eJournals Vox Romanica 61/1

Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/121
2002
611 Kristol De Stefani

Sorin Stati, Principi di analisi argomentativa. Retorica Logica Linguistica. Bologna (Pàtron) 2002, viii + 172 p. (Manuali universitari per lo studio interdisciplinare del linguaggio e delle lingue).

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2002
D.  Pirazzini
vox6110277
auf den ausserliterarischen «totalen» Situationskontext Leerstellen hat oder aber dass er diesen Kontext auf irgendeine Art und Weise transformiert, pervertiert oder ad absurdum führt, situiert sich letztlich dennoch immer nur im Rahmen des allgemein anerkannten Weltwissens und, allenfalls, dessen Grenzen, und so macht sich der Verdacht breit, Aschenberg operiere mit einem zutiefst mimetisch-referentiellen Verfahren. Dass ein solches aber literarischen Texten nicht «beizukommen» vermag, oder jedenfalls doch nur sehr oberflächlich, braucht hier nicht im Detail ausgeführt zu werden. Kategoriebildungen in literarischen Texten gehen wohl von unserem sprachlichen Weltwissen aus, rekonfigurieren sich aber zu neuen, meist noch nicht gekannten, noch nicht benannten Totalitäten. Ob ein Text, wie Flauberts Salammbô, Raum und Zeit «realistisch» gestaltet oder aber, wie das Baudelairesche Versgedicht L’invitation au voyage, der rein subjektiven Vorstellungswelt des Dichters unterstellt, ist dabei vielleicht deskriptiv-typologisch wichtig, analytisch-interpretatorisch letztlich wohl aber unerheblich. Trotz diesen grundsätzlichen Einwänden kann zusammenfassend gesagt werden: Aschenbergs Abhandlung enthält einen sehr instruktiven ersten und einen ansprechenden zweiten Teil, doch sind leider die theoretischen Bezüge zwischen den beiden Teilen eher schwach ausgeprägt. Insgesamt aber handelt es sich allemal um ein sehr lesenswertes Buch. U. Bähler H Sorin Stati, Principi di analisi argomentativa. Retorica Logica Linguistica. Bologna (Pàtron) 2002, viii + 172 p. (Manuali universitari per lo studio interdisciplinare del linguaggio e delle lingue). Non sono pochi i cantucci o, per meglio dire, gli ampi settori dell’argomentazione che sono ancora interamente inesplorati. Purtroppo, la letteratura specialistica consacrata all’oggetto dell’argomentazione non ha raggiunto l’unanimità nemmeno sulle questioni di massima rilevanza di teoria e di metodo, e forse non la raggiungerà mai. È ben noto che gli studi sull’argomentazione, mentre sono assai progrediti sul piano della pragmatica e della retorica - che dispongono di ricche e sicure illustrazioni generali - sono ancora agli inizi per quanto concerne l’analisi prettamente linguistica. Il vasto campo di tali ricerche è stato in parte dissodato negli ultimi vent’anni da una serie di saggi e capitoli di monografie dovuti a J.-C. Anscombre/ O. Ducrot 1983, V. Lo Cascio 1991, E. Eggs 2000 1 ; a Vincenzo Lo Cascio spetta il merito di averci procurato un modello di analisi del discorso argomentativo concepito secondo un approccio prettamente linguistico che si ispira alla metodologia e alla relativa terminologia delle grammatiche generative-trasformazionali. Non si dimenticherà, inoltre, di sottolineare come gli studi di strutture argomentative abbiano spesso attirato l’attenzione di linguisti italiani e stranieri sull’analisi dei connettori che uniscono segmenti di discorso argomentativo facendone individuare la funzione; pare anzi questo un ambito di ricerca che un madrelingua - che dispone di un sistema linguistico materno profondamente integrato - sia assai incline a ricercare e a sistemare con una curiosità ed una oculatezza sovente non comuni ad un non-madrelingua. Meritori sono per tanto i tentativi di indicare nelle varie lingue quelle congiunzioni, avverbi o relative locuzioni, definiti appunto connettori (oppure ‘connettivi’), che regolano l’attività argomentativa che svolgiamo, in parte, automaticamente e in parte - si crede - come risultato di un apprendimento, e quindi consa- 277 Besprechungen - Comptes rendus 1 Cf. J.