eJournals Vox Romanica 61/1

Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
Es handelt sich um einen Open-Access-Artikel, der unter den Bedingungen der Lizenz CC by 4.0 veröffentlicht wurde.http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/121
2002
611 Kristol De Stefani

Elizabeth W. Poe, Compilatio. Lyric Texts and Prose Commentaries in Troubadour Manuscript H (Vat. Lat. 3207), Lexington, Kentucky (French Forum Publishers) 2000, 308 p. (The Edward C. Armstrong Monographs on Medieval Literature 11)

121
2002
P.  Alegretti
vox6110354
Elizabeth W. Poe, Compilatio. Lyric Texts and Prose Commentaries in Troubadour Manuscript H (Vat. Lat. 3207), Lexington, Kentucky (French Forum Publishers) 2000, 308 p. (The Edward C. Armstrong Monographs on Medieval Literature 11) «Given the complexity of the subject and the controversial nature of some of my assumptions, which, I freely admit, are not exactly the same now as they were nine years ago when I undertook this project, I cannot imagine that the final word on MS H has been pronounced. It is altogether appropriate that this manuscript should be the first of the Provençal chansonniers to be treated in two book-length studies - before any other has been the focus of one - for MS H alone was compiled by a scholar for use by other scholars. Indeed, I like to think that this compiler conceived of his compilation, which he apparently never intended to finish and which he equipped with commentary of all sorts, as an open-ended discussion of troubadour poetry in which he and scholars after him might continue to partecipate» (22s.). Nella Preface l’autrice ricorda in questi termini l’interesse recente di più studiosi intorno al canzoniere provenzale H 1 , e colloca il presente lavoro in una prospettiva di avvertita complicità con l’editore medievale, per cui propone l’etichetta di «compilator» (cf. 17s.), ad indicare l’unicità del copista e del raccoglitore (19). Porre al documento domande non anacronistiche comporta infatti uno sforzo preliminare di definizione nomenclatoria, tanto delle categorie intellettuali coeve al codice - da dove nasce il titolo del bel volume: Compilatio (cf. 13-29) - come delle terminologie adottate in questo tipo di studi filologici, impostati da Gustav Gröber. Proprio dalla discussione delle categorie di ordine o di nonorganizzazione del canzoniere H - definito da Gröber una raccolta non organizzata, Gelegenheitssammlung (44) - prende l’avvio il primo capitolo, con la volontà di comprendere il codice oltre il punto al quale si arrestano le analisi precedenti. I lavori di Elizabeth W. Poe si collocano molto spesso in questa feconda prospettiva all’incrocio tra certezze documentarie e problematiche aperte, da quelli sull’alba ai più recenti sulle razos 2 , e sempre si fanno apprezzare come riflessioni autorevoli e stimolanti. Il libro si compone di sette capitoli introdotti da una List of Sigla (11s.), da una Preface (13-29), e da una Introduction. Aquestas doas coblas porten lor raisons. A False Start (31-42) di rilevante interesse, ed è chiuso da un consuntivo Conclusion. Cum durarai ieu? The Sources of MS H (251-60), che propone una classificazione tipologica delle fonti alle quali dovrebbero aver attinto i canzonieri provenzali dello scorcio del Duecento, dibatte la possibilità di una relazione diretta tra Uc de Saint Circ e il compilatore di H, e immagina per quale lettore quest’ultimo abbia lavorato. Seguono un Post Scriptum. Dreitz e raison qu’ieu chant e.m demori. MS H as Source (261-76) sulla storia del codice nel sedicesimo secolo e di come pervenne nelle mani di Fulvio Orsini, Bibliography (277-96), Index of Personal Names (297-304), Index of Topics Treated in the Notes (305-07). La relazione dialettica con il 354 Besprechungen - Comptes rendus 1 Il riferimento è a Maria Careri, Il canzoniere provenzale H (Vat. lat. 3207). Struttura, contenuto e fonti, Modena 1990: «Building, then, on Careri’s meticulous exposition of the more technical aspects of the compilation of MS H, I have tried to provide the complementary literary analysis of the codex that she in her book invites.» (14). Segnalo la successiva comparsa di «Intavulare». Tavole di canzonieri romanzi (serie coordinata da Anna Ferrari), vol. 1 H (Vat. lat. 3207), a cura di Maria Careri, Città del Vaticano 1998: 293-372. 2 Elizabeth W. Poe, «La transmission de l’alba en ancien provençal», CCM 31(1988): 323-45; «Toward a Balanced View of the Vidas and Razos», Romanistische Zeitschrift für Literaturgeschichte 11 (1986): 18-28; «At the Boundary between Vida and Razo: The Biography of Raimon Jordan», N 72 (1988): 316-19; «L’autr’ escrit of Uc de Saint Circ: the Razos for Bertran de Born», RomPhil. 44 (1990): 123-36; «Vidas and Razos», in: F. R. P. Akerhurst/ J. M. Davis (ed.), A Handbook of the Troubadours, Berkeley 1995: 185-97. documento è messa in atto con evidenza fin dai titoli interni dei sette capitoli: Chapter i Coblas ab soill de descovinenza. Coblas esparsas and Coblas tensonadas of H 3 (43-71), Chapter ii Nuill tuor al seu dan meillor. The Coblas of Uc de Saint Circ in H 3 (72-106), Chapter iii Temsuda e Trichairitz. The Coblas of the Trobairitz in H 3 (107-32), Chapter iv Id est illuminat. The Marginal Glosses of H 1 (133-57), Chapter v La ongla del det e lart ad ous frire. The Vidas and Razos of H 2 and H 3 (159-90), Chapter vi Cobla de lauzor, Cobla de rancure. Edition of the Contents of Fols. 47-49 (191-219), Chapter vii Aqestas coblas son bonas ad home q’es iratz. Analysis of the Contents of Fol. 47-49 (221-49). Si tratta infatti di pericopi di H, riprese sia dai testi in prosa - Aquestas doas coblas porten lor raisons (31) fol. 46r° prima di BdT 43,1; Id est illuminat (133) fol. 9v° glossa A8 a BdT 29,13; La ongla del det e lart ad ous frire (159) fol. 18v° razo di BdT 208,1; Cobla de lauzor, Cobla de rancure (191) fol. 49r°, rispettivamente prima di BdT 457,12 e prima dell’incipit di BdT 457,35; Aqestas coblas son bonas ad home q’es iratz (221) fol. 48 prima della citazione di una strofa di BdT 375,20 -, sia dai testi poetici antologizzati - Coblas ab soill de descovinenza (43) fol. 57r° BdT 282,13; Nuill tuor al seu dan meillor (72) fol. 54r° BdT 209,3 v. 11s.; Temsuda e Trichairitz (107) fol. 56r° BdT 48,1; La ongla del det e lart ad ous frire (159); Cum durarai ieu? (251) fol. 47v° BdT 457,40 v. 1; Dreitz e raison [ma raizon nel ms.] qu’ieu chant e.m demori (261) incipit (BdT 233,4) annotato da Giovanni Maria Barbieri al fol. 1r°. L’emulazione con il compilatore risiede nella disposizione e nella pertinenza, più che nella citazione, perché l’autoria del copista è tutta da dimostrare anche per i brani di prosa (cioè l’ingente apparato paratestuale di H). Questo lavoro si pone infatti la questione se rubriche, razos e glosse marginali siano state redatte dal copista o semplicemente trascritte (34). Al di là delle discussioni dei casi, presi individualmente o secondo categorie tipologiche, è ascrivibile con certezza al compilatore solo l’organizzazione di materiale altrove inattestato e quindi ricercato con pazienza (46), ovvero l’aspetto globale della raccolta, tenuto conto delle lacune, restauri e spostamenti nella rilegatura in volume messi in luce dalla monografia della Careri. La valutazione si basa anche su nuove interpretazioni, cioè arretramenti della prospettiva