eJournals Vox Romanica 55/1

Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/121
1996
551 Kristol De Stefani

GUGLIELMO GORNI, ll Dante perduto. Storia vera di un falso, Torino (Einaudi) 1994, 170p. (Paperbacks 247)

121
1996
P. Gresti
vox5510271
Besprechungen - Comptes rendus 271 sen Weg kaum, bzw. im untersuchten Fall ausgerechnet um die innovative Gattungsgeschichtsschreibung der deutschen Altokzitanistik «amputiert», zur Kenntnis nehmen kann. Nachteilig ist des weiteren, daß das Manuale linguistische Kompetenz vorwiegend für sprachhistorische Fragen in engerem Sinn abruft, hingegen weniger für Sprachtheorie und Methodologie des Faches. Die im Hinblick auf den internationalen, inkl. italienischen Diskussionsstand durchaus gegebene Chance, die analytischen Möglichkeiten der strukturellen Semantik für eine systematische Geschichtsschreibung der literarischen Gattungen zu nutzen, wurde lediglich ansatzweise wahrgenommen. Sicherlich stehen fehlende Vorarbeiten ebenso wie die unterschiedlichen Forscherprofile der vielen, am Manuale beteiligten Spezialisten (allein für den ersten Band sind es einundzwanzig) einer präzisen Grundprinzipien verpflichteten Gattungsgeschichtsschreibung notwendig ein Stück weit im Wege, doch streckenweise hätte man sich eine gezieltere Kooperation und Absprache unter den verschiedenen Verfassern von sachlich zusammengehörenden Darstellungsaspekten gewünscht. Ein großer Vorzug speziell des ersten Bandes des Manuale besteht in der konzisen Präsentation der Modellgattungen Frankreichs und weiterhin darin, die nicht hoch genug einzuschätzende Bedeutung des Duecento für die späteren Jahrhunderte der literarischen Kommunikation in Italien mit großer Aufmerksamkeit herausgestellt zu haben. Hierin unterscheidet es sich von mancher anderen italienischen Literaturgeschichte. Gattungsspezifische Literaturgeschichtsschreibung ist und bleibt Desiderat, zumal in Italien. Schon deshalb ist der Versuch des Manuale unbedingt wert- und verdienstvoll. Er orientiert in die richtige Richtung. Um eine semantische Spezifizierung des Inhaltsspektrums von Gattungssystemen und die Korrelierung ihrer Komponenten zum jeweiligen sozialgeschichtlich ausgemachten Ort im Leben wird man sich weiter bemühen müssen. Zu guter Letzt: Nobody is perfect, auch Literaturgeschichten nicht. Unserem Maßstab hat die hier rezensierte nicht entsprochen. Dessen ungeachtet bietet sie ihrem Zielpublikum eine informative und unbedingt tragfähige Arbeitsgrundlage. Nicht nur dem italienischen Italianistikstudenten wird das Manuale ein ebenso perspektivenreicher wie höchst angenehm zu lesender und anregender Studienbegleiter für die vielfältigen Anforderungen seines Faches sein. Grazia Lindt * GuGLIELMO GoRNI, ll Dante perduto. Storia vera di un falso, Torino (Einaudi) 1994, 170p. (Paperbacks 247) Fu grazie alla sagacia dell'autodidatta Ernesto Lamma se, nel 1885, il frammento d'un codice quattrocentesco di antiche rime italiane, allora proprieta de! dottor Giovanni Bardera, s'affaccio alla ribalta della poco piu ehe nascente filologia italiana dalla finestra dell'ormai imbolsito, beuche gia glorioso, «Propugnatore» diretto da Francesco Zambrini. E fu la sollecitudine della direzione della «Rivista critica della letteratura italiana», opera di scolari e fedeli di Giosue Carducci, ehe permise al Lamma di placare, almeno provvisoriamente, Ja sete di conoscenza dei cultori delle patrie lettere con la pubblicazione della tavola di sl prezioso reperto, nell'aprile dello stesso 1885. Bisognera, invece, attendere il 1903 per l'edizione completa de! frammento. Purtroppo, il cosiddetto «codice Bardera» era un falso, o meglio un fantasma, da! momento ehe, come oggi viene chiarito definitivamente, non esistette mai; ma lo stesso possessore del manoscritto, il dottor Giovanni Bardera, altro non fu ehe il frutto della mente falsificatrice del Lamma. Il reato fu scoperto da Michele Barbi dopo trent'anni di forse non del tutto incolpevole credulita da parte dei cultori, anche illustri, della filologia italiana: ma il Lamma veniva ancora ritenuto un 272 Besprechungen - Comptes rendus ingenuo e improvvido, ma insomma innocente, propalatore