eJournals Vox Romanica 59/1

Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
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2000
591 Kristol De Stefani

Aldo Pola/Dante Tozzi, Voci e locuzioni idiomatiche del dialetto tiranese. Con un saggio del prof. Remo Bracchi. Edito a cura dell’Assessorato alla cultura del Comune di Tirano, della Comunità Montana di Tirano, della Fondazione Pro Valtellina-Sondrio, Villa di Tirano (Poletti) 1998, 224 p. Bruno Ciapponi Landi (ed.), Valli alpine ed emigrazione. Studi, proposte, testimonianze, Madonna di Tirano (Museo Etnografico Tiranese) 1998, 198 p.

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F.  Spiess
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lekt ergeben sich hier jedoch zum Teil recht beträchtliche Unterschiede in den Gewichtungen der behandelten sprachlichen Subsysteme, die wohl vor allem Präferenzen des Verfassers des jeweiligen Artikels widerspiegeln. Jeder Artikel enthält, eingebettet in den Text, zum Teil aber auch zusätzlich unter einer speziellen Rubrik «Further reading», weitere Literaturhinweise, die den Zugang zu einer intensiveren Beschäftigung mit dem betreffenden Dialekt ermöglichen. Positiv hervorzuheben ist, daß in allen Darstellungen - auch dort, wo es um Einheiten höherer Strukturebenen (Morphologie und Syntax) geht - ausschließlich auf phonetische Transkriptionen rekurriert wird und konsequent das System der IPA zur Anwendung gelangt. Wenngleich, vor allem was Art, Strukturierung und Übersichtlichkeit der Darstellungen angeht, zwischen den einzelnen Beiträgen zum Teil durchaus qualitative Unterschiede bestehen, so sind sie doch alle eine Quelle verläßlicher und in der Regel ergiebiger Information, aus der sich ein recht präzises, wenngleich im Detail zweifellos zu vertiefendes, Bild des jeweiligen Dialekts gewinnen läßt. Ein dritter, im Vergleich zu den beiden vorangehenden erheblich kürzerer Teil schließlich ist soziolinguistischen Fragestellungen zugedacht (Sociolinguistics, 385-418). Behandelt werden die Beziehung zwischen Dialekten und Standardsprache (Muljacˇic´), Code-Switching und Code-Mixing (Berruto), italienische Dialekte außerhalb Europas (USA, Kanada, Australien, Lateinamerika) (Haller) sowie die Italianisierung der (primären) Dialekte (Sobrero). Über die behandelten Aspekte hinaus wäre vielleicht noch eine grundsätzlichere und ausführlichere Diskussion der Begriffe «Sprache» und «Dialekt» und jener Konstrukte wie «dialetto locale», «dialetto regionale», «italiano regionale» und «italiano standard», die die heutige Sprachensituation Italiens in ihren Übergangsstufen zu modellieren erlauben, und ihres Verhältnisses zueinander - sowohl aus systemals auch aus soziolinguistischer Sicht - wünschenswert gewesen - wenngleich Ansätze hierzu sowohl in der Einleitung als auch im dritten Teil zu finden sind. Auch ein Abriß zu Geschichte, Methoden und Ergebnissen der (italienischen) Dialektologie hätte den Band sinnvoll ergänzt und seine durchaus gegebenen Qualitäten eines Handbuchs der italienischen Dialektologie unterstrichen. Eine umfassende Bibliographie (422-62) und ein sehr nützlicher (kombinierter Personen- und Sach-)Index (463-72) beschließen eine Arbeit, die gemessen an ihrer vorrangigen Zielsetzung, «to make accessible to linguists at large the major structural features of the dialects of Italy, and to identify ways in which the structure and development of the dialects can throw light on issues in general linguistic theory» (1), und unter Berücksichtigung der bei einem Umfang von rund 470 Seiten notwendigerweise auferlegten Beschränkungen kaum Wünsche offenläßt. A. Gather H Aldo Pola/ Dante Tozzi, Voci e locuzioni idiomatiche del dialetto tiranese. Con un saggio del prof. Remo Bracchi. Edito a cura dell’Assessorato alla cultura del Comune di Tirano, della Comunità Montana di Tirano, della Fondazione Pro Valtellina-Sondrio, Villa di Tirano (Poletti) 1998, 224 p. Bruno Ciapponi Landi (ed.), Valli alpine ed emigrazione. Studi, proposte, testimonianze, Madonna di Tirano (Museo Etnografico Tiranese) 1998, 198 p. Queste due pubblicazioni rappresentano un’ulteriore testimonianza del rinnovato interesse che si è manifestato negli ultimi