recensionale (da originale a copia) sono motivati da un diverso senso letterale dei testi, come nel caso della rubrica scelta per l’Introduzione: Aquestas doas coblas porten lor raisons. A False Start (31-42). Le citazioni del sintagma «portar razo» (39) confermano che la rubrica non è un appunto della mancata trascrizione di razos presenti in un altro esemplare prima di tali coblas, ma è «itself that razo» (33), è il commento a coblas che chiariscono bene, nel contenuto, la loro motivazione (cf. anche 114). In quanto razo, la frase appartiene, presumibilmente, al gruppo delle altre, e da nota estemporanea del compilatore passa a testo copiato da un antigrafo. Da questi titoli interni risulta anche evidente che viene adoperata la tripartizione del codice proposta da Gröber: H 1 fol. 1r°-18r°, H 2 fol. 18v°- 42v°, H 3 fol. 43r°-61v°: «Although Careri’s divisions reflect, perhaps better than Gröber’s, the general organizational plan of the codex» (42, N27). Careri rileva che la complessità della fattura comporta conseguenze sull’ordinamento attuale, ma che la classica distinzione per generi (canzoni, sirventesi, tenzoni) può ancora riconoscersi ripartendo il contenuto nel modo seguente: fol. 1r°-18v°a (1-60 canzoni), 18v°b-39v° (61-126 canzoni e vidas), fol. 40r°- 42v° (127-137 sirventesi), fol. 43r°-57v° (138-258 coblas), fol. 58r°-59v° (259-266 canzoni), fol. 60r°-61v° (267-270 canzoni e sirventesi) 3 . Nel libro l’obiettivo è comunque puntato sulle coblas all’interno della sigla H 3 . Il primo capitolo (Coblas ab soill de descovinenza. Coblas esparsas and Coblas tensonadas of H 3 , 43-71) prende in esame la sequenza dei testi 187-200 (secondo il numero dell’edizione diplomatica di L. Gauchat/ H. Kehrli, «Il canzoniere provenzale H», StFR 5 [1891]: 341-558), ai fol. 51v°-53r°, per argomentare ordinatamente tre obiezioni al ‘disordine’ rile- 355 Besprechungen - Comptes rendus 3 Cf. Careri 1998: 298. vato da Gröber in H 3 . In primo luogo, la presenza, quasi senza commistioni con altri generi, di coblas (tensonadas con razo 138-167, triadas concentrate nel numero 167, tensonadas senza razo a partire dal numero 168, coblas esparsas che si addensano in 229-248). Poi, la monotematicità dell’insieme, intonato alla satira e alla denigrazione. Infine, la presenza di ragruppamenti interni sulla base dei modelli metrici, che si rivela principio organizzativo «subtler than identity or similarity of author» (46), che è il principio organizzativo dei testi esaminati nei capitoli ii e iii: «This complexity results from the compiler’s use of a variety of small, independent source-collections, each of which was organized according to a slightly different principle or set of principles. Thus, the study of the relationships among the texts of H 3 inevitably turns into an analysis of the sources from which those texts were taken.» (46). Ci si può fermare, perché qui si trova l’armonica di tutta la ricerca. Anche i capitoli seguenti si muovono infatti in questa direzione. Nel capitolo ii (Nuill tuor al seu dan meillor. The Coblas of Uc de Saint Circ in H 3 , 72-106), si esaminano i testi 201-207 (fol. 52v°) e 210-13 (fol. 53v°), che sembra risalgano a una raccolta privata di Uc de Saint Circ cui il compilatore dovrebbe aver avuto un accesso privilegiato. Nel capitolo iii (Temsuda e Trichairitz. The Coblas of the Trobairitz in H 3 , 107-32), sui testi 141-43 (fol. 43v°), 148-54 (fol. 45r°-46r°), 169 (fol. 49v°), si rivaluta la supposizione che questa sezione del codice sia stata compilata «by or for a woman» (21). Nel capitolo iv (Id est illuminat. The Marginal Glosses of H 1 , 133- 57), si propone che le glosse marginali di H 1 e H 2 