di notizie fasulle, e aneora era acereditata l'esistenza reale del codiee, nonehe del suo proprietario. Guglielmo Gorni rieostruisee oggi, con la consueta abilita e bravura, «la vera storia di questo falso ottoeenteseo ... sulla base di dati ehe a quel tempo non erano stati debitamente valutati, o ehe non erano di pubblieo dominio» (8). Nell'Italia filologico-letteraria fin de siede la tavola de! «eodiee Bardera», e le rare varianti fatte assaporare da! Lamma prima della pubblicazione integrale del 1903, non potevano ehe suseitare un vivo interesse. Gli autori erano tutti di grande prestigio (Dante, Guido Guinizzelli, Cino da Pistoia, Dino Freseobaldi: la tavola completa e riprodotta da! Gorni in appendiee, p.139-42), le lezioni attestate molto interessanti (qui basti rinviare alle p.14-21 de! libro, dove viene riassunta la storia del v.9 del famoso sonetto danteseo Guido, i' vorrei ehe tu e Lapo e io). Ma soprattutto, e qui risiede l'eeeezionalita de! frammento, il nuovo testimone si ehiude bruseamente sui due versi ineipitali di un sonetto, altrimenti ignoto (e infatti falso), di ser Lippo (Pasei de' Bardi) a Dante. Stemmatieamente anomalo, eon una «eolloeazione sempre fuori quadro» (38), il «eodice Bardera», pero, non poteva ehe ineontrare la diffidenza di un filologo laehmanniano eome Miehele Barbi, quant'altri mai agguerrito in ltalia, soprattutto in faeeende dantesehe: egli dimostro la dipendenza de! frammento dall'edizione diplomatiea de! manoseritto Chigiano L.VIIl.305, pubblieata da E.Monaci e E. Molteni nel 1878 sul solito «Propugnatore». Di questa edizione il «eodice Bardera» eonserva gli errori tipografiei e di lettura nei testi ehe i due testimoni hanno in comune (e sono ben 23 sui 27 eomponimenti trasmessi da! frammento). Addirittura il falsario eonvoglia nel suo prodotto una lacuna dell'edizione diplomatiea de! Chigiano, ovviamente assente nel manoseritto, prova evidente ehe il «eodiee Bardera» e un deseriptus de! testo a stampa. In aggiunta il Lamma si serve anehe della varia leetio raeeolta da Tommaso Casini nella silloge di Rime dei poeti bolognesi, pubblieata nel 1881. Le lezioni ehe eolloeavano il nuovo testimone di rime antiche fuori dalla tradizione nota, dunque, si rivelavano essere «il prodotto di interventi tendenziosi o cervellotici, da imputare esclusivamente allo spregiudieato eonfezionatore» (40) de! falso. Che il «codiee Bardera» non sia nella realta mai esistito si desume dal fatto ehe il «Lamma non ha mai dato una sola prova tangibile» della sua esistenza «anehe dopo averla promessa, ne alcun preeiso reeapito de! suo proprietario» (116). Ma soprattutto intervengono a eonsolidare l'ipotesi le «divergenze di traserizione tra le citazioni prodotte nel 'Propugnatore' ..., nella tavola dei eapoversi sulla 'Rivista critiea' e nella stampa del 1903», divergenze ehe «sono troppe, e troppo gravi, per non eonfigurare una sicura presunzione di falsa testimonianza» (ib. ). Ma perehe Ernesto Lamma invento questa storia? Egli era senza dubbio mosso da un sentimento di «rivalsa contro un mondo aceademico ehe lo snobbava» (47), ed anehe dal desiderio di essere in una posizione di prestigio: essere l'unieo fruitore di un frammento tanto prezioso gli permise di entrare in relazione con tutti i piu importanti studiosi italiani de! momento. «Lamma voleva emergere eon ogni mezzo nell'ambiente bolognese su eompagni di strada tanto piu dotati e sapienti di lui» (53): tra eostoro, un posto di rilievo era oeeupato senz'altro da Tommaso Casini, e allora l'autodidatta eonfeziono il suo falso non solo per qualcosa (per emergere), ma anehe, e soprattutto, eontro qualcuno: eontro, appunto, il Casini, perche le presunte novita de! «eodiee Bardera» danneggiavano colui ehe «in quegli anni era una specie di enfant prodige filologieo nei ranghi della seuola eardueeiana, segnatamente nell'ambito della poesia delle origini» (50). In effetti, a taeer del resto, poeo tempo prima il Casini aveva seoperto il sonetto danteseo Se Lippo amieo se' tu ehe mi leggi, esumando dal mondo delle ombre un sodale dell'Alighieri fino ad allora ignoto: Lippo Pasci de' Bardi. E il sonetto orrendamente mutilo sul