-C. Anscombre/ O. Ducrot, L’argumentation dans la langue, Bruxelles 1983; V. Lo Cascio, La grammatica dell’argomentare, Firenze 1991; E. Eggs, «Vertextungsmuster Argumentation: Logische Grundlagen», in: K. Brinker (ed.), Text- und Gesprächslinguistik, Berlin 2000: 397-414. pevolmente. E d’altro canto bisogna riconoscere che non è sempre agevole individuare il ruolo argomentativo di una sequenza di frasi in un terreno che sta direttamente a contatto con la logica e la retorica. La bibliografia recente della teoria dell’argomentazione oppone nettamente ricerche logiche-filosofiche (che analizzano la nostra comprensione dei ragionamenti e dei modi di concatenamento mentale), ricerche sulle funzioni retoriche (che ci insegnano le strategie atte a confutare e a persuadere il destinatario) e ricerche linguistiche (che si limitano a mostrarci quali connettori uniscono i segmenti di un discorso argomentativo). Sorin Stati, per primo, propone, nel libro che ci accingiamo a presentare: Principi di analisi argomentativa. Retorica Logica Linguistica, una teoria dell’argomentazione ‘integrata’, vale a dire non più limitata alla componente retorica e neppure come disciplina quasi completamente sovrapposta alla logica. In questi tre ambiti: retorica, logica e linguistica si muove il prezioso contributo all’analisi dei testi argomentativi dell’autore. I testi che Stati tiene costantemente presenti dal primo al quattordicesimo capitolo del suo libro e dai quali egli ha ricavato gli esempi mediante i quali egli intende descrivere il meccanismo argomentativo sono citazioni letterarie in italiano, inglese, francese ed esempi inventati ed ispirati, come scrive l’autore stesso (8), alla più banale conversazione. Nell’ultimo capitolo, il quindicesimo, si prendono in esame cinque strutture argomentative ampie tratte rispettivamente da un editoriale di politica europea, da uno di politica italiana, da un articolo di politica economica, da un dialogo filosofico e da un testo meta-argomentativo e le si commenta applicando le proposte teoriche e metodologiche che l’autore presenta nel corso della sua intera opera. L’ultimo capitolo risulta essere quindi una importante verifica delle proposte teorico-interpretative proposte nei capitoli precedenti. Nel primo e nel secondo capitolo si prendono in esame alcune delle nozioni fondamentali con le quali l’autore intende operare, per esempio: nozioni logiche, nozioni retoriche, ruoli argomentativi, sequenze minime di proposizioni con ruolo argomentativo, scopi dell’argomentazione. Due nozioni sono particolarmente interessanti e cioè: (a) ‘persuasione’ e ‘spiegazione’ come scopi dell’argomentazione (19-20) e (b) ‘forma’ e ‘sostanza’ come criteri per l’analisi argomentativa (24 e 97). Secondo la Retorica di Aristotele 2 e il Traité de l’argumentation, La Nouvelle Rhétorique di Chäim Perelman/ Lucie Olbrechts-Tyteca 1958 3 - che rappresentano i pilastri da cui parte ogni studioso dell’argomentazione - lo scopo del discorso argomentativo è la persuasione, che i più considerano ancor oggi come l’unico scopo di questa attività verbale. Secondo Stati il fattore persuasione può alle volte mancare, essendo il vero scopo dell’argomentazione la spiegazione. Per esempio dicendo «Gianni è caduto perché non ha visto il gradino» (19) il locutore desidera fornire un’informazione. La causa dell’evento ‘la caduta di Gianni’ non si propone di convincere quindi il suo destinatario che la causa della caduta è stato il fatto che Gianni non abbia visto un certo gradino. In merito a questo esempio facciamo le seguenti osservazioni: la situazione descritta in «Gianni è caduto» non interessa l’argomentazione perché «Gianni è caduto» è un fatto e i fatti non si argomentano. È vero che un fatto può essere revocato in dubbio (Galileo ha dimostrato che Tolomeo aveva torto) ma per confutare un fatto occorre argomentare contro la verità della Tesi in oggetto. Affinchè «Gianni è caduto» abbia un ruolo argomentativo, occorre che la frase sia, per esempio, una reazione a una battuta quale «Gianni sta benissimo»; in questo caso il mittente critica il suo partner per il fatto di aver proferito una certa affermazione. L’esempio dovrebbe essere ampliato secondo noi in: «A: Gianni sta benissimo/ B: Gianni è caduto perché non ha visto il gradino». La nostra obiezione alla scelta dell’esempio non confuta ovviamente la Tesi che la spiegazione sia uno degli scopi possibi- 278 Besprechungen - Comptes rendus 2 Aristotele, Opere 10. Retorica, Poetica, trad. it., Bari 1992. 3 C. Perelman/ L. Olbrechts Tyteca, Traité de l’argumentation, La Nouvelle Rhétorique, Bruxelles 1983. 