sono state raccolte e copiate, ma non composte, dal compilatore. Il capitolo v (La ongla del det e lart ad ous frire. The Vidas and Razos of H 2 and H 3 , 159-90), argomenta che vidas e razos appartengono all’insieme composto o trasmesso da Uc de Saint Circ 4 e che il compilatore le ha desunte da tre diverse «sourcecollections». Nel capitolo vii (Aqestas coblas son bonas ad home q’es iratz. Analysis of the Contents of Fol. 47-49, 221-49), l’analisi del contenuto delle coblas dà modo di formulare l’ipotesi che il numero 167 derivi da almeno tre fonti diverse e sia forse l’unica traccia di un florilegio provenzale annotato. A parte, il sesto capitolo (Cobla de lauzor, Cobla de rancure. Edition of the Contents of Fols. 47-49, 191-219) contiene l’edizione e la traduzione inglese dei 26 commenti in prosa di varia estensione, rubricati sotto il numero 167 dell’edizione diplomatica, ai fol. 47v°-49v°. Si tratta del punto di partenza di un lavoro poi cresciuto oltre le dimensioni del semplice articolo (cf. Preface 12), in cui si dà il testo intero di tutte le coblas, citate molte volte nel codice solo con l’incipit. Tale integrazione dell’autrice è immediatamente visibile perché si adotta, come per la traduzione data di séguito, un carattere tipografico differente da quello dell’edizione del manoscritto. La traduzione, di gran pregio, è offerta per tutti i testi provenzali ad eccezione di quelli del capitolo iv. Osterebbe a quest’ultima un paradosso: «I did not give translations for any of the glosses discussed in Chapter IV because to do so would have led in most instances only to such useless tautologies as: E puois id est et postea ‘and then, that is, and then’. Similarly, I did not attempt to translate examples taken from the Donat proensal» (21). L’intraducibilità dei glossari è più apparente che reale: la tecnica usuale infatti non è di tradurre entrambi gli elementi, ma quello di destra, cioè la sola dichiarazione. Ritorniamo al punto determinante. Il problema descrittivo si risolve in un problema di analisi. La differenza è fatta dagli strumenti: «So, if my study leads me to assert that H 3 , which Gröber dismissed as hopelessly disorganized, is in fact a coherent compilation drawn from a number of smaller collections, each having a discernible coherence of its own, the discrepancy between his conclusion and mine results from a difference not in our way of thinking but, rather, in the amount of evidence available» (14). La semplice collazione con 356 Besprechungen - Comptes rendus 4 Cf. Saverio Guida, «Il minirepertorio provenzale tràdito dal ms. H», in: id., Primi approcci a Uc de Saint Circ, Messina 1996: 171-213. gli altri canzonieri della lirica occitanica, praticata da Gröber, delimita solo una sezione H 3 (fol. 43r°-61v°), irriducibile nelle sue componenti perché: 1) dati i suoi unica non è riconducibile a una fonte nota anche attraverso altri testimoni, 2) non contiene ripetizione a distanza di uno stesso autore e non è quindi frazionabile in sottounità. Così «I cannot help wondering why, if H 3 is indeed a coherent compilation, Gustav Gröber gave up so quickly on figuring out how it was organized. He seemed satisfied to credit it with uniqueness and relegate it to the ranks of the insoluble mysteries in the transmission of troubadour literature: ‹Die Quelle (h 3 ) muss daher zu den verlorenen gezählt werden.