eJournals Vox Romanica 62/1

Vox Romanica
vox
0042-899X
2941-0916
Francke Verlag Tübingen
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2003
621 Kristol De Stefani

Antonietta Scarano, Frasi relative e pseudo-relative in italiano. Sintassi, semantica e articolazione dell’informazione, Roma (Bulzoni Editore) 2002, 174 p.

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2003
A. Ferrari
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242 Besprechungen - Comptes rendus pestîna ‘tipo di pasta a chicchi minuti’, tempuràn ‘precoce, che matura presto’, téenc’ ‘nerofumo, fuliggine’, teramàta ‘persona che proviene dal meridione’. Da questi pochi esempi risulta comunque chiaramente che F , anche a prescindere dalla ricchezza delle indicazioni enciclopediche che contiene, costituisce un complemento non solo utile, ma francamente indispensabile di P. A conclusione di questa breve segnalazione non vorrei tralasciare di accennare ad alcuni elementi che dimostrano lo stretto legame che esiste fra i dialetti della Svizzera italiana (e non solo i poschiavini) e quelli della Valtellina. L’antica tradizione della sèra, secondo la quale, quando un forést sposa una ragazza del paese, egli deve versare un tributo ai giovani del luogo è tanto diffusa, che difficilmente essa può esser attribuita a un origine bormina. Dire di un corso d’acqua o di una cascata che è vistì da la fèsta è ampiamente attestato nella Svizzera italiana (cf. per es. per Airolo F. Beffa 1998: 330 1 ). Fa cruseti ‘saltare il pasto, sperare invano’ può esser accostato a fa medài e crosett, usato nel mio dialetto materno della Collina d’Oro per ‘fare con scarso successo sforzi sproporzionati’. Abòt ‘abbastanza, a sufficienza’, corrisponde a abòtt ‘abbastanza, abbondantemente’ attestato in tutto il Grigioni italiano (cf. VSI 1.19). I tedeschismi mas’ciòos ‘lucchetto’, e menegòolt ‘bietola da costa’ riappaiono anche in dialetti ticinesi, il primo ad es. nella forma maslòss a Comologno (B. Candolfi 1985: 217) 2 , il secondo come maniöit ad Airolo (F. Beffa 1998: 178). Molti altri esempi potrebbero essere addotti, ma a voler citarli tutti si supererebbero i limiti di questo breve accenno. Rimane comunque valida la costatazione che il volume qui segnalato merita l’attenzione di una vastissima cerchia di lettori ed in primo luogo di tutti gli studiosi di dialettologia e di tradizioni popolari lombarde. F. Spiess H Antonietta Scarano, Frasi relative e pseudo-relative in italiano. Sintassi, semantica e articolazione dell’informazione, Roma (Bulzoni Editore) 2002, 174 p. Il volume di Antonietta Scarano sulle clausole relative e pseudo-relative dell’italiano è un bell’esempio di quanto possa essere costruttivo e illuminante un approccio delle configurazioni linguistiche che faccia interagire, in modo sistematico e ragionato, sintassi, intonazione, semantica e - utilizzando un sintagma caro a Oswald Ducrot - «pragmatica integrata» 1 . Solo in questo modo è infatti possibile raggiungere quella precisione descrittiva necessaria per poter cogliere la vera peculiarità del costrutto in esame e per poterlo inserire correttamente in un insieme di costruzioni vicine e/ o alternative: insieme la cui identificazione è a sua volta una condizione sine qua non per capirne in modo corretto l’evoluzione storica (dalla sincronia alla diacronia) e in modo non superficiale la funzione testuale (dalla «linguistica della frase» alla linguistica del testo). Lo scopo dello studio consiste nel caratterizzare le forme e i significati delle cosiddette pseudo-relative, all’interno di una più generale ridefinizione del sistema delle strutture re- 1 Fabio Beffa, Vocabolario fraseologico del dialetto di Airolo, Strumenti e documenti per lo studio del passato della Svizzera Italiana, Bellinzona (humilibus consentientes), 1998 2 Cultura popolare e dialetto a Comologno nell’Onsernone, Losone (Associazione Amici di Comologno), 1985 1 La «pragmatica integrata» coglie grosso modo quegli aspetti del significato codificato linguisticamente che non sono trattabili in termini strettamente verocondizionali (aspetto il cui studio pertiene dunque alla semantica); tra gli innumerevoli titoli possibili, cf. ad esempio O. Ducrot 1972: Dire et ne pas dire. Principes de sémantique linguistique, Paris. 