2 R. Keller, Sprachwandel, Tübingen 1990. li dell’argomentazione. Anzi proprio l’inserimento dell’esempio nella situazione comunicativa ne è una prova. Con «Gianni è caduto perché non ha visto il gradino» il mittente B fornisce un’informazione d’appoggio alla sua obiezione. Torniamo adesso alle due categorie di scopo argomentativo descritte da Stati: I) conquistare l’adesione del destinatario (persuasione), II) soddisfare le esigenze della sua ragione, il suo desiderio di capire i fenomeni, gli eventi (spiegazione). L’autore ne aggiunge una terza che corrisponde all’intreccio degli scopi ‘persuadere’ e ‘spiegare’. Il terzo caso, che si manifesta frequentemente nella forma ‘spiegare per persuadere più efficacemente’, contraddistingue molti frammenti di testi argomentativi e dimostra che ‘argomentazione’ e ‘spiegazione’ non sono due distinte relazioni epistemiche - come molti studiosi dell’argomentazione credono - ma due processi cognitivi integrati. Questa chiarificazione è fondamentale. Essa permette non solo di considerare come argomentativi anche quei testi che tentano di descrivere un processo con lo scopo di spiegarlo, ma anche di mettere in evidenza che l’opposizione spesso invocata tra ‘dimostrazione logica’ e ‘argomentazione retorica’ è valida solo per alcuni tipi di discorso ma non per tutti. Giustamente Stati sottolinea in diversi punti della sua opera che i tratti comuni all’argomentazione (retorica) e alla dimostrazione (logica) molto spesso si confondono e che ciò è dovuto principalmente al fatto che anche l’argomentare retorico è un processo razionale. «È vero che le strutture logiche»scrive l’autore - «appaiono prevalentemente in testi filosofici e scientifici, ma non è la natura del testo che serve da adeguato discriminante. Infatti, anche una banale conversazione può avere alla sua base un rapporto logico perfetto, facilmente riformulabile in un metalinguaggio ‘tecnico’ (43)». La distinzione che Stati attua fra ‘forma’ e ‘sostanza’ (24) è un’altra delle importanti e innovative proposte di questo libro. Mi pare particolarmente interessante riferire qui l’analisi argomentativa che di solito viene proposta dagli studiosi. Solitamente vengono prese come esempi illustrativi sequenze elementari, ossia catene minime di due proposizioni, alle quali vengono fatte corrispondere due ruoli argomentativi. Queste analisi non tengono conto del fatto fondamentale che solo con esempi isolati ed estrapolati dalla situazione contestuale è possibile dimostrare un parallelismo tra livello sintattico e livello argomentativo. Raramente infatti a ogni proposizione grammaticale corrisponde un’unità provvista di ruolo argomentativo atta a stabilire una corrispondenza biunivoca tra le unità dei due piani. L’analisi di testi più ampi della sequenza di due proposizioni dimostra infatti che nel discorso la catena dei ruoli spesso si interrompe lasciando il posto ad espressioni ausiliari, frammenti tipologici eterogenei (narrativi e/ o descrittivi) o ad elementi illocutivi senza proprietà argomentative. Il ruolo argomentativo quindi «non è una proprietà necessaria delle frasi» (102). L’uso che Stati fa del concetto di ‘forma’, intesa appunto come modo di analizzare un testo argomentativo, permette di inglobare e distinguere diversi livelli di analisi prettamente linguistica che specificano: la natura dell’unità sintattica; l’impiego dei connettori e di altre forme che suggeriscono la segmentazione sintattica del testo; la presenza di segnali che indicano la necessità di considerare l’inserimento delle unità in sequenze transfrastiche; la partecipazione dell’unità analizzata a sequenze semplici e complesse; la struttura testuale; l’organizzazione al livello delle funzioni pragmatiche e la struttura argomentativa. La ‘sostanza’ invece, che determina il contenuto concreto realizzato con la sequenza di parole di una determinata lingua è pertinente per l’analisi del testo solo se serve a scoprirne il modo dell’organizzazione. Nei capitoli successivi (dal terzo fino al settimo) si prendono in esame i ruoli argomentativi. A differenza di altre unità del linguaggio, i ruoli argomentativi costituiscono una delle due classi di unità pragmalinguistiche e hanno come caratteristica fondamentale di essere proprietà relazionali. La proposta di classificazione dell’autore si basa su sei criteri: ruoli basilari e ausiliari, ruoli dialogici e comuni, attivi e passivi, classificazione