›» (254). Se i parametri con cui operare vengono ampliati all’aspetto metrico e tematico si ottiene un diverso paradigma anche per le definizioni di ordine, organizzazione e coerenza: «Thus, H 3 had no discernible organization, by Gröber’s rather narrow definition of that term» (255). Questa nuova via analitica se si applica però a risalire a fonti, può farlo solo in modo indiziario e presuntivo. Messa da parte l’inquietante caratteristica ternaria di alcune conclusioni - «Chapter Five treats the razos of H 2 and H 3 , arguing, . . . that the scribe of MS H probably took them from three different source-collections» (21), «Chapter Seven analyzes the contents of fols. 47-49, advances the claim that these commentaries came from at least three different sources . . .» (21) - che è sorprendentemente conforme a serie di triplici argomentazioni (cf. 44, 46, 107, 115, ma cf. i quattro punti di 133s.), esiste un problema di fondo: «In contrast to the Liber Domini Alberici, the chansonnier of Bernart Amoros, and Uc de Saint Circ’s annotated edition of poems by Bertran de Born, all three of which were finished products ready to stand on their own, most of what I am calling source-collections were more like modules or blocks of organized lyric material, possibly intended only for use by compilers and scribes in putting together the great chansonniers. While none of these source-collections has survived intact, the contents and organization of many of them have been preserved in the troubadour manuscripts that have come down to us. That is the assumption undergirding the analyses presented throughout this book» (16). La classificazione «by tipe» (21) è una comodità organizzativa dell’analisi: «In one type, the constituent poems were organized according to content [cf. 60]; in the other [cf. 61-63], according to form» (64). Le componenti di partenza, «source-collections», si possono certo immaginare come insiemi coerenti di uno stesso autore, o di una stessa tipologia testuale, o di una stessa forma metrico-musicale, cioè i denominatori comuni con cui si possono raggruppare i testi trasmessi solo da H 3 . L’omogeneità tipologica che individuerebbe tali ‘fonti’ sembra però parallela al postulato dell’assenza di errore in un originale perduto; strutture più antiche del tràdito senza commistioni tipologiche (senza errori) sembrano i prodotti di una nuova divinatio, poco importa se accompagnata (e bilanciata) da un sostanziale agnosticismo sulle singole lezioni dei testi (cf. 81 e la nota corrispondente, 100, N51). Uno schema classificatorio può presumibilmente coincidere con un oggetto esistito solo se si rintracciano i connotati storici di tale esistenza, primo fra tutti, trattandosi di documenti scritti, i connotati grafici (o grafemici), di cui questo lavoro non fa parola. Le ipotesi della Poe sono però bilanciate anche dalla consapevolezza che un principio tipologico non isola univocamente un insieme di testi in H 3 (cf. 254). Così accade nel caso di Uc de Saint Circ che è un po’ il punto di sutura e di neutralizzazione tra tutte le differenti tipologie proposte: quella delle fonti che avvicinano modello e contrafacta, quella delle fonti prosimetriche con razos, e quella delle fonti con un solo autore. Se per i testi 201-207 (fol. 52v°) e 210-13 (fol. 53v°) «The fact that all of the poems in this series were composed by or addressed to Uc de Saint Circ suggests that the compiler of MS H took them from a single source» (93), il testo 212, Physica et astronomia (fol. 54r°), potrebbe far capo ad altra caratteristica definitoria / principio organizzativo / «source-collection»: «Built on the same metrical scheme, rhyme pattern, and rhyme sounds as the four-way cobla-exchange initiated by Guilhem Figueira (nos. 194-197) and the cobla-exchange between Gui de Cavalhon 357 Besprechungen - Comptes rendus and the young Count of Toulouse (nos. 192-193), Physica et astronomia is a contrafactum of a pastorela by Gui d’Uisel and as a such may