Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
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1999
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Kristol De StefaniPietro Maturi, Comme v’eggia dice? Testi orali dal Sannio beneventano in trascrizione fonetica, Kiel (Westensee) 1997, 160 p. (Dialectologia pluridimensionalis romanica 4)
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1999
M. Loporcaro
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Il cap. xi è dedicato a osservazioni sociolinguistiche sulla differenziazione del dialetto, sulla commistione di varietà e sull’italiano regionale, con interessanti spaccati sui saluti e sulle forme di cortesia, e con vivace esemplificazione illustrativa di materiali scolastici. Trattandosi di napoletano, non poteva mancare un capitolo (il xii) sulla presenza del dialetto nella letteratura (prosa e poesia; ma anche, giustamente, teatro, cinema, canzone); meno scontata è la presenza di un ultimo capitolo sugli aspetti antropologici della dialettalità campana, arricchito a mo di esemplificazione da un etnotesto sulle superstizioni raccolto nell’inchiesta dell’ALCam. ad Afragola. Il volume è completato da una bibliografia straordinariamente vasta per opere di questo genere (più di quattrocento titoli), ed è guarnito di tutto ciò che ne favorisce una consultazione e un’utilizzazione, anche ai fini di didattica universitaria, ottimali: indice delle cartine e delle figure, degli autori e dei personaggi citati, dei nomi geografici, di tutte le forme dei dialetti riportate, dei fenomeni e dei concetti trattati. Insomma, un grosso lavoro. Ancora una volta ci troviamo, noi linguisti italiani, a dover ringraziare uno studioso tedesco per l’interesse, la cura e la profondità con cui si occupa di cose di casa nostra. La monografia di Radtke è infatti l’ennesimo, e il più recente, degli irrinunciabili apporti della romanistica tedesca alla dialettologia italiana, e come tale rinnova nei modi più aggiornati i fasti della fertile tradizione sontuosamente inaugurata da un Gerhard Rohlfs. G. Berruto H Pietro Maturi, Comme v’eggia dice? Testi orali dal Sannio beneventano in trascrizione fonetica, Kiel (Westensee) 1997, 160 p. (Dialectologia pluridimensionalis romanica 4) Il volume presenta in trascrizione fonetica IPA un corpus di parlato (14-158) ricavato per mezzo d’interviste in cinque località della provincia di Benevento (Amorosi, Cerreto Sannita, Apollosa, S. Agata dei Goti, Montefalcone in Val Fortore). Precedono i testi, accompagnati da annotazioni linguistiche, una premessa (5-8) e brevi cenni introduttivi (9-13), in cui si presentano succintamente alcuni tratti del campano, in riferimento non alle varietà qui documentate bensì al napoletano. Il sottotitolo, in cui si parla non di «testi dialettali» bensì di «testi orali», dà un’idea appropriata dei materiali trascritti: vi sono evidenti le naturali oscillazioni attraverso le varietà e i registri del repertorio a disposizione dei membri delle comunità in questione. Alcuni degli intervistati si orientano piuttosto - indotti a ciò probabilmente anche dal contesto relativamente formale dell’intervista - verso il polo alto del loro repertorio, producendo enunciati chiaramente ascrivibili all’italiano regionale. Di qui si diparte una capillare variazione in direzione del dialetto locale, al quale i testi presentati si approssimano, si può dire, asintoticamente, senza mai saldamente attestarvisi. Ecco un esempio del tipo di materiali linguistici trascritti (35): [ko'muŋkw o kun'tsortsj E 'kkell¿ ke i 'piaS¿ di 'far il suo la'vor¿]. Dove è evidente l’immissione di italianismi fonetici ([di]), morfologici ([suo]), lessicali ([ko'muŋkw]) e sintattici (possessivo anteposto). All’illustrazione della variazione fra italiano e dialetto sono dedicate le puntuali note di commento, nelle quali si attira l’attenzione su dinamiche di commutazione/ mescolanza di codice (p. es. 28 N27, 64 N1, N3, 157 N49), di struttura pragmatico-testuale dell’informazione (p. es. 24 N22, 145 N3), su fenomeni d’ipercorrettismo (42 N28, 43 N30, 46 N38 ecc.) 1 . Oltre a 255 Besprechungen - Comptes rendus 1 Interessanti ad esempio i casi d’ipercorrettismo segnalati a proposito della sonorizzazione di [s] intervocalica. La