243 Besprechungen - Comptes rendus lative in italiano. Si tratta cioè di capire quale sia l’estensione dell’insieme di frasi rappresentato «prototipicamente» da un esempio come Ho visto Maria che dipingeva, e come esso si collochi - nei suoi aspetti sintattici, intonativi, semantici e pragmatici - nella più vasta classe delle costruzioni con relativa standard. L’analisi è costruita in modo progressivo, passo dopo passo: a due capitoli descrittivi in cui l’Autrice ripercorre con dovizia di particolari la storia del trattamento delle relative e delle pseudo-relative all’interno delle grammatiche tradizionali e della grammatica generativa (15-79) seguono due parti fortemente argomentative, in cui - al fine di delineare quella che sarà l’ipotesi originale proposta nel quinto capitolo - si esaminano criticamente le proprietà che sono state attribuite alle pseudo-relative (III. Sintassi e semantica della pseudo-relativa in italiano, 81-110) e si riflette sugli antecedenti del costrutto (IV. Participio presente e gerundio: costrutti alternativi della frase pseudo-relativa nell’italiano antico, 111-25). A chi conosca già, anche solo superficialmente, il punto di vista tradizionale e generativista, e sia impaziente di andare alla soluzione originale dell’Autrice, il percorso sembrerà probabilmente un po’ lento e a tratti ripetitivo; ma non va dimenticato che il volume della Scarano è una rielaborazione della sua tesi di laurea, tipo di testo che mal si coniuga con le conoscenze presupposte; senza contare che in questo suo lento progredire l’analisi proposta è un importante esempio di precisione e di serietà nel rapporto con chi si è occupato del fenomeno in precedenza: un modello da far senz’altro conoscere a laureandi e dottorandi di qualunque scienza umanistica, anche per l’accuratezza con cui si distinguono i livelli di analisi linguistica in cui si opera di volta in volta. La soluzione proposta nel capitolo quinto (Frasi relative e pseudo-relative: semantica e articolazione dell’informazione, 127-63) è, a parte forse qualche applicazione puntuale, del tutto convincente. Essa è basicamente funzionale: facendo interagire dati semantici e pragmatici (nel loro aspetto informativo), Antonietta Scarano giunge a distinguere le relative in due insiemi, ulteriormente suddivisi al loro interno. (a) Vi sono anzitutto le relative d’integrazione - le non restrittive della tradizione - le quali realizzano un’unità semantico-testuale a sé stante, legata al costituente testa da una relazione di tipo informativo: esse hanno caratteristicamente lo statuto di Appendici informative, e intrattengono con l’unità a cui si agganciano (essa stessa un Topic, un Comment ecc.) relazioni pragmatiche quali la correzione, la spiegazione, l’aggiunta, la consecuzione, la concessione. (b) Ad esse si accostano le relative di modificazione, che entrano con l’antecedente-testa in un rapporto strutturale sintattico-semantico e sono dunque linearizzate all’interno della stessa unità informativa (a seconda dei casi, Topic, Comment, Appendice, Inciso ecc.). Queste possono essere (b 1 ) relative di modificazione identificativa (le tradizionali relative restrittive), nel qual caso contribuiscono ad identificare il referente del sintagma nominale; o (b 2 ) relative di modificazione denotativa: esse hanno allora la funzione di aggiungere al referente pienamente identificato dalla testa e dai suoi attualizzatori un tratto denotativo supplementare che, pur non essendo funzionale all’identificazione in senso stretto, si rivela necessario per attribuire un valore di verità alla proposizione in cui trova posto la sequenza N + clausola relativa. Basti pensare alla differenza vericondizionale e argomentativa tra Maria mi innervosisce e Maria che canta mi innervosisce. Il concetto di modificazione denotativa coglie la peculiarità semantica delle cosiddette pseudo-relative, le quali hanno la funzione di fissare l’individuo identificato dalla testa in una delle sue manifestazioni eventive, la sola manifestazione che il locutore considera pertinente per l’interpretazione dell’enunciato. Un’analisi funzionale come quella qui tratteggiata ha il merito di articolare l’insieme delle clausole «superficialmente» relative in un sistema coerente, sottraendo così le pseudo-relative alle riserve dell’approccio tradizionale e generativista, ed emancipandole