have occurred in the source-collection containing model texts by Gui d’Uisel and their imitations» (94). La riduzione ad una sola caratteristica-denominatore comune per una «source-collection» fa aggio su altri elementi predicabili anche nel corrispondente caso di Gui d’Uisel per cui si privilegia l’idea di una raccolta di testi-modelli metrici con musica e/ o contrafacta a scapito di altre caratteristiche parimenti plausibili tenendo conto di ciò che è tràdito, che non esclude una raccolta di testi e razos. La musica è infatti trasmessa solo dal canzoniere provenzale G per BdT 194,19 mentre la configurazione di testo e razos è trasmessa per BdT 194,19 da Q e per BdT 194,9 da P e da H. Mi permetto infine di aggiungere due osservazioni, che, funzionando una da prova in favore e l’altra da prova contraria per questa tipologizzazione stratigrafica, introducono bene alla complessità del lavoro di Compilatio. A favore della «source-collection» con indicazione (o presenza? ) dei modelli dei contrafacta (cf. 63s.), si rilevi che quanto si legge nella rubrica-guida di BdT 332,2 Serventes e chansos lais al fol. 41v°: «Peire de maisac. serventes. d(e) Ges aissi del tot non lais», dovrebbe essere integrato con «[el so] de Ges ». Questa è la formula d’uso 5 , e la sua incompletezza può dimostrare un’incompleta trascrizione da un modello. A scapito di una relazione tra le biografie di H e quelle degli altri canzonieri dimostrata sulla base di connessioni tematiche valga il caso della razo di Pons de Capdoill (trasmessa da EPRSg) e della vida-razo di Guilhem de Balaun (trasmessa da HR): «The razo for Pons de Capdoill and the biography about Guilhem de Balaun resemble each other not only in the events that they relate. Both of them portray their protagonist as a fool. Concerning Pons, it is said, “et el . . . si com fols amicx”, while of Guilhem we read, “et el, com fols amans”; and both draw the same moral lesson from the story: namely, that a fool learns only after he has suffered loss. Specifically, Pons is likened to a “fols que no.s recre tro qu’a pres lo dan”; while Guilhem’s foolish behavior is supposed to remind us all: “q’enaissi.s castia folz com el fetz, dan prenen”.» (163). In questo caso le «thematic similarities reinforced by textual redundancies (identity or near-identity of vocabulary and syntax)» hanno invece un legame comune in un motivo paremiologico (cf. Prv 22,15 «stultitia conligata est in corde pueri, et virga disciplinae fugabit eam»), come ricordano almeno Bernart de Ventadorn «ades doblara.l folia,/ que “fols no tem, tro que pren”» (BdT 70,30 v.20s.), Dalfinet «Ieu auch dir per usatge/ “fols no tem tro qu’es chastiatz”» (BdT 120,1), Arnaut Catalan «Hom fols leu no.s chastia/ Tro qu’a pres dan angoissos» (BdT 27,6). P. Allegretti H Stephan Koppelberg: Untersuchungen zum lateinischen Erbwortschatz des Katalanischen. Aspekte der Klassifizierung und Differenzierung im Verhältnis zu Gallo- und Hispanoromania, 1998, Münster (Nodus), 496 p. (Münstersche Beiträge zur romanischen Philologie 17) Der Autor versucht in vorliegender Arbeit, mit neuen lexikalischen Argumenten die Diskussion bezüglich der Stellung des Katalanischen zwischen Gallo- und Iberoromania (und allgemein in der Romania) voranzutreiben. Auf den Spuren von Christian Schmitts Sprachlandschaften der Galloromania (1974) untersucht er die Position des typisch okzitanischen 358 Besprechungen - Comptes rendus 5 Cf. la recensione a Nadine Henrard, Le Théâtre religieux médiéval en langue d’oc, Liège (Genève, Diffusion Librairie Droz) 1998, 640 p. (Bibliothèque de la Faculté de Philosophie et Lettres de l’Université de Liège 273), VRom 59 (2000): 353-61.