basata sulla strategia, sugli stimoli e sulle reazioni, logici e retorici. Per ognuna di queste categorie Stati fa se- 279 Besprechungen - Comptes rendus guire un ricco inventario che ne permette l’identificazione precisa. Per esempio sono ruoli dialogici: l’Accordo, il Consenso, l’Assenso, la Conferma, la Contestazione, la Presa d’atto, il Rifiuto, la Richiesta di conferma, mentre sono ruoli logici la Causa, la Comparazione, la Condizione, la Deduzione, l’Esempio, l’Illustrazione, l’Inferenza, l’Ipotesi, la Spiegazione e la Riformulazione esplicativa. La classificazione, i vari criteri applicati, nonché l’inventario dei ruoli argomentativi costituiscono un preziosissimo contributo per la teoria e metodologia argomentativa. In nessuno dei lavori sull’argomentazione - né in Italia, né all’estero - è stata finora presentata una tipologia che permetta di non confondere e di non generalizzare frettolosamente sull’uso dei termini. I teorici dell’argomentazione - salvo rarissime eccezioni e solo per alcuni termini ma non per tutti - sono soliti usare indiscriminatamente termini grammaticali, termini logici e termini scientifico-filosofici senza tener conto del fatto che ogni volta che troviamo una terminologia identica in grammatica e nello studio logico si tratta sempre di una parvenza d’identità. Termini, per esempio, quali ‘causa’, ‘concessione’ che si usano comunemente sia come nomi di nozioni logiche, sia come definizione di ruoli argomentativi non hanno lo stesso significato. Nelle analisi argomentative, per esempio, la nozione grammaticale di ‘causa’ viene spesso confusa con la nozione scientifico-filosofica di ‘causalità’; spesso la ‘causa’ viene fatta corrispondere ad una ‘giustificazione’ aumentando ancor di più la confusione. A ragione scrive l’autore che la ‘Causa’ è un ruolo logico, mentre la ‘Giustificazione’ è un ruolo retorico (74). Lo stesso vale per l’uso impreciso di ‘concessione’: una ‘concessione sintattica’ corrisponde solo raramente ad una ‘concessione retorica’ anche se può capitare che una parte di proposizione o una proposizione intera sia nello stesso tempo concessione sintattica e Concessione retorica. La relazione definita nella sintassi «subordinazione concessiva», per esempio, coincide raramente con uno schema concessivo: infatti il più delle volte sul piano argomentativo abbiamo a che fare con la struttura / Obiezione respinta + Tesi/ , come in: «Benché logicamente inoppugnabile, questo procedimento verrà forse attaccato» (138).A questo proposito il capitolo nono «Parallelismi tra analisi sintattica e argomentativa» è un contributo prezioso. Esso mette in luce il mancato parallelismo tra strutture sintattiche e strutture argomentative prendendo ad esempio le proposizioni condizionali, le proposizioni concessive e quelle causali. Stati si fonda anche in questo capitolo su esempi tratti da diverse lingue dando un quadro dei ruoli argomentativi svolti dalle proposizioni condizionali, dalle proposizioni causali e da quelle concessive. La ricchezza degli esempi tratti da diverse lingue dimostra, per esempio, che una proposizione condizionale può svolgere sia nel monologo che nel dialogo diversi ruoli argomentativi, quali quello di Ipotesi, di Condizione, di Obiezione e di Giustificazione. E che in molti casi la versione italiana di esempi tratti da lingue diverse ammettono la stessa interpretazione. Un intero capitolo, il quarto, è dedicato ai due ruoli argomentativi che assumono una posizione particolare in quanto sono gli unici che non consentono una definizione semantica ma solo funzionale: Tesi e Bersaglio. Il concetto di Bersaglio applicato all’argomentazione è nuovo. Stati sottolinea a ragione che la proprietà di una proposizione di essere Tesi emerge esclusivamente dalla sua relazione co-testuale con un’altra proposizione di cui ne è il Bersaglio (58 e 89). Rispetto ai diversi modelli di analisi argomentativa la nozione di Tesi che Stati propone non è quindi di natura contenutistica ma esclusivamente di natura relazionale (59). Una proposizione del tipo: «Secondo me bisognerebbe partire subito» non viene automaticamente valutata come Tesi, perché in un contesto adeguato potrebbe benissimo essere una frase polemica, di critica oppure una Giustificazione (60). Il Bersaglio di conseguenza non è solo il punto di riferimento che consente di