da una concezione diffusa che le confina entro l’ambito semantico della percezione. Essa lega poi le distinzioni semantico-informative proposte a chiari indizi sintattici e intonativi: nel parlato, 244 Besprechungen - Comptes rendus l’andamento intonativo delle due classi principali di relative è nettamente diverso, legato nel caso della modificazione semantica e slegato nel caso della integrazione informativa; e, quando la relativa modifica un contenuto del tipo Comment, l’intonazione riesce addirittura a discriminare la lettura identificativa e la lettura denotativa. Il quadro di riferimento per l’aspetto intonativo-informativo dell’analisi è l’ipotesi sulla natura e l’interpretazione del parlato presentata da E. Cresti nei volumi intitolati Corpus di italiano parlato (Firenze, 2000), che mostra così la sua indubbia utilità esplicativa. Come si diceva all’inzio, il merito del volume della Scarano, al di là delle informazioni nuove e complete che esso ci fornisce sulle clausole relative, sta anche nel mostrare le qualità di un approccio che fa interagire sintassi, intonazione, semantica e pragmatica integrata, partendo da dati riguardanti la superficie linguistica e proponendo una soluzione basicamente funzionale, in cui i fenomeni sintattici e intonativi vanno visti come sintomi-guida nell’individuazione dei valori semantico-pragmatici di base. Un approccio irrinunciabile, che in generale deve tuttavia prestare grande attenzione a non appiattire un livello sull’altro: mettere al primo posto, tanto dal punto di vista descrittivo che esplicativo, l’architettura semantico-pragmatica di un costrutto non significa dover necessariamente ricondurre «iconicamente» ad essa tutti gli altri livelli linguistici. Il libro di Antonietta Scarano offre materiale prezioso anche per affrontare quest’ultima, cruciale, problematica. A. Ferrari H Vincenzo Orioles (ed.), Idee e parole. Universi concettuali e metalinguistici. Roma (Il Calamo) 2002, viii + 621 p. (Lingue, Linguaggi, Metalinguaggio) Su iniziativa di Vincenzo Orioles (Università di Udine) è nata questa pubblicazione che è espressione di un progetto di ricerca finalizzato alla costituzione di un Dizionario generale plurilingue del lessico metalinguistico (DLM) fruibile on-line. Obiettivo primario dei ventisette contribuiti che costituiscono l’opera è un’indagine sulla terminologia usata dai linguisti per motivare e spiegare le scelte metodologiche che stanno alla base delle loro pubblicazioni scientifiche. «Il motivo animatore dell’intero programma» - scrive Orioles - «risiede proprio nel convincimento dell’esistenza di un nesso ineludibile tra termine tecnico e modello di analisi che gli soggiace: lungi dall’essere neutra, ogni scelta nomenclatoria è inseparabile dal paradigma che l’ha ispirata» (6). L’analisi del metalinguaggio preso in esame nei diversi contributi è oltremodo varia e riflette non soltanto la complessità di questo oggetto di ricerca, ma fa intravedere anche le diverse concezioni e i diversi interessi che sono alla base dei singoli approci di ricerca. Gli oggetti dell’analisi si possono ricondurre a due linee di interesse parallele ma indipendenti. Il primo filone di indagini esplora alcune delle matrici terminologiche che un singolo autore ha adottato in una sua opera ben specifica. Il secondo filone prende in considerazione, invece, definizioni di termini generali date nel corso di un’epoca. Al primo filone appartiene l’analisi dettagliata del promotore dell’opera Vincenzo Orioles. Nel suo contributo dal titolo «Il costrutto della regressione linguistica in Benvenuto Terracini» (495-508) l’autore mette in primo piano che «tra gli studiosi italiani Terracini è il primo a far suo il dispositivo della regressione» (502). Il concetto di ‘regressione’ che Gilliéron (1907) usa a proposito di alcuni esiti dialettali e che con l’opera di Dauzat (1922) entra stabilmente a far parte dell’apparato esplicativo della geografia linguistica, costituisce in Terracini una particolare focalizzazione di un’ampia gamma di fenomeni che sarebbero stati denominati ‘iperurbanismo’ e ‘ipercorrettismo’. Nel seguito Orioles analizza il grande numero di concetti ai quali Terracini ha dedicato un’attenzione costante permettendone così l’entrata nella linguistica italiana: ‘varietà linguistica’, ‘italiano regionale’,