eJournals Vox Romanica 55/1

Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/121
1996
551 Kristol De Stefani

FREDE JENSEN, Syntaxe de l'ancien occitan, Tübingen (Niemeyer) 1994, xn + 404p. (Beih. ZRPh. 257)

121
1996
P. Gresti
vox5510366
366 Besprechungen - Comptes rendus führlich zitierten sechs aokz. Definitionen von orgolh (376-84) sind doch wirklich nicht das «Resultat» der Arbeit, sondern ein Teil des Textcorpus (und sind so auch im Buch verwertet worden), und der Musterartikel für einen aokz. Thesaurus zeigt nur ungenügend, daß die sehr arbeitsintensive Analyse des Textcorpus die Mühe lohnte. Der beste Test der demonstrierten Methode wäre es, dem vorgeschlagenen Artikel orgolh Musterartikel zu den «etwas mehr als 20 (für diesen Sinnbereich) zentralen Lexemen» (375) wie ardimen, bobansa, desmezura, ricor gegenüberzustellen. Da es sich um den gleichen Sinnbereich handelt, sollten die zehn Unterteilungen von orgolh beibehalten werden können. Wenn nicht: liegt dies bloß am Umfang des Textmaterials? Oder ließe dies auf Fehler in der Aufarbeitung der orgolh-Zitate, oder auf Mängel in der Methode, schließen? Der Rezensent ist keineswegs von dieser großen Arbeit enttäuscht. Jedermann, der sich mit einem aokz. Text befaßt, in dem ein Begriff aus dem Sinnbereich von orgolh und humil vorkommt, muß von nun an das betreffende Wort in Babin nachschlagen und dessen Stellenwert im semantischen System verstehen lernen. Babin hat dieses komplexe Wortfeld bestens unter Kontrolle gebracht und ein durchaus brauchbares Raster für Unterteilungen in ihrer Beschreibung erarbeitet. Wieviel hier aber für die allgemeine Theorie und Praxis der Onomasiologie, Semasiologie und Lexikographie abfällt, will ich nicht beurteilen, weil der Autor selbst abgesehen von seinem Musterartikel für einen künftigen aokz. Thesaurus hier keine Ansprüche stellte. C. Wittlin * FREDEJENSEN, Syntaxe de l'ancien occitan, Tübingen (Niemeyer) 1994, xn + 404 p. (Beih. ZRPh. 257) Si tratta della seconda edizione, in francese, di The Syntax of Medieval Occitan, pubblicato nella stessa collana (vol. 208) nel 1986. A otto anni di distanza si ha l'impressione ehe rimanga valida la constatazione, pressoche unanime nelle recensioni, ehe «questa sintassi colmi una grande lacuna negli studi provenzali» 1 : ma non e facile ne scacciare del tutto il fastidio manifestato da S. Gaunt («the prospect of endlessly looking for needles in this haystack hardly fills me with glee», 329), ne contraddire in pieno l'asserzione, forse un po' perentoria, di P. T. Ricketts secondo la quale «a syntax of Medieval Occitan is still to be written» (110). Una scorsa anche veloce alla bibliografia smentisce, almeno in parte, quanto Frede Jensen scrive nella prefazione, cioe di aver tenuto conto «des observations qu'on a bien voulu me faire» (xr): in effetti mancano numerosi titoli, fra i quali, ad es., il lavoro di J. HERMAN, La formation du systeme roman des conjonctions de subordination, del 1963, gia suggerito da G. Salvi; oppure l'articolo di PovL SKÄRUP «Les premieres zones de la proposition en ancien frarn;:ais», la cui mancanza era stata deplorata da G. Gouiran (ma dello Skärup si doveva citare anche «L'ordre des pronoms places dans la zone verbale en ancien occitan», SN 58 [1986): 85-98). Mancano anche altri titoli: ad es. KuRT LEWENT, «Three little Problems of Old Proven1,al Syntax», nei Melanges per A.-H. Schutz; Karl P. Linder, «"Ab que" final. Une conjonction qui n'a pas reussi. Contribution a l'etude des propositions finales en ancien occitan», CN 38 (1978): 149-58; D. T. Mfarz, «Remarques 1 G. SALVI, Lingua e stile 21 (1986), 527-33: 527. Le altre recensioni sono: GERARD GourRAN, RLiR 51 (1987): 202-09; MARIE-CLAIRE GERARD-ZAI, VRom. 47 (1988): 243s.; GLANVILLE PRICE, ZRPh. 104 (1988): 392-94; PETER T. RICKETTS, FSt. 44 (1990): 110; SIMON B. GAUNT, MAe. 61 (1992): 328s.; BARBARA WEHR, ZFSL 103 (1993): 78-82. Besprechungen - Comptes rendus 367 sur ! 