individuare il ruolo di altre proposizioni co-testuali ma svolge necessariamente un altro ruolo argomentativo: «Di fronte ad un segmento di testo composto di due mosse argomentative di cui la seconda ha la proprietà semantica di Giustificazione o di Disaccordo, sarà quasi d’obbligo concludere l’analisi dicendo che la prima proposizione è un Bersaglio che può avere 280 Besprechungen - Comptes rendus il ruolo di Tesi. L’amalgama Tesi + Bersaglio si rivela piuttosto frequente» (58). Stati presenta a questo proposito una ricca serie di esempi, ben distinti, in cui la Tesi non ha necessariamente la forma sintattica e il contenuto di una frase dichiarativa come si sostiene o si sottintende in molti lavori di retorica e di teoria dell’argomentazione. L’uso di Bersaglio permette di distinguere inoltre tra i casi di parallelismo tra piano sintattico e piano argomentativo, e quelli di mancata simmetria. In un esempio del tipo: «La dolorosa analisi della condizione umana che Pirandello trae dai più profondi temi della filosofia classica e del pensiero moderno non si traduce tuttavia in un assoluto pessimismo» (101) abbiamo sul piano grammaticale la sequenza/ proposizione principale interrotta da una subordinata relativa/ , mentre sul piano argomentativo distinguiamo una Tesi («Pirandello compie un’analisi dolorosa della condizione umana tratta dalla filosofia») e una conseguenza negata («L’opera di Pirandello non è dominata dal pessimismo»). «Pur trovando nelle due articolazioni lo stesso numero di unità (due)», scrive l’autore, «non riusciamo a sovrapporle (Infatti, la proposizione relativa non ha un corrispondente argomentativo)» (137). Il decimo e l’undicesimo capitolo prendono in esame due fenomeni particolarmente interessanti e cioè: a) la manipolazione del linguaggio e b) le strategie argomentative. I discorsi argomentativi che si propongono la persuasione si iscrivono, secondo Stati, in tre grandi tipi di strategie: appoggio, attacco e difesa. I discorsi invece che hanno come unico scopo quello di spiegare adottano secondo l’autore altre strategie che non vengono però prese in considerazione. Anticipiamo così qui il risultato di un nostro studio sull’argomentazione dal titolo: Argumentative Textprofile. Eine textgrammatische Analyse mit Beispielen aus dem Spanischen und dem Italienischen, che uscirà nei prossimi mesi, dove lo spoglio di testi monologici italiani e spagnoli dimostra che le strategie maggiormente usate in discorsi che hanno lo scopo di spiegare sfruttano ruoli logici (e non retorici) e si iscrivono in tre grandi tipi: comparazione, ipotesi e confronto. Il dodicesimo capitolo prende in considerazione le ‘trasformazioni’ e le ‘estensioni’ che occorre operare al livello della struttura sintattica superficiale per ottenere una struttura sinonima sul piano argomentativo che ovviamente non va confusa con la sinonimia sintattica e ancor meno con il rapporto di coriferimento. Le strutture sinonime si ottengono secondo l’autore non solo variando la forma grammaticale ma operando anche mediante ‘dilatazione’ e ‘condensazione’. Stati presenta a questo proposito alcuni casi particolari di estensibilità quali gli schemi consecutivi, gli schemi causali, con tesi negata e concessivi le cui interpretazioni risultano stimolanti anche per future analisi prettamente linguistiche. I capitoli tredicesimo e quattordicesimo presentano la Retorica di Aristotele e gli altri modelli argomentativi che l’autore ha sfruttato per esporre la sua metodologia definita ‘analisi argomentativa’. In questo ambito, ove l’autore medesimo sottolinea di non illudersi di aver raggiunto un’assoluta originalità (150), il lettore attento, addetto ai lavori ha l’ennesima conferma di trovarsi invece di fronte ad un lavoro fondamentale ed innovativo per la teoria e la pratica dell’argomentazione. D. Pirazzini H August Dauses, Ökonomie und Kybernetik natürlicher Sprachen. Universelle Gesetze des Sprachwandels, Stuttgart (Steiner) 2000, 127 p. Dauses knüpft mit seinem neuesten Werk an eine Reihe früherer von ihm verfaßter Monographien zum Thema Sprachwandel an. Mit seinem «programmatischen» Buch (25) zur Kybernetik natürlicher Sprachen - darunter versteht er ihre historische Entwicklung - verfolgt er ein ehrgeiziges Unterfangen: Er versucht, «in Fortsetzung der in den letzten Ver- 281 Besprechungen - Comptes rendus