quale si ehiude il frammento scoperto da! Lamma e appunto la risposta di Lippo a quel testo danteseo: ma il Dante destinatario non sarebbe il futuro autore della Commedia, bensi il Maianese, eome Besprechungen - Comptes rendus 273 risulta da un indice incompleto del manoscritto ehe provvidamente il falsificatore estrasse, in un secondo tempo, dal suo magico cilindro: «e cosl la bella scoperta dantesca del Casini andava a farsi benedire» (50) senza contare ehe lo studioso era stato, nel 1881, tra i negatori dell'esistenza di Dante da Maiano, in relazione alla presunta falsificazione del libro VII della Giuntina di rime antiche de! 1527 (si veda il quarto capitolo del libro di Gorni). Con l'edizione completa del 1903 l'attacco del falsario, sempre alla rieerea di quel consenso definitivo, ehe non arrivo mai, da parte de! mondo scientifico, si concentra sia sulla critica storica, «ehe nella testa de! Lamma fa tutt'uno con la filologia testuale su base lachmanniana» (113), sia su Miehele Barbi, non a caso da sempre sospettoso nei riguardi de! «codice Bardera». «II falso si cela ... in ogni testo antico a larga diffusione. II falso, duole dire, e nella nostra tradizione, e in noi» chiosa Guglielmo Gorni (91), e in effetti quello raccontato dall'illustre studioso non e certo l'unico caso di falso rintraeciabile nello svolgersi della letteratura italiana. Si coneedera, dungue, a mo' di conclusione, l'accenno a un episodio recente. Di Sordello da Goito e nota ad ogni studioso la feconda produzione poetica in lingua provenzale: e una clamorosa, ma ahime falsa, acguisizione delle italiche lettere l'attivita anche in lingua di sl (un poco credibile toscano venetizzato) de! famoso trovatore, ehe si sarebbe servito di codesto idioma per celebrare con immagini ehe testimonierebbero poeticamente il c6te a luci rosse de! mantovano il suo, probabilmente altrettanto falso, amore per Cunizza da Romano, sorella dei signori di Treviso, Ezzelino e Alberico. Di questo idillio padano parlano un'inattendibile vida provenzale del trovatore e la cronaca di Rolandino da Padova, nonche, poi, molti posteri: una versione del leggendario amore e fornita, ad es., da Bonamonte Aliprandi (1415 circa) al guale si deve l'invenzione di «una Beatrice da Romano innamorata pazza di Sordello e poi sua sposa. Questa Beatrice, o Bice, ha un posto importante nei testi» ehe si vogliono scritti dal Nostro. Dunque, le poesie sono posteriori all'Aliprandi, ed anzi uno dei maggiori paleografi italiani, Armando Petrucci, «ha espresso addirittura il sospetto ehe le pergamene siano un falso dell'Ottocento» (queste informazioni e le citazioni sono tratte dall'articolo di Cesare Segre comparso sul «Corriere della Sera» del 29 gennaio 1996, in attesa de! saggio di Francesco Filippo Minetti su «Medioevo romanzo»). L'onore della filologia italiana resta, questa volta, illibato, ma l'ignoto e ormai perento falsario sara forse ugualmente soddisfatto per essere riuscito a gabbare con la complicita del pur avvertito libraio (cf. l'articolo di Segre) l'incauto (a non dir altro) direttore d'una Biblioteca Statale italiana, ehe, per l'occasione de! felice guanto clamoroso acquisto, s'e fatto non solo promotore d'una mostra bibliografica (6-22 dicembre 1995), ma anche ardimentoso ed accidentato esegeta dei miracolosamente ritrovati reperti italiani del maggior trovatore in lingua d'oc ehe la Penisola abbia mai tenuto a battesimo. P. Gresti * ANONIMO GENOVESE, Rime e ritmi latini. Edizione critica a cura diJEAN NrcoLAS, Bologna (Commissione per i Testi di Lingua), 1994, ccxvr + 631 p. (Collezione di apere inedite o rare 149) La ricca raccolta poetica rubricata modernamente sotto il nome dell'Anonimo Genovese, collocabile tra la fine del xm e l'inizio de! xrv secolo, e il risultato di un'operazione culturale importante, nell'ambito della letteratura dell'Italia settentrionale: «la legittimazione de! genovese quale lingua di poesia» 1. L'edizione del Nicolas, frutto di molti anni di 1 Cf. CoRRADO BOLOGNA, «Poesia de! Centro e de! Nord», in: Storia della letteratura italiana, diretta da ENRICO MALATO, vol. 1: Dalle Origini a Dante, Roma 1995: 405-525; cf. 417s.