anni in Valtellina per la storia locale, l’etnografia e i dialetti della valle. Particolarmente importanti per gli studi dialettologici svizzeri è la prima delle due opere qui considerate, poiché è dedicata specificatamente al dialetto di Tirano. Questa cittadina situata allo sbocco della valle di Poschiavo è infatti il naturale centro di 262 Besprechungen - Comptes rendus mercato e punto di contatto con il mondo esterno, non solo per la parte circostante della valle dell’Adda, ma anche per il Poschiavino. Non è perciò da meravigliarsi se non di rado voci attestate nel VSI unicamente per Poschiavo o Brusio trovano una conferma nel dialetto tiranese. Spesso le definizioni date per lo stesso lemma nel VSI per Poschiavo e nella raccolta di voci di Pola e Tozzi permettono di precisare meglio o di ampliare maggiormente il suo significato. Citiamo ad esempio: argàgn, tir. macchinario, aggeggio di poco pregio; persona impacciata, lenta , posch. cosa imbarazzante o molesta; sempliciotto, buono a nulla , balandrán, tir. furfante, poco di buono, ragazzo sempre in giro , posch. sventatello , bedana, tir. prostituta, donna di facili costumi; scherz.: donna furba e avida; - foglia esterna delle verze; - sottana , posch. gonnella sudicia; donna discinta; persona dappoco, inetta , burún, tir. grosso turacciolo della botte , posch. cocchiume di recipienti a doghe, della botte, della zangola, del mastello , brigulá, tir. sgattaiolare, formicolare , posch. brulicare; formicolare, prudere; avere un bagliore negli occhi; scintillare , brüch, tir. sottili fiocchi di neve tipici di fine inverno , posch. spruzzo di neve, nevicata leggera . In altri casi le definizioni date dalle due raccolte lessicali sono perfettamente identiche, come per besacücch trisavolo , bèsciuli labbra , besulá belare , biscí almeno , bòsuli trucioli , brasciadèla pane a forma di ciambella . Talvolta si rimane perplessi su possibili accostamenti: il tir. bìsega aria gelida, pungente sembra a prima vista una forma derivata da bisa vento freddo di settentrione , non è però da escludere categoricamente nemmeno una sua vaga relazione con bisiá pungere . I rari casi di corrispondenze fra Tirano e Castasegna, quali baitòzz tir. persona che non mantiene la parola, di poco affidamento , cast. chi non sa tacere e custodire un segreto , brüsö´ l, tir. foruncolo , cast. orzaiolo , fanno supporre che simili termini siano o fossero anteriormente diffusi in tutto il bacino dell’Adda e che siano penetrati nel territorio svizzero non nel poschiavino, bensì nell’altro punto di contatto con l’area grigionese in Bregaglia. Maggior importanza linguistica del dizionario riveste però indubbiamente il «Profilo del dialetto di Tirano» di Remo Bracchi, che lo precede. Si tratta di una descrizione precisa e completa del dialetto di Tirano. Essa considera oltre alla situazione del centro comunale anche quella delle due frazioni montane di Baruffini e di Roncaiola che presentano spesso delle particolarità di notevole interesse. Citiamo come esempio il comportamento dei gruppi di cons. + L, che a Tirano in alcuni rari casi si sono conservati intatti come a Poschiavo, mentre a Baruffini BL-, PLsono passati a b -, p č come in parte della media Valtellina e, nella Svizzera italiana, in varie località del Moesano e del Bellinzonese. Ciò che colpisce maggiormente il lettore del «Profilo» è che Tirano, a dispetto della sua posizione geografica e dell’importanza economica del borgo, non assume mai la funzione di patois directeur per le località vicine. Al contrario Tirano sembra sempre trovarsi in una situazione marginale, tanto di fronte ai dialetti della media e bassa valle, quanto di fronte a quelli della valle superiore. Si direbbe che non possiede la forza, né di resistere alle innovazioni provenienti da un lato, né di irradiarle verso l’altro. Un’analoga posizione intermedia la presenta anche per quanto concerne l’invasione di forme lombarde orientali che, se sono riscontrabili in misura rilevante nella bassa valle, sono assai limitate a Tirano e pressoché inesistenti nell’alta valle. Col suo «Profilo» Remo Bracchi ha colmato una sensibile lacuna nelle nostre conoscenze dialettologiche. In quaranta pagine è riuscito a dare una panoramica completa di un singolo dialetto valtellinese; in esse sono infatti contemplate l’evoluzione fonetica, la morfologia, gli elementi lessicali più caratteristici, le locuzioni, la creatività popolare e la poesia spontanea, senza che vengano mai dimenticati gli opportuni confronti fra la situazione di Tirano e quella delle zone confinanti. 