'ordre respectif des pronoms regimes conjonts en occitan medieval», SN 55 (1983): 4769. Appare piuttosto sconfortante, inoltre, la parte di bibliografia riservata ai trovatori: sebbene, infatti, gia alcuni recensori della prima edizione avessero notato un certo invecchiamento dei testi utilizzati (cf. ad es. la recensione di M.-C.Gerard-Zai), questa seconda edizione ci fa scorgere un Jensen ancora piuttosto in ritardo rispetto alle piu recenti pubblicazioni. Cosi si cita ancora Stimming per Bertran de Born (anziehe Appel o Gouiran), Jeanroy per Cercamon (anziehe Tortoreto), Lavaud per Arnaut Daniel (anziehe Perugi o Eusebi), Meyer per Flamenca (anziehe Gschwind), Hoepffner per Bernart Marti (anziehe Beggiato), Jeanroy per Jaufre Rudel (anziehe Chiarini), Anglade per Peire Vidal (anziehe Avalle). Per Bernart de Ventadorn sarebbe stato senz'altro meglio utilizzare ancora la vecchia (1915), ma filologicamente insuperata, edizione di Carl Appel, piuttosto ehe quella, piu recente ma sdrucciolevole, di Moshe Lazar. I testi di alcuni trovatori, infine, vengono citati dalle pur meritorie antologie di Appel anche quando godono di una meno vetusta edizione: si veda ad. es. il caso di Raimon Jordan, per il quale oggi abbiamo l'ottimo lavoro di Stefano Asperti (1990). La «table des matieres» e stata arricchita, e l'indice analitico grave ! acuna della prima edizione, come giustamente sottolineato da quasi tutti i recensori e stato aggiunto. Entrando nel dettaglio, ma pur sempre desultoriamente, e seguendo per lo piu le tracce della recensione di Gerard Gouiran, possiamo fare le osservazioni ehe seguono: §156: Jensen non parla piu di indebolimento per spiegare la forma le dell'articolo (< ILLE), cf. Gouiran, 205; §309: «ehe il pronome relativo que ... derivi da QUID ... non puo essere affermato senza discussione», dopo lo studio di J. Herman (cf. sopra) ehe lo fa derivare dal lat. QUEM (cf. G.Salvi, 530); §476: Jensen lascia nella seconda ed. il verso di Guglielmo IX «que tan se van d'amor gaban, nos n'avem la pessa e·l coutel» come es. di plurale maiestatis (nos = eu): ci troviamo d'accordo, in questo caso, con Gouiran ehe non segue questa interpretazione (si tratta di vero plurale); §563: nel verso di Marcabru «et enquer s'en loigna ades, e fera, tro seaz feniz», fera non e condizionale II, come suppone Jensen, ma futuro; §583: «les verbes exprimant des notions comme promettre, garantir, jurer, faire serment se construisent habituellement avec le futur ou avec le conditionnel II ... L'emploi du subjonctif ... represente une syntaxe archai:que limitee aux chartes» (252s.). Nonostante cio, si parla di questa costruzione sotto la rubrica del «Subjonctif dans la completive», e non sotto quella del futuro, come giustamente auspicava Gouiran. I fenomeni indagati sono «illustrated with a wealth of exemples drawn not only from the troubadours but from a wide range of other literary texts» (Glanville Price, 392). Questo fatto ha suscitato qualche perplessita, in parte condivisibile, in Barbara Wehr, ehe scrive: «zum Corpus ist zu bemerken, daß es nicht ganz homogen ist, da auch Beispiele aus Texten aufgenommen wurden, die nicht die aokzit. Koine repräsentieren» (79). E infatti senz'altro positivo ehe non ci si sia soffermati solo sulla lingua dei trovatori, ma forse si poteva meglio chiarire il fatto ehe la lingua poetica puo, in certi casi, riuscire malfida per lo studio dei fenomeni sintattici, e quindi si poteva stabilire una piu rigida gerarchia negli esempi. P. Gresti *