sordità della [s], tratto tradizionalmente qualificante i dialetti e gli italiani questi aspetti esterni, che per la natura stessa dei materiali presentati si prestano ad essere più efficacemente illustrati, le note toccano anche fatti strutturali, relativi al dialetto. Non essendo accompagnate da un indice tematico, le annotazioni proposte svolgono bene la loro funzione di aiuto alla lettura dei testi, mentre si prestano meno bene a fornire un quadro del sistema delle varietà dialettali in questione 2 .Avrebbe forse potuto fungere da raccordo l’introduzione, che però, si è detto, si concentra sulla varietà campana meglio nota, il napoletano. Gli aspetti su cui maggiormente si concentrano le note illustrative sono da un lato quelli esterni/ sociolinguistici e dall’altro quelli fonetici, tutti sempre trattati con acume e precisione. Non mancano, nel mezzo, osservazioni dedicate a morfologia, sintassi, lessico, che risultano a volte un po’ costrette fra i due poli d’interesse preminente. In alcuni casi vengono commentati come se fossero strettamente fonetici fenomeni condizionati morfologicamente, come quando si parla (57 N25) del «passaggio della vocale tematica di dare, stare ad e nell’imperfetto» a proposito dell’estensione, diffusa in molti dialetti, della formazione d’imperfetto della seconda macroclasse. Anche la cancellazione del complementatore/ pronome relativo/ k¿ (cf. 16 N3, 68 N14) è trattata con vocabolario puramente fonetico a 43 N31: per ['sta nu gwaʎ'ʎon¿ m¿ 'vEn ap'prjess¿] c’è un ragazzo (che) mi vien dietro «si può ipotizzare una delezione [scil. cancellazione] di tipo fonetico, dovuta alla lenizione fino al dileguo di -kintervocalico». Poiché in quest’area non si è avuto in diacronia un passaggio fonetico -k- > Ø, al lettore restano due possibilità d’interpretazione: o si tratta di una cancellazione episodica, dovuta a puro fatto di esecuzione (effetto sporadico di ipoarticolazione, sempre possibile in una concreta realizzazione di parlato), ovvero si è di fronte ad un processo fonologico di cancellazione morfolessicalmente ristretto, che colpisce / k¿/ come spesso avviene per regole d’indebolimento cui soggiacciono esclusivamente parole funzionali (p. es. la cancellazione di / d/ soltanto nella preposizione de, osservabile nel romanesco: [a re'gat: s e 'd: Zi: no]) 3 . In direzione opposta vanno annotazioni che riconducono a fattori esterni, sociolinguistici, aspetti di fonetica o morfologia che potrebbero forse spiegarsi in prospettiva interna. Un ['timit¿] timido è detto «[t]ipica forma ipercorretta, attribuibile al tentativo di evitare indebite sonorizzazioni» (43 N30).Al lettore che abbia pratica di dialetti italiani meridionali verrebbe spontaneo riconnettere il dato alla desonorizzazione in ultima sillaba di proparossitono (i tipi úmmeto, ncòmmeto ecc.), diffusa in tutto il Mezzogiorno 4 . A commento di [i 'pjaS¿] si osserva (35 N9) che «la forma i per il pron. dat. di 3. sing. m. e f. sembra la più indigena», e poi che essa «alterna spesso con tS¿/ S¿, corrispondente al substandard regionale ci». Nei dialetti meridionali per l’espressione della funzione di clitico oggetto indiretto si registra una polimorfia che appare saldamente stabilita ab antiquo. In alcune delle parlate in cui coesistono le due forme da illi e da hince, l’uso della seconda è divenuto categorico nelle combinazioni con altro clitico 5 . Anche nelle interviste relative ad Amorosi, in 256 Besprechungen - Comptes rendus regionali del Mezzogiorno (cf. ad es. T. de Mauro, Storia linguistica dell’Italia unita, Roma/ Bari 1970: 396), appare in regresso nella pronuncia di alcuni parlanti a vantaggio di realizzazioni sonorizzate: [ko'zi], ['k O ze] (64). Indicativamente, queste appaiono estese per ipercorrettismo a contesti in cui la struttura morfologica bloccherebbe la sonorizzazione nell’italiano centro-settentrionale: buona[z]era, venti[z]ette (42 N28). 2 Col notare ciò, del resto, non si avanza una critica ma si ripete quanto dichiarato dal prefatore, E. Radtke (3): « . . . [i]l libro non vuole sostituire la descrizione dialettologica con la presentazione del materiale . . . ». 3 Cf. già M. Porena 1925: «Di un fenomeno fonetico dell’odierno dialetto di Roma», ID 1: 229- 38 (237). 