263 Besprechungen - Comptes rendus L’insieme della prima pubblicazione qui considerata costituisce quindi un elemento utilissimo per completare la tuttora carente informazione sui dialetti lombardi e rappresenta come tale un importante strumento di lavoro per gli studiosi di dialettologia. La seconda, dedicata ai problemi dell’emigrazione, consente pure molti confronti con la situazione in altre valli alpine. Fondamentale è ad esempio ovunque la distizione fra l’emigrazione stagionale o temporanea verso destinazioni europee e quella di lunga durata o definitiva oltre mare e anzitutto verso la California, l’Australia e l’Argentina. Anche l’analisi delle conseguenze linguistiche dell’emigrazione, pure trattata da Remo Bracchi, considera separamente questi due tipi di emigrazione. La prima porta all’introduzione di serie complete di termini che gli emigranti stagionali imparavano o imparano tuttora nell’esercizio delle loro attività artigianali o nel contatto quotidiano con colleghi di lavoro. Dato che si tratta in questo caso di un afflusso continuo e sempre rinnovabile, i termini importati possono acquisire una certa stabilità all’interno di determinati ambienti e in alcuni casi infiltrarsi anche nel dialetto comune. Diversa è la situazione per l’emigrazione oltre oceano. Solo pochi sono i termini riportati in valle da emigranti rimpatriati dopo molti anni di assenza. Frequenti sono invece le interferenze linguistiche che si rilevano nelle lettere degli emigrati a parenti o amici rimasti in valle. Si tratta di tentativi coscienti o incoscienti di adattare termini stranieri al sistema grafico, fonetico e morfologico dell’italiano, di traduzioni letterali di sintagmi fissi, di calchi, di false corrispondenze non riconosciute e di fenomeni analoghi che si verificano con estrema facilità quando ci si trova in presenza di due codici linguistici diversi senza essere pienamente coscienti delle differenze formali e sostanziali che li distinguono. Per quanto concerne le voci straniere usate nelle lettere, Remo Bracchi tenta di individuare le motivazioni e di classificare le situazioni nelle quali lo scrivente vi ricorre. Colpisce il fatto che nell’epistolario Montagnola - San Pietroburgo 1 , di recente pubblicazione, gli elementi russi che affiorano nelle lettere degli emigranti della Collina d’Oro in Russia sembrano inserisi nelle stesse categorie. Remo Bracchi con questo studio ha indicato una via. Sarebbe auspicabile che lavori di ricerca analoghi venissero effettuati anche per altre delle ormai numerose e cospicue raccolte di lettere di emigranti 2 . F. Spiess H Gerald Bernhard, Das Romanesco des ausgehenden 20. Jahrhunderts. Variationslinguistische Untersuchungen, Tübingen (Niemeyer) 1998, xvi + 356 p. (Beih. ZRPh. 291) Nell’ultimo decennio, a partire dal volume curato da Tullio De Mauro sul Romanesco ieri e oggi (1989), si sono infittiti i lavori di sociolinguistica sulla situazione romana, con vari autori che si sono occupati delle varietà di romanesco e dei rapporti fra dialetto e lingua standard (P. D’Achille, C. Giovanardi, P. Trifone), della storia sociolinguistica di Roma (M. Mancini, U. Vignuzzi), di varietà marginali e gergali (M. Trifone), della valutazione sociale dell’accento regionale (R. Volkart-Rey), dell’integrazione dei giovani immigrati (M. Conti e G. Courtens), eccetera. L’interesse peculiare del caso romano sta nel fatto che, contrariamente alla gran parte delle altre situazioni italo-romanze, nelle quali vi è un con- 264 Besprechungen - Comptes rendus 1 A. Mario Redaelli/ Pia Todorovic Strähl (ed.), Montagnola - San Pietroburgo. Un epistolario della Collina d’Oro 1845-1854, Montagnola 1998. 2 Si vedano ad esempio i due studi di G IORGIO C HEDA : L’emigrazione ticinese in Australia, 2 vol., Locarno 1976; L’emigrazione ticinese in California, 2 vol., Locarno 1981.