica in genere e ad alto livello tecnico. In conclusione, il volume recensito e un arricchimento importante della dialettologia italiana, una raccolta di studi assai diversi come tema, metodo, approccio e mole, ma tutti interessanti per chi si interessa a quella Romania en miniature ehe e lo spazio linguistico italo-romanzo. P. Tekavcic *