4 Cf. ad es. già M. Bartoli, Le dentali esplosive intervocaliche nei dialetti italiani, Halle a. S. 1912: 177, 184. 5 Cf. M. Loporcaro 1995: «Un capitolo di morfologia storica italo-romanza: it. ant. ne e forme meridionali congeneri», ID 56: 1-48 (13-15), in particol. la N 25. effetti, sembrerebbe ricorrere / tS¿/ in tali sequenze: ['n¿n tS u ddi] non dirglielo (44). I materiali presentati incitano dunque ad ulteriori indagini. Molti altri sono gli spunti interessanti offerti dalle note linguistiche, dei quali non si può qui render conto compiutamente: per la sintassi, ricorderò soltanto i frequenti riferimenti alla selezione dell’ausiliare perfettivo (16 N2, 38 N18, 54 N11, 120 N7, 123 N26), che diverge rispetto al toscano come accade nella maggior parte del Meridione. Anche qui si tocca un ambito strutturale tale per sua natura da non poter essere efficacemente descritto in riferimento a testi, nei quali, forzatamente, si riflette solo in minima parte la virtualità combinatoria qualificante la struttura sintattica. In conclusione, l’opera recensita costituisce un valido contributo allo studio in vivo del repertorio verbale di alcune comunità del nostro Meridione. Presenta trascrizioni fonetiche accurate che garantiscono dell’affidabilità dei materiali raccolti e stimola nel lettore molte curiosità - di cui si è cercato di dare un saggio - circa la struttura dei dialetti sanniti. Questa interessante illustrazione, attraverso testi, della situazione sociolinguistica elabora materiali estratti da un più ampio corpus, oggetto di una tesi di dottorato presso l’università di Heidelberg (5). Al dialettologo sarà lecito auspicare che l’ottima prova data qui dall’autore preluda anche, nel quadro di tale progetto, ad una descrizione analitica della struttura dei dialetti in questione. Tanto più vale questo auspicio in quanto, come osserva nella prefazione E. Radtke (4), ci è stato offerto a sollecitare la curiosità «un documento del Sannio dialettale, area trascurata dalla dialettologia italiana». M. Loporcaro H Marina Chini, Genere grammaticale e acquisizione. Aspetti della morfologia nominale in italiano L2, Milano (Franco Angeli) 1995, 340 p. (Materiali linguistici. Università di Pavia 14) Nella seconda metà degli anni Ottanta e nella prima metà degli anni Novanta le ricerche sull’acquisizione dell’italiano come lingua seconda hanno goduto di un notevole interesse presso i linguisti italiani (cf. per esempio le due miscellanee L’italiano tra le altre lingue: strategie di acquisizione e L’acquisition de l’italien langue étrangère, curate ambedue da Anna Giacalone Ramat e recensite rispettivamente in VRom. 48: 290-92 e VRom. 56: 288-90). Molti lavori, e in particolare quelli che ruotano attorno al cosiddetto «progetto di Pavia», si sono concentrati sull’acquisizione spontanea dell’italiano come L2, seguendo sostanzialmente l’approccio funzionalistico-cognitivo dei grandi progetti di ricerca della European Science Foundation.Essendo l’italiano una lingua con una ricca morfologia flessionale e derivazionale, non stupisce che il livello di analisi maggiormente indagato sia proprio quello morfologico, soprattutto sul versante del sistema verbale e nelle dimensioni della temporalità e della modalità. Il libro di Marina Chini - che costituisce una versione rielaborata della sua tesi di dottorato presso l’Università di Pavia - si inserisce in questo filone di ricerca, integrando il quadro con l’analisi dell’acquisizione di una categoria nominale, il genere per l’appunto. Il lavoro si suddivide in due parti fondamentali: la prima, intitolata «La categoria del genere» (17-102), è dedicata ad una discussione generale di questa categoria grammaticale da un punto di vista teorico e tipologico, e contiene inoltre una descrizione sincronica del genere in italiano. Nella seconda parte, «l’acquisizione del genere» (105-09), l’autrice presenta invece la propria ricerca empirica sul genere in italiano L2, dopo aver passato in rassegna la letteratura sull’acquisizione del genere in altre lingue (sia L1 che L2). La prima parte del libro ha un carattere essenzialmente manualistico e si configura infatti come una specie di monografia sul genere grammaticale. Benché considerata da talu- 257 Besprechungen - Comptes rendus